Capitolo 52 l'ultima battaglia
Emma, seduta sul marmo della finestra, osserva il cielo calmo e limpido.
Troppo calmo, quasi offensivo nei confronti del cuore di lei che è invece tempesta.
"Emma, ci siamo quasi."
Le dice il padre, fermo sulla soglia della porta.
Invitandola a prepararsi.
Ed Emma si limita ad annuire, quando vorrebbe chiedere in cosa si dovrebbe preparare.
A vivere?
A morire?
Silenziosa scivola giù dalla finestra, sdraiandosi sul letto, con cui la porteranno in sala operatoria.
L'unica cosa che riesce a fare, è pensare che questo giorno è arrivato troppo presto.
E ancora non ci può credere che oggi è il 25 Giugno.
E manca mezz'ora alla tanto attesa operazione.
Stesa sul letto, scomodamente a causa dei nervi tesi, chiude gli occhi scappando a poche ore prima.
Il ricovero era prenotato per le otto del mattino.
E la famiglia Lopez al completo era già fuori casa alle sette.
Emma era stata chiara con tutti, non voleva vedere nessuno finché non fosse uscita dalla sala operatoria.
Ma i suoi amici non sono mai stati bravi ad ascoltarla.
E se li è trovati tutti davanti alla porta di casa.
Tutti tranne lui.
Emma ha sgridato gli amici, per poi abbracciarli forte e ringraziarli di non averla ascoltata.
Le ragazze hanno pianto insieme a lei, con il cuore stretto nel pugno della paura.
Mentre i ragazzi hanno finto di essere forti, distogliendo più volte lo sguardo per asciugarsi le lacrime di nascosto.
E nonostante aveva apprezzato quelle visita, la mancanza dell'uomo che ama la sentita forte e violenta.
Non poteva dargli la colpa, lui aveva un incontro alla stessa ora.
Perciò era normale che non ci fosse.
Eppure non poteva nascondere di quanto la sua presenza le mancasse proprio oggi.
Durante il viaggio in macchina nessuno ha osato dire una parola.
Nessuno a fatto un movimento particolare, tranne Emma che spesso ha guardato nello specchietto i suoi amici seguirla von le loro macchine.
Quando la macchina si è fermata, il respiro le si è bloccato in gola.
Non era pronta, non voleva più farlo.
Volevo scappare via, vivere felice.
E non con la paura di spegnersi in una maledetta sala operatoria.
Poi una sagome si è avvicinata allo sportello, aprendolo al suo posto.
Facendo tornare il respiro ad Emma.
"Pensavi davvero che non sarei venuto?"
Le ha sorriso Oliver, porgendole una mano ad invitarla ad uscire.
E appena fuori dalla macchina, la stretto forte a se, respirando a pieni polmoni il suo profumo.
"Dobbiamo andare."
Avevano sussurato con tristezza sia i genitori di lei che Al.
Entrambi dovevano andare via, dovevano combattere la loro battaglia da soli.
"Pensami vicino a te, io farò lo stesso.
Guarda il cielo, io farò lo stesso."
Un ultimo bacio, profondi come se fosse l'ultimo o il primo.
Nessuno dei due lo sa.
Emma sospira, fissando il soffitto troppo bianco.
Mentre Oliver ne fissa uno più scuro, sporco e pieno di graffi.
Ma la sua mente lo supera, guardando con il cuore lo stesso cielo che sta guardando lei.
Fermo negli spogliatoi, si gira con cura le fasce sulle mani.
Le stesse che gli ha regato Emma, sentendola così più vicini.
Mentre Emma sfiora con il cuore in gola, il bracciale nero e argento che ha rubato a lui pochi giorni fa.
Nervoso come un animale in gabbia, cammina avanti e indietro per lo spogliatoio.
Cercando di sfogare il nervoso che ha dentro di sé.
Oggi non dovrà affrontare un solo incontro.
Ma ben tre, occupando così tutta la mattina e il tempo dell'operazione di Emma.
In più la linea non prende in questo posto di merda.
Perciò l'unica linea di comunicazione che ha con lei è Al che fa dentro e fuori per avere notizie.
"Ci siamo Emma è ora di andare."
Le sorride un infermiere, avvicinarsi al letto dove lei è sdraiata.
Sussulta per il rumore del meccanismo per sbloccare le rotelle.
Per poi lasciarsi spingere verso la porta enorme bianca, con la scritta sopra "sala operatoria."
.
"È entrata in sala operatoria."
Lo avvisa Al, entrando nello spogliatoio.
