Bad Romance
Cinzia e Rodon, con la scusa di essere stati attaccati da Natorious Big per primi, decisero di ordinare una portata in più per rimettersi del tutto in forze. Gli altri tre, invece, furono costretti ad incamminarsi così da incontrare il mafioso. E se per Theodor e Ofelia fu difficilissimo abbandonare quell'invitante impepata di cozze, Joey avrebbe preferito prendersi a pugni da solo pur di non lasciare lì anche la sua nuova fiamma.
«Vai a Napoli e poi muori»
«Sembra un insulto, perché lo dicono?»
«È una citazione di Goethe. Vuol dire che, una volta visitato questo posto, non lo si potrà mai dimenticare, perché trasforma le persone e le migliora»
«Per me è stupido»
«Per te è tutto stupido»
«Ho un déjà vu»
Qualcosa si schiantò proprio lì accanto, facendo un buco nei sampietrini e interrompendo le loro chiacchiere. Un altro tonfo, stavolta così vicino che pezzetti di leucitite gli piombarono addosso.
«Neanche il tempo di rifiatare» borbottò Ofelia correndo dietro una vecchia casa in mattoncini.
Persino Joey, solitamente positivo e sorridente, era davvero seccato dalla situazione. La lotta con Notorious Big poteva essere stata una sfortunata coincidenza, ma stavolta era evidente lo zampino dell'Ultimo Verde.
«Non possiamo evitare lo scontro, farà di tutto per eliminarci»
«Così arriveremo in ritardo!»
Si guardarono, tutti con la stessa idea in testa: dividersi. Era l'unico modo per recuperare la freccia stand senza avere qualcuno alle calcagna, peccato che la volta precedente fossero letteralmente finiti all'Inferno. Non volevano che qualcosa del genere riaccadesse, ma una cannonata talmente forte da sgretolare lo spigolo dell'edificio che li proteggeva gli fece cambiare idea.
Andarono ad accovacciarsi dietro un muretto, evitando altri due attacchi.
«Joey, sei l'unico in grado di poter raggiungere il luogo dell'appuntamento in tempo. Io e Ofelia resteremo qui» disse Theodor con inaspettata decisione, a quanto pare gli ingranaggi nella sua testa avevano già iniziato a girare.
A malincuore, il ragazzo fu costretto ad accettare. Sapeva che era la scelta giusta, eppure il pensiero di lasciarli soli in balia del nemico non era proprio nel suo carattere.
Ofelia provò a rassicurarlo, scherzando su una frase che dicevano da piccoli dopo aver combinato qualche guaio:
«È l'occasione giusta per sfruttare la tecnica segreta della famiglia Jordie»
Lui sorrise, capendo il gioco.
«La tecnica della fuga!»
Gli lanciò un'occhiata da "State attenti" e corse via, preoccupato, ma certo del fatto che non c'erano persone migliori da cui farsi guardare le spalle.
Nello stesso momento Theodor si precipitò dall'altra parte della strada, ancora e ancora, attirando su di lui l'attenzione. A causa dell'alta velocità, gli oggetti lanciati sembravano macchie volanti, che sparivano in un botto non appena toccavano qualche superficie. Dopo l'ennesima schivata fortunata, tornò a nascondersi.
«Vuoi spiegarmi cosa diavolo ti è preso? Hai rischiato di finire con le ossa frantumate!»
Lui sistemò gli occhiali sul naso e, ancora un po' senza fiato, indicò un edificio.
Rispetto a loro si trovava molto in alto, la facciata frontale era bianca e attraversata da una serie di bellissimi archi, sembrava una vera e propria reggia. La Certosa di San Martino. Imponente e regnante su tutte le strette vie, che da lassù dovevano essere perfettamente visibili.
«Gli attacchi provengono tutti da quella direzione»
Ofelia si sporse a guardare, e per poco un bolide non la colpì in pieno viso.
«Riesce a vederci nonostante la distanza. È inutile provare a raggiungerlo, potrebbe scappare o spostarsi»
«Dobbiamo trovare un modo per nascondergli la nostra posizione»
«Distraiamolo con l'esplosione di una bomba!» propose lei, ancora curiosa di sapere come costruirne una.
Era pronta a ricevere qualche rimprovero o rigido commento su come fosse troppo pericoloso insegnarle qualcosa del genere, su come si trovassero in pieno centro e qualcuno sarebbe potuto rimanere ferito, ma Theodor la guardò come se avesse detto una cosa estremamente intelligente.
