𝓐𝓻𝓬 𝟔 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟑 - prima di mezzanotte

"Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla"

-Martin Luther King

Tw: t0rtura fisica e psicologica ; g0re ; aut0lesionism0 ; menzione ad abUs1 fisici e psicologici

<Grazie Akio per il meraviglioso spettacolo! Come si sente ad essere il vincitore di questa prima edizione?>

...

<Grazie Akio per il meraviglioso spettacolo! Come si sente ad essere dinuovo il vincitore?>

...

<Grazie Akio per il meraviglioso spettacolo! Come si sente ad essere ancora il vincitore? Non ha proprio intezione di abbandonare il trono eh?>

...

<Grazie Akio per il meraviglioso spettacolo! Ogni show diventa sempre più crudele e strepitoso! Come si sente ad essere l'ultimo vincitore di questa serie? Credo che averla nell'ultima stagione sia stata una fantastica idea! Un finale da non dimenticare!>

...

<Grazie Akio per il meraviglioso spettacolo! Non mi stancherò mai di ringraziarti! Come si sente ad essere considerato non solo il vincitore ma addirittura il campione dei killing game?>

...

Grazie Akio per avermi costretta a guardarti mentre ti distruggi giorno dopo giorno. Come ti senti ad essere ancora una volta il vincitore? Come ti senti ad aver ucciso altra gente innocente? Ti fermerai mai?

Fu la prima cosa che Hiroko pensò dopo aver passato ore e ore a guardare quello schermo davanti a lei, osservando con l'animo spento gente ammazzarsi, discutere, accusarsi e piangere. Tra di loro c'era una persona che conosceva così bene da non sapere che fosse una talpa. La rabbia di quel momento era dopo quasi un anno dormiente, sarebbe bastato uno schiaffo per farla sparire completamente. Dovevano solo rivedersi. La rabbia era stata coperta dalla paura di vederlo morire da quello schermo e non poter far assolutamente nulla. Lasciarlo morire. Lasciarlo andare via, dinuovo, e non rivederlo mai più, dinuovo.

Odiava usare la parola, disperazione, ma era così azzeccata per descrivere ogni cosa del loro mondo. Per esempio il blocco al petto bello pesante che sentiva ogni volta che Akio guardava dritto in camera, dritto verso di lei, e i loro sguardi si incrociavano. Oppure era anche quella luce nel suo occhio che poteva ammirare in quelle inquadrature e le permetteva di leggere dentro il suo animo. Nonostante la distanza, il bene non se ne era andato. Rimaneva la sua migliore amica. Per questo stava così male fare da spettatrice nelle sue disgrazie.

Era riuscita a spaccare lo schermo di protezione della sua anima e conoscere le fragilità della amica. Voleva così tanto abbracciarla, consolarla ad ogni morte, ogni inizio di un gioco, e riempirla di belle parole. Voleva anche insultarla, prenderla a schiaffi e urlare di smettere di fumare, di preoccuparsi solo per lei e di fare cazzate. Pretendere delle altre scuse, fatte dal vivo con lxi davanti a lei, come se le infinite lettere e discorsi in ogni serie non fossero abbastanza. Desiderava solo fare dinuovo parte della sua vita.

Però non aveva idea di come fare.

Fare una rivoluzione? Farsi entrambi uccidere come era successo agli altri sopravvissuti del loro killing game?

Spaccare tutto e portarlo via? Dove sarebbero andati? Junko li avrebbe trovati e uccisi?

Buttare via tutti i suoi sforzi per metterla al sicuro e poter lavorare senza rischi? Usare tutto il proprio lavoro per farlo uscire? L'avrebbero davvero ascoltata? Valeva davvero qualcosa per quel governo da riuscire a fare questa cosa solo con le giuste parole e i giusti soldi?

Cosa doveva fare? Cosa dovrebbe fare? Cosa poteva fare?

Il suo cervello si spegneva ogni volta che appariva sullo schermo, non riusciva neanche a pregare e sperare che quella non sarebbe stata l'ultima volta.

Si spaventò di se stessa per come era riuscita a rimanere impassibile di fronte ad un massacro. Di solito sentiva sempre qualcosa nel suo animo rompersi, questa volta nulla. Come se stesse guardando lo spettacolo dall'esterno, fuori dal proprio corpo e dalla propria mente, entrambe gelate. Così che ritornato il controllo non sarebbe rimasto più nulla nella sua memoria...ma sarebbe stato lo stesso per Akio con una motosega che uccideva chiunque fosse dentro quella struttura, senza alcuna pietà e facendo degli sciempi con i loro resti? No, infondo sapeva che non sarebbe riuscita a scordare quelle immagini, le avrebbe semplicemente nascoste.

Dovette sentirla urlare per far partire una reazione dal suo corpo, e riprendere piena coscienza di sè. Si rese conto ormai alla fine, mentre tagliava in due il corpo dell'ultimo rimasto - un membro dell'esercito della disperazione - che quello con la motosega era effettivamente Akio. Non era riuscita nuovamente a impedirgli di uccidere delle persone. Non era riuscita a impedirgli di diventare sempre più vicino ad un mostro. Dinuovo era stata inutile ed era rimasta a guardare.

Era solo una patetica spettatrice del mondo.

Quella non era la prima volta che guardava Akio uccidere delle persone.

Quella non era la prima volta che guardava persone venire massacrate da altre persone.

Quella non era la prima volta che guardava corpi perdere la propria umanità, morendo o uccidendo.

Era e rimarrà solo una patetica spettatrice del mondo. Senza alcun potere. Senza alcuna abilità. Senza alcuna utilità.

Ellx si era posizionatx davanti ad una telecamera non poi tanto nascosta in un quadro, ritrovandosi faccia a faccia, e il suo cuore che si era messo a battere all'impazzata si era bloccato nella gola. Poteva leggere in quell'occhio la pazzia e il dolore che stava scorrendo nelle sue vene, ricoprendo ogni parte di quell'ammasso di carne ed ossa <killing game numero...non lo so più sinceramente.>

Era da tanto che non parlava, si limitava a presentarsi ai vari partecipanti per poi rimanere in silenzio finché non vinceva l'ennesima partita. Non si comportava così neanche nei tornei di scacchi contro a dei professionisti più grandi di lxi.

<è da un anno che passo da un gioco e l'altro, da un anno incontro gente che sta per morire e mai più rivedrò. So le regole a memoria, per sadismo non mi cancellano mai la memoria, faccio il solito ruolo perché sono il migliore. Vinco al primo trial da mesi perché sono il migliore. E questa volta ho deciso di fare di più...sta diventando tutto noioso>

Dovrebbe renderla felice sentire la sua risata, come le era successo sempre quando si erano conosciuti. Si illudeva di poter risentire con le sue orecchie la dolce melodia che la contagiava e di cui sentiva una forte mancanza. Invece udiì la solita risata, di ogni gioco, di un intero anno, che lentamente cresceva e diventava sempre più disperata mentre con una una mano si copriva la faccia.

<cari soldati, cari generali, cara e meravigliosa Junko Enoshima, vi è piaciuto il mio spettacolo? Avete goduto vedere la mia disperazione mentre con una motosega uccidevo persone anonime e di cui neanche ricordo i loro nomi? Ho ucciso dei vostri colleghi che hanno provato a fermarmi, li ho divisi in mille pezzi, tolto le loro interiora per poi unirle e renderle poltiglia, renderli irriconoscibili dai loro genitori. Vi piace? Vi piace? Vi piace torturarmi così eh? Vi piace vedermi uccidere?>

No.
Le avrebbe voluto dire all'infinito quanto vederla in quello stato non le piacesse. Quanto odiasse vederla interpretare il solito ruolo ogni volta, in un circolo vizioso senza fine. Voleva strapparsi gli occhi per non vederla più in quello stato.

Lx scacchista, ormai ex ultimate, aveva afferrato la telecamera, così che potesse vederlx meglio in volto e i mostrare in tutte le suoe microespressioni la rottura della sua mente <sapete...io non so neanche chi siano, non ricordo nulla di questo intero anno se non disperazione. Disperazione, amate questa parola. Ricordo solo il mio primo killing game, l'inizio di tutta sta merda, mi ricordo tutti i loro nomi, le loro facce, i loro Ultimate...le loro morti>

Non serviva fare nomi o far vedere qualche foto, Hiroko aveva impresse nella sua mente ogni momento di quei giorni e ogni sua tragedia. C'era anche lei. Era stata anche lì una sola spettatrice.

<il senso di colpa ma anche la gioia e l'adrenalina di essere la talpa...il tradimento finale...dove ho convinto tutti di aver ucciso io Mamoru, di essere io il mastermind per farli perdere e assicurarmi la mia salvezza. Wow non pensavo fosse questa la salvezza sai? Spero che la salvezza di Hiroko, come mi avete promesso, sia migliore...>

Lo trovava assurdo come in qualsiasi momento, anche quando la sua vita era in serio pericolo e stesse per scoppiare, Akio continuasse a pensarla e preoccuparsi per lei. Stava rischiando ogni giorno la sua vita e la sua unica preoccupazione era se lei fosse salva, viva e stesse bene? Akio era così assurdo. Ancora si stupiva?

<se quando esco di qui, perché uscirò da questa tortura, e vedo che Hiroko ha un solo graffio io vi ammazzo, tutti voi siete morti chiaro? Ho sacrificato i miei compagni e anche me stesso per salvarla. Ho dato il mio cuore a Junko per salvarla, mi aspetto come ringraziamento anche per tutti questi show un posto sicuro per lei e che sia così in alto da comandare su tutto il Giappone. Sono stato chiaro? Perché non posso accettare di perdere un'altra sorella, non posso essere di nuovo la causa della morte di qualcuno che amo...e non posso accettare di non poterla rivedere di nuovo quindi...> il tono calmo venne distrutto al posto della telecamera buttata a terra, permettendo di riprendeva ancora la scena.

<FATEMI USCIRE DA QUI! VOGLIO USCIRE! SONO DISPOSTO A TUTTO PER VIVERE FUORI DA QUESTI GIOCHI! VENDO NUOVAMENTE LA MIA ANIMA MA FATEMI USCIRE!!>

Smettila. Smettila. Smettila.
Non farlo dinuovo. Ti prego non farlo dinuovo. Smettila con questa storia. Smettila non è finita bene la scorsa volta che hai dato te stesso per la vita.

<MI PIEGHERÒ NUOVAMENTE A VOI! VI PREGO! VI PREGO! JUNKO FAMMI USCIRE! UCCIDERÒ ANCORA PER TE PER VOI MA FUORI DI QUI! VI PREGO!>

Ti avevo detto di smetterla. Ti prego smettila. SMETTILA. SMETTILA DI DIRE QUESTE COSE! SMETTILA AKIO! SMETTILA SMETTILA SMETTILA! VALI MOLTO DI PIÙ PER UNA FALSA LIBERTÀ. VALI MOLTO DI PIÙ PER UNA NUOVA PRIGIONIA.

<VOGLIO RIVEDERE HIROKO! POSSIAMO LAVORARE INSIEME E FARE TUTTO CIÒ CHE VOLETE! MI VA BENE OGNI RUOLO MA FATEMI USCIRE DA QUESTO INFERNO VI PREGO- FATEMI USCIRE O VI AMMAZZO- CAPITO? CAPITO!?>

<SMETTILA AKIO! SMETTILA DI URLARE! SMETTILA DI FARE QUESTO PER ME!> tirò un pugno contro le schermo, spaccandolo e interrompendo la trasmissione brutalmente.

<SMETTILA! Smettila! Ti prego...smettila...> si portò la mano al petto, stringendo il tessuto che copriva il cuore e lentamente si strinse a se stessa, scoppiando a piangere. Questa volta fece più male del solito, le sue urla furono delle lame taglienti che la fecero a pezzettini, come le persone che aveva appena ucciso.

<sei un coglione- una testa di cazzo- un deficente- un idiota- un...un...un cretino!> con l'altra mano si tenne una ciocca di capelli, belli biondi ma mal curati, e fu veramente difficile trattenersi nel strapparli via <sei proprio un coglione! La regina delle coglione! Il campione dei coglioni!> gli insulti uscivano assieme le lacrime e venivano bloccati dai singhiozzi che non riusciva a fermare.

I denti si strinsero impedendole di urlare "ti odio" allo schermo rotto, come se posse sentirla, e ripeterlo all'infinito per convincersi che fosse così.
Lei odiava Akio. Era vero? Assolutamente no. Sarebbe stato tutto così semplice se invece lo fosse. Se quei "ti odio" non fossero bugie.
Non si sarebbe fatta male alla mano e non avrebbe pianto ogni volta che accendeva la televisione.

Cercava di darsi dei motivi per smettere di soffrire mentre rimaneva una stupida spettatrice.

Ti odio.
L'aveva tradita. La solita questione. Non faceva neanche più effetto, conosceva le motivazioni e le metteva rabbia sapere come lei fosse coinvolta.

Ti odio. Ti odio.
L'aveva trascinata in una vita di merda credendo che potessero stare davvero sempre assieme. Anche lxi ci credeva. Invece si trovava da sola, con tutti i sopravvissuti morti suicidi o per alto tradimento, a sopravvivere in un mondo senza futuro e umanità. Completamente da sola a lavorare nello stesso governo ed esercito che le aveva rovinato l'esistenza...tutto per vivere un giorno in più.

Ti odio. Ti odio. Ti odio.
Le aveva lasciato così tante lettere prima di partire. Sapeva che sarebbe statx via per molto tempo e aveva scritto per lei una lettera da leggere in ogni momento. Quando era arrabiata con Akio, quando la situazione stava diventando troppo pesante, quando succedeva qualcosa di bello o aveva bisogno di piangere con qualcuno. Pure per le feste e per ogni suo compleanno. Dovevano colmare il vuoto tra di loro. Cercare di ricucire la frattura fatta dalle sue azioni. Dimostrarle che le voleva bene anche se lo voleva morto. Ma la facevano solo piangere e sentire ancora più sola.

Ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odio.

Voleva una vita normale, tornare a giocare a pallavolo e dalla sua famiglia, nella monotonia e nella rabbia di avere a che fare con le sue compagne stronze. In quei lontani giorni la morte era solo un lontano ricordo, era nascosta, ed era un segreto che teneva dentro di sè, nelle forbici con cui aveva ucciso qualcuno. Questa era la sua punizione per il suo peccato di cui non si sentiva in colpa? Davvero Dio? Era finita nell'inferno senza rendersene conto?

Forse non avrebbe ascoltato la sua richiesta, ma non era così grande infondo. Le sarebbe bastato tornare alla villa degli orrori, in mezzo ad Ultimate sconosciuti e rivivere all'infinito le giornate passate con Akio. Erano quasi sempre in cucina a mangiare, andava mattx per le patatine fritte e ci rimanevano anche durante la notte. Parlavano. Ridevano. Piangevano.

Si ricordava bene come era nata la loro amicizia: Akio le aveva chiesto di tenergli il suo pacchetto di sigarette, una piccola chiacchierata e lei decise di non ridargliele più così che smettesse di fumare. Non aveva mai smesso di chiedere il pacchetto indietro e ancora lo conservava.

Con lui non si sentiva così strana e giudicata, aveva conosciuto ogni suo segreto e l'aveva sempre accolta come una sorella. Non riusciva a credere di essere riuscita a farsi una vera amicizia in un gioco mortale.

Ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odio.
L'avrebbe preso a pugni per come la stesse facendo sentire inutile, un incapace ed un ingrata. L'avrebbe preso a calci per come la stesse facendo soffrire. Non riusciva però ad odiarlo, dopo le botte sapeva che l'avrebbe abbracciato e lasciarsi andare con un'altro pianto.

<mi manchi...> non riuscì a dire quelle parole d'odio, non erano pienamente sincere come queste <mi manchi così tanto...sei proprio una stronza...un'idiota...> strinse gli occhi cercando inutilmente di trattenere le lacrime <torna da me ti prego...> sbattè la testa contro la superficie <non mi lasciare anche tu...sei l'unica cosa bella rimasta nella mia vita...>

...

Era passato quasi un anno da quando non aveva più notizie di Akio. Non sapeva se era vivo o morto. Non sapeva se era stato tirato fuori dall'inferno o ci era ancora dentro. Non sapeva assolutamente nulla.

<capitano Satio, le è stata mandata una richiesta di trasferimento immediato per domani mattina alle dieci>

La fanciulla spalancò gli occhi sorpresa da quella notizia, guardando l'uomo in divisa davanti a lei con curiosità. Si era rassegnata che sarebbe morta in quella caserma, ferma nel ruolo di capitano, o anche nelle nuove missioni che aveva ricevuto sempre più pericolose e mortali nei ultimi tempi <cosa? E- e dove?> chiese lasciandosi sfuggire una vocina tremante.

<al palazzo Reale. Nostra Maestà desidera la sua compagnia> l'uomo posò sulla sua scrivania una lettera e la spostò delicatamente verso la biondina <questa è per lei. Prendila ed esca pure>

Ella annuì, facendo come le era stato detto come una marionetta ed uscì dall'ufficio. Non voleva crederci. Girava la lettera tra le sue mani incredula, aspettando che qualcuno arrivasse per dirle che era uno scherzo o si fossero sbagliati. Magari esisteva un'altra Hiroko Satio, e quella lettera, quel trasferimento, erano per lei. Non potevano sbagliare, Junko non avrebbe accettato un errore del genere.

La curiosità di sapere cosa ci fosse scritto venne fermata da un post scritum sulla busta dove le raccomandava di leggerla sul treno. Sarebbe stato meglio dare retta se non voleva farla arrabbiare ed andò dritto nella sua camera per prepararsi la valigia. Non le venne alcun dubbio o tentennamento, una proposta del genere capita una sola volta nella vita. Non poteva farsela sfuggire. Tanto non aveva più nulla da perdere.

Non sentiva chissà che emozione mentre posava i suoi vestiti in una piccola valigia, l'unica che aveva e bastava. Non possedeva troppe cose, le uniche importanti erano le lettere ed un vecchio pallone di pallavolo, non portò neanche chissà quanti vestiti - ne avrebbe ricevuti dei nuovi no?

Vedere quella stanza svuotarsi non le mise tristezza, non l'aveva mai sentita sua e non le sarebbe minimamente mancata. Erano solamente 4 pareti grige che circondavano uno spazio. Ogni ricordo sarebbe scomparso dalla sua mente.

Andarsene via non era una brutta notizia, non c'era nessuno che avrebbe sentito la sua mancanza se non in ambito lavorativo ma avrebbero trovato senza problemi un sostituto. Non c'era alcun senso rimanere e piangere. Sperava solo che sarebbe finito in un luogo migliore, se questo veramente esistesse.

Solo lei stava dando importanza a tale notizia, il giorno seguente finché non fu arrivato il suo treno era stato come un giorno normale. Ci fu un saluto di "addio" molto freddo da parte degli altri soldati e colleghi alla stazione. Non ci rimase molto male. Neanche si ricordava i loro nomi o le loro facce. Erano tanti, molto morivano e cambiavano sempre. Forse neanche loro sapevano chi fosse il capitano che stavano salutando. Lo facevano e basta sotto ordini.

Vedeva quella caserma grigia diventare sempre più piccola dalla finestra e tirò fuori dalla tasca la preziosa lettera per leggerne finalmente il contenuto.

Cara signorina Hiroko.

Mi ha veramente stupita in questo periodo! È riuscita a completare con successo ogni mia missione, più difficile delle scorse e che avrei dato ai suoi superiori, ed è pure rimasta in vita!

Avete fatto un ottimo lavoro tesoro<3 sinceri complimenti!

Dovevo immaginarlo dalle belle parole dette da una persona ad entrambe cara, ma volevo vedere con i miei occhi se era la verità o pura emotività a parlare.

Mi hai convinta a farle diventare una mia fedele compagna. Sapete, ho sempre desiderato avere una cagnolina di piccola taglia e con un forte animo. Dicono che sono le più facili da gestire rispatto ai cani grandi e randagi.
Sarà veramente così?

Ci vediamo presto, Hiroko.

-Junko Enoshima xoxo

La fanciulla chiuse il foglio, rimettendolo in tasca con lentezza e cercava di metabolizzare quello che aveva appena letto. Era da un paio d'anni che si era stabilizzato in maniera "ufficiale" il malsano governo di Enoshima, c'erano ancora dei problemi e cose da sistemare, non era poi strano vedere come ella chiedeva aiuto. Però erano stati eletti gli Shinigami - nel modo meno democratico possibile - e loro bastavano come manodopera no? Non sembrava esserci bisogno di un'altro membro. Soprattutto se questo fosse il caso perché nasconderlo? Non le vorrà per caso dare qualche ruolo nuovo? E perché mai a lei? Una spettatrice della vita?

