15. Il famigerato bacio

VI CONSIGLIO DI FARE UNA BELLA DOCCIA FREDDA PRIMA DI LEGGERE QUESTO CAPITOLO

(Scusate se troverete errori appena concluderò la storia, farò un'accurata revisione di tutti i capitoli)

DIEGO POV

«E' tutto molto bello» mormora mentre sorseggia il suo drink.

«Tu sei bella. Molto bella Bea» confesso guardandola negli occhi.

Arrossisce leggermente e cambia direzione, «si stanno divertendo molto» mormora guardando i nostri amici sulla pista da ballo.

«Non ti piace ballare?»

Scuote la testa, «da piccola facevo danza, ma per vari motivo ho mollato. E adesso non mi piace più ballare»

«Però con Rafael ballavi allegramente» bofonchio ripensando al suo fidanzamento, sorride leggermente, «dovevo trovare un idea per farti ingelosire» confessa facendomi l'occhiolino.

«Che stronza che sei» dico, «perchè hai smesso di ballare?»

Scrolla la spalle e capisco che per lei è un tasto dolente, così cambio argomento, «anche a me piaceva molto ballare, ballavo sempre con mia madre. Dopo la sua morte non ho mai più ballato» confesso bevendo tutto d'un fiato la tequila.

«Come è morta?»

«Mio padre aveva molti nemici. E' stata uccisa sotto i miei occhi» confesso. Le mie lacrime vogliono farsi largo nei miei occhi, ma io le rigetto indietro, «è stata colpa mia. Quel giorno mio padre ci aveva detto di rimanere tutti in casa, ma io ho insistito tanto perchè mi portasse in centro» prendo una pausa, «lei mi accontentava in tutto, e purtroppo anche quel giorno lo ha fatto. Siamo usciti di nascosto da papà, e poi è successo l'inevitabile. Non sono riuscito a fare nulla per salvarla» sbotto con le lacrime che hanno preso il sopravvento.

Spalanca gli occhi e mi abbraccia forte, come se fossi l'unica cosa che non vorrebbe mai perdere,  «non è stata colpa tua eri solo un bambino. Se tua madre fosse qui sarebbe molto orgoglioso di te» mormora rivolgendomi uno dei suoi sorrisi più belli.

La abbraccio più forte che mai, annegando il mio collo nei suoi capelli. Non parlo mai con nessuno delle mie cose private, ma con Bea mi viene tutto così naturale.

«Dai vieni» mormora allungando la sua mano, «dove?» dico confuso.

«Vieni con me a ballare, tua madre sarà felicissima di vederti ballare di nuovo»

Sorrido e tentennante afferro la sua mano, «lo sai che dopo mia madre tu sei l'unica donna con cui sto ballando?» sorride imbarazzata, mi cinge la mani al collo e io la afferro dalla vita tenendola stretta a me.

I nostri corpi si muovono in sintonia, i nostri respiri sono irregolari e i nostri occhi si stanno divorando con lo sguardo.

«Vieni con me» sussurro nel suo orecchio sinistro, facendola trasalire per poi afferrarle la mano e trascinarla nel mio ufficio.

«Dove siamo?» chiede guardandosi attorno.

«Nel mio ufficio» bofonchio, avviandomi verso di lei e afferrando le sue  guance con entrambe le mani, «vuoi?» chiedo.

Annuisce, «lo voglio con tutta me stessa» dice eccitata.

«La mia Bea, perchè non riesco a resisterti?» mormoro affondando le mie labbra sulle sue con foga, senza ascoltare risposta. La mia lingua e in cerca della sua per poterla divorare, per tutte le volte che avrei voluto baciarla, ma che non ho potuto.

Mi dà libero accesso e mi fiondo dentro la sua bocca, un bacio che era iniziato dolcemente, ma che ora si è trasformato in violento, brusco, affamato, un bacio pieno di desiderio. Come se aspettassimo questo momento da una vita.

Le sue labbra morbide e il suo gusto dolce mi incitano a continuare questo famigerato bacio, anche se siamo entrambi senza fiato; le mie mani viaggiano automaticamente sul suo fondo schiena, sul suo culo, sulle sue cosce per poi risalire sui capelli e continuare a fare il tour del suo corpo. 

