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Mi sto torturando da quando Jasper mi ha dato quel post-it: cosa dovrei scrivergli?
Non so come conquistare qualcuno!
Un semplice "ciao" sarebbe banale o risulterebbe figo? Vado con una punch line? Non sarebbe strano? E poi non ne conosco nemmeno molte, solamente le più banali: ti sei fatto male quando sei caduto dal cielo? Tuo padre è un ladro?
Dire che sono in panico è un eufemismo.
Non ho fatto altro che pensarci tutto il giorno e ora sono arrivate le sette, sto chiudendo il negozio e non ho risolto proprio nulla.
Alzando lo sguardo all'insegna con il mio nome, non posso fare a meno di darmi della deficiente. Ovvio che sapeva come mi chiamo: è scavato a caratteri cubitali nel legno.
Torno con lo sguardo alle serrande abbassate, chiedendomi come abbia fatto a incontrare un tipo del genere. Sono stata baciata dalla fortuna per la prima volta in vita mia? È mai possibile che dopo anni di sfiga e cadute continue finalmente sia arrivato un po' di karma positivo?
Mi giro e comincio a camminare per la piazzetta, telefono in mano. Ho salvato il suo numero non appena è uscito dal negozio, il che forse mi rende un tantino disperata... Oh, andiamo, l'avrebbe fatto chiunque! Quando ricapita di incontrare una persona del genere?
Sbuffo e una nuvola di aria bianca mi esce di bocca, ricordandomi che ormai siamo prossimi al Natale. Durante questo periodo le vendite aumentano: le stelle di Natale sono le più gettonate, ovviamente, ma spesso si comprano anche rose per il proprio innamorato o dei crisantemi per onorare i defunti durante le feste.
Adoro i fiori. Li ho sempre amati. Mia nonna, quando era ancora in vita, aveva una casa enorme con un giardino bellissimo ed è da lì che è nata la mia passione. Purtroppo i miei genitori l'hanno venduto insieme alla casa quando è passata a miglior vita.
Scuoto la testa, scacciando questi brutti pensieri. Non è il momento di deprimersi: ho il numero di un figone, come direbbe Oliver. È ora di festeggiare!
Ma proprio mentre lo penso, casco dal gradino del marciapiede, un'auto passa di lì, prende in pieno una delle tante pozzanghere formate dalla pioggia della notte prima e mi inzuppa da capo a piedi. Quel deficiente ha pure suonato il clacson! Non ero io quella che correvo!
Sospiro, sentendomi congelare.
Grandioso. Ci mancava solamente questa!
Menomale che casa mia è vicina.
Mi rimetto in piedi, volgendo il capo dall'altra parte della strada. Dopo la libreria e il panettiere, c'è un vicolo stretto e buio, percorrendolo fino alla fine si arriva al quartiere più malfamato di Gardenia. Ed è lì che abita Oliver. Mi dispiace da morire per quel ragazzo.
Spero che almeno a scuola sia riuscito a farsi qualche amico. Oggi è uscito di tutta fretta dopo aver ricevuto una telefonata. E lui non risponde mai al cellulare!
Sostiene che se è importante possono mandargli un messaggio, però stavolta ha risposto immediatamente e sembrava anche parecchio agitato. Mi preoccupa.
Mi calo il cappuccio della felpa sulla testa e tiro avanti. Non posso perdermi nei miei pensieri oppure diventerò un ghiacciolo.
Una volta a casa, mi sono infilata praticamente subito nella vasca. Il mio appartamentino è minuscolo, ma abbastanza funzionale. C'è una cucina, un bagno e una camera da letto. Non che mi serva altro, visto che passo la maggior parte delle mie giornate al negozio.
Sommergo il collo nell'acqua bollente, godendomi le bolle che mi solleticano il mento. Si sono fatte le otto. Dovrei scrivere a Jasper, ma ancora non so come approcciarlo.
Forse è meglio improvvisare.