«Ofelia, sei un genio!»
«Eh? Cosa? Ti si è fuso il cervello?»
«Faremo un fumogeno! Usando abbastanza materiale e scagliandolo più in alto possibile, si creerebbe una cupola grigia sull'intera zona»
Gli occhi della ragazza si illuminarono, già si immaginava a cercare strani aggeggi elettronici e sostanze chimiche per creare la bomba di fumo più grande di tutti i tempi.
«Allora, cosa ci serve?» Ricacciò dalla tasca un foglietto stropicciato e cominciò a scrivere:
•Saccarosio
•Nitrato di potassio
•Carbonato monosodico
•Un tubo di cartone
•Una miccia
E altre cose molto meno interessanti.
Bene, questi nomi complessi erano proprio ciò che voleva. Chissà come sarebbe stato emozionante girovagare per la città, con il rischio di essere attaccati da qualche oggetto volante.
«Da dove cominciamo? Sconosciute vie tenebrose? Covi segreti di geni ribelli?»
«Oh, no, da quel supermercato laggiù»
Nulla l'aveva mai delusa così tanto. Batteva i piedi come una bambina, mentre Theodor la trascinava a forza tra le corsie del negozio più monotono e normale che ci fosse. A quanto pare il nitrato di potassio poteva essere trovato in un qualsiasi reparto per il giardinaggio, il carbonato monosodico non era che semplice bicarbonato e il saccarosio...
«Non potevi dire zucchero e basta?»
«È stato molto divertente»
«L'hai fatto di proposito?!»
Il ragazzo si limitò a sorridere.
Pagato il conto, tentarono di varcare le porte scorrevoli il più in fretta possibile, ma il nemico li stava aspettando e una raffica di attacchi difficili da evitare gli piombò addosso. Ofelia se la cavò con una semplice bruciatura sullo zigomo, mentre per Theodor fu come vivere la scena a rallentatore. Li vide chiaramente: erano palloni da calcio, infiammati per la velocità come meteore. Riuscì a schivarne due per un pelo, ma un terzo lo colpì con violenza alla mano destra. Crack.
Pervaso dall'adrenalina trovò la forza di raccogliere gli acquisti caduti a causa dell'impatto, poi afferrò Ofelia per il cappotto e corse nell'unico luogo dove nessuno avrebbe osato attaccarli apertamente: via Spaccanapoli. Turisti, venditori urlanti e abitanti del luogo riempivano la strada fino a rendere difficile fare un paio di passi senza scontrarsi con qualcuno. Poi, approfittando del caos, girò all'improvviso in una sudicia traversa, con graffiti sui muri e cassonetti stracolmi di spazzatura.
Il dito indice e il dito medio di Theodor avevano assunto un brutto colore, in netto contrasto con la sua pelle chiara.
«Dovrai farlo tu» disse iniziando a tirar fuori dalla busta tutti gli ingredienti.
«Io? Non so fare neanche un piatto di pasta! E se sbagliassi le dosi? E se esplodesse? E se...»
«Sei in gamba, Ofelia, più di quanto pensi. Ti guiderò passo dopo passo, e ce la farai. Credo in te»
Lei annuì, un po' incerta e rossa in viso.
Prima di tutto mise guanti, occhiali e mascherina per proteggersi, aiutando anche il ragazzo, che non riusciva a muovere la mano. Preparò la bilancia, le varie ciotole, un fornelletto da campeggio e il tubo di cartone, così da avere tutto sott'occhi. Come promesso, Theodor le disse ogni cosa da fare rimanendo calmo, fu un perfetto maestro nonostante il dolore delle fratture.
Completato il fumogeno sorrisero soddisfatti.
«Ora dobbiamo lanciarlo in alto, ma come? Potremmo creare una catapulta, una leva o...»
«A questo posso pensarci io» lo interruppe Ofelia.
Non aveva alcuna voglia di usare Gasoline, il suo stand, che non manifestava dallo scontro con Kimberly. Ma fino a quel momento si era limitata a mescolare zucchero e bicarbonato, sentiva di dover contribuire di più alla riuscita del piano.
La melma nera si innalzò dal terreno, guardandosi intorno con i suoi molteplici occhi e aspettando l'ordine della portatrice. Lei si limitò ad indicare il cielo, poi accese la miccia del fumogeno e lo fece divorare da quella disgustosa bocca sghignazzante. Un secondo prima che Theodor potesse chiederle cosa diamine aveva fatto, l'ammasso informe di liquido sputò la bomba in aria, sopra le loro teste, sopra tutti gli edifici.
