Eonwe
Quando finalmente Finno si rimette a sedere mi faccio più vicino e, cercando di essergli di conforto, gli sussurro all'orecchio:
"Cerca di non vedere Elwing solo come una minaccia. È di vitale importanza che non ti venga tolto il diritto di parola, lo sai... Alla fin fine tutto questo processo sta valutando anche lei, anche te purtroppo; sento che è così." Ammetto.
"Sarà come tu dici, eppure non riesco ad ascoltarla passivamente... Sono solo molto preoccupato per te." Sbuffa di rimando.
"Ed io per te. Non crucciarti troppo, soffro a vederti così... - Dico accarezzandogli una guancia e baciandogliela. - Vedrai che andrà tutto bene, ce la faremo. Dobbiamo sperarlo se non altro."
Non facciamo in tempo a dire altro che un guerriero si avvicina con passo marziale, con i piedi ben piantati per terra che calcano il terreno producendo un lieve tremore. Non mi serve guardarlo per sapere che si tratta di Eonwe... È dal tempo della Guerra dell'Ira che non lo vedo, anzi da quella volta in cui, assieme a Maglor, ci infiltrammo nella sua tenda per rubare quello scrigno con i due Silmarill. È l'ultimo ricordo che ha di me e credo che lo stia rivivendo in questo momento, ne sono del tutto certo. Devo dire di non capire la scelta di Mandos, sembra quasi che voglia ricreare quella situazione e purtroppo comprendo che questa per me non sarà di certo una pausa dal giudizio.
"Credo tu non lo sappia, ma oggi sono due ere e poco più da quando vi ho lasciato scappar via dall'accampamento, ordinando che nessuno vi facesse alcun male. Ma questo in fondo già lo sapevi. Avremo diverse cose di cui parlare, ma ora rompiamo gli indugi... Ho già predisposto che le vostre cavalcature siano pronte assieme al mio destriero. Fino alla ripresa di questa seduta sarete miei ospiti. È la prima volta che ciò accade. Da che ho memoria, nessuno ha mai visto la nostra dimora all'infuori dei miei compagni e compagne Maiar. Salute anche a te Fingon, in realtà non ci siamo mai parlati, ma in fondo non c'è bisogno di ulteriori presentazioni."
Finalmente mi volto a guardarlo e lo riconosco dagli occhi, con quel vago scintillio di un verde chiarissimo che gli illumina appena il viso, così soffuso, quasi che su di essi si specchi a sua volta una fonte luminosa, come una flebile lanterna. Il suo volto è però diverso da come lo ricordo, come se in fondo si sia fatto più profondo, e somigli un poco di più alla saggezza e antichissimo spirito dei Valar dall'insondabile profondità di pensiero. I suoi capelli, dalle tonalità simili al piumaggio di un'aquila, sono raccolti dietro la testa in una crocchia stretta, con l'effetto di farli risplendere alla luce delle stelle. È ovviamente in armatura, la intravedo brillare sotto alle vesti dell'araldo di Manwe e capo condottiero. Nel suo viso si diffonde un esile sorriso che fa risaltare una piccola cicatrice che scalfisce il labbro superiore destro, un dono, per così dire, dello scontro diretto che ha avuto con Morgoth quando lo ha stanato dalle Thangorodrim rovesciate. Si appoggia con eleganza allo stendardo di Manwe ed avanza con esso quasi brandisse uno scettro, come dovesse dar sfoggio della sua irreprensibilità.
"Salute anche a te, ti rigraziamo per la tua ospitalità." Dice Finno gioviale.
"Sì, sono della stessa opinione, grazie." Dico ricomponendomi dopo essermi ripreso.
Eonwe leva un braccio per poi grattarsi dietro la nuca, come a dire che non ce n'è bisogno.
Lo seguiamo allora standogli dietro e raggiunti i nostri cavalli abbraccio il collo del mio Haboel, che mi stronfia addosso allegramente.
"Mi sei mancato." Gli sussurro.
"Potrei esserne geloso." Brontola divertito Finno.
"Non essere sciocco... Come puoi mancarmi quando ormai siamo praticamente appiccicati in ogni istante?" Dico con un sorriso tirato.
Allora si avvicina e lo bacio alla tempia.
"Non hai la febbre..." Commento.
