capitolo 2 l'unica
La giornata è iniziata bene per Oliver.
Appena sceso in cucina, la governante gli ha dato la notizia che il padre non ci sarà per un paio di settimane.
Non è una sorpresa per Oliver, ormai abituato a questi viaggi improvvisi.
Nella sua vita ha passato più tempo con Natalie, governante della casa ormai da 15 anni, che con il padre.
Ma non gli dispiace, anzi, deve ammettere che sta molto meglio quando lui non c'è.
Quindi arrivato all'istituto, parcheggiando con molta calma la sua Jaguar rossa fiammante, nel suo parcheggio riservato.
Il sole splende e gambe nude gli camminano a fianco.
Si, oggi sarà una bella giornata.
"Ei amico.
Qualcuno si è alzato con il piede giusto."
Una pacca amichevole gli arriva sulla spalla, distraendolo da un gruppetto di primine che lo fissano come se fosse un dio.
Se fosse stata di qualcun altro questa mano l’avrebbe spezzata, e invece sorride all’amico.
Uno dei pochi amici sinceri che ha, e di cui si fida ciecamente.
"Il vecchio non ci sarà per un paio di settimane Owen.
Quindi si, è una meravigliosa giornata."
Owen Davis, amico indiscusso dalle elementari.
Anche lui uno scapestrato quanto lui, e figlio di uno stronzo.
Con il suo visetto angelico, con tanto di capelli biondi e occhi azzurri, è secondo nella classifica di scapoli d'oro dell’istituto.
"Quindi stasera si festeggia alla grande."
Ed ecco il terzo moschettiere.
Rayan Hill, terzo scapolo d'oro.
Anche lui figlio ribelle di una famiglia privilegiata.
Unito al duetto alle medie quando, durante una rissa nel cortile, ha preso le parti in minoranza dei due amici.
Da quel giorno, mal conci, lividi e in attesa di una punizione nell'ufficio del preside, hanno giurato di diventare amici per sempre.
Dopo sette anni nulla è cambiato.
I tre sono inseparabili come all’ora.
"Non ti sei stufato di maltrattarti quei capelli?
Un giorno di questi rimarrai calvo."
Lo insulta Oliver, passandogli la mano nei capelli oggi viola.
Mentre i due ragazzi fanno incazzare i loro padri con i tatuaggi.
Rayan ha un suo metodo, le tinte per capelli.
Da una vita ormai non lo vedono più castano.
Trovandolo a sorpresa con tutti i colori immaginabili.
Una volta persino rosa.
Ma, grazie al suo atteggiamento selvaggio e ai suoi occhi verdi, persino pelato farebbe conquiste.
"Fatti i cazzi tuoi.
La tua è tutta invidia."
Gli dice, rimettendosi a posto il ciuffo falsamente ribelle.
Intanto, sotto il solito sguardo di tutti, arrivano ai loro armadietti.
Scontato dire, tutti e tre vicini.
"Ma alla fine come hai risolto ieri?
Non ci hai raccontato nulla."
Owen gli parla senza guardarlo.
Troppo preso da un gruppetto di primine che gli sorridono ammiccando.
Non se la farebbe mai con una così piccola di età, ma ama vedere l'effetto che fa.
Da sostegno e forza al suo ego smisurato.
Intanto Oliver ha aperto il suo armadietto, trovando una sorpresa.
Un bigliettino senza ne mittente o destinatario.
Una semplice tabella di orari e giorni scritti con una calligrafia perfetta.
Non c'è bisogno di essere un genio per capire chi li abbia lasciati.
Lopez.
"Ecco come."
Passa il foglio a Rayan, che se lo gira tra le mani, come a non capirne il senso.
Chiedendo spiegazioni.
"Mi hanno affidato una tutor per alzare la media.
Altrimenti sono cazzi amari."
Gli spiega, prendendo il libro di biologia.
Per poi sbattere nervoso lo sportello.
Non ha intenzione di dirgli anche del volontariato, lo prenderebbero per il culo fino alla morte.
Già la storia del tutor basta e avanza.
"Sbaglio o hai detto una?
Quindi una ragazza, non vedo dove sia il problema.
Ti basterà essere convincente con lei."
Lo prende in giro Owen, facendo gesti espliciti con il bacino.
"Ti dico io che ripetizioni gli darà.
Scienze e anatomia."
Continua Rayan, accompagnando nei gesti l'amico.
Facendo chiedere a Oliver come facciano a essere suoi amici.
"Sarebbe bello.
