21. The Deathly Hallows



Inspirai a fondo e sorrisi, godendomi la sensazione delle braccia forti che mi stringevano.

Forse si stava davvero sistemando ogni cosa, risolvendosi al meglio.

Sapevo che Draco ed io, insieme, ce l'avremmo fatta.

Sciolsi l'abbraccio per dargli un veloce bacio sulle labbra: «I tuoi sanno che mi hai aiutato?»

Lui annuì: «Gliene ho parlato ieri, dopo che mi avevano comunicato la loro intenzione di tradire il Signore Oscuro».

Aggrottai appena le sopracciglia: «E hai anche riferito ai tuoi genitori cosa c'è tra di noi?»

Scosse la testa, imbarazzato: «Ho pensato di sganciare una caccabomba alla volta, altrimenti avrebbero dato di matto».

Sorrisi appena: «Hai fatto bene», lo rassicurai, accarezzandogli la guancia.

Rimanemmo per lunghi istanti a fissarci, persi nei nostri pensieri e nella calma e la sicurezza che trasmetteva lo stare vicini.

La sera prima ci eravamo esposti entrambi e, senza che ci fosse stato bisogno di esprimere a voce le nostre emozioni, ci eravamo detti a modo nostro "Ti amo".

Avevo sospettato, in fondo al mio cuore, di essere la ragazza di cui Blaise aveva parlato quella mattina, durante la colazione al tavolo Serpeverde, anche se non avevo mai permesso a me stessa di illudermi tanto da credere al mio sesto senso.

Draco aveva detto che mi aveva sognata per anni e che ero la sua ossessione...

Ero così felice che mi sarebbe piaciuto saltellare per la gioia.

«Cosa ti ha detto tuo padre?», gli chiesi, riscuotendomi dalla perfezione del momento, tornando ai problemi che ancora dovevamo risolvere, prima di poterci dedicare l'uno all'altra totalmente.

«È stata mia madre a convincerlo e sono contento che l'abbia fatto. Mio padre ha detto che il Signore Oscuro ha parlato con Olivander e si è convinto dell'esistenza della bacchetta di Sambuco e che grazie ad essa sarà in grado di sconfiggere Potter...»

Lo interruppi, posandogli un dito sulle labbra.

«Bacchetta di Sambuco? E Cos'è?», gli domandai, curiosa.

Lui rimase per qualche istante a scrutarmi in viso, prima di sfoggiare uno di quei suoi sorrisetti odiosi: «Lasciami assaporare questo momento per ancora qualche secondo, Granger».

Chiuse gli occhi e il suo ghigno si accentuò ulteriormente: «Hermione-so-tutto-io-Granger non sa una cosa che io so... mi sento un Dio in questo momento...»

Aprii la bocca, divertita e offesa allo stesso tempo dalle sue parole: «Stupido!», esclamai, prima di colpirlo al braccio col pugno.

Lui mi sorrise, dandomi un piccolo bacio sulla fronte, prima di rispondermi seriamente, anche se sulle sue labbra continuava ad aleggiare un sorrisetto alla Malfoy: «La bacchetta di Sambuco si trova in una delle "Fiabe di Beda il Bardo", che s'intitola "I doni della morte". Nella fiaba tre fratelli, grazie alla magia, costruiscono un ponte per attraversare un fiume. La morte, che si sente presa in giro dalla loro astuzia finge di congratularsi con loro, concedendo a ciascuno di loro un dono. Il maggiore dei fratelli chiede una bacchetta imbattibile e potentissima, che la morte crea da un albero di sambuco. Il secondo chiede una pietra che gli permetta di far tornare in vita i morti, la pietra quindi della resurrezione. L'ultimo fratello chiede un mantello che gli permetta di essere invisibile. Il primo fratello dopo essersi vantato a lungo del potere della sua bacchetta viene ucciso nel sonno e la sua bacchetta rubata. In questo modo la morte prende la sua anima. Il secondo fratello grazie alla pietra della resurrezione fa tornare dall'aldilà lo spirito della donna da lui amata, ma accortosi della tristezza di lei, finisce col suicidarsi per potersi unire a lei per sempre nell'aldilà. E così la morte ottiene l'anima anche del secondo fratello. Il terzo fratello intanto, grazie al mantello dell'invisibilità rimane nascosto alla morte per anni, fino a quando non decide che è giunta la sua ora e si consegna di propria spontanea volontà tra le braccia della morte, donando il mantello al figlio.»

