Capitolo 51 chi erano, chi sono.

Quando finalmente le ragazze sono pronte, sono passate da poco le 20.
In leggero ritardo, come è giusto che sia, le ha detto Camilla.

"Be, io qui ho finito.
Per ciò vi auguro una buona serata.
E mi raccomando, fate solo cose che i genitori non approverebbero."

Le saluta Camilla con una bacio volante, per poi uscire dal locale, insieme allo staff, dall'uscita sul retro.

Le quattro ragazze si guardano, prendendosi per mano.
Tutte nervose allo stesso modo, poiché nessuna di loro sa come i ragazzi hanno organizzato la sala.

"Ok, tutte d'accordo a ucciderli se hanno fatto un pasticcio?."

Propone Sofia, immaginando le più catastrofiche versioni di cio che c'è fuori dalla porta.

Immagina una serata stile football, con i ragazzi in canottiera e urlare davanti alla partita in TV come camionisti.
Oppure di trovare una cozzaglia di decorazioni tra unicorni e cose vomitevoli rosa.
O peggio ancora, che non abbiano ancora finito.

E le quattro ragazze  sono d'accordo di creare un buon piano e di trovare un buon posto dove seppellire i loro ragazzi.

Un lungo respiro, e aprono la porta verso la sala.
Entrando in un luogo che va oltre ogni loro immaginazione.
E fa mancare il respiro.

"Cazzo se sono stati bravi."

La luce è soffusa, mentre la musica fa da sottofondo.

Tutti tavoli sono stati tolti o spostati in un angolo, dove è stata creata una lunga tavolata per cenare.

Le decorazioni floreali sono fantastiche.
Perché c'è tutto quello che le ragazze amano.
Le calle bianche di Emma, le rose rosse di Sofia, i girasoli di Isa e i tulipani di Scarlett.

Quello che i ragazzi, insieme ai genitori, hanno creato ha dell'incredibile.
Perché non è un semplice ballo, ma il loro ballo.

Lo dimostrano anche le loro foto che sono state attaccate su un grande cartellone che ricopre tutto il bancone.

Emma è senza parole, e non sa cosa dire quando gli si posiziona davanti Al.

"Abbiamo deciso di fare un aggiunta al tradizionale ballo di diploma."

Ed Emma si chiede cosa ci possa essere di ancora più bello di ciò che vede.
Mentre Al si sposta dalla sua visuale.

E la ragazza trattiene le lacrime a stento, e solo per non rovinare il lavoro della truccatrice.

Davanti a lei c'è suo padre.
Vestito con la divisa ufficiale, elegante e curato come Emma non lo vede da un po'.

"Abbiamo pensato di inserire il ballo con i genitori.
Spero che non ti dispiaccia."

Gli sussurra il padre, porgendole una mano.
Ma ancora una volta Emma è muta e si limita ad accettare l'invito, vedendo con la coda dell'occhio le altre fare lo stesso con i loro padri.

La musica di un valzer riempie la sala, ed Emma si lascia guidare dai passi esperti del padre.

"Sei davvero bellissima amore mio.
Cioè, lo sei sempre.
Ma stasera risplendi di luce propria."

Ma lei si limita a sorridere, perché si sente in un sogno.
Con la paura che una sola parola possa spezzare l'incantesimo.

Chi poteva immaginare tuto questo?
Era impossibile da credere, soprattutto per lei che non si aspettava nulla.

Così si limita a sorridere, godendosi questa magia prima
Che la mezzanotte trasformi  tutto in un enorme zucca.

"Devo ammettere che sei proprio bello questa sera.
Ma non montarti troppo la testa."

Sussurra Camilla, mentre balla con suo nipote.

In realtà non dovrebbe essere qui, stava andando via quando ha incontrato Caterina nel parcheggio.
Che le ha detto di restare, soprattutto per questo ballo figlio e madre.

