Capitolo 1

Cos'era il terrore?

Il terrore era quel serpente che stringeva Rhys, che lo soffocava, strisciando lento sulla sua pelle.

Il terrore era quella belva che sembrava essere pronta ad azzannare il collo di Emma, con i suoi denti affilati.

Il terrore era quel ragno che posava tutte le sue otto zampe sul cuore di Ètienne, bloccandogli il respiro.

Il terrore era quel rampicante che impediva ad Owain di poter ragionare, stringendogli il cervello ed il cuore.

Il terrore era quell'ape che aveva appena punto Louis, provocandogli un dolore che, velocemente, si espandeva per tutto il corpo.

Il terrore era il gatto che fissava Felix, impedendogli un qualsiasi movimento.

Il terrore era colui che stava giocando con le sue marionette, che le lasciava danzare in quella leggera melodia, che lui stesso dirigeva.

Era iniziata l'orchestra scura, cupa e soffocante.
Sotto lo spartito segnato a dovere dal destino, il maestro d'orchestra recitava gli eventi, impregnandoli di un terrore fin troppo conosciuto dai piccoli pargoli.

La paura.

La stessa che portò Rhys ad iniziare a tirare la maniglia della porta, a girare in maniera quasi compulsiva il pomello.

Prima a destra, poi a sinistra, poi lo tirò e finì con lo spingerlo.

La porta era chiusa.

«Lascia fare a me» provò a dire Emma, avvicinandosi alla porta.

Prese il pomello.

Prima a destra, poi a sinistra, poi lo tirò e finì con lo spingerlo.

La porta era chiusa.

«Ragazzi non è il momento di fare stupidi scherzi» ringhiò quasi Louis.

Si avvicinò e prese il pomello.

Prima a destra, poi a sinistra, poi lo tirò e finì con lo spingerlo.

Il piccolo arancione, che sempre era stato il terremoto di quell'orfanotrofio, prese per la manina Owain, alzandosi dal letto assieme a lui.

«Cos'era quell'urlo?» mugolò.

Nel mentre, il terrore si divertiva a vedere gli azzurri occhi del piccolo biondo divenire lucidi.
Era il suo spettacolo preferito.

Era il suo gioco preferito.

«Sarà stato un bambino che stava facendo uno scherzo» provò a dire l'unica bimba, girandosi verso i fratellini.

Neanche lei sembrava sicura di quello che aveva appena fatto uscire dalle sue labbra.

«Concordo con Emma: non bisogna-» provò a dire Rhys, ma venne presto interrotto.

«Era la mamma»

Fu una frase.

Un'affermazione.

Un'affermazione che uscì dalla bocca del corvino Ètienne.

Un'affermazione impossibile da ignorare.

«Conosco fin troppo bene la voce della mamma» borbottò lui, mentre le sue mani andavano a giocare, quasi, tra di loro.

Le dita venivano tirate, le pellicine si divertivano con le unghie e il dorso delle mani veniva torturato spesso da queste.

«Solo lei ha questa voce» ripetè lui per l'ennesima volta.

E la consapevolezza fu un'arma a doppio taglio.
Mentre il sollievo di aver scoperto chi fosse stato riusciva a sfiorare almeno un minimo i loro cuori, la paura che fosse successo qualcosa li colpì a pieno petto.

Fu una lancia.

Una lancia che neanche si sentì arrivare.

Una lancia silenziosa, che affondò a dovere nell'organo cardiaco prima di uscire dall'altra parte.

La punta insanguinata.

Il veleno era entrato nei loro corpi.

Perchè per il terrore, la lancia avvelenata era più divertente.

Ed il veleno fu l'adrenalina.

L'adrenalina investì le loro cellule, che come alcool per gli uomini iniziò a dare loro alla testa.

Dovevano uscire.

Volevano uscire.

Louis fece un bel respiro, prima di dare le spalle alla porta e avvicinarsi ai più piccoli di quella stanza.

«È tutto okay, ora usciamo e andiamo al sicuro, okay?»

«Se volete uscire, datemi la risposta giusta. Insomma, mi avete anche svegliato...»

Silenzio.

Il silenzio divenne di colpo il padrone di quel reame, di quella stanza.

Gli unici che si azzarda vano a romperlo erano i respiri terrorizzati dei vari presenti.

Chi?

Chi aveva parlato?

La voce era stridula ma profonda.

Femminile ma maschile.

