Capitolo 9 chi è Emma Lopez

Oliver questa domenica mattina, l'ha passata a letto.
Dormendo sereno, come non faceva da una settimana.
Non ha sognato o cazzate varie, ma una volta sveglio si sente riposato e carico.
La sveglia segna le 13:00.
E questo gli ricorda l'appuntamento tra tre ore, con la sempre più misteriosa Emma Lopez.
Un mistero dalle mille sfumature che ha solo una domanda a renderla tale.
Chi è Emma Lopez?
Una volta tornato a casa la sera prima, ha ripensato a lungo agli eventi di poche ore prima.
Ma quello a cui ha pensato, una volta che la mente è tornata completamente lucida è:
Come sapeva cosa dover fare per sconfiggere quel vichingo?
La stessa domanda gli torna in mente, di nuovo ora.
Mentre si gode ancora il suo comodo letto matrimoniale King.
Non è un moralista del cazzo.
In realtà adora i confort che la sua vita previlegiata gli dà.
Un esempio pratico è proprio questo letto.
Grande da poter accogliere tre persone.
Con materasso ortopedico di ultimo modello.
Cuscini in lana compensata, ottimo per evitare cervicale e mal di testa mattutini.
Il tutto rinchiuso in una testata di doghe di legno nere, che gli danno un aspetto moderno.
Stile che sfuma in tutta la stanza.
Una stanza in cui lui si riconosce completamente.
Un mix di bianco e nero, fuso in uno stile moderno ed essenziale.
Nessun poster o foto, nessun oggetto inutile.
Solo l'essenziale, anche se lussuoso.
Insomma un luogo perfetto per trovare calma e riposo.
E in genere anche per liberare la mente.
Ma stamattina non funziona come dovrebbe.
Infatti la sua mente non è vuota, ma è diventata una tela su cui sembra di rivedere l'intera serata di ieri.
Ripercorre ancora una volta i suoi stessi passi.
Fino a rallentare all'arrivo di lei.
Di lei, che corre da lui verso il ring.
Di lei che gli urla cosa fare per vincere.
Di lei che sembra sapere esattamente come combattere su un ring.
Di lei che non lo giudica, ma gli offre il suo aiuto.
Nonostante lui sia stato uno stronzo con i fiocchi.
Sospira, mettendosi pancia in su, con le braccia sotto la testa.
Cercando di disegnare, sul soffitto bianco, questo arcano mistero.
Magari scoprendo una formula segreta per decifrarla.
Fa mente locale, riassumendo ciò che sa di lei.
Una bellezza fuori dagli standard.
Infatti non è snella, ne bassina.
Anzi, il suo corpo è formoso e morbido, e la sua altezza tocca quasi quella di lui.
Una bellezza arricchita dalla sua intelligenza.
Che è da lode, con l'aggiunta di bacio accademico.
Ma questo è giustificato dal suo bisogno di avere la borsa di studio.
Informazione quasi segreta a tutti, che la fa sembrare una secchiona del cazzo.
Segretezza, questa è un'ulteriore parola chiave.
Sia lei che la madre sembrano due persone molto riservate.
Tanto da potersi nascondere persino alla CIA.
Il vero mistero è il padre, di cui Oliver non sa nemmeno il nome.
Sa solo che lavora fuori paese.
Ma chissà che lavoro fa.
Mentre la piccola Lopez lavora in un pub per militari.
Ma le motivazioni sono sconosciute.
Ha due amici popolari, nonostante lei sia conosciuta per la sua freddezza, per la sua intolleranza verso il genere umano.
E per finire.
Conosce, almeno in teoria, la lotta libera.
Ulteriore informazione incompleta.
Sbuffa, posando due dita sul naso, cercando di arrivarne a capo.
Ma nulla.
Non riesce a creare un disegno specifico di lei.
I suoi pensieri vengono interrotti da un tocco leggero alla porta.
Sicuramente prodotti da Natalie che lo avvisa per il pranzo.
"Signorino, il pranzo è pronto se lo desidera.
E suo padre mi ha detto di avvisarla che sta partendo."
Un sorriso nasce sulle labbra di Oliver.
