Capitolo 20 ringraziamento (parte uno)

A volte la fortuna si fa viva.
Come il far cadere il ringraziamento di venerdì, in modo da chiudere le scuole fino a lunedì, in un bel ponte di relax.
L'unica nota negativa per quelli come Oliver, è stato l'annuncio del ballo di inverno che si terrà prima di Natale.
Ed ecco che tutti dovranno stressarsi  per prendere un vestito elegante, invitare una ragazza, ballare e bere.
Per poi arrivare al punto fondamentale, portarsela al letto.
Una rottura di palle, a parere di Oliver, che potrebbero arrivare direttamente all'ultimo punto, senza doversi sbattere tanto.
Ma non può tirarsi indietro purtroppo, a nessuno dei troppi balli dell'istituto.
Almeno se vuole evitare che il padre gli faccia il solito discorso sulla loro immagine, e cazzate simili.
Insomma, se vuole un po' di pace con il vecchio, dovrà partecipare.
Ma ci penserà lunedì, ora invece deve decidere cosa fare oggi.
Il giorno del ringraziamento.
Sa che la gente normale starà organizzando cene e cose simili.
Persino Natalie si è presa la giornata libera per passarla con la sua famiglia.
Mentre Oliver è rimasto solo, nella sua casa davvero troppo grande.
Rifiutando l'invito della governante, non volendo vedere pietà nei suoi confronti.
Perché, come ogni anno, si trova solo in questa festa, con un padre in viaggio chissà dove.
Un tempo non era così.
Un tempo questa casa si colorava di festa.
Si illuminava e si riempiva di amore e dolci musiche.
Si stava tutti insieme, vivendo davvero il ringraziamento, tra risata e felicità.
Oliver finge di non ricordare quando, da bambino, si svegliava con l'odore di biscotti e dolci, che provenivano dalla cucina.
Quanto amava ricoprire l'albero con le decorazioni più belle.
Ma anche con quelle create proprio di lui, che il padre diceva di amore più di tutte.
La tavola, a cena, si riempiva di tutto ciò che un buon gustaglio può desiderare mangiare.
E la notte si rimaneva svegli, seduti tutti e tre sul divano, per guardare un classico film.
Per poi addormentarsi sempre a metà film, portato a letto dal padre.
Che gli rimboccava le coperte, mentre la madre gli baciava dolcemente la fronte.
Oliver finge di non ricordare quanto queste feste erano belle quando c'era la madre.
Perché ricordarlo, risalterebbe ancora di più la sua assenza.
Il fatto che lei non c'è più.
Perciò è meglio fingere che questo sia un giorno come un altro.
Si alza nel primo pomeriggio, recuperando perfettamente le forze dopo la serata precedente finita questa mattina all'alba.
Dopo un doccia rigenerante, rilegge gli ennesimi messaggi di Owen e Rayan, che insistono per andare con loro e le loro famiglie.
Ma, nonostante siano i suoi migliori amici, vale lo stesso discorso della governante.
Non ha né voglia e ne bisogno della pietà di nessuno.
Mette via il telefono, iniziando il ringraziamento scegliendo cosa mettere.
Magari una tuta, dato che lo passerà ad allenarsi nella sua palestra privata, per il prossimo incontro.
L'unica cosa di cui ha bisogno, è sapere chi sarà il prossimo sfidante, in modo da potersi allenare sui punti deboli di quest'ultimo.
Si infila un normale pantalone nero e una maglia blu scuro a mezza manica.
Il tutto con movimenti meccanici, mentre la mente elabora il suo percorso sul ring.
Fino ad ora ha superato 7 incontri.
E, togliendo il primo, gli altri sono andati molto bene.
Ha incontrato avversari forti, altri che non erano sicuramente all'altezza.
Ma forse quello contro Slavo sarà per sempre nella sua memoria.
Anche se non ricorda nemmeno come ha fatto a vincere.
Al gli ha sempre detto di rimanere concentrato durante l'incontro.
E, invece contro Slavo, la sua mente era completamente assente.
Si accende una sigaretta, mentre la mente torna all'ultimo incontro fatto.
Ma il ricordo che persiste è solo uno.
Emma era lì.
Emma è stata messa in mezzo.
Emma si è messa in gioco per lui.
