I fuochi

"Hai ancora la tua vecchia abitudine di barricarti dentro per dormire?" Chiede Maglor risaputo.

Credo di aver mostrato uno sguardo più che sorpreso, perché infatti Maglor mi dice: "Bene, giovane Maedhros, stanotte dormiremo all'aperto e guarderemo le stelle! Magari ti suonerò qualcos'altro. È stabilito, non discutere."

Il suo sguardo è perentorio e non mi lascia nessuna alternativa! In fondo però mi va anche bene, di certo non sarò il più rilassato del mondo, ma almeno non sono da solo. Non so se avrei accettato altrimenti... La notte mi è sempre sembrata fuori controllo, più che altro perché avevo imparato ad associarla alle sortite degli eserciti di Morgoth. Se non fosse stato per Isil e le stelle di Varda, soprattutto per quelle, avrei avuto quasi la certezza che la notte fosse dalla parte del Vala decaduto. Fortunatamente no, ma ho comunque nella mente le terribili trappole di quello spregevole omicida, a cui auguro un'eternità nel vuoto nulla ed un ritorno (perché sento sarebbe accaduto) per la sua definitiva disfatta! C'erano molte cose, a che fare con il fuoco, che hanno costellato la mia vita come fari nella notte... solo che non sono stati illuminanti, ma mi hanno accecato confondendomi i sensi.

Ho amato la luce dei Silmarill, o meglio li ho ammirati con orgoglio filiale, desiderando anch'io un giorno di creare qualcosa di altrettanto sublime. Quanto poco ho inteso di quella luce! Essa viene dagli alberi ed all'interno del cristallo pulsa come cosa viva, il cui corpo vivente è il cristallo stesso. Eppure gli alberi non li ha creati lui, mio padre, ma Yavanna stessa assieme alle lacrime di Nienna. Mio padre avrebbe dovuto cedere alle preghiere lacrimose di Yavanna ed egli sarebbe stato ricordato come colui che aveva saputo antecedere le sue creazioni per la salvezza della concordia di Valinor. Invece ecco il mio primo vero fuoco, che mi aveva infiammato a tal punto da cancellare perfino gli affetti, tradendo mia madre Nerdanel e fregandomene interamente di Fingon; anzi portandolo dietro la mia pazzia senza quasi curarmi di lui. Però alla fin fine non tutta quella colpa è ascrivibile a mio padre, perché io ho accettato il suo proposito per tutta la vita, anche se nel corso del tempo mi sono in parte ravveduto. Poi c'è stato il momento dell'incendio delle navi-cigno di Losgar, a Formenos, a cui io sono riuscito a sottrarmi almeno dal parteciparvi, eppure ho ancora negli occhi quel fuoco bruciante, commisto al lamento di quelle imbarcazioni così colme di vita.

Poi ricordo il fuoco che bruciò mio padre, la sua stessa ira, quando morendo bruciò da sé ed il suo corpo si fece cenere. Dopo poco scoprii il fuoco del Balrog Gothmog e le sevizie dei servi di Morgoth, che mi avevano lasciato ad agonizzare per anni appeso alle Thangorodrim. In fondo credo di aver aspettato Fingon per tutto quel tempo. Il fuoco successivo invece più che un incendio si era rivelato un mare infinito, un oceano di fuoco e lava che aveva ucciso, disintegrato, brutalmente soffocato molti nostri compagni e la piana così rigogliosa di Ard-Galen. Poi era giunta la Nirnaeth e nemmeno il mare di lacrime per la morte di Fingon mi aveva risvegliato e morte ed uccisione avevamo portato ovunque e poi era giunto l'incendio supremo, il vulcano, che mi aveva consumato del tutto, ma per mia fortuna non ricordavo più quel dolore.

Alla fine Maglor muove una mano davanti ai miei occhi e mi da un colpetto sulla mia fronte.

"Pensavi a Fingon?" Mi chiede prendendomi in giro.

"No, ai disastri che la nostra famiglia ha procurato e protratto."

"Dovremmo imparare a conviverne in eterno, lo sai? Non siamo solo noi ad aver seguito nostro padre. Eppure tutti avremmo dovuto seguire invece l'insegnamento delle nostre madri e delle altre Eldar che non ci hanno accompagnato nella nostra follia."

"Siamo stati degli stolti che hanno seguito un uomo senza scrupoli, in fondo, anche se era nostro padre. Molti sono venuti con noi e li abbiamo portati alla morte. Le mie spalle sono così pesanti, fratello. È stato vano il nostro soggiorno nel Beleriand e del tutto inutile!"

"Ho riflettuto anche su questo, Russandol, e credo che non sia del tutto esatto. Non tutto è stato un male, non tutto è stato vano e molta saggezza è sorta dalle ceneri dei nostri errori. Non abbiamo prodotto solo fuochi, sai?"

Maglor mi stupisce, quasi sembra che abbia colto i miei pensieri di poco fa. Dopotutto è mio fratello ed il nostro legame è così stretto che questa cosa non è infrequente, non me ne ricordavo così bene come adesso.

"Che c'è? Ho forse inteso i tuoi pensieri? Nah, non è così, non abbiamo queste doti, non noi almeno. Eppure anche io conto i nostri fuochi, per così dire. Sono diventato una memoria viaggiante, un monito perenne della nostra stoltezza, un esempio vivente della disfatta della nostra famiglia, un cantore stridente come il lamento dei gabbiani, oppure alle volte un imitatore degli usignoli di Melian... più di questo non ho l'ardire."

Detto ciò Maglor mi aiuta a spegnere le luci della casetta nel bosco e poi ci sdraiamo semplicemente sul prato, odoroso dei fiori notturni.

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