Era... Strana.

Gracchinte, rauca, terrificante, calma...

Rhys puntò gli occhi scuri sulla porta, lasciando poi cadere il libro.

«Che c'è, ora state tutti in silenzio? I giovani di oggi non hanno un minimo di rispetto per una porta come me»

Se l'udito non si era divertito a fare brutti scherzi, una cosa era ovvia: la porta aveva deciso di iniziare a parlare.

Ed in quel momento, rubando la scena a quel silenzio assordante, la prima ballerina prese a danzare.

La prima ballerina aveva un nome.

Si chiamava inquietudine.

Le sue ballerine, le sue amate scarpe, erano leggiadre.

E quella performance invisibile, si percepiva solo attraverso la sensazione che faceva fuoriuscire.

Prima toccò a Rhys che, senza una risposta sensata, lasciò cadere il libro e fece qualche passo indietro.

Fu poi il turno di Emma, che si fece più vicino, in modo quasi impercettibile, a Louis e ai due più piccoli.

A seguire il gruppo non fu però Ètienne, il quale, come pietra, non si mosse di un millimetro.

Cos'era successo?

La porta parlava?

«Oh, insomma. Volete rimanere qui, fermi? Non volete uscire dalla stanza?»

Le parole della porta presero in pieno i ragazzi.

Non riuscivano ad aprirla.

Non potevano uscire.

Mentre il piccolo Owain pensava, magari, che un fata aveva deciso di prendere il controllo di qull'oggetto, Rhys si mise quasi a pensare al fatto che, effettivamente, non potevano rimanere lì a lungo.

Oppure lì erano al sicuro?

E se usciti di lì si sarebbero fatti male?

E se qualcuno gli avesse poi fatto male?

E se...

«Quindi, se rispondiamo ad un tuo indovinello, possiamo... Uscire?»

A prendere la parola e spezzare il momento fu Louis.
Tutti gli occhi si posarono su di lui, silenziosi.
Emma lo guardò quasi sollevata: adorava il paranormale, vero, ma l'urlo ancora le risonava in testa.

Era acuto.

Era della mamma.

Era terrificante.

«Esatto. Allora, siete pronti?»

Da dove usciva la voce?
Nessuno di loro ne aveva idea.

Sinceramente, infondo, non volevano neanche saperlo.

Louis non voleva neanche saperlo.

Rhys sì.

Il sapere era sempre stato sinonimo di prudenza, no?

Come potevano fidarsi di quello che aveva detto una porta?

Ma prima che potesse aprire di nuovo la bocca, fu il fratello maggiore a prendere di nuovo la parola.

«Sputa il rospo»

Fu chiaro e coinciso: era un tono che non ammetteva repliche, quasi.

Gli occhi più attenti potevano vedere come lui fosse pronto a scattare in caso di bisogno, nel mentre teneva i più piccoli semi-coperti.

Questi ultimi non ci stavano capendo più niente.
Owain si era fatto più vicino all'altro, mentre tremava lievemente.
Felix, dal canto suo, stringeva la mano dell'altro, mentre quasi si nascondeva dietro Emma.

Per quanto Louis fosse affidabile, inutile a dire come mettesse paura quando si arrabbiava.

E poi Emma era indubbiamente la più veloce in quella stanza.

Circa.

«Appena lo nomini si rompe. Cos'è?»

La stanza cadde di nuovo in silenzio.

«Ditemi quando sapete la risposta.»

E mentre il cervello degli altri era troppo annebbiato dalla preoccupazione per lavorare in modo efficiente - Ètienne era ancora bloccato al concetto di stanza chiusa: lui odia le stanze chiuse - , Rhys si stava chiedendo come un indovinello così stupido poteva regolare il loro uscire o meno dalla stanza.

Decise dunque di fare ua che passo avanti.

«Io conosco la risposta» disse lui, annuendo.

Una breve sicurezza sembrava fargli da aura in quel preciso momento.

«Prego, allora≥

«Il silenzio. Il silenzio è ciò che quando nomini si rom-»

Ed era la risposta giusta.

È il silenzio che quando nomini si rompe.

...No?

Fu un'attimo.

Un mattone incastrato ai lati della stanza partì.

Era una velocità inaudita.

Non si fermava.

La gravità non sembrava fare effetto.

Non sembrava voler cadere.

Era rapido.

Era veloce.

Aveva una traiettoria ben precisa.

