19. Harry Potter

2010

Un'altra incredibile, ma terribile giornata si scuola. Seduta in terza fila sono distante un miglio dalla finestra, principale fonte ei sfogo e distrazione per un'outsider disagiata
Questa mattina poi, la pioggia e la nebbia circondano il paesaggio rendendolo più interessante, più affascinante e contemplare una collina - poiché la nostra classe di scienze si affaccia sul retro- sarebbe sicuramente più appagante rispetto a questa noiosa lezione di chimica.
«Prendete appunti» ci sollecita il burbero signor Reynolds con il gesso alla mano pronto a scribacchiare qualche formula alla lavagna. Sebbene preferirei declinare il suo invito, sono tenuta ad accettarlo se alla prossima verifica non voglio ritrovarmi una bella F.
Accompagnata da uno sbuffo ficco la mano nello zaino, appeso malamente allo schienale della sedia, per recuperare l'astuccio e il quaderno. Ed è qui che la mia indifferenza svanisce dal mio volto venendo sostituita da una smorfia disgustata e perplessa. Non appena estraggo l'astuccio mi rendo conto che è completamente impiastricciato di vernice. I miei occhi si immobilizzano, le mie labbra si serrano e per una manciata di secondi resto a contemplare il tutto con le risate sotto forma di grugniti dei giocatori di football. Batto ciglio freneticamente alzando lo sguardo su quelle gran teste di cazzo sedute in ultima fila a sbellicarsi dalle risate. I mitici artefici di questo scherzo.
«Sul serio Grayson?» sussurro, per non attirare più di tanto l'attenzione, al capo del reggimento di idioti.
«Vernice? Di nuovo? È gia la terza volta sei diventato banale!» osservo roteando gli occhi. Con un sospiro appoggio il portacolori sul banco e mi alzo... di soppiatto, cercando di evitare di catturare l'attenzione del professore. Con ancora la mano sporca di pittura verde fluo mi avvicino agli energumeni e con una nonchalance e un coraggio che non mi appartengono strofino la mia mano sui loro petti, uno ad uno.
«Bene! Adesso si che siamo pari» esclamo raggiante. Ma d'altro canto, loro non lo sono affatto. Fanno vagare i loro sguardi dalle giacche preziose e importanti ormai sporche a me. E dalle loro facce temo di aver superato il limite.
«Che cazzo hai fatto!» digrigna i denti il mio arci nemico.
«Hai perfettamente ragione! Dovevo disegnare una bella "A" come ne "La lettera scarlatta", sarebbe stato di grande impatto, no?» ironizzo con un luccichio negli occhi che non riesco ben ad interpretare. Sarà gioia? Felicità? No, questa è vendetta. Ed è dolce.

«Williams si sieda!» mi richiama il docente, ma sono troppo occupata a ghignare per dargli ascolto.
«Io ti ammazzo Williams» minaccia il moro senza produrre alcuna reazione impaurita. No, basta lasciarsi intimorire.
«Cosa? E perché? Ho solo celebrato l'apoteosi di voi star in grande stile.» lo vedo ispirare profondamente, rosso in viso e con i pugni stretti.
«Aspetta, lo sai che vuol dire "apoteosi" o devi prima cercarlo sul dizionario?» ridacchio, ma sta volta la mia risatina viene smorzata dal balzo del ragazzo - seguito a ruota dal branco- che tenta di acciuffarmi. Per mia fortuna riesco a schivarlo e in un attimo mi metto a correre fuori dall'aula scaturendo il brontolio di Reynolds. La squadra di bulli prende ad inseguirmi urtando una fila di banchi.
«Ti prendiami Williams!»

Scappo come un'ossessa per i corridoi svuotati, scivolando di tanto in tanto sul pavimento tirato a lucido.

