Capitolo 18 cazzate per amore

Il giorno dell'incontro è arrivato.
Piombando come un peso su Oliver, scoglionato e nervoso già appena sveglio.
La notte ha sognato la sua sconfitta.
Il sorriso del suo sfidante.
La faccia delusa di Al.
Il peso della promessa fatta.
In quel momento ha agito di istinto, promettendo la vittoria ad Al.
Ma ora i dubbi e l'insicurezza lo tormentano.
Anche durante le lezioni non riesce a seguire.
E più forte di lui, più prova a non pensarci, più i pensieri premono fino all'emicrania.
Fa finta di ascoltare, ma le sue orecchie sono sorde.
Troppo prese a risentire più volte la storia di Al.
Come un disco rotto, che si ripete in continuazione.
Per gli altri può sembrare tutto normale.
Forse solo un po' troppo preso dalla lezione di matematica.
Ma, tra le fila di studenti, c'è chi l'osserva con preoccupazione.
Con un nodo in gola, e la voglia di andare da lui.
Anche solo per chiedergli cosa abbia.
Emma non si fa illudere dal suo fare apparentemente normale.
L'ha visto parlare con gli amici, camminare nei corridoi, seguire le quattro ore di lezione.
Notando un'unica cosa.
Il suo sguardo perso e pieno di paure.
Molto lontano dall' Oliver che ha imparato a conoscere.
Lo osserva, fingersi presente, con uno sguardo vuoto e stringendo con troppa forza quella penna.
E vorrebbe essere lei quella penna, solo per essere parte dei suoi pensieri.
Essere presente nelle preoccupazioni che lo stanno investendo.
Scuote il capo, sorride amara.
Non più sorpresa per questi pensieri verso di lui.
Ma non dimenticando quanto tutto questo sentimento sia sbagliato e nocivo.
Il suono della campanella, la risveglia dagli insensati pensieri.
Spingendola a recuperare le sue cose, incamminandosi poi sicura verso la porta.
Con la promessa di non voltarsi verso di lui, di camminare dritto.
Allontanarsi più che può.
Ma è inutile, ormai è bugiarda pure con se stessa.
E il suo sguardo, stufo di mentire, si volta verso di lui.
Fermo ancora a quel banco, troppo preso dalla sua mente, per rendersi conto che sono quasi tutti andati via.
"Se lo guardi ancora un po', ti prenderà per una cannibale affamata."
Sofia la distrae da quella triste visione.
Ma solo per pochi inutili secondi.
"Ha qualcosa che non va, lo sento.
Ed io...
Io..."
Lei cosa?
Cosa vuole fare?
Lei che è più inguaiata di lui, cosa pensa di poter fare?
Eppure continua guardarlo, desiderando solo di salvarlo.
Affogando, facendosi usare come appoggio per sopravvivere.
"E tu vai.
Vai da lui.
Tanto io devo andare con Dimitri, che sicuramente mi aspetta fuori."
Si volta subito verso l'amica, sorpresa da questa ultima novità.
Di cui era totalmente all'oscuro.
"Non guardarmi in quel modo Em.
Sta cercando casa e mi ha chiesto di aiutarlo a scegliere.
Diciamo che gli serve un parere femminile."
Emma la guarda con un sopracciglio alzato.
Di scuse idiote per rimorchiare ne ha sentite, ma questa deve dire che le batte tutte.
Sofia sbuffa, capendo benissimo i pensieri dell'amica.
E non può negare di pensare la stessa cosa.
Ma, ammetterlo, sarebbe il primo passo nell'illusione.
"Tu pensa ai tuoi guai.
E io ai miei.
Nel peggiore dell'ipotesi, ci ritroviamo nella merda insieme."
La saluta velocemente con un bacio, prima di scappare via.
Sapendo bene che sia lei che Emma sono davvero nei guai.
In quel tipo di guaio, che non si capisce che è tale, finché il cuore non ti si spezza il cuore.
Comunque, ormai rimasta sola, Emma non può tirarsi indietro.
Anche perché ne avrebbe i rimorsi per tutta la vita.
Così, abbandona la borsa sul primo banco, avvicinandosi a passo leggerò verso di lui.
Ancora ignaro di ciò che cambia intorno a lui.
Finché non sente una mano gentile, posarsi sulla sua stretta ancora a pugno.
Sussulta, ritornando bruscamente alla realtà.