Se non fosse una zitella acida in pantaloni."
I due fermano il loro passo, imitando vomito e disgusto, immaginando una delle secchione del club di scacchi.
Finito il loro siparietto, raggiungono l'amico, che non si è fermato a dargli corda.
Cosa regolare in realtà, Oliver non è mai stato da scenette imbarazzanti.
Al contrario dei due amici, che sono nati senza pudore.
"Tranquillo amico, ti staremo vicino.
E quando te la dovrai fare, ti basterà pensare a noi."
Si mettono davanti a lui, con la mano sul petto, e una faccia da schiaffi.
"Si, e poi si che mi si ammoscia del tutto."
Scoppiano a ridere, entrando finalmente nell'aula, dove trovano già il signor Zachary Baker, insegnante di biologia.
Un nano di un metro e un tappo, che ha persino paura della sua ombra e un amore incondizionato per gli insetti.
Un tipo da incubi.
"Ciao Zac, come va?
Novità in campo amoroso, qualche bella scarafaggio ricambia il tuo amore?"
Mentre Oliver si mette seduto, i due sono rimasti davanti alla cattedra.
Gli fa quasi pena il nano, che si ritrova capelli incasinati e fogli disordinati.
Mentre sorride ai due ragazzi.
Che lo abbandonano presto per raggiungere Oliver.
In genere si sarebbe aggregato anche lui alle prese in giro, ma oggi ha un nuovo compito.
Scoprire cosa nasconde la Lopez.
Inizia da subito, guardandosi intorno.
L'istituto ha solo due linee di studio, e se lei è la sua tutor, vuol dire che fa i suoi stessi corsi.
Quindi si guarda un po' intorno.
Incrociando molti sguardi maliziosi, a cui oggi da poco conto.
Si ferma solo su una ragazza, che piegata sul quaderno prende già i primi appunti.
La divisa con tanto di pantaloni non lascia alcun dubbio.
È la Lopez.
"Sei in caccia amico?"
Sussurra Owen, cercando di tracciare la sua linea di tiro.
Trovando finalmente la preda dell'amico, scoperta che lo fa sedere sbuffando.
"Hai puntato alla Lopez?
Buona fortuna amico, quella non ha una cintura di castità, ha un fossato di sicurezza."
Oliver si gira verso l'amico sorpreso.
"La conosci?"
Com’è che lui la conosce e Oliver no?
Ma in pochi secondi si risponde da solo, non è il suo prototipo di preda.
Ed è Rayan a fargli la descrizione dettagliata.
Mostrando di conoscerla anche lui.
"O si, Emma Lopez, anche se molti dicono non sia il suo vero nome.
La più intelligente dell'istituto, tanto d'aver la lode con bacio diplomatico."
Ironizza l'amico, accendendo la curiosità di Oliver.
Che è comunque soddisfatto di sapere almeno il suo nome.
Emma, direbbe che le si addice.
"Ha solamente due amici, gli altri li snobba come se fossero appestati.
Una perfettina del cazzo secondo me.
La si vede solo studiare, di socializzare non se ne parla."
Conclude Rayan, mettendosi comodo con i piedi sul banco.
Lasciando continuare Owen, che al contrario sembra elettrizzato dall'argomento.
"Sarà anche un stronza.
Ma ha un culo, che gli manca solo la parola."
Con le mani disegna in aria le forme di Emma, fingendo persino alla perfezione uno sguardo sognante.
"Ti devo ricordare cosa è successo quando gliel'hai toccato?
Ti ha tarato una ginocchiata che tra un po' diventavi donna?"
Scoppia a ridere Rayan, prendendo in giro l'amico, ricordandogli l'episodio avvenuto l'anno scorso.
Mentre Oliver si limita ad ascoltare, chiedendosi dove era lui in tutta questa storia?
"Ma io dove cazzo ero?
Anche io volevo vederlo perdere i coglioni?"
Ironizza, quando in realtà un po' gli brucia che i suoi amici l'abbiano già conosciuta.
"Eri nel tuo periodo Scarlett Perez.
Non ti staccavi dalle sue cosce."
Oliver sospira, mettendosi le mani sulla nuca.
Scarlett, quanti bei ricordi.
Poi però si è trasferita e la favole è svanita.
Era la ragazza perfetta per lui, buon sesso senza impegno.
E ad entrambi andava bene così.
Ma si sa che le cose belle hanno una fine.
"Come dimenticarla."
Sorride malizioso, ricordando le nottate passate insieme.
