Camel by Camel (parte 1)
Quando Theodor disse di avere una Stanza anche a Luxor, una tra le più celebri città d'Egitto, Joey e Ofelia chiusero gli occhi prima di teletrasportarsi. Avevano passato i precedenti dieci minuti a confabulare su dove si sarebbero ritrovati:
«Un altro luna park? O forse un locale turistico pieno di cibi e bevande tipiche?»
«Magari sulla punta di una piramide!»
«Ma quelle non si trovano a Luxor»
«Ti prego diccelo»
«No, voglio una sorpresa!»
Si ritrovarono, invece, in mezzo ad un grande spiazzo di sabbia e ciottoli, circondati solo dal vuoto silenzio. In lontananza potevano scorgere campi verdi lungo le sponde del Nilo e, ancora più distanti, le piccole luci in movimento della città.
Il tramonto alle loro spalle colorava delle sue romantiche sfumature il terreno già rossiccio, su cui erano proiettate tre ombre allungate.
«Bel paesaggio» mormorò la ragazza, tentando di nascondere il brontolio del suo stomaco vuoto.
Joey, che ormai la conosceva sin troppo bene, era preparato ad ogni evenienza come il genitore di una bambina, quindi ricacciò dalla tasca una barretta al cioccolato e gliela diede. Non disse nulla, ma anche lui era rimasto un po' spaesato da quell'ambientazione.
Iniziarono poi a seguire il biondo, inaspettatamente serio e taciturno, lungo un polveroso sentiero a malapena visibile.
«Tutto bene?»
«Sì, scusatemi, prima di raggiungere Il Cairo devo sbrigare una faccenda»
E così, dopo aver camminato per chissà quanto lungo una stradina scoscesa, si ritrovarono più o meno nello stesso punto di prima, ma più in basso, invece che sull'altopiano.
Realizzarono di trovarsi nella famosissima Valle dei Re, uno dei siti archeologici più conosciuti al mondo. Davanti a loro, infiniti gradini conducevano ad una struttura sorretta da enormi colonne per metà distrutte e antiche statue dallo stile egittizzante. Non c'erano né turisti né fastidioso chiacchiericcio a quell'ora, e con la luce del Sole calante provarono una particolare atmosfera di reverenza dinanzi a tale grandezza storica. Rimasero senza fiato, più di quanto un parco divertimenti avrebbe mai potuto fare.
«È il tempio di Tutankhamon, l'ho visto in un documentario!»
«Come mai hai una Stanza proprio qui?»
Theodor aveva un'aria sofferente, come se avesse preferito tornare nella prigione di Green Dolphin Street pur di non trovarsi in quel posto. Aprì la bocca per parlare ma si bloccò.
Era certo che l'avrebbero preso per pazzo, ma prima o poi ne sarebbero venuti a conoscenza, tanto valeva parlargliene ora, invece di accompagnarli impreparati dove stavano andando.
«S-sono maledetto»
Ci furono alcuni secondi di imbarazzante silenzio in cui Joey e Ofelia tentarono di capire se fossero o meno vittime di uno scherzo. Mai si sarebbero aspettati di sentire da una persona talmente logica e razionale un cosa del genere.
«In che senso?» chiesero all'unisono, quando realizzarono che era più serio che mai.
«Mi credete?»
«Dopo tutte le cose strane che ci sono successe, non mi sorprenderei nemmeno dell'esistenza dei fantasmi!»
«Bene, perché è proprio da un fantasma che stiamo andando» disse un po' più tranquillo, incamminandosi verso l'entrata del tempio.
«Conoscete la maledizione di Tutankhamon?»
«Sì, chi viola la sua tomba muore dopo poco. È accaduto con gli studiosi che hanno effettuato i primi scavi. Ma è solo una leggenda, giusto?»
«Solo per metà»
Bussò ad una porta, decorata da delle incisioni di uno sciacallo e alcune figure con le braccia legate dietro la schiena. Quella si aprì con un fastidioso rumore di pietra su pietra, mostrando una buia pendenza.
«Potresti almeno accendere le torce! Perché devi fare così ogni volta?»
Sentirono qualcuno sbuffare, poi delle fiaccole si accesero in modo teatrale, illuminando il corridoio.
Ofelia si strinse a Joey, che nonostante tenesse il petto in fuori, era dieci volte più terrorizzato di lei da quel lugubre sepolcro.
«Venire qui a fare ricerche per conto della Fondazione fu la mia prima e unica missione sul campo. Prima di partire con voi, ovviamente»
Un'altra porta, sempre decorata da particolari sigilli, si aprì con fastidiosa lentezza, accompagnata da una risatina.
«E caddi vittima della maledizione di Tutankhamon. Da allora devo rispettare la condizione da lui posta, ovvero tornare qui una volta l'anno e sfidarlo a senet»
«Senet? Cosa sarebbe?»
«Un arcaico gioco da tavolo»
«E cosa succede se non ti presenti?»
«La stessa fine degli archeologi che hanno dato il via alla leggenda»
La morte.
Attraversarono una camera rettangolare. Le pareti erano grigie e spoglie, ma sul pavimento erano accumulati oggetti di ogni genere: gioielli luccicanti, forzieri pieni di monete, strani letti dalla forma animale... Antichità a parte, a Joey sembrò di vedere una macchinina telecomandata coperta di ammaccature, mentre Ofelia avrebbe potuto giurare di essere inciampata in un vecchio Game Boy. Ma entrambi erano troppo concentrati nel guardare due statue a grandezza naturale, solennemente posizionate ai lati di una terza porta.
Vennero accolti da quattro mura riccamente decorate in oro e raffiguranti divinità, templi, creature e simboli che non riuscirono a decifrare. Al centro, splendente e perfettamente conservato, un magnifico sarcofago. Semiaperto.
