Capitolo 8

La discesa dalla montagna su cui il castello si trovava fu per Alex più semplice della salita. Decisamente più semplice, visto che Diego lo fece scendere con la magia in volo dal pendio più scosceso.

Sua sorella era di nuovo sulle sue spalle, ma avrebbe dovuto portarla per poco; sapeva esserci un accampamento della ribellione lì vicino, che doveva controllare il castello per anticipare le mosse del nemico. Alex si era dimenticato della sua esistenza fino a quella mattina, e non poteva che chiedersi cosa avrebbero detto tutti, vedendolo lì.

Sperava sua sorella evitasse domande scomode almeno fino alla base della ribellione, ma aveva comunque preparato una storiella per spiegare tutto.

Era comunque leggermente in ansia quando raggiunse l'accampamento. Le guardie lo fermarono all'entrata, ma una delle due lo riconobbe e lo fece entrare, scortandolo dal capo.

"Signore, c'è qua Alex Dey". Così fu annunciato.

Il capo fece tanto d'occhi quando lo vide, il che imbarazzò Alex.

"È un onore conoscerla, signor Dey, ho sentito parlare molto di lei", disse l'uomo stringendogli la mano, un sorriso stampato sul volto, poi guardò Jennifer e disse: "La sua amica sta bene?".

"È morta, quindi direi di no. Volevo chiedervi un passaggio per tornare alla base... per il funerale". Alex non era sicuro sua sorella lo meritasse davvero, ma era pur sempre sangue del suo sangue, a prescindere dal fatto che l'aveva uccisa lui.

"Oh, certo. Ci arriveremo subito, comandante Dey! Devo farle vedere una cosa di cui forse non è a conoscenza".

Quello che l'uomo fece vedere ad Alex fu nientemeno che un portale. Il comandante non ricordava di averne mai visto uno, era magia elfica, se ne vedeva ben poca di quella.

"È collegato con un portale appena fuori dal campo base", spiegò l'uomo, "Come lo attraversi arrivi là. Fa venire un po' di mal di testa, essendo magico, ma funziona piuttosto bene. Lo può usare comodamente".

"Nessuno mi ha mai detto che usavamo i portali. Peter aveva detto che non usavamo la magia", fece Alex sentendosi irritato.

"Peter accetta di usare la magia solo se è certo che vada a suo vantaggio, ed è un idiota per questo. Che resti tra noi, ma la sua idea per cui il Fantasma vada tolto dai piedi in quanto potente mago è un'idiozia. Andrebbe tolto dai piedi per tutte le cose orribili che ha fatto, non per il fatto che sa usare la magia. Comunque, può già andare se vuole".

Alex non era pronto ad affrontare subito il suo destino, ma prima risolveva il problema, meglio era.

"Ti ringrazio...".

"Raphael. Mi chiamo Raphael".

"Ti ringrazio Raphael. Spero di rivederti presto, ora che so di questo passaggio", disse Alex con un sorriso che lo fece arrossire di colpo. Il comandante si girò poi a guardare il portale e lo attraversò.

Si ritrovò praticamente davanti al campo base, un forte senso di nausea addosso. Evidentemente la magia elfica e delle sirene non andavano d'accordo. Attese di riprendersi, poi iniziò a camminare verso l'entrata.

Le guardie che lì vigilavano lo scortarono verso la tenda del capo in perfetto silenzio, e in quel breve tragitto ricompose il comandante Dey che tutti conoscevano. Quando arrivò a destinazione, sorpassò la soglia a testa alta e con un'espressione granitica sul volto.

"Ah, Dey. Ti stavamo cercando... Quella è Jennifer?", chiese Peter, il capo dell'intera ribellione.

"Jennifer è morta, capo. Questo è il suo corpo".

"Avevo sentito dire che era gravemente malata... È per questo che ti sei assentato?".

Alex annuì. "Avevo trovato un mago che s'intendeva anche di medicina. Mi ero accordato con lui, ma ha tradito il nostro accordo e l'ha pugnalata nel sonno".

"Spero tu lo abbia punito a dovere, Dey".

"Non troverete di lui nemmeno le ceneri".

"Bene, prepareremo i funerali per stasera. Puoi lasciarla alle guardie".

Alex la lasciò andare delicatamente e le guardie subito la portarono via, lasciandolo solo con Peter. Come pochi giorni prima si sentì da solo, ma stavolta si sentì anche in pericolo.

"I miei uomini non mi hanno informato del tuo arrivo. Come sei arrivato qui?".

"Ho usato uno dei portali che collegano la nostra base con tutte le altre. Buffo, nemmeno sapevo usassimo portali".

