La via lunga

(Maedhros)

Credo che anche se la nostra vicenda sarà destinata al fallimento non mi dimenticherò mai di quanto sia piacevole questo nostro silenzio. La natura ha un canto così soave...

Haboel avanza con un'andatura regolare e sa già dove condurci, gliel'ho sussurrato all'orecchio. Finno è dietro di me e mi abbraccia cingendomi i fianchi. È da un po' che abbiamo smesso perfino di cantare per goderci il sussurro maestoso della brezza nelle pasture di Yavanna.

Eravamo qui prima che tutta questa follia ci travolgesse e in fin dei conti quel bacio è l'unica cosa che siamo riusciti a creare di duraturo e profondo per cui valga la pena sempre lottare. Se non avessi quest'unico conforto sarei perduto. Qui sta la differenza tra me, Morgoth e mio padre. Ora che amo appieno colgo il suo errore e so, dovrei dire ho scelto, da che parte stare: quella di Finno. Il mio cuore non è più nel giuramento dei Silmarill, ma in quello ben più lieto dell'amore. È un'idea nuova questa, che forse...

"I muscoli delle tue spalle si sono sciolti in un istante. Che cosa ti ha dato, in un tale paesaggio, la serenità?" Chiede Finno accarezzandomi l'addome, mi sta facendo venire i brividi.

"Non puoi di certo dire che un simile luogo non doni un po' di pace."

"Sì, certo. Se non ti conoscessi come ti conosco direi che hai avuto un'illuminazione." Commenta salendo ad accarezzarmi il petto.

Ciò sta accendendo in me una strana... sensazione. È qualcosa di magico. Se ne deve essere accorto anche lui perchè... Oh no, sta tentando di infilarmi un dito nel naso!

"Smettila sciocco!" Dico piegando il braccio all'indietro per fargli il solletico.

"Non ci provare!" Esclama Finno tirandosi indietro e... Toh è caduto.

Rido come un elfetto mentre fermo Haboel e scendo. Finno è ancora là a terra.

"Tutto bene? Vieni." Dico porgendogli la sinistra.

Finno la prende annuendo e lo aiuto ad alzarsi.

"Che cosa vuoi fare ancora?" Chiede allegro.

"Esattamente questo." Lo abbraccio e in un lampo lo tuffo assieme a me in un campo di alte spighe di grano, quelle che Yavanna usa per il suo lembas.

"Sei impazzito, focoso figlio di Fëanor?" Mi redarguisce lui.

"No, volevo solo baciarti." E lo faccio.

Alla fine non ce ne scambiamo uno soltanto... È, è impossibile!

"Perchè vuoi ricordarmi quel bacio? Non vorrei che tutto finisse tragicamente come l'altra volta." Ammette.

"No, no. Se siamo qui ora è merito soltanto di quella circostanza. Ne sono convinto."

"Come sei intelligente." Sogghigna Finno.

Arrossisco.

"Sì, ci eravamo già arrivati, però volevo ripeterlo."

"Tenerone." Dice Finno.

"Trecciolino."

E riprendiamo coi baci.

"Ora però ricomponiamoci... - Dice Finno dopo un po' col fiato corto. - I Valar si acciglieranno."

"Tu dici?" Sorrido.

"Sì elfetto, su su!" Ride.

"Va bene, mammina."

"Mammina?! Maitimo, vergognati!" Esclama la voce di mia madre. Oh miei Valar!

Ci irrigidiamo per saltare subito su come grilli.

Effettivamente si fa avanti mia madre assieme a quella di Finno, Anairë.

"Ma-madre! Anche tu qui?" Chiede stupito lui.

"Certo. Abbiamo fatto bene a venire a recuperarvi... Che cosa stavate facendo là, sotto al grano? Non vorrete arrivare in ritardo spero." Ci redarguisce mia zia.

"Noi beh..." Tento.

"Io..." Commenta Finno incerto.

"Non sarebbero comunque fuggiti, su questo ne sono del tutto convinta. Guardali Anairë, non hanno fatto altro che baciarsi per tutto il tempo." Commenta mia madre facendoci entrambi diventare paonazzi.

"Sì, hai ragione. Dimenticavo che l'amore giovanile facesse questi effetti. Eppure voi non sareste più dei fanciulli da tempo... Mi aspetto da voi più contegno."

Non riusciamo a replicare e si mettono entrambe a ridere.

"Dovreste vedere le vostre espressioni, siete proprio teneri." Commenta mia madre con Anairë ad annuire appena un po' più perplessa.

Finno mi guarda con una mano dietro la nuca sorridendo teso: è ancora tutto rosso.

"Non stavamo scappando, è solo che..." Inizia Finno.