Questa esplose, e subito un sacco di fumo cominciò a scendere come nebbia fittissima su tutta la zona circostante. Dopo qualche minuto non si trovavano più nella caotica e colorata Napoli, sembrava più una città abbandonata, grigia e puzzolente. I turisti erano spariti, chiusi in qualche locale, e di conseguenza anche i venditori, delusi e straniti:
«C sta succerenn?»
«Chiudi la finestra!»
I due presero coraggio e, tenendosi stretti sotto braccio, uscirono in mezzo alla strada. Nulla. Nessun attacco. Il piano aveva funzionato e le loro ipotesi erano state confermate. Decisi a porre fine allo scontro e a tornare subito da Joey, corsero verso la Certosa di San Martino.
Lì sopra, vicini alla grande balconata con vista sull'intera città, due persone stavano litigando animatamente. Una ragazza dai vestiti rosa shocking e con due lunghe code castane, accusava di qualcosa quello che sembrava essere il suo fidanzato, alto e dall'espressione arrogante. Accanto a loro c'erano una rete piena di palloni da calcio e una sorta di cheerleader, che agitava i ponpon in direzione di lui.
Sul muretto bianco erano poggiati dei fascicoli e una foto dei tre protagonisti.
«Come hai potuto fartelo sfuggire? Credevi davvero che quel mingherlino pelle e ossa potesse essere il nostro obiettivo?»
«Prada, smettila, mi sono distratto!» rispose il ragazzo lanciando una rapida ma evidente occhiata alla piccola immagine di Ofelia.
«SEI SERIO?! Joey Jordie ormai avrà recuperato la freccia, l'Ultimo Verde se la prenderà con me, e tutto perché eri impegnato a guardare la gotica!»
Ad ogni parola, la cheerleader bianca e rosa rallentava la sua danza, come se il motore che la animava si stesse pian piano spegnendo.
«Se mi avessi portato da questo Ultimo Verde, adesso avrei un potere e nulla sarebbe successo!»
«Senza il mio Bad Romance non riusciresti a tirare pallonate così forti, dovresti solo ringraziarmi!»
Nel frattempo, Theodor e Ofelia erano arrivati fino in cima alla Certosa di San Martino, convinti di dover affrontare qualcuno di temibile. Avevano persino ideato una sorta di strategia per evitare quei rapidissimi attacchi, che prevedeva l'uso di Gasoline e Fortytwo. Invece si ritrovarono ad assistere a questa strana sceneggiata.
«Dovremmo fermarli?»
«Certo che no, voglio vedere come va a finire»
«Sì, anche io. Però mi fanno male le dita»
«Shh! Credo stiano per lasciarsi!»
«Piccola, dai, non esagerare. Usa la tua abilità per rendermi ancora più forte, li troverò e li manderò a tappeto»
«Ma certo, così potrai provarci con la tipa scontrosa in mia assenza. Non sono così stupida!»
«Se continui a fare l'isterica lo farò di sicuro, e lei cascherà ai miei piedi»
«Non ne posso più! Bad Romance aumenta le capacità fisiche solo di colui che amo, e tra noi è finita. Addio, Valentino!»
Prada si voltò di scatto, facendo sparire la cheerleader ormai immobile e notando la presenza dei due rivali. Theodor le porse un biglietto da visita della Fondazione e la ragazza, forse un po' presuntuosa ma non stupida, lo accettò con un finto sorriso. Sapeva che, dopo aver mandato a monte la missione in modo così imbarazzante, era meglio non tornare dall'Ultimo Verde. Senza contare che una persona senza stand era a conoscenza di tutto. Lanciò uno sguardo di puro odio a Ofelia e poi si allontanò, muovendo i fianchi in modo esagerato.
«Piacere, Valentino. Se non sei pazza come quella lì, possiamo uscire insieme» disse il ragazzo ammiccando, dopo essersi avvicinato alla coppia.
Ofelia lo guardò come se fosse uno scarafaggio, si strinse ancor di più a Theodor e gli diede anche un bacio a schiocco. Entrambi si voltarono, lasciando lì lo "spaventosissimo" nemico.
Adesso era il momento di ricongiungersi con Joey.
Grazie a Caudsss e _Ifritz_ che mi hanno aiutata con l'ambientazione e l'impostazione del capitolo. Detto questo... Tecnica della fuga!
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