Perché sapeva che lui non poteva tirarsi indietro.
Anche se non gliel’ha detto a parole, lei lo aveva capito.
E si è messa in mezzo, solo per lui.
Fa un lungo tiro, guardando fuori dalla finestra un tempo mite.
Un tempo indifferente.
Un po' come lei, la maggior parte del tempo.
Eppure così confusa e piena, come un temporale o un uragano.
Cambiamenti e comportamenti che lo mandano in confusione.
Come la sua scomparsa dopo la fine dell'incontro.
Non ha voluto nemmeno che la ringraziasse.
Ha solo aspettato che vincere, per poi sparire.
Ma di cosa si sorprende?
E da mesi che la Lopez fa così.
Entra nella sua vita, la sconvolge, per poi sparire.
E poi ancora, in un circolo vizioso.
È l'unica cosa che gli interessa ricordare di quella sera, lei.
Non ha nemmeno parlato con Slavo.
Lasciando ad Al il compito di rifiutare la vincita, la sorella di lui.
Fregandosene di quella scommessa viscida e senza dignità.
Pensando solo alla Lopez.
Che però, una volta fuori, era già scomparsa nel vento.
Perché lei è così, come il fumo di questa sigaretta, la si perde in un soffio di vento.
Cerca qualcos'altro su cui concentrarsi, perché altrimenti diventerebbe pazzo.
Come per esempio i prossimi 13 incontri che deve affrontare.
Chiedendosi come andranno.
Se saranno sempre più forti, se Logan si metterà di nuovo in mezzo, se lei verrà ancora a guardarlo.
Spegne con frustrazione la sigaretta, soffiando via l'ultimo tiro.
Non c'è nulla da fare, Emma non abbandonerà mai la sua mente.
E’ un maledetto male che si spinge negli angoli più oscuri dei suoi pensieri.
Sceso in cucina, sorride trovandoci diversi cibi già pronti da Natalie.
Nonostante sia il suo giorno libero, la donna non ha potuto non lasciargli nulla.
Ma alla fine decide per un semplice panino con prosciutto, mentre chiama Al per avere le informazioni che gli servono.
Dato che è lui ad avere la lista degli incontri.
Lo chiama più volte, per tutta la durata del pranzo improvvisato.
Ma il telefono è sempre irraggiungibile, Alquanto strana come cosa dato che in genere lo tiene acceso anche di notte.
Sbuffa, spingendo via il telefono sul tavolo, innervosito da quella vocina da oca, che continua a dirgli la stessa cosa.
"Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile."
Che scocciatura, l'unica cosa che vuole fare.
Non può farla come Dio comanda.
A cosa servirebbe allenarsi in modo sbagliato, per poi dover iniziare da capo?
A un cazzo, ecco a cosa servirebbe
Ma non ha tempo di lamentarsi, l'unica cosa che può fare è andare al pub e sperare di incontrarlo lì per puro miracolo.
Anche se oggi di uscire non ha nessuna voglia.
Non ha voglia di finire nel traffico, non ha voglia di sentire odore di dolci e caldarroste.
Non ha voglia di sentire fastidiose musichette, per giunta stonata.
Insomma, oggi non ha voglia di un cazzo.
Ma allora quale altre possibilità ha?
Stare tutto il pomeriggio e sera sul divano a guardare la TV?
L'idea potrebbe pure piacergli, se non fosse che stiamo parlando di Oliver.
E che l'unica cosa che gli piace fare sdraiato, coinvolge una seconda a persona di sesso femminile.
Quindi, mettendosi l'anima in pace.
Decide di andare.
Male che va, se non troverà Al, ne approfitterà per prendere qualcosa per cena.

Lascia un sospiro di sollievo quando raggiunge il pub, trovandolo aperto.
Nonostante siano già le 17 del giorno del ringraziamento.
Il parcheggio davanti al locale è vuoto.
Ma è abbastanza normale, non pensa che avrà molta clientela oggi.
Apre la porta lentamente, venendo all'improvviso investito da un odore diverso.
Un'atmosfera diversa.
Una volta che entra totalmente, scopre che è tutto diverso dal giorno prima.
La sala è quasi completamente libera, se non per una grande tavolata a forma di ferro di cavallo.