Rimettendomi dritta, prendo un sorso del vino bianco che ho portato con me e mi allungo verso l'asciugamano più vicino. Se toccassi il cellulare con la mano bagnata, probabilmente andrebbe in tilt e mi aprirebbe mille applicazioni.
Con il cuore in gola, sblocco lo schermo del dispositivo, poi mi prendo un attimo per riorganizzare le idee e infine apro l'app di messaggistica.
Lo trovo subito e, senza pensarci due volte, clicco sulla foto profilo. E arrossisco. Oh Dio. È girato di spalle, si vedono solamente la schiena tatuata e i capelli rossicci, ma cavolo se è sexy. Porto le ginocchia al petto, osservando la linea della spina dorsale che termina ai pantaloni della tuta. È percorsa dai un oni giapponese, delle pennellate che paiono inchiostro fresco, e dei kanji che non capisco, ma su cui desidero davvero indagare. E più lo fisso, più noto dei particolari. Sembra quasi un'opera della Cappella Sistina, ma in stile orientale: tanti personaggi circondano quella scritta misteriosa, ma il tutto risulta stranamente armonioso. Quasi ipnotizzante. Vedo una volpe a nove code, un cane, un enorme drago che si intreccia con un serpente. E i colori che prevalgono sono il nero, il bianco, il rosso e il verde, non c'è un lembo di pelle libero. È talmente elaborato e intricato che sono costretta ad aguzzare lo sguardo per non perdermi nulla.
Avevo ragione: è un'opera d'arte.
E mentre ho praticamente la bava alla bocca e continuo a zoomare con le dita su questo e quello, mi accorgo di quanto il mio comportamento sia indecente e mi paralizzo, dandomi della stupida.
Torno sulla chat, rossa come un pomodoro, e digito un saluto. Lo cancello. Ci riprovo.
Alla fine scrivo: ehi, sono Maddison. Come sta la tua piccola?
E prima che possa pentirmi della scelta di parole premo invio.
Ok, sono nuda in una vasca con mille bolle e mando messaggi a un uomo appena incontrato, bevendo vino. Cosa cavolo è successo alla mia vita nel giro di un paio di giorni?
Oh, chissenefrega: ha risposto!
Devo aggiungere alla lista dei suoi pregi che non ti fa invecchiare aspettando un suo messaggio.
Ehi
Sto ancora pensando a un nome, ma per ora sta bene
Se non trova qualche insetto da sola, dovrei darglieli io?
Ridacchio, immaginandomelo mentre fissa la pianta con sguardo pensieroso. Però poi mi rendo conto che riesco a pensare a lui solamente con un paio di occhiali da sole premuti sul naso e un po' mi maledico. Gli sono letteralmente caduta addosso, eppure non so ancora di che colore siano i suoi occhi.
No, mettila vicino a una finestra, meglio se a sud, e andrà tutto bene
È una cacciatrice, prenderà sicuramente qualche mosca
Lo rassicuro.
Grazie, allora la sposto. L'avevo messa in sala, vicino all'orchidea. Menomale che ci sei tu a consigliarmi
E per il nome, hai qualche suggerimento?
Oddio, è adorabile! Mi mordo il labbro inferiore. Di solito alle piante si dà un nome femminile, quindi gli domando: perché non quello della ragazza che ti piace?
Poi mi rendo conto che si sta parlando di una pianta carnivora e faccio per eliminare il testo, ma ovviamente lui l'ha già letto e sta rispondendo. È troppo tardi. Ormai convivo con le figuracce.
Wow, Maddy. È un modo carino per chiedermi se sono interessato a qualcuno?
No!
Scrivo immediatamente.
Cioè se lo fossi non ci sarebbe nulla di male, mi farebbe piacere
Ma cosa diavolo gli sto dicendo!? Sono veramente tentata di sbattere la testa contro il muro. Ripetutamente.
Quindi credi che dovrei dare a una pianta carnivora, una cacciatrice come hai detto, il nome della ragazza che mi piace?
Quale credi che sia il mio tipo, esattamente?