«Orso Romy! Ricordati che siamo giocatori di football sappiamo correre veloce.» grida alle mie spalle.
Deglutisco quasi terrorizzata dalle conseguenze di questo mio affronto ai popolari. Ora sono pentita.
Incerta sul da farsi e impanicata a causa della situazione mi infiltro in un corridoio secondario. Scorgo una porta aperta e senza rifletterci due volte mi precipito nelle stanza richiedendo la porta alle spalle.
Purtroppo nel mentre, il mio corpo si scontro contro quello di qualcun altro e le nostre fronti e i nostri nasi si scontrano brutalmente.
«Cazzo!» impreco chiudendo con forza gli occhi dal dolore.
Quando gli riapro - come se non potesse andare peggio di cosi - realizzo di essere spalmata su niente di meno che Blake Gray, il suddetto Bad Boy, che di Bad non ha proprio nulla se non la moto.
«Oddio! Mi dispiace mi dispiace mi dispiace. Non ti ho visto scusa»

«Non fa niente» risponde in tono piatto.
Ci rialziamo entrambi un tantino ammaccati e imbarazzati.
Io sono imbarazzata. Lui è uno dei pezzi grossi. Quello avvolto nella sua tetra ombra di mistero e fascino. La sua bellezza e la sua indifferenza gli hanno fatto guadagnare il titolo di Bad Boy anche se sotto sotto io credo che non sia affatto cattivo, anzi, a me sembra un tipo apposto che se ne sta semplicemente sulle sue.

«Orso Romy ti abbiamo vista venire di qua. Avanti dove sei?»
Sentendo la voce del mio "predatore" sgrano gli occhi basita e la pelle mi si accappona.
«Accidenti non demorde» bofonchio tra me e me guardandomi attorno alla ricerca di un nascondiglio.
«Okay ce la posso fare» mi schiocco le dita e avanzo verso un antro tra due armadi; piccolo, ma per una alta un metro e cinquantacinque è abbastanza.
«Che cosa stai facendo?»
«Mi nascondo e tu abbi la decenza di uscire con disinvoltura senza dire in giro che sono qui, okay?»
Sollevo i pollici sperando con tutta me stessa che non faccia lo stronzo come il resto degli studenti di questa scuola.
«Esci fuori avanti»
Alza gli occhi al cielo ed io lo fisso scioccata.
«Che hai detto? Ma sei scemo? Se esco mi ammazzano!»
Il biondino mantiene i suoi occhi impassibili su di me per poi incoraggiarmi ad uscire dal mio angusto ma sicuro nascondiglio.
«Ti aiuterò»

Mi acciglio all'istante.
«Come? Se il tuo aiuto prevede il paracadutismo dalla finestra dico già di no.» affermo risoluta risultando alquanto idiota.
«No» dice «Ti farò uscire da qui facendo in modo che quegli idioti ti diano meno fastidio»

[...]

Quello che accadde dopo fu così sorprendente che a stento riuscivo a crederci. Io e Blake diventammo amici.
La nerd e il bad boy.
Quel giorno dettò il cambiamento di molte cose. Se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che le cose belle accadono quando meno te lo aspetti; e fu così.
Io e il ragazzo legammo parecchio rispetto all'inizio dell'anno in cui non esistevamo l'uno per l'altra.
Iniziammo a parlarci più spesso, uscivamo addirittura insieme a volte. Eppure il tempo passava, ma quel legame rimase una pseudo amicizia senza alcuna certezza. Non ero sicura che di lui mi sarei potuta fidare, non ero sicura che lui ci sarebbe stato nel momento del bisogno.
Era tutto uno scambio di parole che ben presto si rivelò una specie di mio soliloquio.
Col tempo, specialmente ora, mi sono resa conto che io gli avevo aperto un mondo, il mio, ma di lui continuavo a non saper nulla se non nome, cognome e data di nascita.
Nient'altro
Non sapevo il suo colore preferito, ne se aveva fratelli o sorelle, niente di niente.
E soprattutto ora realizzo una cosa: il mio narcisismo e il mio egocentrismo mi hanno accecata a tal punto da disinteressarmi del tutto della vita altrui.
Talmente presa da me stessa raccontavi delle mie peripezie, i miei guai, le osservazioni più stupide e squallide battutine. Insomma ogni più futile pensiero veniva espulso senza filtri riempiendo il dialogo. E lui se ne è approfittato.
Ha sempre usato questo mio difetto a suo favore. La sua missione era rendersi anonimo, sconosciuto, misterioso. E ci è riuscito.
Vagavo nel totale buio con solo la luce di un misero fiammifero ad illuminarmi il percorso. Ed inevitabilmente mi sono fatta male.

