Capitolo 16 macchiata
Dopo l'allenamento estenuate, Oliver si prepara con calma per l'incontro con la Lopez.
Mentre con la mente è impegnato a ripetersi a se stesso il mantra deciso.
"Lei è solo la mia tutor.
Lei è solo la mia tutor.
Lei è solo la mia tutor."
Continua a ripeterlo, sapendo comunque che è inutile.
E che una volta soli, i suoi pensieri saranno altri.
Mentre si veste, Lucas attira la sua attenzione.
Un ragazzo come lui, che si nasconde dietro a un armadietto.
È sicuramente fonte di curiosità.
"Posso sapere che stai facendo Lucas?"
Gli chiede Oliver avvicinandosi.
Facendolo sobbalzare, girandosi verso di lui, facendogli segno di tacere.
"Non dire il mio nome.
Quella nana ha delle parabole al posto delle orecchie."
Ok che l'allenamento è stato estenuante.
Ma non così tanto da bruciargli i neuroni.
"La nana?"
Chiede cercando di dare un filo logico alla situazione.
Ma la risposta arriva in modo in aspettato.
"Che ci fai qui?"
"Guarda che è lo spogliatoio?
"Ei bimba vuoi farti un giro."
"No, il mio ragazzo è messo meglio.
Copri quel cosino, altrimenti scappa per la vergogna."
Oltre al frastuono, alla consapevolezza che una ragazza è entrata negli spogliatoi.
Basta quella battuta per capire che Isa è qui.
E dallo sguardo di Lucas, e qui per lui.
"È lei."
Sussurra l'amico terrorizzato.
Cercando una via di fuga, ma è troppo tardi.
"Eccoti qua amore, non credi sia maleducazione fare aspettare la futura madre dei tuoi figli?"
Con le mani ai fianchi, lo sgrida con tanto di dito puntato.
E Oliver non scoppia a ridere, solo perché ha paura che Isa se la prenda anche con lui.
"Tu sei pazza nana.
Ti sembra modo, siamo in uno spogliatoio."
Lucas le indica il posto aprendo entrambe le braccia.
Mentre Isa come se nulla fosse continua a fissarlo.
"Si, è tu sei già vestito.
Cazzo, dovevo entrare prima."
Sospira delusa, per prendere la mano di Lucas.
"Ora andiamo.
Abbiamo un appuntamento romantico che ci aspetta."
Lo tira, o meglio Lucas si lascia tirare solo perché sa, per esperienza, che se non lo fa lei gli salterà in braccio stile koala.
E sarà impossibile staccarla.
"E chi l’ha deciso?"
Gli chiede lui, ormai agli estremi della decenza per la sua sanità mentale.
Ma la risposta non lo soddisfa minimamente.
"Io.
Andiamo."
Oliver scoppia a ridere, vedendo l'amico seguire terrorizzato la nana.
Spera vivamente che qualcuno abbia ripreso la scena, per poi poterla vedere infinite volte.
Perché vedere un gigante terrorizzato da una nana, non ha prezzo.
Davvero.
Una volta finita l'ilarità per la scena, finisce di prepararsi.
Tornando con serietà al suo mantra.
"Lei è solo la mia tutor.
Lei è solo la mia tutor.
Lei è solo la mia tutor."
Si, povero illuso.
Non ci crede nemmeno lui alle cazzate che dice.
L'ora successiva è passata abbastanza velocemente.
Poiché hanno solamente ripassato le lezioni della settimana.
Per la seconda ora, Emma ha preparato degli esercizi di matematica.
Che Oliver svolge con tranquillità.
Almeno finché Emma non inizia a ricevere messaggi.
E non è tanto per il rumore, anche perché ha il silenzioso, ma per il sorriso che fa a ogni messaggio.
Starà sicuramente messaggiando con quel Andreas.
Quello stronzo che sicuramente non merita metà di quei dolci sorrisi.
Eppure lei glieli dedica.
Ad ogni, fottuto, messaggio.
Fino a fare saltare i nervi a Oliver.
"Come tutor dovresti concentrarmi su di me, e non sul tuo ragazzo."
Gli sputa addosso, ricevendo però solo un sorriso timido e delle scuse, mentre mette via il telefono.
"Scusa era Thomas.
È con la babysitter e si annoia.
Perciò mi riempie di messaggi."
Ora che sa che è il fratello, Oliver si sente davvero un cretino.
Questi strani sentimenti che prova per Emma lo stanno rincretinendo.
"Ok."
Si limita a rispondere, anche perché non saprebbe davvero che cazzata dire.