Guardando il ragazzo con preoccupazione.
Lo vede quanto è nervoso, quanto i suoi nervi siano tesi e vicini a spezzarsi.
Oliver sta per chiedere più notizie.
Quando Logan irrompe nella stanza.
"È il tuo turno campione."
E vorrebbe saltagli alla gola, picchiarlo fino a portarlo lui stesso all'ospedale.
Ma ha ragione Emma, ha faticato troppo per perdere tutto.
Così lo supera, incamminandosi nel corridoio scuro.
Emma si posa una mano sul viso, protegendosi dalle luci al neon che riempiono il corridoio.
"Come ti senti Emma?"
Gli chiede l'infermiere, continuando a spingerla tra il silenzio che la circonda.
Come sta?
Emma non sa cosa dire.
Sente il cuore in gola, l'ansia divorarle lo stomaco.
La paura che le fa tremare le mani.
"Bene."
Sussurra ancora, senza scoprire il viso.
Mentendo a lui, cercando di mentire anche a se stessa.
Una volta entrati nella sala operatoria, l'ansia peggiora drasticamente.
Si guarda intorno terrorizzata, come se fosse in un film dell'orrore.
La stanza è più luminosa del corridoio.
E mostra senza pudore attrezzi di tutti i generi.
Da quelli più tranquilli a quelli che sembrano davvero usciti da un film horror.
Riesce a tornare a respirare, solo quando il dottor Connor si posiziona tra lei e quegli aggeggi terrificanti.
"Ok Emma.
Va tutto bene."
La calma il dottore, avendo notato senza problemi l'ansia negli occhi della giovane.
"Ora ti metteremo una mascherina sul viso.
E tu dovrai contare fino a dieci."
Mentre spiega, un'infermiera mette in pratica, posizionandole una fastidiosa mascherina sul viso.
Emma si obbliga a calmarsi.
Sa che non si torna indietro.
E ora di combattere.
È ora di combattere, si ripete Oliver, facendosi largo tra la folla che acclama il suo nome.
Fino a raggiungere il ring, con Al sempre al suo fianco.
"Ok ragazzo, il primo è solo un pallone gonfiato.
Perciò fallo fuori il prima possibile."
Oliver si limita ad annuire, mentre stringe con forza i pugni pensando a lei.
Pensando se anche lei sente lo stesso brividi di paura.
E lo sente.
Lo sente chiaramente, soprattutto quando il gas viene liberato nella mascherina sul viso.
Inizia il conto alla rovescia.
Oliver viene spinto al centro del ring, occhi negli occhi con l'avversario.
Parte il conto alla rovescia mentre Logan dice le solite cazzate per entusiasmare la folla.
10
Il rumore della folla.
9
Il dottore che ordina di preparare gli attrezzi.
8
Paura.
7
Coraggio.
6
Restami vicino.
5
Sono con te.
4
Sono con te.
3
Restami vicino.
2
Ti amo
1
Ti amo
Combatti per me.
Emma si addormenta lentamente.
Mentre Oliver si lascia frastornato per qualche secondo dalla campana di inizio.
L'avversario non ha il tempo di reagire, che Oliver gli scarica adosso tutta l'ansia che ha trattenuto fino ad ora.
I dottori non hanno tempo da perdere.
La girano velocemente a pancia in giù, sostituendo il poggia testa con uno aperto, in modo da permetterle di respirare.
Con forbici e rasoglio tagliano i capelli sulla nuca, fino a qualche centimetro più su.
Il punto dove dovranno operare.
"Iniziamo."
Oliver carica l'ennesimo pugno, sfogandolo sullo zigomo destro dell'avversario.
Che cade a terra, senza aver avuto ne anche un secondo per difendersi.
La folla acclama, Logan lo proclama vittorioso.
Ma Oliver vede Rayan fargli segno che lo aspetta negli spogliatoi.
Perciò liquida velocemente Logan, che degrigna i denti infastidito.
Raggiunge Rayan, scoprendo che con lui c'è anche Owen.
"Allora?
Novità?"
Chiede velocemente, accettando la bottiglia d'acqua che gli porge.
Bevendola tutto d'un fiato.
"È entrata da poco in sala operatoria.
Durerà molte ore."
Lo sa bene Oliver, e doveva essere lì ad aspettare che uscisse.
E invece si trova in questo schifoso luogo.
Lancia via la bottiglia vuota, scaricando un pugno contro il sacco man concio.
"Calmati figliolo, conservalo per il prossimo avversario."
