22. Unexpected visit


Era in situazioni simili che capivo quanto fossero utili le bacchette e si acuiva in me il desiderio di possederne una.
Involontariamente guardai verso il comodino, ma mi resi subito conto che quel giorno Malfoy non mi aveva lasciato il suo legno in caso di necessità.
A quanto pareva ero costretta a farmi minacciare senza avere la possibilità di difendermi.
Fantastico.
«Non so di cosa tu stia parlando, Greengrass», le dissi, sperando di non averle dato l'impressione di star mentendo, altrimenti l'interrogatorio non sarebbe mai giunto ad una fine.
«Certo, Granger, fingiamo che io ti creda. Spiegami allora perché stai continuando ad illuderlo di provare lo stesso per lui? Solo per salvare te stessa e i tuoi amici straccioni? O per poter dire un giorno: "Ho avuto in pugno il cuore di Draco Malfoy e per pietà alla fine l'ho lasciato andare"?»
Aggrottai le sopracciglia e scossi la testa; ero indignata e offesa dalle sue false supposizioni ed ero intenzionata a dimostrarle che si sbagliava totalmente sul mio conto.
«Mi dispiace, ma non hai indovinato. Non ti sei minimamente avvicinata alla verità».
Avrei voluto continuare, ma la bacchetta della Serpeverde si era ormai puntata contro il mio petto, creando una pressione minima che mi fece gelare il sangue nelle vene e perdere per pochi secondi l'uso della parola.
«Io...», iniziai e avrei voluto dirle molte cose, farle capire che le sue erano tutte supposizioni senza fondamento, esponendole chiaramente i fatti, ma riuscii a dirle solo tre parole misere, rispetto a lungo discorso che avevo preparato: «Io lo amo».
E infondo, perché sprecare parole e parole, quando in effetti con quelle poche che avevo detto ero riuscita a spiegare l'inspiegabile?
In quale altro modo avrei potuto esprimere i miei sentimenti e la completa confusione che albergava il mio cuore?
Il secondo dopo la mia confessione, sentii scomparire la fastidiosa pressione all'altezza del petto e vidi la Greengrass guardarmi con una luce nuova negli occhi.
«Davvero?», chiese con tono casuale, come se stesse chiedendo conferma della temperatura esterna prima di uscire, mentre si rigirava la bacchetta tra le mani. Sembrava più interessata allo spessore ed elasticità del legno tra le sue mani piuttosto che della mia risposta e il suo comportamento mi fece sorridere involontariamente: era passata dall'essere furiosa e pericolosa ad essere quasi timida e insicura.
La Greengrass era davvero buffa.
«Sì».
Lei annuì appena, poi posò la bacchetta nella tasca posteriore dei suoi pantaloni scuri.
«Va bene, ti credo e per il momento ho deciso di risparmiarti la vita. Sappi che se lo farai soffrire in qualsiasi modo io...»
«Daphne?»
Ci voltammo entrambe al suono di quella voce maschile, trovandoci davanti uno stupito Blaise Zabini e una sorridente Luna.
L'espressione della Greengrass cambio ulteriormente, il volto minaccioso, lasciò il posto ad un sorriso luminoso che metteva in mostra tutti e trentadue i denti.
«Ciao, Blaise», disse, salutando il suo amico per poi dedicare un'espressione di disprezzo alla Corvonero: «Lunatica», la apostrofò con un sorrisetto crudele sulle labbra.