L'illuminazione è stata aumentata, perdendo quell'atmosfera di vecchio pub.
"Siamo chiusi.
Non sapete leggere cazzoni?"
Sente urlare da dietro la porta della cucina, riconoscendo il proprietario Al.
Che appare dopo pochi secondi, senza che Oliver lo guardi minimamente.
Troppo preso dalla completa trasformazione del locale.
Dandogli un'atmosfera molto più "famigliare".
"Ragazzo?
Che ci fai da queste parti?
Non sai che giorno è?"
Al attira finalmente la sua attenzione.
Non capendo cosa ci faccia qui il ragazzo, il giorno del ringraziamento.
"Volevo sapere il mio prossimo avversario.
Per iniziare a studiarlo."
Al sta per chiedere informazioni, quando una voce gli fa venire i brividi.
"ALBERT PETERSON"
Una voce femminile, con un accento straniero, attira lo sguardo dei due uomini verso la porta della cucina.
"Merda."
Sussurra Al, conoscendo bene chi lo sta chiamando.
E sapendo, dal tono che sta usando la donna, che sicuramente avrà combinato qualcosa.
Oliver, intanto, si limita ad aspettare l'arrivo della donna.
Davvero curioso di sapere chi è la donna, che fa tremare così un uomo come Al.
La porta della cucina si spalanca.
Dando l'ingresso ha una donna davvero bella, quanto incazzata
" Perché la Apple pie, non è già qui?
E perché la pasticceria mi ha detto che non hanno nessun ordino a nostro nome?"
Ed ecco la famosa Diana Bailey, la donna che ha incastrato il soldato Al Peterson.
Oliver, in base al racconto, si aspettava una donna gentile e delicata.
La classica infermiera.
Perciò spalanca gli occhi, quando si trova davanti una donna bionda, con due occhi azzurri ghiaccio, un acconciatura perfettamente chiusa in una crocchia.
Ma soprattutto una postura rigida, con un palo nella schiena....
Che all'occorrenza tira fuori per bastonare il marito.
Lo stesso marito, che ora si nasconde dietro Oliver.
Usandolo meschinamente come scudo.
Anche perché, ammesso anche da Oliver, questa donna con il mestolo di legno in mano e lo sguardo di fuoco, è terrificante.
"Potrei per sbaglio essermi dimenticato di prenotarla."
La scena è davvero comica.
Un ex soldato, con anni di carriera e guerra, che trema come un bambino davanti a una classica tedesca, per giunta incazzata nera.
Separati da un povero ragazzo, usato come scudo, che inizia a pensare che l'idea del film non era poi così male.
"Dovevi fare una cosa.
Una sola.
Cos'hai in testa?
Katzenfutter ?(cibo per gatti)"
Gira intorno all'ostacolo, cioè Oliver, che però non viene lasciato da Al che si nasconde sempre di più.
"Mi dispiace amore mio."
Ma Diana invece di calmarsi, si innervosisce ancora di più.
Tanto da lanciargli contro il mestolo di legno, che non becca Oliver solo grazie ai suoi riflessi.
"Voi siete due pazzi.
Lasciami andare."
Si riprende di colpo Oliver, senza che però Al lasci ancora la presa.
"Ma sei pazzo?
Se tu te ne vai, quella mi cuoce al posto del tacchino."
Oliver si volta verso la donna, che sembra sempre più incazzata.
Come se non avesse un limite alla furia.
"Come mi hai chiamato?
Io sarei QUELLA?
Ich werde die gespaltene Zunge herausreißen.
Und mache eine Brühe. (Ti strappo quella lingua biforcuta.
E ci faccio un brodo)
Ormai Oliver è solo una povera vittima, nel posto e nel momento sbagliato.
Che non sa davvero se ridere o piangere della situazione.
"Te l'ho mai detto quanto sei sexy quando parli tedesco."
La donna tira fuori da dietro un altro mestolo, più robusto di quello precedente.
Facendo chiedere a Oliver quanti ne abbia e, molto più importante, da dove li tiri fuori.
"Se non avrò una Apple pie per il mio ringraziamento.
Ti farò vedere quanto è sexy dormire sul divano.
Da solo.
Per un mese."
La situazione sta sicuramente degenerando.