Due belle notizie in un colpo solo, il pranzo e la partenza del padre.
"Faccio una doccia e arrivo."
Non riceve risposta, se non il rumore dei passi di Natalie che va via.
Prima di alzarsi, viene fermato dal suono di una notifica.
Di un messaggio da sconosciuto.
-Ciao campione, sono Sofia.
Se ti chiedi come faccio ad avere il tuo numero, be’ è un segreto.
Comunque Emma mi ha detto di dirti che la biblioteca oggi è chiusa.
Che si fa?
Vi incontrate in un bar?-
Sorride, pensando all'amico disposto a tutto per fare felice Harley Quinn.
Anche dargli il suo numero.
Ma tornando al problema principale, ci pensa un po' prima di rispondere.
Quando una idea strana gli salta in testa.
Perché non osservarla in un ambiente a lei ostile?
Perché non vederla, come se fosse una tigre tolta dal suo habitat?
- Dille che lavoriamo a casa mia.
Questo è il mio indirizzo.
********.-
Sa che farà storie per accettare.
Conoscendo la sua freddezza, non apprezzerà vedersi in un posto così intimo.
Eppure il messaggio dopo, lo sorprende.
Perché dice che va bene.
Soddisfatto si infila sotto la doccia.
Preparandosi psicologicamente all'incontro con la Lopez.
Senza sapere che anche quest'ultima si sta preparando psicologicamente, ma per un omicidio.
"Come ti è venuto in mente di accettare?
Io non ci vado a casa sua."
Emma le urla addosso furiosa, attirando anche lo sguardo dei clienti nel bar.
Di cui però se ne frega altamente.
"Come la fai tragica, infondo ti ha solo invitata a casa sua, mica nel suo letto."
Emma fa lunghi respiri, pregando Dio di darle la pazienza, di non uccidere l'amica in un luogo pubblico.
Si sono ritrovate per un caffè, come succede spesso il sabato.
Ogni volta invitano anche Lucas, che però le dà sempre buca perché si sveglia tardi.
Era tutto come sempre.
Almeno finché non è uscito il problema della biblioteca.
Che subito Sofia a risolto chiamando Rayan, che ha risposto solo alla terza chiamata.
La scena più epica che Emma ha mai visto.
Di fatto Rayan ha risposto insultando chiunque l'avesse svegliato.
Per poi diventare un agnellino quando ha scoperto che era Sofia.
Insomma, grazie a Rayan hanno recuperato il numero di Oliver.
Decidendo di usare il telefono di Sofia per contattarlo.
Cosa di cui Emma ora si pente amaramente.
Perché l'amica, divertita dalla situazione.
Ha messaggiato con Oliver mentre lei era al bancone.
Con il risultato che ha accettato al suo posto l'invito a casa di lui.
Per poi dirglielo come se fosse la cosa più normale del mondo.
Facendoci arrivare al punto della situazione.
"Tu ora gli scrivo di no.
Che ci troviamo in un fottuto bar."
Non vuole andare a casa sua.
Non vuole trovarsi in un posto intimo con lui.
Non vuole entrare nella sua vita, anche se sa bene che ormai è troppo tardi.
Dopo ieri sera.
Dopo quello che vuole fare, gli sarà impossibile rimanere in disparte.
"Va bene.
Glielo dirò.
Così penserà che hai paura a stare sola con lui."
Sofia non ci prova ne meno a nascondere il suo sorrisino soddisfatto.
Perché sa di aver colpito nel segno.
Di aver colpito alla grande l'orgoglio dell'amica.

Sono le 14:55, quando Oliver sente suonare il campanello di casa.
È in anticipo, ma non si sorprende.
È di Emma Lopez che stiamo parlando.
"Natalie vai tu.
E portala nella biblioteca."
Si alza dal divano, senza il bisogno che la governante risponda.
Decidendo di aspettarla direttamente nella sua biblioteca privata.
Uno spettacolo di libri e documenti storici, che supera persino la grande biblioteca della città.
Si siede comodo alla grande scrivania, aspettando che entri nella stanza.
Volendo osservare ogni sua espressione, ogni sua sensazione.