Facile a dirlo, difficile a farlo dato che deve aspettare tre incontri prima del suo.
Logan questa volta la pensata alla perfezione la sua vendetta.
Dicendogli che se si allontana anche solo per un minuto e come sé desse resa.
Maledetto.
Scarica ancora qualche pugno contro il sacco.
Volendo solo andare da lei cazzo.
Volendo solo sapere di persona come va.
E invece può solo rimanere qui e sperare che lei stia lottando con lui.
E lei lo sta facendo.
Sta lottando con lui.
"Bisturi 7."
Sussurra il dottor Connor, porgendo la mano verso l'assistenza, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
Il cervello è un organo delicato.
Potrebbe bastare una piccola distrazione, per dichiarare la fine della ragazza.
"Regolare."
Sussurra la seconda assistente, tenendo sott'occhio i parametri della ragazza.
Che sta rispondendo in modo perfetto.
Si vede che sta lottando per la sua vita.
"Stai tranquillo, andrà tutto bene.
L'ha detto anche il mio oroscopo."
Olive adora Rayan, anche la sua ironia.
Ma in questo momento gli provoca una dannata voglia di picchiarlo.
"Allora.
Nervoso il mio campione?"
Chiede Logan fermo sulla porta, provando una strana soddisfazione nel vederlo così nervoso e perso.
"Che cazzo vuoi?"
Gli sputa adosso Oliver.
Mentre i suoi amici e Al si mettono al suo fianco per intervenire.
"Andiamo Johnson, arredati, diventa mio.
Così poi potrai correre dalla tua amata."
Questa è la prova che ogni pensiero era vero.
Logan sa tutto di Emma, e ha provato a usarlo contro di lui.
Sperando che lui rifiutasse per andare da lei e perciò diventasse suo per sempre.
"Col cazzo.
Mettimi davanti chi vuoi.
Io vincerò e andrò da lei con in mano la mia libertà."
Il problema è che Logan non conosce Emma.
Non sa che potrebbe fare più paura di lui se facesse una cosa del genere.
Emma è stata chiara con lui la sera prima.
Se lui perderà la libertà, lei non si risveglierà.
La minacciato così.
E lui non ha intenzione di rischiare che lei non si risvegli.
Logan degrigna i denti, per poi dargli le spalle e andare via infastidito.
Lasciando Oliver a sfogare i suoi nervi sul sacco.
"Forza ragazzo.
Il prossimo avversario è un po' decente.
Quindi alza bene la guardia e non lasciare che vinca.
Chiaro?"
Era davvero una domanda?
Si chiede Oliver guardando il suo allenatore, scoprendolo più nervoso di lui.
Sposta lo sguardo sui suoi amici, e anche loro sono nello stesso stato.
Tutti loro sono nervosi e tesi per li stessi motivi.
E questa certezza fa fare lunghi respiri cercando finalmente di calmarsi.
Sa che se ci fosse Emma gli darebbe dell'egoista e del cretino.
Perciò respira ancora a fondo, capendo che questo comportamento non lo porterà a nulla.
Se non ha innervosire ancora di più i suoi cari.
"Ok, ora sono calmo.
Ce la faremo.
Dobbiamo farcela."
Sussurra a se stesso, e segretamente a Emma.
Come se davvero lo potesse sentire.
"Andiamo a fare il culo a qualcuno.
Dobbiamo sbrigarci, questo posto inizia a darmi la nausea."
I suoi amici sorridono, guardandolo uscire e percorrere per la seconda volta il corridoio.
"Ce la farà.
Forza andiamo a fare il tifo per lui."
Si nasconde Rayan dietro la sua ironia.
Ma questa volta Owen lo sostiene, invece che dargli del cretino.
"Voi sostenetolo.
Io vado a vedere come la situazione in ospedale."
Fa segno ai ragazzi di andare.
Mentre Al prende la direzione opposta verso l'esterno, l'unico punto dove prende linea.
Si porta il telefono all'orecchio, sicuro che sua moglie lo insulterà, dato che ha chiamato solo mezz'ora prima.
"Novità?"
Rispondono all'unisono, sorridendo nel capire che entrambi sono nello stesso stato.
Infatti Diana aveva provato a chiamarlo pochi secondi prima.
"Il ragazzo sta andando alla grande.
E nervoso come una tigre che non mangia da tre giorni, e non so se è positivo.
Li da te?"
Diana sospira, spostando lo sguardo su Caterina, ancora tra le braccia del marito da quando Emma ha superato quella porta.