Tante che in pochi mesi, avevano già completato il Kamasutra.
"Sì immagino.
Comunque, perché ti interessa la Lopez?"
Cade in picchiata dai suoi sogni ad occhi aperti.
Ricordando il suo scopo della giornata.
"È la mia tutor."
I due scoppiano improvvisamente a ridere, richiamando lo sguardo di tutta la classe.
Tranne quello della Lopez, troppo presa dallo studio, nulla di cui sorprendersi.
"Sei fottuto amico
SEI, FOT.TU.TO."
Lo prende in giro Owen, sapendo quanto la Lopez sia rigida e crudele.
Il dolore che porta nei suoi ricordi ne è la prova.
"Quali idee avanzo Franz Joseph Gall, medico
neuroanatomico del 700?"
Chiede timidamente il professore, come se dovesse chiedere il permesso.
Atteggiamento che gli ha fatto perdere il rispetto già da un po'.
Intanto però la domanda arriva a Oliver con un motivo specifico.
Stuzzicare e mettere alla prova la cara Lopez.
Così alza la mano, sotto lo sguardo sorpreso non solo dei suoi amici.
Ma anche del professore.
"Si.
Risponda pure Johnson."
Si alza tranquillo, aggiustandosi con cura la giacca.
Gesto che attira ogni sguardo di sesso femminile.
Che già tremano all'idea di sentire la sua voce.
"Io non lo so.
Ma sono sicuro che la signorina Lopez Emma ci saprà illuminare."
Lei, sentendosi interpellata.
Alza gli occhi dagli appunti.
Incrociando quelli del suo sfidante, con noia.
"Avanzò per primo tre idee
fondamentali:
1.Ogni comportamento emerge dal cervello
2. Singole regioni della corteccia cerebrale sono in
grado di controllare funzioni specifiche
3. Il cervello non funziona come un tutt’uno ma
comprende non meno di 35 organi distinti, a
ciascuno dei quali corrisponde una particolare
funzione mentale."
Risponde con calma, come se stesse dicendo l'alfabeto.
Sotto lo sguardo frastornato di Oliver, ammirato da tanta intelligenza.
Anche se un po' infastidito da tanta superbia.
"C'è da dire che tali ipotesi non sempre valgono per uomini.
A volte il cervello è troppo piccolo per fare tutto ciò."
Non contenta, gli lancia la frecciatina.
Che lui subisce con un sorrisetto furbetto.
"A volte non si può usare solo cervello Lopez.
Ma anche il cuore, hai presente?
Quella cosa che si ha nel petto.
Naturalmente non vale per tutti questo discorso."
Rilancia lui senza distogliere lo sguardo.
Notandola finalmente mostrare emozioni.
Anche se è rabbia e senso di omicidio verso di lui.
"Tutti hanno un cuore.
Ma non sempre bisogna mostrarlo a chi non sa apprezzare."
E con questa, Emma sorride soddisfatta, vedendo il suo avversario in scacco matto.
Infatti Oliver è rimasto senza parole.
E dichiarando sconfitta si rimette seduto.
Notando solo ora il silenzio calato per ascoltare lo scontro tra i due.
"Professore, vuole continuare?
O ci prendiamo un bel caffè?"
Urla contro il nanetto, che subito si alza gli occhiali calati sul naso, e riprende la lezione.
Lezione che Oliver non ascolta, perché troppo preso a maledire quella ragazzina dalla lingua biforcuta.
"Te l’ho detto amico.
Fottuto."
Gli ripete Owen, alzando subito le mani in segno di resa quando l'amico lo guarda male.
Se si è rovinato il buonumore in pochi secondi parlando con lei.
Si chiede come andrà stando addirittura ore con lei.
La guarda, che tranquilla è tornata sui suoi quaderni.
Ma non è finita qui, si promette Oliver.
Riuscirà a tappare la bocca a quella zitella bisbetica.
Deve solo scoprire di più su di lei.
L'unica cosa positiva dell'istituto, a parte la sexy professoressa Rodriguez, è la mensa.
Avete presente quelle mense orribili, che servono pasti peggio della sbobba in carcera?
Ecco, dimenticatelo.
In questo istituto ci sono studenti di alta classe, e la mensa si è adeguata egregiamente.
Naturalmente non serve caviale, ma è comunque buon cibo.
Oliver e i suoi amici non hanno bisogno di correre o litigare per un tavolo.
Hanno il loro privato, dove nessuno osa sedersi.
Sapendo il caratteraccio dei tre.