"Qui è dove ci siamo baciati la prima volta, quando ancora non ce n'eravamo andati."

Non avrei dovuto dirlo... Le nostre madri si irrigidiscono visibilmente, ma poi la mia lascia andare il respiro trattenuto e tutto torna come prima, quasi che una grande nube temporalesca (quella di Morgoth) sia passata oltre.

"Ricomponetevi ora, ciò che accadrà questa notte sarà di vitale importanza per tutti noi." Ammette Anairë.

"Non desideriamo perdervi di nuovo, ora che vi abbiamo ritrovati."

Quando ci avviciniamo ci abbracciano e sembra farlo anche Haboel, toccandomi la spalla col muso.

Finno se ne accorge e sorride.

"É un peccato che tu non possa accompagnarci fin lassù, Haboel." Gli dico voltandomi.

Mi ha compreso perché ha uno sguardo lungo, però scrolla la criniera e si allontana da noi trottando nelle pasture.

"In fondo sei ancora quell'elfetto che conoscevo." Mia madre sorride risaputa.

"Potrei dire anch'io lo stesso, di entrambi." Fa eco Anairë.

Proseguiamo allora a piedi e Finno mi prende a braccetto, il contatto fisico mi conforta.

Scruto allora il profilo delle Pelóri e tento di osservare il Taniquetil, ma ha un'altezza così vertiginosa che distolgo lo sguardo confuso. Il luogo più sacro di tutta Arda, Ilmarin, ospiterà il nostro giudizio finale e non so se esserne lieto. L'ultima volta che ho raggiunto la sua cima è stato l'anno prima dell'oscuramento degli alberi... È accaduta qualunque cosa da allora.

"Non state troppo a rimurginare ragazzi, vedrete che si risolverà per il meglio."

O almeno lo spero...

"Grazie dell'incoraggiamento, madre."

"Grazie Nerdanel. Quest'attesa è terribile. Vorrei che finisse al più presto, ma al tempo stesso desidero l'esatto contrario." Confessa Finno.

"Non sei l'unico, però l'esito del verdetto non ci è noto." Ammette sua madre.

"Tuo padre comunque è più in ansia di voi, è già in cima."

Non diciamo più nulla e restiamo in ascolto del lieve canto delle nostre madri fino a raggiungere il primo degli interminabili gradini che conducono alla dimora di Manwë e Varda.

"Le disposizioni sono queste: voi proseguirete per la via lunga, mentre noi per la consueta. Vi è consentito di parlare tra voi." Annuncia mia madre.

"Noi rimarremo in attesa alla fine del percorso." Fa Anairë.

Detto ciò proseguono un po' con noi e poi le lasciamo proseguire mentre osserviamo l'apertura buia per cui siamo obbligati ad entrare.

"Ti ricordi quando da elfetti ci dicevano di fare i bravi, se no via lunga?" Sorride Finno dandomi un bacio sulla tempia.

"Hai fatto il cattivo allora." Rifletto.

"Io? Non dire sciocchezze." Ride.

"Ho un po' paura." E lo abbraccio scioccamente.

"Sì, come no. E io dovrei crederti." Ribatte.

"Cosa non si fa per poterti stringere un po'." Ammetto.

"Sei tu quello tenero."

"Elfetti belli, entrate!" Esclama mia madre dall'alto.

Alzo le braccia sconfitto ed eseguiamo paonazzi.

"Le nostre madri non si smentiscono mai." Protesto.

"Meno male che ora non ci vedono, e non ci sentono."

"Non ci giurerei, magari da lassù ci guardano tutti."

"Ora sì che sono sereno."

Procediamo affiancati con circospezione, è tutto buio e non perdo l'occasione di posare la mia mano sulla sua spalla.

"Che spalla possente." Sorrido palpandolo.

"Sii serio per favore. Non è il momento..."

"Lo faccio proprio per questo, per distoglierti dalla tua serietà."

"Dov'eri finito per tutto questo tempo? Era da un'eternità che il tuo lato divertente non emergeva così."

"Credo sia dovuto all'aria rarefatta."

"Ma smettila! Siamo ancora al livello del suolo..." Ride.

"Missione compiuta."

"Ah ecco."

Il percorso prende a salire mentre le pareti irregolari si restringono a poco a poco. Ogni tanto c'è qualche piccola apertura verso l'esterno e quindi non siamo completamente al buio.

"Vai avanti tu Finno, io ti seguo." Commento.

"Ma..."

"Tranquillo, ti resto attaccato."

"Perfetto, favoriscimi l'arto monco."

"Che... cosa?" Rido senza capire.

"Dammi la destra, ottuso." Si lamenta Finno.

Mi prende a forza il braccio e allora gli metto di nuovo la sinistra sulla spalla.

