1. What do i do now?

-L'eleganza dell'uscire di scena è la classe di come ritornare.
(CleX71, Twitter)

⭐️⭐️

Savannah alla fine è proprio come mi ricordavo: piatta, noiosa e soprattutto troppo lussuosa per i miei gusti.
Sono cinque mesi che sono tornata e ancora non riesco ad abituarmi agli sfarzi e agli agi con cui devo fare i conti.
Completamente l'opposto di mia madre, che a quanto pare approfittando dei miei quattro anni di assenza, è riuscita ad ambientarsi piuttosto bene.
Ora di "eccessivo" non c'è soltanto la villa a tre piani di Robert, bensì lo stile pomposo di Grace.

Affacciata all'enorme finestra che dà sul giardino curato, ripenso a mio padre e all'ultima conversazione travagliata nel suo ufficio.
Mi sono sentita tradita, quando senza dirmi niente, ha complottato alle mie spalle per far sì che la Savannah University mi accettasse.

È una tradizione della famiglia White frequentare la prestigiosa università, proprio come ha fatto Robert alla mia età, suo nonno e tutti gli antenati. Destino che, ahimè, devo sorbirmi anche io nonostante non porti il loro stesso cognome.
Poi, a detta dello Sceriffo -mio padre-, è la
scelta migliore per il mio futuro e non sia mai contraddirlo.

Ho diciotto anni e sono abbastanza convinta di sapere da sola, ciò che è meglio o meno per me stessa. Sta di fatto che da quel giorno ci parliamo a malapena, riducendoci a comunicare per lo più in monosillabi.

Quindi me ne sto qui ad osservare il cielo buio della sera con un'angoscia soffocante.

«Prima o poi finirò per scoppiare» la voce di Trevis mi riporta alla realtà, quando nervosamente si getta di sasso accanto a me conficcandosi nel divanetto di seta.

«No ti prego, non voglio vedere pezzi del tuo cadavere sparsi ovunque».

«Tu scherzi, ma non riesco a tranquillizzarmi...devo forse ricordarti che giorno è domani?».

«Risparmiamelo, anche perché a quest'ora ti avrà sentito pure Biden alla Casa Bianca».

E non esagero. Da quando sono tornata il mio fratellastro non fa altro che ripetermi quanto sia agitato e felice al contempo di realizzare finalmente il suo sogno: diventare il capitano dei famosi Tigers.
Un mese che insieme a Luke -il suo migliore amico-, mi parla di schemi e strategie di gioco talmente tanto, che ho imparato mentalmente a giocare a football.
Ed è grave, dal momento che per me la parola "sport" è un vero e proprio tabù.

«Ah-ah, non è divertente».

«Mh...un po' lo è» rispondo abbozzando un sorriso «Che hai?» gli chiedo notando una strana malinconia negli occhi, mentre si rigira il cellulare tra le mani.

«Niente...».

«Come niente? Hai una faccia. Non dirmi che hai litigato con Claire» la butto lì, ma ho una strana sensazione.
«Vuoi chiedermi di farti da Cupido? Ci provo, ma non ti assicuro niente».

Pongo le mani in avanti ironica, ma ho una sorta di sesto senso che si attiva solo quando si tratta di lui.

«Ti ci vedo proprio con arco e frecce».

«Finché non uccido qualcuno, ovvio» scoppiamo a ridere all'unisono sebbene la tensione non si plachi.

«Con Claire va alla grande...» mi informa dopo un po'. Sono contenta per loro, ma il suo tono agitato mi mette ansia.
Ok, sto iniziando a sudare, lo ammetto.

«Prometti di non arrabbiarti?».

Dire a qualcuno di non arrabbiarsi poco prima di toccare un argomento che fa "incazzare" non è per niente un'idea intelligente.

«Gli ho scritto» ammette scansando un ciuffo che gli ricade avanti agli occhi, per poco mi strozzo con la mia stessa saliva.

«Oh...» mi schiarisco la gola.
Ho promesso che non avrei detto niente, quindi cerco in tutti i modi di bloccare la mia lingua lunga.

È difficile. Ogni volta che Trev sta male a causa sua, la voglia di andarlo a pescare chissà dove e di prenderlo a pugni mi sale. Quindi stringo i denti e faccio una smorfia involontaria.

«Dai non guardarmi così, lo so cosa pensi».

Ok, se proprio insisti.

«Non è un "pensiero", è un dato di fatto. Sono mesi che è sparito chissà dove, solo Dio
sa a fare cosa e con chi...» un brivido mi accarezza la nuca inspiegabilmente «Non ti ha mai cercato o risposto, perché pensi che lo farà ora?».