Riflettei per qualche secondo sulle sue parole, poi annuii: «Quindi il Signore Oscuro crede di poter uccidere più facilmente Harry grazie a questa bacchetta potente e imbattibile... l'ha già trovata?»

«Non ancora, ma temo che Olivander prima o poi gli dirà ciò che vuole sapere...»

Annuii, sentendo una stretta al cuore al ricordo della mia prima visita a Diagon Alley, dove avevo acquistato la mia bacchetta da quel gentile signore coi capelli grigi e gli occhi acquosi e vivaci.

«Hai detto che sai quali sono gli Horcrux...», gli ricordai, sedendomi sul bordo del letto.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo e, per la tensione del momento, iniziai a sfregare una mano contro l'altra, quasi volessi scaldarmi o accertarmi di possedere ancora tutte e dieci le dita.

«Sì, ce ne sono cinque, di cui tre sono già stati distrutti. Mancano la coppa di Tassorosso e la tiara di Priscilla Corvonero. Questo è tutto quello che so, il Signore Oscuro non ha condiviso altre informazioni con i miei genitori, ma potrei sempre cercare altre fonti...»

Mi alzai di scatto e gli presi una mano tra le mie: «Mi raccomando, fai attenzione, non voglio che tu ti metta inutilmente in pericolo, ok?»

Mi sarebbe piaciuto parlargli senza quel tremolio delle mani e della voce, che smascherava la mia eccessiva apprensione.

Malfoy spostò lo sguardo dalle nostre mani unite per guardarmi negli occhi.

Nelle sue due iridi grigie potevo notare un pizzico d'ilarità che subito non riuscii a comprendere, anche se mi fece sorridere.

«Penso, Granger, che tu mi stia confondendo con i tuoi due amici sfigati che si getterebbero nel fuoco senza fare una piega, pur di salvare il mondo magico...»

E addio al sorriso di poco prima.

«Non sono sfigati!», esclamai, cercando di sfoggiare l'espressione più corrucciata e infastidita del mio repertorio.

Lui si mise a ridere e, se non fossi stata troppo concentrata a mantenere il muso, ne avrei approfittato per godermi la sua contentezza e quel suono così naturale e spensierato che era la sua risata.

«È così facile farti arrabbiare, Granger... non so se sentirmi geloso per il tuo commento, o orgoglioso della lealtà che dimostri nei confronti di coloro a cui vuoi bene...»

Aprii la bocca per rispondergli, poi la richiusi, rendendomi conto di non saper cosa dire.

Draco mi sorrise appena, prima di darmi un breve bacio sulle labbra: «Dovrei essere geloso?», sussurrò contro la mia bocca.

Scossi la testa, insicura di riuscire a parlare correttamente con le sue labbra così vicine e i suoi occhi indagatori puntati nei miei.

«Bene», mormorò, prima di regalarmi uno di quei suoi baci mozzafiato che mi facevano perdere il contatto con la realtà.

Quando le sue labbra si separarono dalle mie, sentii una fitta di disappunto, che mi fece desiderare di riceverne presto un altro.

«Devo andare, Granger», disse, passandomi il pollice sul labbro inferiore; gesto che mi fece fremere dalla punta dei piedi a quella delle orecchie, prima di vederlo alzarsi e iniziare a vestirsi.

