Capitolo 48 fantasmi del passato
Il mese di maggio è tutto un ultimo.
Manca l'ultima partita di campionato, gli ultimi esami prima dei grandi esami di laurea.
L'ultimo incontro di lotta.
L'ultima fase di chemioterapia per Emma.
Sono tutti ultimi ostacoli che preparano alla nuova vita.
La fine di un capitolo per poterne iniziare uno nuovo.
Oliver questa mattina di metà maggio, si sveglia quasi a mezzogiorno, con tutti questi pensieri.
Con le speranze e le paure di dover affrontare queste ultime prove.
Dalla sera della festa di benvenuto di Jek, le cose sono trascorse velocemente.
Ci sono state partite vinte, e festeggiate sempre allo stesso modo.
Con i suoi amici e soprattutto Emma, che non se ne persa ne meno una.
Gli incontri vinti, alcuni con fatica, ma con l'animo di chi sa di star lottando per la propria libertà.
Godendo ogni volta dello sguardo sconfitto di Logan.
Per poi concludere la serata entrando dalla finestra di Emma, e stare con lei per ore a parlare e rubare dolci baci e carezze.
Anche Emma sta continuando la sua battaglia.
Passando giorni buoni e giorni disastrosi.
Con crisi, come l'ultima volta, ma mai sola.
Sempre sostenuta dalla sua famiglia e amici.
E inutile fingere che sia stato tutto rose e fiori.
La paura ogni volta che lei è stata male, e l'angoscia di vedere il suo dolore, sono state colpi differenti al cuore.
Lividi curati con i giorni in cui invece stava bene.
Ed è questo che dà forza a tutti loro, l'arcobaleno dopo le tempeste.
Oliver si solleva con calma dal letto, pronto a prepararsi a un'ultima sfida.
L'ultima partita di campionato che si terrà questa sera.
Si prepara in fretta per andare a trovare Emma, sfruttando che oggi l'istituto è chiuso per le elezioni.
Ha chiesto a Natali di preparare due pranzi al sacco per mangiare con lei.
In modo da sfruttare più tempo possibile, prima di andare agli allenamenti.
Con l'unico desiderio di stare un po' con lei, anche se ciò comporta pranzare in una stanza di ospedale.
Ormai passa poco tempo in casa, lo sa bene.
Perché il periodo lo ha riempito di impegni.
E, in più, Emma da più di un mese non va a scuola, perciò Oliver passa il tempo libero da lei.
In ospedale o a casa.
In tutto ciò Ivan gli ha dato man forte, non facendogli pesare l'assenza a casa che sta lasciando.
Perché sa quanto quella ragazza sia importante per il figlio.
Invece Jek si morde continuamente la lingua, soprattutto quando sa che i due ragazzi sono soli in camera.
E si, ha accettato Oliver e lo apprezza.
Ma un papà geloso, rimane un papà geloso.
Insomma la situazione va avanti tra alti e bassi, come sempre.
Ma il fatto che ormai manca poco alla fine di questa corsa sulle montagne russe, da l'energia per andare avanti.
Con un conto alla rovescia che riempie ogni giorno i loro pensieri.
Scende velocemente in cucina, con l'intento di rubare una mela e poi scappare via.
"Oliver."
Ma io padre lo ferma, guardandolo con preoccupazione.
All'inizio pensa che sia per le elezioni che dovrà affrontare oggi.
Ma poi Ivan gli indica due lettere sul tavolo.
Entrambe destinate a Oliver.
La prima è la lettera di una squadra importante.
Io responso che tanto ha atteso in questi giorni.
Ma l'ansia e la felicità verso questa lettera viene oscurata dalla seconda.
Un lettera bianca, con destinatario e mittente scritto a mano.
Una calligrafia che Oliver riconosce Ancor prima di leggere il mittente.
Cassandra, la madre di Oliver.
"Non l'ho aperta.
Penso sia giusto che lo faccia tu."
Gli dice il padre, preoccupato dall'ombra negli occhi del figlio fissi su quella maledetta lettera.
