12. The nutcracker

Dopo un esame medico, che ha confermato la mia gravidanza, ho... pensato. Notti in bianco passate a formulare ogni tipo di elucubrazioni che non riesco a scacciare dalla mia testa. Guardavo il soffitto immerso nel buio, chiudevo con forza gli occhi, per poi riaprirli colmi di lacrime. Mi alzavo respirando a fondo e mi accasciavo sul materasso con il nodo alla gola che non mi abbandona da giorni. Come vorrei avere una gomma per cancellare questo scarabocchio che è la mia mente, un groviglio di pensieri e sensi di colpa. Anche al mattino, appena apro gli occhi eccolo, quel pensiero fisso e attanagliante.

<<Tutti gli studenti, docenti e collaboratori scolastici si rechino in aula magna, immediatamente>> sollevo lo sguardo dalle fotocopie, ancora calde, appena uscite dalla fotocopiatrice, per puntarlo sull'altoparlante da cui proviene l'invito, anzi no, l'ordine del preside. Sospiro affrettandomi ad entrare nel mio ufficio, prima di essere investita dalla marmaglia di studenti euforici. Cosa darebbero pur di saltare qualche ora di lezione. Mi appoggio alla superficie lignea della porta udendo il pavimento tremare e le risate, gli strilli e il chiacchiericcio che si propagano nel corridoio, interrompendo quel silenzio soporifero che aleggiava due secondi fa. Mi siedo sulla poltrona girevole, accavallando le gambe fasciate da un paio di collant nere e una gonna - del medesimo colore- che arriva a metà coscia. Assottiglio gli occhi, cominciando a timbrare uno ad uno i documenti per poi posarli alla rinfusa in una pila disordinata, con gesti svelti e repentini.

<<Williams! Aspetta un invito speciale?>> sobbalzo dalla sedia al sentire il ringhio del mio capo che mi chiama dall'altoparlante e, a causa del sussulto, sbavo l'inchiostro sul foglio sporcandomi le mani.

<<Accidenti!>> esclamo guardandomi attorno con le mani in aria.

<<Romy Williams, non te lo ripeterò di nuovo, alza il culo e vieni qui!>> all'ennesimo richiamo non esito un secondo di più, senza pulirmi nemmeno le mani, mi alzo di scatto raggiungendo la porta. Ma proprio quando sto per afferrare la maniglia cado rovinosamente a terra, incespicando nel manico della borsa abbandonato miseramente a terra. <<Fantastico>> ironizzo, spostando i capelli dal viso e alzandomi come se nulla fosse.

<<Finalmente! Grazie di averci onorato della sua favolosa presenza>> sputa acido il signor Stone, col solito tono serio, superbo e a tratti meschino. Alzo gli occhi al cielo, rivolgendo uno sguardo alla platea che comincia a ridere di gusto fissandomi a bocca aperta. Faccio vagare il mio sguardo e incontro quello frustrato e stressato della Adams, che si copre il viso scuotendo la testa, poi i miei occhi si fermano sui suoi o nei suoi. Non so come, non credo sia possibile al di fuori dei romanzi rosa, ma quel rumore derisorio attorno a me sparisce, come se avessi improvvisamente messo la testa sott'acqua e sentissi le voci ovattate. Quel contatto visivo è l'unica cosa che riesco a distinguere, vedo solo quelle iridi celesti che non si scollano da me nemmeno per un attimo. Poi l'attimo di trance svanisce.

<<Continuate a sbellicarvi dalle risate, ricordate che però i vostri curriculum scolastici passano per mano mia>> minaccio - gesticolando-.
Detto ciò vado verso Blake, appoggiato con la schiena al muro e le braccia incrociate. Nel mentre però, inciampo nella gamba di una sedia, scaturendo nuovamente le risatine e i commenti del pubblico che continua a fissarmi come se fossi uno scherzo della natura. Ma si, continuate eh.

<<Sei goffa>> mi apostrofa il ragazzo non appena mi appoggio al muro accanto a lui. Credo che la mia espressione sia mutata dieci volte al recepire quella sua frase; stupore, rabbia, indifferenza... tant'è che sto boccheggiando come un'idiota. <<Oh no, Blake, hai distrutto il mio sogno senza pietà. Ed io che mi credevo così aggraziata da poter ballare nello Schiaccianoci.>> mi porto una mano al cuore fingendomi sgomentata. La risposta a tutto è il sarcasmo.

<<Limitati a vedere il film>> continua mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, con talmente tanta neutralità da offendermi. Pare che dopo quello scambio di sguardi stia accuratamente evitando i miei occhi. Facendo finta di niente, provo a seguire il soliloquio snervante del preside.