Mi alzai a mia volta: «Dove vai?», chi chiesi, fingendomi indifferente, quando in realtà dentro di me bruciavo per la curiosità.

«Ho una ronda che mi aspetta, inoltre devo andare da Piton», rispose, mentre si abbottonava una delle numerose camicie bianche che popolavano il suo armadio a muro.

«Piton!? Perché Piton?», domandai, confusa e preoccupata, avvicinandomi a lui.

«Perché mi dà lezioni di pozioni un paio di volte a settimana, per aiutarmi a migliorare. Dice che se voglio passare il test necessario per intraprendere la carriera di medimago, ci vorrà ancora del lavoro...».

Medimago? Piton? Lezioni?

Malgrado la situazione assurda, sorrisi.

«E così vuoi diventare medimago...»

Malfoy arrossì appena: «Sì», abbassò lo sguardo, sistemandosi i polsini della camicia, prima di nascondere l'espressione confusa e vulnerabile con uno dei soliti ghigni alla Malfoy: «E tu, Granger? Sarai la prossima professoressa di Babbanologia qui ad Hogwarts?»

Tipico di Malfoy: nascondere le proprie debolezze facendo domande pungenti come dei Vespampiri. (1)

«Certo che no!», dissi semplicemente, coricandomi sul letto, in modo però da tenerlo d'occhio.

Lui si voltò per prendere una cravatta e io non potei fare a meno di abbassare lo sguardo per ammirare il suo magnifico lato B.

«Cosa allora?», domandò, continuando a darmi le spalle.

«Penso di averne avute abbastanza di avventure per una sola vita, vorrei un semplice e monotono lavoro da impiegata al Ministero della Magia, magari nel Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche... mi interessa la tutela di ogni creatura... sai della mia associazione C.R.E.P.A?»

Non lo sentii ridere, ma dal movimento convulso delle sue spalle, ero certa che lo stesse facendo.

«Sì, Granger. Se non ricordo male l'anno scorso provasti a convincere Tiger e Goyle ad iscriversi, promettendo loro dei dolcetti. Per fortuna poi arrivò il sottoscritto, invitandoti gentilmente ad andare ad importunare qualcun altro...»

Assottigliai lo sguardo, desiderando che si voltasse per poterlo incenerire con un'occhiata.

«Lo ricordo fin troppo bene», dissi tra i denti, ricordando come il C.R.E.P.A fosse stato fin dall'inizio un gran fiasco e solo una decina di persone in tutta la scuola avevano deciso di aderirvi.

Lui si voltò, ghignando: «Se non ricordo male, non hai avuto molto successo...»

Senza pensarci due volte, mi alzai dal letto, puntando il mio indice contro il suo petto, desiderando di potergli sfondare la gabbia toracica e lo sterno con quel semplice gesto.

«Solo perché voi maghi siete così boriosi, snob e legati alle vostre stupide tradizioni da non riuscire a vedere oltre un palmo dal vostro naso! Altrimenti...»

«Oh, io ci vedo benissimo, Granger, fidati...», disse, guardando con una strana espressione all'altezza del mio petto, facendomi notare che la maglietta bianca che indossavo non riusciva a coprire decentemente il mio seno.

Alzai un braccio per coprirmi, anche se effettivamente capivo l'assurdità del gesto, prima di venir bloccata dalla sua mano.

«Basta litigare», mormorò divertito: «Ne discuteremo una volta che tutto questo sarà finito».

Mi diede un bacio rabbioso, o almeno così lo percepii, dato che mi sarebbe tanto piaciuto morderlo. Sfortunatamente si allontanò troppo in fretta, impedendomi di mettere in pratica il mio desiderio.

«Bene, ora devo andare. Tra qualche minuto arriverà Breedy con la colazione e poi penso che la Lovegood ti raggiungerà per tenerti compagnia...»

Aprì la porta e si girò un'ultima volta per dirmi: «A dopo, Hermione», prima di scomparire, lasciandomi accaldata per il litigio e per il bacio.