Fa un bel sospiro e si porta la testa tra le mani amareggiato. Lo sguardo che mi lancia l'attimo dopo mi fa rabbrividire.
«Vuoi saperlo sul serio? Hai promesso che non ti arrabbi».

In realtà non ho promesso un bel cavolo di niente, ma vabbè, dettagli.

«Che?».
Allarme rosso, Hope. Allarme rosso.

«L'ho...contattato...si, beh» dice incespicando.

«Parla Trevis».

«L'ho contattato con il telefono di papà e....mi sono fatto passare per te».

Le sue parole mi giungono ovattate, però sono talmente forti da sentire un dolore fisico sul volto. Riavvolgo in nastro sperando che stia scherzando, ma quando mi rendo conto che è la pura realtà, balzo in piedi furibonda.

«TU HAI FATTO COSA?? QUANDO, COME, PERCHÉ?».

«Ieri sera. Ho sbagliato, lo so. Ho pensato che forse se a scrivere fossi stata tu, alla fine avrebbe risposto».

Sbatto le palpebre imperlate di mascara nero, mentre rabbiosamente mi tocco i capelli biondi. Non so se a scioccarmi maggiormente sia la sua bugia, o la convinzione di quello che dice.
Non esiste tregua tra cane e gatto, solo graffi e morsi, lo sanno tutti.

«Almeno ti ha risposto?».

«No».

«Ah...una reazione naturale dato che mi odia. Cosa ti aspettavi?».

Mi hai ignorata sul serio? Brutto stronzo.

«Dio Hope, ho fatto una cazzata è vero, ma sono stato nominato capitano. Sa quanto ho lavorato sodo per ottenere questo risultato. Durante l'anno mi sono allenato con lui e mi è sempre stato accanto. Sono certo che, se ora non è qui ha le sue buone ragioni e tu sei mancata per quattro anni...l'ho fatto senza pensare. Scusami».

Non so perché, ma vederlo così mi destabilizza. Un groppo in gola rischia di farmi piangere dal nervoso, così tento di ricompormi velocemente.

Scrollo la testa e piano mi avvicino a lui.
«Hai ragione. Non ci sono stata e sono l'ultima persona che ha il diritto di farti la predica, però potevi almeno avvisarmi».

«Scusami» dice con filo di voce e come vorrei mostrarmi più risoluta, però non ci riesco. Non con lui.

«Dai non fa niente, ormai è andata, l'importante che tu stia bene. Sai che non mi piace vederti così».

«È una confessione d'amore fraterno per caso?».
Trevis mi cinge le spalle in un abbraccio, sdrammatizzando.

«Può darsi, ma se lo dici a qualcuno saprò come usare le mie preziose frecce».

Dopo un po' di tempo passato a parlare, mi accorgo del suo abbigliamento impeccabile.
Veste una camicia bianca che copre il petto atletico e slanciato, mentre un paio di jeans scuri fasciano le gambe lunghe. I boccoli color grano, invece, sono leggermente tirati indietro, evidenziando tutta la sua bellezza.

Ha un aspetto apparentemente aggressivo, ma in realtà è un ragazzo dolce e sensibile.
Un po' come un agnello vestito da lupo, a differenza del fratellastro maggiore che rappresenta lo stereotipo del Casanova misterioso: un viso angelico e il carattere di una iena.

Non dimenticherò mai gli scherzi che mi faceva da bambini, come non cancellerò dalla mente il giorno del mio tredicesimo compleanno, quando come un maledetto stronzo rovesciò atterra la torta rosa a forma di castello.

Il solo pensiero di lui mi contorce le budella fino a darmi la nausea, figurarsi ad avercelo davanti.
Potrei seriamente rischiare di perdere la pazienza e non rispondere più delle mie azioni.

Alcune voci seguite dalle figure dei nostri genitori irrompono in soggiorno, dove effettivamente Trevis li sta aspettando da un bel po'.
«Santo cielo, siamo in ritardo» Grace afferra la borsetta nera in tinta con l'abito nero di Dior che indossa.

«Rilassati tesoro, siamo in perfetto orario».
Dietro di lei c'è Robert, che fissa l'orologio. Sono vestiti di tutto punto, quasi come quei modelli sulle riviste.

«Bene, ma dobbiamo affrettarci, sennò rischieremo di perdere il discorso d'apertura» continua Grace prima di puntare la sua attenzione su di me «Hope tesoro, mi auguro che questo tuo malore improvviso non si prolunghi fino a domattina, altrimenti sarò costretta a farti visitare».

Sono certa di leggere un pizzico di sarcasmo nella sua voce.
«Domani starò bene».