Dopo quella che ha sparato pochi secondi fa.
Torna sugli esercizi.
Ma ormai la concentrazione se n'è andata a puttane.
Parlando di suo fratello, gli è tornato in mente il giorno che l’ha conosciuto.
Soprattutto quella piccola palla di pelo, che d'allora vive nella sua camera, divertendosi a distruggere le sue scarpe.
Ricorda che il giorno dopo ha mandato Natalie dal veterinario con il piccolo.
Che non ha trovato problemi in Axel, e l’ha rassicurato dicendogli che crescendo ricupererà completamente la statura della sua razza.
Tutto questo pensare alla piccola palla di pelo, gli ha fatto ricordare della promessa fatta.
Ed è arrivato il momento giusto per rispettarla.
Così, senza troppe parole, mette via tutto il materiale.
"Andiamo."
Emma lo guarda confuso, mentre lui finisce di mettere via.
Come se nulla fosse.
"Andiamo dove?"
E ora che gli prende?
A cosa è dovuta questa improvvisa fretta?
E, non meno importante, si chiede se ha capito bene quel "andiamo", inteso come "insieme".
"Ho una cosa da fare.
E tu e Thomas verrete con me.
Quindi avvisalo."
Nessuna spiegazione, e il tutto detto con un tono rigido e fermo.
Eppure Emma si appresta a raccogliere le sue cose.
Pronta a seguirlo senza pensarci.
Spinta da questa voglia di stare un po' con lui.
Anche il viaggio è silenzioso, ma a nessuno dei due dispiace.
È un silenzio tranquillo, anche se pieno di curiosità.
Dopo aver mandato il messaggio a Thomas, dicendogli di prepararsi per una sorpresa.
Emma si sofferma a guardare Oliver.
È la seconda volta che lo vede guidare.
Ed è bello vederlo rilassato e a suo agio, si vede che ama guidare.
Tanto che Emma si chiede se ha mai fatto un viaggio.
Rispondendosi che sa davvero poco di lui.
Sa quello che si dice in giro.
Sa quello che lui gli ha mostrato.
Ma non sa altro, e spera davvero di conoscere qualcosa di più su di lui.
Non sa perché ha questo continuo bisogno di sapere di lui.
Non ha mai provato questa sensazione, questa voglia di entrare in un'altra vita.
Ma con Oliver è tutto diverso e nuovo.
Lui si mostra come un pallone gonfiato, superficiale.
Eppure lei in quegli occhi grigi legge molto di più.
E la sua paura è che la lettura sia reciproca.
"Così mi consumi Lopez."
Beccata con le mani nel sacco, ma non distoglie lo sguardo.
E non nasconde un sorriso, sicuro di lei.
"Magari così facendo, consumerò la tua maschera."
Oliver stringe la presa sul volante, nevoso perché Emma l'ha mascherato senza fatica.
Infondo questa è una sua paura, ma che non l’ha fermato da portarla via con se.
Conclusione, si è fregato con le sue stesse mani.
"Potrebbe non piacerti cosa c'è sotto.
Potrebbe essere peggio."
Sembra parlare da solo, con lo sguardo fisso sulla strada.
Costringendosi a non guardarla, anche se non può negare a se stesso che averla vicina, gli dà un senso di pace.
Di serenità, mai provato e che lo spaventa.
"O magari qualcosa di meglio."
Lo spiazza lei come sempre.
Forse è questo che hanno in comune, entrambi dicono ciò che pensano.
Scavano uno nell'altro, in un continuo conoscersi.
Continuando comunque a ripetersi di voler stare lontani.
"E tu invece?
Tu cosa nascondi con tanta gelosia?"
I due finiscono come al solito a fare un gioco pericoloso.
A fingere indifferenza, mentre si mischiano e creano un quadro di colori e sfumature.
Una loro opera d'arte.
Emma sospira rassegnata e non sorpresa.
Infondo ha iniziato lei questo sfiorarsi di paure.
Ma non vuole rispondere, anche perché infondo nemmeno lui si scopre completamente.
"L'angolo buio dello stregatto."
Una risposta infantile agli occhi di chiunque.
Ma non a loro, che ormai si sono già persi in un mondo loro e oscuramente meraviglioso.
Non ha il tempo di ribattere, che sono già arrivati davanti al condominio di lei.
Che velocemente fugge via, con la scusa di andare a prendere Thomas, quando invece vuole solo scappare dalle verità scomode.
Oliver non è sorpreso dalla fuga, e ne approfitta per conoscere la sua casa, anche se solo esternamente.
