01. L'arrivo A Pink Palace
Era passato così tanto tempo dall'inizio di quel travagliato trasloco che Magnus non riusciva a credere che fosse finalmente finita, erano arrivati quel giorno stesso nella loro nuova casa, che veniva definita "pittoresca" dagli abitanti del posto, Magnus la trovava Favolosa, con quel color rosa antico sulle pareti esterne, il giardino, seppur privo di qualsiasi fiore o adornamento, eccetto la struttura in pietra, era veramente grande, e lui non vedeva l'ora di riempire quel terreno di fiori colorati.
Al contrario il suo coinquilino, nonché compagno, l'aveva definita orribile, accompagnando il tutto con una buona smorfia di disgusto dovuta al colore, a detta sua troppo acceso, delle mura.
Il moro non aveva dato molto peso alle parole del corvino, aveva dato la colpa a tutto lo stress che aveva subito in quegli strazianti sei mesi di trasloco, per non parlare del loro piccolo incidente, che poi così piccolo non era, che aveva visto Alexander come protagonista, a causa di quell'intoppo era quindi stato costretto ad indossare un Busto correttivo, con annesso di collare, per sistemare i danni che aveva riportato la sua povera schiena.
Aveva quindi chiuso un occhio sulla sgarbatezza del compagno, ed era andato avanti, quel giorno, non appena gli operai che avevano ingaggiato per aiutarli con il trasporto degli scatoloni, avevano concluso il loro lavoro e ricevuto la dovuta paga, più la mancia, Magnus si era ritrovato solo in quella gigantesca villa, Alec era uscito la mattina presto per andare alla stazione di polizia e sistemare le ultime questioni per poter iniziare il suo lavoro, e lui era solo, quell'ambiente così grande e nuovo lo intimoriva, così decise di infilarsi il suo impermeabile e le galosce, dato che il tempo minacciava pioggia, e uscì dall'abitazione.
Casualmente nel vialetto che lo conduceva all'uscita di Pink Palace vide un ramo che lo incuriosì, sembrava proprio uno di quei rami che si diceva trovassero le fonti di acqua, non ci pensò due volte a quel punto a raccoglierlo, eliminando le foglie che lo ricoprivano, e, preso da una strana allegria, si ricordò che in quella zona doveva esserci un vecchio pozzo, allora, forse per dare un senso a quella sua mattinata così noiosa, si impose il dovere di trovarlo.
Affidandosi alla sua "bacchetta" iniziò a vagare per quella stradina costeggiata solo da alberi, cespugli, erba e fiori, canticchiando in serenità, arrivò quindi ad una piccola radura e, con un espressione un po' delusa, si rese conto che il pozzo non c'era e non poteva di certo essere giù per la collina visto che lì era situata la cittadina.
Stava per perdere le speranze e tornare nella sua inquietante dimora quando sentì il suono di uno strano clacson alle sue spalle, si girò, e vide una moto avvicinarsi fin troppo velocemente a lui, prima ancora che potesse aprir bocca però, il proprietario del veicolo gli era piombato addosso dopo una frenata fin troppo brusca, la moto giaceva sul prato, e l'autista sul povero moro che, infastidito dalla sua presenza, cercava di allontanarlo da se.
Fortunatamente il giovane si spostò in fretta e, togliendosi il casco, si scusò con Magnus almeno un milione di volte.
"Ma ti sembra questo il modo di andare in giro?! Piombando addosso alla gente? Potevi uccidermi! E poi perché mi seguivi? Sei un maniaco per caso?!"
Il moro si rialzò da terra aiutato da quel ragazzino, evidentemente più piccolo di lui di almeno cinque anni, che lo guardava con aria ferita.
"M-mi dispiace tanto, ecco io ero solo curioso di vedere chi fossero i nuovi inquilini di Pink Palace, non volevo pedinarti"
Ma le sue scuse non furono ben accette dal moro che continuò a lamentarsi, affermando che era già abbastanza sfortunato dal non aver trovato il pozzo, e ora lui gli aveva anche macchiato i pantaloni!