Quando leggo queste parole, a momenti mi ribalto nella vasca. Sbatto il gomito contro la ceramica e trattengo appena un gemito di dolore. Mentre mi chiedo cosa cavolo mi stia prendendo ultimamente e alzo le braccia per evitare di rovesciarmi il vino addosso e il cellulare in acqua, un suono mi scuote.
Il familiare tuuuu tuuuu delle chiamate mi informa che ho premuto un tasto che non avrei dovuto toccare.
E infine: «Maddy?» la sua voce.
Deglutisco. Mi do per l'ennesima volta della deficiente e lentamente porto il telefono all'orecchio. Menomale che non ho ancora bagnato i capelli.
«Ehi...» lo saluto, imbarazzata, muovendomi nella vasca, a disagio. Poso il bicchiere di vino sul bordo di ceramica. Meglio non bere più, sembro già parecchio andata da sobria, figuriamoci se mi ubriaco davvero.
«Ciao!» esclama, divertito.
«Sento dell'acqua?»
«Sto facendo un bagno.» rispondo a macchinetta, senza pensarci. Poi mi do una pacca sulla fronte, dandomi della scema. E probabilmente ha sentito anche lo schiocco perché sta ridendo.
«Cioè lo sto solo preparando! Ho il lavandino aperto. Mi dovevo lavare le mani.» mi correggo subito, già nel pallone.
«Quale delle tre?» chiede, sempre più divertito.
«La seconda?» ribatto, dopo un attimo di completo blackout. Non so nemmeno cosa diamine gli abbia detto. La bocca mi è partita da sola, non sono riuscita a controllarmi.
Sono patetica.
«Capisco.» ghigna e per un attimo mi sembra davvero un tipo poco raccomandabile. Sentendone solamente voce, rauca, virile e bassa, pare uscito da un film d'azione. Sarebbe perfetto per la parte dell'affascinante criminale.
«Parlavamo del mio tipo di ragazza, vero?» continua, con quel tono irresistibile che conquisterebbe chiunque.
Mi ritrovo a stringere il cellulare e le gambe. Che problemi ho? Sono nuda e al telefono con un uomo! Non è da me!
«Maddy?» mi chiama e, cavolo, se suona bene il mio nome su quelle labbra!
«Ecco, parlavamo... Della venere?» mi sforzo di tornare lucida.
«Sì, hai detto che dovrei dargli il nome della ragazza che mi piace, giusto?»
«Ce ne è una?» domando, prima di potermi trattenere. Cacchio, Maddison, concentrati!
«Perché? Sei interessata?» ribatte, misterioso.
«No!» esclamo.
«Cioè non che tu non sia bello, sei bello, molto bello, però sì, no, magari? Cioè no!» sospiro pesantemente.
«Scusa, sono imbarazzante...» ridacchio, nervosissima. Aspetta, cosa gli ho appena detto!?
Spalanco le palpebre.
«Cioè imbarazzata!» mi correggo.
«Solamente perché sei nella vasca al telefono con un semi-sconosciuto?»
«Sì.» confesso. Ho caldo.
Silenzio. Poi lo sento ridere.
«Cosa?»
«L'hai ammesso, Maddy. Che ti stai facendo un bagno.» risponde, con il tono di chi si sta divertendo un casino.
«Ah.»
Allontano immediatamente il telefono dall'orecchio, quasi potesse esplodere da un momento all'altro, e, senza guardare lo schermo, gli chiudo la chiamata in faccia.
Passano un paio di secondi di assoluto nulla.
«Oh cacchio!» urlo quando metabolizzo cosa cavolo ho combinato, presa dall'agitazione.
Fisso il telefono come se potessi tornare indietro nel tempo. Non volevo chiudere! È stato un riflesso, giuro!
Inutile aggiungere che, muovendomi, sbatto di nuovo il gomito contro la ceramica.
Inspiro fra i denti.
Perché ho così tanta sfiga!? Mi lamento, osservandomi il braccio come se potessi prevenire la comparsa di lividi.
Poi il suono di una notifica.
È un suo messaggio.
Sei carina quando arrossisci.
P.s. eravamo in videochiamata.
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