In realtà c'è ben poco da analizzare.
È un semplice condomino pitturato di verde sporco, sicuramente restaurato molti anni fa.
Posizionato in un quartiere umile e poco costoso.
Insomma una vita molto diversa dalla sua.
Eppure, nonostante Emma non venga da un famiglia come quella di lui, non lo mostra.
Sempre bella nella sua eleganza e diplomazia, potrebbe fingere tranquillamente di essere del suo stesso ambiente.
Sono pensieri ipocriti i suoi, che guarda con sufficienza questa dimora.
Ma è da ipocriti dire di pensare il contrario.
Qualcuno bussa al finestrino, distraendolo.
Girandosi si trova davanti un viso infantile sorridente, che lo saluta con un gesto della mano.
Oliver risponde al gesto con un po' di rigidità.
Rapportarsi con i bambini, non è mai stato il suo forte, anzi ne è sempre rimasto a distanza.
Ma Thomas lo attrae.
Forse per come il piccolo ha difeso la palla di pelo.
Per come sorride alla vita nonostante i suoi problemi.
O perché, con più sincerità, è il fratello della sua tutor.
Qualunque sia la motivazione, Oliver vuole farlo felice.
E così facendo, con un po' di fortuna, guadagnerà qualche punto con il karma.
Agli occhi di un adulto, villa Johnson è bellissima.
Agli occhi di un bambino, è magica.
Thomas, superando la sorella, cammina euforico verso il portone gigantesco per lui.
Osserva le statue greche sulla facciata della "casa".
E le rifiniture in legno sul grande portone.
Lasciandosi guidare dalla curiosità, posando le dita sui rilievi in legno.
Come se potesse accarezzare il pelo di quei cavalli disegnati.
Il portone si apre sotto le sue dita, senza che lui abbia bussato o suonato.
Mostrandosi ancora più magica.
All'oscuro delle telecamere, e del messaggio di Oliver a Natalie di aprire.
Ma queste informazioni non c'è bisogno di dirle al bambino.
Che immobile sulla porta, sorride cortese alla governante.
Che nasconde la sorpresa di vedere tali ospiti nella casa dei Johnson.
"Buon pomeriggio signor Johnson.
Signorino."
Con l'ultima parola, saluta Thomas.
Che, divertito, risponde con il linguaggio dei segni.
La sorella gli ha sempre detto di usare la sua "voce", anche se gli altri non lo capiscono.
Infatti Emma sta per salutare al posto del fratello.
Quando rimane sorpresa nel vedere la governate rispondere a segni.
Dimostrando di conoscere bene il linguaggio dei segni.
Informazione, che Oliver non ha assolutamente.
E guarda Natalie, con la stessa sorpresa dei suoi ospiti.
Capendo che della donna che in fin dei conti l’ha cresciuto, non sa quasi nulla.
"Vi posso preparare qualcosa?"
Si rivolge ai due ragazzi, con la sua solita gentilezza
"No grazie Natalie, magari più tardi.
Ci troverai nel giardino sul retro."
Si limita a spiegarle, incamminandosi verso il grande soggiorno, da cui si può arrivare al giardino passando dal balcone.
La strada più breve.
E mentre Emma lo segue, a testa bassa e passo veloce.
Thomas invece cammina goffamente, guardandosi intorno, girando su se stesso.
Ammirando estasiato quel lusso e quella ricchezza, che nella sua umile vita non ha mai visto.
Ma, nonostante la sua giovane età, in queste mura fredde e pregiate sente anche tanta tristezza e solitudine.
Si nel suo appartamento, in cui la sua cameretta è pochi metri quadrati, non ha tutta questa ricchezza.
Eppure quelle quattro mura hanno un tesoro che questa casa ha perso già da tempo.
Amore.
Dopo aver rischiato di cadere, sbattendo contro il vetro del balcone, raggiunge il giardino.
Dov'è la sorella l'aspetta, con un sorriso bellissimo, che il fratello da tempo non vede.
Con le mani gli dice di chiudere gli occhi.
Cosa che lui fa velocemente, vittima di curiosità e euforia.
Ad occhi chiusi si sente a disagio, perché non ha l'udito per orientarsi.
E togliendo anche la vista, si chiude in una bolla pericolosa e fragile.
Eppure, chiude gli occhi fidandosi ciecamente.
E sorride, quando sente una piccola e ruvida lingua toccargli il viso.
Spalancando gli occhi, non può trattenere la felicità.