E non si fa attendere la sua invitata.
Dopo pochi minuti, la porta si apre piano ma con sicurezza.
E in pochi secondi, ecco lei che incrocia da subito il suo sguardo.
Il contatto dura pochi secondi, prima che lei si guardi intorno.
Facendo mancare ancora una volta il respiro a lui.
La guarda, osservarsi intorno, sorridente.
Sembra stia guardando ogni singolo libro.
La vede respirare a pieni polmoni, come se percepisse persino l'odore dei libri.
Rimane fermo e in silenzio, continuando a guardarla, sorridere ancora.
Se avesse saputo prima quanto è bella quando sorride, l'avrebbe portata qui già il primo giorno.
"È fantastico.
Non ho mai visto tanta storia in un colpo solo."
Parla lei, forse a nessuno in particolare.
Per Oliver era scontato che a lei piacessero i libri, ma non credeva di vederla così....
Così felice.
"Eredità di famiglia.
Il gioiello della corona dei Johnson."
Ironizza lui, senza che però lei perda l'entusiasmo.
Mantenendo un'area quasi infantile.
Finché i loro occhi non si incontrano nuovamente, e lei torna alla sua natura freddezza.
Oliver rimane amareggiato dal suo cambio di umore.
Infondo vuole che quel sorriso lo dedichi anche a lui ogni tanto.
Un pensiero così intimo, da fargli scuotere il capo.
Lui, toccato da un sorriso?
Ok, le botte di ieri sono state davvero forti.
"Bene.
Parliamo di cose serie.
Come sei messo in matematica?"
Ed ecco che è tornata Lopez la tutor.
Tira fuori dalla borsa libri e quaderni.
Sotto lo sguardo già stufo di Oliver, che ritiene la matematica frutto del diavolo.
"Da schifo.
Non capisco nulla di quella roba."
Lei si lascia scappare un sorriso, che però non lo offende.
Anzi.
"Facciamo così.
Fai questi esercizi, e poi vedremo."
Gli passa dei fogli, scritti a mano, di problemi vari.
Come sempre, fatti proprio da Emma per lui.
C'è da dire che lui ce la mette tutta.
Ma queste roba per lui è aramaico antico.
Gli duole il capo già al primo foglio, che sa già essere un disastro totale.
Mentre lei, in silenzio, scrive su un foglio chissà cosa.
E lui vorrebbe guardare lei, invece che questi numeri.
Ma non può, e ciò gli aumenta ancora di più il dolore in testa.
Quando gli riconsegna i fogli,
nessuno dei due è sorpreso dai risulti.
Cioè un vero e grosso disastro.
Ma lei non lo sgrida, ne lo prende in giro.
Si limita a correggerli, con sguardo serio, mostrando una nuova espressione.
E Oliver non se la fa sfuggire.
Lei si morde il labbro, aggrottando le sopracciglia pensierose.
Non distogliendo lo sguardo dai suoi compiti fino alla fine.
"Ok.
Cambiamo metodo."
Accartoccia i due fogli, lanciandoli poco lontani sulla scrivania, rubando un sorriso divertito a lui.
Che scompare quando gli passa il foglio su cui lei stava lavorando prima.
Alza lo sguardo confuso su di lei, che però non cambia la sua espressione sicura di sé.
"Queste non sono formule.
Sono schemi di giochi.
È football."
Si chiede se lo stia prendendo in giro.
Ma invece lei annuisce tranquilla, poggiando la punta della matita sugli schemi.
"Esatto.
Adesso immagina che questa x..."
Ed ecco che, come ha fatto con la filosofia, trasforma anche la matematica in concetti semplici.
Con pazienza, associa la matematica alla sua passione.
Trasforma concetti difficili in semplici passaggi di gioco.
E per la prima volta in vita sua, Oliver segue con attenzione una lezione di matematica.
Ascolta la sua voce, osservando la matita trasformare le x, in numeri.
Capendo perfettamente i passaggi, dandosi del cretino per non averlo capito prima.
In più, la voce di Emma è rilassante, rendendo tale anche lui.
Molto diversa dal tono freddo e rigido che ha nel quotidiano.