Zabini fece una smorfia: «Si chiama Luna Lovegood. Trovo il tuo comportamento profondamente infantile e ingiusto.»
Non fui l'unica a rimanere con la bocca semi aperta per qualche secondo, anche la Greengrass era sconvolta quanto me, tanto che non riuscì a dire niente per quelli che sembrarono secoli.
Luna era rossa in viso e guardava Zabini di sottecchi, con gli occhi che sembravano brillarle.
«Vieni, Daphne, dobbiamo andare», disse Zabini, che non sembrava essersi reso conto delle tre stupite paia di occhi fissi su di lui.
Il Serpeverde prese la ragazza per il braccio e la portò oltre la soglia.
Prima di chiudere la porta fece un breve inchino: «Granger, Lovegood, a dopo».
Dopo il rumore che produsse la chiusura della serratura, si diffuse il suono della mia risata involontaria.
«Dimmi che è come penso», dissi a Luna, trascinandola sul letto, così da poterla torturare un po' con la mia curiosità, lasciando a dopo le domande a proposito di Priscilla Corvonero e il suo misterioso diadema.
«Al momento temo di avere più dubbi di te a proposito», sussurrò Luna, prima di nascondere il viso tra le mani per pochi istanti.
Sembrava stesse cercando di ritrovare il respiro o la calma... O forse entrambi.
Una volta che sembrò aver raggiunto il suo scopo, scostò le dita, in modo da guardarmi attraverso le fessure da lei create: «Mi ha davvero difesa davanti alla Greengrass, o mi sono immaginata tutto?»
La voce tremante con cui mi rivolse quella semplice domanda mi fece sorridere: «Temo che sia successo per davvero», le sussurrai, accompagnando le mie parole con un occhiolino.
Spostò del tutto le mani dal viso e le appoggiò sul ventre.
Aveva il volto chiazzato di rosso e le orecchie parevano incandescenti rispetto al biondo pallido dei capelli.
Un dolce sorriso le comparve sulle labbra: «Ieri sera Blaise stava male, così l'ho aiutato come potevo. Temevo di aver esagerato con le attenzioni, dato che questa mattina era tornato freddo e distante, ma educato, come suo solito. Ora invece ho avuto la conferma che, qualsiasi cosa stia succedendo tra di noi, la sente anche lui.»
Il mio sorriso ad ogni sua parola, sembrava allargarsi sempre di più: «Quindi ti piace?»
«Come può non piacermi? È simpatico, divertente, educato e dolce... Per non parlare del fatto che non mi prende in giro come tutti gli altri quando parlo di cose che comunemente le persone normali non percepiscono... So che anche tu a volte pensi che io sia pazza».
Volevo interromperla, dicendole che non era affatto vero, ma lei aveva già alzato la mano per zittirmi.
«Ma va bene... In fondo so di non essere propriamente normale solitamente, eppure lui mi fa sentire bene; quando parlo mi ascolta e quando gli dico cose che lui non conosce, non cambia discorso, ma mi chiede spiegazioni...»
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, lei probabilmente persa nel ricordo della sera precedente, mentre io cercavo le parole giuste per dirle che non la consideravo affatto pazza. Strana, forse, ma in fondo non avrebbe avuto senso vivere in un mondo magico normale e monotono.
Volevo bene a Luna proprio perché riusciva a dire cose che nessuno si sarebbe aspettato di sentir dire...
