Mandos, un nuovo inizio
Il tempo della mia espiazione è ormai giunto al termine ed io sento che di qui a poco Mandos mi concederà di riformare il mio corpo, con il quale potrò vivere di nuovo ad Aman. Vairë mi ha chiesto quale voglio che sia il mio nuovo sembiante, ma come tutti gli altri Noldor ho chiesto per me il mio aspetto di cui ancora conservo memoria. Che la mano destra non ci sia, che i miei capelli siano lunghi di nuovo, di un rosso brunito e che i miei occhi siano azzurri. Voglio ogni cicatrice e livido che mi sono procurato in vita e soprattutto desidero ritornare ad Aman quando lo farà anche Fingon, se egli acconsentirà. Solo a Vairë ho detto le mie reali intenzioni e solo lei intesserà l'arazzo delle nostre vite per essere conservato ancora molto a lungo nel silenzio, fino a quando qualcuno di più giusto non vi sarà ispirato, magari tra gli Edain comprendi-lentamente. Ho anche chiesto di non rivedere subito i miei fratelli, almeno quelli che sono potuti ritornare, a parte Maglor. Mandos ha esaudito tutte le mie richieste, ma ad una condizione. Che quando sarà giunto il tempo rivelerò agli Eldar tutti la profondità del mio legame con Fingon. Non avrei mai pensato che proprio io, guerriero esperto, generale pianificatore, difensore di Himring, avrei potuto sentirmi nudo a questo modo di fronte a Mandos. In fondo sono davvero nudo in questo momento, ma la vera nudità di cui fremo è quella interiore. C'è ancora dell'altro: il patto è che io perderò qualunque titolo abbia acquistato nella Terra di Mezzo, che vivrò in una piccola dimora tra i boschi di Oromë e che non andrò cercando Fingon finché non sia lui a cercarmi per primo. Una volta accaduto ciò avrei col tempo riacquistato tutto, ma non i titoli, ed avrei potuto vivere poi nella dimora di mia madre Nerdanel, in quella di mio nonno Mahtan, o nella casa di Fingon, qualora deciderà di riavvicinarsi a me.
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