Capitolo 3

Quella stessa notte accadde ciò che non gli accadeva da anni e che sperava non sarebbe mai più successo. Sognò i suoi anni d'infanzia, molto prima della ribellione. Quando ancora poteva usare quel poco di magia che possedeva.

Prima che il suo paese venisse messo a fuoco e fiamme dall'armata del tiranno. Fu con le fiamme che si svegliò di soprassalto, le mani illuminate di blu.

Se fosse stata notte fonda non se ne sarebbe fatto un problema, ma era giorno e fuori dalla cella c'era il Fantasma che lo stava guardando.

"Tu possiedi la magia". Non era una domanda.

Alex chiuse le mani a pugno e si concentrò, fino a farle tornare del loro normale colore roseo. In totale contrasto con il suo volto, che era bianco come un lenzuolo.

Rimase a guardarsi le sue mani con orrore, sentendo lo sguardo dell'uomo su di sé. Alla fine disse: "Non accadrà più".

"Perché no? Io sono un mago".

Alex scosse il capo e si alzò. Le mani si illuminarono di nuovo di blu e sospirò.

"Non so se lo sai, Dey, ma-".

"No, non lo so. Ho bisogno di mangiare". Il cibo di solito risolveva quel problema.

"Non sarà mangiando che controllerai i tuoi poteri, Dey. Io ti posso aiutare".

"L'ultima cosa che mi serve è sviluppare un potere che non porta nulla di buono".

Il Fantasma alzò un sopracciglio e disse: "Okay, ti porto a mangiare... meglio parlarne da seduti".

Alex rimase sorpreso di sapere che era quasi mezzogiorno. Non dormiva così tanto da non sapeva quanto, quella gli stava sembrando quasi una vacanza.

Si sedette al suo posto e iniziò a mangiare. Presto le mani iniziarono a spegnersi, tranquillizzandolo, finché non si riaccesero più brillanti di quanto ricordasse di averle mai viste. Balzò in piedi, guardandole con orrore.

"No, no, perché non vi spegnete?!", balbettò terrorizzato.

"Perché ci sono io. I poteri non addestrati si controllano più difficilmente in presenza di altre fonti magiche. Magari tra i ribelli riuscivi a sopprimerla, ma è molto più difficile senza allenamento e in mia presenza".

Alex guardò il Fantasma smarrito. "Vuoi dire che non si spegneranno?".

"Sarà difficile ma non impossibile. Abbiamo ancora alcuni giorni, posso insegnarti le basi della magia, sai?".

"Dovrò tornare nella ribellione e lì non potrei usarla. Sarebbe lavoro inutile".

"Dovrai perché moralmente devi, o perché lo vuoi?".

Non servì rispondere. Ormai anche Alex lo aveva chiaro, tornare là era in fondo alla sua lista dei desideri. Gli sembrava sbagliato anche stare in quel posto, per la verità, ma lì si sentiva accolto e trattato come una persona e non come uno strumento di guerra.

"Non sarai obbligato a tornare indietro".

"Non posso neanche stare qui... io non dovrei desiderare nemmeno di restare qui, tu dovresti essere mio nemico, io dovrei anche volerti morto in questo momento!".

Il Fantasma accennò ad un sorriso. "Io non sono un santo, Dey, ma non sono nemmeno un mostro. Non il mostro che la ribellione dipinge, di questo ne sono sicuro. Per esempio, so per certo di non aver mai dato fuoco al tuo villaggio".

Alex lo guardò ad occhi sgranati. "Cosa?".

"Sterminare i villaggi non è nel mio stile. Se qualcuno dà fastidio prelevo lui esclusivamente e lo faccio trovare morto, ma distruggere un villaggio? Quello no. Sono invece certo che per la ribellione sia una sorta di firma, ne ho visti molti di villaggi massacrati in quel modo da parte loro".

"Mi vuoi dire che non sei stato tu...?".

"Ne sono certo".

Alex si sentì travolgere dalla rabbia. Le sue mani divennero ancora più luminose e il suo bicchiere esplose e il liquido che conteneva si fermò a mezz'aria; il bicchiere del Fantasma subì la stessa sorte.

Il più giovane sentì che stava per perdere il controllo. Respirò profondamente, cercando di calmarsi, ma non ci riuscì. La sua rabbia non poteva essere bloccata.

Poi due mani gli presero i polsi e la sua magia fu soppressa così all'improvviso che crollò in ginocchio per il contraccolpo. Si ritrovò ad ansimare per la fatica, le braccia tenute sollevate dal Fantasma, le cui mani brillavano ora di arancione.

Rimasero lì per un minuto buono, finché l'uomo non lo lasciò andare, rispondendo ad un desiderio espresso solo per metà nella mente del giovane.

Si prese la testa tra le mani con un sospiro, non riuscendo nemmeno a formulare un pensiero coerente. Riuscì a rimettere un po' d'ordine quando la voce del Fantasma si fece largo nel caos: "Come fai ad avere questi poteri?".

"Mia madre era una sirena. Non tornava nel mare da anni, ma i poteri li aveva comunque e me li ha trasmessi. Non tutti, ma alcuni li ho ereditati... contro il mio volere".

"Anche tua sorella li ha?".

"Non li ha mai manifestati, non come i miei. Sapeva far vibrare i liquidi e basta".

Il Fantasma annuì, poi disse: "Almeno come fermarti te lo vorrei insegnare. Come ho appena fatto io, lo puoi fare da solo".

Alex guardò le mani dell'uomo, che tornarono normale più velocemente di quanto lui fosse mai riuscito a fare. Aveva sempre desiderato poterlo controllare, ma da lì a poterlo davvero fare...

"Non lo so".

"Hai tempo fino a domani per decidere. Io ho delle faccende da sbrigare, tu fai quel che vuoi".

Appena Alex riuscì ad alzarsi senza tremare per lo sforzo di cercare di controllare la propria magia, si ritirò in biblioteca. Forse leggere poteva calmarlo.

Finì a leggere un libro di mitologia che parlava proprio dell'origine della magia, delle sirene e di altri temi ancora che lo tennero incollato alle pagine per l'intero pomeriggio. Non tutte le storie erano vere, ma un fondo di verità c'era sempre in quel genere storie.

Si fermò a pensare all'offerta del Fantasma. Aveva soppresso i suoi poteri, per lui così ingovernabili, semplicemente toccandolo. Poteva leggergli la mente in qualunque momento, anche a distanza. Stava curando sua sorella.

Il suo cuore gli stava urlando di accettare l'offerta. Ne aveva bisogno. Non era nella ribellione, lì i suoi poteri non sarebbero stati soppressi a forza.

Il suo cervello però lo stava mettendo in guardia. Poteva davvero fidarsi del Fantasma? Lo stava trattando coi guanti, ma poteva anche starlo semplicemente sfruttando. Anzi, era probabile. Se anche non aveva compiuto tutte le atrocità di cui era accusato, qualcuna per forza doveva averla fatta.

Ma anche per la ribellione valeva lo stesso discorso, anzi, era pure peggiore, perché loro nascondevano totalmente tutto quello che succedeva al suo interno, il trattamento per tutto ciò che non andava bene secondo le loro regole stupide.

Forse in quei giorni avrebbe trovato una via alternativa. Forse non sarebbe stato costretto a tornare tra i ribelli.

Quando il Fantasma rientrò per la cena, Alex aveva la sua risposta.

"Voglio provarci. Voglio imparare a controllare i miei poteri".

Il Fantasma sorrise. "Allora da domani ci mettiamo al lavoro".

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