Capitolo 27 splendore di Natale
Con l'inizio delle vacanze di Natale, tutta era tornato al proprio posto.
Proprio tutto.
Quella notte, che ha dedicato emozioni forti a tutti loro.
Era poi tornata nella quotidianità.
Isa che ci provava costantemente con Luca, che fingeva a sua volta fastidio.
Owen e Scarlett, insieme solo all'oscuro di tutti.
E gli sguardi distanti tra Emma e Oliver.
Quest'ultimo è stato fortunato, poiché caleb ha finto di essere caduto.
Forse perché in fondo ha un onore anche lui.
Forse per non perdere la faccia, dicendo di aver molestato una ragazza.
La seconda a ipotesi convince sicuramente di più.
L'unico cambiamento, ben visibile a tutti il mondo, è stata la nascita della relazione tra Rayan e Sofia.
Che non si sono più separati da quando si sono dichiarati.
E Rayan la fatto esplicitamente per la seconda volta.
In palestra, durante la riunione di fini corsi.
Salendo sul palco e rubando il microfono al professor Parker, gridando alla platea di essere innamorato della sua Harley Queen, perciò di starle lontano.
Sofia, d'altro canto, non ha mostrato pudore.
Tanto da salire anche lui sul palco, e baciandolo in modo davvero poco vasto.
E mentre Emma era scoppiata a ridere, Isa ha fatto gli occhi a cuoricini.
Chiedendo a Luca quando anche lui si sarebbe dichiarato così, fingendosi indifferente quando gli ha risposto che l'avrebbe fatto quando avrebbe piovuto in periodo di siccità.
Tradotto in "mai".
Isa si mostra la solita ragazzina tutta pepe.
Nascondendo a sguardo sconosciuti quanto gli faccia male l'allontanamento di Luca dopo il ballo.
E quanto quel gioco, sta davvero vincendo contro il suo cuore.
Si sta innamorando, davvero, è non è cosa buona contro un Luca diffidente e insensibile.
"Perché non lasci perdere Isa?
Se davvero ti stai innamorando e lui no, e meglio correre a ripari.
Finché puoi."
Questo è il consiglio di Sofia, davvero dispiaciuta per lo sguardo sofferente dell'amica.
Riunite a casa di Emma, quest'ultima e la Harley Queen hanno capito subito che qualcosa non andava nella più piccola.
Tartassando la fino a scoprire il fulcro dei suoi pensieri.
La freddezza di Luca.
Ascoltandola nei racconti dei mancati saluti di lui.
Di come scappa via, ogni volta che la vede.
Di come lei si stia innamorando sempre di più, vicina a farsi davvero male.
"Mi dispiace Isa.
Ma Sofi ha ragione, qualcuno si farà male.
Ed io temo sarai tu."
Continua Emma, mordendosi nervosamente un labbro.
Sapendo bene quanto le sue stesse parole siano spinose quanto vere.
"Forse hai ragione.
Ma tu predichi bene e fai male."
Sorride la nana, sedendosi sul letto vicino a Sofia, indicando una lettera posata con cura sulla scrivania.
Ed Emma sospira, abbassando il capo sentendosi in torto.
Poiché Isa ha completamente ragione.
Con Oliver non si sono più visti, o meglio si sono limitati a stare nella stessa classe.
Guardandosi di nascosto, all'insaputa dell'altro.
Senza che nessuno dei due abbiamo fatto un cenno di avvicinamento, come se la sera del ballo non fosse mai esistita.
Fino a non vedersi più, circa cinque giorni fa, poiché iniziate le vacanze di natale.
Non si sono visti ne meno al pub, a causa degli orari diversi tra gli allenamenti di lui e il lavoro di lei.
E ne una chiamata o un messaggio ha fatto vibrare il telefono.
Silenzio assoluto fino a due giorni fa, dove la sua presenza di è fatta via in una lettera.
Presenza per così dire.
In realtà la lettera che Isa indica con malizia è l'invito per la cena di Natale a casa di Oliver, che si terrà questa sera.
L'invito non è arrivato da lui, bensì da Camilla che ha scelto la madre di Emma come accompagnatrice.