Che Oliver stringe con rabbia e confusione.
Cosa vuole quella donna da lui?
Perché si fa viva ora che la sua vita ha trovato un equilibrio?
Poi guarda il padre.
Come può leggere queste parole, dandogli importanza, facendo un torto al padre?
All'uomo che sta facendo di tutto per ricuperare il rapporto, al contrario del mittente di questa lettera.
E il padre sembra leggerlo nel pensiero.
"Non pensare a me Oliver.
Quella donna non è più nulla per me.
Ma è tua madre, perciò solo tu puoi decidere cosa fare.
Ed io appoggerò ogni tua scelta."
Parole che consolano poco, poiché gli occhi del l'uomo non possono nascondere la preoccupazione e la tristezza.
E mentre guarda Oliver prendere il cestino da picnic e andare via, stringendo quelle due lettere, non può che sospirare con amarezza.
Chiedendosi cosa accadrà quando la leggerà.
Con la paura che il figlio possa scegliere di abbandonarlo e andate dalla madre.
Ed Oliver sale in macchina, picchiando i pugni contro il volante.
Maledendo quanto una giornata iniziata con il sorriso, possa diventare rabbia in pochi attimi.
Apre la lettera dello scout, sperando di alleggerire l'umore.
Ma nonostante legga buone notizie, la mente non ascolta.
Troppo presa da quella maledetta busta bianca, abbandonata sul sedile passeggero, che porta un nome che lui non pronuncia da anni.
Le buone notizie non cambiano il suo umore tormentato.
E per tutto il viaggio si chiede cosa ci sia scritto.
E se vuole davvero scoprirlo.
Quella donna è scomparsa molti anni fa.
Ed ora si fa viva così, senza permesso.
Osando pretendere chissà cosa da lui.
Non è giusto.
Non è giusto che lei l'abbia abbondato, per poi farsi viva in una lettera e sconvolgerlo così.
Arriva nei parcheggi dell'ospedale.
Guardando con sfida quella lettera.
Ancora indeciso sul da farsi, se buttarla via o leggera.
In un gesto di rabbia se la infila in tasca, senza sapere perché lo sta facendo.
Per poi fare un lungo respiro, prendere il cestino, e provare a sorridere riflettendosi nello specchietto.
Come un attore che fa le prove prima di entrare in scena.
Sperando che Emma non si accorga del suo turbamento.
Scende velocemente dall'auto, incrociando subito il passo con Jek.
Quasi andandovi a sbatterci contro.
"Ei Oliver.
Emma mi stava giusto dicendo del vostro appuntamento romantico."
Jek stringe un po' i denti sull'ultima frase.
Rimanendo un po' frastornato quando però nota che il ragazzo non fa replica.
"Si, sono un po' in ritardo.
Tu hai saputo qualcosa?'
Si, il ragazzo ha qualcosa che non va.
Fino ad ora ha sempre risposto a tono alle sue frecciatine.
Mentre oggi sembra assolto in altro.
"Si, oggi ho dovuto firmare i documenti per l'operazione.
Ci sarà il 25 giugno, stanno già preparando tutto."
Ed Oliver dovrebbe mostrare qualsiasi segno, che sia di sorpresa o preoccupazione.
Ma è ancora troppo preso dai suoi drammi per ascoltare lucidamente le parole di Jek.
"Ci sarò.
A qualsiasi costo."
Risponde in modo meccanico, per poi salutarlo e correre via.
Lasciando Jek assorto in mille domande.
Sa quanto Oliver tenga ad Emma.
Perciò se era tanto indifferente, gli è sicuramente successo qualcosa.
Ma sa anche che non sono affari suoi, perciò lascia cadere il tutto.
Tornando a camminare verso la macchina, e occuparsi delle altre commissioni che Caterina gli ha assegnato.
Ma c'è chi invece non lascia correre e fa tesoro di ciò che ha visto.
Per puro destino, Logan è proprio nel parcheggio dell'ospedale.
Dove sta aspettando che la sorella finisca la visita pediatrica del piccolo di casa.