E, la faccia bianca di Al, è la perfetta dimostrazione che quelle della donna non sono solo parole.
"Qualcuno ha ordinato la Apple pie più deliziosa della città?"
Una terza voce, richiama lo sguardo di tutti sulla porta.
Dove una Emma Lopez guarda la scena trattenendo le risate.
Alzando la mano, con sopra una deliziosa torta, la famosa Apple pie che Al ha dimenticato di prenotare.
Diana si trasforma completamente.
Diventando la donna più adorabile del mondo, rimettendo l'arma a posto e correndo verso la ragazza.
"Tu sei un angelo.
Se non fosse per te, sarei già in galera per omicidio."
Intanto, sospirando di averla scampata anche questa volta,  finalmente Al libera Oliver.
Che è immobile, con lo sguardo fisso sulla Lopez.
Gli sembra quasi che diventi più bella ogni giorno che passa.
La realtà è che ha capito che si trasforma totalmente quando è nel suo ambiente.
Diventando ancora più bella, grazie a quel sorriso genuino che ora riserva a Diana.
Quest'ultima, si rende conto che lo scudo che il marito ha usato, è in realtà un ragazzo.
Perciò si riavvicina a lui, questa volta con aria più cordiale.
"Che maleducata che sono.
Io sono Diana Bailey.
La moglie di quel vigliacco che ti ha usato come scudo umano."
Gli porge la mano, che Oliver stringe anche se ancora sorpreso del cambiamento totale della donna.
"Non sono un vigliacco.
E solo che so bene che non puoi uccidere un innocente.
Mentre con me non ti faresti problemi."
Si difende il marito, mentre saluta il suo angelo custode.
Che, ancora una volta, l’ha salvato dalla sua distrazione.
"Tu stai zitto.
Sei ancora a rischio e persino una giuria sarebbe a mio favore."
L'uomo si ammutolisce di colpo, scappando in cucina con la torta.
Infondo si è salvato per miracolo, non ha voglia di sfidare la sorta.
"Torniamo a te.
Tu devi essere Oliver Johnson, Al mi ha parlato di te.
Hai impegni per stasera?"
La donna non ha ancora lasciato la mano del ragazzo, che sospetta che non lo farà finché l'interrogatorio non sarà finito.
"No ma..."
La mano viene lasciata, mentre la voce della donna lo zittisce di colpo.
Facendogli capire di essersi fregato con le sue mani.
"Bene, metteremo una seduta in più.
Chiamo subito Al."
Prima che la donna possa gridare il nome del marito, facendogli rischiare un infarto oggi, Oliver la ferma.
"No.
Volevo dire che non ne ho, ma devo andare da mia nonna.
Non posso lasciarla sola."
In realtà anche Camilla non ama festeggiare.
Ma può sempre usarla come buona scusa per fuggire.
"Bene.
Valla a prendere, verrà anche lei qui."
Sorride soddisfatta Diana, intimidendo un po' il ragazzo poiché la donna sembra essere di nuovo pronta alla trasformazione.
"Non penso che sia il caso.
Lei avrà organizzati qualcosa e..."
Ed ecco che ritorna il mestolo, questa volta puntato su Oliver.
Che è tentato di chiamare una clinica psichiatrica per questa donna.
"Sono la migliore amica di Caterina.
Perciò so già chi è tua nonna e cosa farà oggi, cioè niente.
Perciò prima di prendermi per il culo, togliti il latte dal baffo.
Dummes kind (stupido bambino)"
Oliver vorrebbe ribattere, lo vorrebbe davvero.
Ma questa donna è davvero un incubo, e dentro di lui si accende l'istinto di sopravvivenza.
Ora non pensa più che Al sia un codardo.
Ne ha solo molta pena.
Guarda Emma, in cerca di aiuto, sperando che tra donne possano ragionare.
Ma la ragazza si limita ad alzare le spalle.
Conosce Diana ormai da anni.
Sa bene che se si mette un'idea in testa, arriverà al punto di sequestrarlo con la forza.
"Bene.
Chi tace acconsente.
Perciò vai a prendere Camilla, io intanto la chiamo per dirle di prepararsi."
Oliver capisce che non ha più via di scampo.