Benché la nostra pseudo amicizia si fondava su basi claudicanti a nessuno dei due venne in mente di troncarla. Almeno fino ad una mattina di gennaio. Quella fatidica mattina.
Era il compleanno di Blake e allora decisi di fargli una sorpresa che ben presto si ritorse contro di me.
Esattamente.
Pochi giorni prima vedemmo uno dei film di Harry Potter e riuscii a capire che questa era una delle cose che gli piacevano insieme ad altre a me del tutto sconosciute.
Così gli comprai una felpa di Harry Potter con su scritto "Always" e gliela misi nell'armadietto la mattina presto.
Il mio gesto fu dettato da niente di più e niente di meno che stima e amicizia nei suoi confronti, eppure due persone a me odiose riuscirono a reinterpretarlo.
Marleen la strega e Grayson il troglodita, uniti più che mai nello stolido intendo di distruggermi, ingigantirono la faccenda con l'ausilio di un mio presunto biglietto annesso.
Il biglietto in questione confessava il mio amore per Blake e lo pregava di sposarmi.
Da quel giorno quel legame si spezzò del tutto. Ognuno per la sua strada e tutto tornò alla normalità.
La squadra di football che mi faceva scherzi balordi e banali con la vernice, Marleen e la sua fedele copia sciatta di Ariana Grande, Valery che spruzzavano veleno ad ogni possibile occasione e la mia totale solitudine.
Ma le cose non ritornarono proprio normali poiché io ero cambiata. Quell'episodio suscitò in  me un moto di rabbia che a stento riuscivo a controllare. Ancora una volta mi veniva strappata con la forza, con l'inganno e l'ingiustizia una persona che, si, reputavo cara. E so bene che la nostra non era una vera e propria amicizia, ma ci credevo. So che era un castello di carta senza basi destinato a crollare, ma nessuno aveva il diritto di soffiarci sopra. Nessuno aveva il diritto di intromettersi e distruggere tutto.
E per un po' provai tanta rabbia nei confronti di Marleen e Grayson, in quelli di Blake e anche nei miei. Quella rabbia veniva incanalata ogni giorno ed io diventai cattiva, stronza, acida e pessima; diffidente verso qualunque essere umano.
Alla fine dell'anno però, avevo già dimenticato la scintilla che mi trasformò in un mostro di rabbia repressa. Rinchiusi in una scatola nella mia testa quel ricordo, nell'oblio più totale e questo è l'unico ricordo che riuscii ad archiviare per davvero.
Ero andata avanti, abbandonando l'astio nei confronti di Blake.

Poi man mano che andavo avanti queste mie emozioni mi annebbiarono completamente e venni sopraffatta da esse.
Al secondo anno di liceo cominciarono gli attacchi di panico: la sensazione di paura, di ansia che mi appesantiva la testa, come se mi stritolassero il cervello.
I brividi, le mani intorpidite, il  respiro accelerato e l'aria che mancava.
Il desiderio di mettere fine a quell'orrenda sensazione, ma senza trovare forza per riuscirci.
Ed iniziai a scivolare in quel baratro, lentamente e silenziosamente...

28/08/2019
Yee riesco ad aggiornare prima della mezzanotte!
E nulla buona notte a tutti!!!

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