Capitolo 10

Alex? Alex, mi senti?

Diego? Sei tu?

Sono io. Il tuo corpo è messo male, la tua mente è sveglia e questo mi consola, ma non so se riuscirò a sistemarti il fisico. Il pugnale ti ha colpito il cuore, e il resto delle ferite non aiuta.

Se non dovessi riuscire a sistemare il corpo che mi succederà?

Bloccherò il tuo corpo come ho fatto quando sei svenuto per sempre. Tu sarai sveglio, ma non vivo. Sei capisci quel che intendo.

Capisco.

Farò comunque il possibile, Alex. Mi hai salvato la vita, ora devo fare io un miracolo.

Alex rimase cosciente nella sua mente, chiacchierando con Diego ogni tanto sulle sue condizioni. Non sentiva alcun dolore, e questo lo confortava e inquietava allo stesso tempo.

Finché non iniziò a sentire un dolore sordo al petto.

Diego, sto sentendo dolore... È un buon segno?

Non noti nient'altro, Alex?

Cosa dovrei notare?

Stai respirando, Alex. Ti sveglierai presto.

Alex non seppe quanto tempo passò da quella chiacchierata a quando si svegliò, ma non lo definì "presto". Gli parve un'eternità, finché non aprì gli occhi. Anzi, solo un occhio.

Lo sbatté ripetutamente, fissando il soffitto dell'infermeria del castello. La riconobbe solo dal colore, il che lo sorprese, visto che era stato lì una volta sola.

Poi un volto sfocato apparve sopra il suo. Intravide la sua bocca muoversi, ma non sentì nulla.

Sei tu sopra di me? Ti vedo sfocato.

Sì, sono io. Hai sentito quel che ti ho detto?

No.

Con un po' di fortuna tra qualche minuti riuscirai almeno a cogliere i rumori.

Che è successo all'altro mio occhio?

Non poteva essere sistemato. Non so che ti abbiano fatto ma non ho potuto fare altro che chiudertelo. Te l'ho anche dovuto asportare, per fortuna eri fisicamente morto e non hai sentito nulla.

Alex rispose con la voce rauca a quell'affermazione, e stavolta sentì la sua voce: "Cosa?".

"Ora mi senti?".

"Distante", disse cercando di inquadrare l'uomo.

"Cercherò di accelerare la tua guarigione. Per quanto starti accanto mi farebbe piacere, devo risolvere un sacco di faccende. Diffondere la verità sulla ribellione, parlare di te, fare cose del genere".

"Non pubblicizzarmi troppo o verranno qua a farmi la pelle".

"Devono passare sul mio cadavere prima. Ora riposati, entro due o tre giorni sarai come nuovo".

Alex non lo prese alla lettera, ma quando il quarto giorno si ritrovò a camminare in giro per il castello affiancato da Raphael dovette ricredersi.

"Perché non mi hai detto subito che lavoravi per il Fantasma? Potevo non mentirti!", esclamò Alex.

"Nessuno doveva saperlo, mi dispiace. Però la mia sorpresa e la mia ammirazione erano autentici, e ora ti ammiro più di prima".

"Non esageriamo, sono quasi morto".

"Togli il quasi. Sei morto per salvarlo, e se sei vivo è perché pur con un pugnale nel cuore sei stato sveglio abbastanza da poter essere soccorso in tempo. Non so bene come ci sei riuscito, ma sei stato bravissimo. Sei anche stato torturato dalla ribellione, più tutto ciò che sai e che ricordi. Sai, molti odiavano il Fantasma, ma questo evento potrebbe ribaltare la storia. Tutti sapranno la verità e forse finalmente lo lasceranno in pace... se lo merita. Ve lo meritate tutti e due. Comunque ti accompagno in biblioteca ora, così fai compagnia a Diego".

Diego era occupato a scrivere decine di lettere e nuove leggi; Alex si sedette a piano su una poltrona e decise di non disturbarlo, limitandosi a leggere un libro, finché non fu lui a prendere parola.

"Non si erano preparati per il mio arrivo, Alex. Tu non hai aperto bocca".

"No, non l'ho fatto. La tua lezione su come chiudere la mente è servita", rispose Alex concentrandosi sulle lettere della pagina che aveva davanti per non ricordare nulla di quella giornata.

"Sei più forte di quello che hai dato a vedere anche a me, allora. Una notte di torture fisiche e dopo hai anche resistito alla lettura della mente per non so neanche quanto, infine sei rimasto sveglio con un pugnale nel cuore. Sei andato oltre l'umano, Alex, e lo hai fatto per me... Tu però hai vissuto un incubo, rispetto al mio, quindi perché lo hai fatto?".

"Solo perché il mio è stato orribile, non vuol dire che il tuo vada sminuito", disse Alex.

"Alex".

Il suo occhio incontrò i suoi due. Rimasero in silenzio, poi Alex disse: "Perché ci tengo a te. So di non poter provare amore, ma quello che provo per te è la cosa che ci arriva più vicina... Semplicemente, non volevo perderti. Non volevo tradirti. Preferivo sopportare l'inferno piuttosto che farlo passare a te".

Diego lo guardò in silenzio, poi si alzò dalla scrivania e gli andò davanti. Lo invitò ad alzarsi, poi lo abbracciò.

"Ti amo, Alex Dey. Ho avuto tante sventure nella vita, ma sono felice di quello che ho ottenuto vivendo la mia vita come ho fatto. Sono felice di averti conosciuto e di averti ora al mio fianco. Ti amo e ti ringrazio".

Alex ricambiò l'abbraccio e disse: "Sono felice di aver deciso di venire qui per salvare Jennifer. Se non lo avessi fatto, non ti avrei mai incontrato... E non mi sarei mai sentito così accettato e felice in vita mia".

Poté sentire il sorriso e la gioia di Diego nel cuore riaggiustato e sorrise a sua volta.

Era ormai certo che lì avrebbe finalmente trovato la pace.

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