Andava dritto verso un punto.

Verso la testa di Rhys.

Gli occhi scuri fecero appena in tempo a guardarlo.

Riuscirono appena ad intravederlo.

Le sue labbra si schiusero.

Il terrore lo accoltellò alle spalle.

Avrebbe fatto in tempo di urlare?

Un tiro.

La stoffa.

Passi indietro.

Un urlo soffocato.

Rhys era vivo.

Emma.

Emma lo aveva tirato indietro in tempo.

Emma era stata brava.

Il mattone si scontrò con il pavimento.

Fece rumore.

«Risposta sbagliata. Ditemi quando volete riprovare.»

Terrore.

Paura.

Terrore.

Paura.

Rhys stava tremando.

Tremava.

Non riusciva a tenersi in piedi.

Tutti gli occhi erano fissi su di lui.

Cadde a terra.

Si guardò le mani.

Tremavano.

Non riusciva  vederle bene.

Qualcosa iniziò a scorrergli il viso.

Erano lacrime?

Voleva urlare.

Le labbra erano aperte.

La gola era secca.

Il palato era secco.

Non riusciva ad urlare.

Non bado' neanche al fatto che se l'era fatta sotto.

La macchia di pipì era evidente.

Paura.

Terrore.

Non riusciva ad urlare.

Doveva immaginarlo.

Doveva essere prudente.

Chiuse gli occhi, respirando rumorosamente.

«Non mi piacciono le stanze chiuse» disse Ètienne. «Non mi piacciono. Voglio uscire. Voglio la mamma. Dov'è la mamma?»

«Rhys? Rhys stai bene?!» provava a chiedere Emma, scuotendolo lievemente.

Owain era stretto stretto a Felix, mentre quest'ultimo era in lacrime.

"Dobbiamo uscire" pensò Louis.

Dovevano uscire.

Rhys era quasi morto.

Dovevano uscire.

Perchè Ètienne continuava a lagnarsi?

Dovevano uscire.

Voleva tirare uno schiaffo ad Emma, magari si sarebbe resa conto che doveva stare un po' zitta.

Dovevano uscire.

Felix?
Owain?
Stavano bene.
Stavano piangendo.

Dovevano uscire.

Una risposta.

Dovevano uscire.

Qual era la risposta?

Dovevano uscire.

Ma era giusta quella di Rhys!

Dovevano uscire.

Qual era la risposta?

Dovevano uscire.

Louis doveva avere la risposta.

Dovevano uscire.

Louis doveva portarli in salvo.

Dovevano uscire.

Louis doveva capire la risposta.

Dovevano uscire.

Louis doveva farli uscire.

Le sue mani finirono tra i suoi capelli.

Dovevano uscire.

Prese a tirarli lievemente.

Dovevano uscire.

Il silenzio in quel momento era assordante.

Dovevano uscire.

Un'idea lo spezzò.

Lo ruppe.

«Ho la risposta»

Era sicuro di sè.

Perchè lui voleva portarli in salvo.

Perchè lui li avrebbe portati in salvo.

«Prego, allora.»

La paura circondò la stanza.

Era un serpente silenzioso che aveva ingoiato tutti i presenti.

Li aveva mangiati.

Zitto, li aveva ormai morsi tutti.

Ma niente uscì dalle labbra di Louis.

Niente di niente.

La sapeva la risposta?

Oh, ma l'aveva già data.

Un cigolio ruppe il silenzio.

Il cigolio ruppe il silenzio.

La porta si aprì lievemente.

«Risposta esatta, procedete pure»

Ce l'avevano fatta.

Ci erano riusciti.

Ma la felicità non durò molto.

Rhys, aiutato dalla sorella, si alzò in piedi.

Ètienne si avvicinò agli altri.

L'arancione, mentre teneva per mano il piccolo biondo, prese quella del maggiore.

«Usciamo» disse quest'ultimo.

E, passo dopo passo, decisero di lasciarsi quell'evento alle spalle e andare avanti.

Nessuno, però, si dimenticò di quell'evento.

Così uscirono.

In silenzio.

***

Ed eccoci alla fine del Primo Capitolo!

Oddio, spero veramente vi sia piaciuto e spero con tutta me stessa che non ci siano molti errori - purtroppo sto al mare e la tastiera non vuole collaborare qnq

Spero vi stia veramente piacendo, ditemi anche cosa ne pensate!
A me fa solo che piacere <33

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