«Ma guarda un po', mia figlia ha scoperto di avere il dono della chiaroveggenza. Già sa con certezza che domani starà meglio».

Abbozzo un sorriso forzato.

In realtà ho inventato una scusa per restare a casa e mia madre come sempre lo sa. Mi conosce abbastanza bene, dopotutto.
Il fatto è che non ho voglia di partecipare all'ennesima serata di beneficenza dove la gente in ghingheri va in giro ad ostentare il proprio denaro. E' risaputo che la maggior parte dei ricavi vengono spesi in feste e manutenzione dei Club di lusso della città.

«Hai sentito? Starà bene. Ora andiamo» Robert viene in mio soccorso.

Afferra mamma dalle spalle e la trascina via, mentre lei urla qualcosa riguardo la cena o non so. Trevis, invece, mi dà un bacio sulla guancia.

«Ti voglio bene e mi dispiace». Confessa prima di dileguarsi.

Passo il resto della serata stravaccata sul divano, mangiando gelato al cioccolato e guardando per l'ennesima volta la prima stagione di Stranger Things. Ogni tanto Claire e Olivia mi inviano immagini della serata, spettegolando su chiunque passi loro avanti, facendomi sorridere.
Infine scrivo un messaggio a mio padre, senza ricevere alcuna risposta.

Gioco con il telefono, lascio persino che il gorgogliare della fontana zen posta a qualche metro da me mi aiuti a rilassarmi inutilmente.
Dopo varie ore passate a crogiolarmi e le restanti a pronunciare parole, come dire...poco carine nei confronti del diavolo in persona, decido di alzarmi.

«Dannazione! Ho bisogno di una nuotata» sbotto a voce fin troppo alta.

Salgo le scale raggiungendo la mia stanza al secondo piano. Le camere da letto sono tutte qui compresa quella degli ospiti, fatta eccezione della mansarda all'ultimo piano che è libera indovinate da quanto? Da sei maledetti mesi.

Mi cambio velocemente, indosso un bikini nero a fascia, afferro l'accappatoio e mi reco al piano terra. La piscina termale si trova accanto alla palestra piccola e ben fornita. Ci sono pesi, macchinari a me estranei e sacchi da boxe grossi almeno quanto me. Nonostante l'arredo talmente elegante da darmi il voltastomaco, so già che non la userò mai.

Senza pensarci due volte attraverso la parete in vetro appannato e raggiungo il bordo, dove l'acqua è sufficientemente alta da permettermi di effettuare un tuffo. Lascio le mie cose su una sdraio in legno, poi mi sciolgo i capelli biondi abbastanza lunghi da superare l'altezza del seno. Il vapore rende le mattonelle leggermente scivolose, così facendo attenzione mi calo giù.

Ho sempre amato nuotare fin da piccola, e ammetto di cavarmela ancora fin troppo bene per essere stata anni senza vedere una piscina o il mare.
A Portland, erano altre le cose che mi entusiasmavano, non sentivo mai il bisogno di dover annegare i miei pensieri fino allo sfinimento.
Cosa che non si può dire di Savannah, dove il pensiero di lui è sempre più pesante.

Davvero non mi ha risposto? Chi si crede di essere, il Re del mondo?

Passo una mezz'ora a provare i diversi stili, dalla rana a quello libero, permettendo alla mia mente di liberarsi dagli istinti omicidi e, ammetto che per un po' sembra funzionare.

Appunto, per un po'.

«Ma guarda chi si vede».
Una voce lontana ma invasiva si insinua nelle mie orecchie con la stessa forza di un uragano, nonostante mi trovi in apnea.
Osservo la figura distorta che se ne sta ferma a bordo piscina finché riemergo, e ciò che i miei occhi vedono mi lascia a bocca aperta. Letteralmente.

L'antagonista della mia vita, il figlio dannato, il lato nero della medaglia, se ne sta di fronte a me diabolico.
I soliti capelli ribelli e scuri come la pece gli ricadono delicati sulla fronte illuminati dalla leggera luce delle lampade. Quegli occhi rari come gemme di smeraldo, invece, mi fissano impassibili, contornati da un volto diafano privo di imperfezioni.
Non è più il ragazzo con la faccia da schiaffi che ricordavo, ma un uomo di un metro e novanta con muscoli talmente scolpiti che sembrano fatti a mano.

«Oh, cazzo!».
Penso, anzi dico apertamente.

«Ciao piccola Malefica, ti sono mancato?».

Non può averlo chiesto davvero con quel dannato sorriso.

«J- Jordan».

__________________________________

Ciao bellezze, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere ❤️

Lasciate la stellina, almeno capisco se è di vostro gradimento ⭐️

Accetto consigli. Grazie 🙏

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top