«Questa notte ho sognato di baciarlo e ora ho paura che ciò si avveri», mormorò abbassando il viso, in modo da coprirsi i lineamenti con i lunghi capelli biondi.
«Perché hai paura? Hai detto che ti piace, no?», chiesi, cercando di capire quale fosse il problema.
«Sì, ma ieri sera abbiamo parlato e mi ha raccontato della sua ex ragazza e del fatto che gli ha spezzato il cuore. Non voglio essere una distrazione, vorrei che mi baciasse perché gli piaccio a mia volta e non per ripicca nei confronti di quell'altra ragazza... Capisci?», chiese, tornando a guardarmi.
«Sì, capisco», mormorai, fissando la porta della stanza a pochi passi da noi, chiedendomi se Malfoy avesse mai amato qualcun'altra.
«Cosa voleva la Greengrass?», chiese Luna, nell'impacciato tentativo di cambiare discorso.
«È convinta che io abbia fatto un incantesimo o rifilato una pozione d'amore a Malfoy, assurdo!», dissi, scuotendo il capo per sottolineare il mio ancora vivo stupore per l'accaduto.
«Davvero? Ed è per questo che ti puntava contro la bacchetta?», domandò allibita: «Certo che i Serpeverde sono esagerati, a volte».
Ci sorridemmo e calò nuovamente il silenzio nella stanza.
Dopo pochi secondi decisi di portare la conversazione sugli Horcrux, sperando che Luna fosse in grado di aiutarmi.
«Tu sai qualcosa a proposito del diadema di Priscilla Corvonero?»
Aggrottò appena le sopracciglia: «So quello che la maggior parte delle persone normalmente sa; cioè che è andato perduto e nessun essere vivente conosce la sua attuale collocazione... Vorrei poterti dire di più, ma non credo di essere la persona più adatta...»
Annuii appena alle sue parole, rendendomi tristemente conto di essere al punto di partenza.
«Come mai ti serve il diadema, Hermione?», domandò, mettendosi a gambe incrociate sul letto accanto a me, dondolando appena avanti e indietro, come se stesse seguendo il ritmo di una silenziosa canzone.
«Il diadema è uno degli Horcrux», le spiegai, copiando la sua posizione così da essere faccia a faccia.
Spalancò appena gli occhi, annuendo: «Forse c'è qualcuno che potrebbe sapere qualcosa in più rispetto a quel poco che ti ho detto, ma è molto difficile parlare con lei...»
Afferrai il suo braccio, stringendolo appena tra le mie dita: «Chi?»
Luna sospirò: «Come ti ho detto non è un essere vivente...»
Stavo per chiederle chiarificazioni, quando capii immediatamente a chi si riferisse: «La Dama Grigia».
Lei annuì: «Solitamente quando sono triste o pensierosa vado a trovarla e le parlo. Lei è molto timida con le persone che non conosce...»
«Grazie, Luna», le dissi, lasciando la presa sul suo braccio: «È comunque un passo avanti».
«Credi che potrei andare io a parlarle?»
«Non penso che Draco e Zabini saranno entusiasti della tua proposta, ma devo ammettere di essere stanca di queste quattro mura, ho bisogno di uscire e capisco il tuo desiderio di evadere!», sospirai, lasciandomi cadere sulla schiena, in modo da fissare il soffitto, sconsolata.
«Hai avuto altre notizie da Harry?», chiese Luna, guardando verso il comodino di Malfoy, dove il galeone incantato non aveva ancora dato segni di vita dall'ultima volta che era stato usato.