E Camilla, sapendo che Oliver non avrebbe avuto nessuno con cui ballare.
Non poteva andare via, doveva questo ballo a suo nipote e a se stessa.

"Be, anche tu non sei male.
Nonostante la tua età."

La prende in giro il nipote, facendole fare una giravolta.
Facendola ridere, per poi tornare seria quando sono di nuovo faccia a faccia.

"Sono davvero fiera di te figliolo.
Sei riuscito in poco tempo a riprendere in mano la tua vita.
Con fatica e impegno."

Questo è uno di quei momenti rari con Camilla.
Uno di quelli dove la donna abbandona la maschera di vecchia snob per mostrare il suo cuore.

"Devo ammettere che anche io, per la prima volta in vita mia, sono fiero di me.
Ma non sarebbe stato possibile senza di te.
Sei stata la mia forza, il sostegno che mi serviva anche quando dicevo di non averne bisogno."

E la guarda, la guarda davvero.
La bellezza e l'eleganza in un viso segnato da qualche ruga.
Ma un sorriso che non ha né tempo né età.

Se non fosse stato per questa donna, dall'aspetto duro e freddo.
Se non fosse stato per le lacrime che ha versato per lui.
Oliver si sarebbe perduto, e chissà che fine avrebbe fatto.

"Io ci sarò sempre Oliver.
Qualsiasi cosa tu faccia, io ci sarò sempre."

Ed Oliver sa che dice il vero.
La legge la promessa nei suoi occhi.
E questa sera, in questo ballo, la fa danzare come quando era ragazzina.
Donandole il ricordo dell'ultimo ballo.

Intorno a loro, tutti ballano e si scambiano frasi d'affetto.
Sono presenti anche i genitori di Owen, Rayan, Isa e Scarlett.
Chiamati da Diana, a cui non hanno potuto dire di no.

E questa sera, tutti loro hanno dimenticato a quale ceto appartengono.
Le regole delle buone maniere, e di dove sono.

Questa sera è l'ultima sera in cui i loro figli sono ragazzi.
Poiché da domani saranno uomini e donne del mondo.

Owen ridacchia ballando con sua madre.
Mentre, come sempre, Rayan litiga con la sorella maggiore su chi debba guidare il passo.

Isa si lascia cullare dai passi del padre, sentendosi di nuovo la sua bambina come tanti anni prima.
Mentre Scarlett ridacchia con il padre, con cui ha avuto sempre un ottimo d'accordo.

Insomma la serata è per tutti loro.
Per i genitori che capiscono che i loro figli non sono più bambini.
Mentre i figli capisco che rimarranno sempre i bambini dei loro genitori.

La musica piano sfuma, cambiando canzone e ritmo.

Una mano sulla spalla di Oliver richiama il suo sguardo.

È il padre che porge una mano verso Camilla.

"Oliver mi concedi un ballo con la tua dama."

E Camilla si porta una mano al petto, fingendosi emozionata come una ragazzina.

"Due cavalieri che litigano per me?
E proprio la mia sera fortunata."

Fa un occhiolino al nipote, accettando l'invito di suo figlio.
Davvero inaspettato dopo tutti questi anni.

Così Oliver rimane solo in mezzo alla pista.
E subito il suo sguardo cade sulla sua ragazza.

Bellissima nell'abito che indossa.
Se non fosse un po' troppo corto sulle gambe, perciò che non indosserà mai in una festa con sconosciuti.
Altrimenti potrebbe morire di gelosia.

E la guarda, bellissima mentre sorride al padre, che gli posa un bacio sulla fronte.

Si avvicina veloce a lei, prima che possa fuggire.
Tossendo leggermente per richiamare lo sguardo dei due.

Subito tra lui e Jek, c'è uno sguardo di sfida.
Ma anche di promesse, come se stesse dicendo al ragazzo di aver cura di lei.

"Posso?"

Chiede porgendo la mano verso che Emma, che annuisce sorridendo.
Da un bacio sulla guancia del padre, ringraziandolo di tutto.
Per poi prendere la mano del suo ragazzo.