Invitando anche i suoi figli, Thomas e Emma, con la scusa di non volersi lasciare a casa da soli la sera di Natale.
Il piano di Camilla è ben diverso, vuole semplicemente vedere suo nipote felice durante una festa così bella.
Sapendo bene quanto Emma abbia questo potere su di lui.
Infatti, quando Emma aveva rifiutato con gentilezza l'invito.
La donna la frastornata con così tante parole, da spingerla ad accettare.
E quando Emma se ne resa conto, la donna aveva già chiusa con un arrivederci.
Fregando la alla perfezione.
"È diverso.
È stata Camilla ad invitarmi, non lui."
Ci prova a fingersi indifferente.
Ma è inutile, le amiche lo vedono con chiarezza l'emozione di lei nell'attesa di rivederlo.
"Certo.
Facciamo che da brave amiche fingiamo di crederci."
Gli risponde Sofia, avvicinandosi all'armadio.
Cercando qualcosa di consone alla serata.
L'invito è ben chiaro e specifico.
Sarà una serata di gala, perciò se andrà con un jeans e una maglietta, non la faranno ne meno superare il cancello.
E questo Emma lo sa bene, ci ha pensato tutta la notte, maledicendosi per aver accettato di andare.
Con la testa nell'armadio, Sofia fa strage di vestiti, lanciandoli in aria per la camera con disappunto.
"Jeans, jeans, jeans, leggings.
Io non ti capisco, con quelle belle gambe che ti ritrovi, non hai ne meno una gonna per metterle in risalto."
Sbuffa Sofia, svuotando completamente l'armadio.
Davanti allo sguardo sconvolto di Emma, che dovrà rimettere a posto ogni cosa.
"Pensavo di mettere il vestito del ballo.
E..."
Ma questa volta è Isa ha fermarla, anche molto indegnata.
"Non puoi farti vedere da lui con lo stesso vestito.
Te lo impedisco."
Gli strappa via dalle mani il vestito incriminato.
Facendo cadere Emma seduta sul letto, nell'ansia più totale.
E stata così impegnata a pensare all'incontro con lui, che non ha pensato minimamente al vestito da indossare.
Naturalmente fino ad ora.
"Emma.
C'è un pacco per te."
L'avviso la madre, entrando nella stanza con un pacco molto ampio.
Ma ciò che fa illuminare gli occhi delle tre ragazze è la marca di ciò che contiene il pacco.
Valentino.
Un marchio molto famoso nella moda italiana.
Sinonimo di molto costoso.
"È da parte di Camilla."
Porge il pacco tra le mani terminati della figlia.
Che viene subito circondata dalle sue amiche
In ansia forse più di lei.
"Forza aprilo.
Non vorrai mica vedermi morire di ansia."
La sgrida Sofia, risvegliandolo dalla sua confusione.
Per poi posare il pacco con delicatezza sul letto, come se fosse un vaso di cristallo.
E il valore del contenuto è davvero vicino a questa stima.
Sfiora con dolcezza il coperchio, sollevandolo con incredulità.
Con le due amiche che vorrebbero gridarle di fare in fretta, ma che invece rimangono silenziose davanti allo sguardo luminoso della amica.
Il pacco viene finalmente aperto, e viene spostata la carta che protegge il vestito.
La cui bellezza e qualcosa che lascia senza respiro.
"Io.
Non posso accettarlo.
È troppo.
E..."
La madre la ferma, passandole la lettera che è stata recapitata insieme al pacco.
Ora, stretta tra le mani ancora tremanti di Emma.
Che la legge, con il cuore che batte fino in gola.
"Non dire che è troppo per te, poichè ormai è tuo.
E su una donna della mia età, sarebbe sprecato.
Perciò indossalo, dandogli il giusto splendore.
Mostrando quanto la tua bellezza sia superiore a questo pezzo di stoffa.
Ti aspetto stasera, non deludermi.
Camilla."
Legge con voce spezza.
Emozionata per la dolcezza di queste parole.
Mai ha ricevuto parole tanto gentili da una quasi sconosciuta.
Mai si è sentita all'altezza di tale eleganza come ora.
Sfiora la stoffa morbida del corpetto.
Per poi farlo fuori, tra i sussulti di tutte le donne presenti.
