Prologo
L'obiettivo era quello: un fiore.
Un piccolo, elegante e colorato fiore.
La leggera brezza della sera faceva muovere lentamente la foglia verde, impedendo a Louis di poter scattare una buona foto.
Lo stesso vento accarezzava i suoi soffici capelli scuri, mentre uno dei due occhi osservava rapito il tutto.
Il momento giusto: ecco cosa aspettava.
Il vociare proveniente dalla casa era un suono lontano, per lui quasi impossibile da udire.
Ora i suoi sensi erano fissi su quell'obiettivo: voleva scattare una foto.
Una foto perfetta, questo era quello che voleva Louis.
Quando iniziò a sentire il vento diminuire, quando vide il fiore placarsi da quella danza dettata da Zefiro, le sue dita si prepararono.
Tre secondi, e la foto sarebbe stata sua.
Si preparò a schiacciare.
Due secondi.
Mancava poco.
Un secondo.
«Louis!»
Una voce, alle sue spalle, lo fece sobbalzare.
A quel suo gesto, spostò rapidamente la testa verso la fonte della voce, la quale si rivelava essere una bambina dai lunghi capelli biondi.
«Emma»
Il nome della ragazza uscì dalle sue labbra assieme ad un sonoro sbuffo, segno del suo essere abbastanza seccato.
Le iridi gialle tornarono sulla piantina, vedendo come il vento fosse tornato ad accarezzarla.
«Cosa fai qui fuori?» domandò la ragazza, piegandosi lievemente per sbirciare alle spalle del ragazzo.
«Stavo scattando una foto, ma a causa tua ho perso il momento perfetto» la fece breve il maggiore, prima di sbuffare ancora ed iniziare a tornare all'edificio.
Le iridi si posarono su questo, mentre la bionda si lamentava del fatto che, il corvino, sembrava non voler fare altro.
L'orfanotrofio era la casa di... Beh, tanti bambini come lui, privi di qualsiasi tipo di genitore oppure di parenti.
O anche gente che si era ritrovata lì perchè non aveva altro da fare.
Che non aveva un lavoro o dei soldi.
Spesso il corvino si era chiesto come la mamma potesse essere così gentile e generosa.
Fin troppo, per i suoi gusti.
Mentre le suole delle sue scarpe si scontravano più volte con il prato verde, Louis si passò la lingua umida sulle labbra, cercando di ignorare la bambina al suo fianco che continuava con le sue chiacchiere.
«Louis, lo sai che stare tutto il tempo con la macchina fotografica non ti farà bene?» chiese la bionda, ancora, osservando l'oggetto con i suoi occhi eterocromatici.
«Perchè non vai a giocare con Grey oppure Annette?» domandò il corvino, ancora, mentre lui sembrava voler filare rapidamente in camera.
Magari Owain e Felix stavano già dormendo e lui poteva fare quello che più gli piaceva.
«Ma già ho giocato con loro!» si lamentò la ragazza, indicando poi un livido fattosi - secondo il maggiore - cadendo come al solito durante acchiapparello.
Louis fece per aprire le labbra, magari per far uscire il pensiero che aveva in quel momento - si chiedeva infatti come potesse essere la più brava a quel gioco quando, ogni singola volta, inciampava ovunque - ma preferì rimanere in silenzio.
Osservò qualche bambino avvicinarsi alla bionda e a lui, per salutarli allegri sventolando le manine e, quando vide la ragazza fermarsi per parlare con loro, preferì accelerare il passo.
Il fatto di non essere riuscito a scattare quella foto lo aveva reso facilmente irritabile.
In quel momento voleva solo rifugiarsi tranquillamente nella sua camera.
E dal canto di Rhys, che nascosto dietro alle pagine dell'ennesimo Romanzo, quella scenetta era stata davvero interessante.
Certo non voleva farsi gli affari degli altri, ma, mentre tentava di seguire le azioni di quel protagonista, non faceva altro che chiedersi cosa avrebbe fatto lei in quella situazione.
Tutti conoscevano Louis e tutti conoscevano Emma.
La ragazza era vitalità allo stato puro, quasi follia.
Dall'altra parte Louis era tranquillità, una tranquillità che Rhys si era divertito a descrivere come "vento".
Era Zefiro quando gli pare e piace, ma se qualcuno gli andava contro oppure interrompeva un suo momento, eccolo divenire tempesta.
Il bambino di dieci anni si era quasi meravigliato, sotto sotto, nel vedere che il fratello maggiore non fosse esploso per la foto non riuscita: tutti sapevano come Louis amasse la fotografia e di come fosse testardo.
Troppo immerso in quei nuovi pensieri, capì che non sarebbe più riuscito a perdersi tra le pagine di quel libro.
Eccolo dunque chiuderlo lentamente, alzandosi in piedi, mentre il vento gli accarezzava i corti ma soffici capelli neri.
Sicuramente, parlando con la mamma, avrebbe fatto chiarezza nella sua mente.
Dopotutto, la mamma era la mamma.
*
L'orfanotrofio era una grande costruzione composta da varie stanze, che all'esterno era molto simile ad una chiesa, altri avrebbero detto una cattedrale: una torretta che superava il resto in altezza e poi un'enorme "casa".
Così i bambini amavano descriverlo.
Due piani nei quali avevano imparato, avevano amato ed erano stati amati.
E Louis, in quel momento, stava salendo le scale, cercando di placare tutt'altro tipo di sentimento.
Era arrabbiato, quasi furioso nei confronti della bionda: spesso si ritrovavano a discutere per via dei loro caratteri opposti, ma venivano sempre fermati dalla mamma e da Étienne, mentre ogni tanto anche dal semi-introverso Rhys.