La musica è ancora lenta e i due si limitano a stringersi e ondeggiare sui loro passi.
Anche per non far stancare lei.

Non parlano, non serve, semplicemente si guardano.
E negli occhi di lei, legge la felicità che sta provando.
E negli occhi di lui legge il desiderio che sente ogni volta che la stringe a sé.
E basta questo, il resto è inutile.
Lo è sempre stato per loro.

Tutte le coppie sono al centro della pista, sotto lo sguardo emozionato dei loro genitori.

Che li guardano, felici e un po' malinconici nel vederli già cresciuti.
Perché si crede sempre che i propri figli rimangono bambini per sempre.
Fino a quando non arriva un momento come questo, dove capiscono che i loro figli stanno facendo un passo verso il loro futuro.

Ormai non hanno più bisogno dei loro genitori, delle loro carezze, di loro che gli rimboccano le coperte o li abbracciano quando hanno un brutto sogno.

No, ormai sono adulti e non hanno più bisogno di loro.
Ma ciò non vuol dire che non ci saranno sempre per loro.
Perché infondo per un genitore un figlio rimarrà sempre un figlio, nonostante sia adulto e pronto ad affrontare il suo futuro.

(。♡‿♡。)(。♡‿♡。)(。♡‿♡。)

E quasi l'alba quando tutti vanno via.
Felici ed emozionati per come hanno trascorso la serata.

Come sempre, gli unici rimasti sono Emma e Oliver.
E Al, che ha fatto fermare Oliver per dirgli che ha una notizia importante.

Ed ora sono fermi al bancone,  i due uomini finiscono l'ultima birra e Emma si chiede perché Al sia così nervoso.

"Ho preferito aspettare per dirtelo, perché non volevo rovinarti la serata e metterti pressione durante gli esami.
Ma..."

Al guarda il ragazzo con preoccupazione.
Perché sa che ciò che gli dirà non lo digerirà facilmente.

"Logan ha organizzato l'ultimo incontro.
Si terrà il 25 giugno mattina."

E gli occhi dei due ragazzi si spalancano.
L'incontro sarà proprio durante l'operazione di Emma.
Il momento in cui hanno più bisogno di stare insieme, saranno lontani.

"Mi dispiace."

Sussurra Al, lasciando le chiavi sul bancone.
Andandosene con le pene e la colpa di essere stato ambasciatore di un terribile notizia.

Oliver rimane immobile, trattenendo il respiro.
Lasciando ad Emma il compito di seguire Al e chiudere la porta del locale.
Per poi tornare da lui.

"Va tutto bene.
Vedrai che ce l'ha farai."

Prova a consolarlo posandogli una mano sulla spalla.
Nascondendo quanto questa notizia abbia ferito anche lei.

"Non va un cazzo bene."

Sussurra a denti stretti, rimanendo di spalle, stringendo il boccale tra le mani rischiando di distruggerlo nella presa.

E sicuro che Logan l'abbia fatto apposta.
Altrimenti che senso avrebbe scegliere proprio quella data, per giunta di mattina.

No, Logan sa quanto Oliver avrebbe voluto essere con Emma.
E lo ha fatto apposta.

"Quella mattina dovrei essere con te, combattere con te.
No, non andrò all'incontro.
Fa culo il patto, troverò una soluzione."

Emma lo spinge a girarsi verso di sé, per poi posargli le mani sulle guance.

"Sai cosa accadrebbe se non andassi.
E l'ultimo incontro prima di riavere la tua libertà, non puoi buttare mesi di sudore per questo."

Oliver socchiude gli occhi, lasciandosi cullare dal tocco delicato di lei.

Di lei che sa tutto di questa storia, perché gliela confessata proprio Oliver una sera di qualche mese fa.