"Dovresti stare attento... Se continui così rischi di cascare dentro al pozzo che cerchi..."
All'udire quelle parole si scansò velocemente dalla zona su cui stava camminando, e solo allora si rese conto del coperchio in legno che effettivamente copriva il famoso pozzo, il ragazzino, aiutandosi col bastone che Magnus aveva definito" da rabdomante", spostò il coperchio rivelando solo un normale pozzo, estremamente profondo.
"Dicono che se ci caschi dentro puoi vedere le stelle in pieno giorno"
Ci fu un attimo di silenzio fra i due mentre entrambi guardavano quella gola così buia Che costituiva il pozzo.
"Io mi chiamo Simon comunque"
Il castano lasciò che il coperchio in legno coprisse nuovamente il pozzo e porse la mano guantata a Magnus, sperando che gliela stringesse, cosa che effettivamente fece, senza però evitare uno sguardo un po' scettico e sospettoso nei confronti di quel giovane.
"Magnus Bane"
"Non per essere critico, ma un nome comune come Magnus è collegabile ad una persona altrettanto comune"
Affermò infine guardando con attenzione il ramo che ancora teneva saldo fra le mani, le guance del moro si tinsero di rabbia mentre lo guardava male.
"È MaGnus* non MaGNus*"
Ma il ragazzo non sembrava dargli retta, era molto più incuriosito dal bastone.
A raggiungerli, ben presto, arrivò un terzo ospite, che fece sobbalzare Magnus, un ospite a quattro zampe che scrutó il moro con sospetto guadagnandosi un occhiataccia, solitamente amava i gatti, ma non quando questi lo guardavano come se fosse una loro preda.
"Sai è strano che la nonna abbia affittato la casa ad una coppia..."
Il castano sembrava avere un aria sconsolata mentre, con la mano libera, accarezzava distrattamente il gatto nero che gli si era avvicinato in cerca di qualche attenzione, quel suo intervento colpì molto Magnus, come se già non fosse abbastanza incuriosito da quella casa, gli chiese un ulteriore spiegazione.
"Vedi lei aveva un compagno, un giorno però suo marito scomparì era come se fosse stato inghiottito dalla casa, i poliziotti fecero molte ricerche ma nessuno lo trovò mai..."
Nonostante la paura che aveva compito il cuore del moro, quest'ultimo finse indifferenza dicendo al giovane, e a se stesso, che era solo una casualità, che probabilmente il marito era stanco della vita che conduceva e aveva deciso di abbandonare tutto.
Sentirono in lontananza la voce di un anziana che chiamava il povero Simon, quest'ultimo montò nuovamente sulla sua moto e lo guardò un ultima volta prima di indossare il casco.
"A presto Magnus Bane, e la prossima volta che vai alla ricerca di un pozzo, indossa dei guanti, quella è quercia velenosa"
Indicó il bastone, che ormai giaceva in terra, prima di far partire il veicolo allontanandosi dalla zona a gran velocità.
Lasció quindi solo il moro ad imprecare guardandosi la mano che si era già arrossata e iniziava a bruciare, a tenergli compagnia solo il gatto che lo fissava con ancora su quell'espressione.
"Smettila di fissarmi! Sei solo un micione mollaccione e ora via, sparisci!"
Chiunque lo conoscesse sapeva bene quanto fosse rara la visione di lui che scaccia un gatto, ma, in quel momento, gli era sembrata la soluzione migliore.
Tuttavia non poteva negare di avere un po' di paura all'idea di tornare in quella casa e starci da solo, così decise di chiamare ad Alexander ed aspettare il suo ritorno nell'abitazione prima di seguire il suo esempio e rientrare.
Spero che come primo capitolo vi piaccia, ho deciso di cambiare qualcosa della storia riscrivendo il tutto a modo mio.
*Qui Simon sbaglia la pronuncia, anziché dire Magnus, pronuncia MaGNus, insomma la stessa pronuncia di gelati Magnum ma con la "S" finale al posto della "M".
Prossimo aggiornamento:
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Cupido
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