Possibile che anche discutere con lui mi rendesse così... viva?

Mi lasciai cadere di schiena sul letto e sorrisi.

Non riuscivo a controllare in nessun modo la magnifica sensazione di essere amata e di amare a mia volta, anche se mai e poi mai mi sarei aspettata che ciò accadesse proprio con Draco Malfoy!

Anzi, forse il primo anno, quando avevo una terribile cotta per lui mi ero immaginata un paio di volte di sposarlo e di avere tanti bei bambini coi capelli biondi...

Ma ero una bambina ai tempi, ingenua e sognatrice, non sapevo nulla di nulla e vedevo Malfoy come un principe azzurro in miniatura vestito di verde e argento, quindi quei sogni idealizzati non contavano!

Certo, speravo nuovamente che si avverassero, ma questa volta sapevo di essere lontana dal poterli realizzare. C'era una guerra da combattere all'orizzonte e basse prospettive di vittoria, per non parlare della ancora più basse possibilità di sopravvivere entrambi allo scontro.

Un pensiero molesto e improvviso mi attraversò la mente, facendomi sussultare: "Come potrei sopravvivere senza di lui?"

Mi sollevai a sedere e poi mi alzai, facendo il giro della stanza a piedi un paio di volte, nel tentativo di schiarirmi le idee e scacciare dalla mente pensieri simili.

«Andrà tutto bene, Hermione, si sistemerà ogni cosa...»

Questa volta parlare a me stessa non servì a nulla, continuavo a sentire un nodo alla gola e lo stomaco sottosopra per la paura.

Dovevo pensare a qualcosa...

Forse esisteva un incantesimo o una pozione che potesse diminuire la probabilità di morire durante una battaglia? O magari una radice o un frutto che...?

Risi per svariati secondi della mia stupidità e ingenuità, prima di lasciarmi cadere sul letto con un sospiro sconsolato.

Solo fuggendo insieme avremmo avuto la certezza di sopravvivere entrambi...

Il pensiero di abbandonare i miei amici a combattere mentre Draco ed io ci mettevamo in salvo mi fece inorridire; per quanto l'idea potesse essere allettante non avrei mai e poi mai fatto una cosa simile!

Breedy annunciò la sua presenza con un sonoro "pop", prima di fare un inchino e appoggiare un vassoio colmo di cibo sul tavolino che probabilmente fungeva solitamente da scrivania.

«Buongiorno, signorina Granger», disse l'elfo, sorridendomi.

Breedy era proprio la distrazione di cui avevo bisogno per allontanare la guerra e la morte dalla mia mente.

«Buongiorno a te... Tu credi alla leggenda de "I doni della morte"? Pensi che esista la bacchetta di Sambuco?»

Breedy sbarrò gli occhi, poi si grattò il naso adunco prima di rispondermi: «Penso che la potenza di una bacchetta dipenda dal mago che la usa, non dalla bacchetta».

Annuii, mentre riflettevo sulle sue parole, poi, per chissà quale scherzo della mente mi ricordai un'altra parte della conversazione avuta con Malfoy e guardai Breedy con occhi indagatori: «Tu credi che sia giusto per gli elfi domestici essere trattati come schiavi?»

La domanda lo colse alla sprovvista, ma rispose lo stesso poco dopo, ponderando parola per parola: «È considerato un gran disonore essere liberati, perché significa che l'elfo non è stato in grado di soddisfare i desideri del padrone».

Aggrottai le sopracciglia: «Non hai risposto», gli feci notare.

Breedy arrossì e un'espressione imbarazzata gli alterò i lineamenti: «Non è compito degli elfi domestici dire se è sbagliato o giusto, signorina Granger».

Sbuffai, ma non insistetti, dato che mi ero resa conto del fatto che il povero elfo cominciava a sentirsi a disagio a causa della nostra conversazione.