Dopo l'incontro era corso direttamente da lei, grande sbaglio.
Perché ricorda bene la faccia sconvolta di Emma davanti a tutti i lividi che Oliver aveva addosso, segno di un incontro più cruento di altri.

E ricorda la rabbia di lei, di come gli aveva detto che era un coglione, di come si stava alternando e sentendo male.

L'aveva vista sedersi sul letto con le gambe tremanti e il respiro irregolare, spingendolo a dirle tutta la verità.
Anche del passato a Los Angeles.

E invece di sgridarlo Emma l'aveva abbracciato, giurandogli che l'avrebbero superato insieme.

Come ora, che si posa tra le grandi braccia di lui, lasciandosi coccolare.

"Entrambi saliremo su un ring e vinceremo.
Poi ci incontreremo e festeggeremo insieme."

Ed Oliver sorride per parole di lei, stringendola più forte a sé.

Dovrebbe essere lui quello forte, quello che la protegge.
Ma fino ad ora è sempre stata Emma a salvare entrambi.

E lei alza il viso verso di lui, socchiudendo gli occhi quando la sua mano ruvida le accarezza la guancia, il collo.

Ed è folle come i respiri diventano ansimi.
Com gli occhi si cerchino e le bocce si avvicinano, fino ad unirsi.

Lui la bacia, salendo con la mano tra i capelli selvaggi.
Rubandole ansimi e respiri affanati.

Un tocco delicato, che presto diventa fuoco quando le lingue si cercano e danzano a ritmo della musica ancora soffusa nella sala.

Oliver sente di dover rallentare, ma le mani di lei che gli toccano il petto, giocando con i bottoni sulla camicia, e i denti che gli mordichiano il labbro inferiore.
Sono droga che stordiscono i sensi.

Scende con le mani sulle sue gambe, sollevandola come se fosse un peso piuma, posandola a sedere con dolcezza sul bancone.

Continua a baciarla, fermo tra le cosce di lei, che sfiora rudemente gemendo quando le sente nude di stoffa.
Che è salita sui fianchi lasciandola alla sua merce.

La bocca di lei non gli lascia scampo, lo divora come se fosse un frutto gustoso.
Ricambiando, lasciandosi assaporare pezzo dopo pezzo.

Ed Oliver trema, accarezzandole le gambe, le braccia, il collo e poi il viso.
All'infinita ricerca di aver tutto di lei.

È inutile chiedersi come sia accaduto tutto.
Cosa abbia fatto scattare questa passione.
Poiché è quello che continua a succedere da mesi.
Ritrovarsi soli a respirare lo stesso respiro, a consumare lo stesso desiderio carnale.

La bocca di lei scivola sul collo, baciando i contorni del tatuaggio che scivola verso il petto.

E lui geme, per questo contatto nuovo e così intimo e caldo.
E senta la ragione gridare di fermarsi.
La paura di farle del male, di chiederle troppo.

E ci prova a fermarsi, a staccarsi da lei.
Che però crudele gli stringe le cosce sui fianchi, imprigionandolo a sé.

"Ti prego, non fermarti."

Supplica con il respiro in affanno sulla bocca di lui, che risponde gemendo senza pudore per ll corpo di lei che lo intrappola e le sue piccole mani che aprono lentamente la camicia.

Cosa fare, Oliver non lo sa.
Vittima del corpo di lei, del  desiderio di lei, che gioca senza pudore con i suoi nervi tesi.

"Vieni con me."

Sussurra Emma, liberandolo dalla sua morsa di carne e lussuria, scivolando lenta dal bancone.

E l'unica cosa che Oliver può fare, sballato per la dose massiccia che lei gli ha pesa iniettato, e lasciarsi trascinare ovunque lei vorrà.

La segue oltre una porta che Oliver si è chiesto spesso dove portasse.
E sale con lei due rampe di scale fino a una porta sconosciuta.

Ma la mente di Oliver non formula domande, non da risposte.
Semplicemente trema per ciò che vuole, per ciò che vuole lei.
Per la paura di sbagliare e farle male.