Emma se lo posa addosso, guardandosi allo specchio.
Indecisa sul da farsi.
Ma Sofia corre in suo aiuto, mettendosi dietro di lei.
"Nella vita non sempre tutto va come vorremmo.
E quando abbiamo una cosa bella, bisogna viverla fino in fondo.
Sei tu ad avermelo insegnato."
Emma, con sguardo lucido, si volta verso l'amica.
Ritrovandosi fronte su fronte, con gli occhi chiusi.
E la stessa emozione dentro, che sa di una strana felicità.
"Te lo meriti Emma.
Ti meriti questo e altro.
E se non vuoi farlo per te, fallo per me.
Permettimi di vedere la mia migliore amica risplendere come è giusto che sia."
Isa, ormai in lacrime, si avvicina alle due amiche.
Sentendosi importate e viva per essere parte di un sentimento così grande.
"La vita è una.
E va vissuta al meglio.
E se questo vuol dire mettere un vestito di Valentino, che così sia."
Sussurra la nana, accarezzando la guancia umida di Emma.
Che torna a guardarsi allo specchio.
Immaginandosi già stretta nella stoffa del bellissimo vestito.
"Facciamolo.
Aiutatemi a spendere, anche solo per una sera."
Risponde decisa, sorridendo alle sue amiche.
Sotto lo sguardo lucido della madre, rimasta in disparte.
Che vorrebbe dirgli che lei non ha bisogno di un abito per risplendere.
Che lo fa via ogni giorno, ogni volta che supera uno ostacolo.
Ma rimane in silenzio, godendosi una scena talmente bella quanto vera.
Felice di vedere la figlia stretta tra le braccia delle sue amiche.
Ed è qui che la vede risplendere più che mai.
Sorridere come non la vedeva fare da tempo.
Rivedere finalmente quella luce nei suoi occhi scuri.
Ecco chi è sua figlia.
Anche se a volte si dimentica di essere una stella
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Manca meno di un'ora all'inizio della cena di Natale.
E, come ogni volta, Oliver litiga con i polmoni della camicia.
Maledicendo la tradizione di dover indossare questi maledetti gemelli.
Uno dei pochi regali del padre, che pretende di vedergli addosso ad ogni festa.
"Maledetti così."
Impreca, per poi sbuffare quando il gemello gli sfugge per l'ennesima volta dalle mani.
"Sei davvero negato, proprio come lo era tuo nonno."
La voce della nonna, chiama il suo sguardo sulla porta
Dove Camilla è immobile, divertita dalla scenetta patetica.
"E tu non aiutarmi, mi raccomando.
Altrimenti potrebbe nevicare."
Sbuffa Oliver, ritentando ad attaccare questi oggetti del diavolo.
Ad ogni festa li mette e ogni volta si dimentica come si fa.
"Dai, fai fare a me.
Sarà la mia buona azione di natale."
Si avvicina Camilla, prendendogli la mano.
Ed Oliver la osserva, mentre con calma gli mette i gemelli d'oro.
Appartenuti al padre, e al nonno ancora prima di lui.
Sapendo bene quanto Camilla nascondi l'emozione nel ricordare quando li metteva al marito.
Anche lui negato quanto il nipote.
Ed è bella Camilla, nella particolarità del suo stile.
In un vestito nero con strisce grigie.
Lungo fino al ginocchio, con una scollatura sul davanti che mostra una camicia bianca.
E una giacca nera, che completa alla perfezione il suo outlet.
Nessuno oserebbe dire la sua età.
Nella sua naturale bellezza, che migliora come un buon viso, perfetto nella sua eleganza e buon gusto.
"Non ti montare troppo la testa.
Ma non sei niente male stasera.
Potrei persino ingelosirmi."
Lo prende in giro, girandogli intorno.
Pensando che in realtà è davvero bello suo nipote.
In un bellissimo completo nero, senza perdere il suo animo ribelle rifiutando la cravatta e tenendo aperti i primi bottoni della camicia.
Che potrebbero rischiare di farlo soffocare se chiusi.
Pensando a quanto sarà ben abbinato al vestito che ha mandato ad Emma.
E sentendosi una biricchina nel non aver avvisato il nipote della presenza di quest'ultimo.