Ecco un'ulteriore informazione.
Lei quando insegna o spiega qualcosa, si trasforma.
Ed è impossibile non ascoltarla.
Ed è impossibile stancarsi o annoiarsi della sua voce.
"Hai qualche domanda?"
Gli chiede, sollevando lo sguardo verso di lui.
Che è ancora sorpreso da quanto abbia capito in una oretta, in confronto a quattro anni di studio.
"Come fai a fare questo?
Come fai a rendere compressibile ogni materia, che fino ad ora mi era sembrata impossibile?"
Non si rende nemmeno conto di cosa sta dicendo.
Troppo preso da questa capacità che lei possiede.
"Penso solo che ognuno ha il suo metodo di compressione.
Il tuo è associare cose che non ti piacciono, alle tue passioni."
Gli risponde semplicemente, per poi prendere un nuovo foglio su cui scrive.
Lasciandolo senza parole.
Perché mentre lui non la conosce, lei invece sembra sapere molto di lui.
Quasi come se riuscisse a leggerlo come un libro aperto.
Chi sei Emma Lopez?

"Sarà meglio fare una pausa."
Le parole di Emma, danno sollievo anche lui.
È vero che il metodo di Emma lo prende molto, ma sono due ore che studiano.
E la sua testa chiede pietà.
"Finalmente.
Faccio preparare qualcosa."
Non gli chiede se è d'accordo, semplicemente manda un messaggio a Natalie, chiedendole di portargli qualcosa da mangiare e bere.
Si alzano, sentendo la schiena indolenzita per la posa avuta fino ad ora.
Oliver rimane fermo vicino alla scrivania, mentre Emma osserva da vicino le file di libri.
Sorride, immaginandosi Bella, della "bella e la bestia".
"Puoi prenderli non ti mordono mica?"
La prende in giro Oliver, capendo da come li guarda, quanto desidera vederli da vicino e soprattutto toccarli.
Emma, mordendosi il labbro, sorride annuendo.
Gesto che a Oliver non passa inosservato.
Portandolo a desiderare lui stesso di poterlo mordere.
Emma con dolcezza sfiora ogni copertina, come se potesse sentire la passione di chi li ha scritti.
Con educazione, ne prende alcuni, leggendo solo la prima pagina per poi riporli.
Alzando gli occhi, nota un libro diverso dagli altri.
Che spicca per la sua copertina rossa.
Non riesce a distogliere lo sguardo, quel libro sembra chiamarla.
Guardando Oliver, lo vede distratto dal telefono.
Quindi decide di accettare il suo invito a leggere qualsiasi libro.
Poco lontano, ha già notato una piccola scaletta a tre piani.
Che sicuramente la faranno arrivare al suo obbiettivo.
Senza che Oliver se ne accorga, troppo preso dai messaggi degli amici.
Posiziona la scaletta, pronta a scoprire cosa nasconde quella misteriosa copertina rossa.
Sale i tre scalini, costatando però che non sono molto affidabili.
Ma non abbastanza da demordere la sua curiosità.
Sbuffa, cercando di prendere quel libro, posizionato però ancora troppo in alto.
Facendo un lungo respiro, alza le punte, cercando di recuperare qualche centimetro in più.
Sfiora appena con le dita il libro, senza però riuscire a tirarlo giù.
Mordendosi il labbro, cerca di allungarsi il più possibile per arrivarci.
Ogni tanto sente la scala traballante, ma cerca di mantenere l'equilibrio.
Tocca di nuovo la copertina, le manca poco...
"Che cazzo fai Emma?"
Le urla di Oliver, la fanno sobbalzare, e perdere l'equilibrio.
In decimi di un secondo, la scala cade, togliendo il sostegno a Emma che cade giù.
Urla, stringendo gli occhi, aspettando una caduta che non arriva.
Sente un respiro sul viso, due braccia stringerla e un calore dentro e fuori, pericoloso.
Aprendo con attenzione gli occhi, si ritrova il fumo di un dolce vizio.
Oliver la stringe a sé, respirando in affanno per la preoccupazione.