Riprendendo a respirare solo quando incontra gli occhi scuri di Emma.
"Ehi."
Si limita lei, senza lasciare la mano dalla sua, sedendosi di fianco a lui.
A lui, che si accorge solo ora di essere rimasti soli.
Che si accorge solo ora di essere sconnesso da troppe ore.
Mentre adesso l'unica cosa che lo tiene in questa realtà è lo sguardo premuroso della Lopez.
"Ciao."
Distoglie lo sguardo, cercando di ricostruire la maschera di indifferenza.
Ma è un muro di sabbia, che lei soffia via con la profondità del suo sguardo.
Con la sua piccola mano, che stringe di più la presa sulla sua macchiata di nero.
"Cosa c'è che non va?'
Gli chiede, richiamando i suoi occhi, ormai schiavi e servi di lei.
E potrebbe fingere indifferenza, inventare una scusa.
Allontanarla da lui.
E invece, si ritrova a dirle ogni cosa.
Le racconta la storia di Al, non sorpreso di vederla tranquilla.
Sicuramente a conoscenza del vissuto del l’uomo.
Non si ferma a fare domande, continuando a raccontare.
Fino ad arrivare alla promessa fatta, dicendola con uno strano senso di oppressione.
"Al non vuole farti pressioni, non te l'ha raccontato per spingerti a tanto.
Ma solo perché si fida di te, o forse perché ha visto molto in te."
Emma conosce bene questa storia, e crede in ciò che ha detto.
Perché conosce bene i due uomini.
Come sa bene che quel vuoto nello sguardo di Oliver, è dovuto alla paura di deludere il suo allenatore.
"Tu non capisci Emma."
Si alza lui, staccando la mano da quella di lei, ferendola quasi.
Con le mani tra i capelli, esplode in tutto ciò che sente.
Fregandosene che sia lei ad assorbire tutta questa merda.
Ancora una volta usandola come se fosse un diario.
Ancora una volta trascinandola nella sua vita, senza poter scappare lei, e pentirsene lui.
"Non capisci cosa vuol dire sentirsi sempre una delusione.
Non essere mai abbastanza.
Non sentirsi mai fieri di sé."
E mentre parla, con lo sguardo perso verso il muro, ripensa ancora a suo padre.
Ala sua infanzia.
A quelle parole che non ha mai ricevuto da lui.
Che non gli ha mai detto che è fiero di lui, o almeno, che gli vuole bene.
"Ed ora che c'è qualcuno che crede per la prima volta in me, ho paura di fallire.
Di vedere quello sguardo di delusione sul volto di Al.
Sul tuo."
Finalmente si volta verso di lei, schiantandosi contro gli occhi dolci di lei.
Un po' lucidi, e sorpresi di spiare un altro pezzo di lui.
"Ho paura di deludere anche te.
Perché mi guardi sempre come se credessi davvero a me.
Persino quando mi spieghi una materia, che sai bene che non mi entra nel cervello nemmeno per sbaglio."
Fa un passo verso di lei, con espressione furiosa.
Almeno in superfice, perché i suoi occhi chiari sono solo tristi.
E troppo pieni di sentimenti negativi e deludenti.
Spingendo Emma a parlare, sperando di usare le giuste parole.
"Stai recuperando a scuola.
Hai mantenuto il tuo posto nella squadra.
Stai lottando, letteralmente parlando, per la tua vita."
Si alza, facendo quei pochi passi verso di lui.
Posando la mano istintivamente, sulla guancia ruvida e fredda di lui.
"Noi siamo già fieri di te.
Di quello che stai riuscendo a fare.
Dell'impegno che ci stai mettendo per darti un futuro.
Il resto sarà solo qualcosa in più.
Noi siamo già fieri di te."
Continua, sorridendo nostalgica nel sentirlo accoccolarsi alla sua mano.
Trovando sollievo in quel contatto piccolo ma importante.
"Ci sarai anche tu stasera?"
Le parole di lui la freddano di colpo.
Lasciandola emozionata per volerla vicino a se.
Ma anche preoccupata e pronta a rifiutare.
Vederlo su quel ring la fa cadere in uno stato di ansia che la fa stare male fisicamente.
Ecco perché non ha più partecipato all'incontri.
Ma poi lui apre gli occhi, ingoiandola in quel dolce fumo.
Facendola affogare in lui, in quel bisogno di averla vicina.
E a lei, non resta che annuire, fregandosene dei rischi.
