C'è una strega in città

"I've been waiting for you
To come around and tell me the truth
'Bout everything that you're going through
My girl you got nothing to lose"

"Questo è pazzo" farfugliò la ragazza, facendo qualche passo verso la motocicletta che li aveva condotti fino a lì, nella vana speranza che potesse prendere nuovamente il volo e condurla fino a casa.
"Aiuto! Qualcuno mi aiuti per favore!" esclamò in preda al panico, ma le strade circostanti sembravano essere deserte, ad eccezione che per qualche gatto randagio che era corso a rifugiarsi in qualche vicolo nell'udire le urla della ragazza.
"Calmati, Lucy" cercò allora di rassicurarla lo sconosciuto, porgendo le mani avanti e muovendo qualche passo verso di lei, cosa che la costrinse ad indietreggiare ancora.
"Io non ti conosco, non ti ho mai visto in vita mia. Perché mi hai portato qui? Dove sono i miei zii?"
A quella domanda, l'uomo sospirò: "Stanno bene, non devi preoccuparti. La cosa più urgente ora è portarti ad Hogwarts prima dell'inizio delle lezioni"
Lucy assunse un'espressione confusa, non riuscendo ancora a comprendere le intenzioni di quell'individuo: era forse un assassino? Di certo non poteva essere sano di mente. Cosa ne avrebbe fatto di lei? Avrebbero ritrovato il suo cadavere in riva al fiume l'indomani?
"Vedrai, tutto ti sarà più chiaro non appena avremo parlato con la professoressa McGranitt. Ora però devo portarti alla Gringott, prima di dirigerci a fare qualche compere"
Lucy era consapevole di dover cercare di fuggire da quel posto il prima possibile, ma qualcosa nelle parole del gigante la incuriosiva: tutti quei nomi le dicevano qualcosa, non era la prima volta che sentiva parlare di un posto chiamato Hogwarts. Per quanto tutto ciò le sembrasse ridicolo e i discorsi dell'uomo privi di senno, sentiva di dover capire il perché si trovasse in quella cittadina deserta a quell'ora tarda della sera, in compagnia di un perfetto estraneo che era piombato in casa sua e l'aveva trascinata via dalla sua famiglia.
Famiglia.
Non aveva mai pensato ai Dursley come la sua effettiva famiglia, li vedeva più come dei coinquilini. Non sentiva di condividere alcun legame affettivo con loro, si trovavano semplicemente insieme sotto lo stesso tetto. Eppure in quel momento desiderava rivederli più che mai, tornare alla sua vita di sempre.
Solo in quel momento si accorse che il gigante aveva recuperato la sua motocicletta ed iniziato a dirigersi verso una strada da cui proveniva un leggero brusio.
Lucy rimase immobile, non capendo bene cosa fare. Certo, come rapitore quel tipo era veramente un disastro. Avrebbe potuto scappare in qualsiasi occasione, eppure non lo fece. Seguii l'uomo finché non giunsero dinanzi l'unico locale aperto a quell'ora: sembrava un tipico pub londinese, ne aveva visti tanti quando anni prima aveva visitato la capitale, eppure quel luogo aveva qualcosa di diverso, ad un primo sguardo maligno.
Il locale era poco illuminato, ad eccezione che per qualche flebile lampada posta lungo le pareti in pietra: dinanzi l'ingresso vi era un lungo bancone al di là del quale si trovava colui che doveva essere il proprietario di quella catapecchia, un uomo all'incirca sulla settantina con una folta barba e degli abiti sgualciti. Lucy non fu subito in grado di vedere il suo volto, in quanto l'uomo era accovacciato sul ripiano in legno, intento a racimolare i guadagni di quella giornata: con le sue vecchie dita affusolate, trascinava le grosse monete sul bancone, contandole una per una.
Lucy spostò la sua attenzione sul denaro: non erano di certo sterline, anzi era abbastanza sicura di non aver mai visto quel tipo di moneta prima d'ora. Tuttavia non era la sola cosa strana che notò una volta fatto il suo ingresso nel locale, alle spalle di Hagrid. Sopra a ciascun tavolo era appesa la testa di qualche animale; non appena Lucy si avvicinò per osservare un cervo posto sulla parete accanto alla porta d'ingresso, poté notare gli occhi di questo voltarsi a guardarla. La ragazza sobbalzò dallo spavento e subito tornò al fianco di Hagrid, che nel frattempo si era avvicinato al bancone, ma continuò per tutto il tempo a controllare l'animale alle sue spalle, nell'attesa che prendesse vita. Per quella sera ne aveva già viste tante di stranezze.
"Arthur, vecchio mio!" esordì Hagrid, rivolgendosi all'uomo al bancone, che ancora non si era accorto della loro presenza, troppo concentrato sul suo denaro. Tuttavia, nel momento in cui il gigante aprì bocca, si destò subito e fece un ampio sorriso nella loro direzione.
"Hagrid! Qual buon vento! Quando Silente mi ha detto che ti saresti presentato qui, pensavo stesse delirando! Cosa sono, sette anni?"