"Grazie, ora mi sento al sicuro dietro di te... È così tetro qui." Ammetto.

"Non sei credibile."

A terra sembra esserci della sabbia e infatti quando ad un certo punto si leva il vento ci mettiamo a tossire.

"Da dove viene tutta questa sabbia?" Protesta Finno.

"Non ne ho idea, forse c'è qualche galleria che conduce ad Alqualondë." Rifletto.

"Potresti aver ragione."

Avanziamo allora con cautela, tentando vanamente di non smuovere troppo la sabbia. Alla luce di Tilion alcuni granelli brillano intensamente, probabilmente a causa delle pietre preziose abbandonate da ere sulle spiagge.

"Guarda, la polvere di diamanti ti fa risaltare i capelli."

Finno allora si volta ad osservarmi e quando lo fa scoppiamo a ridere.

"Anche il tuo naso brilla, elfetto." Commenta teneramente lui. É mozzafiato questa intimità.

Man mano che saliamo la polvere si dirada e si sente ora distintamente il canto degli uccelli notturni. La piccola nottola fa il suo verso regolare, mentre un barbagianni fa capolino da un'apertura e ci osserva ruotando leggermente il capo. Un gufo poi strilla in volo e ci fa trasalire.

"Non abbiamo ancora superato Aiwenórë... Peccato che non sia ancora l'alba, avremmo ascoltato il ben più piacevole canto degli usignoli." Commenta Finno.

"Almeno non ci sono pipistrelli." Ammetto.

"No, non credo che Manwë ne vada matto e nemmeno le aquile." Rabbrividisce.

"Ci sono qui io con te, non avere paura."

"Non eri tu quello pauroso?" Sorride.

"Si chiama scambiarsi le parti."

Finno non commenta e scuote il capo.

La salita è ancora dolce e non c'è traccia degli alti gradoni della via consueta.

"Secondo te perché hanno creato questa via?" Chiedo.

"Non ne ho idea, certo non so per che cosa i Valar possano servirsene."

"Che sia opera di Aulë? Ne sono quasi certo in realtà." Ammetto.

"Non può che essere così."

L'aria si fa ora più fredda e so che stiamo raggiungendo Fanyamar, la dimora delle nuvole. Solo gli spiriti compagni di Manwë e Varda vivono qui, assieme agli effetti atmosferici. L'aria è comunque per noi ancora respirabile, anche se non so per quale prodigio dei Valar ci è permesso di respirare anche nelle atmosfere più alte. Succede comunque solo sul Taniquetil, beh anche dentro a questo punto...

"Guarda Mae, le nubi sembrano intessute d'argento. E osserva le stelle. Mi ero dimenticato di una simile bellezza." Fa Finno fermandosi ad osservare fuori.

"Nah, è ciò che io vedo sempre nei tuoi occhi."

Finno non dice più nulla e appoggiandosi a me di spalle si fa abbracciare.

"Se ho te non ho bisogno più di nulla. - Gli sussurro all'orecchio. - Sei più prezioso di un Silmarill, più vitale del lembas, più ristoratore della pioggia, bello come un Valar."

"In un altro momento te ne avrei dette quattro, ma... Ho lo stomaco in subbuglio e... Non dire nulla ti prego." Ammette.

"Davvero ti stai..."

"Zitto." E si volta a baciarmi.

"Non piangere su, fai il bravo Trecciolino." Dico asciugandogli gli occhi.

"Staremo insieme anche nella disgrazia più estrema, non è vero? Me lo prometti?"

"Ten ilqua sin cuilë, tar sin cuilë (Per tutta questa vita e oltre questa vita)."

"Ten ilqua sin cuilë, tar sin cuilë."

È questo un momento magico, quasi come se Irmo ci avesse fatto un incantesimo.

"Non voglio perdere tutto questo. Abbiamo tutti sofferto troppo. Se dovessimo tornare a Mandos sarebbe un nuovo dolore per la nostra famiglia." Commenta Finno.

"Se solo potessimo dimostrare in qualche modo le nostre intenzioni. Ci sarà pure qualcosa che si possa fare..." Tento.

"Lo chiederemo direttamente ai Valar fra poco."

Restiamo così ancora per alcuni istanti e poi proseguiamo.

Il percorso si fa adesso più ampio e regolare. È chiaramente visibile la mano di Aulë, anche se si potrebbe quasi credere sia tutta opera dei nani. Azaghâl... amico mio, ti sarebbe piaciuto tutto questo.

La temperatura è rimasta costante eppure ora siamo al di sopra delle nuvole e abbiamo raggiunto Ilmen, dove oltre alle stelle possono transitare Arien e Tilion con i loro vascelli, nonché Eärendil.