Una felicità infantile nel vedere il piccolo compagno di avventure davanti a sé.
Il cucciolo di pastore tedesco.
"Ax.
Ax."
Continua a ripetere il nome del cucciolo, anche se abbreviato.
Davanti agli occhi lucidi della sorella.
Felice di vedere suo fratello al settimo cielo.
Emozionata nel sentirlo parlare.
L'apparecchio acustico lo aiuta a sentire i suoni alti.
Come una sirena o una campana.
Persino un urlo se davvero ad alta frequenza.
Insomma lo aiuta in casi di forte emergenza
E avendo perso l'udito quando era molto piccolo, non ha avuto il tempo di conoscere tutte le parole.
Il suono che produce muovendo le labbra.
Eppure è riuscito creare il suono del nome del cucciolo.
E questo dimostra quanto sia importante per lui, e quanto lo rendi felice.
Lo guarda, coccolare il cucciolo.
Si porte le mani al petto, costatando quanto il battito sia forte.
E quanto faccia male.
Maledetta sia questa malattia, che gli nega anche la felicità.
Dovrebbe distogliere lo sguardo, creare uno scudo tra il suo corpo malato e questa visione celestiale.
Ma non ne ha la forza.
Non ha la forza di negarsi la visione della felicità del fratello.
E l'ascolto della sua voce ridere e pronunciare quelle due semplici lettere.
Ax...
Oliver, che è rimasto in disparte, si gode la scena.
Fiero di essere lui ad averla creata.
Ha passato metà della sua a pensare a se stesso.
Alla sua rabbia, al suo dolore, al suo mondo.
E solo ora si rende conto che infondo è solo un granello di sabbia, in un mondo più grande.
Guarda Thomas giocare e correre poco lontano.
Tirando una palla ad Axel.
Sotto lo sguardo attento di Emma, che ora però Oliver guarda preoccupato.
Vede le spalle alzarsi ed abbassarsi velocemente, spinte da un respiro veloce e irregolare.
Le sottile gambe, tremare e diventare sempre più deboli.
Oliver non sa cosa sta succedendo, si lascia guidare dall'istinto.
Correndo verso di lei, afferrandola prima che cada a terra.
Il tutto all'oscuro di Thomas, troppo preso dal gioco.
"Ei Emma.
Che succede?"
La gira verso di sé, spalancando gli occhi davanti ai suoi lucidi.
E al sorriso più bello mai visto.
"Sto bene.
Sto davvero bene."
Cerca di regolare il respiro, trovando una strana calma tra le braccia di lui.
Lasciandosi stringere, cullare dal profumo raffinato e aspro.
"Sei sicura?
Stavi per cadere."
Continua lui, troppo preoccupato della sua saluta, per rendersi conto della pericolosa vicinanza.
" È stato solo un calo di pressione, stai tranquillo."
Sussurra, riprendendo le forze nelle gambe.
Tornando a respirare normalmente.
Continuando ad affogare nel fumo del suo sguardo.
Com'è possibile che gli faccia così male, eppure così bene?
Com'è possibile che lui sia cura e veleno per lei?
Emma riprende colore, ed Oliver di colpo sente la pelle bruciare a contatto con la pelle di lei.
Preme con delicatezza la mano sulla sua schiena, sospirando per quel battito che sente sotto il palmo.
La sente sospirare per quel tocco così innocente, così falsamente innocente.
Ci sono ricascati, sono di nuovo occhi negli occhi.
Respiro che si infrange su respiro.
Labbra che si chiamano e si desiderano.
"Oliver..."
Sussurra, senza un motivo preciso.
Una supplica dolce, ma che confonde.
Perché lo sta supplicando, si chiede lui.
Vuole che si fermi, che la baci, che la tocchi?
"Emma..."
E lui cosa le sta chiedendo?
Cosa dispera, mentre la mano percorre la colonna vertebrale di lei, dandole brividi.
Lo sa che le sta dando brividi.
Lo sente nei suoi respiri corti, nei suoi occhi socchiusi, sulle labbra che tremano.
E sta per cadere nella sua condanna.
Sta per baciarla.
Quando un piccolo tornado, inizia a correre intorno a loro.
Thomas sta rincorrendo la palla di pelo, correndo intorno ai due ragazzi.
Che, scottati, ustionati sotto pelle, si staccano tornando alla realtà.
Qualsiasi cosa ci sia tra loro, è meglio così.
E meglio che si concentrano sul bambino, evitando anche solo di guardarsi.
Qualsiasi cosa ci sia, è pericolosa.
E’ letale.
