Fantasmi

Meno male che non troviamo nessuno nel quartiere di Feanor perché saremmo stati lo zimbello di tutti.

"Ah, non è tornato quasi nessuno Finno... Me l'ero immaginato, ma... tutto ciò mi colpisce."

"Meno male! Ti immagini la loro faccia se ci avessero visto fare questa corsa?" Dico allegro raggiungendolo.

"Mio padre poi mi avrebbe fulminato." Dice.

"Stai allegro, su, tornerà chi deve tornare, forse tutti, alla fine." Mi trovo ad ammettere.

"Sì..." Dice avvicinandosi minaccioso.

"Che stai? Che vuoi fare...?"

Non faccio in tempo a sfuggirgli che mi prende ed inizia a farmi il solletico. Ridiamo come matti e poi restiamo lì, abbracciati, in mezzo alla strada a riprendere fiato.

"Scusa, non ho saputo resistere." Dice allegramente.

"Disgraziato!" Ribatto.

Lentamente ci alziamo e dopo esserci ricomposti ci avviamo verso i portali di accesso del palazzo di Fëanor. C'è davvero un silenzio innaturale, terribile, da rompere i timpani... Forse tutte queste nostre risate hanno giovato a queste grigie mura senza vita... speriamo di non aver irritato nessuno.

"Tutto questo silenzio è spaventoso Finno. Ho quasi l'impressione che ci siano dei Noldor a spiarci, quasi dei fantasmi. Ho i brividi." Ammette.

"È capitata la stessa cosa in tutta Tirion, me l'ha detto mio padre. È stato uno dei primi a ritornare e... Beh, non c'era nessuno. Tutti coloro che non ci avevano seguito si erano ritirati assieme ai Vanyar alle pendici del Taniquetil. Mio padre era ritornato, e si era in effetti disperato non trovando più mia madre. La trovò tra i Vanyar e per un po' vissero così... mio padre mi ha rivelato di aver avuto paura di vivere qui solo e non l'ha fatto finché non è tornato un buon numero di Noldor a noi fedeli. Credo fosse solo una sensazione, però è la stessa che stiamo provando io e te." Ammetto.

"Mi raccomando, se per caso ci capitasse di vedere mio padre dobbiamo fuggire! Senza esitazione." Sorride furbo.

"Vorrei vedere il tuo volto se ti apparisse davvero davanti..." Dico atono.

"Ci sarai tu a proteggermi?" Chiede sciocco.

"Non credevo ti servisse protezione e poi... fa paura anche a me." Mi trovo ad ammettere.

"Che guerrieri siamo Finno?" Chiede.

"Non lo siamo più, ecco tutto." Sorrido.

"Meno male... Ero arrivato ad odiare tutto di me, a non sopportare nemmeno me stesso. Ero diventato un fantasma assieme a Maglor... un relitto di odio quasi del tutto senza cuore. In tutta sincerità ho più paura del vecchio me stesso che non di mio padre." Ammette.

"Lo so, te lo leggo nel cuore e negli occhi... Da questo posso proteggerti e ti custodirò sempre. Dai muoviamoci, elfo troppo cresciuto... Chissà che ti dava tua madre al mattino da mangiare! Dovrò chiederglielo."

Maedhros ride come un matto, evviva!

Siamo proprio davanti al portale d'argento della casa di Fëanor, con la stella a otto punte tagliata a metà dalle due parti del portale. Maedhros infila la chiave con la sinistra e prende a girarla, ma qualcosa va storto.

"Oh no! Come accidenti ha fatto la serratura ad arruginirsi? Siamo a Valinor!" Protesta sforzandola inutilmente.

Intervengo anche io e dopo innumerevoli sforzi la chiave gira ed il meccanismo scatta.

"Che razza di marchingegno ha posto tuo padre sul portale? E poi... com'è possibile che qualcosa che ha fatto Feanor si sia guastato?" Chiedo sorpreso.

"Forse non vuole farci entrare." Ammette Maedhros alzando le spalle.

"Sarà... Beh, in ogni caso ce l'abbiamo fatta, possiamo proseguire." Dico.

Comincio ad entrare nella zona porticata che mi ricordo molto bene, con un grande rettangolo e le due estremità semicircolari, una delle quali ho davanti. Sul perimetro stanno tutte colonne ad imitazione di alberi dalle foglie rosso brunite... Al mio fianco non vedo avanzare Maedhros e voltatomi me lo ritrovo ancora fuori dalla soglia, a guardarmi pensoso.

"Muoviti Maitimo! Se non mi stai di fianco mi sento a disagio qui." Dico.

Maiti sospira ed avanza fino a che non mi arriva davanti.

"Non era così difficile." Ammetto risaputo.

"Ed io non riuscirei comunque a dirti di no." Ribatte.

Percorriamo allora uno dei lati per raggiungere l'estremità opposta, dove si trova il portale che conduce al palazzo vero e proprio.

"Ti ricordi quando ci rincorrevamo qui intorno?" Mi chiede.

"Certo, ti rubavo sempre i biscotti che stavi per mangiare, quelli che sgrafignavi a tuo padre non so con che coraggio." Rispondo divertito.

"Esattamente... In realtà te li lasciavo mangiare." Dice ridendo.

"Sì, come no!" Dico dandogli una pacca nel sedere.

"Ma come ti permetti?" Esclama lui perplesso.

"Vediamo se riesci a prendermi!" Dico rifacendolo e mettendomi a correre.

"Non vorrai davvero che mi metta a..." Lo sento dire.

Torno allora indietro con fare abbattuto.

"Era divertente!" Dico allegro.

"Se lo dici tu..." Ammette.

Per tutta risposta gli do una pacca per chiappa e scappo.

"Ancora! Ma sei proprio..." E parte all'inseguimento.

Corriamo un po' e quando sta per prendermi faccio un salto atletico ed attraverso il giardino incolto. Maedhros è più veloce e mi atterra, ma quando vede che sto per farmi male si gira in aria e mi abbraccia cadendo lui a terra.

"Tu... Tutto bene?" Chiedo.

"Certo, elfetto ruba biscotti che io ti concedo."

"Ancora insisti?" E gli faccio il solletico.

"Va bene, va bene, basta!" Dice senza fiato sconfitto.

"Non mi sono mai divertito così tanto in vita mia! Mi farai venire un colpo..." Continua.

"Mi eri mancato, compagno di scherzi." Ammetto baciandolo.

"Se non la smetti mi viene da piangere..."

"Su, su bel fusto. È stato bello, molto bello."

"Già."

Lentamente ci alziamo e rimaniamo qualche istante abbracciati.

"Vogliamo andare ora?" Mi chiede.

"Sì." Rispondo.

(Finrod ed Amarië sorridono, sbirciando nascosti dietro al portale, e se ne vanno allegramente a passeggio, che scena!)

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