Maledicendosi per essersi distratto con i messaggi stupidi di Owen.
"Stai bene?"
Osserva il suo viso, ora arrostito sulle gote, semplicemente annuire.
La fa scendere dalla presa a sposa, senza però allontanarla e mantenendo la presa sui suoi fianchi.
Occhi negli occhi, torna al giorno del risultato del test di filosofia.
Dove si sono poi ritrovati nella stessa posizione.
Come quel giorno, si ritrova a fissare la sua bocca socchiusa.
A respirare il suo respiro affannato per lo spavento.
A desiderare baciarla come se non ci fosse un domani.
Una mano sale sulla guancia accaldata, costatando quanto la sua pelle sia morbida.
Scende sul collo, sentendo i battiti del cuore sempre più veloci.
Una dolce melodia che accompagna lo sguardo ancora fisso sulla sua bocca.
Sono rosse fuoco le sue labbra.
Quello inferiore stretto tra i denti, mentre il respiro ormai è cessato.
Con un dito, lo libera sfiorandolo.
Sospirando per quanto sia carnoso e morbido.
Stringe la presa sul suo fianco, vietandole di scappare.
Come se potesse legarla a lui per sempre.
Sta per assaggiarle, sta per scoprire che sapore abbiano.
Quando il tocco alla porta, distruggere la loro bolla, come se fosse di cristallo.
Mentre Natalie entra nella stanza con un vassoio pieno di salatini.
Oliver si distrae e Emma si allontana da lui, scottata ancora una volta dal suo tocco.
"Vi ho portato lo spuntino."
Li avverte Natalie, ignara della magia che c'era pochi secondi prima.
Oliver non la sta nemmeno ascoltando, troppo preso da Emma che in fretta e furia sta raccogliendo le sue cose.
"Grazie ma io devo andare.
Ci vediamo lunedì."
Scappa via letteralmente, lasciando il silenzio nella stanza.
Lasciando Oliver ancora una volta confuso.
Ma questa volta l'ha sentito bene.
L’ha sentito bene quel brivido, quel desiderio.
Questa volta non vuole fare finta di nulla.
Non può.
Si riprende dal torpore, correndo verso l'esterno.
Fregandosene delle urla di Natalie, che poverina non ci sta capendo nulla.
Oliver esce dal portone, vagando con lo sguardo alla sua ricerca.
Ma purtroppo di lei nemmeno l'ombra.
Si passa le mani tra i capelli con frustrazione.
Sentendo sotto pelle il fuoco che lei gli ha acceso solo standogli addosso.
Sospira, tirando un pugno sulla porta senza avere conforto.
Per poi rientrare in casa, ancora confuso e sorpreso.
Non si è mai sentito così...
Preso da una ragazza.
Non ha mai desiderato tanto baciare una ragazza.
Non ha mai visto in vita sua due occhi nocciola con così tanta luce.
Emma sobbalza al suono del suo pugno sul muro, cercando di respirare con il naso per non fare rumore.
Spingendosi il più possibile al muro della casa.
Sperando che lui non la trovi.
Riesce a respirare, solo quando sente la porta chiudersi.
Esce dall'apnea, provocandosi dolore ai polmoni per il rilascio di ossigeno.
"Merda."
Sussurra, tirando fuori dalla borsa i medicinali, prima che collassi.
Ne ingoia tre, senza poter bere un goccio d'acqua.
Maledicendo quel ragazzo che la riduce sempre così.
È pericoloso per lei, e pericoloso per la sua salute.
Per il suo cuore che rischia di cedere ogni volta che se lo ritrova davanti.
Da quando ha iniziato la terapia, non ha mai dovuto usare tanto quelle odiose pillole.
Sempre per colpa di quel ragazzo, che non si rende conto di quanto gli faccia male.
Con la mano sul petto, prima di spegnersi rivive il momento tra le sue braccia.
Il suo respiro di fumo e menta ad intossicarla.
Le sue mani a bruciare ogni centimetro di pelle.
Le labbra richiamare le sue.
Poi il black out, si spegne.
Diventando un automa che cammina verso casa.
Stranamente senza dimenticare il profumo di lui.

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