Pronta a tutto per lui.
E proprio vero, quando si ama si fanno le peggior cazzate.
Anche quando questo sentimento ci è ancora sconosciuto.

Intanto Sofia ha raggiunto l'esterno.
Incrociando quasi subito lo sguardo azzurro di Dimitri.
Sorridendo e bello come sempre.
Si avvicina lui, arrossendo per il bacio un po' accentuato, che Dimitri gli posa sulla guancia.
"Andiamo?"
Gli sussurra lui, mantenendo quella bolla su di loro.
Nascondendo quanto sia felice di poter passare una giornata insieme a lei.
Lei annuisce e, come abitudine, controlla che nella borsa ci sia tutto.
E meno male che lo fa, perché per la fretta di lasciare Emma, ha lasciato il portafoglio nell'armadietto.
Si maledice schiaffeggiandosi la fronte.
Per shippare l'amica, si scorda anche la testa.
"Ho dimenticato il portafoglio dentro.
Arrivo tra un minuto."
Senza aspettare risposta corre di nuovo verso l'interno.
Passando davanti al suo gruppo di amici.
Soprattutto davanti a un Rayan accigliato e inacidito dalla scena a cui ha appena assistito.
Vederla arrossire per quel misero tocco di lui, gli ha creato un nodo alla bocca dello stomaco.
Con l'istinto di andare da lui e massacrarlo, solo per averla guardata con tanto desiderio.
Non calcolando minimamente gli altri, la segue verso l'interno.
Osservandola frugare nell'armadietto frettolosamente.
Corrugando la fronte, come fa ogni volta che si concentra su qualcosa.
E Rayan lo sa bene, perché troppo spesso la osservata da lontano.
Ammirando la sua bellezza, la sua euforia che accentua il suo splendore.
Quello sguardo accattivante, quel sorriso folle e irresistibile.
Perché ormai Rayan è succube di lei, soprattutto di quel lato infantile e un po' pazzo, che la rende perfetta per lui.
Una Harley Queen per il suo Joker.
Lei sussulta quando si gira verso di lui.
Sorpresa tanto da far cadere dalle mani il portafoglio.
"Mi hai fatto prendere un colpo cretino.
Non ti hanno mai detto che dovresti mettere un campanellino al collo.
Ti darebbe un aspetto più dark."
Scherza lei, chiudendo lo sportello e recuperando da terra il portafoglio.
Ma, per la prima volta, senza far sorridere lui.
Che rimane freddo e immobile davanti a lei.
"Ora te la fai con i militari, non pensavo che fossero il tuo genere."
Il suo tono duro la trapassa, come una lama nello stomaco.
Fino a lasciarla senza respiro.
Le mani le tremano, ma non lo dara mai a vedere.
Mai si mostrerà fragile a lui.
"Ognuno ha i suoi gusti.
Io invece non sono sorpresa dei tuoi.
Infondo non sei più di una botta e via."
È crudele nelle sue parole, ma non le interessa.
Ferita per ferita, si difende con le unghie.
Dandogli in cambio lo stesso dolore.
Lui, accusando il colpo in pieno, si spinge verso di lei, facendola arretrare fino a farle sbattere la schiena contro lo sportello.
"Non mi sembrava che ti dispiacesse quando eri tu il fulcro delle mie attenzioni.
Infondo non sei così diversa dalle altre."
La voce bassa, ma sempre fredda, è gelo che gli colpisce il viso.
Il cuore e l'anima.
Trattandola come se fosse stata una delle tante.
Un giocattolo con cui si è divertito, per poi distruggerlo pochi giorni dopo.
Senza mostrare un minimo di pietà, anzi inferendo con rabbia.
Ma, l'orgoglio ha la meglio.
E mai mostrerà un minimo di tormento.
"Sei solo un montato.
Ci siamo divertiti, ma alla lunga annoia."
Lo guarda con indifferenza.
Trasformando in lui, la saliva che ormai fatica a scendere in gola, in lava ardente.
"Hai ragione.
Era solo un gioco, nulla di più.
La verità è che il bel corpicino che ti ritrovi, non compensa l'acido e la pazzia che ti scorre in vena."
E se ne va, ignaro di averle lasciato una ferita talmente profonda, da illuderla di sentire sanguinare l'anima.
L'ennesimo coglione che gli da della pazza, che non ha visto altro se non il suo bel fisico.