"Non ci hanno ancora detto nulla.
Silenzio assoluto.
E non credo ci diranno nulla finché l'operazione non sarà finita."
Sospira, sentendo il marito fare lo stesso.
Mai come ora lo vorrebbe vicino a se, sentendosi persa senza le sue grandi braccia a stringerla a se.
"Ti vorrei qui con me Diana.
Mi sembra tutto un fottuto incubo.
Se continuo così il nervoso mi logora l'anima."
Gli sussura Al, come se l'avesse letta nel pensiero.
Mentre si passa una mano nei capelli, e prende a calci una lattina di birra abbandonata.
È ufficiale.
Odia questo posto e non vuole più tornarci.
"Lo so amore, sto male anche io.
Ma dobbiamo pensare a quei due ragazzi.
Solo dio sa cosa stanno passando.
Quali demoni stanno combattendo."
E Diana sa che il marito la pensa allo stesso modo.
Ne hanno parlato per ore negli ultimi giorni.
Poi sente confusione, e il marito che tira l'ennesimo calcio a una lattina.
"Devo andare.
A dopo amore."
Diana vorrebbe dirgli che lo ama, che gli manca.
Ma la linea è già caduta e rimane solo un sospiro.
"Era di nuovo Al."
Chiede Jek, continuando a stringere la moglie a se.
Ma Diana, in genere esuberante e chiacchierona, si limita ad annuire.
Tornando seduta poco lontano da loro.
Lasciandosi ingoiare dal silenzio di non sapere cosa accadrà.
Oliver invece vorrebbe tapparsi le orecchie, sentendosi soffocare dalle urla della folla.
L'avversario lo colpisce con un pugno sulla guancia, spaccandogli il labbro.
Si ritrova poco lontano da lui, con il sapore del proprio sangue in bocca.
Lo sputa con disgusto a terra, stringendo i pugni, sentendo sulla pelle le scritte che lei gli ha dedicato.
Ed è per se stesso che sta lottando, ma anche per lei, per il loro "noi."
Ritorna alla carica, volendo ridare al mittente tutti i colpi ricevuti.
Sotto lo sguardo preoccupato di Al, che lo vede messo male.
E si chiede se riuscirà a concludere l'incontro e affrontarne un altro.
Anche il dottor Connor mostra un po' di preoccupazione, lasciando che l'assistente gli asciughi il sudore sulla fronte.
La massa è molto più profonda e massiccia di quanto le lastre avevano mostrato.
Ma non può richiuderla e rimandare l'operazione.
La ragazza è già stata tanto forte per arrivare fin qui.
Non potrebbe affrontare un altro giro di chemio.
Ora tocca a lui fare l'ultimo salto.
Un lungo respiro, con presa ferma sui ferri.
Un solo attimo, per poi tornare a lavoro.
Ha la vita di questa giovane donna tra le mani, le sue speranze.
Non può mollare, non al primo ostacolo, non ora che manca così poco.
La campana risuona con forza, proclamando la fine dell'incontro e la seconda vittoria di Oliver.
Ancora una volta non perde tempo alla gloria, lasciandosi aiutare per raggiungere gli spogliatoi.
"Merda."
Sussulta sentendo dolore su tutto fianco destro,
Cazzo l'ultimo pugno la sentito bene.
Ed è stato proprio quello a farlo incazzare e a farlo vincere contro quello stronzo sotto steroidi.
I due amici lo fanno sedere sulla panchina, mentre Al sta già recuperando il cassetta del pronto soccorso.
"Come ti senti?"
Uno strano flash gli viene in mente quando si ritrova Al in ginocchio davanti.
Al ricordo del primo incontro, a quando c'era Emma ha curare i suoi lividi.
"Cazzo, vacci piano con ste mani da militare."
Ma Emma aveva sicuramente un tocco più dolce di Al.
Imparagonabile.
"Stai zitto e lasciami fare.
Hai l'ultimo incontro tra meno di mezz'ora,
E sei ridotto a uno straccio per scarpe."
Gli disifetta senza delicatezza i diversi lividi sul viso.
Per poi togliergli la maglietta, facendogli chiamare tutti santi per quanto sia stato brusco.
"Ma va?
E io che pensavo fossi in ottima forma."
Come se non sapesse che l'ultimo incontro è andato male.
Vinto solo grazie alla rabbia.
Ma nel prossimo non servirà a nulla la furia.
Al gli mette una strana pomata puzzolente sull'enorme livido sul fianco.
Per poi ricoprirlo con una fasciatura che copre tutto l'addome.