Non potrà certo arrabbiarsi con una adorabile vecchietta, pensa nascondendo il sorriso dietro a una mano.
Mentre Oliver, ignaro dei piani della nonna, si specchia controllando il suo aspetto ancora auna volta.
Impeccabile come sempre, come è giusto che sia.
"Gli ospiti sono arrivati.
Perciò sbrigatevi."
Li avvisa il padre passando davanti alla porta.
Senza ne meno guardarli, senza una parola gentile.
Ma ormai a questo, nipote e nonna, ci sono abituati.
"Andiamo mio caro accompagnatore.
Faremo sicuramente strage di cuori stasera."
Cerca di sdrammatizzare Camilla, prendendo sotto braccio il nipote.
Che si lascia semplicemente trascinare, convinto che vorrà scappare a metà serata.
Completamente ignaro della sorpresa che si sta ancora preparando.
La serata comincia tra finti sorrisi e saluti cordiali.
Oliver è completamente impegnato tra chiacchiere con uomini e donne d'affari.
Che gli chiedono con insistenza cosa farà una volta diplomato.
Mente, dicendo che seguirà le ormai del padre.
Quando in realtà non aspetta altro che quel giorno, per scappare da questo mondo, che soprattutto questa sera, gli sta stretta
Nonostante le continua chiacchiere, lo sguardo fisso di Camilla, non è passato inosservato al nipote.
Che si chiede chi la donna attenda con tanta ansia.
"Aspetti uno spasimante?"
Gli chiede, dando le spalle al portone aperto.
Confuso quando vede gli occhi di Camilla illuminarsi, e un sorriso sinistro nascere sulla sua bocca.
"Qualcosa del genere."
Intorno a loro si innalzano bisbigli, domande su chi siano le ultime arrivate.
Spingendo Oliver a guardare verso l'entrata.
Caterina fa il suo ingresso, lasciando il cappotto nero a uno dei camerieri.
Mostrandosi bella come non mai nonostante la semplicità del suo vestito.
Nero, di pizzo sulla parte superiore del corpo che la ricopre fino ai polsi.
Con la morbidezza del tessuto che scivola fino alle caviglie.
Ma chi richiama gli occhi di tutti è sua figlia.
Che arrossisce, sentendo il peso degli sguardi su di sé.
Troppo intimidita per accorgersi di quello di Oliver.
Lo stesso che ingoia a vuoto, davanti a tanto splendore e bellezza.
Con un corpetto colore carne a forma di cuore.
Ricoperto da un velo, che le fa anche da maniche fino ai gomiti, costellato da petali neri.
Fino in vita, dove il vestito scivola morbido fino ai piedi, dove un tacco dodici slancia la sua bellezza fuori dagli standard.
Slancia le gambe, di cui una scoperta grazie a un spacco laterale che parte da metà coscia.
Le sue curve generose, e diverse dagli standard di bellezza che oggi equivale a magrezza, risaltano con eleganza.
Con la stessa grazia che accompagna ogni suo passo che compie con sguardo basso, seguendo la madre.
E quello sguardo intimidito, quelle guancie arrossate, quel viso poco truccato incorniciato dai capelli sciolti e ondulati naturalmente.
La rendono non una stella, ma il sole in mezzo a tante piccole comete.
E trattiene il fiato Oliver, sconvolto dalla sua presenza.
A cosa è servito scansarla per tutti questi tempo, quando poi si presenta qui.
Bella come solo lei sa essere.
E il sorrisetto di Camilla la dice lunga sulla presenza di Emma qui.
"L'hai invita tu vero."
Sussurra all'orecchio della donna, senza distogliere lo sguardo da Emma.
Che si sta avvicinando a loro, aumentando ad ogni passo il battito del cuore del ragazzo.
"Certo, dovevo ricambiare la cortesia del ringraziamento.
Quindi sii gentile.
E per l'amor di Dio asciugati la bava, sei patetico."
Si diverte lei, alla faccia del nipote che crede di essere vicino all'infarto.
Soprattutto quando se la ritrova davanti.
I loro occhi si incontrano, ed è uno scontro letale per i loro cuori.
Che perdono un battito, un respiro.