Regola il respiro, trattenuto da quando ha incrociato gli occhi di lui.
Le mani tremano con più insistenza, ormai vittima di questo senso di sconforto.
Mostrato in una lacrima che segna la sua guancia.
Mentre lui raggiunge l'esterno, trattenendo un urlo fermo in gola.
Trattenendo nei pugni stretti tutto la cattiveria che lei gli ha sputato addosso.
E proprio vero, quando si ama si fanno le peggior cazzate.
Anche dire falsità, pur di proteggere i resti del proprio cuore.

Emma sospira, sedendosi di fianco a Lucas e Owen, in prima fila davanti al ring.
Osservando Al e Rayan, aspettare l'inizio della serata e la presentazione dei due sfidanti.
Lucas, che ha partecipato a tutti gli incontri, le ha detto che è la prima volta che la fanno così pomposa.
Forse perché si crede che sarà uno degli incontri più belli dell'intero torneo.
Appunto perché hanno scoperto i rancori tra i due allenatori.
"Sofia?"
Gli chiede Lucas senza distogliere lo sguardo dal ring.
Facendo sospirare l'amica.
Emma infatti ha parlato con Sofia qualche ora prima, venendo a conoscenza dello scontro che ha avuto con Rayan.
E che quindi non sarebbe venuta questa sera, per evitare di vedere quella brutta faccia da culo, parole di Sofia.
"Aveva da fare."
Si limita a dire, sapendo comunque bene che l'amico ha già capito che c'è qualcosa di grosso sotto.
E quindi lasciando a lui il piacere di torchiare le informazioni a Sofia direttamente.
Non solo il pubblico è euforico per questo incontro.
Ma anche un uomo, che sogghigna osservando Oliver entrare nel grande salone.
Sorride la figura oscura, notando qualcosa di particolare.
Un piccolo dettaglio, che per destino riesce a percepire.
Osserva con cura Oliver guardare il pubblico, cercare qualcuno, per poi sospirare quando conclude la sua ricerca.
L'uomo segue la direzione dello sguardo, fino a focalizzarsi su una bella moretta, che sembra rispondere a quel sospirò di sollievo.
"Interessante, davvero molto interessante."
Posa la bottiglia ormai vuota di birra sul bancone, per poi incamminarsi verso il ring.
Godendo dell'effetto che fa alla gente, che si apre al suo passaggio manco fosse Mosè.
Sale sul ring, con uno strano sorriso sadico.
Un sorriso che agli occhi di Oliver, non promette nulla di buono.
Digrigna i denti preoccupato, mentre Logan non si lascia scalfire, sorridendo fino ad illuminare gli occhi di soddisfazione.
"Rendiamo le cose più interessanti."
Parla in un megafono, in modo da essere sentito da tutta la platea, che in silenzio aspetta lo scontro, come se fosse un show.
"Entrambi i lottatori metteranno in palio una persona a loro cara."
Gli occhi di Slavo corrono alla sorella, seduta in prima fila a poche decine di sedie da Emma.
Mentre quest'ultima stringe i pugni, con gli occhi fissi in quelli di Oliver.
Un errore questo, che potrebbero pagare caro.
"Non esiste.
Anche perché non ho nessuno da mettere in palio.
E..."
Ma è inutile fingere, Logan ha già capito tutto.
Tenendolo in un pugno di ferro.
"Allora sceglierò io."
Risponde semplicemente Logan, alzando semplicemente un dito verso Emma.
Improvvisamente al centro della attenzione.
Lucas immediatamente si mette davanti a lei, mentre Al prova a dire qualcosa
Ma è tutto inutile, lei è ormai nel mirino di Logan.
E ciò che lui punta, distruggerà.
"Se non accetti, hai automaticamente perso.
Perciò sarai mio."
Parla Logan senza megafono, diretto solo a Oliver, ormai con l'inferno dentro di sé.
Percepibile nei suoi occhi dilatati per la rabbia.
"Non erano questi i patti."
Parla tra i denti stretti, non intimorendo minimamente Logan.
Che anzi ride, divertito dal pepe buttato in questo incontro.
"Quali patti?"
In poche parole è fottuto, questo è il significato.
Rendendosi conto una volta per tutte di essere solo un giocattolo per Logan.
Almeno per i prossimi 13 incontri.
E per tutta la vita se non li vincerai.
Di istinto lo sguardo cade su Emma, nascosta parzialmente da Lucas.