Quella donna era veramente strana e assurda, e non ne rimase stupita vedendo con i suoi stessi occhi tutto ciò che aveva creato per divertimento. Non voleva neanche capire il motivo delle sue azioni, non ci teneva ed era più semplice pensarla così. Secondo Hiroko era anche la versione più realistica rispetto a tutte le menate filosofiche con cui se ne uscivano alcuni. Junko era semplicemente annoiata dalla vita e voleva conquistare il mondo, fine. Niente giustifiche. Niente ragionamenti. Era una brutta persona e basta.

Chi altro se non un pazzo vorrebbe abitare in un gigantesco palazzo, scuro, come unico colore aveva il rosso. Pensava di ritrovarsi davanti un castello medievale per la sua cupezza o barocco per la sua esagerazione, ma non fu così. Era una struttura del periodo contemporaneo delle guerre mondiali - uno stile architettonico molto dolce, molto delicato, e molto confortante. Così tanto che è secondo alla morte.

Fuori dal finestrino venne accolta da un paesaggio incoraggiate e rassicurante, campi pieni di fiori e vita. Quando scese dal treno poteva respirare l'aria piena di speranza. Gli ucciellini le cantarono dolce melodie e venne portata con cura, eleganza, galanteria da dei soldati verso l'entrata. Il mondo era così accogliente.

Provò ad usare il sarcasmo per sciogliere l'agitazione, non capiva se i risultati erano ottimi o disastrosi. Più andava avanti e più quel palazzo diventata orribile.

Non ci fu bisogno di bussare nemmeno una volta, il portone si aprì appena i suoi piedi si fermarono e si ritrovò davanti la Regina in persona. Junko - fucking - Enoshima. Con i suoi grandi codini biondi e il suo abbigliamento da studentessa anche se ormai avrà avuto la sua età o più. Sarebbe stato effettivamente così se fosse viva. Da vicino si vedeva meglio quanto la sua pelle fosse più luminosa del normale e che avesse qualche giuntura nelle articolazioni scoperte. Non poteva negare la sua bellezza, essa però non bastava per dimenticare il suo operato.

<Hiroko!! Finalmente sei arrivata!> esclamò l'altra bionda, decisamente più alta, correndo ad abbracciarla con grande energia. Si pietrificò tra le sue braccia, aspettò che si staccasse per fare inchino rituale ma venne trascinata dentro il palazzo senza poter fare o dire nulla. In un batter d'occhio si trovò all'interno e staccata dalla disperata. <s-salve-> balbettò, sentendosi subito dopo un idiota per come stesse venendo osservata dall'alto verso il basso.
<umh...speravo che ti dessero dei vestiti migliori per venire qui, quelle divise non mi sono mai piaciute!> fu il commento alla fine dei controlli con i raggi X.

<non ho altri vestiti vostra Maestà> la sua voce uscì senza troppi problemi, lineare e pulita, questo non toglieva l'agitazione di stare davanti alla donna più potente del mondo.
<e neanche dei prodotti per i capelli? È uno spreco per questi bei capelli biondi sai? Non hai una minima cura per il tuo bellissimo corpo!> era incredibile quanto una macchina riuscisse ad essere esageratamente espressiva come l'originale e come riuscisse a cambiars improvvisamente espressione. Prima era scioccata dalla sua vista, anche un po' irritata, con una grande smorfia e le sopracciglia alzate e adesso il volto si addolci mostrandole un dolce sorriso <non ti preoccupare cucciola, sistemeremo tutto! Lascia fare a me>

Giuro che la ammazz- il pensiero della più bassa si fermò per colpa di Junko e della sua presa salda alla mano, trascinandola per i lunghi corridoi e le grandi sale dell'abitazione. Non era così infantile, sembrava la ragazzina adolescente che era stata e sempre sarà, eternamente giovane nel suo corpo di metallo. In cosa mi sono cacciata? Non potevo starmene in quel buco di culo per l'eternità!? Per cosa poi? <mi scusi vostra maestà...> la domanda finale fu abbastanza forte da uscire dalle sue labbra, causando l'ilarità dell'altra.
<Hiroko quando siamo sole puoi pure darmi del tu, non usare termini altolocati! Vai avanti>

<precisamente...perché sono qui?> ci fu qualche secondo di silenzio - non lo era veramente per via dei loro passi rumorosi - e la povera Hiroko si preoccupò. Meglio non far arrabiare la regina o potrebbe tagliarti, per davvero, la testa <scusa se sono stata diretta ma non capisco>
Dopo quelle parole, oltre ad esserci altro silenzio, si erano pure fermate di colpo assieme al cuore della ex pallavolista. Oh merda. Hiroko sei morta.

La ex modella si girò verso di ella con un sorriso smagliante e rallento la presa alla mano, accarezzando con delicatezza le sue dita distrutte <da oggi sarai la mia fedele compagna>

<si lo so- c'è scritto pure sulla lettera-> le rispose Hiroko, osservando le loro mani a disagio. Poteva senza problemi e senza pensieri strapparla via dal suo braccio, bastava anche una parola sbagliata <ma cosa significa?- in che senso>

Junko sospirò e con l'altra mano le afferrò il mento, lo alzò leggermente così da poterla guardare dritto nei occhi. Poteva benissimo staccare anche quelli. <Hiroko lasciami finire e avrai tutte le risposte>

Fece una piccola pausa prima di ricomimciare a parlare <sarai il mio cane più fedele e sarai la mia arma più forte e letale. Ad ogni mio ordine, comando e volontà tu dovrai solo obbedire, eseguirlo e realizzarlo alla perfezione>

Hiroko fece per parlare. Voleva capire di più. Voleva anche rifiutare tale compito. Voleva fuggire ed evitare di finire in una gabbia ancora più stretta. Doveva obbeddire a qualsiasi ordine? Di ogni tipo? Purtroppo per ella la mano che le teneva il mento si spostò tappandole la bocca, zittendola.
<se ti dico di uccidere un bambino, tu lo farai. Se ti dico di radere al suolo un intero continente, tu lo farai. Se ti dico di metterti in ginocchio e pulire le mie scarpe con la tua lingua, tu lo farai. Se ti dico di uccidere la tua famiglia e amici, tu lo farai.> sembrava le avesse letto nella sua mente. Il suo tono era serio, di una donna decisa e sicura, consapevole delle assurdità e pazzie che uscivano dalle sue labbra. Sorrideva. Le stava dicendo che stava perdendo ogni tipo di libertà sorridendo <non credo devo aggiungere altro no? Sono stata abbastanza chiara?>

Annuì, non c'era bisogno di sentire altri esempi sempre più inquetanti. Le rimaneva solo un piccolo dubbio. Tolse la mano dalla sua bocca per parlare. <non...non capisco perché->
<perché tra tutti ho scelto te come terza ed ultima testa del mio cerbero?> erano sicuri che quel robot non potesse davvero leggere nelle menti delle persone?!
<Te l'ho già detto. Unx mix carx amicx mi ha parlato bene di te ed io ti ho testata. Semplicemente sei riuscita ad attirare la mia attenzione. Dovresti esserne onorata Hiroko di stare sotto la mia ala>

<ma->
Si girò, dandole le spalle <dai su, ti faccio conoscere la tua nuova casa e sarà meglio darti una sistemata prima di sta sera>
<sta ser-> era impossibile finire una frase o impedire di venire interrotta, Junko si mise a correre ed ad urlare sopra la sua debole voce <ANDIAMO HIROKO!!>

L'interno del palazzo riprendeva lo stile dell'esterno, più o meno. L'architettura era la stessa, un imponente palazzo dallo stile vecchio in contrasto con mobili e decorazioni molto moderne, quasi futuristiche. La scala di colori era la stessa di tutto il mondo, un freddo bianco e nero con delle goccie calde di rosso. Erano in totale quattro piani, quello terra era solo una gigantesca sala - sembrava quella di una discoteca e poteva contenere tantissime persone. Il secondo invece iniziava l'appartamento, con la cucina, la sala da pranzo e soggiorno, i bagni (troppi bagni) e si stupì di vedere pure una palestra privata così grande e piena di armi.

Si sentiva improvvisamente ricca senza aver fatto nulla per ottenere quei soldi.

Il terzo piano era quello con poche stanze. Al centro, con pareti vetrate, c'era una piscina chiusa e ci giravano intorno come un porticato le altre camere. Una di esse era una gigantesca cambina armadio e si meravigliò di vedere altri colori, altre tonalità, altre sfumature che non fossero grigi! Incredibile.

<qui ci sono i tuoi vestiti>
Infondo alla stanza c'era una piccola sezione di vestiti completamente diversi dal resto. Molto più nel suo stile, ed Hiroko si preoccupò di come sapesse cosa le piacesse. Erano pure della sua taglia! Si stava veramente stupendo che Junko potesse essere pure una stalker?
Affianco c'erano altre due sezioni, una con vestiti maschili e una con vestiti "vaffanculo al binarismo".

La regina prese un vestito corto con il corpetto a scacchi, con le spalline nere trasparenti e finiva con una gonna nera bella pomposa grazie al tulle. La schiena sarebbe stata scoperta, c'erano solo del filo rosso a dare l'effetto di un corsetto. Nell'altra mano teneva due tacchi neri, almeno non sarebbe stata così tanto bassa <questo lo indosserai sta sera quando incontrerai gli Shinigami> le porse l'abito con un sorrisetto <non ti preoccupare nelle missioni puoi stare più comoda, che non vuol dire vestirti di merda>

Cosa? Incontro con gli Shinigami? Cosa altro abbiamo qui? Una fetta di culo!? Non riusciva proprio a rimanere impassibile, mica era da tutti i giorni trovarsi Junko - fucking - Enoshima a darti cibo, alloggio e vestiti, concludendo la giornata incontrando i capi di governo <...cosa?>
<non voglio che i miei cuccioli siano brutti!>
Hiroko scosse la testa <no intendo- incontrerò gli Shinigami!?>
<oh si- stai tranquilla sono tipi apposto non preoccuparti!> si sedette su un divanetto rosso <se farai la brava ti ameranno subito, l'importante è che si fidano di te ma tu non hai bisogno di fare lo stesso>

<ci sarà anche quella persona ad "entrambe cara"?> la regina annuì come risposta, questa volta senza interromperla <io non conosco nessuno di così importante- chi sarebbe questa persona?>
Junko ridacchiò e batte le mani in un piccolo applauso <su cambiati non abbiamo tempo da perdere!> la regina decise direttamente di non risponderle e indicarle un camerino.

L'essere bionda non la aiutava a non sentirsi una bambolina mentre Enoshima le sistemava i capelli, la vestiva e la truccava. Era già attiva la modalità "Hiroko cane della Regina", rimase immobile e lasciar fare l'altra per non rischiare di venire strozzata da quelle mani <sei meravigliosa> le sussurrò all'orecchio, spostandosi subito dopo così che potesse ammirarsi allo specchio <sembri una principessa! Ho fatto un ottimo lavoro vero?>
<si- si grazie->

<oh giusto mi stavo quasi per dimenticare!> veloce come un lampo tornò dalla sua nuova cagnolina con un chocker rosso. Praticamente un collare per cani. Non era un commemto per essere offensivi, era seria. Junko le mise intorno al collo un collare per cani rosso. <perfetta>

Hiroko sforzò un sorriso, il più falso che riusciva a fare e nascondere il grande disagio formato dentro lo stomaco. Tanto non puoi scappare. Rimani immobile, sorridi e annuisci. Cosa vorresti fare? Mh? Sparire come Akio? Preferiva essere trattata come una barbie, almemo era più vicina all'essere umano rispetto a un cane. Non li odiava, anzi era il contrario, ma mai avrebbe voluto essere trattata come uno di essi e indossare un collare. Se le avesse chiesto di abbaiare potrebbe mandarla a fanculo per davvero.

Uscirono dalla cabina armadio per dirigersi verso un'altra stanza, ignorando le altre tra cui una rossa che aveva attirato la sua attenzione - il resto delle porte erano di legno nero.

<dovrai condividere la tua stanza con gli altri due, non ti preoccupare è molto grande e starete molto comodi>
Doveva essere contenta? Triste? Indifferente? Non lo sapeva. I suoi compagni alla caserma non erano stati poi un grande problema, semplicemente avevano ignorato l'esistenza dell'altro finché non fossero in missione assieme.

C'era la possibilità che sarebbere successo dinuovo, per questo si era portata con sè le lettere di Akio. L'avrebbero fatta sentire per un piccolo momento meno sola. Non si stava facendo più sentire e vedere, era una sensazione orribile non avere idea di che fine aveva fatto la tua migliore amica e quei pezzi di carta erano il suo unico ricordo. Si illudeva che un giorno sarebbero arrivate delle nuove per placare l'ansia e la paura di averlo perso in qualsiasi modo. Erano vecchie ormai, ma erano sicuramente ben tenute rispetto a un foglio a quadretti brutalmente strappato e attaccato davanti alla porta della sua stanza.

‼️VIETATO L'ACCESSO ‼️
● Agli uomini (tranne Aki)
●a Shinobu
Il nome era stato cancellato e riscritto tantissime volte per tutto il foglio.
●ai cani (bye bye Aki)
●alle teste di cazzo (bye bye AkiO)
La O finale era stata aggiunta con una penna diversa.

Akio.

Akio? Aveva letto bene? Quella era una O no? Era Akio giusto? Sarà la sua Akio? Oppure solamente un suo omonimo?

<sono dentro! Vai a conoscerli! Sono certa che non avrete problemi, ti troverai bene> detto questo, Junko se ne andò lasciandola finalmente da sola. Però, seguendo le voci che giravano sul conto della Regina, non sarebbe mai stata fisicamente da sola nella sua casa. Da ogni angolo poteva essere controllata da ella, sapeva sempre tutto, anche i segreti più intimi dei suoi sudditi. Non voleva pensarci, un problema alla volta, era il momento di scoprire se dietro a quella porta ci fosse Akio o no.

La aprì lentamente, non fece il minimo rumore con i tacchi entrando nella camera, in ogni caso sarebbe stato coperto dal suono di una pistola.

<MA CHE CAZZO FAI!? MA CHE CAZZO SPARI IN CAMERA COGLIONE!> la voce di un ragazzo, poco più grande di lei di un paio d'anni, susseguì quella dello sparo. Quando entrò vide come primo soggetto proprio quel ragazzo, molto più alto di lei, e le dava le spalle. Aveva i capelli biondi spettinati, gli arrivavano al mento ed erano sparati ai lati. La giacca bianca e nera lo coprivano abbastanza, si vedevano solo i pantaloni neri tagliuzzati in fondo ed i mocassini con una suola staccata <MI HAI ROVINATO IL CAPPELLO!> urlò il biondino togliendosi dalla testa il cappello in questione, unolll da pescatore con fasce verde e bianche, decorato da un foro causato da un proiettile.

Coinquilini tranquilli e silenziosi.

Il suo sarcarsmo sparì quando i suoi occhi si spostarano su un'altra figura nella stanza, dietro al primo, e credeva davvero che questa volta il cuore non avrebbe retto.

Unx ragazzx dalla pelle bella abbronzata, altx e dai lunghissimi capelli blu che portava in una comoda treccia. Fu il suo volto a colpirla appieno, anche senza un occhio aveva un ottima mira e riuscire a prenderla dritto al cuore. Non le interessava neanche come era vestitx, era fissa ad ammirare la sua faccia completamente scioccata. Era Akio. Non poteva essere qualcun'altro. Quellx era lx sux Akio. Lx sux migliore amicx. Stava bene.

<tanto faceva schifo!> quella era la sua voce, ne era certa. Akio teneva in mano una pistola che abbassò lungo i suoi fianchi e guardava molto serio il biondino davanti a lxi <ora mi vuoi ascoltare? Non c'è da preoccuparsi se abbiamo raggiunto l'obbiettivo no? Facciamo finta di nulla e preghiamo che non lo scopra!>

Akio. Era Akio. Era la sua voce. Era la sua faccia. Era il suo modo di parlare. La sua migliore amica era viva e vegeta, in carne ed ossa. Non poteva sbagliarsi. Non poteva essere qualcun'altro. Forse era lei la persona cara che l'aveva raccomandata? Akio lo farebbe. Avrebbe fatto di tutto per lei.

<Akio...> disse Hiroko, chiamandola senza alzare troppo la voce, attirando lo stesso l'attenzione di entrambi che si girarono a guardarla.

Quello che rimase più colpito di più fu proprio Akio, l'arma gli cadde dalle mani e l'occhio si spalancò, non mettendoci poco a riconoscerla. Non erano cambiati così tanto dopo questi anni. Il silenzio dell'altro le permise di guardarlo ancora e realizzare che era effettivamente lui. Le lacrime si prepararono ad uscire, rendendo i suoi occhi lucidi <Akio...Akio sei vivo...>
Ellx alla fine sorrise, mentre corse verso di lei. Akio fece quel dolce sorriso, pieno di gioia e amore, che non vedeva da tanto sul suo volto e lo illuminava più del Sole <HIKO HIKO!! STAI BENE GRAZIE A DIO>

Le braccia dellx ragazzx la afferarrono intorno ai fianchi, alzandola da terra e stringendo i loro corpi da troppo tempo lontani. Il suo bellissimo sorriso venne sostituto da un pianto genuino, di gioia e non erano le stesse lacrime che scesero nei killing game. Ella ricambiò subito l'abbraccio, appoggiando la sua fronte su quella dell'amico. Per quanto volesse prima prenderlo a pugni, sentiva più forte il bisogno di piangere tra le sue braccia e non staccarsi mai più. Poteva sentire il suo respiro. Poteva sentire il suo cuore. Poteva sentirlo piangere. Poteva sentire il suo calore e odore abbracciare il suo corpo. Poteva sentirlo dinuovo, in qualsiasi modo, dopo tanto tempo. Tutte le sue paure esplosero nello stesso istante <AKIO! AKIO SEI VIVX!> questa volta lo urlò, facendo scendere tutte le lacrime che aveva nel suo corpicino.

Era strano per entrambi piangere. Odiavano piangere soprattutto in pubblico.
Odiavano essere tristi.
Odiavano mostrarsi deboli agli altri.

Ma in quel momento era diverso, non c'era alcun problema a far scendere delle lacrime. Avevano dinuovo l'unica persona di cui si fidavano e che aveva visto ogni parte della loro anima, anche quella più fragile. Avevano passato notti intere a piangere assieme e mostrarsi piccoli piccoli come dei bambini. Non erano tristi, erano felici di riavere la loro metà. Lx scacchista asciugò le sue lacrime con dolci baci, affettuosx come sempe e lx lasciò fare <mi sei mancato...coglione> disse e lx fece ridere, dolcemente e genuinamente. Non riusciva ad essere amorevole ma almeno riusciva a farlo ridere.
<anche tu mi sei mancata Hiko Hiko>

<le mancavi così tanto che non smetteva di scriverti lettere e non faceva altro che parlare di te> intervenne il ragazzo con il cappello rotto, sorridendo divertito per Akio arrossito dall'imbarazzo. Se non avesse le mani occupate per tenere l'amica, gli avrebbe già tirato contro qualsiasi cosa della stanza. Pure un armadio.

Hiroko ritornò a guardarlx e gli afferrò il volto, schiacciandolx le guance <lettere? Quali lettere? Io non ho mai ricevuto alcuna lettera!> lx disse non riuscendo a trattenere nel suo tono la sorpresa di tale notizia, ne aveva avute così tante che non riusciva più a trattenersi <pensavo fossi sparito! Morto! Scappato! E- oppure- che mi avessi abbandonato! Non ti avevi fatto più sentire dopo...dopo quel killing game...>

<cosa...no! Non lo farei mai! Ma sei matta a pensare questo!?> pure l'italiano era sorpreso dalle sue parole, redendosi conto del malinteso. Akio credeva che avesse ricevuto tutte le sue lettere mentre Hiroko credeva che lxi non la stesse cercando più, era sparitx <ero convinta di aver trovato il modo per inviartele di nasconsto>
<di nascosto? Perché?> chiese Hiroko.