«Grazie lo stesso», dissi semplicemente, certa che non sarei riuscita a cavargli di bocca qualcosa di minimamente utile per la mia causa.

«Breedy le augura una buona colazione, signorina».

«Grazie, a dopo, Breedy».

Nel giro di un decimo di secondo era sparito con un "pop", lasciandomi di nuovo sola.

Per colazione bevvi del tè e mangiai un croissant alla marmellata di fragole.

Pensai di continuare a leggere "Le Fiabe di Beda il Bardo", ma temevo di non avere tempo per finire una delle storie prima che arrivasse la mia amica Corvonero.

Appena Luna mi avesse raggiunta l'avrei bombardata di domande a proposito del diadema di Priscilla Corvonero, oltre a chiederle se fosse a conoscenza dei doni della morte e se credesse nella loro esistenza.

Infine insieme avremmo provato a cercare un'idea per andare in giro per il castello a cercare il diadema, senza farci scoprire, ovviamente se si fosse trovato ad Hogwarts, altrimenti...

La porta si aprì di colpo, facendomi sussultare per lo spavento, mentre una scocciata Daphne Greengrass entrava, accompagnata dal costoso profumo Morgana, la nuova fragranza femminile di Penelope P. (2)

Si sbatté la porta alle spalle e, con un sorriso amaro da perfetta Serpeverde, mi punto contro la bacchetta.

Tutto avvenne troppo in fretta, tanto che non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto di cosa stesse succedendo e di avere paura per la minaccia che costituiva quel legno a pochi centimetri dal mio naso.

«Ora, Granger, faremo due chiacchiere tra donne, tu ed io. Sono sicura che tu sia fiera di te stessa, scommetto che non deve essere stato facile trovare un filtro d'amore o un incantesimo o qualsiasi altra cosa tu abbia utilizzato, tanto potente da incantare Malfoy per anni. Sputa il rospo, Mezzosangue, dimmi cosa posso fare per togliergli quell'insopportabili occhi a cuoricino dalla faccia e nessuno si farà male... forse».

Durante il discorso avevo provato ad interromperla un paio di volte, per spiegarle che si stava sbagliando, ma tutto quello che ottenni fu la bacchetta puntata ancora più vicina al mio povero naso.

«Sto aspettando», disse, assottigliando ulteriormente lo sguardo.

Chissà per quale motivo mi tornò alla mente l'artico di "IoStrega" che una mattina Ginny stava leggendo in Sala Grande, il cui titolo era: "Come comportarsi con le migliori amiche del nostro lui" (o qualcosa di simile).

Peccato che all'epoca fossi ancora cotta di Ron e pensavo che consigli simili non mi sarebbero serviti a niente.

Come mi sbagliavo!



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NdA:

(1) I Vespampiri sono presenti nel gioco di "Harry Potter e il Calice di Fuoco" per PlayStation2 (ebbene sì, ogni tanto gioco anche alla Play... non posso mica passare tutto il mio tempo a leggere e scrivere!). Comunque, per chi non avesse idea di che cosa sono, nel gioco sembrano delle api rosse enormi che ti pungono ogni volta che cerchi di fare qualcosa di utile nel gioco, facendoti cadere a terra. È per questo che le ho associate alle domande pungenti di Malfoy.

(2) Dato che sono una "scrittrice" e ho dei diritti in quanto tale, ne ho approfittato per inventarmi il nome di un profumo e la marca... inutile dire che ovviamente non penso che sia reperibile sul mercato xD

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Ciao, gente! :)

Eccovi il nuovo capitolo che attendevate con tanta ansia!

Che ne dite? Vi è piaciuto? 

Scommetto che l'arrivo di Daphne non ve lo aspettavate... o sbaglio? xD

Mi raccomando, scrivetemi in tanti per dirmi che ne pensate e cosa prevedete succederà nel prossimo capitolo ;)

Un bacio ❤️

LazySoul_EFP

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