Twenty-Three | Boggarts
_GingerGirl mi ha scritto: Allora, sai quando in classe c'è la solita persona particolarmente tonta che non riesce a fare due più due ed è presa in giro da tutti gli altri? Speravo potessi fare un capitolo spiegando quanto sia umiliante che le persone ridano di te quando sei alle prese con qualcosa di troppo difficile.
☾
Neville fissava il calderone a metà tra il rassegnato e lo sconfortato. Un altro disastro.
Il professor Piton stava vagando tra i banchi; non ci sarebbe voluto molto, prima che si accorgesse del lavoro di Neville.
E, all'improvviso, puntuale come un orologio svizzero, eccolo lì. A criticarlo. A deriderlo.
Neville Longbottom, che non era nemmeno in grado di mettere un po' di polvere di Bubotuberi Puffagioli nel suo distillato di Doxycida.
Neville Longobottom, che faceva perfino dubitare alla gente se sapesse leggere o no.
E cos'erano quei suoni, in sottofondo? Erano risate. Risate di gente che trovava la cosa esilarante, che si divertiva alle sue spalle o che era semplice grata che fosse Neville, quello preso di mira.
Quando, durante una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure al terzo, dovette affrontare il suo Molliccio, nessuno, compreso lo stesso Neville, si stupì che fosse proprio Piton.
Ciò che, però, all'epoca Neville non capì era che il suo Molliccio non era Piton, bensì la sensazione che quest'ultimo gli faceva provare.
Agitazione. Nervosismo.
Il Molliccio era lì, quel giorno, e Neville non poteva fare a meno di sentirsi un fallimento, ai suoi occhi. Esattamente come si sentiva davanti agli occhi del vero Piton.
Neville non aveva paura di Piton. Aveva paura di quello che Piton rappresentava per lui.
Inadeguatezza. Disagio.
Il professor Piton era per Neville la personificazione di quella sensazione, odiosa, all'altezza dello stomaco che urlava: "NON SEI BRAVO ABBASTANZA!"
Ma Neville puntò la bacchetta, e produsse un Riddikulus eccellente.
Il Molliccio si ritrovò vestito dagli abiti di sua nonna e tutti risero. Questa volta, non per via di qualche suo disastro, ma per via di qualcosa che aveva fatto in classe senza sentirsi un fallimento.
E Neville sorrise.
Perché aveva umiliato la cosa che umiliava lui ogni giorno.
E si sente così fiero di se stesso, perché dovrebbe esserlo sempre.
*
Quando qualcuno viene umiliato pubblicamente, è come se affrontasse un Molliccio.
Non sempre, però, un Riddikulus può bastare.
La cosa che davvero aiuta è non ridere di lui/lei/*, ma comprendere che non è normale venir umiliati in classe, o in qualunque altro luogo, e cercare dei modi per confortare le persone.
A scuola si va per imparare, ed ognuno ha i suoi tempi.
Un insegnate deve aiutare, non demoralizzare.
Io parlo per esperienza personale, perché nella mia scuola si umilia pubblicamente quasi ogni giorno. Ed è diventato uno dei motivi per cui il mio livello di palpitazioni sale incessantemente quando so che devo affrontare determinati professori.
Ma vorrei semplicemente dire che nessuno dovrebbe esser tenuto a dirvi che non siete abbastanza. Perché lo siete.
Siete abbastanza.
Fatto il misfatto
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