Carezza

Vento notturno di scirocco, i rami della vecchia quercia sferzano il cielo.
Avido bacio che culmina in una spinta sul materasso.
Il vento si ferma e tutto tacque. Da fuori residui del suo ululato.
Gli strappa la camicia, suono di bottoni che cadono. Passa la lingua sul suo petto nudo e bianco come innamorato morboso.
Nella stanza immersa nel silenzio interrotto solo dai loro ansiti e dal risuonare del vento, una luce gialla calda come il vento di Arabia scalda l'aria.
Carezza su pelle nivea da mani grandi e bronzee.
Spuma su pozzanghere di cui non sai se è il vento a sfiorarle o gocce di pioggia a cadere.
Libero della schiavitù degli indumenti il corpo si lascia andare docile a uno schiaffo sul viso, morsi, tirate di capelli, prese di mani come tenaglie nei propri punti sensibili.
Chiude gli occhi e lascia che le mani si avvicinino al collo, lasciandolo stringere piano.
Sfoga la rabbia contro chi l'ha ferito, non sa che egli ne godrà cento volte cento.
Le sue dite contro la pelle del collo stringono piano, con un tocco delicato. Sono carezze cariche del dolore di un cuore disperato in simbiosi come il suo, per il serpente travestito da agnello che si lascia condurre alla dolce morte.
Scroscio lieve, pioggia recante con sé sabbia.
Lacrime agli angoli degli occhi, le mani si ritraggono con un movimento studiato. Piano ma veloce.
Non nota le punte delle dita tremule di lui, indeciso se carezzarlo o meno; lasciandolo con una scarica di adrenalina in corpo e il cuore che sbatte in petto.
Terra rossa nelle pozzanghere sul viale di ghiaia.
Segni rossi come un collare agli angoli del collo, occhi spalancati fissano il soffitto mentre lacrime scivolano via lenendo il bruciore.
Pozzanghere dai riflessi seppiati.
La carne è dura come la loro mente, ormai avvezza in forme diverse, al concetto di: amorevole dolore e delle sue carezze nascoste in schiaffi e insulti.
Il vento ritorna forte e poi si ferma.
Fuori lui è il padrone che educa il servo, il dobermann che abbaia ma non morde. Dentro è il master e a volte lo slave ed è tutto... Troppo.
È bravo lui a carezzare per mostrargli come l'amore possa non passare per forza dal dolore ma dalla potenza della passione più calda.
La sua filosofia è: "Cercare le vedute con il sole nei giorni di pioggia."
“ODIAMI SE TI FA STARE BENE!” urla il suo cuore guardandolo in faccia prima di lasciarsi prendere per i polsi ed essere messo a cagnolino, una mano sulla testa a spingerlo a faccia in giù.
Fruscio di vento freddo dal calore celato.
«Amami se ti fa piacere così, Ainosuke-sama.» mormora Tadashi a bassa voce, la testa affondata nel materasso, alla prima di una sequela di spinte rudi che non soddisfano entrambi nella loro statica meccanica ma quella violenza è come una carezza per le loro psiche ormai deviate.
Pioggia residua, gocce di spuma bianca su terra arida.
Ed è quando prende il suo viso tra pollice e indice e lo solleva per il mento girandolo per dargli un bacio che gli occhi si fanno lucidi divenendo lo specchio verde dove lui si riflette e così fa l'altro nei suoi occhi rubino.
Nuvole come ripieno di melon pan scambiati nella purezza della loro infanzia.
Lo gira a pancia in su e prendendolo per le mani lo solleva con una delicatezza a lui inconcepibile.
Baci sul collo, succhiotti, morsi delicati sui capezzoli turgidi.
Gocce cadono allargandosi in cerchi concentrici.
Gocce di sperma colavano lucide e viscose tra le sue cosce. Subconscia carezza del suo padrone liberatosi durante il loro bacio.
Silenzio, solo il cinguettare di uccelli.
Si fissano tutti e due in piedi in silenzio, ha imparato abbastanza da allungare la mano verso il suo viso chino dagli occhi chiusi e sfiorarlo con una carezza.
Goccia d'acqua pura su terra bruciata.
Lui apre i suoi occhi rubino e sa che quello è: Amore.

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