<<Le sostanze stupefacenti sono proibite in questa scuola e mi rendo conto che questa faccenda negli ultimi anni mi sta sfuggendo di mano. E' per questo che vi ho fatti radunare tutti qui, cosicché gli agenti del dipartimento di polizia potessero perquisire gli effetti personali di voi tutti.>> a quelle parole i miei occhi, troppo occupati a scrutare il vuoto, scattano in direzione dell'uomo e non sono l'unica ad essere stata attirata da questa sua dichiarazione. In un attimo scoppia il caos, rappresentanti degli studenti che si ribellano, che ribadiscono le leggi sulla privacy. Altri più ricchi e viziati, con maggiori probabilità di nascondere droga, fanno ricorso alla carta "lo dico a papino". Un classico.

<<Se le sostanze stupefacenti sono proibite, che ci fai ancora qui Romy?>> domanda il ragazzo al mio fianco tra la confusione degli studenti. All'inizio sentir delle parole, dei suoni, uscire dalla sua bocca mi ha spiazzata. Mi stavo quasi convincendo che fosse stata un'allucinazione.

<<Mi trovi davvero stupefacente? Attento però ti sbilanci troppo con tutti questi complimenti.>> Rispondo con sarcasmo mettendomi quasi a saltellare per la sua battuta. Finalmente ha deciso di rivolgermi la parola. 

<<Non intendevo questo.>> il suo sorrisetto scompare, lasciando posto ad un broncio seccato.

<<E cosa intendevi? Volevi dire che sono esplosiva? Che sono fantastica? Che sono incredibilmente intraprendente?>> domando spostandomi i capelli con uno di quei gesti plateali che si vedono nei film.

<<Intendevo dire che sei pazza, da manicomio.>> arriccio le labbra e assottiglio gli occhi. <<Vuoi dire eccentrica?>>

<<Fa lo stesso.>>

Sgrano gli occhi avvicinandomi pericolosamente al suo volto. <<Lo so che sotto sotto ti piaccio.>> noto come per un attimo i suoi lineamenti si distendono in un'espressione stupita, ma è cosi breve quell'attimo da farmi pensare di essermelo immaginato. 

L'aula si svuota improvvisamente e rimaniamo solo io e lui. Così mi sbrigo ad uscire anch'io per tornare a lavoro e rimediare a quel pasticcio con l'inchiostro. Ma proprio lì, Blake mi afferra per un polso facendomi voltare. Si avvicina a me e mi prende il mento con una mano, bagna il pollice dell'altra con la saliva per poi strofinare il dito sulla mia guancia sinistra.

<<Sei sporca d'inchiostro.>> sussurra a pochi centimetri dal mio volto. I miei occhi si incatenano ai suoi, con le sopracciglia inarcate in un'espressione... malinconica. Non so spiegarne il motivo, ma è così che mi sento ora.

<<Ora capisco perchè... perchè ridevano>> dico distogliendo lo sguardo e cancellando quella sensazione. Però lui sembra voler continuare a guardarmi negli occhi ed incatena il suo sguardo freddo al mio.

<<Dovrei andare.>> dico risoluta, decisa a non voler essere raggirata dal suo sguardo principesco. Principesco? Ma fai sul serio?

<<Volevo chiederti una cosa.>> si scosta da me, lasciandomi finalmente libera. Annuisco per lasciarlo parlare e mi siedo, seguita a ruota da lui che si posiziona sulla sedia davanti a me, girato, con gli avambracci poggiati sullo schienale.

<<Cosa hai intenzione di fare con... quella cosa... si, insomma il bambino>> adesso è il mio turno di assumere un'espressione neutrale, tant'è che i miei occhi si immobilizzano e le mie labbra si serrano.

<<Non solo non faccio che arrovellarmi giorno e notte da tre giorni su questa cosa, adesso ti ci metti anche tu.>> le parole però mi escono strozzate e finisco la frase in un fil di voce.

<<Mi dispiace, volevo solo sapere... so che rifiuterai ogni proposta di aiuto, quindi non spreco fiato.>>

<<Però! Sei un gran ficcanaso.>> aggiungo <<Chi l'avrebbe mai detto.>>

<<Quindi?>> passano un paio di secondi di silenzio nel quale mi torturo le mani pur di non incontrare i suoi occhi. <<Ho deciso di interrompere la gravidanza e ti prego non dire nulla che possa solo farmi stare peggio.>> lo avverto con gli occhi che mi si fanno lucidi, per fortuna ho ancora un briciolo di autocontrollo che impiego per non scoppiare in uno dei miei piagnistei commiseratori.

<<Non dirò nulla, è la tua vita.>> Giro il capo dall'altro lato mordendomi un labbro. <<Ehi, adesso cerca di non pensarci. Fammi un sorriso.>>

Dovrei essere intenerita? Dovrei catapultarmi tra le sue braccia per cercare conforto? Non mi serve! Questa compassione non mi serve, sono affari miei lui non doveva sapere nulla.