Anche perché Camilla non rifiuterà, se Diana è una sua amica.
E’ rimasto davvero fregato.
E no, ora quell'idea di divano è film è perfetta nella sua mente.
Sbuffando, sconfortato di non essere riuscito a tenere testa a quella donna, si incammina verso l'esterno.
Ma Diana ha ancora una sorpresa per lui.
"Emma vai con lui.
Non vorrei mai che provasse la fuga."
I due si guardano, con lo stesso pensiero in testa.
Ecco, ora sì che sono davvero fottuti.
I due escono dal locale insieme, sentendo solamente Diana gridare ancora auna volta il nome completo del marito.
Una volta chiusa la porta alle loro spalle, non gli resta che guardarsi negli occhi e scoppiare a ridere.
Senza sapere per quale motivo preciso, o forse per la scenetta assurda appena vissuta.
Salgono in macchina, e solo ora Oliver si rende conto della trappola in cui è caduto.
E si chiede come sia stato possibile caderci così facilmente.
"Come ci sono finito a questo?"
Non sa se lo sta chiedendo a lei o a se stesso.
Ma , nel dubbio, la ragazza al suo fianco gli risponde.
"Diana ha una fissazione per le feste.
Avendo lavorato nell'esercito per anni, si è persa molte cene famigliari.
Ed ora, da quando è stata congedata, sfrutta le feste fino all'osso, cercando di recuperare quelle perse in passato."
Ormai Oliver non si sorprende.
Ha capito da tempo che le persone care alla Lopez, girano tutte intorno alle forze dell'ordine.
E, in più, quella donna sembra un generale e non una infermiera della croce Rossa.
"E, tornando alla tua domanda.
Non può sopportare che qualcuno non festeggi per propria scelta.
Pensando che ci sono persone che non possono farlo per obbligo."
Infondo il discorso di Emma, lui lo comprende.
Ma avrebbe preferito che Diana glielo avesse chiesto con questa dolcezza, e non minacciandolo con un mestolo.
"Vorrà dire che mi dovrai sopportare anche qui.
Se non bastasse tutto il resto."
Emma non osa dirgli quanto la sua compagnia le faccia invece piacere.
Anche perché non capisce il suo tono, se è ironico o se per lui non è un piacere.
Sfrutta il solito silenzio che c'è durante i loro viaggi in macchina, per osservarlo, per cercare di capirlo.
A volte è un libro aperto.
Altre volte, come questa, è un completo mistero.
È così chiuso a chiave nei suoi pensieri, da creare un muro tra loro.
Tanto da farla rimanere nel dubbio.
Una cosa è certa.
In segreto, entrambi sono grati a Diana per questa obbligata compagnia.
Perché anche Oliver è felice di essere con lei.
Se non fosse che queste feste, non lo fanno sentire a proprio agio.
Finendo per risultare freddo e distaccato.
Insomma, entrambi rimangono fermi sui loro passi.
Per paura che l'altro arretri.
Quando arrivano davanti all'istituto, Camilla è già sulla porta ad aspettarli.
Diana è stata davvero veloce ad avvisarla.
Emma si limita a rimanere immobile, mentre Oliver trattiene una risata quando un valletto apre lo sportello posteriore.
Si trattiene solo perché sa, che una volta usciti dal cancello, subirà una bella sgridata.
"Ridicolo.
Usata la scusa della nonna alla tua età.
Non hai preso proprio nulla da me."
Record, ha resistito fino al primo incrocio.
"Sono stato preso alla sprovvista.
E tu potevi anche rifiutare usando una buona scusa."
Si difende Oliver, facendola sbuffare poco elegantemente.
"Con Diana è impossibile.
E quindi ti perdono caro."
Emma non riesce a trattenere una piccola risata per il tono che la donna ha usato.
Un briciolo di sorriso, che non sfugge ai sensi di Oliver, che ormai vive solo per coglierli.
Il tutto sotto lo sguardo di Camilla, che sorride curiosa e soddisfatta.
Nell'eleganza del suo completo blu, si mette comoda, osservando i due.
Forse accettare questo invito, darà dei frutti davvero dolci.
Soprattutto se è vera quella scintilla negli occhi del nipote, quando lei ha sorriso.
Si, sicuramente sarà una serata interessante.

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