E a sentito tutto.
O meglio ci ha capito bene poco.
Ma sa quello che c'è da sapere.
Il 25 giugno mattina Oliver dovrà essere qui, vuole essere qui.
Ma cosa accadrebbe se qualcosa glielo impedisse?
Sarebbe meno concentrato?
Un sorriso sadico si forma sulla bocca di Logan, mentre butta via la sigaretta ormai consumata.
Forse ha trovato il modo per fregare Oliver Johnson.
ʕ´•ᴥ•'ʔʕ´•ᴥ•'ʔʕ´•ᴥ•'ʔʕ´•ᴥ•'ʔ
Si fanno ormai le tre quando i due finiscono il pranzo improvvisato.
Per tutto il tempo hanno parlato della partita che ci sarà questa sera.
Ma Emma non è stupida, vede che in Oliver qualcosa non va.
E una volta che lui finisce di mettere via le stoviglie del pranzo.
Passa all'attacco.
"Allora.
Ora che siamo entrambi a stomaco pieno.
Vuoi dirmi cosa hai?'
Oliver sorride amaro, dando ancora le spalle ad Emma mentre mette via le cose.
Sapeva che prima o poi se ne sarebbe accorta.
Ormai ai due è impossibile mantenere segreti.
E Oliver ci prova a pensare a qualche cazzata da inventare.
Ma poi si volta verso di lei, che lo guarda indagatrice, e sa che non ha via di fuga.
E si sied vicino a lei, prendendole la mano.
E lasciando che lei sfiori i segni neri che ha sulle dita.
Come fa ogni volta che ne ha l'occasione.
"Ho ricevuto una lettera dagli scout.
O meglio da una squadra molto importante, che mi hanno proposto un provino a luglio.
Con la promessa che se andrà bene, mi prenderanno."
Ed Emma sorride, sapendo bene quanto Oliver abbia lavorato per questo risultato.
Ma vede che invece lui non esulta, non mostra felicità.
E, automaticamente, anche il suo sorriso scompare.
"Era il tuo sogno giusto?
Un sogno che diventa realtà."
E lui annuisce, con lo sguardo basso verso le loro mani unite.
Pensando a quanto siano vere le parole di Emma, ma anche a quanto non riesce a gioirne.
E lei gli sfiora la guancia, invitandola a guardarla.
Ad aprirsi a lui.
"Cosa c'è che non va Olly?"
Sussura lei, usando quel nomignolo che solo lei ha il diritto di usare.
Solo lei è così intimamente dentro di lui da poterlo chiamare con un diminutivo.
E lui lascia cadere a terra ogni difesa, spogliando l'anima a lei.
Tirando fuori dalla tasca quella maledetta lettera posandola, senza guardare, nella mano libera di lei.
Ed Emma legge il mittente e capisce all'istante l'oscura presenza nei pensieri di Oliver.
E come una lettera possa fare scomparire tutte le cose belle che lo circondano.
"È arrivata stamattina.
Ma non ho il coraggio di leggerla.
Non posso o forse non voglio."
Sussurra lui, passandosi una mano tra i capelli.
Senza che l'altra mano abbandoni mai la sua.
Ed Emma guarda questa lettera, chiedendosi cosa possa fare lei per far scomparire questa angoscia che ha riempito la stanza.
E che tormenta quegli occhi grigi che tanto ama.
"Facciamo così, la leggo io.
E ti darò tre versioni plausibili di cii che c'è scritto.
E tu deciderai a quale credere."
Emma ha visto fare una cosa del genere nella sua serie preferita.
E spera che possa avere lo stesso effetto su di lui.
E lui la guarda, consapevole che se accetterà, metterà nelle mani di lei le sue scelte e le sue paure.
E accetta, fidandosi ciecamente di lei.
Perché infondo e da quando la conosce che si fida di lei e questa volta non sarà diverso.
E chiude gli occhi, appoggiando il capo sulla mano di lei, stretta a quella di lui, appoggiata sul materasso.
E per Emma è difficile aprire la lettera con una sola mano.