Seduto comodamente, Oliver si guarda intorno alla ricerca di nuove informazioni sulla sua avversaria.
Hanno avuto molti battibecchi durante la mattina, e non sempre Emma ne è stata vincitrice.
Ed ora scopre cose nuove su di lei.
A un tavolo, in un angolino nascosto, mangia un panino insieme a un ragazzo e una ragazza.
Che sembrano gli unici a conoscerla davvero.
Se non ricorda male, il ragazzo è Lucas Diaz, suo compagno di football.
1,90 per 100 kg di muscoli.
Ottimo giocatore, e altrettanto buono da utilizzare per fare spaventare gli avversari.
Diversamente fuori dal campo, Oliver non ha mai conosciuto un ragazzo tanto simpatico e gentile.
La ragazza, dall'aria bizzarra è una delle cheerleaders, Sofia Miller.
Capelli biondi e rosa, piercing al naso, e un tatuaggio che sa avere su un fianco raffigurante una bella fatina.
Insomma una ragazza tutto pepe, la più scatenata durante le partite.
Due personaggi ben conosciuti nell'istituto.
La vera domanda è:
Cosa c'entrano loro, con una come Emma Lopez?
Come la conoscono?
Come hanno fatto a entrare nelle sue grazie?
"Ancora in fissa con Lopez?"
Owen attira lo sguardo, puntandolo con una patatina fritta.
Cibo al quanto disgustoso per Oliver.
Per chi come lui venera il suo corpo, il cibo spazzatura è proprio da evitare.
Lo dimostra il suo vassoio, ricco di verdure e proteine.
"Devo scoprire il suo punto debole."
Ritorna con lo sguardo su di lei.
Che ha appena finito il suo pasto, se così si può chiamare un panino, e apre il libro di storia.
Che noia, quella ragazza non fa altro che studiare.
Almeno si è tolto un dubbio, la vista mangiare, perciò è umana.
"Non so cosa dirti Oliver.
In 4 anni mai un pettegolezzo su di lei o una minima informazione privata."
Torna a guardare gli amici, che sembrano aver preso a cuore il suo caso.
Sanno quanto sia importante per lui concludere l'anno.
"Rayan ha ragione.
Quella ragazza è più riservata della Cia."
Nessuno è talmente perfetto da non avere scheletri nell'armadio.
Deve solo trovare il tasto giusto.
Decide di lasciare stare per ora, anche perché a furia di pensarla gli è salita l'emicrania.
"Parliamo di cose serie.
Stasera festa da me, fate girare la voce."
Nemmeno il tempo di finire la frase, che i due ragazzi hanno già il telefono in mano.
Pronti a dare su tutti i social possibili, la notizia della festa.
Nella mensa, esplode una melodia di notifiche.
Tutti si concentrano sul telefono, sorridendo e dando il cinque ai loro amici.
Sarà una serata con i fiocchi.
Anche senza volerlo, l'occhio gli cade sulla Lopez, trovandola in una discussione accesa con i suoi amici.
Sembrano stia cercando di convincerla su qualcosa, mentre lei continua a negare sia con la testa che con le mani.
Qualcosa gli dice che stiano parlando della sua festa, a cui lei si rifiuta di andare.
Asociale del cazzo.
Ma cosa si aspettava, era scontato che non fosse tipa da feste.
Sbuffando torna al suo pranzo, pensando che dovrà stare da solo con lei per tre ore.
Che Dio gliela mandi buona.
Finiti gli allenamenti, si gode una bella doccia rilassante, fregandosene del ritardo di mezz'ora per l'appuntamento con Lopez.
"Togli il culo da quella doccia Johnson, devo parlarti."
È il coach Turner ha chiamarlo a gran voce.
E quando il coach chiama, i giocatori eseguono.
Infilandosi un asciugamano in vita, esce velocemente, trovandolo seduto su una panchina.
Lo sguardo serio e severo, non promette nulla di buono.
"Ascoltami bene Oliver.
Ieri c'è stato l'incontro tra professori.
E non sono uscite fuori cose buone su di te."
Oliver si siede davanti a lui, preparandosi al peggio.
Si, ma sicuramente non si aspettava questo.
" Se non alzerai la media entro il primo quadrimestre, sei fuori dalla squadra."
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
"No, non può farmi questo.
Sa quanto è importante per me il football, non può cacciarmi."
Si passa le dita tra i capelli, ora davvero disperato per la situazione di merda.
"Mi dispiace figliolo.