"Camilla.
Grazie per l'invito e vi chiedo scusa per il ritardo.
Abbiamo avuto problemi con la macchina."
Si scusa con imbarazzo Caterina, maledicendo quella vecchia caretta che proprio stasera ha deciso di abbandonarli.
Subito si fa avanti Thomas, che saluta Oliver.
Per poi fare il broncio quando il ragazzo non gli rivolge ne meno uno sguardo, troppo preso ad affogare negli occhi scuri di lei.
Fino a quando Camilla non lo risveglia con una gomitata.
Richiamando il suo sguardo ancora intontito e fragile.
"Non fare il maleducato.
Porta Emma a ballare su."
E sarà lo champagne bevuto fino ad ora.
Oppure la confusione intorno.
O, con più sincerità, le emozioni che investono i due.
Fatto sta che Oliver gli porge la mano, sorridendo quando lei lo accetta con mano tremante.
Le persone si fanno da parte, lasciando passare la bellissima coppia.
Che si posiziona al centro del tutto.
Ed è così che si sente Emma, mentre Oliver la stringe a se.
Con una mano sulla sua schiena nuda e un'altra ancora stretta a quella di lei.
La musica è un semplice lento.
Eppure è silenzio nelle orecchie dei due ragazzi, che ballano sotto lo sguardo curioso di tutti.
Loro ballano, seguendo il ritmo dei loro cuori, illudendosi di essere soli da nessuna parte.
Le parole della canzone, sono parole che non hanno il coraggio di dire.
"¶Penso a te quando mi perdo.
Dentro il vuoto con lo sguardo.
Penso a te mattina presto.
Penso a te che sei di un altro.
Non so più che cosa è giusto.
Non so più nemmeno se.
Ti ricordi soltanto il mio nome.
O mi pensi anche te."
E la stringe Oliver, senza mai abbandonare il suo sguardo.
Muovendo passi lenti, ma vicini.
Ed è maledetta questa attrazione.
E sono due calamite opposte che più si allontanano e più tornano vicine.
Ed è stato inutile fingere che quel ballo non c'è stato.
Ed è inutile aver provato a dimenticare come lui la stretta per tutta la restante nottata.
E Oliver lo sa bene.
Perché ora, dopo 5 giorni che non la vista, e bastato uno sguardo per perdersi.
E la pensata, la pensata costantemente ogni momento.
Nonostante lei sia di un altro, nonostante sia sbagliato.
La pensata sempre, sperando di essere nei pensieri di lei.
"¶Era quasi fine settembre.
Quando è cominciato tutto.
Che poi adesso che ci penso.
Non me ne ero neanche accorto.
E tu mi guardavi senza.
Senza dirmi mai perché.
Forse ti stavi anche tu
Innamorando di me."
Ed Emma lo guarda, con gli occhi lucidi.
Illuminandosi ancora di più agli occhi degli altri.
Mentre dentro ha un tormento.
Ha questo sentimento che sente sbattere con forza, terrorrizandola.
Facendola tremare nelle mani di lui.
"¶Noi due anime così diverse e così uguali.
Noi capaci di dimenticarsi per un giorno.
E poi così romantici da dirsi sempre.
Che se di te non me ne frega niente.
Comunque tu nel mio destino ci sarai per sempre."
Ed è stato inutile star distanti.
Perché il destino è nemico alla loro opposizione.
A un sentimento talmente grande da farli perdere tra i passi di un lento.
Mentre dentro crea disordine e paura.
"¶E non è vero che siam poi così diversi.
E non è un caso se stasera ho così voglia di abbracciarti.
E non mi dire che vai via e non resti.
Perché so già che tra un minuto.
Torni piangi e poi ti penti."
Ed entrambi tremano, stringendosi ancor di più.
Maledicendo il destino che ha scelto questa canzone.
Una colonna sonora perfetta per questi cuori che si sfogano tra le mani strette.
Ed è troppo, è troppo per il cuore di Emma che si pente.
Si pente di essere venuta qui.
E si distacca da lui, distogliendo lo sguardo.
Creando un nodo in gola a Oliver, che si sente perso senza di lei.
Di lei, che scappa via a passo lento, trascinandosi addosso lo sguardo di tutti.