L'altro biondino - iniziavano ad essere in troppi - si avvicinò rimanendo attaccato allx scacchista e guardandola con un leggero tono diffidente. Cercava di nasconderlo sorridendole, mostrandosi amichevole. Lo poteva capire, era una totale sconosciuta e in questo mondo non ci si può fidare di nessuno - o quasi.
<perché non possiamo avere contatti e rapporti con il mondo esterno se non abbiamo il permesso di Junko. Il che è veramente raro. Quasi impossibile->
<e perché?> la fanciulla lo blocco con la sua domanda, irrequieta e il poveretto si zittì perdendo per qualche secondo il filo del suo discorso.
<Hiko Hiko lascia spiegare al più vecchio, ha bisogno del suo tempo>

Effettivamente quella barbetta lo rendeva grande d'aspetto - forse era veramente tanto grande rispetto a loro. Il "vecchio" gli tirò un pugno alla spalla prima di rimettersi a spiegare <per fartela veramente semplice siamo tipo gli agenti speciali di una qualsiasi organizzazione, appunto i "cani della regina", quelli che vanno sempre in incognito e fanno missioni segrete che nessuno deve sapere se non lo stesso governo...cioè Junko e Shinigami. Siamo a loro disposizione finché non ci ammazzano, ci ammazziamo o le malattie ci ammazzano.>

<neanche l'esercito dovrebbe sapere le nostre identità ma in alcuni casi, per ordini e altri bisogni, possiamo interagire con loro rimanendo in incognito> la spiegazione sembrava finita ma il ragazzo continuò a parlare <quindi Akio non poteva mandarti lettere dicendo che era lxi, o in generale lettere se non per lavoro>

<zero contatti con il mondo esterno?> il fanciullo le annuì per poi muovere le mani di lato, e poi annuire subito dopo. Tradotto velocemente dovrebbe essere "si più o meno è così. Complicato ma in breve si". Su questo non poteva più essere arrabiata con l'amica, ma c'erano ancora altri motivi.
<ti farai l'abitudine a stare fuori dal mondo, alla fine non è così male...dopo anni che ci vivi...così- ecco->
<se non fosse per il mio arrivo saresti impazzito sul serio> gli rispose Akio prima di ricevere un bel ceffone da parte di Hiroko. All'improvviso.

<AHIA- MA PERCHÈ!?>
Il cambio dell'argomento non aveva fermato esplosione e il continuo movimento delle emozioni intrappolate nella sua pancia. A ribollire ora era la rabbia, indebolita dalla gioia e dall'amore che provava nei suoi confronti <perché te lo meriti!> le tirò un'altro schiaffo nell'altra guancia <mi hai fatto stare molto male lo sai vero?! Mi hai fatto preoccupare così tanto da...da quando ci hanno separati!>

Le dita scure di Akio le accarezzarono la guancia, non più fradicia ma rischiava di bagnarsi dinuovo. Hiroko aveva ragione ad essere arrabiata <lo so e mi dispiace davvero. Non c'era una singola sera dove non mi rovinavo il sonno per quello che ho fatto...che ti ho fatto...anche se lo facevo per il tuo bene> le fece posare la testa sulla sua spalla e la strinse in un abbraccio. La biondina ricambiò e nascose il volto nell'incavo del suo collo <sono felice di potertelo dire e dimostrare dal vivo. Se vuoi picchiarmi fallo pure! Non mi lamenterò, te lo giuro>

L'avrebbe davvero picchiato, se solo i suoi abbracci non fossero così belli e delle dolci coperte. Dovettero però staccarsi, non riusciva più a tenerla in braccio ed era il caso di presentarsi al suo nuovo compagno di stanza <beh come sai già sono Hiroko Satio, piacere di conoscerti!> gli allungò la mano per una stretta e il fanciullo la strinse con una mano robotica, non ci fece molto caso, credendo fosse in qualche modo finta o un guanto particolare. <Akinori...semplicemente Akinori. E si- è una protesi, ne ho una anche alla gamba ed entrambe sono state create da me>

<LE HAI FATTE TU!? CHE FIGATA!> come una bambina prese il braccio di Akinori mettendosi ad agitarlo, giocherellarci e facendo per sbaglio anche male al poveretto. Sembrava una mano vera se non fosse per il materiale, tirò su anche la manica della giacca per vedere fin dove arrivasse ed era così affascinata che non si rese conto quanto Akinori stesse morendo dal disagio.

<come te lo sei fatto? È stato doloroso? Un incidente? Una guerra? Un combattimento? C'è l'hai da sempre? Come hai fatto a costruirlo con una mano?> non ricevette alcuna risposta se non dei leggeri borbottì incomprensibili. Venne tirata su da Akio <Hiroko è una questione delicata>
<ODDIO- SCUSAMI! Potevi dirlo prima!!>
L'inventore fece un piccolo sorrisetto, pieno d'imbarazzo <non...non ti preoccupare- non è poi così grave->

Per migliorare atmosfera decisero di cambiare discorso ed aiutare la fanciulla a mettere apposto la sua roba, facendole vedere meglio la loro camera. Era molto grande, c'erano tre letti separati da una scrivania. La sua parte era quella più vuota e cercarono di riemprila con le poche pose che aveva. Mentre la parte di Akio era piena di poster di cantanti, donne mezze nude e di foto di lxi da piccolx. C'erano tanti trucchi, pistole e degli scacchi. Non era però piena quanto la parte di Akinori, dominata dal disordine. Fogli sparsi, poster di film sci-fi e la sua scrivania era occupata da tantissimi monitor e un grande computer.

Si misero a parlare, riuscendo a sciogliere anche il povero Akinori. Si misero a leggere le vecchie lettere dell'italiano, solo per metterlo in imbarazzo, e ascoltò tutto ciò che c'era scritto in quelle nuove. Rimase stupita a sapere che il biondino fosse più grande di loro solo di due anni. Ed era felice di vedere come il rapporto con Akio non era cambiato nemmeno di una virgola, sembrava essere come quello di una volta.

<voi due andate molto d'accordo vero? O mi dovrò subire altri spari improvvisi?> chiese la fanciulla per iniziare una conversazione e conoscere meglio le dinamiche del suo nuovo gruppo d'amici.

<nah è un bel amico di bevute> rispose Akinori indicando le bottiglie di vetro vuote nel suo lato di stanza. L'aveva detto molto tranquillamente, non sapendo che così aveva messo la vita di Akio in pericolo.

<e cosa bevete?>
<vino, birra, vodka-> si fermò per un cuscino che gli volò dritto in faccia.
<AKINORI ZITT- AAAAAAAH-> l'urlo per nulla mascolino era dovuto all'attacco della nanerottola. Ella si era lanciata contro di lxi e si era messa a tirarlx la treccia ben curata.

<ALLORA LA PUZZA DI FUMO E ALCOOL ERA PER COLPA TUA!>
<HIKO HIKO->
<TI AMMAZZO!!>
L'inventore li guardava da lontano preoccupato <ragazzi calmi vi prego->
<STAI ZITTO CHE C'È ANCHE PER TE!!> gli urlò contro Hiroko, scendendo dal vecchio amico per correre verso l'altro ma una grassa risata robotica la bloccò.

La risata divenne lentamente più umana e familiare, soprattutto per i due pali della luce che ne sembrarono completamente terrorizzati. Li guardava confusi, Hiroko non capì chi fosse finché non senti la sua voce, Junko era lì con loro...non fisicamente.
<lo sapevo che vi sareste trovati bene!!> dal soffito apparve un braccio meccanico che teneva uno schermo. Inutile dire chi si vedesse in esso. C'era solo il suo angelico viso illuminato da un bel sorriso <quasi quasi mi dispiace interrompervi> appena la videro i due fanciulli si misero subito in ginocchio, e la nuova arrivata li imitò.

<vostra maestà non si preoccupi> disse l'italiano con la testa china <di cosa avete bisogno?>
<qualcosa di veramente semplice Akio, su alzati e pure tu Akinori> a quelle parole si alzarono di scatto, in piedi e ben composti come due soldatini. Neanche i suoi compagni erano così rigidi e dritti con la schiena <voglio solo sapere chi di voi due nella scorsa missione ha fatto esplodere l'intero palazzo quando vi ho detto esplicitamente che non dovevate attirare l'attenzione>

Era arrivata nel momento sbagliato, i due avevano fatto una cazzata e stavano per venire sgridati. Eccoti a fare dinuovo la spettatrice. Goditi lo spettacolo.
Akinori fece un passo in avanti senza pensarci due volte, nascondendo dietro la schiena la mano umana tremante <sono stato io, vostra maestà> disse facendo girare la testa degli altri due <è stato un grande errore da parte mia, anche se era stato necessario per delle dinamiche complicate e mi prendo tutte le responsabilità>

Il volto di Junko cambiò con uno scatto, mostrando un volto deluso e pieno di dispiacere, cercava di essere sincera con le sue parole, sembrò solo ancora più falsa <Aki Aki, cucciolo mio, non me lo aspettavo da te> disse con grande calma <sei stato fortunato che non vi siete fatti scoprire ma non ti salverà dalla punizione perché ti sei comportato molto male per altro> aggiunse, lentamente il tono dolce dell'inizio venne sostituito con uno sempre più duro e serio <a che punto sei con i lavori? Non dovevi consegnare oggi?>

<mia regina, alcuni li ho appena finiti ma altri li devo ancora iniziare! Ho le bozze pronte e sono solo tre...o quattro- sono pochi! Non considerando quelli nuovi nuovi- È...è umanamente impossibile! Ieri mi avete consegnato dei nuovi compiti con una scadenza per oggi, non riesco a finirli in tempo se per la stessa scadenza devo fare ancora quelli scorsi e- e quindi accumulano e->
<TUTTE SCUSE!> parole pesanti che ingobbirono Akinori, chiuso tra le sue spalle e abbassò subito la testa sentendola così irritata. Sapeva di aver fatto la cazzata.

<ti ho dato questa settimana per finire tutto perchè hai detto la stessa cosa la volta precedente ed ora mi dici ti mancano ancora dei lavori?!> la regina non ricevette una risposta, la serietà diventò rabbia dopo quell'ulrlo <questa volta non sarò misericordiosa, avrai solo 3 giorni per finire il resto> non era finito lì, Hiroko ci sperava ma c'era ancora una questione aperta <e verrai punito per le tue azioni e per la missione. Magari capirai meglio e non farai più lo stesso sbaglio. Ti aspetto alla porta rossa>

Questa volta fu ilx scacchista a fare un passo in avanti, superando l'amico e mettendosi davanti ad egli <no signora! È colpa mia non di Akinori!>
Il suo volto cambiò subito, adesso era scocciata e infastidita dalla situazione <Akio non fare l'eroe>
<dico davvero! È colpa mia! Tutta colpa mia!> ilx ragazzo si portò una mano sul petto e la battè su esso più volte <punisca me! La prego!>
L'inventore lx spinse via con delicatezza <non dire cazzate! È mia responsabilità sia questa missione che di tutti I miei incarichi>
<ma la missione è colpa mia non tua! Non è giusto che vieni punito per qualcosa che non hai fatto!>

<state zitti entrambi e a cuccia! Mi avete stancata!> pensava che Junko avrebbe urlato, bastò la sua voce ed un tono autorevole per farli stare in silenzio ed averli dinuovo in ginocchio <volete entrambi essere puniti perché entrambi colpevoli? Va bene. Così sia. Mostreremo alla nostra nuova amica cosa succede se fai il cattivo cane>
La pallavolista voleva chiedere che tipo di punizioni intendesse - per quanto potesse essere ovvio dai volti pietrificati dei due "cani" - però ogni parola le morì in gola
<più tempo ci mettete ad arrivare più tempo starete nella stanza con me> lo schermo con Junko sparì lasciandoli dinuovo soli.

Ilx catanese afferrò il braccio umano dell'altro per avvicinarlo a sè e tenerlo fermo <perché ti sei preso la colpa!?> gli chiese e Akinori riuscì a liberarsi dalla sua presa, andando verso la porta sotto lo sguardo infastidito di ellx dalla sua testardaggine e dal suo silenzio. <RISPONDIMI! PERCHÈ? LO SAI COSA TI FARÀ?>

<OVVIO CHE LO SO AKIO! LO SO FIN TROPPO BENE> alla fine gli rispose, girandosi per urlargli dritto in faccia, mostrando il panico nei piccoli movimenti del suo corpo e nei suoi occhi grigi fatti più piccoli. Tentava di essere forte, il più grande tra dei fratelli che si prende le responsabilità, ma era terrorizzato come un bambino al buio <io- io non voglio che succeda a te! Non voglio che ti faccia del male! Di me non mi interessa. Ormai mi ci sono abituato! Tu starai bene, lei si diverte e si calma...ed io avrò altre cicatrici e mi metterò a lavorare. Come sempre.> aprì la porta dando le spalle ad entrambi e non vedere le loro reazioni, era pronto a schivare una manata da parte di Akio <quindi ora vai da lei e le dici che è tutta colpa mia chiaro? Così ti lascerà stare...spero>

La biondina parlò sopra ad Akio impedendole di urlare ancora <cosa succederà? In che senso vi punirà?>
Akinori sospirò, rimanendo qualche secondo immobile davanti all'uscita <lo scoprirai presto>

Raggiunsero senza proferire parola alla porta rossa che aveva incuriosito Hiroko nel suo giretto, ed adesso che stava per scoprire cosa ci fosse voleva scappare. Non c'era nulla di buono. Non le piaceva la situazione. Non sopportava il non poter fare nulla, subire e sopportare, sapeva che avrebbe peggiorato la situazione se avesse in qualche modo reagito.

Akinori davanti a loro camminava con passo spedito, riusciva a tenergli testa rispetto alla sua amica e per quanto lo conoscesse da poco le fece stare male vederlo agitato. Prendeva lenti respiri per calmarsi, agitava le mani e si dava leggeri pugnetti alle braccia. Non sapeva cosa dirgli, niente di classicamente rassicurante avrebbe funzionato. Non sarebbe mai andato tutto "ok".

Entrarono nella stanza, l'interno era grigio scuro, non era gigantesca e sarebbe stata spoglia, vuota e triste, senza la presenza di oggetti di tortura e armi. L'intera parete di fronte all'entrata vi erano appesi questi utensili, al c'entro c'era un pillastro, vicino c'era una sedia di legno e affianco ad esse ci stava Junko "in persona". Li stava aspettando con un carrello con altri oggetti e tra le mani stava giocherellando con un collare.

I due biondini appena misero un piede lì dentro vennero brutalmente superati dall'unico con i capelli scuri, Akio. Ellx si mise a correre verso Junko prontx a suppilcarla di lasciare stare almeno Akinori. Non l'avrebbe lasciato prendersi dinuovo la colpa per qualcosa che non aveva fatto.
La sua corsa e il suo discorso venne interrotto da un colpo di bastone alla pancia da parte della sua padrona <non mi farai cambiare idea cucciolo, ho deciso> posò il bastone e il collare, frugando tra gli oggetti cercando qualcos'altro.
<Junko ti prego- ti prego- lascialo stare! Lascialo stare!> non potè fare altro, l'androide la spinse via, verso la sedia, e con un'altra spinta la constrinse a sedersi, tenendola ferma con una mano e con l'altra teneva una siringa.

Cosa voleva fare? Cosa c'era in quella siringa? Cosa voleva farle? Non voleva prendere nulla! Era droga? Era per forza droga- entrambe, sia il volto della donna e la siringa, si avvicinarono a lxi e al suo corpo <ora tu stai qui bravx ok? E non disturbi la tua padrona va bene?> fece no con la testa, agitandola con grande energia e provò ad alzarsi, a liberarsi dalla presa, ma la donna lx teneva stretto e in trappola <Akio non fare così o mi sento in colpa> lx schiacciò il piede con il tacco, per tenerlx fermo quei pochi secondi che le serviva per tirarlx su la manica e mettergli al braccio un elastico. Ogni suo tentativo di liberarsi lo rispingeva indietro e lo bloccava <pensavo ti piacesse farti in vena> gli disse sorridendo mentre l'ago si conficco nella sua carne.

Hiroko arrivò troppo tardi dai due, non riuscì a fermarla, la siringa era già vuota.

Akio non smetteva di muoversi, si muoveva come un forsennato, costretto a stare seduto dalla bionda più grande, finché il suo corpo lentamente, pezzo per pezzo, muscolo dopo muscolo, non si bloccò impedendogli qualsiasi movimento. Non sentiva più le gambe, ordinava di muoversi e di tirare calci ma stettero completamente ferme. Lo stesso valeva per le mani, andando poi a immobilizzare completamente le braccia. Cercò di fare avanti e indietro con il busto, così da tirare pure una testata a Junko, fu però inutile.


Non riusciva a muoversi. Non riusciva a muoversi. Non riusciva a muoversi.
Le dita lunghe e affusolate della fuori di testa le accarezzarono il volto, delineando i contorni e scendendo lungo il collo, risalendo subito dopo. La bocca non aveva intenzione di aprirsi per mordere quel dito su di essa. La testa non aveva intezione di girare e scacciare via quel dito che si avvicinava al auo occhio. Cazzo. Perché il suo corpo non reagisce? Perché non si muove? Perché non parla? <non sopporto i cani troppo agitati> quelle mani potevano fargli qualsiasi cosa e lxi non avrebbe risposto. Poteva fare qualsiasi cosa ad Akinori ed Hiroko, e lxi non avrebbe risposto. Non poteva proteggerli
<se fai ilx bravx avrai una ricompensa>

Non poteva fare nulla per salvarsi. Non poteva fare nulla per tenerli al sicuro. Non poteva fare nulla per aiutarli. Poteva rimanere solo a guardare, muovere gli occhi per il suo campo visivo limitato. Vedeva Hiroko, al suo fianco, le teneva la mano, non poteva però stringerla per farla stare meglio. Vedeva Akinori, di fronte a lxi, e al suo fianco Junko sorridente. Non dinuovo. Non dinuovo. Non dinuovo. NON DINUOVO! NON SAREBBE SUCCESSO DINUOVO!

Era peggio di una comune droga.
Era perfettamente cosciente di quello che accadeva intorno a lxi, capiva quello che stavano facendo, nessuna illusione, nessuna visione strana, nessuna alterazione della realtà.
Era completamente lucido.

Tw: t0rtura

Quando le mani di Junko, con quei taglienti artigli rossi, tolse la maglietta di Akinori, era perfettamente lucido. Quando lo buttò a terra di faccia, tirando i suoi bei capelli dorati, era perfettamente lucido.

Quando gli tolse le protesi, impedendogli di potersi rimettere in piedi e muoversi, lasciandolo a terra come un verme, schiacciandolo come uno di essi, era perfettamente lucido.

Quando mise intorno al suo collo un collare per cani, con l'unico obbiettivo di umiliarlo e farlo sentire ancora meno umano, era perfettamente lucido.

Era perfettamente lucido in ogni momento e non poteva fare assolutamente nulla per proteggerlo.

Neanche questa volta.

Come non era riuscita a salvare sua sorella da venire picchiata a morte, non sarebbe riuscita a salvare Akinori da venire torturato.

Sarebbe stato completamente inutile per gli altri. Dinuovo. Dinuovo. Dinuovo. E dinuovo. Non cambiava assolutamente nulla se era fatto oppure no. Rimaneva inutile. Rimaneva un osservatore. Rimaneva un mostro.

Sarebbe riuscito a proteggere Hiroko? Era completamente terrorizzata, cercava di chiamarlo ma le sue parole non entravano, i suoi pensieri erano troppo forti e in ogni caso non poteva risponderle. Non poteva farla stare meglio. Non poteva rassicurarla. Non poteva tapparle le orecchie e gli occhi. Non poteva proteggerla. Non poteva fare assolutamente nulla per lei. Era morta una persona per colpa sua. Erano morte tante persone per colpa sua. Perché insisteva nel voler salvare le persone? Non era un eroe. Era solo un patetico drogatx criminale. Non avrebbe mai fatto qualcosa di buono.

Stava dinuovo attirando l'attenzione su di sè. Non cambiava mai. Ed Akinori era uno stronzo a sorridergli mentre stava venendo punito per colpa sua. Non lo stava rassicurano. Non lo stava aiutando. Non lo stava facendo sentire meglio. Doveva esserci lxi al suo posto, lxi doveva essere torturato non il suo amico. Era come quella sera. Doveva essersi lxi al suo posto, lxi doveva essere ucciso non sua sorella.

Junko tirò il collare, alzando la testa di Akinori, non servì vedere la sua smorfia per capire che faceva male ed era orribile. Conosceva la sensazione di venire strozzato, perdere l'aria e non riuscire più a respirare bene. Avere la gola bloccata e il collo stretto, non poteva neanche liberarsi, il braccio serviva per tenere il busto leggermente sollevato da terra. Finché resisteva. Gli sarebbero venuti i lividi come quelli di sul cadavere di sua sorella per colpa di un ubriacone? Come quelli delle tante persone che aveva ucciso con le sue stesse mani?