Scossi la testa: «Dopo manderò loro un messaggio per far sapere che sappiamo quali sono alcuni degli Horcrux, sperando che anche loro abbiano scoperto qualcosa di nuovo...»
Rimanemmo in silenzio per qualche istante, prima che mi venisse in mente l'altra domanda che volevo porgerle: «Conosci la leggenda de "I Doni della Morte"?»
Luna mi sorrise: «È una delle "Fiabe di Beda il Bardo" che più mi hanno letto da piccola.»
Aveva il viso illuminato da una luce nuova, come se con le mie parole avessi avuto il potere di accendere un interruttore dentro di lei.
«Mio padre crede fermamente nell'esistenza del mantello, la pietra e la bacchetta donati dalla morte e penso che mi abbia trasmesso un po' della sua fissazione... Perché me lo chiedi?»
«Draco mi ha riferito che Tu Sai Chi è alla ricerca della bacchetta di Sambuco e che con essa vuole sconfiggere Harry».
Rimanemmo nuovamente in silenzio per qualche secondo, prima che Luna lo interrompesse, tornando al discorso precedente: «Una volta trovato l'Horcrux sapresti come distruggerlo?»
Le sue parole mi fecero capire quanto disorganizzata fosse la nostra missione.
Luna aveva sollevato una questione che prima non mi aveva nemmeno sfiorato la mente, anche se sarebbe stato meglio che l'avesse fatto.
Come distruggerli? Aveva funzionato il veleno di Basilisco il secondo anno e per l'anello ed il diadema era stata usata la spada di Grifondoro, che ora aveva Harry.
L'unica nostra possibilità era quella di scendere nuovamente nella Camera dei Segreti e recuperare una delle zanne di Basilisco.
Prima però dovevamo trovare l'Horcrux...
«Al momento l'unica soluzione che mi viene in mente è il veleno di Basilisco».
Luna annuì piano, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.
«La guerra mi fa paura», sussurrò.
Stavo per dirle che era normale, che tutti hanno paura della morte e non bisogna vergognarsi, ma lei tornò a parlare prima che io potessi rassicurarla.
«Il punto è che non ho paura per me, ma per qualcun altro... Mi capisci, vero?», la sua voce era a malapena udibile.
Sospirai: «Sì, Luna, ti capisco».
Pensai a Draco e al fatto che non volevo perderlo ancora.
Stavamo insieme da così poco e volevo imparare, con il tempo, a conoscerlo sempre di più.
Volevo alzarmi ogni giorno a trovarlo addormentato accanto a me, volevo addormentarmi ogni sera col suo viso ad un palmo dal mio, volevo vivere con la certezza di averci almeno provato.
Se la guerra me l'avesse portato via avrei vissuto nei rimpianti, nei "se" e "forse", perdendo il contatto con il mondo reale; vivendo di sogni e ricordi...
«Quanto vorrei che tutto finisse presto», dissi, per colmare l'improvviso silenzio: «anche se ho paura di come finirà...»
«Staranno via tutto il giorno?», chiese Luna, lanciando uno sguardo veloce alla porta della stanza.
«Non lo so», ammisi, sorridendole appena.
Forse era per la situazione critica in cui ci trovavamo, o a causa di tutti i tristi pensieri che mi affollavano la mente, ma in quel momento avrei voluto avere Draco accanto, per accertarmi che andasse tutto bene e che fosse sano e salvo...
"Basta!", pensai: "Basta pensare sempre a lui!"
Ma per quanto me lo ripetessi non riuscivo a non preoccuparmi.