"Scherza di meno e bevi di più."
Gli risponde, porgendogli una bottiglietta.
Che accetta scazzato.
Si sente uno schifo, e non è ancora finita cazzo.
Il tempo scorre veloce, con l'unico lato positivo che quell'eguento disgustoso gli ha fatto da anestesia sul fianco.
Chiedendosi però per quanto durera l'effetto.
Anche per il dottor Connor il tempo scorre veloce.
E si sente sollevato quando esporta l'ultima parte.
Ora manca solo l'ultimo passo, pensa mentre si prepara a richiudere il tutto.
"Manca l'ultimo passo.
L'ultimo incontro."
Sussura Oliver, percorrendo per l'ultima volta questo corridoio.
Fermandosi quando la mano di Al gli blocca la mano sulla maniglia.
I due uomini si scambiano uno sguardo, pieno di preoccupazione ma anche speranza.
"È l'ultimo incontro, poi finalmente sarai libero.
Ti prego, vincilo per me, per Emma.
Ma soprattutto per te stesso, per il tuo futuro."
Oliver si limita ad annuire, per poi lasciarsi stringere tra le braccia del grande uomo.
Grazie al quale è arrivato fino a qui.
Un ultimo respiro, poi per l'ultima volta si lascia accogliere dalla folla.
Ultimo movimento, dopodiché il dottore si prepara a ricucire la ferita
L'ultimo passo.
Oliver sale sul ring, trattenendo il respiro.
Diventando sordo alle urla del pubblico, ripensando solo alle parole di Al.
Alle parole di Emma.
"Combatteremo la nostra ultima battaglia separati.
Ma poi staremo insieme per tutta la vita.
Se vorrai."
Gli ha detto con un pizzico di imbarazzo, mentre Oliver quasi non gli rideva in faccia.
Perché è normale che lo vorrà.
Lo vuole.
Stringe i pugni, alzandoli in difesa.
Suona la campana, e l'incontro inizia.
Il dottor Connor finisce la cucitura, per poi allontanarsi dalla ragazza, lasciando alle infermiere il compito di fasciargli il capo.
Fa lunghi respiri di soddisfazione.
Rilassando i muscoli tesi per le ore passate concentrate.
Le infermiere finiscono il lavoro, pronte a riportarla in camera.
Poi un suono attira l'attenzione di tutti.
La macchinetta del cuore che segna una linea dritta.
Oliver finisce a terra, dopo il terzo pugno sul fianco ferito.
Il respiro bloccato in gola e il corpo che supplica di abbandonarsi al suolo.
Connor corre verso Emma, mentre grida all'istante di preparare il defibrillatore.
Aprendo la camicia della ragazza per scoprire il petto.
"Forza, non ti puoi attendere.
Non ora che è quasi finita."
La prega il dottor Connor, facendole il massaggio cardiaco.
Mentre il suono della macchinetta non cambia.
Sono le stesse cose che gli urla Al, terrorizzato nel vedere il ragazzo ancora fermo al suolo.
"Forza reagisci Oliver."
Urla Al, sperando che le sue urla possano essere forza per il ragazzo.
"Forza reagisci Emma."
Sussurra il dottor Connor, posando il defibrillatore su petto della ragazza.
"Libera."
Una scossa arriva fino al cuore, motivandolo a combattere ancora.
Una scossa che arriva anche fino al cuore di Oliver.
Come un urlo che lo implora di non arrendersi, di continuare a combattere.
"Libera."
La terza scossa colpisce il petto di Emma.
Arrivando dritta al cervello di Oliver, che riconosce subito quel grido che gli rimbomba nel cuore.
È Emma, è Emma che lo sta implorando.
E lui non può deluderla così.
Appoggia con fatica le nocche sul pavimento, usando il pugno come spinta per alzarsi.
Una volta di nuovo in piedi, si porta le mani fasciate alla bocca.
Come se così potesse baciare lei.
Il corpo gli trema stremato, ma è pronto a combattere ancora.
Per sé stesso, per lei, per il loro "noi".
E pronto a lottare l'ultima battaglia.
Il cuore di Emma torna a battere, più forte e coraggioso di prima.
E il dottor Connor si ritrova a sospirare, guardando la ragazza essere rivestita e poi riportata nella sua camera.
Sorride il dottore, togliendosi la cuffia dai capelli.
Pensando che quando ha accettato questo strano incaricato, non pensava che si sarebbe affezionato così tanto alla ragazza.