Ma preferisce fare più fatica che abbandonare la mano di lui.
Nella stanza rimbomba il tumore della carta che viene strappata.
Del foglio che viene estratto dalla busta.
E i respiri dei due ragazzi, che trasmettano la stessa ansia.
Emma legge le parole della donna, cercando di rimanere empatica.
Costringendosi ad essere oggettiva e non lasciarsi toccare dall'amarezza che prova verso questa donna.
Le parole incise sul foglio sono parole dolci.
Se Emma non conoscesse il passato, potrebbe persino provare pena per lei.
E invece prova solo rabbia e angoscia verso queste parole arrivate troppo tardi.
Ma rimane empatica, perché è la vita di Oliver che sta tenendo nella mano.
E solo lui può decidere cosa farne.
"Allora."
Sussura lei, abbandonando la lettera chiusa sul comodino.
Per poi spostare la mano tra i capelli morbidi di lui.
"Ci sono tre possibili lettere."
Lui l'ascolta silenzioso, lasciandosi sostenere dalle carezze di lei.
Dalla sua voce che lo rende più sereno di quanto pensasse.
"Si è rifatta una vita, ha un nuovo marito e un figlio di appena cinque anni.
Ma dice che le manchi e che ti ha sempre pensato."
Parla lentamente Emma, lasciando che lui analizzi ogni piccola parola.
Per poi fare un pausa, aspettando che lui respiri e digerisca queste parole.
"Oppure c'è scritto che è stata a molte tu partite di football.
E che non si è mai avvicinata per paura che tu la rifiutassi.
Mentre ora ha finalmente trovato il coraggio di parlarti."
Ancora una pausa, mentre Emma guarda la schiena di Oliver alzarsi e abbassarsi in un movimento veloce.
Segno di respiri troppo profondi e ferite che non vogliono chiudersi.
Ed Emma trattiene il respiro, passandogli le dita tra i capelli.
Chiedendosi se sta davvero facendo la cosa giusta.
O se gli sta facendo solo più male.
"O potrebbe esserci scritto semplicemente che ti vuole bene, che gli dei mancato tanto.
E che ti chiede scusa per tutto ciò che ti ha fatto."
Le tre ipotesi sono ora chiare ad Oliver.
Che cerca di capire quale delle tre gli piaccia di più e quale gli fa più male.
Si è rifatta una famiglia.
A provato più volte ad avvicinarsi.
Gli chiede scusa.
Quale la verità?
È solo una, lei si è fatta viva perché vuole riallacciare un rapporto.
Questo è chiaro in tutte e tre le ipotesi.
"In qualsiasi caso, dice che ti aspetta alle 16 al bar Aurora.
Nella speranza di poterne parlare di persona."
Emma conclude l'amaro compito, sentendosi un po' colpevole.
E un po' bugiarda.
Ed Oliver alza lo sguardo lucido, mostrando una fragilità che poche volte Emma ha visto.
Vede le sue decisioni farsi sottili, fino a rischiare di spezzarsi.
"Grazie Em, grazie davvero."
Sussurra lui, grato che lei abbia accolto questo peso insieme a lui.
Non abbandonandolo ne meno questa volta.
Poi sente il telefono squillare.
O meglio la sveglia sul telefono che lo avvisa che tra mezz'ora inizieranno gli allenamenti.
Guarda Emma, che però lo precede.
"Devi andare, lo so.
Vi vediamo alla partita.
Mi raccomando, vinci ma non per me.
Ma per te stesso, per gli ostacoli che hai superato.
Per la fatica che hai subito per arrivare fino a qui."
Gli sussura rubandogli un bacio a fior di labbra.
Come un porta fortuna che lo accompagnerà fino a stasera.
"Lo farò."
Questa volta è lui a rubargli un bacio.
Tutt'altro che delicato.
Dalla bocca di lei strappa un sospiro, che diventa suo.
Un sorriso, che diventa forza per affrontare qualsiasi cosa.
E mentre lui scappa via, lei stringe tra le dita la lettera che lui gli ha dato da custodire.