Lo costringeva a tenere la testa alzata e guardare la luce intensa di un faro puntanto sui occhi. Gli faceva male a lxi che era lontano, non immaginava per egli che era vicino. Non bastava per saziare Junko. Ella si sedette sulla sua schiena, per quanto potesse essere forte, con un solo braccio e una sola gamba non riusciva a buttarla via. Erano troppo obbiedenti per poterle fare effettivamente male. Aveva troppo potere su di loro per potersi ribellare effettivamente. Tirava il giunzaglio con una mano e con l'altra gli teneva aperti gli occhi, così che non potesse chiuderli mentre la luce si spegneva e si riaccendeva velocemente. Tutto sarebbe poi finito, dovevano solo resistere. Se avrebbero fatto i bravi forse sarebbe pure finito prima.

Sentì Akinori urlare, con quella poca voce e fiato che era riuscito a passare. Perché Hiroko continuava a stare al suo fianco? Perché non correva da Akinori? Perché quando un suo caro soffriva tutti pensavano sempre a lxi? Perché quando sua sorella stava male nessuno era corso di lei? Akinori stava soffrendo. Akinori era quello in pericoloso, sempre per colpa sua.
<quanto sei sensibile e delicato> le unghie si conficcarono nella sua carne, e scese lungo tutta la schiena del biondo, lo vide stringere i denti per non urlare <sono solo all'inizio, ti sei rammolito Aki? Forse dovrei iniziare ad essere più cattiva>

All'improvviso, con la sorpresa di tutti, partirono dei fuochi d'artificio facendo prendere un colpo a tutti e tre. Il suono veniva dalle casse posizionate da Junko vicino alle orecchie del povero cane. Non troppo vicini da creargli un vero danno, ma abbastanza per dargli fastidio e coprire il suono dei propri pensieri, dei suoi respiri e del cuore. I fuochi scoppiavano uno dietro all'altro, senza sosta.

Era certo che gli fossero pure i suoi scoppiati i timpani, o forse stava iniziando a spegnere il cervello per sopportare la visione di Akinori agitarsi sempre di più. Non stava più sorridendo. Era abituato ai botti, l'esplosione non mancavano mai con loro, ma era una volta sola non consecutive e così forti, sparati nelle sue orecchie. C'erano mescolate anche urla, gente che parlava, gridolini di forchette sui piatti, plastica stroppiciata e l'istinto di tapparsi le orecchie gli venne pure ad Akio. Nessuno dei due però poteva, solo Hiroko riuscì ad attutire quel casino che veniva dalle casse.

La voce non usciva. Akio avrebbe voluto urlare a pieni polmoni, unirsi al casino solo per fermarlo ma l'aria usciva solo quando respirava. Mentre Akinori urlava, con gli occhi fissi sulla luce, le orecchie che chiedevano pietà e il petto veniva marcaro di graffi della bionda. Lo fece alzare leggermente, tenendolo per i capelli <urla più forte il mio nome, chiedimi pietà, chiedimi perdono, chiedemi misericordia> gli mollò la testa mentre stava per urlare "Junko" e lo bloccò tirandogli il collare prima che potesse cadere di faccia dal pavimento. <non ti sento Akinori!> lo fece dinuovo, lo mollò solo per poco, il giusto per fargli riprendere fiato, e poi ribloccare l'urlo con un'altra tirata <devi urlarlo! Devi perdere la voce nel dirlo! DEVI ESSERE PIÙ FORTE DI QUESTI BOTTI!>

Non puoi fare assolutamente nulla.
Sei inutile Akio. Ti credi davvero una brava persona? Fai schifo. Ti sei messo nuovamente nei casini e intanto una persona sta soffrendo. Akinori sta venendo torturato e tu pensi solo a quanto fai schifo. Fai ancora più schifo. Egocentricx drogatx senza palle, pateticx, stronzx e pezzo di merda. Aggiungiamo altro alla lista mentre Akinori viene torturato? Mentre facciamo i menefreghisti?

Forse era meglio essere stato effettivamente drogatx, si sarebbe sentito meno in colpa perché non ci avrebbe capito un cazzo e non avrebbe fissi nella mente quelle immagini. Così avrebbe solo dovuto riavere a che fare con i sensi di colpa del passato.

<LASCIALO STARE!!> la voce di Hiroko così forte nel suo orecchio gli fece più male del previsto, però non ne fece una tragedia, almeno lei stava facendo qualcosa urlando quelle stupide e inutili parole <SMETTILA TI PREGO!> non poteva saperlo che così avrebbe peggiorato tutto. Come non poteva sapere che avesse messo più in agitazione ilx sux amicx, perché sapeva del rischio che potesse prendersela con lei.

Il faro si spense assieme alle casse si, al loro posto partì un forte fischio ancora più fastidioso e la fanciulla si alzò da Akinori, mettendosi in piedi. Tanto non poteva muoversi in ogni caso.

La pallavolista tirò un sospiro di sollievo credendo fosse finita e potessero tornare nella loro stanza, purtroppo la loro signora si era spostata per prendere una spike bat - mazza con i denti - e iniziò a colpiro alla schiena.
<MI DISPIACE! MI DISPIACE VOSTRA MAESTÀ! MI DISPIACE DI AVERVI DELUSO! NON VOLEVO-> si mise ad gridare mentre veniva colpito più volte con forze diverse, ogni tanto leggeri e altri molto pesanti. Anche quando si era ritrovato senza fiato per il collare tiraro non smise di gridare <MI PERDONI LA PREGO!> ritrovandosi subito dopo con la voce rotta, parlando piano <mi dispiace mi dispiace mi dispiace> Junko non apprezzò, schiacciando la sua mano con il tacco <MI DISPIACE!>

Non faceva più male la tirata per i capelli biondi, usata per alzare il suo busto senza troppi problemi, permettendole di accarezzare e graffiare il suo petto da dietro, così che non potesse rispondere con una testata
<che strano...da quando i cani parlano?> alla sua domanda il ragazzo spalancò gli occhi, facendo no con la testa. Non voleva. Non voleva fare ciò che gli sarebbe staro rischiesto <dalla tua lurida bocca da bugiardo non deve uscire alcuna parola, devi solo abbaiare chiaro?> non c'era altra scelta, se voleva far finire presto doveva ubbidire.

Scusami Akinori. Scusami per tutto. È colpa mia. È sempre colpa mia. Il fischio alle orecchie coprì le urla dell'amico e degli imbarazzi versi costretto a fare. Il suo cervello non riusciva a reggere più nulla di quella situazione, e preferì iniziare a staccare la sua mente dalla realtà. Proprio come se si fosse fumato una canna o si fosse fatto di eroina. Perdere il controllo non solo del corpo ma pure della ragione. Finisce sempre così. Con lxi che diventa un spettatore della sofferenza dei suoi cari. Incapace di fare qualcosa di buono per loro.

Un urlo femminile lo fece tornare indietro. Non sapeva quanto fosse durato il suo distacco, quante pene avesse subito Akinori prima che Hiroko si buttasse in mezzo, coprendo con il proprio corpo la schiena martoriata e venendo colpita al suo posto <HIROKO CHI TI HA DETTO DI METTERTI IN MEZZO!? VAI VIA!>

Avrebbe smesso di essere una sola spettatrice. Questa volta non sarebbe rimasta a guardare. Anche se significava farsi distruggere al posto di qualcuno. La piccola biondina rimase immobile con gli occhi lucidi e fece no con la testa quando l'inventore le sussurrò di andarsene. Sarebbe rimasta. Fino alla fine.

<capisco, va bene. Akio sarà molto felice di questo> disse Junko prima di colpire Hiroko con un'altra arma, con una semplice frusta che lasciava dei lividi. Non poteva ferirla troppo o rovinare il vestito per l'incontro <ti piace lo spettacolo Akio?> le chiese la regina sorridendo all'italianx con gli occhi completamente lucidi. Non Hiroko. Non anche Hiroko. Ti prego smettila. Lasciali stare. Erano tutte frasi che non poteva pronunciare, racchiuse nelle lacrime che scesero a bagnarle il volto.

La biondina si mordeva il labbro per non gridare, per non far preoccupare il più grande sotto di lei che tratteneva le lacrime. Avrebbe voluto avvolgerla e prendersi lui le frustrate ma il corpo gli faceva troppo male per fare qualsiasi movimento, sempre con le sue limitazioni. Lo sentiva sussurrare, non smetteva di ripetere che gli dispiaceva. Era assurdo anche per lei proteggere una persona che conosceva da poco, però era amico di Akio e non sopportava vederlo trattato in questo modo.

Piangere non li aiuterà.
Piangere non la fermerà.
Piangere non serve a niente.

Dopo tanti tentativi vani, senza alcun risultato, finalmente il suo corpo obbeddì ai suoi comandi ed era in piedi, braccolante, si reggeva con la forza della disperazione. Fece un passo in avanti con pesantezza, poi un'altro passo prendendo lentamente sicurezza. I suoi arti si muovevano, lo ascoltavano dinuovo Era stato così tante volte stordito da ubriaco che ormai sapeva come muoversi senza cadere di faccia perdendo l'equilibrio.
<AKIO STAI FERMA LÌ! NON TI MUOVERE!> gridando alla amica non riuscì a soffocare un grido per la forte frustata ricevuta subito dopo.

<quanto siete patetici. Mi viene voglia di colpirvi ancora...ma mi servite integri> buttò via la frusta facendo un sorrisetto vedendo l'italiano in piedi e in lacrime <possiamo finire qui, sono sicura che avrete capito la lezione!> si chinò per fare un bacio sulla testa all'inventore e poi andò dallx scacchista per darlx un bacio sulla guancia. La carota dopo le continue bastonate. Un dolce bacio come se non li avesse appena distrutti fisicamente e mentalmente.

Appena se ne andò Akio raggiunse Hiroko per aiutarla ad alzarsi e assieme aiutarono Akinori, solo lui sapeva con qualche forza stava trattenendo il pianto <non...non...non dite nulla...a riguardo...vi prego- vi prego-> la voce tremava tantissimo, come il suo corpo. Annuirono entrambi, mettendo da parte le scuse che avrebbero fatto in un secondo momento. Gli rimisero le protesi e Akio cercava di fargli da bastone, non era per nulla stabile.

Per loro fortuna entrò in stanza una fanciulla dai capelli verdi a caschetto, vestita elegante e molto maschile. A nessuno dei tre importava a come era vestita, e la videro accelerare il passo per raggiungere il biondino. Gli afferrò il volto tra le mani, accarezzando la sua guancia dolcemente e gli tolse pure il collare. Poco importava delle presentazioni e spiegazioni, sapeva conoscere già tutta la situazione e la sua unica preoccupazione era Akinori. Dovette insistere con Akio per riuscire a portarsi via Aki per medicarlo. Alla fine ci riuscì. Prima di andarsene disse agli altri due di andare in camera a riposarsi.

<ma chi è?> chiese Hiroko che invece aveva bisogno di spiegazioni.
<Shinobu, una Shinigami.> rispose con voce bassa, aveva dinuovo abilità di parlare. Capì al volo l'alzata di sopracciglia della fanciulla, non servì aggiungere altro <no, non sono fidanzati. È molto...complicato>

...

Shinobu, ancora viva, cercava di medicare il biondino e fermare tutto quel sangue che stava ricoprendo tutta la sua schiena, i colpi non avevano solo creato delle nuove ferite ma ne avevano riaperto delle vecchie. Il ragazzo nonostante il dolore e la paura riusciva a muoversi, nascondendosi dall'amica con il cuore in gola, urlando con la poca voce rimasta di non osare avvicinarsi.

Era come avere a che fare con un bambino, solo che questo bambino era più alto e più pensante di lxi, con la barba e tanti crimini contro l'umanità sulle spalle. Ma era un bambino completamente terrorizzato, anche da lxi che era sux amicx. Non riusciva a vedere in lui quel cane che tutti gli altri vedevano. Non riusciva a vederlo completamente come qualcosa di non-umano. Sperava che non avrebbe mai smesso di vederlo come una persona.

<Akinori potresti stare fermo per qualche minuto? Ti prometto che farò veloce ma tu devi collaborare> gli parlò con calma e dolcezza, riuscendo ad avvicinarsi con passi lenti e leggeri al fanciullo. Egli si copriva il corpo con le proprie braccia e con un lenzuolo preso al volo, nascondendolo e proteggendolo <rimettiti nel letto, ti rilassi e mi parli delle cose che ti piacciono tanto...> mentre parlava la sua mano si posò sulla sua spalla nuda, scendendo lungo il braccio per accarezzarlo - come faceva sempre - con un movimemto lento e ripetitivo. A quel tocco improvviso l'inventore però invece di tranquillizarsi - come faceva sempre - corse dinuovo via <NON MI TOCCARE!>

Faceva sempre così. Ogni volta. Non riusciva a non complicare la situazione.

<Akinori se non collabori le ferite peggioreranno! Perfavore potresti venire qui?> provò a mantenere in ogni caso la calma, se si mettesse ad urlare e a dare di matto non avrebbe risolto assolutamente nulla. Ma neanche fare la dolce fanciulla sembrava essere utile, doveva cominciare a mostrarsi risoluta senza esagerare <Akinori! Ti prego vieni qui! Non farmi usare la forza->
<NO! NO NO NO!>

La Shinigami fece un grande bel respiro, molti profondo, buttando fuori tutta l'aria che aveva aspirato. Perché si era sceltx quello più complicato e difficile tra tutti? Se lo chiedeva spesso, ogni volta che entrava nel suo laboratorio, e non riusciva a trovare una risposta razionale. Stava unicamente seguendo le emozioni che provava quando era vicino al biondo e quanto la sua presenza la travolgesse, come un caldo abbraccio in una tempesta. La faceva sentire amata e protetta. La faceva ridere, piangere, emozionare, commuovere, spaventare, tranquillizzare, e anche arrabbiare <allora esci subito!>

<NON- NON VOGLIO!> insisteva a urlare ancora, per imporsi e mostrarsi più forte, fallendo miseramente nel suo intento perché la sua voce iniziava a rompersi.
<non mi importa cosa vuoi! Ora è più importante la tua salute ed io non voglio che stai male!> gli rispose Shinobu, provocando un terribile silenzio nella stanza, lasciando che l'eco della sua stessa voce risuonasse nella testa.
Merda. Era stata fin troppo dura? Aveva esagerato? Avrà fatto un casino? Ci sarà rimasto male? Perché ora se ne stava zitto!? Era così difficile comunicare i propri problemi senza fare scenate? Non era in grado di leggere nei pensieri altrui.

Il suo silenzio non fu un problema, conosceva tutti i suoi nascondigli e solo per questo lo trovò subito. Era seduto dietro ad una delle sue tante opere incomplete, si era coperto con il lenzuolo sporco di sangue, mettendosi da solo all'angolo e in trappola.

Si mise seduta davanti a lui, bloccandogli l'unica via di fuga e si strinse più a se stesso, schiacciandosi al muro e al proprio petto. Sentì un debole gemito di dolore, facevano tanissimi male quelle ferite ed era certa che si stesse mordendo la mano per non urlare.

<Akinori potresti fare questo sforzo?> la testa si mosse sotto il panno, scuotendola con foga facendo un insistente no senza proferire parola <fallo per te...per me!> fece un passo verso di lui, e sentì un'altro gemito sofferente, la schiena del biondino si scontrò col muro cercando di indietreggiare. Era in trappola. Non poteva fuggire. La paura saliva.
<ti prometto che non ti farò altro male ok? E dopo ti sentirai meglio> gli tolse il lenzuolo dalla testa, lasciando coperto il resto del corpo come desiderava. Gli sorrise dolcemente e poteva dinuovo guardarlo dritto nei occhi. Avevano un colore particolare, grigio mescolato con il verde, le ricordava una foresta durante una tempesta.

Ma i suoi occhi scuri ricordavano al fanciullo un abisso che non smetteva di tirarlo verso il basso lasciandolo senza ossigeno. Non stavano tranquillizando Akinori.

Sapeva quanto in quel momento era vulnerabile e debole, spoglio da ogni sicurezza e protezione.
Sapeva di come chiunque, dal completo sconosciuto alla persona che amava - Shinobu - potesse fargli del male in qualsiasi modo.
Sapeva fin troppo bene tutti i finali alternativi di una situazione simile.

Non riusciva a trovare fiducia nel suo tenero sorriso, così sincero e dolce quanto falso e ingannevole.
Non riusciva a trovare conforto e pace nelle sue mani così delicate e gentili quanto violente e crudeli.
Per questo aveva paura. Per questo cercava inutilmente di nascondersi. Per questo voleva che ella se ne andasse. Aveva paura che pure Shinobu potesse fargli del male e marchiare il suo corpo e la sua mente con segni indelebili. Come aveva fatto Junko e Charlie.

<Aki? Aki mi stai ascoltando?>

Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare di lxi. Feriscilx prima che possa farlo lxi. Uccidilx prima che possa farlx lxi.

<lo faccio per il tuo bene lo capisci vero?>

Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare di lxi. Pure loro avevano detto la stessa cosa. Pure con loro credevi che non sarebbe mai più successo.

<pensi che io possa...possa farti queste orribili cose su di te?>

Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare. Non ti fidare di lxi. Pure loro avevano detto la stessa cosa. Perché dovrebbe essere diverso adesso? Che cosa aveva lei di diverso dalle altre due?

<puoi fidarti di me Aki...questo lo sai vero?> le mani candide della fanciulla gli presero il volto, accarezzandogli le guance con tantissima dolcezza e con timidezza gli diede un bacio sulla testa. Era lui solito darli alla fanciulla in quel punto e le sue gote diventarono di un bel rosso. Il cuore sobbalzò e temete che fosse uscito dalla cassa toracica.

Shinobu lo amava veramente.

Era gentile. Era brava. Era amorevole. Era paziente. Era sensibile. Era sincera. Cose che nessuna delle altre erano state.
Anzi era lui che era sempre sgarbato nei suoi confronti e la faceva soffrire.

<ti fidi di me?> chiese ella e il biondino annuì lentamente. Era sincero nella sua bugia. Era possibile? A quanto pare sì. Una parte di sè continuava ad urlare quelle frasi di sfiducia, a mettere in dubbio ogni sua opera e ogni sua parola. Mentre un'altra voleva buttarsi tra le sue braccia, cadere da metri d'altezza con la certezza che Shinobu ci sarebbe stata per prenderlo. Eppure la sua mano umana continuava a tremare stretta in quella della fanciulla mentre lo aiutava ad alzarsi. Non ti fidare. Si ripeteva. Lei ti ama. Si ripeteva. Feriscila. Si ripeteva. Proteggila. Si ripeteva. Non sapeva a chi dare retta, il suo animo era troppo contrastato e diviso.

Entrambi erano seduti su un materasso gonfiabile chiamato "letto" - messo così che Akinori potesse rilassarsi nelle pause di lavoro - e Shinobu iniziò a tamponare la schiena martoriata. L'asciugamano era ruvido, cartavetra contro la sua pelle ed era così fastidioso. Non era mai stato un grande problema - erano altre le cose che gli provocavano certi disagi - ma dopo quella luce puntata contro i suoi occhi e tutti quei botti nelle sue orecchie, i suoi sensi erano diventati ancor più sensibili. Ogni minimo rumore, odore e contatto che era un normale fastidio adesso diventavano completamente insopportabili. Anche quanto il dolore delle ferite e del disinfettante sopra di esse.

La sensazione peggiore di quel maledetto straccio, dell'acqua, del proprio cuore nei suoi timpani, era quella mano che toccava la sua pelle e lo teneva fermo. Cercava di immobilizzarlo. Non ti fidare. Si muoveva di più ad ogni tocco, provando a scappare via per poi essere ripreso e venire bloccato. Non mi toccare. Non mi toccare. Lasciami. Lasciami. Lo stava tortutando, era un'altra punizione di Junko, si era dinuovo comportando male. Oppure Shinobu lo stava torturando? Oppure era il solito esagerato?