"Ma dai? Non sono un Edain!" Esclama.
Dietro di noi Eonwe se la ride, sotto i baffi che non ha.
Saltiamo in sella e seguiamo docilmente il suo candido destriero, parente di quello di Orome.
Dietro di noi colgo ancora gli ultimi Eldar che se ne stanno tornando alle proprie dimore e penso che in fondo alcuni di loro non faranno altro che distendersi sulle pasture di Yavanna e starnese lieti a riposare.
"Non temere, Maedhros! Credo che le vostre stanze siano molto più accoglienti e semmai lo vorrete potreste sempre dormire in giardino!" Ride Eonwe con voce allegra.
Finno mi fissa, incapace di comprendere e rido anche io.
"Che cosa c'è da ridere?" Chiede infastidito.
"Nulla, nulla! Semplicemente..." Tento.
"Il tuo fidanzato voleva riposare assieme a te nelle pasture di Yavanna." Sorride Eonwe balzando in sella con una destrezza incredibile anche per un Eldar.
Finno mi guarda con un leggero imbarazzo, ma credo più per le parole troppo dirette del Maiar, o almeno il suo sguardo mi da quell'idea. Montiamo anche noi e ci accodiamo restandoci accanto.
Siamo talmente vicini che riesco ad accarezzare Finno alla schiena e vorrei dirgli di più, ma è difficile farlo con un maiar che sente tutto ed è propenso a dire sempre la sua.
"È davvero così, Maedhros... Non stuzzicare troppo il mio lato espansivo, sarebbe un guaio." Dice il condottiero.
Ormai non so più che cosa pensare, ne come fare per non farmi notare troppo. È impossibile fermare la mente dall'andare di qua e di là come uno stendardo. E poi, che sguardo perplesso che ha Finno!
"Non guardarmi così, lo sai come sono fatti i Maiar e i Valar." Gli sussurro quasi a giustificarmi.
"Non pensare a nulla allora." Dice Finno.
"Tu riesci a farlo?" Chiedo sorpreso.
"No, è impossibile..."
Ci guardiamo per qualche secondo e poi ci mettiamo a ridere piano.
"Ho un'ansia terribile, non sono in grado di calmarmi." Mi ritrovo ad ammettere quasi senza trattenermi.
"Non parlarmene ancora, io sono furioso con... Oh, lasciamo perdere! Ormai credevo di essere in grado di gestire l'ira, non sono mai stato tanto preso da essa, lo sai, eppure... basta che ci sia tu in mezzo che..."
"Scusa." Dico mortificato.
"Non essere sciocco!" Protesta Finno.
"È solo che non mi piace vederti così per cose che... comunque ho fatto io. Se può esserti d'aiuto, ricordati però che il furore durante il giudizio può esserci controproducente. Anche a me in fondo Elwing da fastidio, se possiamo dirla così, eppure non faccio che pensare al fatto che abbia ragione. Ero preso dalla furia quella notte, e certamente ho inseguito più di qualcuno alla baia di Belfalas... Quando io e Maglor incrociammo Elwing, certo non dovevo essere un bello spettacolo! Con la spada sguainata, coperto di sangue, con gli occhi credo spiritati e uno sguardo truce. Certo quando la vidi rimasi sgomento e non ho fatto nulla per spaventarla ulteriormente... Pure lei fuggì ed in un atto disperato e folle si gettò giù dalla scogliera, sparendo nelle onde. Poi la leggenda sappiamo che cosa dice e non stento a crederlo."
"Non ne avevamo ancora mai parlato..." Dice Finno dopo qualche tempo di riflessione.
"Già, è vero. Abbiamo avuto ancora troppo poco tempo per parlarne diffusamente. In fondo questo è il momento più adatto. A volte mi chiedo che cosa sarebbe successo se avessimo cercato di prenderle il Silmarill con la forza, che è un po' quello che comunque abbiamo tentato di fare in quell'ultimo scontro. La follia del giuramento ci aveva pervaso. Non puoi immaginare quali effetti avesse su di noi quel tale tormento!" Mi trovo ad ammettere per l'ennesima volta.
Finno non dice piú nulla, segno che sta riflettendo su ciò che gli ho rivelato. Rimaniamo così per un po' e non proseguiamo oltre il discorso, con la certezza che continueremo più tardi.
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