Capitolo 7
"Alex...".
"Jennifer?".
Alex era chino sul letto dell'infermeria su cui la sorella si trovava. Si sentiva estremamente felice; sua sorella stava davvero bene. Sebbene avesse passato giorni splendidi, aveva temuto di essere andato lì inutilmente.
La ragazza socchiuse gli occhi e rivolse lo sguardo verso il fratello.
"Alex... dove sono?".
"Al sicuro. Come ti senti?".
"Non mi sento più andare a fuoco".
"Era un'infezione magica piuttosto tosta. Siamo stati fortunati ad aver trovato un medico e mago in grado di curarti...".
Jennifer sorrise, poi notò che c'era una seconda figura là dentro con loro. Alex la vide strizzare gli occhi, poi li spalancò e balzò a sedere, arretrando contro la testiera del letto. Si era decisamente ripresa.
"Il Fantasma", espirò fuori. Guardò Alex, poi urlò: "Beh, che fai lì impalato? Ammazzalo!".
"No".
"Cosa vuol dire no?!".
"È stato lui a guarirti". Non era quello il vero motivo per cui non lo avrebbe ucciso, ma non poteva dirle tutto quello che era successo quella settimana. Non poteva dirle proprio nulla.
Jennifer fissò prima uno e poi l'altro, sconvolta.
"Cosa vuol dire? Dove diavolo siamo?".
"Non volevo lasciarti morire, Jen, e lui era l'unico che s'intendeva di medicina e magia abbastanza da salvarti".
"T-Tu ti sei alleato con il nemico?!".
"Chiamarla alleanza mi sembra eccessivo, gli ho solo chiesto un aiuto". Altra bugia bella e buona, erano ben più che alleati o legati da un aiuto.
"È ancora vivo però! Dai, uccidilo!".
"Non lo farò, Jen. Non sono un assassino".
"Non osare chiamarmi Jen! Da anni sei nella ribellione, da anni combattiamo per uccidere lui, e tu mi stai dicendo che ora che lo hai davanti non lo vuoi uccidere?!".
Lo aveva deciso il primo giorno che era entrato in quel castello e lo aveva affermato oggi giorno di più. "Esatto".
"Cazzo, sono sudicia della sua magia, preferivo morire che ritrovarmi così!", urlò Jennifer, che poi fissò Alex e aggiunse: "Mi disgusti, mi hai sempre disgustato e in questo momento io non vorrei vederti altro che morto. Tu per me non sei più nulla".
Il giovane non mostrò nulla, ma la crudeltà che portavano quelle parole lo colpì come un pugnale.
"Non prenderla sul personale, Dey, ma tua sorella mi stava meglio moribonda", commentò il Fantasma. Lui poteva sentire il dolore che stava provando Alex e avrebbe voluto poterlo consolare, ma non davanti a lei.
"Figlio di puttana! Tu hai devastato i popoli, hai distrutto selve, hai creato il caos, tu e la tua stupida magia! Devi solo crepare!".
Il Fantasma alzò le sopracciglia, leggermente divertito. "Sto morendo di paura", disse con un sorriso.
"Se succedesse l'intero mondo sarebbe in festa, e se quel... coso... non intende ucciderti, allora lo farò io e riporterò l'onore sulla nostra stirpe".
Tra le sue mani apparve un pugnale, da dove fosse stato preso nessuno dei due lo seppe mai. Lo tirò, un lancio che sarebbe stato perfetto e che avrebbe fatto centro se l'arma non si fosse fermata a mezz'aria in mezzo alla stanza.
Jennifer guardò il pugnale con gli occhi sgranati e, come il Fantasma, si girò verso Alex.
I suoi occhi erano puntati sull'arma che aveva davanti. Le sue mani brillavano di un blu acceso che tendeva al viola, un colore che il Fantasma non aveva mai visto fino a quel momento.
"Non ucciderai l'unica persona che si è dimostrata umana nei miei confronti, l'unica che ad una mia richiesta d'aiuto è stata disposta ad aiutarmi e che ha capito cosa ho passato da quando sono nato".
I suoi occhi puntarono Jennifer. "Sono venuto quassù perché non volevo vederti morire, ma solo ora capisco di che razza di errore ho fatto. Non ripeterò più un simile errore... quello che mi serviva davvero tanto l'ho ottenuto".
Il coltello tornò al mittente e si piantò nel petto della ragazza, che sgranò gli occhi per lo stupore. Morì davanti ai loro occhi, e Alex si lasciò cadere contro il muro.
"L'ho fatto davvero. L'ho fatto davvero", sussurrò mettendosi le mani sul volto.
Il Fantasma gli fu subito accanto. Voleva abbracciarlo, ma non era certo avrebbe gradito; si limitò quindi a sedersi davanti a lui. Alex alzò lo sguardo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, e disse: "Non dovrei sentirmi felice per averlo fatto. Dovrei essere disperato".
"Sai bene il motivo per cui non sei triste, Alex. Lo sento".
Alex si buttò tra le braccia del Fantasma con un disperato bisogno di essere a contatto con qualcuno di vivo. Di essere a contatto con lui, soprattutto.
Aveva bisogno di lui, di sentirlo. E quando Diego lo strinse a sé, il più giovane si sentì tranquillo.
"Non lasciarmi... non ora".
Sapeva che Diego non lo avrebbe lasciato finché non si sarebbe sentito pronto, e non era quello il momento.
Rimasero lì fermi per quelle che parvero ore, finché non trovò la forza di alzarsi. Guardò il corpo ormai freddo della sorella e disse: "La riporto tra i ribelli... e dopo il funerale, io distruggerò ogni cosa, a costo di perire con tutti gli altri".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top