La fanciulla posò lo straccio al suo fianco, finito con la schiena e gli diede una carezza sulla testa <sei stato bravissimo Akinori, abbiamo quasi finito> si spostò e si mise davanti a lui, ancora teneva stretto a sè il telo ormai rosso sangue <ora togliamo il lenzuolo sporco, così puliamo le ultime ferite e possiamo poi bendiamo tutto-> mentre parlava, con fare rassicurante e calmo, allungò le mani verso di egli per strappar via il tessuto. Non ti fidare. Pericolo. Non ti fidare. Pericolo. PERICOLO! PERICOLO! <NO SHINOBU NO! BASTA! BASTA FERMATI!>

La spintonò via, facendola quasi cadere fuori dal materasso. La guardava dinuovo terrorizzato. Ancora non si fidava?
<Aki...ho bisogno che tolga quel panno per medicarti> non bastarono le parole e dinuovo allungò le mani riuscendo questa volta a staccarlo dal lenzuolo. Prese il panno bagnato e si riavvicino per tamponare le ferite sul petto, però venne subito bloccata ai polsi dal fanciullo <Akinori lasciami> feriscila. Uccidila. Feriscila. Uccidila. Feriscila. Uccidila. Fallo tu prima che lo faccia lei. È un pericolo. Distruggila. DEVI SALVARTI! <Akinori fai un piccolo sforzo abbiamo quasi finito>

Shinobu lo ama. Giusto? Non gli farebbe mai del male. Giusto? Shinobu gli vuole bene.
<Aki...>

Allora perché insiste? Allora perché non si ferma? Allora perché non lo ascolta? Allora perché? Perché? Perché ha paura di lei?
<AKI->

Se non era amore il suo, lui stava dinuovo vedendo usato? Se appena fosse diventato inutile l'avrebbe ucciso? Poteva vivere anche senza di lui? Se si fosse comportato male l'avrebbe abbandonato? Poteva vivere anche senza di lei?
Non riuscì a darsi delle risposte, scoppiò semplicemente a piangere. Le mani mollarono i polsi della fanciulla per afferrare i suoi capelli biondi. Shinobu si blocco sul suo posto e scosse la testa <ti prego non piangere> gli disse inutilmente, ormai non riusciva più a smettere di piangere.

Se si sarebbe lasciato usare l'avrebbe poi amato? Se si sarebbe lasciato torturare l'avrebbe poi amato? Se si sarebbe venduto anche a lei l'avrebbe poi amato?
Era bravo solo in questo. Non riusciva a fare altro. Era eccezionale nel lasciarsi calpestare dagli altri sperando che così possano rimanere sue e nel fare tutto ciò che volevano così da non venire buttato via. Rimaneva un gioco. Rimaneva un cane. Rimaneva un arma. Era fin troppo immerso nei suoi pensieri che rimase senza aria, in piena apnea, e per quanto facesse muovere quei polmoni niente entrava.

Questa volta qualcosa sarebbe cambiato? Shinobu sarebbe rimasta? Anche adesso, avvolto dalla paura e dal veleno, sarebbe rimasta al suo fianco? Sarebbe sempre rimasta senza mai abbandonarlo? Avrebbe scelto lui al resto del mondo? Shinobu non l'avrebbe ferito e ucciso vero? Vero? Shinobu non l'avrebbe tradito vero? Vero?

<non volevo spaventarti! Scusami! Scusami!> fece dinuovo per allungare le mani verso di lui però si fermò prima che potesse fare lo stesso errore di prima. Vederlo respirare così a fatica, con il volto basso e la testa china, le mise una grandissima angoscia. Temeva di fare un'altro errore e peggiorare la situazione, allo stesso tempo non poteva mica rimanere immobile a non fare nulla <hey hey prendi dei bei respiri- lenti- profondi- segui me, fai come me ok?> gli prese delicatamente la mano umana per appogiarla al suo petto e far sentire come i suoi respiri fossero calmi e controllati. La mano tremava, era agitata quando il fanciullo davanti a lei.

<mi dispiace mi dispiace> la fanciulla strinse la mano al suo petto, accarezzandogli il dorso di essa. Akinori iniziò ad imitarla, e lentamente i suoi respiri erano lenti, imitivano i suoi e non tremava più così tanto. Il cuore di entrambi batteva così forte da zittire i brutti pensieri <mi dispiace tanto...è tutta colpa mia se ti ho fatto agitare...scusami scusami> quelle parole dolci sorpresero Akinori. Shinobu era dispiaciuta. Shinobu chiedeva scusa. Davvero? Alzò la testa per guardarla dritto nei occhi per qualche secondo prima di distoglierli. Era abituato alle sue infinite scuse, ma in quel momento gli suonarono veramente strane e speciali.

<non volevo davvero, la mia intenzione era quella di aiutarti> gli disse Shinobu con grandi occhi tristi. Le aveva fatto male vederlo piangere e ancora adesso delle lacrime scendevano giù lungo il suo volto.
Aiutarmi. Aiutarmi. Voleva aiutarmi. Shinobu non voleva farmi del male. Shinobu aveva bisogno di me, per questo voleva aiutarmi. Shinobu mi amava, per questo voleva aiutarmi. Shinobu ci teneva a me, per questo voleva aiutarmi. Shinobu era mia, per questo voleva aiutarmi. Ma era sincera? Ma era vero quello che diceva? <d-davvero?> disse a sottovoce, ella riuscì a sentirlo lo stesso.

<non ti mentirei mai, te lo giuro sulla mia vita>

Se l'avesse baciata, sarebbe diventata per sempre sua? Sarebbe finalmente amato da qualcuno? Ma soprattutto sarebbe libero? O si sarebbe incatenato dinuovo a qualcuno?

Il suo corpo era scosso da tantissimi brividi, sentiva il suo respiro così vicino, non si era reso conto di quanti centimetri erano spariti e non c'era più una distanza tra di loro.

Se l'avesse baciato, sarebbe diventato per sempre suo? Sarebbe finalmente amata da qualcuno? Ma soprattutto sarebbe rimasto con lei? Oppure l'avrebbe lasciata dinuovo a se stessa, portandole via il mondo?

Non si era resa conto di quanto fossero diventati così vicini, non solo sentimentalmente. Il suo corpo si mosse da sola, avvicinandosi sempre di più. Poteva sentire il suo naso venire invaso dall'odore di sangue mescolato a quello del tabacco.

Sarebbe stato tutto inutile? Si sarebbero fatti dinuovo male? Si sarebbero odiati così tanto da uccidersi?

<la Regina ci sta aspettando sbrigatevi!> qualcuno entrò all'improvviso dentro la stanza, spaventando i due che si staccarono velocemente, lasciando incompiuto quel bacio. Avevano entrambe le guance rosse ed evitarono un loro possibile contatto visivo. Era una persona che Shinobu conosceva bene e con cui stava dando inizio ad una rivoluzione.

<cosa state facendo?->
<nulla!> dissero entrambi contemporaneamente, di getto, rendendosi conto la situazione sarebbe sembrata ancora più ambigua. Ci penso la fanciulla ad aggiungere altro <ecco- lo stavo medicando...finisco e arriviamo subito. Sono io che sono lenta ahah>
<mh mh- beh Junko non ha molta pazienza quindi non perdete tempo!>

La porta si richiuse alle sue spalle e quell'interuzione cambiò totalmente atmosfera all'interno del laboratorio. Akinori si agitò dinuovo, facendosi più male mentre si bendava da solo rifiutando l'aiuto di Shinobu più volte. Mentre si rivestiva lo sentiva borbottare la solita frase: Junko si arrabierà dinuovo, non va bene. Sentiva il collare tirarlo dinuovo, lasciarlo senza fiato mentre cadeva sempre più in basso.

La paura verso quella donna fu molto più forte, cancellando ogni cosa che c'era stata prima. Ogni suo pensiero. Ogni sua volontà. Ogni suo desiderio. Ogni cosa che era nata e morta in quel istante da se stesso. Egli uscì dandole un veloce bacio sulla testa, ma non smise a ripetere quella frase e pensare alla biondina.

Akinori...

Per quanto potesse amarlo, curarlo e coccolarlo, non potrà mai essere suo. Anzi. Non era mai stato suo. Era certa che neanche lo stesso ragazzo si possedeva. Ogni sua parte del corpo e dell'anima apparteneva alla Regina e al suo regno di cui aveva contribuito alla sua rovina. Se anche possedesse ancora qualcosa, era circondata e intrappolata. Non avrebbe mai scelto lei a Junko, per quanto egli possa amarla. Non sarebbe mai andato contro a Junko e al loro mondo, per quanto egli possa esserne vittima. Per questo era un problema per loro.

...

Hiroko aveva lungo la schiena dei brutti lividi, dovette togliersi il bellissimo abito e mettersi qualcosa di semplice di Akio - un top troppo largo e short che diventarono semplici pantaloncini - mentre quest'ultimo le teneva il ghiaccio sulle ferite. Non serviva vederlo per vedere la sua agitazione, lo capiva dai suoi respiri troppo veloci e la voce forzata ad essere calma, perché come sempre non voleva far preoccupare nessuno <Akinori starà bene, ed anch'io. Stai tranquilla> le disse dolcemente, togliendosi il ghiaccio dalla schiena ancora dolorante e si girò per guardare l'amica <tu invece? Stai bene?>

<si... più o meno...sento ancora il corpo un po' addormentato ma sto bene...mentre voi due...> era colpa sua. Era unicamente colpa sua. Con una mano si stava coprendo il buco dell'iniezione nel braccio ancora scoperto. Stringeva la carne con le dita <mi dispiace così tanto- siete messi malissimo soprattutto Aki...mi dispiace mi dispiace-> era colpa sua. Era unicamente colpa sua. Era colpa sua se sono stati torturati. <non mi interessa se non vuole le mie scuse, dopo gliele faccio! Se le merita tutte!>

Fece una piccola pausa aspettando una reazione, ma la sua voce in automatico stava ripetere la solita parola, per essere poi interrotta dalla biondina <se dici dinuovo un "mi dispiace" ti tirò un pugno>

<Hiroko mi dispiace-> con grande sorpresa ricevette davvero un pugno, sull'altro braccio, quello ancora coperto dalla manica. La fanciulla lo guardava severamente, nascondendo in quei occhi la sua dolcezza, pronta a fare una ramanzina e per una volta il fumo non c'entrava nulla. Era seria, sicura, decisa, e forte. Tutte qualità che lxi non aveva infondo, pretendeva di avere. Fingeva molte cose, tranne il bene che voleva ad Hiroko.

Le mani gli afferarrono il volto, dolcemente e con delicatezza, lasciandogli la libertà di muoversi ma desiderava che la guardasse in faccia e così fece <Akio ascoltami bene: non è colpa tua!>

<si invece!> doveva sapere bene quanto fosse difficile farla ragionare soprattutto se presa dall'emotività. Quella frase - non è colpa tua - le era stato detto così tante volte per giustificare così tante cose che aveva iniziato a non sopportarla più. Era stata colpa sua se sua sorella era morta quel giorno. Era colpa sua se si era drogata e non era riuscita a salvarla. Era colpa sua, del suo egoismo e menefreghismo <è colpa mia se vi siete fatti male! Basta negarlo! Anch'io posso fare cazzate e questo ed uno di queste!> Essere sotto droghe non era una scusa per il suo comportamento.

Le sue dita scure tracciarono una linea delicata, sfiorando le ferite, lungo tutta la colonna vertebrale di ella. Più andava verso la testa e più il tratto immagginario diventava tremante e storto <mi dispiace...mi dispiace mi dispiace ho rovinato questo giorno...ho rovinato tutto> Hiroko poteva finire come Chiaki. Non riuscì a trattenere ancora dentro di sè quel pensiero e buttare sulla propria schiena le colpe di un passato lontano. Le dava fastidio non ricordare quasi nulla di quella sera se non il cadavere della sua adorata gemella. Lei voleva solo divertirsi. Lxi quindi l'aveva portata in un bar a divertirsi a modo suo. L'aveva lasciata da sola ed era morta. Non voleva fare lo stesso errore.

Si sentì in colpa a mettersi a piangere. Non c'era una singola cosa di cui non si desse la colpa e doveva per questo punisi. Trovava ingiusto mettersi a piangere e prendersi tutte le attenzioni. Ogni cosa che facesse attirava le attenzioni di qualcuno, anche solo respirando. Stava male ma Hiroko e Akinori di più. Stava male ma Chiaki lo era stata di più. Era un bambino viziato e amato, come poteva stare male? Come poteva mettersi a piangere per le conseguenze delle sue azioni? Doveva aspettarselo. Non si piange sul latte versato.

<Akio ascoltami> la biondina si avvicinò al suo volto, posando la sua fronte su quella dell'altro e asciugandogli le lacrime con i pollici. Era ancora seria, però non faceva paura come Junko, e le sue carezze erano sinceramente dolci. Ogni parola era un caldo abbraccio anche quando discutevano.
<ho deciso io, di mia spontanea volontà, di intervenire e farmi colpire al posto di Akinori> la lasciò parlare, si lasciò stringere delicatamente dalla sua voce <ti pare giusto che veniate trattati in questo modo così disumano? Non è giusto e nemmeno normale Akio! Non ha alcun diritto di trattarvi in questo modo per degli errori!> era arrabiata. Capiva la sua rabbia. Rinchiusa nel suo cuore c'era la stessa rabbia <come potevo rimanere solo a guardare? Come potevo non fare nulla quando ero in grado di fare qualsiasi cosa per aiutarvi!? Sono stufa di stare a guardare mentre persone a cui tengo vengono massacrate e venire trattatti tutt'altro che come delle persone!>

<ha fatto anche di peggio> mormorò ilx fanciullx, rendendosi conto troppo tardi di quello che aveva appena detto ad alta voce e della possibile reazione dell'altra <volevo dire->

<COSA!?> fu troppo tardi per rimediare all'errore commesso. Lx prese per le spalle iniziando a scuoterlx senza troppa energia, e la rabbia nei suoi occhi lx schiacciava, anche se non era per lxi <quante volte è successa una cosa del genere!?> lx chiese, ma lx fanciullx dai capelli blu non le rispose, rimanendo in silenzio sperando che andasse oltre <Akio!> ovviamente non lo fece. Non riusciva a non farla preoccupare. Pure senza dire nulla parola, il suo occhio le parlava e le raccontava tutte le cose che voleva tenere nascoste. Hiroko non perdeva neanche una virgola o un punto.

Le afferrò i polsi per fermarla, sforzando un sorriso per nulla sincero, anche un idiota avrebbe capito che stava cercando di nascondere il dolore. Le stava mentendo, ma non riusciva a farlo, per questo evitava alcuni discorsi come questo. Era disposto a fingere di stare bene per non farla stare in pensiero <non...non ti devi preoccupare Hiroko- non capita così tanto spesso che sia così pesante>
<ed è una cosa buona!?>

Cretino! Vedi che ha ragione a chiamarti coglione!? <io non- senti Hiko Hiko non ti devi preoccupare, davvero davvero! Io e neanche Akinori vogliamo che tu ogni volta ti faccia male per noi cone hai fatto oggi...> non serviva a nulla sacrificarsi per l'altro, tanto Junko avrebbe sempre trovato un modo per farti soffrire e per torturarti. Non sarebbe stata nè la prima nè l'ultima volta, ne aveva viste così tante volte e ne aveba subite altre tante. Quelle ferite erano diventate normali, non facevano più effetto se non alla piccola parte fragile ancora integra. A fare male era solo il senso di colpa e le urla di un proprio amico sofferente ma... <ti ci abituerai>

<come mi sono abituata a vederti nei killing game per un intero anno?> le chiese, pur non facendo una vera e propria domanda. Stringeva le spalle con le sue piccole, fasciate, rovinate e tenere mani, cercando di non usarle per prenderlo a cazzotti. Magari si sarebbe ripreso. Magari Junko sarebbe uscito dalla sua testa. Magari si sarebbe data una cazzo di svegliata <ora mi devo abituarmi a vederti subire torture e tanto altro che non ho ancora visto?>

<ti rendi conto di cosa mi hai appena detto!? Di fregarmene di te!? Dellx mix migliore amicx!?> vedendo che l'altrx stava in silenzio decise di andare avanti con il suo discorso, poteva finalmente parlalx faccia a faccia e dire tutto quello che aveva tenuto per sè <Akio non ti rendi conto di quello che ti stanno facendo!?>

Certe volte voleva essere un idiota totale, subire ogni cosa da parte della vita e delle persone senza capire nulla. Continuare a camminare senza preoccupazioni nonostante sotto i suoi piedi ci fosse un dirupo. Sorridere senza alcuna fatica e nel modo più ingenuo anche davanti alle persone che ti facevano del male.

Invece capiva ogni cosa, lo faceva fin troppo bene, e come quando giocava a scacchi riusciva a prederre tutte le mosse dell'avversario. Anche mentre cadeva giù nel dirupo, non riuscendo ad ingannare la fisica e le persone a lxi care. Vedevano quanto faticasse per fare un maledetto sorriso davanti a tutti gli stronzi che lx avevano rovinato la vita e quella dei suoi amici.

Se ne rendeva conto, anche fin troppo. Preferiva fosse completamente ignaro di tutto, magari avrebbe fatto meno male.

<si che lo so!> ma non poteva farci nulla <questa è la mia vita, me la sono scelta> e non poteva farci nulla <io ho scelto di vendere la mia anima a Junko! Me la sono cercata! Sapevo che sarei finito così comportandomi male!> non poteva farci nulla, era troppo tardi <però ho incontrato un nuovo amico e..e ho cibo, una grande casa, vestiti-> gli angoli della bocca tiravano verso l'altro, tremavano e non riuscivano a tenere un sorriso per troppo tempo <se non mi piacesse non l'avrei scelta questa vita! Non...non ti devi preoccupare Hiroko>

Amo questa vita. Aveva una stanza molto grande, più grande di qualsiasi stanza avesse mai visto in questi anni. Aveva un compagno di stanza simpatico con cui si trovava bene e si era affezionato, dopo un intero anno in cui si sentiva l'essere più vuoto al mondo. Aveva una villa tutta per sè. Aveva sempre cibo. Aveva tanti bei vestiti. E continuava ad uccidere persone per rendere tutti contenti, non smettendo di fare spettacolo per lei.

...

Cosa aveva appena pensato?

Amo questa vita. Non aveva senso agitarsi. Era la stanchezza. Lavorava molto. Senza mai una pausa. Senza mai riposare. Però aveva tanto cibo buono, un letto comodo, un tetto sopra la testa, e acqua calda per fare bellissimi bagni rilassanti. Poco importava se veniva sfruttato da chiunque sapesse della sua esistenza, senza alcun ritegno e alcuna cura. Sarebbe divertente se uno di quei giorni invece di sparare a persone che non conosceva avesse sparato a loro.

...

No no no! Akio a cosa stavi pensando?

Amo questa vita. Così tanto. Così tanto da lasciarsi umiliare, spogliare, picchiare, drogare, sanguinare, tagliare, torturare da una donna malata. Così tanto a lasciarsi usare e riusare a priprio piacimento per rovinare ulteriormente il suo mondo. Uccidere e uccidere. Così tanto da lasciarsi modellare, cancellare e distruggere ogni parte di se stesso, facendo tutto ciò che le piaceva e desiderava. Così tanto da distruggere ogni cosa di questo governo, liberarsi dalle catene e portarsi via con sè Akinori che anche lui odia questa vita.

...

Smettila! Non era vero!

Amo questa vita. Akinori ama questa vita. Ameranno sempre questa vita. Anche Hiroko amerà questa vita. Perché starà al sicuro. Nessuno le avrebbe fatto del male se non sapevano della sua esistenza. Nessuno le avrebbe fatto del male se aveva più potere e più importanza di chiunque altro. Nessuno le avrebbe fatto del male sotto le ali della Regina...se non la stessa Regina. Perché non starà al sicuro. Ogni minimo errore veniva punito gravemente e la più piccola incomprensione risolta con la morte. Avevi il potere. Avevi la possibilità di decidere se una persona moriva o viveva. Ma non avevi la libertà.

Stava salvando Hiroko donandole un grande ruolo, condannandola però per l'eternità.

...

Smettila! Smettila! Smettila! Tu ami questa vita! Tu ami questa vita! Tu ami questa vita! Non riusciva a ripeterlo ad alta voce con la stessa convinzione, si perdeva nell'aria appena provava ad aprire la bocca. Quella convinzione, quella sircurezza, quella decisione rimaneva nella sua testa per ingannarlo, ripetendo le solite frasi. Tu stai bene qui. Tu ami questa vita. Tu hai scelto di vivere così. Tu hai voluto questo lavoro e lo ami. Ti piace. Ti piace vedere il mondo distruggersi per colpa tua. Lxi non stava bene qui. Lxi non amava questa vita. Lxi non aveva scelto di vivere così. Lxi non aveva voluto questo lavoro e non lo amava. Non lx piace. Non lx piaceva vedere il suo mondo, Hiroko, venir distrutto per colpa sua.