«Chi si rivede! Hai portato degli amici, stavolta?» disse una melliflua voce maschile.
Come spuntato dal nulla, o come se fosse sempre stato lì nell'ombra, un bel ragazzo dalla pelle olivastra sorrise ai suoi ospiti, allargando un falso sorriso. Indossava sulla testa il tipico copricapo dei faraoni, dorato e blu notte, e addosso... Una giacca di pelle? Jeans strappati e delle sneakers?
«Il mio nome è Nebkheperura Tutankhamon, sono il...»
«Sì, sì, conoscono la tua storia»
Il nervosismo di Theodor, che era semplicemente seccato dal fatto di trovarsi lì, era del tutto diverso dai balbettii dei suoi due compagni di viaggio:
«Lui è davvero...» «Com'è possibile?»
«Quando un'anima non trova pace o ha questioni in sospeso, è costretta a rimanere sulla Terra come fantasma. Può capitare che sia legata ad un luogo»
Il faraone roteò gli occhi e scansò Theodor con un braccio, impedendogli di continuare la spiegazione.
«Noioso come tuo solito! Ti risparmio un'altra imbarazzante sconfitta in cambio di una notte con questa bellezza» sussurrò suadente, avvicinandosi a Ofelia.
«Non pensarci nemmeno! Lascia stare i miei amici, cominciamo a giocare. Mi sono esercitato, stavolta vincerò»
«Lo hai detto anche la scorsa volta»
Nonostante il tono melenso, gli occhi di Tutankhamon brillarono di una strana luce quando un'aura infuocata cominciò a circondarlo, per poi prendere forma e consolidarsi in una strana tavoletta divisa in caselle. Apparvero anche alcune pedine disposte in diagonale che, spiegò Theodor, bisognava far uscire dalla scacchiera il prima possibile. E mentre agitava dei legnetti nel pugno, fece anche un breve riassunto sulle regole di quello strano gioco, i cui punti dipendevano da quante facce bianche apparivano:
«Se ne ottengo una, quattro o sei, come adesso, posso avanzare e proseguire con un altro turno»
Spostò quindi, con un particolare movimento a Z, una delle pedine.
«Quando, invece, si ottengono due o tre punti, si avanza e si passa subito la mano all'avversario»
Il faraone sorrise soddisfatto e continuò la partita.
Inizialmente Joey e Ofelia, seppur ancora intimoriti dall'avere davanti uno spocchioso fantasma, tentarono di ascoltare e memorizzare tutte quelle informazioni, seguendo passaggio dopo passaggio. Ma, quando si cominciò a parlare di quando occorre retrocedere, di come tre pedine consecutive dello stesso colore costituiscano un "muro", e altre regole che a malapena capirono, si persero iniziando a borbottare fra di loro.
«Perché è tornato indietro?»
«Non si può occupare la casella dell'avversario»
«Ma era una sua pedina»
«Allora sarebbe dovuto tornare al punto di partenza, giusto?»
«SHHH!» sibilarono i due sfidanti, sudati e concentrati come se stessero affrontando la prova più complessa e faticosa della loro vita.
«Aspetta, Joey ha ragione, devi... Che fine ha fatto la pedina?»
«È qui, il tuo amichetto tutto muscoli e niente cervello non ha notato che era una casella più indietro»
«Non lo insultare! E sei sicuro di non averla spostata tu?»
«Sai che non farei mai una cosa del genere»
Theodor lo guardò dubbioso, non era certo che stesse dicendo la verità. In ogni caso, non se la sentiva di interrompere la partita, non ora che il suo avversario aveva fatto una giocata così brutta. Tutankhamon era, infatti, diventato stranamente silenzioso mentre teneva bloccato il braccio, alzato per metà.
«Le ultime caselle hanno caratteristiche particolari: la ventiseiesima è detta "Casa dell'abbondanza" perché ti protegge dalla successiva, ovvero la "Casa della malasorte". E qualcuno ci è appena finito sopra»
Il fantasma prese la sua pedina per riportarla a metà scacchiera, sulla "Casa della rinascita", mentre fissava con astio il ragazzo davanti a lui. A causa di questo passo falso aveva perso parte del suo vantaggio.
«Fermo! Quella casella era occupata, così avresti dovuto attendere ben quattro turni» disse l'altro, tentando di togliergli i legnetti dalle mani.
«Oh, non cominciare, era vuota!»
«Ho un'ottima memoria fotografica, e lì c'era una mia pedina, che ora si trova ben due caselle più indietro»
«Fai così solo perché sto vincendo, possibile che dopo tutto questo tempo tu non abbia ancora imparato a perdere?»
In realtà Theodor, dopo tutto quel tempo, aveva imparato a non fidarsi per niente del giovane sovrano. I primi anni aveva accettato le schiaccianti sconfitte, dopotutto aveva davanti qualcuno con secoli in più di esperienza! Ma presto sorsero alcuni dubbi: possibile che, nonostante l'allenamento costante, non fosse mai in grado di vincere? E che ogni volta qualche pezzo pareva sparire e riapparire come per magia? Eppure, non era mai riuscito a capire quale fosse il trucco.
«Perché tieni una pedina sulla spalla?» chiese Ofelia, interrompendo i due sfidanti che continuavano a lanciarsi occhiatacce.
Joey puntò di scatto il dito, come a far capire che l'aveva vista anche lui, mentre Theodor spostò lo sguardo a malapena in tempo per scorgere qualcosa zampettare via.
Cosa sta architettando Tutankhamon? Theodor riuscirà a togliersi di dosso questa fastidiosa maledizione?
Per scoprirlo, lasciate una stellina e attendete il prossimo capitolo!
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