Non posso fare altrimenti, ho le mani legate."
Lo lascia, salutandolo con una pacca sulla spalla.
Come se non gli avesse appena pugnalato il petto.
Oliver ha bisogno di giocare, non solo per sfogare la sua rabbia repressa.
Ma anche perché solo così potrà essere notato come giocatore a fine anno, e realizzare il suo sogno.
Diventare giocatore protagonista.
Si alza, ribaltando la panchina, con l'indole a distruggere tutto.
Il suo mondo perfetto sta crollando e l'unica a poterlo aiutare e quella maledetta.
Ogni cosa nella sua vita ora gira intorno a lei.
E questa cosa lo fa incazzare, davvero tanto.
Una volta sfogato e rivestito, gira ancora nel campo fino a raggiungere un ora e mezza di ritardo.
Con zero voglia di incontrarla, ora molto meno di stamattina.
Quando finalmente si decide ad entrare nella biblioteca, dove è stato organizzato da lei l'appuntamento, ci mette un po' a trovarla.
Finché non la vede in un banco nascosto.
Pensando che è proprio una fissazione la sua di nascondersi dal mondo.
La raggiunge a passo pesante, sperando di non dover litigare, perché ora non ne ha proprio voglia.
Si siede sulla sedia, sbattendo il borsone a terra.
Rumore che però non attira l'attenzione della ragazza.
"Sei arrivato."
Ancora a testa china, continua a scrivere indifferente al suo arrivo.
"Già."
Sbuffa lui, pronto a subire una predica.
Che però non arriva.
"Bene."
Gli dice semplicemente, guardandolo in faccia per pochi secondi.
Per poi prendere i suoi libri e infilarli con calma nella borsa, sotto lo sguardo confuso di Oliver.
Fino ad alzarsi e prepararsi ad andare via.
"Dove stai andando?"
Gli chiede Oliver frastornato per il suo comportamento.
"Ero stata chiara.
Non accetto ritardi, per me può finire qui.
Parlerò con il preside, mi darà ragione."
Oliver si alza di colpo, sbarrandogli la strada.
"Ho avuto dei problemi seri.
Sono già incazzato e la giornata è finita di merda.
Quindi siediti e dammi ste cazzo di ripetizioni."
Gli urla addosso, stringendo i pugni ai fianchi.
Ma lei sembra non scomporsi.
Ne averne timore.
Gli punta un dito sul petto, fulminandolo con lo sguardo.
"Ascoltami bene ragazzino, il mondo non gira intorno a te.
Hai avuto una giornata di merda?
Cazzo tuoi.
Se ti do un orario, tu lo rispetti, perché in fin dei conti io ti servo e non il contrario."
Come se non lo sapesse già, lei lo sottolinea, e non solo a parole, ma anche con lo sguardo.
Mai Oliver ha visto tanta freddezza, se non nel suo riflesso.
Con i pugni stretti, continua a guardarla.
Cercando qualcosa in quel gelo, cercando la vera lei.
Ma ciò che vede è indifferenza e solitudine.
Stufa di questa storia, fa per superarlo.
Ma lui ormai ha troppo da perdere, e sa che lei è l'unica che può aiutarlo davvero.
Per tutta la vita è stato elogiato e posato sugli allori.
Ma ora, ora ha bisogno di un calcio in culo.
E lei sembra essere l'unica ad avere il coraggio per farlo.
Prima che possa superarlo del tutto, gli afferra il polso fermando la sua corsa.
"Hai ragione, mi hai chiesto di essere puntuale e non l’ho fatto.
Ma non mi abbandonare, ho davvero bisogno del tuo aiuto."
Non è mai stato tanto sincero.
E lo negherà fino alla morte se qualcuno dovesse scoprirlo.
Ma ora ha bisogno che lei legga nei suoi occhi quanto è disperato.
Si sente un libro aperto davanti ai suoi occhi, che non li distoglie nemmeno quando sfila via il polso dalla presa.
"Ci vediamo domani con una mezz'ora di ritardo, in modo che tu possa farti una doccia dopo gli allenamenti.
Ma non più tardi.
Ricordati che io non do mai una seconda possibilità."
Si posiziona meglio la tracolla sulla spalla.
E con un ultimo sguardo se ne va, lasciandolo comunque con un sorriso.
Infondo allora anche lei ha un cuore.
Ma non crede si potrà abituare a tutta questa gentilezza.
Quella ragazza è un osso duro, ma sa che è l'unica a poterlo aiutare davvero.
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