Chiaramente stiamo raggiungendo una zona della montagna più prossima alla dimora dei Valar e infatti si trovano, appese alle pareti, quelle reti azzurre intessute di gemme che piacciono a Manwë. C'è una brezza che le muove e le fa tintinnare producendo strani suoni misteriosi. C'è quasi un senso di attesa, oppure sono io che esterno ciò che provo?

"Non ti sembra che producano dei suoni particolari?" Chiedo curioso.

"Credo sia dovuto al fatto che non si muovano a un ritmo regolare e costante."

"Hai ragione, deve essere così."

"Comunque mi trasmettono un po' d'ansia, è come se..."

"Fossero in attesa di qualcosa?" Lo aiuto.

"Sì, forse è Manwë, in fondo è lui che ama i venti."

Una raffica ci investe di colpo.

"Meglio procedere, Sulimo ci attende. Forse è solo questo." Commento.

"Che sia così o meno, sono stati loro a ordinarci di percorrere la via lunga." Fa pratico Finno.

"Non essere critico."

"Sì, hai ragione. Questa attesa mi snerva."

"Su, su, forza. Ci sono io con te, affronteremo tutto insieme." Tento.

"Meno male. Avrei già dato di matto sennò."

Sorrido.

"Trecciolino."

"Tenerone che non sei altro."

Prima che si riesca a raggiungere la sommità ci vogliono un paio d'ore abbondanti e ormai si è fatta notte fonda quando raggiungiamo le nevi perenni poste sulla sua cima. La visita qui è mozzafiato e sono in molti coloro che non osano avvicinarsi troppo al bordo per guardare di sotto. Ai lati della roccia da cui siamo usciti ci sono due enormi nidi d'aquila e quando i Maiar così tramutati ci osservano pieghiamo il capo con ossequio. La loro fronte è munita di fili di gemme quasi fossero dei diademi. Sono i figli e le figlie di Thorondor.

"Benvenuti Nelyafinwë, Findekano." Ci saluta Gwaihir.

"Salute a te, Gwaihir." Fa Finno.

"Salute." Faccio eco io.

Ci lasciano ovviamente passare e superato il Giardino Bianco varchiamo la soglia della dimora dei Valar, di marmo bianco e azzurro. Ritroviamo subito le nostre madri.

"Ci sarà ancora tutta Valinor?" Chiedo.

"Sì, sono tutti in attesa. È da questa mattina che non fanno che salire. Lo sapresti anche tu se gli Ambarussa non vi avessero fatto fare quella scampagnata." Fa mia madre quasi a rimprovero.

Finno sorride.

"Non credere di essere esente da rimproveri, Kano." Lo redarguisce sua madre.

"Dove si terrà il Giudizio?" Chiedo.

"Nella sala della Grande Festa, sotto la torre più alta. Non ci sono altri luoghi che ci ospitino tutti. Ovviamente i Teleri non sono venuti, non amano queste altezze."

"Dama Nerdanel, Madre, grazie ad entrambe per ogni cosa. Comunque dovesse andare sappiate che vi amiamo immensamente e..." Fa Finno.

"Non smetteremo mai di chiedervi perdono." Continuo.

"Fatela finita, sciocchi. Vi abbiamo già perdonati da tempo." Dice Anairë.

Mia madre invece non proferisce nulla e anche se la pensa come lei credo vorrebbe tanto sculacciarmi per bene. Non ha tutti i torti.

Superiamo una serie di ampi ambienti in cui spiriti dell'aria, amici dei Valar, danzano senza tregua con disarmante serenità. Ogni tanto delle aquile in volo si posano sulle innumerevoli balconate della dimora. Raggiungiamo infine lo scalone che immette nella sala e subito Thorondor, appoggiato al suo trespolo di cristallo, piega la sua enorme ala a saluto. L'inchino che io e Finno gli rivolgiamo è uno dei più ampi.

"Vi lasciamo, non fateci attendere troppo."

Detto ciò le nostre madri ci lasciano.

"Cari amici, ero impaziente di rivedervi. Mi ricordo ancora di quando vi ho salvato dalle Thangorodrim. Vedo che il vostro amore è cresciuto. Ho creduto in voi fin da subito e anche... No, questo non posso ancora rivelarlo."

A chi si riferirà?

"Ti sono eternamente grato per averci salvato."

Era da parecchio che volevo dirglielo.

"Sì, mi unisco a quanto ha detto Maedhros." Prosegue Finno.

"I nostri sovrani mi informano che è necessario iniziare la seconda e ultima seduta. Vi aspetta un periodo difficile. Siate forti e non demordete, com'è vero che io ho ferito Morgoth in volto." Ride.

Detto ciò lo superiamo e varchiamo la soglia della sala.

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