San Valentino
Primo:
Una tavoletta di cioccolato alla menta divisa sotto la luce della luna, tra il profumo delle rose selvatiche e la calma della notte, dopo un loro giro sugli skate.
Secondo:
Una busta di carta rossa con un cuore dal bordo fucsia merlettato trasparente con al centro stampato in lettere glitterate "My Valentine", ripieno di cioccolatini, biscotti e bigliettini ricevuto da Ainosuke in classe al mattino e al suo ritorno dato a una gentile cameriera che lo avrebbe recapitato poco dopo a Tadashi a letto col raffreddore.
Terzo:
Un quadratino di cioccolato al latte posato con rapida mano sulla scrivania su cui Tadashi vestito con una divisa di colore nero dalla giacca sbottonata, così diversa da quella che indossa sempre è intento a scrivere concentrato su un quaderno e sembra assorto in un altro mondo.
Quarto:
Dei biscotti fatti a mano. Si fece aiutare dalle cuoche a prepararli, l'aspetto non era perfetto, ma chi li ricevette seppe dargli un sapore sopraffino.
Lo guarda ancora come un bambino?
Quinto:
Un cuore di cioccolata fatto a mano. Tadashi forse lo vede come un premio per il suo futuro ingresso alle medie ma per Ainosuke è il segno che lui sarà il suo cavaliere. Non importa chi verrà.
Sesto:
Un semplice pasticcino alla fragola dal ciuffo di panna rosa decorato da uno zuccherino a forma di cuore preso a una pasticceria dove andò una volta con Tadashi.
È solo un ragazzo che regala al suo migliore amico un dolcetto - preso in uno dei tanti luoghi vietati a uno della sua condizione, che solo Tadashi gli ha fatto conoscere sapendo di superare un tabù - dopo avergli insegnato a ballare sugli skate, non c'è niente di sbagliato.
Settimo:
Un mazzo di rose rosse raccolte da uno dei cespugli appena tagliati dal padre di Tadashi.
Ottavo:
Periodo degli esami: Kit Kat alla rosa e Pocky infilati di nascosto nella tasca della sua cartella prima che andassse a scuola.
Ainosuke può giurare di averlo visto voltarsi di lato e sorridergli.
Nono:
Un mazzo di rose rosse, bianche e rosa e una scatola di cioccolata Godiva non potranno essere al pari di un cuore di cioccolata fatto a mano, donato con tutta la vergogna nel cuore di chi sa di non poter superare la differenza di classe tra loro, soprattutto ora che era diventato il segretario di suo padre.
Decimo:
Hanno passato dieci anni insieme, dev'essere speciale.
Ainosuke lo ammette: ha imbrogliato facendosi aiutare dal suo nuovo amico Kojiro Nanjo/Joe ma desidera un risultato perfetto per confessare i propri sentimenti a Tadashi.
Sembra la trama di uno shoujo manga dozzinale: una cena a lume di candela sotto al ponte dove fa skate coi suoi amici, quella sera tutto per loro e al ritorno, nella loro piscina, davanti al disegno dei due cuori intrecciati gli diede il suo vero regalo: un anello nascosto al centro di una rosa rossa di velluto.
Titubante, Tadashi allungò la mano e lo accettò. Un sorriso a illuminargli il volto, alcune lacrime rilucevano agli angoli degli occhi.
Avrebbe tenuto nascosto il segreto del loro amore a chiunque, non l'avrebbe tradito mai.
Undicesimo:
Una scatola di cioccolatini a forma di cuore avvolta in carta laminata rosa posato ai piedi del letto, il nastro di velluto nero usato per legarsi i polsi a vicenda. Lui gli donava Thanatos riempendogli la bocca di cioccolato amaro che Tadashi ingoiava leccandogli le dita; l'altro lo accontentava nella sua versione distorta di Eros, cercando di non stringere troppo il nastro attorno al suo collo.
Carte di alluminio rosa sparpagliate tra lenzuola candide stazzonate cadevano via ai movimenti dei loro corpi.
Dodicesimo:
Cosa gli aveva giurato due anni fa, cosa gli aveva promesso a San Valentino, al giorno bianco con indosso un velo bianco si rivelarono tutte parole, quando venne scoperto.
Chissà chi glielo disse, chissà chi li tradì pensando fosse per il suo bene.
In quello skate bruciato vide il loro amore gettato al rogo come fosse qualcosa di sbagliato.
Col tempo, capì Tadashi è stato costretto dalle circostanze a prendere le parti di suo padre.
Tuttavia non ebbero mai più la forza di guardarsi in faccia né di parlarsi con la naturalezza e la gentilezza di un tempo.
Tadashi Kikuchi è ora il cane degli Shindo e ai cani non si dà la cioccolata a San Valentino.
Diciassettesimo:
Ainosuke è più che maggiorenne, suo padre è morto e lui ha ottenuto il suo potere politico con quanto ne consegue.
Tadashi è il suo segretario: si merita un semplice cioccolatino, di quelli che dà a tutti i suoi dipendenti.
Con la differenza che il suo Giri Choco è di una marca pregiata. Glielo posò sulla scrivania, accanto alla lampada da tavolo, sussurrandogli qualcosa inerente un loro progetto.
L'incarto dalle linee a zig zag rosse e blu luccica sotto la luce della lampada a ricordare a Tadashi l'altra identità di Ainosuke Shindo: Il Matador dell'amore e il progetto di cui si pente di avergli dato il permesso di realizzare: la S.
Diciottesimo:
Un bacio sulla guancia per ringraziarlo del lavoro svolto.
Gli ordinò di allungare i palmi delle mani uniti, lui obbedì e sulle mani guantate gettò un cioccolatino a forma di cuore: l'odore di cioccolata fondente si amalgamava con quello delle linee di cioccolato bianco. Dolce e intossicante come cosa stava vivendo. Chissà se esiste cioccolata dal nome "Bacio di Giuda"?
Diciannovesimo:
Una scatola di cioccolatini a forma di cuore dall'incarto rosa e il nastro nero preparata dalle mani di uno chef rinomato seguendo i gusti più adatti della sua nuova ossessione sportiva e infatuazione amorosa.
«Langa Hasegawa ha rifiutato ma la ringrazia per il pensiero» riferì Tadashi con un inchino e si trovò rifilata una scatola di cioccolatini riciclata.
Esiste un nome per qualcosa che superi il Giri Choco?
Ventesimo:
Un Homo Choco.
La sfumatura arcobaleno risalta sullo scuro di ogni rosa di cioccolata fondente contenuta nella scatola rettangolare presa da Ainosuke a un Duty Free, appena tornato da uno dei suoi viaggi a Tokyo e subito passata di mano al suo segretario che lo aspetta in auto per scortarlo a quella che è la loro vera casa.
È impossibile vivere in un mondo solo per loro due lasciandosi alle spalle pesi e colpe da espiare ma si poteva sempre cercare di ritrovare del buono nel paradiso in cui non erano stranieri.
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