All'interno della camera misteriosa, c'è semplicemente un letto ad una piazza e mezza e un porticina che porta a un bagno di servizio.

Una camera che c'è sempre stata da quando è stato costruito il locale.
E che Al usa le notti in cui Diana lo sbatte fuori.

Ora libera e solo per loro.

Oliver si guarda intorno smarrito, ormai succube della volontà di lei.
Di lei che sta decidendo cosa accadrà.

Ma la paura preme sul suo corpo ancora una volta.

"Sarà meglio andare.
Se fatto tardi e..."

Prova a scappare via Oliver, ma Emma è crudele e vuole ottenere ciò che desidera.

Davanti a lui, ancora immobile sulla soglia della porta, avvicina una mano alla nuca, al gancetto che tiene su il vestito.

Pochi attimi, occhi negli occhi, e il vestito scivola giù.
Lasciandola in slip davanti a lui.

Oliver le da di scatto le spalle.
Consapevole che il suo autocontrollo sta per andarsene a fan culo.

Rimane di spalle, stringendo gli occhi che purtroppo l'hanno vista e hanno memorizzato l'immagine di lei, con solo uno slip di pizzo nero addosso.

"Non ti piaccio?"

Sussurra lei, ora perduta nella sua insicurezza.
Si guarda, e trema vedendo quanto il suo corpo sia diventanto sottile e consumato.
E la paura che lui possa provare disgusto, la distrugge.

"Hai ragione.
Sono orribile e...
Capisco che tu non mi voglia più.
Sono, brutta e..."

Balbetta lei, trattenendo i singhiozzi, non potendo fare lo stesso con una lacrima che sfugge sulla guancia.

Poi spalanca gli occhi vedendolo girare di scatto, raggiungerla in poche falcate.
E baciandola con tutta la rabbia che può provare.

Le divora la bocca come se potesse distruggere le menzogne che ha detto.
Furioso per quella lacrime che sfiora con le dita, per le bugie che hanno osato toccare questa bocca.

"Tu non immagini quanto stia morendo dalla voglia di averti.
E quanto sia terrorizzato di farti male."

Sussurra con disperazione sulla bocca goffia e rossa di lei.
Che diventa ancora più bella quando sorride dolcemente.

"Se dovesse andare male l'operazione."

E lui la interrompe negando con forza con il capo.
Non volendo credere a una eventuale simile.

Ma lei gli ferma il viso tra le mani, e intrappola di nuovo i suoi occhi.
E solo Dio sa quanto muore e quanto rinasce in questo sguardo.

"Se dovesse andare male, voglio andarmene con un sorriso sulle labbra.
Ripensando a questa notte d'amore."

Si avvicina ancora di più, schiacciando completamente il suo corpo nudo a quello semi vestito di lui.

"Fa l'amore con me.
Amami come ti amerò io.
Lasciami i tuoi segni, e fa che io possa sfiorarli quando ne avrò bisogno."

Non è un bisogno fisico.
Non è semplice sesso.
E qualcosa di molto più intimo, è fare l'amore sfiorandosi l'anima e marchiandola di questo amore folle che hanno creato.

Ed Oliver, da bravo schiavo e suo devoto servitore, la bacia dandogli tutto ciò che lei vuole.

Ma promettendosi di farle solo del bene e di mantenere il controllo fino a fermarsi se vedrà malessere in lei.

La prende in braccio, posandola dolcemente sul letto, pulito e ricoperto di lenzuola blu.

Rimane in piedi Oliver, spogliandosi di tutto, lentamente e guardando lei come se fosse la prima meraviglia del mondo.

Posata come un ritratto su un tela, con le braccia sollevata per mostrarsi a lui senza pudore.

Si sfila completamente la camicia, sfiorando con lo sguardo la cicatrice che ha lasciato il push tolto qualche settimana prima.
Per poi scendere sul seno un po' più piccolo di mesi prima, ma ancora bellissimo e abbondante.
Fino a fermare lo sguardo sul tatuaggio che in passato a solo intravisto.