<io mi preoccupo Akio!> gli stava parlando, distruggendo quei secondi eterni <mi preoccupo per te e per me!>
<se dovesse punirti mi metterei in mezzo e->
Si bloccò vedendo la mano alzarsi della biondina, pronto a colpire, e d'istinto si strinse a sè per attenuare lo schiaffo. Ma non ricevette nulla sulla guancia. Da parte dell'amica ricevette solo uno sguardo pieno di rabbia e di lacrime. <perché io non posso fare lo stesso per te? Perché non posso proteggerti come tu hai sempre fatto per me? >
<non ne ho bisogno io sto bene qui->
Vedeva quanto si stesse trattenendo a non dargli quello schiaffo - i soliti che dava e di cui ogni tanto ne aveva bisogno per tornare lucido - terrorizzata di fargli del male e sembrare un'altra biondina che conoscevano entrambi. <Akio non mi prendere per il culo! Ti ha drogato e immobilizzato per tutto il tempo mentre vedevi un tuo amico venire torturato! TI RENDI CONTO CHE HA TORTURATO PURE TE E NON È LA PRIMA VOLTA CHE LO FA!?>

La mano si abbassò, mettendosi lungo il suo ventre trigendo la propria pancia per sfogarsi non sull'amicx <tu non stai bene qui! Tu non stai bene in questo mondo! Tu non sei felice! Tu non sei contento! Lo vedo dal tuo occhio quanto stai male! Ti conosco meglio più di chiunque altro! Pure di più di quella biondina stronza-> non fece in tempo di finire la frase che la sua bocca venne tappa.

Akio la guardò terrorizzatx. Non aveva quello sguardo neanche davanti alla morte. Faceva più paura la morte di qualcun'altro che la propria.

La fanciulla si liberò <e puttana-> solo per venire zittita nuovamente dalla mano tremante dell'italianx. Riuscì a togliersi dinuovo il bavaglio di carne e non si fece zittire una terza volta <sto dicendo qualcosa di sbagliato?> No, è tutto giusto <lei non è la rovina di questo mondo?> si, lo è <lei non è la causa dei nostri problemi?> si, lo è <lei non dovrebbe sparire completamente?> si, lo è <lei non è una grande tro-> si- no! NO NO NO! le si fiondò adosso, senza farle troppo male alla schiena e tappandole dinuovo la bocca.

SMETTILA! SMETTILA! SMETTILA! NON VA BENE PENSARE COSÌ! NON VA BENE DIRE QUESTE COSE! HIROKO STAI ZITTA! STAI ZITTA O JUNKO TI UCCIDEREBBE! SMETTILA! SMETTILA! SMETTILA! PERCHÈ LE STAVI DANDO RAGIONE? NON VA BENE DIRE QUESTE COSE!

I lunghi capelli blu cadetterò sul volto della fanciulla, sdraiata sotto di lxi per nulla spaventata da quella mano. Non starebbe mai stata zitta. Neanche la morte sarebbe riuscita a farla stare zitta. Akio la conosceva. E lei sapeva che quella mano tremante non avrebbe fatto nient'altro al suo corpo. Avevano troppo paura di ferire l'altro.

<Hiko Hiko non dirle queste cose o si arrabia, tanto tanto tanto tanto e non voglio che ti faccia del male> riuscì a esprimere con calma i suoi pensieri esplosivi, ma non era lucido, non era veramente tranquillo <se le vai contro è peggio...molto peggio- non serve a nulla! È inutile andarle contro! Finisci solo per peggiorare tutto e finire un intera giornata in quella stanza...>
Lo so molto bene. Non ebbe il coraggio di dirlo.

<Quindi basta fare->
Un morso alle dita riuscì a far liberare la sua bocca e afferrò il volto di Akio per avvicinarlo al suo <basta fare i bravi canoglini? Basta lasciarsi trattare di merda?!> voleva che sentisse bene ogni sua parola <perché non hai un minimo di rispetto per te stessa?> voleva che comprendesse ogni singola parola <perché continui a vivere in questo modo!?>

Voleva urlare. La gola però era stretta. Eppure nessuno stava stringendo il collare che indossava al collo e nessuno stava tirando un guinzaglio.

<io...io voglio solo...vivere e morire come vorrei> cercava lo stesso di far uscire i suoi pensieri anche se significava sussurrarli con un filo di voce e tanta paura <non avrà senso per te...ma se questo è l'unico modo per non morire in quei giochi di merda allora mi va bene...> gli sembrava di aver scelto la libertà e di aver cambiato vita, ma era finito nello stesso ciclo senza fine. Non era cambiato assolutamente nulla, sempre una pedina era rimasta, e per andare avanti in quella partita eterna che era la sua vita, si illudeva che questa nuova vita era stata la sua salvezza. Non c'era altro modo. Non c'era altra scelta. Non poteva fare altro. Questo era l'unico modo che conosceva per sopravvivere.

I soliti metodi. Le solite tecniche.
Vendersi. Affidarsi agli altri. Riunciare a tutto, anche a sé stesso, per vivere un'altro giorno. Credere di aver preso una scelta, di avere una volontà, di avere qualche potere, mentre obbediva ad ogni ordine e la vita lo calpestava.

<hai letteralmente venduto più volte la tua vita per vivere!?> Non servì che Hiroko glielo facesse notare, ne era consapevole.
<esatto.> non ne andava fiero. Non era contento. Non era per nulla orgoglioso di sé stesso <farei di tutto per vivere e poter tornare a casa, o qualcosa di simile, con le persone che amo! Per stare con te e anche con Aki!> questo era vero. L'unica cosa vera e certa nel suo discorso. Aveva sempre sognato una vita felice e serena con le persone che amava, ma non in quel modo. Non in quel mondo <questa è la mia scelta!> ormai non stava più cercando di convincere Hiroko, ma il suo riflesso che vedeva nei suoi occhi grigi.

Voleva convincersi che non odiava la sua vita, se stessa e ogni cosa che le circondavano. Era inutile odiare tutto. Non importava quanto il suo sangue si stesse avvelenano per l'odio, non sarebbe bastato per farlx uscire da questo circolo vizioso, alla pari con la sua dipendenza con le droghe.

Faceva male. Sapeva che quello schifo lx stesse uccidendo lentamente, fisicamente e psicologicamente, eppure non riusciva a scappare alla tentazione di tirare su dal naso un po' di polvere per stare meglio. Era l'unico modo che conosceva per togliersi dalle spalle ogni problema e stare serenx in un nanosecondo. Faceva così da quando aveva 14 anni e le poche sedute dallo psicologo non lx avevano lasciato nessun metodo certo. Era sicurx che con una canna starebbe stato meglio. Allo stesso modo non sapeva più come vivere nel nuovo mondo se non così, come aveva fatto a 17 anni, e lxi sceglieva in entrambi i casi di agire in quel modo. Era sicurx che obbedendo, facendo ilx bravx e la pedina sarebbe vissuto un giorno in più.

Quindi era solo colpa sua se la vita faceva schifo. Era tutta colpa sua, non avrebbe accettato giustificazioni.

<Akio non sei più in trappola...puoi scappare. Sei finalmente fuori da quelle strutture> Era liberx. Lx stava dicendo questo. Sei liberx. Ogni tanto si sentiva effettivamente così, solo per pochi secondi, prima di rendersi conto che stava in una gabbia sempre più stretta. Pure questa volta stava trascinando con sè Hiroko, perché non bastavano tutti quei pensieri, doveva pure sentirsi un pezzo di merda per il suo egoismo che fa solo del male. Lo stesso egoismo che aveva portato a sua sorella a morire.

<no no no no! Non sono libero! Non sono mai stata libera Hiroko! Mai in vita mia sono stata libera di decidere!> disse ad alta voce, tenendo per sè ogni momento della sua vita di quando era stata buttata in una gabbia. La prima fu il suo ruolo da campione di scacchi e da ultimate, il figlio perfetto della famiglia e il trofeo dei suoi genitori. Dalla prima gara che fece finì lì dentro. La seconda fu quella della droga e dell'alcool, che lo accompagna da tutta la vita. Poila terza gabbia, quella del traditore, dell'assassino, della pedina, di più di un anno dentro a un ciclo di killing game e di morte. Questa, la quarta gabbia, era la copia della scorsa, semplicemente era cambiato contesto e persone. Solo che adesso era rimasto solo un briciolo di umanità che custodiva con cura. In tutti questi anni di prigionia era convinto di essere libero <o se così fosse, se davvero fossi libero, entravo in una gabbia e poi subito in un'altra, un'altra ancora! Finché non diventano sempre più piccole e strette! Finché non ci rimarrò morto in una di esse! Anzi. Forse la morte sarebbe una liberazione e non l'ennesima gabbia!>

Forse stava continuando aspettando che la morte lx prendesse. Non stava vendendo la propria anima per vivere ma per morire. Nella sua mente non c'erano altri modi per aprire la cella ed evadere.

<adesso non posso scappare...non posso fare nulla...o si arrabierà e potrebbe prendersela con te...io non voglio che ti faccia del male> se lo farà sarà ovviamente colpa mia <ti ho portato qui e prenderà anche te...ed è tutta colpa mia. Tutta colpa mia. Tutta colpa mia! Perché volevo stare con te in questa vita di merda in cui mi sono cacciata da sola! Dinuovo! Dinuovo ti ho trascinato nello schifo!> se ti distruggerai sarà ovviamente colpa mia <mi dispiace...scusami scusami->

<BASTA SCUSARTI!> l'abbraccio della biondina fece male quanto un suo schiaffo <Akio io potevo anche rifiutarmi di salire su quel treno, ma ci sono salita perché io volevo. Non avevo nulla da perdere, se non te. Credevo di averti perso e mi ci sono buttata anch'io in questa merda! Ho capito che sei stata tu a raccomandarmi, ma la decisione l'ha presa Junko ed io!> le braccia girarono dietro al collo dellx scacchista e durante l'abbraccio non smise di guardarlx <io ho deciso di votare disperazione per stare con te e per salvarti la vita. Non hai deciso te quei accordi. Non hai deciso te di finire in quel gioco. Non hai alcuna colpa se non quella di essere la talpa e hai pagato fin troppo la tua pena> scontrò le due fronti, senza alcuna intezione di farle del male <ed io ti farò uscire da questa gabbia una volta per tutte...ma se dovessi ricadere in tutte le gabbie del mondo io ti farò uscire, come tu hai sempre rischiato la vita per me>

Akio non riuscì a risponderle in alcun modo, per la commozione e il pianto silenzioso, e per colpa di un fanciullo dai capelli castani arruffati che entrò in camera all'improvviso. Sorrise all'italianx ma non ricevette nessun sorriso di risposta.
<tutt'apposto Akio?> chiese in italiano, ma non capì molto, era un dialetto completamente diverso da quello del catanese.
<si- si si sto bene, la regina ci aspetta?> il fanciullo romano annuì <arriviamo subito, vai pure>

Quando se ne andò, ellx la aiutò a rivestirsi con l'abito scelto dalla loro padrona e tenendosi per mano uscirono dalla stanza assieme.

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Dopo l'annuncio del night time _______
__________________ Prima delle 11.30 p.m

Nori aveva sempre sognato di fare un suo compleanno a riva al mare, guardare l'acqua azzurra diventare scura e rubare i colori del tramonto, lasciandosi affascinare dalla visione con le persone che più teneva al mondo. Non credeva che sarebbe riuscita a trovarne dentro ad un gioco di uccisioni delle persone che poteva considerare amici.

Nori aveva sempre sognato un gruppo di amici, una seconda famiglia, un luogo sicuro dove potersi rifugiare ed essere amata per quello che era veramente. Non importava di bambine morte o di passati oscuri, ma importava solo quello che era in quel momento. Per questo che nella disperazione, nella paura di morire, e nella situazione estrema era riuscita a legarsi con delle persone in un gioco di uccisioni, perché non importava nient'altro che il presente. Il passato era lontano e il futuro incerto. Potevano vivevere al 100% il momento e solo chi è rinchiuso con loro potevano capirlo meglio. C'erano unicamente loro, ovviamente si sarebbero uniti.

Nori aveva sempre sognato un mondo, o un universo alternativo, dove in una spiaggia al tramonto festeggiava il suo compleanno con queste persone, i suoi primi e unici amici, e l'orrore del gioco non li aveva minimamente sfiorati. Shinobu era viva e umana, Kaoru senza alcun peccato, Kazuya fedele e innocente, Goro vivo e vegeto, ed Elviira felice e serena. Tutto perfetto, così tanto, da non sembrare neanche per un secondo reale.

Voleva aggrapparsi a quel sogno, stringere i bordi dell'immagine e tenere stretto tra le mani, rimanerci per l'eternità, fuggirci e non tornare mai più nel mondo reale. Voleva festeggiare il suo compleanno tra le risate, tra l'amore e la felicità. In testa c'era solo il pensiero di divertirsi, come dovrebbe provare una ragazza normale della sua età con il suo gruppo di amici. Non dovrebbe pensare alla morte, al dolore, ai tradimenti e alla solitudine. Era una soluzione più semplice di affrontare la vita e i sentimenti negativi. Non c'era bisogno di combattere ed andare avanti, in quel sogno c'era tutto ciò che desiderava senza alcuna fatica.

Era felice.

Era con i suoi amici.

Era amata.

Erano tutti vivi e uniti. Nulla li avrebbe separati.

Cose più false e ingannevoli non poteva vedere. Continuava però a desiderare questo universo, e che fosse la sua realtà.

Ma il sonno si fece sempre più leggero, l'immagine di gioia sempre più opaca e nebbiosa, e le risate vennero coperte da urla disperate.

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La biondina si alzò di scatto dal materasso buttato a terra, rimanendo seduta a guardare - e purtroppo pure sentire - Kazuto che si dimenava nel suo letto. Sembrava essere impossessato da un demone, sorprendo moltissimo la nostra donna di scienza da farle credere che fosse veramente così. Non avrebbe spiegato il suo mal di testa, stordimento e continua ridarella, ma dava una risposta al comportamento assurdo del castano. Faceva paura come gridava e come piangeva come un disperato, guardando il vuoto davanti a lui e colpendolo con i piedi.

Il suono nelle sue orecchie iniziò a farsi sentire più ovattato di prima e la fronte le pareva star pulsano. Nonostante questo i suoi occhi non si spostavano da Kazuto. La fanciulla era sinceramente allarmata. Perché urlava in quel modo? Perché si stava agitando così tanto? Cosa aveva sognato? Cosa aveva visto? Cosa l'aveva spaventato così tanto? Voleva saperlo per poter essere d'aiuto per un suo compagno, ma non capiva nulla dalle sue frasi sconnesse.

<LASCIATEMI STARE! LASCIATEMI STARE!!> non capiva a chi si stesse riferendo, nessuno lo stava attacando o parlando. C'era qualcosa che non riusciva a vedere ed era l'unica? Però le altre erano calme. Magari era lui l'unico a poterlo vedere <NON È COLPA MIA! NON È COLPA MIA! IO CI HO PROVATO> che colpa dovrebbe avere Kazuto? Non capiva subito. Dovette sentire la stessa frase un paio di volte prima di avere un idea. Comprendere leggermente il suo discorso. Forse si diceva da solo - come fanno i matti e lei stessa - di essere il responsabile della morte di tutti e non essere riuscito a fare un ottimo piano. Non le veniva in mente altro di plausibile <STATE ZITTI! ANDATE VIA! VOGLIO STARE DA SOLO! LASCIATEMI!!>

Queste grida accompagnarono il suo colpo fatto contro Elviira, svegliata all'improvviso e in agitazione, ricevendo in ogni caso un cuscino in faccia. Cercava di fermarlo un qualsia si modo, per quanto potesse dispiacerle capiva l'importanza di immobilizzarlo a letto. Però egli fuggi via dal passaggi segreti della sua stanza, riuscendo a non farsi prendere dalle mani della fanciulla che non le restò altra opzione se non quella di mettersi anche lei a correre <NORI RIMANI QUI! CONTROLLA TU!> urlò alla biondina sveglia dentro la stanza.

Ella non riuscì ad alzarsi in piedi in tempo, rimanendo a guardarli scappare via lasciandola da sola con Yumeri. Potè solo annuire al vuoto e lasciare l'acrobata correre come una lepre. Sperava che non sarebbe diventata la preda di nessuno e neanche il povero stratega impazzito.

<KAZUTO FERMATI!!> urlò la fanciulla per i corridoi, non credendoci neanche lei che quelle parole potessero veramente fare qualcosa. Il castano continuava a correre, non capiva se fosse la droga a renderlo veloce -non le era mai sembrato chissà quanto agile - o la stanchezza rendeva lei lenta. Non erano distanti chilometri, ma le sembrava di vivere il paradosso di Achille e della tartaruga. La distanza sembrava veramente infinita <KAZUTO FERMO! FERMATI!> le sue urla iniziarono a non avere più un senso, le parole diventarono sempre più incomprensibili. Non capiva se le stava rispodendo o no <NON VOGLIO FARTI NULLA DI MALE! ASPETTAMI!!> Elviira si fermò sentendo i polmoni quasi scoppiare, non era la mancanza di allenamento a farle quell'effetto ma la paura e il terrore per l'amico.

Poteva succedere assolutamente nulla come poteva succedere qualsiasi cosa - tra cui la morte. Il solo pensiero di quel momento la fece scattare in avanti, senza pensare a come stesse mettendo il piede e tra poco non finì a terra. Fece qualche piccola acrobazia, evitando la caduta, e bella dritta in piedi si rese conto di aver perso di vista Kazuto e che ci fosse silenzio.

<merda- KAZUTO!!!> si rimise a correre, senza fare altre cadute con stile, e girando per i corridoi cercando dinuovo il fanciullo. Poteva succedere di tutto. Poteva morire. Poteva uccidere. Poteva fare entrambe le cose. Poteva finire nei guai. Poteva finire in mille modi diversi. Era inutile pensare in positivo se la situazione era tutt'altro che positiva! Doveva occuparsi di Kazuto e l'aveva perso in un labirito completamente bianco! Come facevano gli altri ad orientarsi in quei corridoi tutti uguali! Non riusciva a capire più dove stava andando, se non che stesse salendo o scendendo per la struttura. Sembrava di stare un incubo, non aveva intenzione di uscire da quelle porte per la paura di finire lei stessa nei casini <KAZUTO DOVE CAZZO SEI FINITO!?>

Nessuna risposta.

<KAZUTO->
<cosa urli a quest'ora della notte?!>
Si girò con una piccola giravolta, così da fermarsi in modo aggraziato ed evitare di cadere ancora. Il cuore batteva a mille, per altre mille motivazioni mescolate assieme, e in quell'istante se ne aggiunse una milleunesima: Akio, in veste da notte e teneva una pistola come se nulla fosse, un normale oggetto da passeggio.

L'arma era l'ultimo dei suoi problemi, mentre la morte era tra i primi. La preoccupava di più la presenza del maggiordomo che le bloccava la strada con una pistola, non avrebbe esitato ad ucciderla, impedendole di ritornare a cercare Kazuto o di ritornare indietro dalle sue compagne, Nori e Yumeri, lasciate da sole. Temeva per tutte e tre. Aveva una grandissima ansia che potessero essere in pericolo e lei, che aveva i compito di proteggerli, non potesse fare nulla. Sarebbe arrivata in ritardo. Sarebbe troppo tardi.

Non sapeva che pure Jun, con il suo stesso ruolo, avesse lasciati da soli due dei suoi compagni, Kaoru e Jun'ichi, per inseguire l'altro che era scappato via, Shou.

Durante l'assenza della corvina nella camera era successo un casino. Ovviamente.

Se prima Kaoru era abbastanza silenzioso in bagno quando c'era lei, appena se ne andò si era dinuovo agitato. Non stava urlando ma sentiva forti gemiti di dolore, affanno e mormorii veloci e pieni di panico. Perché dinuovo? Perché era da tutta la sera che non stava calmo, se non per quella decina di minuti, come neanche Jun'ichi riusciva ad avere un attimo di lucidità e iniziava a chiedersi cosa stesse succedendo.

