Un nuovo inizio --> Difesa ed Accusa
La notte è appena ventilata e gli alti ed esili steli d'erba vibrano come corde di un'arpa, suonata da Maglor. Qua e là sbocciano fiori notturni blu, brillanti di luce quasi a voler rivaleggiare con le stelle, pulsanti figlie di Varda. L'ora sarebbe ormai quella del sonno ed infatti le luci di Tirion sono tutte spente e solo un lieve brillio viene dalla polvere di diamante sulle sue strade. Non c'è la luna, il fiore d'argento di Telperion sul suo vascello, guidato da Tilion il Cacciatore. I seggi sono poco distanti dagli scheletrici Telperion e Laurelin e hanno la luce soffusa dei Valar, degli Ainur, le Potenze del mondo, che li fanno brillare di mille colori. Dietro l'anello della sorte sorge Valmar come un miraggio, quasi una grande perla scolpita con cura amorevole. Gli alti cancelli d'oro sono come sempre aperti e le grandi magie di cui quelle dimore sono composte restituiscono visioni di sogno.
Abbiamo lasciato andare avanti anche Elured ed Elurin ed ora siamo davvero soli; è strano, ma non sono più teso, ne spaventato, o impaurito... Mi sento in pace con me stesso, a parte...
"Non avrei mai voluto condividere con te anche le mie disgrazie."
"Ancora? Se non lo avessi fatto saresti un fea nelle Aule di Mandos. Non temere, davvero, vedila più come un modo per raccontare la tua storia dal tuo punto di vista."
"Beh, racconteremo le nostre storie, se non altro. Non ho più paura." Ammetto.
"Ecco vedi! Ormai non posso più pensare di vivere solo, senza di te... Almeno così saremmo insieme anche nella più estrema disgrazia. Anche se non dovrebbe esserlo, ne sarei confortato, di saperti accanto a me."
"No, no. Farei di tutto per renderti più sopportabile quello che ci potrebbe aspettare, che comunque non meriteresti."
"Lo farei anch'io. Il più sopportabile..."
"Allora potremmo aiutarci a vicenda, insieme."
"Sempre insieme?"
"Per tutta l'eternità di Arda, ma non solo, anche per quello che potrà accadere dopo, Trecciolino." Dico baciandolo alla tempia.
"Anche perché non potrei fare a meno dei tuoi baci. E poi, hai ragione Mae. Sono senza parole. Grazie per aver avuto fiducia in me."
Detto ciò ci baciamo teneramente e poi me lo stringo ancora un po'. Alla fine ci sciogliamo dall'abbraccio, ma lascio il mio braccio destro dietro la sua schiena e cingendogli il fianco avanziamo per l'ultimo tratto che ci divide dall'anello della sorte.
I nostri passi avanzano con calma e superiamo la soglia dell'anello e per un po' la luce ci abbaglia. Eppure avverto su di me subito lo sguardo di Namo Mandos. Sappiamo per esperienza che chi entra nell'anello passa accanto al suo seggio e che il suo sguardo ha già tutto giudicato, eppure vuole comunque ascoltare le nostre storie per comprovare la sua risoluzione finale. Solo Manwe gliela può chiedere e solo alla sua richiesta egli risponderà.
I nostri occhi finalmente si abituano e rimaniamo entrambi stupiti non poco da ciò che vediamo. Sono presenti tutti i Vanyar, Noldor, Teleri che esistano ed ovviamente tutti i Maiar. I Vanyar sono ai piedi di Manwe Sulimo, i Noldor stanno invece seduti attorno ad Aule, mentre i Sindar che hanno deciso di rinascere o abitare a Valinor sono di fianco a Melian, che a sua volta è seduta sulla scalinata che conduce allo scranno di Yavanna ed accanto stanno i Galadhrim di Galadriel e Celeborn. I Teleri sono invece ai piedi di Osse ed Ulmo, eppure gli sono appena discosti, più vicini ad Uinen. Lo sguardo della Valier non solo mi trapassa, ma è simile ad una tempesta furibonda che si abbatte in mare aperto senza che nulla possa raffrenarla. Nonostante tutto riesco a sostenere il suo sguardo per qualche secondo e poi... mi sposto su mio Nonno Mahtan, ai piedi di Aule, e poi resto ad osservare mia madre e la tensione mi cresce alle stelle. Lei però non mi sta osservando, sembra invece... rivolgersi a Varda, dietro di me, alla mia sinistra. Credo stiano comunicando tra loro e mia madre è molto pallida... Non un buon segno secondo me. Se non fosse per Finno me ne sarei già fuggito via come un folle. Lo guardo subito voltandomi, senza saper più dire nulla, come se mi avessero momentaneamente privato della capacità della parola.
"Infine siete giunti. Sedetevi a terra, al centro dell'anello, e prestate ascolto al giudizio degli Ainur ed al volere di Eru Iluvatar. A voi lascio comunque la scelta a quale di noi rivolgervi." Dice Manwe mentre il suo scettro di zaffiro sfavilla, realizzato da noi Noldor.
Guardo ancora Finno e poi respiro, il suo sorriso sereno, lievemente teso, è come un balsamo di estremo conforto.
"Che vuoi fare?" Sussurra lieve.
"Non è ovvio?" Dico con sguardo di intesa.
"In effetti lo è, lo sei." Ammette allegro.
"Grazie." Dico arricciando un po' le labbra.