Eppure è l'unica cosa che fa provare qualcosa ad Emma, senza che questo sentimento la faccia soccombere.
Concentrarsi sul bambino è stato utile.
Hanno giocato per ore con Thomas e Axel, godendosi la giornata fino al tramonto.
Fino a quando la luce l'ha permesso.
Emma è pronta ad andare via, con il telefono in mano per chiedere alla madre di passarli a prendere.
Ma purtroppo qualcosa va storto.
"Mi dispiace Emma, ma mi hanno offerto di allungare il turno.
E tornerò a casa per mezzanotte."
Emma sa quanto sia importante per la madre arrotondare lo stipendio.
E quando la madre le dice che rifiuta il turno, Emma risponde di stare tranquilla.
Che chiamerà Sofia o Lucas.
Oliver ha ascoltato tutta la conversazione.
Ma non si limita a offrirgli un passaggio.
O no, è ancora più masochista.
"Perché non vi fermate a cena?
Voi siete soli, come lo sono io.
E poi potrei accompagnarvi."
Da dove gli è uscita questa proposta?
Quanto può essere fuori di testa.
Fino a stamattina si è impegnato ad evitarla.
E ora la invita a cena?
Si, lei gli ha fottuto il cervello.
Emma si morde il labbro nervoso.
Richiamando inconsciamente lo sguardo di Oliver su quella bocca rossa e proibita.
Gesticola verso il fratello.
Che, scontato dire, annuisce euforico lanciandosi tra le braccia della sorella.
Combinando però un guaio.
Troppo felice per la proposta del ragazzo, Thomas si era completamente dimenticato di avere un succo in mano.
Lo stesso che ora macchia completamente la maglia di Emma.
Subito gli chiede scusa, abbassando la testa mortificato, perché sa bene che quella è la sua maglia preferita.
E spesso gli ha detto di fare attenzione quando sta mangiando e bevendo.
Ma Emma gli accarezza la guancia, dicendogli che non fa niente.
Che la laverà appena torneranno a casa.
Non sorprendendo minimamente il fratello, che non ha mai subito una strigliata per un motivo futile come una macchia su una maglia.
"O cara, vieni ti mostro il bagno.
Ad Oliver non dispiacerà prestarti una sua maglia."
Solo quando si sente nominare, Oliver si riprende dai suoi osceni pensieri.
Smossi dall'immagine della maglia di lei bagnata e attaccata in modo provocante al seno.
Senza rispondere, annuisce, correndo verso la sua camera.
Scappando dalla voglia di stringere quel succulento e dolce seno.
Che Emma ha un bel seno, Oliver lo sa bene.
Ma credeva che usasse delle imbottiture o un pushup.
E invece no.
Quel seno che si mostra prosperoso, lo è davvero.
E, una volta al sicuro nella sua camera, ad Oliver non resta che fare lunghi respiri.
Sistemandosi con la mano l'erezione dolorosa e stretta nei jeans.
In che guaio si è lanciato?
E perché si è fottuto con le sue stesse mani?
Afferra una maglia qualunque, per poi incamminarsi verso il bagno principale.
Con la mente ancora su di lei, con gli ormoni ad offuscargli il cervello.
Troppo preso a maledire quella donna, per rendersi conto di aver aperto la porta del bagno.
E di averla davanti a sé, di schiena senza ne maglia ne reggiseno.
Ma allora ditelo che è una congiura.
Ditelo che deve diventare pazzo.
Ingoia a vuoto, con lo sguardo fisso sulla sua schiena.
Spalancando gli occhi, per l'ennesima sorpresa della Lopez.
La sua pelle, che sarebbe dovuta essere candida e bianca.
E’ invece macchiata di nero, come quella di Oliver.
Emma è immobilizzata per l'imbarazzo.
Lasciando a Oliver il tempo di analizzare la sua pelle.
Due ali spalancate le coprono le spalle.
Mentre un acchiappa sogni macchia con grazia la sua spina dorsale.
In fine, Oliver riesce a spiare una edera, che le copre il fianco, finendo misteriosamente sul davanti.
Forse sotto il seno.
"Emma Lopez macchiata di nero."
Sussurra con un sorriso piacevolmente sorpreso.
Poiché ai suoi occhi Emma diventa umana ogni giorno di più.
"Come vedi, non sono la perfettina che tu credi.
Come te, anche io ho bisogno di macchiarmi di nero."
Se lei ha lo stesso bisogno di lui, di coprire di nero i lividi.
Cosa nasconde dietro quelle ali angeliche?
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