<Kaoru tutto ok?!> Si mise a bussare contro la porta, senza ricevere una vera e propria risposta, solo gli stessi versi di prima sempre più forti. Il motivo per cui era rinchiuso in bagno era perché lxi stessx si era chiuso lì dentro molto prima, urlando di essere sporco di sangue per tutto il tempo. Stava dicendo le stesse cose assieme a parole sparse come "mostro" e "assasino". Non riusciva a capire bene, pure attaccando l'orecchio alla porta <Kaoru? Kaoru mi sentì? Che sta succedendo?> sentì qualcosa rompersi, come uno specchio <Kaoru!?>

Un urlo disperato seguì il rumore, diventando il suono di un allarme nelle orecchie del mafioso, così forte, così potente, da renderlo quasi sordo e coprendo tutti gli altri rumori.
<KAORU!> gridò a sua volta Jun'ichi iniziando a sbattere la spalla contro la porta cercando di sfondarla. Aveva promesso a Jun che si sarebbe occupato lui dellx schermidore, che l'avrebbe controllato e tenuto al sicuro - tutto un discorso avvenuto solo nella sua testa - e si sarebbe rotto una spalla pur di far ciò.

Fece un colpo bello forte contro il legno, era certo che sotto la manica ci fosse un livido grande quanto la sua faccia <KAORU!!> non avrebbe smesso finché non sarebbe riuscito a spaccare quella porta.

Doveva avere pazienza, sangue freddo e controllo, non doveva agitarsi sentendolo gridare e basta! Ilx ragazzx era scosso, per questo non poteva rispondergli subito! Jun'ichi provava a rimanere calmo, lucido, tranquillo, ma stava sempre più andato fuori di testa sentendo essa quasi implodere per i fortu rumori <KAORU!! KAORU!>

<APRI LA CAZZO DI PORTA KAORU!> la fortuna volle che in quel momeno lw porta si aprì, sfondata dal peso del corvino che cadette a terra di lato, facendogli sentire ancora più forte il dolore alla spalla.

Tw: SH
Neanche il tempo per sistemarsi e rimettersi in piedi che il suo corpo si immobilizzò incrociando lo sguardo spiritato, pieno di terrore e panico, di Kaoru. Lxi tremava, come se fosse nel circolo polare artico - o in una cella frigorifera - e stringeva forte il polso del braccio scoperto, interamente coperto di graffi fatte con le sue stesse unghie. La lametta al suo fianco era pulita. *

Gli sembrava di ritrovarsi davanti un cucciolo di cerbiato appena stato ferito da un cacciatore, bambi che appena aveva visto morire sua madre, e li divideva solo il vetro caduto dello specchio <Kaoru che è successo!?>
Sono un fallimento Jun'ichi, sarebbe stata la sua risposta, quando provo a vivere fallisco e quando provo ad uccidermi fallisco. Non riesco a fare nulla di buono.

La lametta era la prova di questo suo duplice fallimento, e i graffi sul braccio invece che stesse impazzendo. Non capiva cosa gli stesse accaddendo. Non era mai stato così tanto male. Si era rovinato la pelle per pulirsi dal sangue che non esisteva, ma mai gli era successo di prova a staccare quel braccio...tranne qualche secondo fa. Le unghie non bastavo, il braccio rimaneva, si faceva sempre più rosso, diventato un corpo estraneo nel suo da togliere via. Senza le sue braccia non avrebbe più fatto male a nessuno e sarebbe dinuovo puro...in un modo che neanche lui capiva. Era assurdo...ed era stra convinto. Se no non avrebbe mai provato a (tw) tagliarsi l'intero braccio con yna ridicola lametta*.

I richiami del corvino non lo fermarono, ma lo fece il riflesso dello specchio, mostrandogli con lo stesso identico aspetto dell'inventore scozzese. Con un pugno lo spaccò in mille pezzi, peggiorando l'immagine, mostrando nelle fratture Shinobu al posto del biondino. La sentì urlare, cosa che non fece veramente alla sua morte, e dallo spavento urlò a sua volta, perdendo l'equilibrio e finendo così a terra.

La vista di Jun'ichi non lo fece stare meglio. Le mani non smetteva di grattare i suoi polsi e l'intero braccio, per strapparsi via la pelle e la carne. Se si staccasse le mani e le braccia, sarebbe diventato innocente o sarebbe rimasto uno sporco assasino?

Non riusciva a fermarsi, spostò le mani in faccia ma esse da sole iniziarono a fare la stessa cosa di prima. Se si staccasse la faccia, gli occhi e la bocca, sarebbe diverso da lui o non avrebbe cambiato nulla perché l'assomiglianza era interiore?

Una delle due mani si appoggiò al proprio petto, provando a creare un buco in esso, come aveva fatto con la sua amica. Quindi se si staccasse il cuore avrebbe risolto o avrebbe solo dimostrato quanto fossero uguali, due anime gemelle?

Le parola non uscivano più dalla sua bocca, bloccate nella golla tenuta in ostaggio dalle mani violente dellx ragazzx. Se si staccasse la testa, strappandola via dalle spalle e dal collo, avrebbe smesso di pensare a queste assurdità?

Il mafioso scattò verso di lxi, liberandolx dalla presa delle sue stesse mani lasciandosi prendere dalla irrazionalità un'altra volta. Forse non era più in grado di essere nuovamente e puramente razionale. Il cuore gli ordinava di agire subito, ignorando che potesse fargli del male e di abbracciarlo, come una mamma avrebbe fatto con il suo bambino - non lo fece ricordandosi della paura di Kaoru.
<che succede!? Che ti prende!? Puoi parlare con me Kaoru lo sai no?>
<questo non è il mio braccio...> parlò con dei leggeri sussiri, non riusciva a guardarlo dritto nei occhi e teneva la testa china. <questo...questo non è il mio sangue- io- io sono un mostro come- > SBAM, Jun'ichi gli aveva appena dato uno schiaffo in faccia.

Rimase confuso. Alzò la testa guardandolo molto confuso da quel gesto. Non...non se lo aspettava dal corvino. Non su aspettava di essere preso a schiaffi, il colpo successivo gli prese l'altra parte della faccia, facendo bruciare entrambe le guance dellx schermidore. Non era arrabiato, non del tutto. Non capiva l'intenzioni. Una parte di sè diceva che faceva bene a picchiarlo, era un mostro e i mostri vanno- e ricevette il terzo schiaffo. Non smettere. Non smettere. Non merito compassione. Non merito amore. Non- quarto schiaffo, dinuovo un numero pari, e le guance diventarono belle rosse.

Era come se potesse leggergli nella mente, forse i suoi occhi dicevano troppo, e con delle sberle fermava i suoi brutti pensieri, in modo più efficiente dei suoi graffi o colpi. Ogni sberla lo teneva sveglio nel mondo reale, in modo violento e poco carino, ma gli impediva di ritornare in mezzo ai suoi discorsi assurdi e all'immagine di Akinori al posto del suo riflesso. Quello non era reale. Quello non era vero. Quello non era possibile. Non bastavano per i sensi di colpa, però lo tenevano a galla nelle acque profonde della sua mente.

Jun'ichi era bravo a parole, e pure con le mani non scherzava. Forse fecero più effetto del suo discorso da fatto.

Solo che, all'ennesimo schiaffo, iniziò a girargli la testa <Jun'ichi basta-> riuscì a mormorare all'amico - se così poteva definirlo anche dopo averlo mal menato - e il loop di schiaffi finì, ubbedendo alle sue parole...ricevendo come colpo finale l'acqua fredda della docetta dritta in faccia. <JUN'ICHI MA CHE CAZZO!?>

<come ti senti?>
Il corvino non aveva idea di cosa avesse appena fatto.

Nel senso- non aveva idea se quello che avesse fatto fosse stata la cosa giusta e soprattutto utile in quel caso. Aveva capito che erano sotto effetti di qualche sostanza, e sapeva che di solito per far riprendere qualcuno fatto o ubriaco bastasse dargli dei colpi ed usare acqua fredda. O almeno così aveva sempre fatto Jun con lui, anche questa volta prima di andare a dormire. Non era certo fosse il metodo giusto e se funzionasse sempre, però ci aveva provato.
<come se qualcuno mi avesse appena picchiato e lanciato acqua CONGELATA!> gli rispose e si rialzò un po' braccolando, lasciandosi aiutare dall'altro. Nella confusione venne messa una goccia di rabbia e lo guardò leggermente male. Perché l'aveva fatto!? Così di botto! Era pure lui impazzito?

<...scusa- eri messo male con la droga quindi-> Kaoru lo guardò più sorpreso che confuso, spalancando gli occhi e alzando le sopracciglia. Spiegherebbe quello che gli era successo, però quando avrebbe assunto delle droghe? <te lo spiego dopo quando torna Jun>
Uscirono dal bagno, nessuno dei due stava completamente bene ma sembravano meno dei fattoni.

Forse.

<vi serve una mano? Ho sentito un grande casino da qua fuori> chiese una voce profonda, di un ragazzo biondo e distrutto dal sonno, e che era riuscito a peggiorare quello dellx più giovane. La sua voce lo perseguitava come il ragazzo stesso.

Sembrava un brutto scherzo della vita, per nulla divertente e simpatico.

La sua ombra li copriva e la sua grande stazza bloccava la porta, mettendola in trappola. Dinuovo. Dinuovo. Dinuovo doveva rovinare la sua vita. Non lo sopportava più. Più lo guardava e più vedeva in ogni suo tratto un assomiglianza con quella parte di sè stesso che odiava. Gli ricordava quando la sua vita aveva iniziato ad andare sempre più in basso, stava facendo a gara contro i suoi genitori.

Afferrò un cuscino e lo lanciò contro il maggiordomo, ma ovviamente non servì a nulla per smuoverlo dalla porta. Fece un passo in avanti e Kaori non gli venne altro in mente se non quello di scappare via usando la porta del passaggio segreto. Gli altri due ragazzi fraintesero la sua fuga, o non la capirono per nulla, Jun'ichi lo afferrò prima che potesse andare troppo lontano da solx mentre Akinori lo prese con entrambe le braccia per impedigli di entrare in un luogo dove - teoricamente - non potrebbe andarci. Se il corvino ricevette solo uno spuntone, al biondo gli tirò un pugno in faccia.

Colpo che Elviira non vedrà mai, bloccata anche lei dall'altro maggiordomo che non smetteva di farle domande, e lei non aveva intenzione di darle una risposta. Perché dovrebbe? Non erano alleati, non erano amici, non era nessuno di cui poteva fidarsi, scelta stupida fatta da Kazuya, Jun'ichi e Nicolas. Non era più una stupida ingenua, era stata proprio lei, Akio, a cambiarla e a farla crescere troppo in fretta <cosa ci fai qui?> all'ennesima domanda decise di avvicinarsi alla giovane <allora? Devo considerarla come "risveglio da un improvviso momento di nottambulismo" oppure "infrazione di un regolamento volontaria"?> si fermò quando fu ad un palmo dalla nordica, con la pistola alzata che puntava verso l'alto ma la mostrava per incutere timore <Elviira mi vuoi rispondere!?>
Tirò su il ginocchio di colpo, colpendolo in mezzo alle gambe con abbastanza forza da piegarlo in due e riuscire a rubargli la pistola senza troppa difficoltà.

Pure Akinori era armato, teneva la pistola stretta nella sua mano umana, ma Kaoru se ne rese conto solo quando lo stava strozzando, o ci provava, con le sue deboli mani tremanti. Aveva provato a riprenderlo e quindi ilx schermidore fece uscire un goccio di coraggio e lo riattaccò. Ma non bastava. La mano si alzava lentamente, non poteva rimanere così o avrebbe avuto sulla fronte la canna della pistola. Non era mai stato bravo con il corpo a corpo, c'era un motivo se aveva fatto scherma e non boxe! Senza una spada non sarebbe riuscito a batterlo dinuovo.

L'occhio cadette sul mafioso per un minuscolo secondo che bastò per far salire il magone. Non ti mettere in mezzo. Non ti mettere in mezzo. Non ti mettere in mezzo. È una lotta tra me e lui. Non ti mettere in mezzo. Non ti mettere in mezzo. Si sentì spingere via, all'indietro, e Jun'ichi riapparì nella sua visuale veloce, buttando a terra il biondino e strappandogli dalle mani la pistola, che Kaoru riuscì a prendere al volo.

Salvando ilx fanciullx, Jun'ichi si prese una gomitata sulla schiena, ma poteva andargli peggio. L'ultima volta che qualcuno aveva interferito era morto. Aki alzò la mano robotica con gli artigli, pronto per graffiarlo o qualsiasi altra cosa che non voleva immaginare. Poteva accadere di tutto. Poteva decapitarlo pure a morsi se desiderava. Era un mostro, capace di tutto...come lxi stessx. Kaoru premette il grilletto, fermandolo con un proiettile che colpì la mano finta.

Entrambi i fanciulli puntarono le armi contro di loro, in silenzio e con sguardo serio, mentre le loro mani tremavano. Kaoru aveva appena rischiato di ucciderlo dinuovo, di sbagliare e uccidere qualcun'altro. Elviira invece aveva paura di tenere un oggetto che in un secondo poteva togliere la vita di qualcuno e diventare come lx ragazzx davanti a lei.
<vuoi spararmi pure tu?> dissero entrambi i maggiordomi, senza però fare un bel coro.

<vuoi uccidermi pure tu?> chiese Akio alla fanciulla, ellx era immobile e posizionando la testa perfettamente al mirino, al contrario di lei, tremante e agitata <fallo su!> l'aveva capito che stava cercando con tutta se stessa di mostrarsi forte e senza paura, ma rimaneva una bambina <fallo coraggio!> le disse battendo le mani al petto <FORZA FALLO! UCCIDIMI! SONO IO LA CAUSA DI TUTTI I TUOI PROBLEMI NO? È COLPA MIA SE HANNES E ROZA SONO MORTI!>

Le sue parole fecero male, molto male, più di quello che si aspettava. Il suo cuore non aveva ancora accettato e l'odio la feriva, ne era vittima della sua forte stretta allo stomaco e alle vene. Lei era la vittima. Per questo che era arrabiata e lx odiava. Lei era la vittima. Eppure Akio, da colpevole, si stava comportando come una vittima e cercava in quel modo così ridicolo di farla sentire in colpa. Lei era la vittima. Provava solo pietà. Aveva sempre provato pietà ed odio per lxi <SMETTILA DI FARE LA VITTIMA!> glielo disse, ad alta voce <È COLPA TUA! È COLPA TUA SMETTILA DI PIAGNUCOLARE E CHIEDERE DI UCCIDERTI!>

La piccola Elviira, quella ingenua e dolce, che aveva visto del buono anche nei futuri assasini dei suoi cari, cercava di giustificarlo. Era effettivamente la vittima, si ricordava quei filmati - più o meno - e comprendeva se fosse impazzito in quel modo. La morte di una gemella superato con le droghe e vivere per un anno interno in giochi mortali ti distruggevano, soprattutto se eri da solx.
Comprendeva ma non capiva.
Non capiva come una persona che aveva sofferto così potesse far provare le stesse cose a qualcun'altro e rimanere a guardare impassibile! Lei, con le sue stesse ferite, non capiva. Sapeva quanto facesse male al cuore e non avrebbe sopportato il peso dei sensi di colpa a fare una cosa del genere. Quindi non capiva perché lxi si comportasse in questo modo. Perché le aveva ucciso il fratello? Non voleva considerarlo un semplice mostro e basta. Rimaneva una ragazza stupida dopotutto.

<Akio...come fai a non morire dai sensi di colpa?> decise di chiederlo direttamente allx scacchista non trovando da sola la risposta e tale domanda lasciò sorpreso l'altrx <non stai male a vedermi perdere un fratello come è successo a te!?> agitava la pistola, puntando ovunque interno a loro, facendo attenzione a non premere il grilletto neanche per sbaglio <non stai male a vedere gente uccidersi e morire per uno stupido gioco come è successo a te!?> l'avrebbe riempita di domande e avrebbe aspettato la risposta a ciascuna di esse <non stai male a vedere Kazuya soffrire e disperarsi per il suo tradimento come è successo a te!?> adesso era Akio a rimanere in silenzio nell'interrogatorio.

<non stai male a vivere in questo modo? Ad essere il colpevole di ogni cosa di orribile nelle nostre vite!?> Non aveva mai pensato a quest'ultima cosa, le parole uscirono dal cuore, da una parte del proprio animo che non conosceva. Come se sapesse qualcosa ma non se lo ricordasse più. Una lama nascosta che colpì in pieno al bersaglio, al cuore nero di Akio, che non sorrise più.

È un loro trucco non ci cascare. Vogliono farti credere che sono con te e ti vogliano salvare. Saresti poi un traditore come loro. Ti vogliono solo usare, come l'ultima volta. Scosse la testa, facendo tornare il suo sorriso, aggiungendo una piccola risata sentendo le battute più divertente di sempre <io amo questa vita> fu la sua risposta, quella che doveva dare l'aria di sincerità e genuinità, ma la sua bocca fu invasa da un retrogusto di menzogna, forte e aspro. Io odio questa vita <io adoro questa vita> fece finta di nulla, il sorriso si spense di poco, strinse i pugni e si sforzò a non fare alcuna smorfia. Io odio questa vita <io...io ho scelto questa vita> non aveva senso titubare, era certo di quelle parole, di quelle menzogne, che gli bruciavano lo stomaco e la bocca. Io odio questa vita <io...io non mi pento di questa vita> mentiva dinuovo. Io odio questa vita. E avrebbe continuato a farlo.

<io...io sto...> io sto bene. La bugia più grande che aveva sempre detto nella sua intera esistenza. Stava bene finché era vivx. Sta bene sotto le droghe. Sta bene con eroina in vena. Sta bene a rovinare la vita a tutti. Sta bene a uccidere. Sta bene ad essere considerato meno di un umano. Sta bene ad essere un mostro. Sta bene. Akio sta bene. Akio sta sempre bene. <io...io sto> dillo, menti ancora <IO STO MALE! IO ODIO TUTTO QUANTO!>

Elviira sobbalzò al suo grido e abbassò l'arma verso terra. Era riuscita a farlo cedere. Era riuscita a far star male qualcuno senza sentirsi in colpa.
<ma non ho avuto scelta! Non ho potuto scegliere! Questo era l'unico modo per vivere! Farsi usare, farsi sfruttare, farsi intrappolare!> chiuse gli occhi, non volendo vedere lo sguardo di Elviira e sapere come una persona con cui non c'era alcun legame potesse pensare di lxi. Voleva aggrapparsi al ricordo degli abbracci di Hiroko quando le aveva detto le stesse cose. Voleva rassicurarsi nelle sue carezze e nel suo amore per non piangere <tu non hai alcun ricordo di quanto questo mondo facesse schiffo e quanto questo mondo ti porti via ogni briciolo di umanità e di libertà!> le disse stringendosi tra le proprie spalle, imitando quella stretta nel modo più triste possibile <e se vuoi vivere devi venderti completamente! Annullarsi! Perdere ogni cosa pure te stessa! Devi farti piacere con la forza questa vita->

<QUESTO NON È VIVERE!> disse Elviira con tutta la sua voce, zittendo ilx più grande e spaventando anche la piccola se stessa accanto al suo forziere rotto delle emozioni brutti, dove nascondeva ogni cosa negativa della sua vita. Non si aspettava di urlare così forte e così arrabiata <c'è una grande differenza tra sopravvivere e vivere...e tu non stai vivendo!> rimaneva una ragazzina di sedici anni, non sarebbe riuscita a spiegare per bene queste due parole, neanche sapeva se avesse ragione, ma ne era convinta. Non poteva vivere se non era liberx. Vederlx così spaventatx e umano in qualche modo le faceva pena.

<puoi...ancora scegliere di cambiare strada...non è mai troppo tardi> il suo tono non era dolce, per quanto potesse sembrarlo rispetto all'urlo di prima. Rivedeva nei suoi occhi la disperazione che tutti loro avevano provato almeno una volta, privati della loro libertà come lxi, cercavano di togliere la loro umanità, corrompendo le anime più pure e più buone di tutte, eppure erano lo stesso cambiati. Avevano scelto di cambiare. Avevano scelto di non stare al gioco e cercare di vivere in un'altro modo. Anche Jun'ichi aveva deciso di cambiare dopo tanti omicidi e morti <finché respiri, finché non tocchi il fondo dell'oblio, possiamo cambiare. Tu puoi cambiare. Nessuno ti ha tolto questa scelta, sei tu che stai bloccando via! Sei tu che non salti! Bisogna solo avere il coraggio di farlo e avere le palle di mettere veramente in gioco la propria vita!>

Elviira non capisce. Invece capiva, alla fine capiva. Faceva paura saltare nel vuoto per raggiungere l'altra parte. Temevi di fallire e cadere giù, senza più poter salire. Ce ne vuole di coraggio per andare avanti e lei, che aveva dovuto cambiare completamente sé stessa dopo aver perso Hannes e Roza pur di riuscire a vivere, costriggendosi a diventare adulta a sedici anni, lo sapeva meglio di tutti. In prima persona aveva dovuto fare questo salto verso il vuoto, sperando di riuscire a prendere e afferrare l'altra sponda, l'altra vita.