Mi siedo allora rivolto ad Aule e Yavanna, anche se sarebbe meglio dire verso mia madre e la mia famiglia. Osservo brevemente Maglor e lui cerca di rimando di essere incoraggiante. Mi siedo allora a gambe incrociate e Finno si pone alla mia destra e lascio che mi tenga il braccio monco fra le sue mani rilassate. Mi è di estremo conforto, ho i brividi!
Manwe allora sospira e poggiando sul lato del trono il suo scettro si accomoda meglio, guarda un attimo Varda e poi annuisce a Mandos. La sua sposa è però ancora concentrata su mia madre, ma lo guarda con la coda dell'occhio.
Lo spostamento d'aria mi dice che Mandos si è alzato, ed è come se il suo levarsi la risucchiasse. I suoi capelli argentei sono fluttanti come bende e poi parla con voce grave e atona:
"Si dia inizio al giudizio degli Ainur del Noldor Maedhros, Maitimo, Nelyafinwe, Russandol, figlio di Feanor, figlio di Finwe e Miriel, e Nerdanel, figlia di Mahtan e ... . Al Noldor giudicato è legato indissolubilmente il Noldor Fingon, Findekano, figlio di Fingolfin, figlio di Finwe e Indis, e Anaire, figlia di ... . Colui che deve essere giudicato si presenta spontaneamente e si dichiara pentito, anche se ancora non si è detto di cosa lo si accusa. In realtà qui si deciderà se il vaglio della sua vita sarà meritevole della reincarnazione, o meglio se e quale sia la pena che dovrà scontare. Non è stato deciso ancora nulla e l'imputato si trova già reincarnato per l'indissolubile legame con Fingon. Detto ciò si faccia avanti colui o colei che vorrà prenderne le parti ed è favorevole al suo ritorno."
"Eccomi, - Dice Elrond avvicinandosi. - sono qui in qualità di figlio adottivo, facendo anche le veci di mio fratello Elros."
Lo guardo sollevato... Gli sono più grato di quanto si possa immaginare, lo abbraccerei stretto stretto con tanto di bacio sulla fronte; per suo proprio imbarazzo, ma non mio.
"Si faccia avanti colui o colei che vuole rappresentare l'accusa." Continua Mandos.
Per alcuni brevi minuti non accade nulla e nutro in cuor mio la flebile speranza, quasi instupidito, che nessuno voglia accusarmi. Eppure ancora non ho potuto chiedere a tutti coloro a cui ho fatto del male perdono, nel modo che reputo il migliore possibile... Non può essere vero, ed infatti ecco levarsi uno stridulo grido di gabbiano nella notte, silente e lieve. All'inizio è così incredibile che la mia mente ragiona ad un ritmo più lento e resto stupito fino all'inverosimile quando quel bianco volatile, così inadatto a volare di notte, si trasforma in una Sindar che non rivedevo da ere. Il suo abito è bianco, fatto di piume e seta, lungo fino ai piedi, nudi e splendenti come avorio. I suoi capelli neri fluttuano con una strana leggerezza ed alla luce dei Valar brillano appena di viola. I suoi occhi sono quelli di sua nonna Luthien, o almeno sono come quelli della sua antenata, quelli che vidi negli arazzi di Vaire. Avrei dovuto aspettarmelo, eppure speravo che... Finno mi guarda con apprensione, forse non se lo aspettava neanche lui, per non parlare di Elrond. L'ho visto raggelarsi, ma so che in fondo è felice, felice di vedere sua madre, quella madre che io gli ho sottratto e a cui ho tentato di porre rimedio. Ricordo i suoi occhi piangenti trafiggermi come ghiaccio in quella notte arrossata dai fuochi della guerra, del terzo fratricidio, dal mio, dal nostro terzo fratricidio. Lei è in fondo un altro dei miei incubi più ricorrenti, anche se Maglor mi ha sempre assicurato che in quella circostanza i suoi occhi erano colmi di estremo ed indicibile terrore. Non potevo biasimarla, perfino io avrei avuto paura del vecchio me stesso. Dopo aver perso Finno ero divenuto un vero e proprio mostro, rivestito di una corazza di ferro nero come un orchetto. Elured ed Elurin avevano saputo scalfirla, mentre Elrond ed Elros l'avevano fatta a pezzi, fino a che la disperazione non ha saputo riforgiarla e tendermela ed io ho acconsentito ad indossarla un'ultima volta.
"Eccomi, - Dice Elwing. - in qualità di discendente di Luthien Tinuviel, colei che vinse il Silmaril a Morgoth, che prevalse contro quel ladro di gioia e speranze. Accuso Maedhros di aver perseguito gli ideali nefandi di suo padre fino alla fine, nonché di tutti e tre i fratricidi. Per tutti i miei familiari a cui lui ha fatto, direttamente o meno, del male."
Detto ciò osserva serenamente suo figlio Elrond, guarda Finno... eppure non si rivolge mai a me. So di meritarlo completamente, ma nutrivo la speranza che... Ah, sono stato uno sciocco, un sognatore senza speranza, sapevo sarebbe finita male, so che finirà così.
"Forse ho ancora la possibilità di... far ridividere i nostri destini. Ti amo troppo per veder sprofondare anche te, lascia che provi a salvarti." Sussurro a lui.
Finno neanche mi guarda, inaspettatamente si alza, sta per... oh, no! Mi alzo subito e lo abbraccio trattenendolo.
"Fermati, respira! Non agire d'impulso..." Gli dico.
Lo sento tremare dalla frustrazione, eppure poco a poco si placa. Credo ci stiano guardando tutti.
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