Ancora quel nome, Silente. Che fosse un amico comune dei due? Lucy era sempre più confusa e per di più iniziava ad avere mal di testa.
"Sempre troppi, caro Arthur. Sono felice che Silente ti abbia informato, mi sarei sentito tremendamente in colpa a presentarmi qui a quest'ora senza preavviso. Accompagno Lucy Potter a Hogwarts, domani sarà il suo primo giorno"
Non appena il gigante ebbe pronunciato il nome della ragazza, l'uomo di fronte a lui sbarrò gli occhi dalla sorpresa e spostò la sua attenzione verso di lei. Solo in quel momento Lucy poté osservarlo attentamente, sotto la luce flebile emanata dalle fiaccole alle sue spalle: il suo volto era cosparso di verruche e la pelle era marcata da profonde rughe; gli occhi erano talmente piccoli che sembrava di osservare due minuscole pietruzze che si facevano largo tra occhiaie e folte sopracciglia. Le labbra carnose ed estremamente screpolate si intravedevano appena dietro la barba grigia, che l'uomo teneva raccolta in un codino. Era abbastanza alto, ma non quanto Hagrid, che si stagliava dinanzi a lui con i suoi quasi tre metri di altezza.
Notando lo sconosciuto osservarla con così tanto interesse, Lucy si fece piccola piccola: tutta quella situazione la stava sempre più preoccupando. Chi erano quelle persone? Perché sembravano conoscerla da lungo tempo?
"Potter?" ripeté Arthur, abbandonando la sua postazione per avvicinarsi alla giovane e guardarla più da vicino. "Non sarà mica la figlia di Lily e James?"
Nell'udire pronunciati i nomi dei suoi genitori, Lucy ebbe un fremito.
"Conosci i miei genitori?" domandò timidamente, osservando l'uomo con vivo interesse.
"Mia cara, erano delle bravissime persone" rispose il barista, con gli occhi pieni di malinconia.
A quel punto Lucy si voltò verso Hagrid, con la testa ancora più piena di domande da porgli: "Perché mi hai portato qui? Questa cosa ha a che fare con mamma e papà?"
Hagrid non rispose subito, ma sospirando prese posto ad uno degli sgabelli lì vicino, che per miracolo non cedette sotto il suo ingente peso. Arthur, vedendo lo sconforto del gigante nel dover affrontare un argomento simile, si accinse subito a procurargli una birra in uno dei boccali che teneva sugli scaffali dietro la cassa.
"I tuoi genitori erano dei maghi Lucy...e ti hanno lasciato un'eredità non indifferente"
Nonostante non fosse la prima volta che la ragazza udiva la parola "mago" dalla bocca del gigante, questa volta non le fu difficile credere che quanto detto da Hagrid fosse la verità. Insomma, aveva appena compiuto un viaggio in piena notte in compagnia di un gigante sulla sua motocicletta volante.
"Stai dicendo che mi hanno lasciato molto denaro?" domandò la ragazza, cercando di interpretare quanto detto da Hagrid poco prima, mentre lui si portava alle labbra un boccale ricolmo di birra.
"Non solo", affermò lui: "i tuoi genitori erano dei maghi molto famosi. Tutti ricordano il loro nome all'interno del mondo magico. Ed è anche questo il motivo per cui ti ho portato qui"
Lucy continuò imperterrita a fissare il gigante nell'attesa che continuasse, mentre lui prendeva un altro sorso della sua bevanda.
"I tuoi genitori hanno dato la vita per salvarti da Tu-Sai-Chi"
A quelle parole, il silenzio piombò tra i presenti: Arthur abbassò lo sguardo a terra, come vittima di dolorosi ricordi che per lungo tempo aveva cercato di cancellare, Lucy invece si guardò intorno, più confusa che mai, con Hagrid che continuava a guardare nella sua direzione in attesa di un qualsiasi tipo di reazione da parte della ragazza.
"Ma i miei zii... mi hanno detto che erano morti in un incidente d'auto"
"Devi sapere che loro hanno sempre cercato di proteggerti", esordì Hagrid: "dopo la morte dei tuoi genitori, è stato deciso che sarebbe stato meglio per la tua sicurezza crescere lontano dal mondo magico, dove nessuno sarebbe stato in grado di trovarti"
"Chi avrebbe dovuto trovarmi?"
Hagrid e Arthur si scambiarono un'occhiata comprensiva.
"Tu-Sai-Chi"
Lucy assunse una faccia perplessa, costringendo Hagrid a spiegarsi meglio: "Anni fa ci fu una grande guerra all'interno del mondo magico. Tu-Sai-Chi era uno dei maghi più potenti di tutti i tempi e cercò in tutti i modi di prendere il potere, a costo di uccidere e spazzare via chiunque provasse a fermarlo. In tanti sono morti nel tentativo di bloccare la sua ascesa, finché non è arrivata una profezia. Un giorno sarebbe arrivata una giovane strega in grado di contrastare il suo potere. E quella strega sei tu, Lucy"
A quelle parole, la ragazza strabuzzò gli occhi, esortando il gigante a continuare.