Ora sa che quelledera, che ha appena intravisto sulla schiena, è il gambo di una rosa che sboccia rigogliosa sotto il seno.

Poi scende ancora più giù, fino al fianco, dove scopre un nuovo tatuaggio.
Una scia di stelle che iniziano dal fianco fino a cadere come stelle cadenti sull'inguine.

Le gambe incrociate non gli permettono di vedere ciò che più brama.
Ma gli fanno ricordare un particolare importante.

"Non ho il preservativo."

Cazzo, è da mesi che non ne mette più nel portafoglio.
Anche perché è da mesi che non ha bisogno di averne dietro, data l'astinenza.

Ma lei sorride imbarazzata, sempre più tentatrice con quelle guance arrossate.

"Se sei pulito, non ce ne  bisogno.
Non corro il rischio di rimanere incinta."

La chemio da quando l'ha iniziata, ha fermato il suo ciclo mestruale e le ovaie.
Perciò non c'è nessun rischio.

Lui non fa domande, non vuole rovinare il momento.
E una volta rimasto in boxer, si sdraia vicino a lei.

La bacia dolcemente, passando la mano tra i seni e la pancia, rubandole sospiri di attesa.

"Ti amo Emma.
E nonostante tutto ciò sia folle, incontrarti quel giorno dal preside è stata la cosa più bella che mi sia mai accaduta."

Lacrime di gioia scendono sul suo viso, rubate subito dalla mano tatuata di lui.
Che lei subito porta alla mano, baciandone le nocche macchiate di nero.

"Ti amo anche io.
E ti ringrazio di avermi fatto provare di nuovo queste emozioni."

Le stesse di cui lei aveva paura, che snobbava per paura di stare male.
E che invece le hanno salvato spesso la vita.

Le porte lasciate aperte lasciano che la musica arriva nella stanza.
Rendendo il momento ancora più magico e da ricordare.

Con dolcezza lui si posiziona su di lei, tra le sue gambe, senza pesarle addosso.

E la bacia, come una promessa di farlo tutta la notte.

"¶Guardo e fisso in profondità i tuoi occhi.
Tocco il tuo corpo sempre e sempre di più ogni volta."

Oliver sfiora la pelle del suo collo, fino a scendere sul seno.
Che tocca e coccola con una devozione devastante.
Rubando dalla bocca di lei ansimi frettolosi mentre le sfiora i capezzoli piccoli e turgidi.

Quando te ne vai ti supplico di non andartene.
Chiamo il tuo nome due o tre volte di fila."

Scivola con la bocca su quel seno dolce e bisognoso, baciandolo con cura e struzzicando con i denti la parte più sensibile.
Godendo nel sentirla gemere più forte.

"Oliver.
Olly.
Oliver."

Scivola ancora più giù con la mano, senza che la bocca lascia la dolcezza del suo seno.
Arrivando a sfiorare con le dita le labbra morbide della sua intimità.

"¶ E’ una cosa buffa per me cercare di spiegare.
Come mi sento, e il mio orgoglio è l’unica cosa da biasimare."

Abbandonando la voglia di avere piacere per dedicarsi a lei.
Per farle sentire quanto faccia bene farsi amare.
Quanto le sue mani possano reggerla e farla cadere nella passione più profonda.

Perché so di non capire.
Come tu possa far l’amore come nessun altro sa fare."

E la tocca, giocando con i suoi nervi scoperti.
Facendole provare un piacere che mai aveva assaggiato.

Emma si lascia trascinare nella passione più carnale, si lascia abbandonare nelle mani di lui che la stanno amando come nessun'altro.

"¶Mi fa apparire così euforica, adesso, il tuo amore.
Mi fa apparire così pazza, adesso."

Le dita di lui entrano in profondità, facendo inarcare la schiena ad Emma.
Che si lascia consumare dolcemente da questo piacere.