Ed Oliver non può rimanere fermo.
Perché è stanco di scappare.
Perché o metterà un punto, o la Baciera finché solo il suo respiro gli darà vita.
E la ricorre all'esterno.
Lontano da tutti, lontano da quella musica che li ha confusi.
Lontani a pochi passi dalla realtà che li attende crudeli.
E raggiungono il giardino.
E lei è troppo bella per perderla, persino nell'oscurità della notte.
"Emma."
Sussurra, può solo questo quando si ritrova alle sue spalle.
Quando si schianta contro lo sguardo liquido di lei.
Ed è istinto, è qualcosa che non può controllare.
E la sua mano si posa sulla guancia umida di lei.
"Perché Oliver?
Perché ci ritroviamo sempre a questo punto?
Che senso ha, se domani poi scomparirà?"
E si lascia andare Emma, fregandosene della paura.
Dimenticando la realtà che li terra per sempre lontani.
"Non lo so perché, ma è folle.
Non posso controllare questa mano che vuole accarezzarti.
Questi occhi che incontreranno sempre i tuoi.
Questo fuoco che mi consuma e mi fa sentire vivo."
E nonostante il tono furioso e duro, il significato è più doloroso.
È un attrazione che ha volontà propria, che se ne fotte della ragione.
"Io non posso cedere Oliver.
Sono fidanzata,
E..."
Ma lui la ferma, non volendo parlare di quello stronzo.
Di quell'invidia che ha nei confronti di Andreas, che può averla.
"Chi se ne frega del resto del mondo.
So solo che se non ti bacio ora.
Qui.
Subito.
Potrei anche impazzire."
E la mano che non ha mai abbandonato la guancia di lei, la carezza rude, possessivo.
Subito accompagnata dall'altra mano, prendendole così il viso, costringendola a guardalo più da vicino.
E come si fa a respirare?
Lei non lo ricorda più.
Ha dimenticato persino il suo nome.
E la bocca di lui quasi la sfiora, un campanello di allarme nel suo cervello.
Gira di colpo il viso, stringendo gli occhi, non potendo però impedire a una lacrima di scendere.
E fa male rifiutarlo, non poterlo avere anche solo per una notte.
"Che senso ha, se non avrà un domani."
Perché questa cosa non avrà un futuro.
E un continuo ferirsi illudersi, per tornare in fretta al punto di partenza.
Perché lui non vuole innamorarsi.
E lei ha troppe cose in ballo per mandare a fan culo tutto e dedicarsi solo a questo folle sentimento.
E un esplosione nel cielo, fa alzare i loro sguardi.
Incantati sui fuochi d'artificio che colorano il cielo.
"E vero, non ne vale la pena.
Saremo come fuochi d'artificio che svaniranno tra poco."
Risponde Oliver, tornando occhi negli occhi, a perdersi.
"Eppure, nonostante siano inutile.
Quei fuochi esplodono, cambiano il colore del cielo anche solo per pochi istanti.
Anche se poi scompaiono con l'alba."
Continua, accarezzandola, volendo distruggere qualsiasi cosa li separi.
I problemi di lei, ma anche i propri.
Ma non si può, nulla cambierà per sempre.
"E così anche noi possiamo cambiare tutto per un attimo.
Per un solo minuto, basta solo che mi baci.
Anche se domani saremo di nuovo distanti."
Ed è forte la tentazione, quella voglia di vivere che è sulla bocca di lui.
Che si avvicina lentamente a quella di lei, sperando di non essere nuovamente rifiutato.
E si baciano, ed esplodono come quei fuochi.
Sapendo che durerà un attimo, un attimo in cui non sono più loro.
E si stringono, si baciano fino a farsi male, volendo lasciare i segni di questo bacio.
Come la scia di fumo che lasciano questi fuochi che illuminano il loro momento.
E si baciano, stringendosi fino all'anima.
Macchiandosi di uno sbaglio maledettamente dolce come il veleno.
E lui tornerà a essere egoista.
E lei tornerà a essere di un'altro.
Ma ora, ora è tutto diverso.
Ora sono solo ora e questa voglia di aversi fino a quando si spegnerà il loro risplendere.
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