<<Puoi anche smetterla di fare il buon samaritano, non mi serve aiuto, io sto bene.>>

<<Ti piace negare l'evidenza.>> borbotta tra se alzandosi.

<<Mi piace quando gli altri si fanno gli affari propri.>> detto questo, con la massima acidità esco dalla stanza seguita dal biondino.

<<Lo vedi come sei? Non mi meraviglio che tutti di odino, sei un'acida stronza!>> Ribatte alle mie spalle.

<<E tu sei un ficcanaso. Subdolo oltretutto.>> mi blocco nel bel mezzo del corridoio con il mio ex compagno di classe a fissarmi torvo, davanti a me, a un palmo dal mio naso.

<<Ti sbagli, ma ovviamente devi pensare il peggio della gente. Per questo sei pessimista, no pessimista è poco. Tu sei catastrofica.>> si sta alterando e noto come le sue orecchie stiano diventando rosse dalla rabbia.

<<Come ho fatto ad essere così cieca al liceo, non ti credevo così.>> scuoto la testa con un sorriso amaro che mi compare in viso.

<<Tu non mi conoscevi affatto, perchè non lo volevo. E' stato facile poi, con un'egocentrica come te, il resto del mondo passa in secondo piano.>>

Silenzio

<<Williams, Gray, nel mio ufficio.>> comanda il signor Stone affacciandosi dal suo ufficio e interrompendo quelli sguardi colmi di astio e risentimento.

[...]

<<Non so come dirvelo in parole gentili... per questo userò parole poco consone a questo ambiente.>> ci informa l'uomo oltre la scrivania, con i gomiti poggiati sopra la superficie lucida e un volto dai lineamenti tesi che esprime solo una cosa: rimprovero.

<<Dateci un taglio con questi litigi del cazzo, state attirando l'attenzione. Un professore molto stimato dagli studenti e una segretaria che non fanno altro che litigare in continuazione, non mi sono sfuggite le vostre battute sarcastiche.>> butta fuori rude come uno scaricatore di porto.

Oooookay. Meno male che siamo a scuola. Lui che dovrebbe essere d'esempio.

<<E' colpa sua, è lei che è una stronza.>> punta subito il dito il biondino guadagnandosi uno sguardo al colmo dello stupore. Basita.

<<Ma davvero? Wow, professionale.>> gli faccio un applauso facendogli alzare gli occhi al cielo.

<<Va bene, va bene, chiudiamo qui la questione. Io vi ho avvertiti.>> alza le mani il preside.

<<Però non è l'unica cosa che ho da dirvi.>> adesso i suoli lineamenti si rasserenano ed io mi stravacco sulla poltrona, con le gambe distese e i gomiti sui braccioli. Sto trattenendo l'impulso di alzare gli occhi al cielo, ma proprio non ce la faccio. 

<<Domani sera, c'è l'Homecoming della classe del '96. La vostra classe!>> Scambio uno sguardo perplesso con Blake e fisso ancora il preside che sembra entusiasta. Io non capisco dove vuole arrivare. Si sono stupida. O sto solo rendendomi cieca davanti alla cruda realtà della proposta che arriverà a breve.

<<Il comitato dell'organizzazione degli eventi scolastici ha già organizzato tutto, domani i vostri ex compagni di classe saranno tutti qui per celebrare la rimpatriata e voi non potete assolutamente mancare.>> batto un paio di volte le ciglia scure, ammutolita davanti alla richiesta del mio capo. Per non parlare della sua gioia in questo momento, contieniti!

<<Ehm, si ci saremo>> risponde atono Blake al posto mio. <<No!! Parla per te, io mai e poi mai mi presenterei, preferirei essere investita da un tram piuttosto che condividere di nuovo lo stesso ossigeno con... quelli.>>

<<Romy!>>

<<Niente da fare, sono incoercibile su questo punto.>> incrocio le braccia risoluta, testarda... quello che volete. Io non tornerò per un'ultima umiliazione in grande stile. Perchè dare un'altra occasione a quei bastardi? Non mi hanno già tormentato abbastanza?

<<Sono passati anni!>> ritenta

<<Appunto>> la voglia di devastarmi è ancora più alta. Melodrammatica? Può darsi, non mi importa, non sono un'autolesionista.

No, loro non sono cambiati col tempo, ne sono sicura. Sono già in ginocchio, un'altra botta non la reggerei, altre parole non le sopporterei.

22/07/2019

N/A

Si, sono riuscita ad aggiornare! Ho riscritto dieci volte questo capitolo perchè non mi convinceva affatto. Spero sia venuto decente.

Bye


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