"Quando sei nata, i tuoi genitori hanno saputo di questa profezia e hanno cercato di proteggerti con tutte le loro forze. C'era un gruppo di maghi incaricato di sorvegliarti notte e giorno e di fare quanto in loro potere per tenerti lontana dalle Sue grinfie. Tuttavia, Lui riuscì comunque a raggiungerti e i tuoi genitori provarono a proteggerti fino alla fine"
Senza che se ne accorgesse, le guance della ragazza erano ricolme di lacrime che scendevano a fiotti, bagnandole gli abiti: "I miei genitori sono morti per causa mia?"
"Assolutamente no!" intervenne Arthur, tutt'a un tratto rinsavito.
"I tuoi genitori sono morti per una causa più grande" si affrettò a spiegare Hagrid, temendo di essere frainteso, "tu saresti stata la sola in grado di salvare il nostro mondo e loro hanno fatto di tutto per cercare di fermare quel potere oscuro"
"Poi cosa successe?"
"La notte in cui Tu-Sai-Chi irruppe nella tua casa e uccise i tuoi genitori, accadde l'impensabile: mentre cercava di metter fine alla tua vita, l'incantesimo gli rimbalzò contro, privandolo invece della sua. Da allora non si sono più avute sue notizie, l'oscurità ha abbandonato per sempre il nostro mondo"
Lucy si ritrasse, improvvisamente cosciente di tutte le informazioni appena ricevute: "Perché mai i miei zii non me l'hanno mai raccontato?"
"Si tratta di un accordo che hanno preso con il preside della scuola di Hogwarts, Silente"
"E perché mai? Cosa c'entra lui in questa situazione? E soprattutto cos'è questa scuola di cui parli?"
Hagrid sorrise appena, sorpreso dall'immensa curiosità della ragazza: "I tuoi genitori hanno studiato ad Hogwarts, Lucy. Si tratta di una delle migliori scuole per apprendere le arti magiche e Silente è stato sempre molto vicino alla tua famiglia, soprattutto dopo la guerra. È stato lui a portarti dai tuoi zii quella notte e a chiedere loro di tenerti al sicuro"
"Ed ora dovrei abbandonarli per iniziare a frequentare questa scuola?"
"Sono anni che Silente prova a mettersi in contatto con i tuoi zii tramite lettere e incontri. Loro hanno sempre rifiutato di volerti mandare via"
Lucy sogghignò, credendo a malapena alle parole del gigante: "Se zio Vernon avesse potuto, mi avrebbe scaricata nel primo orfanatrofio lungo la strada... per non parlare di zia Petunia"
Hagrid scosse il capo: "Credimi quando ti dico che hanno fatto di tutto per tenerti lì con loro"
Lucy rimase a fissare il gigante a bocca spalancata, cercando di rimuginare su quanto appena detto: possibile che fino a quel momento avesse avuto una visione distorta della sua vita?
"Ad ogni modo, non potevamo più aspettare. L'oscurità ha ricominciato a farsi sentire. Il Ministero sta negando ogni evidenza, ma abbiamo prove inconfutabili che Tu-Sai-Chi sta facendo ritorno"
In quell'istante, Lucy riuscì ad avere una visione chiara dell'intera faccenda: "Perciò avete bisogno che io vada ad Hogwarts: volete distruggerlo"
Di nuovo, sia Hagrid che Arthur rimasero in assoluto silenzio, scambiandosi qualche occhiata di tanto intanto. Entrambi non trovavano il coraggio e le parole per confortare la ragazza di fronte ad una simile verità.
"Morirò come i miei genitori?"
"Certo che no!" esclamarono i due uomini, ridestandosi d'improvviso.
"Tu hai un potere che nemmeno immagini" spiegò Hagrid, posandole una mano paffuta sulla spalla: "Il nostro compito è quello di mandarti ad Hogwarts per insegnarti a gestire questo potere e diventare una delle streghe migliori di tutti i secoli"
"E perché mai dovrei farlo?"
A quella domanda, Hagrid sospirò nuovamente: "Questa è una decisione che devi prendere tu, Lucy. Domani incontrerai per la prima volta Minerva McGranitt, una delle professoresse di Hogwarts, che ti illustrerà il tuo programma di studi e tutto ciò che ti aspetterà una volta che inizierai a studiare lì. Ma alla fine spetterà a te decidere se prendere la stessa strada dei tuoi genitori, oppure se tornare a stare con i tuoi zii. Noi vogliamo solo che tu ti senta al sicuro"
Lucy rifletté un attimo, osservando attentamente lo sguardo pieno di speranza dei due uomini di fronte a lei: davvero c'era un mondo colmo di maghi e streghe che aspettavano solo il suo arrivo?
Nel vederla così indecisa, Arthur cercò di rincuorarla: "Non è una decisione che devi prendere ora, ragazza. Ma sappi che nessuno te ne farà una colpa se deciderai di fare un passo indietro. Per Dio, nessuna ragazza così giovane dovrebbe farsi carico di una simile responsabilità"
"Non serve, ho già deciso" esordì allora lei, spiazzando i due uomini. Rivolse poi il suo sguardo verso Hagrid, che attendeva impaziente qualche parola in più da parte sua.
"Parlami di quella scuola"

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