"Non era indispensabile lo sapessi. È invece indispensabile sapere quale portale hai preso. Dov'eri, Dey?".

"Ero a nord".

"Verso il castello del Fantasma, immagino".

"Immagina giusto, ma non è da lui che sono andato, o la notizia della sua morte l'avrei accompagnata con un sorriso".

Peter sorrise divertito, mentre Alex rimase serio e composto. " Mi stai mentendo, non saprei però dire su cosa. Forse su tutto, visto che non ci sono maghi a nord se non il Fantasma stesso".

"Osa forse dire che la sto imbrogliando?".

"Quello che tu dici non è mai la completa verità, quindi sì".

"Se non mi puniste per ogni respiro che faccio accetterei anche di essere sempre sincero", disse Alex tagliente, "Ma non sto comunque mentendo".

"Le punizioni te le sei sempre meritate tutte".

"Come il fatto che possiedo la magia? Lei usa dei dannati portali che, se non le fosse chiaro, funzionano proprio con la magia. Se mi odia come credo, poteva buttarmi fuori ed estirpare il problema alla radice, sa? Ci sono modi anche più efficaci di bandire la magia che non sia torturare uno dei comandanti".

"Ancora una parola e sai che succederà, Dey".

"La mia ultima parola per lei è 'odio'", disse Alex. Gli diede poi le spalle e uscì, dirigendosi verso la sua tenda. Lì rispolverò gli abiti da lutto, completamente neri, che Jennifer aveva sempre detto lo facevano sembrare sexy. Per un momento si chiese cosa avrebbe detto Diego a vederlo vestito così, poi si ricordò che sarebbe tornato da lui presto e lo avrebbe visto lui stesso.

Non uscì dalla tenda fino a sera e andò direttamente verso la pira funeraria, su cui era già stata sistemata Jennifer. Si mise il prima fila, subito affiancato da Peter.

L'intera ribellione si raccolse attorno a loro e pregò per la sua anima, Alex compreso. Erano stati fianco a fianco per tutta la vita, non avrebbe evitato di pregare per lei solo per le cose che gli aveva detto.

Fu proprio lui a dare fuoco alla pira. Osservò sua sorella bruciare, assorto, tanto che non si accorse in tempo di Peter dietro a lui; se ne accorse solo quando fu spinto contro le fiamme.

Alex urlò mentre l'uomo lo teneva premuto contro la legna e le fiamme. Non riuscì a fermarsi e con la magia se lo levò di dosso, togliendosi poi a sua volta, anche se il danno era fatto. Riuscì a spegnere le fiamme, ma sapeva di essersi ormai irrimediabilmente ustionato.

"Che bella sorpresa... Hai sviluppato la magia in questi giorni di assenza. Ne sono abbastanza sicuro ormai, tu sei andato dal Fantasma a chiedere aiuto, da nessun altro avresti potuto prendere lezioni", disse con un ghigno.

Alex si rimise in piedi e disse: "E quindi? Che succede se ho sviluppato la magia?! Anche tu la usi, dov'è il dannato problema?! Ce l'ho e la so usare!". Ignorò le affermazioni sul Fantasma prima di tradirsi.

"Usare la magia è vietato!".

"Allora tu per primo dovresti essere coerente con quello che dici e non usare i portali!", urlò Alex facendo sobbalzare tutta la folla. Probabilmente nessuno ne era al corrente, proprio come lui.

"I portali ci sono utili!".

"Anche io vi sarei potuto essere utile con i miei poteri, e invece mi avete torturato per farmela reprimere!".

"Non ci servono altre conferme, per quel che mi riguarda, portatelo nelle prigioni", disse Peter.

"Sai una cosa, Peter? Io ti ho sempre odiato, tu e il tuo modo di fare tutto, ma quello che più mi fa odiare la tua persona è che se io non avessi sviluppato i poteri tu mi avresti ucciso senza un ripensamento sulla stessa pira di mia sorella, e senza battere ciglio!", ringhiò Alex mentre le guardie gli legavano le mani dietro la schiena.

"Morto un comandante, se ne fa un altro".

"Voglio però vedere come avrebbero reagito tutti se io fossi morto sul serio per mano tua", disse sfidandolo con lo sguardo.

Tutti stavano guardando Peter, che lo liquidò con un gesto. "Portatelo alle prigioni e chiamate Matt. Era da un po' che non lavorava di notte".

Alex sentì freddo. Due persone si occupavano dei prigionieri da punire, e Matt era il più crudele. Non lo diede comunque a vedere e fu trasportato nelle prigioni - unico edificio vero e proprio del campo, posto sottoterra - senza che lui proferisse parola.

Quando arrivò Matt, iniziò il giorno peggiore della sua vita.

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