"¶Mi fa sembrare così euforica adesso, il tuo tocco.
Mi fa sembrare così folle, adesso."

Le dita si muovono sicure di sé, facendole sfiorare l'euforia, la predizione.
Il piacere che Oliver vede imperlare la pelle di lei.

Mi fanno sperare che mi chiamerai, proprio ora."

La stanza si riempì di gemiti, del rumore delle lenzuola che si stroppicciano a causa della passione.
E Oliver si muove con più determinazione quando sente il proprio nome ansimato sulla bocca di lei.

"¶Un tuo bacio, mi fa sperare che mi salverai, proprio adesso.
Sembro così folle, il tuo amore mi fa apparire.
Mi mostra innamorata pazza."

Raggiunge la bocca di lei, ingoiando il suo stesso nome ansimato senza pudore.
Mentre le dita la rendono folle.
E pazza di amore.

Finché non la sente tremare, e stringere la carne sulle proprie dita.
Mente la bocca le ruba l'orgasmo dalla bocca.

Lasciandole pochi istanti per riprendersi, si posiziona tra le gambe aperte di lei, togliendo con fretta l'ultimo indumenti che li divide.

"¶Chi pensi di essere?
Guarda come mi hai ridotto."

La bacia ancora,non potendo mai essere sazio.
Drogandosi del sapore dei suoi baci, e del corpo che freme sotto il suo.

"¶Scarpe da tennis, non ho bisogno neanche di comprare vestiti nuovi.
Se tu non fossi qui non c’è nessun altro su cui far colpo."

Accarezza la bellezza di lei con le mani, nuda per la prima volta sotto la sua pelle.

"Ti prego."

Supplica lei, muovendo il bacino contro il suo.
Volendo solo sentirlo dentro il suo corpo e dentro la sua anima.

"¶Nel modo che sai, quel che pensavo di sapere.
E’ il battito che il mio cuore perde quando sono con te."

Entra dentro di lei, centimetro dopo centimetro.
Assaporando con lo sguardo l'espressione di piacere sul suo volto.

Sapendo che questa immagine ha potere di disintegrare la sua sanità mentale.
Rendendolo pazzo d'amore.

Perché so di non capire.
Come tu possa far l’amore come nessun altro sa fare."

Entra completamente in lei, trattenendo il respiro in un senso di apnea.
Come se stesse affogando nella vita che lei emana.

"Emma."

Geme oscenamente, sentendola stringerlo dolcemente dentro di sé.

"¶Mi fa apparire così euforica, adesso, il tuo amore.
Mi fa apparire così pazza, adesso."

Lei si lascia predere e consumare da questo uomo che la condannata al primo sguardo.
E decide di spezzare l'ultimo segreto.

"Mi chiamo Emilia.
Chiamami con il mio vero nome."

Geme oscenamente mentre lui si muove lentamente dentro di lei.
Sussurrando il proprio nome che odia, poiché appartiene alla nonna paterna che li ha abbandonati.

"¶Mi fa sembrare così euforica adesso, il tuo tocco.
Mi fa sembrare così folle, adesso."

E lui si spinge ancora dentro di lei.

"Emilia."

Geme, macchiandola e facendola sua completamente.
Rendendo quel nome odioso, un dolce antidoto.

"¶Mi fanno sperare che mi chiamerai, proprio ora."

I loro nomi gridati tra queste mura che ricorderà per sempre questa notte.

"¶Un tuo bacio mi fa sperare che mi salverai, proprio adesso.
Sembro così folle, il tuo amore mi fa apparire.
Mi mostra innamorata pazza."

I baci, la follia, lappartenersi completamente uno all'altro.

In questo amore folle, vinto con fatica.
Lottando sopratutto contro loro stessi.

Ora libero di tatuarsi non sulla pelle.
Ma più infondo, fino all'anima.

"Macchiami di te..."

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