Fingon

Si è appena seduto a due tavolate di distanza, con una veste azzurro cielo, brache color nocciola ed i suoi setosi capelli neri lasciati sciolti lungo le spalle ed i suoi occhi azzurri. In tutta onestà mi sento commuovere e faccio per chiamarlo, ma le parole di Mandos mi martellano in testa come un tuono e ci vedo doppio. Fingon mi sta guardando, ma al tempo stesso pare non voglia vedermi. Non fa nulla per avvicinarmisi, nemmeno un cenno d'intesa ... E' una statua di sale, quello zuccone! Lo guardo però per tutto il tempo che gli ci vuole a mangiare, dimenticandomi completamente del mio pranzo. Alla fine se ne va tranquillamente, non prima però di avermi rivolto un ultimo, fugace sguardo ed a me sembra che alla fine abbia sorriso appena, ma forse si tratta solo della mia immaginazione. Mi metto allora a piangere, mentre i voraci commensali non si curano di nulla se non del loro stomaco, vuoto da secoli. Ricordo ancora il nostro ultimo incontro, prima di quella tragica battaglia che lo aveva ucciso, per mano del capo dei Balrog Gothmog, gettandomi nella disperazione più nera e nel lutto più estremo ed indicibile. La commozione sta per travolgermi, ma ingoio tutto e sorrido per averlo rivisto di nuovo vivo. Sono del tutto calmo di fuori, ma la mia anima è una tempestosa tormenta di ghiaccio e magma.

Una giovane fanciulla di Vairë mi si avvicina e togliendomi il cibo mi prende per mano accompagnandomi fuori. Mi da subito un mantello grigio ed una volta raggiunte le scuderie mi dice serena di farmi condurre dal mio destriero, senza sella, che guidato mi avrebbe alla casa nei boschi di Oromë. Là mi hanno preparato tutto ciò che occorre per vivere solitario. Sorrido a quella Maiar dai capelli bianchissimi e lunghi fino a terra e vado dal cavallo che mi è stato assegnato, un baio di un nero quasi azzurro. La ringrazio e chiedo che lo faccia anche con la sua Signora, mentre mi aiuta a montare in sella. Il cavallo non si lancia al galoppo, ma ad un trotto sostenuto senza fretta. Non potete immaginare che cosa significhi per me rivedere il paesaggio di Valinor... E' da quando ero stato esiliato a Formenos che non percorrevo più questi prati sconfinati, tripudio di fiori e messi dorate, mosse sempre da una brezza primaverile, quasi estiva. Poi lentamente vedo i boschi di Oromë ed addentrandomici rido deliziato a questa vista. Seguo subito il volo degli uccelli, ascolto assieme il loro rincorrersi sonoro, vedo cerbiatti, cervi dalle corna ritorte ed una fauna splendente, nobile, libera e lieta.

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