Sentendosi un po' bugiarda, perché non erano tre ipotesi.
Ma una sola verità, perché ciò che ha detto è tutto ciò che c'è scritto nella lettera.
Ma ha preferito fare così, in modo da dargli un peso minore.
Cercando in tutte e tre i casi di dare lo stesso messaggio.
Ed Oliver, una volta in macchina, fa un giro diverso.
Ripensando alle parole scritte in quella lettera, che ha lasciato apposta nelle mani di Emma.
Ripensa a sua madre, o meglio al fantasma che è rimasto di lei.
Poiché quando qualcuno ci lascia, rimangono solo ricordi.
Altre volte solo fantasmi che tormentano ogni giorno che passa.
Ed è questo che è diventato Cassandra, una presenza oscura che ha cambiato la vita non solo di Oliver, ma anche di Ivan, cambiando il rapporto padre e figlio.
E può dimenticare Oliver il dolore dell'abbandono da bambino.
Che è più diventato rabbia, ribellione e paura verso i legami.
Può dimenticare che lei è andata via, lasciando un vuoto enorme dentro di lui, che solo negli ultimi mesi è riuscito a colmare?
Ed ora che dovrebbe fare?
Fare un po' di spazio nel suo cuore per lei?
Si porta una mano sul petto, fermandosi a un semaforo rosso.
Chi è riuscito a entrargli dentro, la fatto con una fatica ammirabile.
Lottando per avere la sua fiducia e il suo amore.
Come i suoi amici, vecchi e nuovi.
Emma, e persino suo padre.
Ed ora lei che vorrebbe fare?
Riprendersi un posto che non le appartiene?
Oppure il sangue è più forte delle regole del cuore?
E pensa a lei, chiedendosi come sia diventata.
Se anche su di lei, come è successo al padre, il tempo ha modificato i tratti del viso.
Se avrà delle rughe vicino al sorriso che le ricorda sempre adosso.
O se magari avrà perso quell'espressione allegra con cui la cresciuto.
La vera domanda è...
Cosa cambierebbe averla di nuovo nella sua vita, ora che non ne ha bisogno.
Si ferma dopo il terzo incrocio, davanti al bar Aurora.
Dove tra dieci minuti dovrebbe incontrare lei.
Lei ha chiesto il suo perdono.
Ha detto che lui gli è mancato.
Eppure ha aspettato circa dieci anni per rifarsi viva.
Se fosse successo molti mesi fa, di sarebbe presentato, solo per urlare adosso di andare a fan culo.
Mentre oggi si limita a rimettere in moto la macchina, per poi accelerare verso l'istituto.
Si sarebbe presentato all'appuntamento se provasse amore verso quella donna.
Oppure odio e rancore.
La verità la scoperta solo ora, quando guardando le vetrine del bar non ha cercato lei.
Perché ormai non prova più nulla per lei.
Ne rancore, ne tristezza, ne amore, nulla.
Si rende conto che negli ultimi tempi, ha così tante persone che li amano, che lei non gli manca.
Non è essenziale.
E guarda nello specchietto retrovisore, dicendole finalmente addio.
Perché è questo che lo teneva ancora legato al suo fantasma.
Non aver avuto la possibilità di dirgli addio.
Di chiudere quel capitolo del suo passato.
Ed ora guarda avanti, sospirando per il sollievo di sentire un peso scomparire dal suo cuore.
Spera vivamente che quella donna possa ritrovare la pace, che solo oggi ha scoperto di non avere.
Ma lui non ha intenzione di condividere la sua.
E sta bene così, dimenticando finalmente il fantasma del suo passato.
Andando avanti insieme alle persone che si sono presi cura di lui.
E abbandona il suo ricordo.
Concentrandosi sul suo presente, sulla partita che dovrà affrontare stasera.
E sorride ripensando alle parole di Emma, che sa bene non dirette solo alla partita.
Ma a tutto.
No, non ha bisogno di un fantasma.
Ormai ha ritrovato la sua vita tra le mani di un angelo con due ali tatuate sulla schiena.
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