09. Il Giardino
Come aveva sospettato, il rientro in quella casa lo aveva angosciato ancor più di quanto già non lo fosse, le camere vuote, sfoglie, prive di qualsiasi calore famigliare, erano un dolore al cuore per Magnus, abituato al suo lussuoso loft in centro, sempre pieno di luce, mobili raffinati e quel tepore casalingo che gli trasmetteva il compagno ogni giorno.
Tepore che ormai sembrava aver dimenticato, Alec era diventato cupo, buio, e faceva male vederlo così distante, non sapeva più neanche se il corvino provasse ancora dei sentimenti nei suoi confronti, ci sperava, naturalmente, ma non era in grado di dirlo con cieca certezza.
La sera, dopo cena, avevano litigato nuovamente, tanto che il suo compagno, stufo probabilmente di sentirlo lamentarsi, aveva abbandonato le mura della loro camera padronale ed era tornato nel suo regno, il suo studio, polveroso e malandato, ma dove sapeva che avrebbe trovato pace, lasciando un indispettito Magnus da solo con le sue incertezze.
Il moro aveva quindi preso una decisione, voleva scoprire se quella magnifica esperienza della notte precedente, fosse effettivamente solo uno splendido sogno o qualcosa di più, mise quindi un pezzetto di formaggio all'interno della propria camera, fra uno spiraglio creato dalla porta socchiusa, e attese.
Neanche mezz'ora dopo, un topolino vestito di tutto punto, con un adorabile cappellino da musicista, uno di quelli che aveva visto indossare ai componenti delle bande di strada, era venuto a riscuotere il suo formaggio, e, appena vide il moro alzarsi, iniziò a correre verso il salottino al piano di sotto, ovviamente Magnus non si fece scappare la sua preda, anzi, la rincorse spalancando quella porticina e sorrise, il passaggio era lì ad attenderlo.
Non appena si ritrovò dall'altra parte, seguì nuovamente la luce proveniente dalla cucina, questa volta però trovò solo un bigliettino sul tavolo:
“sono in giardino caro, ti aspetto”
il moro rabbrividì a quella lettura, Alec, il vero Alec, odiava il giardinaggio, e non si poteva di certo dire che apprezzasse stare in giardino, quindi gli sembrò piuttosto strano che, l'altro Alec, apprezzasse uscire in giardino, per di più la sera.
Nonostante fosse un po' scettico, non si lasciò fermare dai suoi pensieri, e uscì. Il giardino era una vera meraviglia, i fiori sembravano volerlo accarezzare, era tutto così colorato e luminoso, che non potè non sorridere quando i denti di leone iniziarono a fargli il solletico alle gambe, venendo però bruscamente interrotte da un giovane Alexander, abbigliato di tutto punto come un vero giardiniere, con tanto di cappello di paglia e salopette verde, e un sorrisone sulle labbra.
Il moro sorrise e venne invitato dal suo altro compagno a salire su quella strana macchina a forma di mantide religiosa, era così particolare e, nonostante lui odiasse gli insetti, non gli fece affatto paura.
“che pensiero adorabile da parte tua portare il formaggio per la cena, mi mancava proprio in casa”
Ridacchiò il giovane alla quale era aggrappato, Magnus pensò attentamente a ciò che aveva detto, solo dopo un po' capì di cosa parlava, ma non ebbe il tempo di rispondergli dato che venne aiutato a scendere dall'animale meccanico, si sdraiarono su una coperta sistemata proprio su quel giardino che, dall'alto, aveva notato avesse lo stesso aspetto del suo viso, e non aveva potuto evitare di restarne incantato e lusingato, Alexander aveva fatto tutto quel lavoro solo per lui, questo lo faceva sentire speciale.
Rimasero sotto al chiaro di luna, a mangiare, a ridere e scherzare, per poi rientrare in casa mano nella mano, anche questa volta il corvino provò a sedurlo, stavolta decisamente più prepotentemente, senza il classico imbarazzo che lo caratterizzava, aveva iniziato ad accarezzarlo da sopra il leggero cotone del pigiama che indossava, ma Magnus, neanche questa volta, cedette alle sue amabili tentazioni, dicendo che aveva avuto una giornata pesante, e che era decisamente troppo stanco per poterlo accontentare.
Il corvino aveva sorriso quasi con un'aria triste, ma aveva annuito, e con un bacio, che lasciò il moro senza fiato, per la prima volta dopo mesi, finalmente poteva sentire quelle labbra sulle sue e, per quanto si incastrassero perfettamente fra loro, il moro sentiva che mancava qualcosa, ma non avrebbe saputo dire di cosa effettivamente si trattasse, così, con un ultimo, dolce, sussurro di buona notte da parte di quel Alec così affettuoso, si addormentò.
A domani <3
Cupido.
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