Ma non abbastanza da impedire ai loro occhi di incontrarsi.
Il messaggio per Emma è chiaro, Oliver è nella merda.
E solo lei può aiutarlo.
Posando una mano sulla schiena di Lucas, prende un lungo respiro.
Per poi superarlo.
"No.
Ti prego."
Le dice Lucas, con lo sguardo incredulo, inutilmente però.
Perché Emma ormai sta camminando verso il ring, sotto i fischi di tutti.
L'esultazione di un pubblico che ha preso tutto per gioco.
Oliver la raggiunge, scendendo dal ring.
Prendendole il viso tra le mani di istinto, supplicando in qualche modo il suo perdono, per averla trascinata in questa merda.
"Mi fido di te.
Vai e spaccagli il culo a quel russo."
Gli dice semplicemente, con un nodo in gola, e gli occhi che sprofondano nel suo sguardo.
Oliver vorrebbe mandarla via, dirgli che non esiste.
Ma ha le mani legate a doppio cappio dietro la schiena.
Perciò non gli resta che lottare per lei, e vincere a tutti i costi.
"Forza.
La gente vuole sangue, non smancerie da diabete."
Urla Logan spezzando la magia tra i due, accompagnato dalle risate di una intera platea.
E’ Emma a staccarsi per prima, baciandogli una guancia prima di allontanarsi da lui.
Oliver la segue con lo sguardo, finché la ragazza non raggiunge Al, che la stinge subito a sé.
La stringe a se come se fosse sua figlia, guardando Oliver con sguardo duro.
Ora il ragazzo non può più perdere.
E non perché il suo allenatore vuole vendetta.
Ma perché c'è la vita di Emma in mezzo e lui non può rischiare tanto.
Un ultimo sguardo verso di lei, prima di concentrarsi sul suo avversario.
Motivato quanto lui di vincere questo incontro.
E combatte con la mente piena, ma di un solo pensiero.
Lei.
Lei che è immobile tra le braccia di Al.
Con le mani giunte in preghiera, prega per lui.
Lui che para e colpisce in suo nome.
Pensando a lei.
Schiva.
Lei entrata con forza nella sua testa.
Colpisce.
Lei che ha portato un sapore nuovo a questa vita.
Colpisce.
Lei, una ragione vera per cui lottare.
Stringe i pugni colpendo senza pietà.
A una tale velocità che il russo può solo subire.
Mentre il pubblico con il fiato sospeso non sa cosa sta guardando.
Una furia, un tornado che sta colpendo le sue paure senza pietà.
Tutto per lei.
Per lei che ha creduto in lui, come mai nessuno ha mai fatto.
Colpisce con forza lo stomaco, cieco e disconnesso da questo combattimento.
Perché è una guerra interiore quella contro cui sta lottando.
Nella mente solo lei, la guerra contro di lei.
Questa cazzata in cui è finito senza chiederlo.
Lei, una gabbia, che l’ha rinchiuso nella sua vita.
E si sta fottutamente bene nelle cose che lei sfiora, anche solo in un pensiero.
Una campana suona con forza.
Il respiro torna con forza.
Il russo è a terra, che batte con forza sul pavimento la resa.
Ha vinto, lo acclamano vittorioso, e lui si volta verso di lei.
Respirando con più calma davanti al suo timido sorriso.
Ha vinto, ha vinto questo combattimento.
Ma la guerra dentro di lui, sta ancora avanzando di armata.
Va verso di lei, perché...
Perché non lo sa, ma vuole andare da lei.
Per dirle che hanno vinto, insieme.
Perché lui l’ha sentita per tutto il combattimento.
L’ha sentita addosso come se fosse un armatura d'oro lucente.
Preziosa per quanto fragile.
E vuole solo raggiungerla e...
Stringerla a se, come se non vi fosse un domani.
Ma all'improvviso, a pochi passi da lei, viene sollevato da terra da Al e gli altri amici, che gridano il suo nome, il nome del vincitore.
Mentre lui guarda lei andare via, ignaro del sorriso che le illumina il viso.
Ha pregato per lui a ogni colpo dato e subito.
In qualche modo affiancandolo, guardandogli le spalle.
E sorride, come se avesse vinto un po' anche lei.
Perché nella furia del ragazzo, lei ha sentito qualcosa.
Come se ci fosse anche lei in quella tempesta.
O forse tutti questi pensieri sono solo una cazzata d'amore...

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