***


Nel giro di due ore riuscimmo, Luna ed io, ad analizzare ogni possibile scenario e scrivere numerosi appunti su una pergamena che avevo trovato sulla scrivania di Draco.
Una delle domande che ancora rimaneva priva di risposta era: "Come fare a liberare Hogwarts?"
Iniziare una guerra in così pochi era una pazzia, ma trovare il modo di far entrare i membri dell'Ordine, i professori e i ragazzi che erano riusciti a fuggire dalla scuola non era un giochetto da ragazzi...
Forse però con l'aiuto di Draco saremmo riusciti ad inventarci qualcosa.
Un altro dei problemi irrisolti consisteva nel doversi procurare una zanna di Basilisco, dato che nessuno di noi conosceva il serpentese, necessario per entrare nella Camera dei Segreti. Luna però mi rassicurò di aver visto in biblioteca un libro che parlava di questa rara lingua e magari Draco avrebbe potuto procurarcelo.
Inoltre bisognava organizzare il colloquio con la Dama Grigia per poter avere qualche informazione in più a proposito del diadema e, anche se Luna sperava di poterle parlare lei stessa, io temevo che né Draco né Zabini avrebbero approvato la sua proposta di interrogare da sola il fantasma.
Per non parlare del fatto che io ancora non avevo una bacchetta e Luna non sapeva dove la sua fosse finita...
Troppi problemi da risolvere e poche persone per occuparsi di tutto!
Stavo giusto appuntando sulla pergamena il problema delle bacchette, quando bussarono alla porta.
Quel suono mi fece gelare il sangue nelle vene per un terribile secondo: mille pensieri mi attraversano la mente e, solo con l'entrata in circolo dell'adrenalina riuscii a muovermi.
Afferrai la pergamena e la piuma con una mano e il braccio di Luna con l'altra.
Subito pensai di nasconderci nell'armadio, ma ricordai che era organizzato a ripiani e sarebbe stato quindi impossibile nascondervisi all'interno.
Sotto il letto anche non sembrava un'opzione molto sicura, così optai per il bagno, ringraziando col cuore le tende della doccia, dietro le quali nascosi Luna, la pergamena e la penna, mentre io mi accovacciai all'altezza della serratura per sbirciare i movimenti nella camera da letto.
Sapevo che la porta della stanza era stata chiusa a chiave quando Zabini se n'era andato, ma sapevo altrettanto bene che un semplice "Alohomora" sarebbe bastato per aprirla come se nulla fosse.
«Draco?», chiamò una voce femminile, prima che la porta si aprisse.
Tutto quello che riuscii a vedere fu un lungo abito scuro e parte di un viso sconosciuto, prima che la donna si spostasse, avvicinandosi al letto, dove si sedette dandomi le spalle.
Sembrava che stesse studiando l'ambiente senza guardare nulla in particolare.
Non avevo idea di cosa potessi fare, a parte continuare a tenere d'occhio la figura che, malgrado appartenesse ad una persona sconosciuta, mi sembrava vagamente familiare.
La donna si voltò soltanto una volta verso la porta del bagno, giusto i due secondi necessari per permettermi di vedere i suoi lineamenti delicati e le labbra rosate, poi era tornata nuovamente ad osservare l'ingresso della camera.
Inizialmente rimase immobile, poi sembrò diventare sempre più impaziente, mostrando la sua irrequietezza col movimento nervoso del piede, che si alzava e sollevava sempre più velocemente.
Distolsi lo sguardo solo per lanciare una veloce occhiata a Luna, che mi stava silenziosamente fissando, mentre torturava con le dita il bordo del maglione che indossava.
L'oggetto più pericoloso nella stanza in cui ci trovavamo era lo shampoo che, se usato correttamente, sarebbe stato utile quanto uno spray al peperoncino babbano.
Sperai però di non doverlo usare e che la donna se ne andasse e basta.
Quando la paura scemò dal mio corpo, sostituita dalla ferma determinazione di proteggere Luna e me stessa, cominciai a chiedermi chi potesse essere quella donna.
Ovviamente era una seguace del Signore Oscuro e ovviamente conosceva Malfoy abbastanza bene da chiamarlo per nome.
Poteva essere un'amica della zia, oppure della madre... o la madre stessa.
Osservai con attenzione la figura sottile ed elegante della donna e i riccioli biondi che sfuggivano dalla rigida acconciatura, convincendomi sempre di più di avere davanti Narcissa Black in Malfoy in persona.
«Pensa di esser stata abbastanza in bagno, signorina Granger?»
Ripensai alle parole di Draco e al fatto che avesse parlato coi suoi genitori del mio salvataggio e un brivido freddo mi attraversò la schiena.
Narcissa Malfoy era lì per parlare con me?
Chissà perché, ma all'improvviso desideravo ardentemente avere con me il mantello dell'invisibilità di Harry, o, molto più semplicemente, essere dall'altra parte del mondo rispetto alla madre di Draco
Non mi sentivo pronta per un confronto con lei, eppure da brava Grifondoro ero pronta ad ascoltare tutto quello che mi avrebbe detto.
Rassicurai Luna con un gesto veloce, suggerendole di rimanere nascosta e mi sollevai in piedi, pronta ad affrontare la madre del ragazzo di cui ero innamorata.



***************************************************************************************************


Buonasera :)

Ecco a voi il nuovo capitolo, pieno di colpi di scena! xD

Vi è piaciuto?

Secondo voi cos'avrà in mente la signora Malfoy?

Se avete tempo, avreste voglia di leggere l'altra mia Dramione: 'Gioco di sguardi' e magari di lasciarmi qualche commento? Così almeno capisco se vale la pena o meno continuarla ;)

Un bacio ❤️

LazySoul_EFP

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top