È la stessa cosa pensa Al, osservando il suo ragazzo combattere come un leone .
Ricorda quel ragazzino pieno di rabbia che si è presentato nella sua palestra.
Ed ora vede solo un guerriero che lotta fino all'ultimo respiro.
E sorride e urla euforico, guardando il ragazzo tirare l'ultimo pugno e mandare al tappeto il suo avversario.
Ha vinto e le urla si innalzano tra la folla.
Ma non è la gloria che interessa ad Oliver, il sapore della libertà ha un sapore più dolce.
E ora lui la sta assaporando finalmente.
Sposta lo sguardo su Al.
Che si limita a dirgli qualcosa con il labiale.
"Vai da lei."
Ed Oliver non se lo fa ripetere due volte.
Correndo verso l'uscita più vicina.
Mentre Logan guarda la scena con i denti stretti e l'amaro della sconfitta in bocca.
Dicendosi che non è finita, che non può finire così.
Sta per corrergli dietro, quando un'enorme mano gli si posa sulla spalla.
"Lascialo stare.
Ora e per sempre."
Logan guarda l'armadio che si ritrova davanti.
E che lo fulmina come se fosse il suo peggior nemico.
"Altrimenti?"
Gli chiede Logan spavaldo.
Ma Al li conosce i coglioni come lui.
E non si lascerà minacciare da un moccioso.
Il soldato usa il suo sguardo più pericoloso, quello che ha fatto tremare molti nemici in battaglia.
Facendo ingoiare a vuoto il ragazzo, e fargli battere la ritirata balbettando che tanto si è annoiato di Oliver.
E Al sorride soddisfatto.
Quel moscerino non sarà più un problema.
Intanto Oliver corre verso l'ospedale, cambiando le marce con gesti meccanici.
E fregandosene dei limiti e del tempo che minaccia pioggia.
Gli fanno male tutti i muscoli del corpo.
Ma quello che trema è il cuore.
Se ne frega del dolore, chiedendosi solo lei come stia.
Se è uscita dalla sala operatoria.
Se è sveglia.
Se sta bene.
Le ipotesi sono davvero troppe.
Ma quelle che gli sfiorano maggiormente sono tre.
Lei non si risveglierà.
Lei avrà perso qualche capacità fisica.
Lei avrà perso i sentimenti.
E da egoista il quale è, quella che lo spaventa di più è l'ultima ipotesi.
Parcheggia alla meno peggio davanti all'ospedale.
Avvicinandosi all'entrata senza pensare se ha chiuso la macchina.
Il suo corpo dovrebbe essere disteso su un letto.
Invece è invaso di adrenalina, paura e speranza.
Quando arriva all'ascensore, l'attesa e davvero troppa.
Troppa per lui.
Che preferisce fare le scale a tre scalini alla volta invece che aspettare fermo l'ascensore.
Raggiunge finalmente il piano, con il respiro che gli brucia la gola.
E i muscoli che sono tanto tesi da poter rischiare di strapparsi.
Quando entra nel reparto molte donne lo guardano male.
Ma non c'è da biasimarle, ha sicuramente un aspetto orribile.
Ma non gliene interessa.
Cammina a passo sicuro verso la camera di lei.
Lei non si è svegliata.
Lei ha perso capacità fisiche.
Lei non lo ama più.
Lei non lo ama più, le mani gli tremano.
Lei non lo ama, potrebbe rischiare un collasso.
Lei non lo ama, si ferma davanti alla sua camera.
Nell'estate in cui si affaccia sulla camera.
Lei apre gli occhi per la prima volta da quando è iniziata l'operazione.
Lei apre gli occhi e per prima cosa sprofonda nel grigio di cui si è innamorata e che ama.
Attimi di terrore dentro Oliver che attende una parola.
Un gesto.
Ma ottiene molto di più.
Lei, stesa sul letto con il capo completamente fasciato e lo sguardo stanco.
Lo guarda, e gli sorride.
Sussurrandole con il labiale.
"Ce l'abbiamo fatta."
Ed Oliver sorride, lasciando che le gambe cedino alla stanchezza.
E non cade a terra solo grazie a Luca che lo afferra al volo.
"Ei.
Sei qui per fare visita a lei, o a farti visitare."
Tutti scoppiano a ridere.
Ma la risata che entra nel cuore di Oliver è quella di Emma.
Lui è libero, lei è salva.
Ed ora davvero si può iniziare a vivere.
Si può tornare a sognare il domani.
Insieme.
Finalmente vittoriosi della loro ultima battaglia.
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