Ci stacchiamo a malincuore, entrambi con il fiatone, «non sai da quanto tempo aspettavo questo momento» bisbiglio appoggiando la mia fronte sulla sua, «allora non facciamolo finire mai» sussurra appoggiando nuovamente le sue labbra sulle mie in maniera divoratrice. 

Le mie mani riprendono lo stesso ritmo di poco fa, e il mio cazzo sta per esplodere, appoggio le mani lungo le sue cosce e alzo lentamente il vestito, faccio un viaggio fino ad arrivare alle sue mutandine inzuppare e un sorrisino malizioso sbuca dalla mia bocca.

«Sei bagnata per me, mia piccola Bea?» sussurro nel suo orecchio mordendole il lobo, inarca istintivamente la schiena all'indietro e fa uscire un lieve gemito di piacere.

Sorrido compiaciuto, «stai anche gemendo per il mio tocco?» la istigo nuovamente, «sto morendo dalla voglia di farti mia. Di assaporare ogni parte del tuo corpo» mormoro, allungando la mano dentro le sue mutandine ormai fradicie, «muoio dalla voglia di farti urlare il mio nome» entro delicatamente un dito, facendola divampare, «voglio scoparti così forte che, sarai tu stessa a chiedermi di fare l'amore nei prossimi giorni» mormoro iniziando a muovere il dito avanti e indietro, sotto i suoi gemiti.

«E per finire voglio leccare la tua entrata,  cosicché il tuo sapore mi resti per sempre in bocca» sussurro continuando a mordere il lobo, aumentando la velocità del dito, «vieni per me, mia piccola Bea» mormoro, continuando a mordere il suo lobo fino a farla venire, facendola gemere fino allo sfinimento, «ma non oggi, non voglio che la nostra prima volta sia nell'ufficio del mio club, e cosa più importante voglio che tu sia sobria quando ciò accadrà» mormoro vedendola diventare rossa come un peperone.

Esco svogliatamente il mio dito, leccandolo sensualmente, mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi azzurri. Le sistemo il vestito abbassandolo più che posso e ci dirigiamo entrambi dai nostri amici.

Questa donna è diventata parte di me, la parte migliore di me. 

Non avrò mai abbastanza di lei, voglio che resti per sempre con me, fino alla fine dei nostri giorni.

Ma la mia testa mi risveglia da quei sogni, sapendo che stare con me è pericoloso, perchè per una persona come me non si sa se avrà un futuro o se morirà domani.

«Come stai?» chiedo, con un sorriso ammaliante nel vedere la mia piccola più rossa che mai, «Bea, non devi provare vergogna» mormoro cercando di rassicurarla.

«I-io.. ti sarò sembrata una bambina beh, con le grida... voglio dire, mi veniva spontaneo anche se volevo soffocarle» balbetta gesticolando, sta andando nel panico.

Le afferro le mani, «Bea ascoltami, le tue urla sono normali. Anzi, quando gemevi per me, non facevi altro che eccitarmi ancora di più. Il mio cazzo sta impazzendo per averti, quasi a farmi male, e comunque non preoccuparti, riserva la tua voce per urla più forti di queste» mormoro divertito.

 «Ti credi il Dio del sesso, ma chissà se quando capiterà il momento non farò nemmeno un urlo» dice prendendomi in giro.

Sorrido divertito, immaginando nella mia mente molti scenari di ciò che potrei fargli, «vedremo se sarò in grado di farti gridare» mormoro abbracciandola.

«Si può sapere voi due dove eravate?» mormora una voce davanti a noi, «avete finito con il vostro teatrino danzante? Bea non è abituata a bere, si è sentita male e l'ho portata nel mio ufficio» dico calmo.

Si appresta a correre verso Bea preoccupato, «come stai? Se me lo avessi detto ti avrei portata io» mormora Rafael prendendole la mano.

«Sto bene Rafael» mormora, allontanando la sua mano.

«Non c'è n'era bisogno, c'ero io» bofonchio arrabbiato, cercando di farlo notare il meno possibile.

Mi guarda in maniera strana come se volesse dire qualcosa ma poi annuisce semplicemente rassegnato.

Sarò io a prendermi cura di lei, non lui.

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