A passo lento, si diresse nella sua camera.
Quel giorno non aveva visto il mammone - così ormai lo aveva soprannominato - ma probabilmente stava assieme alla loro "genitrice", oppure stava in giro ad aprire le finestre o anche a cercare di evitare delle liti.
Faceva tutto per la mamma, e ciò era abbastanza ovvio al ragazzo.
L'undicenne strinse di poco la fotocamera, sospirando, prima di aprire la porta per la sua camera e ritrovandosi davanti agli occhi Felix e Owain che "giocavano".
Era meglio dire che fosse il primo che provava a giocare con il secondo, lasciandosi sfuggire una risatina benevola ogni volta che lo sentiva balbettare.
«Ancora svegli voi?» domandò il corvino, chiudendosi la porta alle spalle e osservando l'orologio.
Si era rifugiato qualche oretta in biblioteca, cercando di far smaltire la rabbia per non esplodere, ma a quanto pare era stato lì più tempo del previsto.
Mentre il biondo salutava il maggiore con un cenno della mano, Felix, il piccolo razzo dell'orfanotrofio, si limitò a saltare in piedi e tentare di farsi prendere in braccio dal maggiore.
«T-ti stavamo a-aspettando» mormorò, a voce bassa, Owain, osservando con le iridi azzurre l'arancione venire portato lievemente indietro dal corvino, che si diresse al suo comodino per posare la fotocamera.
«Ma è tardi per voi» affermò ancora una volta Louis, «È mezzanotte meno dieci» riuscì a dire, prima che qualcuno non bussasse alla porta.
«Chi è? È la mamma?» domandò Felix, mentre il ragazzo dalle iridi color Ambra voleva solamente stendersi e riposare.
"Oggi va così" pensò il maggiore, sbuffando, prima di osservare la porta venire aperta e notare qualche ciocca bionda farsi viva da lì dietro.
Ci volle poco: camminando sul legno un poco scricchiolante, Emma, Rhys e Ètienne entrarono nella camera.
La ragazza aveva le guance gonfie ed evitava il contatto visivo con Louis; il ragazzo dalle grandi occhiaie si limitò ad arricciare il naso per l'odore di "sudore" che riempiva la stanza mentre il corvino con ancora il libro in mano - ormai finito - salutava i fratelli con un cenno della mano.
«Scusate l'intrusione» commentò Rhys, grattandosi il retro del collo con una mano.
L'aria della stanza si era fatta pesante: mentre Owain e Felix non avevano idea di cosa stesse succedendo - fino a prima si stavano divertendo con degli scioglilingua - il maggiore osservava duramente Emma.
Quest'ultima guardò prima Rhys e poi Ètienne, prima di puntare le iridi eterocromatiche sul ragazzo con il quale, qualche ora prima, aveva rischiato di iniziare un'altra discussione.
«Mi spiace per averti impedito di scattare la foto» mormorò lei, annuendo ripetutamente.
La luce del lampadario illuminava perfettamente il viso di tutti, che quasi sembravano rappresentare un'emozione diversa: mentre Felix ed Owain mostravano pura confusione, Louis ad esempio faceva notare come la sorpresa di quella scuse lo avesse colpito appieno.
Forse l'unico che portava la stessa identica espressione era proprio Ètienne: a lui bastava che la mamma fosse stata felice per la riappacificazione dei due.
Soddisfatto, invece, era il corvino che aveva dieci anni: un piccolo sorriso albergava sul suo viso, mentre le sue braccia stringevano per bene il libro.
«Va bene»
Fu una risposta rapida la cosa che uscì dalle labbra dell'undicenne, troppo stanco per poter iniziare una discussione in quel preciso momento.
Non ne aveva la minima voglia, anche se l'espressione felice sul viso della ragazza lo infastidiva.
Emma doveva solo ringraziare la sua stanchezza.
«Bene, allora direi che qui abbiamo risolto» fece Rhys, allora.
Mentre Ètienne era venuto per controllare che non scoppiasse una delle solite dispute, lui era venuto lì per osservare il suo consiglio riuscire al meglio.
Era stato lui a proporre la cosa alla mamma, e non poteva esserne più fiero in quel momento: insomma, il suo "piano" aveva funzionato!
Voleva informare la genitrice, ineffetti.
«Buona notte»
Fu una frase che uscì contemporaneamente dalle labbra di tutti: chi mostrava un sorriso sincero, chi balbettava lievemente e chi sembrava disinteressato o anche stanco.
Quei sei bambini, riuniti in quella stanza, non vedevano l'ora di rivedere il sole sorgere ed iniziare un nuovo giorno, ma si sarebbero goduti una notte tranquilla, come sempre.
Come sempre?
Io non direi.
Fu quando Rhys afferrò la maniglia.
Fu quando le lancette fecero scoccare la mezzanotte.
Fu quando un'urlo acuto si levò per l'edificio.
Fu allora che la notte tranquilla venne spezzata e, quella stanza, fu riempita dall'ansia.
Dal terrore.
Dalla paura.
*********
Ehilà!
Finalmente il prologo è uscito!
Purtroppo non ho ancora finito la scaletta, ma non volevo farvi aspettare troppo per il Prologo ^^"
Che ne dite?
Vi è piaciuto?
Fa abbastanza schifo, specialmente conoscendo il fatto che io so fare di meglio.
Purtroppo sono solita descrivere moooolto di più gli stati d'animo dei vari personaggi, ma non volevo appesantire troppo almeno il prologo~
Vi mando un mega abbraccio e spero vivamente che questo piccolo prologo sia stato di vostro gradimento!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top