<non è vero...non è vero! IO NON POSSO CAMBIARE!> Ci era riuscita. Elviira era riuscita ad aggrapparsi ad una nuova vita, come chiunque lì dentro. Solo in pochi erano riusciti poi a rialzarsi e togliersi dal pendio. Akio invece doveva solo raggiungerla, ma aveva troppa paura <NON POSSO FARE NULLA!>

<SI CHE PUOI CAMBIARE! TUTTI POSSONO! HAI ANCORA LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE COME DEVE ESSERE LA TUA VITA!> si stava creando nel suo animo un nuovo motivo per cui quando vedeva Akio le ribolliva il sangue, non c'erano più solo le sue gesta, ma vederlo arredersi davanti alla possibilità di cambiare, non usare le propria capacità di saltare e superare pure quel burrone, rimanendo a terra a rimuginare sulla propria vita la irritava. Come quando nei cartoni i personaggi urlavano aiuto in celle dove potevano passare facilmente tra le sbarre. Non ci voleva nulla a rompere quelle catene che lo tenevano bloccatx e fare quel salto. Ci era riuscito Jun'ichi, perché loro non potevano? Agli occhi di Elviira erano sullo stesso piano.

<la tua esistenza, la tua persona, la tua vita dipende solo da te. Non aspettare che lo facciano gli altri a fare qualsiasi cosa come ucciderti!> le puntò dinuovo la pistola dritta in fronte, questa volta la sua mano era ferma, si agitava solo quella rimasta lungo i fianchi <oppure non hai il coraggio nemmeno di ammazzarti e liberarti di questa vita di merda!?>

Akinori si liberò del peso di Jun'ichi sul suo corpo e lo spinse via senza fargli nulla di grave. Osservò il foro creato nella sua mano robotica, le dita di muovevano ancora con piccoli scatti e non più in un modo completamente fluido. Era stata una fortuna che non prese la mano vera o la sua gamba già ferita, se si riduceva anche con quei "piccoli graffi" era solo perché si distraeva. Come sempre- ma c'era un motivo diverso. Non era incuriosito, interessato o ispirato, rimaneva bloccato per qualche secondo appena lo guardava nei occhi. Essi erano completamente diversi dai suoi, di un particolare rosa, però dentro di essi percepiva la stessa rabbia e la stessa paura che da giovane - e anche adesso - lo dominava. Non riusciva a fare fisicamente male ad Kaoru solo perché veniva bloccato dai quei occhi, da quella espressione, da quel tremolio e da quelle lacrime invisibili così simili ai suoi.

Un bambino prodigio, mai veramente amato dai suoi genitori e da nessun'altro, circondato da legami vuoti, di cui non riusciva mai a concedere un po' di fiducia. Un bambino con una pistola, infastidito dal forte rumore e dal pensiero che potesse uccidere qualcun'altro. Riusciva a vedere ed afferrare la bontà, nonostante avesse ucciso una persona, ed era la stessa bontà che pure lui aveva e l'avevano sempre usata contro di lui. Se non fosse stato gentile con Charlie non avrebbe due protesi. Già la storia sarebbe completamente diversa. Adesso non sarebbe un bambino con una pistola e senza più la paura di uccidere qualcuno sotto un comando. Non starebbe affogando, scendendo sempre più infondo, impessantito dalle catene e da dei macigni. Sarebbe umano, puramente umano. Non credeva che per lui ci fosse la salvezza, non era infondo, ma credeva che per ilx fanciullx ci fosse ancora una possibilità e lxi l'avrebbe salvato dal suo stesso destino.

Era ancora vicino alla superficie, erano pochi i massi che lo portavano giù verso di lui e lo stringeva tra le sue braccia solo come una madre poteva fare. Quello che nessuno dei due aveva mai ricevuto.

Avrebbe salvato Kaoru.

Avrebbe protetto Kaoru.

Avrebbe aiutato Kaoru.

Anche se lo stava portando giù con sè.

Voleva essere utile ed evitargli tutte le cose brutte che gli erano successe, nell'unico modo di fare che conosceva di questo mondo orribile. Voleva rompere il cerchio facendolo ripetere dinuovo, pensando di poter fare qualcosa di buono ma era finito per essere lui il cattivo della storia. Era per il loro bene. Aveva cervato di allontanare Kaoru da Shinobu così che non diventasse anche lui una sua vittima e finire in un gioco malsano di coppia dove nessuno vinceva. Voleva impedire che si facesse male, quindi decise di minacciarlo, incutere timore, e di uccidere Shinobu; dinuovo, davanti ai suoi occhi e usando le sue mani, perché era l'unico modo che conosceva per agire in queste situazioni. Sapeva che sbagliava, sapeva che faceva male, ma non sapeva come fare in altri modi. Ne conosceva bene solo uno ed era quello che avevano sempre usato contro di lui, rimasto impresso nella sua mente nonostante le belle azioni di Hiroko e Akio. Non sarebbe mai riuscito ad essere come loro, era troppo tardi, poteva solo impedire che facessero la stessa fine.

Si avvicinò a lxi, posando la fronte sulla canna della pistola e gli prese con dolcezza il braccio ferito per vederlo meglio. Kaoru ovviamente si liberò dalla presa, cercando di nascondere il terrore del braccio rotto dalla madre con la rabbia, emozione che non aveva mai avuto abbastanza coraggio di mostrare a loro ma che mostrava in quel momento ad Akinori. <STACCATI!> fece l'esatto contrario delle sue parole afferrandogli nuovamente il braccio <LASCIAMI! NON MI TOCCARE! LASCIAMI AKINORI! LASCIAMI!!> non lo rispinse via, si mise solo ad urlargli contro, facendo finalmente sentire al biondino il fastidio della sua presenza e del suo contatto fisico.

Poco importa se lo faceva con dolcezza e cura, poco importa le motivazioni e la sua preoccupazione, falsa o sincera che sia, non voleva essere toccato da nessuno! Akinori incluso! Non aveva alcun permesso speciale. Anzi. Era severamente vietato per lui!
L'inventore bloccò sul posto sentendolo urlare quelle esatte parole, sentendo al posto delle sue voce la propria e fece male ricordare il dolore. Molto male. Però era per il suo bene. Se lo ripeteva sempre per non stare ancora più male vedendo il dolore nei suoi occhi. Lo stesso dolore.
<Kaoru ti voglio solo aiutare...>

<NON VOGLIO IL TUO AIUTO!>
Gli prese una guancia accarezzandola con il police lentamente <sei solo agitato e lo capisco! Ti capisco più di chiunque altro Kaoru...siamo così simili noi due->
Al schermidore gli venne un veloce flash, quello del riflesso dello specchio, quando vide il maggiordomo al posto suo nel bagno <NON SIAMO SIMILI! NON SIAMO LA STESSA PERSONA!!>

Non importa quante volte lo cacciasse via, Akinori sarebbe rimasto per proteggerlo ed evitare che facesse i suoi stessi errori. Per quanto facesse male, faceba bene ad odiarlo, così che non l'avrebbe mai preso come punto di riferimento un uomo ridicolo e prigioniero di se stesso e del mondo. Un pezzente. Un cane. Un mostro. Doveva giudarlo, salvarlo, accompagnarlo nella giusta via, e li doveva controllarlo. Quindi faceva gli stessi errori. Sapeva più di chiunque altro quanto essi funzionavano e se era ancora qui era perché continuavano a tenerlo legato.
Era una gigantesca contraddizione, se voleva che Kaoru fosse libero e non come lui, doveva privargli della libertà e trattarlo come avevano fatto con lui.

<ti voglio aiutare, ti voglio proteggere, ti voglio salvare! Io so come ti senti! Io so quanto fa male! E non permetterò a nessun'altro di farti male!> afferrò anche l'altra guancia e lo guardò dritto nei occhi, osservando l'anima di entrambi. Più passavano i secondi e più incrociava gli occhi con il proprio riflesso.

<nessuno ti controllerà, nessuno ti userà, nessuno ti torturerà, nessuno ti ingannarà e tradirà!> quelle parole non erano più per lxi, sembrava che stesse parlando a sè stesso, rassicurarsi inutilmente e ripetersi che era tutto ok.

<sarai sempre al sicuro con me>

Voleva salvare se stesso o Kaoru?

Voleva proteggere se stesso o Kaoru?

Voleva aiutare se stesso o Kaoru?

<parli come se ti importasse qualcosa...> gli rispose ilx fanciullx più giovane, sprofondato nel mare scuro e in tempesta delle sue iridi, quello che impediva ad entrambi di ritornare in superficie <MA SEI SOLO UN EGOISTA! Hai distrutto la tua vita e ora stai distruggendo la mia!> proiettili invisibili colpirono il suo petto, si tastò velocemente per vedere se fossero reali ma non c'era sangue e alcuna ferita fisica <SE VOLEVI PROTEGGERMI E SALVARMI HAI FALLITO AKINORI!> ora aveva infilzato la sua mano nel petto, spaccando la cassa toracica <MI FAI SCHIFO!> e con quelle parole stappo metaforicamente il cuore anche ad Akinori. Faceva più male quando a dirlo era se stesso con un'altro corpo.

Hai fallito Akinori.

Riusciva in qualsiasi modo a rovinare tutto il suo lavoro e sforzi, continuava a credere di fare qualcosa di bello e positivo, ma non riusciva a fare neanche quello. Non era riuscito salvare Kaoru come non era riuscito a salvare se stesso. Era stato inutile anche a per lxi. Era stato inutile anche per sé stesso.
Si era semplicemente portato un peso in più per andare giù affondo, credendo di fare qualcosa di buono. Ma era stato tutto inutile. Aveva fallito. In quei occhi vedeva troppo se stesso, anche quello che vede ogni giorno allo specchio e voleva distruggere. Il mostro. L'assassino. L'egoista.

Eppure tutti dicevano che lui era buono, non ci credeva più. Era solo un idiota che vendeva la propria libertà, la propria persona, qualsiasi cosa per non rimanere solo e per un po' di amore. Un essere patetico. Per vivere un'altro giorno non più nell'odio, ignorando che ne stesse ricevendo il doppio da se stesso e ne provasse per tutto ciò che gli circondava.

Non riusciva a dargli torto, era vero, era un egoista, un bambino che pensava solo a se stesso ma chi infondo non lo era? Era davvero così tanto sbagliato essere egoisti o era solo lui quello sbagliato?
<io...volevo vedere se potevo essere ancora una brava persona e fossi ancora un minimo umano...volevo dimostrarmi che ho ancora una possibilità...> le mani cadettero lungo i suoi fianchi stringendosi in dei pugni <volevo...> volevo vedere se c'era un modo per salvarmi in un'altro universo. Erano troppo pesanti, non uscirono, vennero fuori altre parole sincere <volevo vedere se fossi veramente un mostro...>

Kaoru rimase in silenzio, perso nei suoi occhi e iniziando a vedere in quel pietoso uomo la parte peggiore di sè. Quella parte che si prendeva tutti i suoi difetti e le sue colpe, creando il famoso mostro pazzo e assasino che tanto odiava e temeva. Kaoru che vedeva allo specchio. Kaoru sempre sporco di sangue che uccise i suoi amici e il loro legame. Kaoru egoista, stronzo, insensibile, senza cuore e crudele. Kaoru che stava affondando. La parte di sè che non riusciva a staccare via ed ad accettare, nessuno voleva essere un mostro. Lo rivedeva nel biondino, non sapeva se odiarlo come odiava se stesso, oppure provare pietà per il suo stesso dolore. Non sapeva se lasciarlo affogare con sè oppure nuotare verso la superficie, portandolo con sè.

Le dita di entrambi i fanciulli premettero il grilletto.

___ ___ ___

<dan dan dan!! Sono stati ritrovati due cadaveri! Sono iniziate ufficialmente le investigazioni e le preparazioni del trial!! Tan tan tan!>

Passarono un paio di minuti nel totale silenzio, osservando quei corpi immersi nell'acqua iniziando a lanciare scommesse su chi potessero essere. Un attesa infinita, bloccava ogni emozione e li immobilizzava nel tempo. Aspettavano l'arrivo di tutti prima di scoppiare in un pianto o nella gioia, dipedeva da persona a persona. La chioma blu metteva nell'animo di Shou angoscia, se fossero di Yumeri, e gioia, se fossero di Akio. Ma provava soprattutto angoscia, mescolata ad altre emozioni negative per un minuscolo dettaglio di vitale importanza. Era suonato l'annuncio. Non potevano essere i maggiordomi.

Eppure fino alla fine ci credeva che quella persona non potesse essere Yumeri. Ci stava credendo così tanto da renderlo uno scenario assurdo.

Alla fine gli altri arrivarono sul luogo del ritrovamento, tutti assieme come una mandria di bufali, e il corvino si mise a fare la conta, ignorando le domande, i commenti e le reazioni di tutti loro. Aveva altro a cui pensare.

Kazuto? C'era. Era sconvolto, non fiato nemmeno un secondo. Forse ancora sotto effetto di droghe.

Jun'ichi? C'era. Aveva il fiatone, strinse in un abbraccio Jun con un'espressione sollevata nel vederla ancora viva.

Kaoru? C'era. Era corso verso la vasca ma venne fermato in tempo da Sally prima che potesse rischiare di toccare l'acqua contaminata.

Elviira? C'era. Rimase immobile davanti alla porta, sbattendo più volte gi occhi incredula e fece cadere a terra una pistola.

Akinori? C'era. Entrò spingendo di lato l'acrobata, e venne assaltato da Hiroko in un suo abbraccio. Cercava di nascondere le lacrime e il pianto facendo veramente piano. Le fu impossibile appena l'ultima persona entrò in stanza. Akio...c'era...e la biondina lx prese il volto solo per riempirlo di baci, lasciando entrambi sorpresi dal suo comportamento.

Mancavano solo due di loro.

Mancavano Nori e Yumeri.

C'erano tutti. Tranne loro due.

Se non erano lì presenti con loro significava solo una cosa. Un unica cosa. Non voleva credere che potesse essere vero.

Non voleva credere che i cadaveri dietro di lui erano di Yumeri Shiraishi, Ultimate Biker Gang Leader , e Nori Numajiri, Ultimate Marine Biologist.

Appena gli altri realizzarono di tale notizia sentì il suo orecchio venir colpito al pieno dall'urlo di Elviira.

<NORI! NORI!!> la fanciulla scansò chiunque avesse davanti, con le lacrime agli occhi e le mani che tremavano dalla rabbia. Se la vita fosse una persona l'avrebbe presa a pugni <NORI NON ANCHE TU! NORI! NORI!!> corse verso la vasca da bagno, pronta ad afferrare e stringere tra le sue braccia la biologa marina, ma venne fermata da Jun, stringendola in un abbraccio bloccandole le mani prima che potesse immergerle nell'acqua contaminata e rischiare di farsi male.

<NORIII!!> urlare il suo nome era inutile, non si sarebbe svegliata e il suo volto non sarebbe tornato integro. Tutta la potenza mostrata contro Akio era svanita, usata per premere il grilletto e spostare la pistola per colpire il vuoto, riuscendo a spaventare ilx scacchista ed ora era diventato un pianto infantile di Elviira. Non voleva perdere anche lei, non voleva rimanere nuovamente sola in un trial e nella vita, per quanto potesse volerlo non diventò realtà.

<Nori...Nori...e... Yumeri...Yumeri...YUMERI! OH DIO YUMERI> se si sentiva in colpa per la biondina, adesso ne provava anche per la motociclista, le aveva entrambe abbandonate per cercare Kazuto e le aveva lasciate sole mentre discuteva contro Akio <MI DISPIACE!> era inutile, non potevano sentirla, erano morte. Non doveva lasciare sole in un momento di difficoltà, dove non potevano fare assolutamente nulla e avevano bisogno di qualcuno. Aveva dato per scontato, come avevano fatto tutti, che essendo loro forti potevano farcela sempre. Ma erano due ragazzine, non erano forti, neanche lei.

Era stata un amica orribile- risate.

Qualcuno si era messo a ridere, in modo isterico e da fuori di testa.

Si girò per guardarsi indietro e rimase pietrificata quando vide che a fare quella risata era Kaoru. Proprio quando pensava che la vita avesse esaurito le sorprese, ecco un nuovissimo metodo con cui distruggerlx e farlo andare affondo.

<CHE CAZZO TI RIDI KAORU!?> Elviira gli urlò contro, tenuta ferma dalla corvina prima che potesse corrergli contro prenderlo per il colletto <CHE HAI DA RIDERE IN QUESTO MOMENTO?!>

Cos'altro doveva fare?
Dovrebbe piangere? Aveva senso piangere? Non tanto, non sarebbe cambiato nulla.
Dovrebbe tornare a fare l'essere patetico chiuso in stanza? Tra poco ci sarebbe stato un trial e chissà se sarebbe stato l'ultimo, e non sarebbe servito a nulla, nemmeno quello era più un'opzione.
Non restava che ridere e arrabiarsi, inutilmente <quanto è divertente la vita! Così tanto ironica! Quando avevo fatto pace con la mia amica ed ero un briciolo felice ecco che manda tutto a fanculo! Dovevo immaginarmelo no?! No?!> Perché tra tutti i suoi amici e compagni solo lui era rimasto in vita. Non se lo meritava. Loro invece si. Nori meritava di vivere a lungo. Lei era una brava persona e meravigliosa, meritava l'intero mondo. Era ingiusto. NON ERA GIUSTO PER NORI!

Si girò di lato, sentendo dei passi avvicinarsi e incrocio dinuovo gli occhi di Akinori. Non sapeva neanche lxi perché avesse spostato la pistola e sparato da tutt'altra parte e non sulla sua fronte. Sarebbe stato come uccidere se stesso e non ne aveva il coraggio. Aveva la forza solo per sfogare la rabbia e il dolore in deboli pugni contro la sua pancia. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. NON È GIUSTO CHE NORI FOSSE MORTA! I pensieri si bloccavano lì, in quella consapevolezza senza processare oltre e rendersi conto che Nori non sarebbe mai tornata, da domani non avrebbe mai più visto Nori.
I pugni diventarono sempre più lenti finché non si fermò e appoggiò la testa sulla sua spalla, immobile, lasciandosi colpire e senza toccarlo nemmeno una volta.

Infine c'era Shou. Non aveva neanche la forza di reagire, né come Elviira in lacrime e neppure come Kaoru tra le risate e pugni. Stava cadendo nel buco creato alla scoperta che Yumeri fosse morta. Elviira e Kaoru non erano veramente da soli mentre lui si. Non voleva crederci ma era rimasto definitivamente da solo. In mente gli venivano solo aggettivi, nessun ragionamento complesso, si sentiva semplicemente inutile, insensato, vuoto, completamente inesistente senza più Yumeri intorno. Non aveva nessun'altro. Neanche le persone che credeva fossero importati al di fuori della vita erano veramente importanti per lui che non era nulla.

Cosa era lui? Non era più chi era?

Che domande complesse gli venivano in un momento di lutto. Cos'altro doveva pensare? Dovrebbe chiedersi perché Yumeri l'avesse abbandonato? Non avrebbe mai ricevuto alcuna risposta! L'aveva lasciato solo in un modo dove era solo uno sconosciuto e un personaggio che occupa solo uno spazio nello sfondo. Senza alcuna importanza. Inutile. Lo chiedeva come se poi fosse colpa di Yumeri se fosse morta.

<Yumeri...> osservava il cadavere immerso, se potesse sentirlo forse avrebbe chiesto quella domanda stupida e se potesse portarlo via con sè verso il regno dei morti. Non sarebbe stato solo, triste, dolorante, e sarebbe stata una scelta migliore, invece di abbandonarlo tra i vivi senza ancora uno scopo per rimanerci.

Ti prego Yumeri, prendi la mia anima e portami via con te.

Sempre se ne avesse una sua.

Non seppe bene cosa succedette durante le investigazioni, era così sconvolto e ancora sotto giri che la sua mente si spense completamente. Rimanendo in ginocchio sul pavimento freddo del bagno e osservare le mattonelle diventare sempre più offuscate.

A fare qualcosa erano riusciti solo il duo delle meraviglie Jun, Jun'ichi, aiutato alla fine da Elviira appena decise di prendersi forza e smettere di piangere. Mentre i tre maggiordomi con sberle, acqua gelida e tanta - o poca - pazienza riuscirono a far riprendere un minimo chi era ancora preso dalle droghe. Pure al povero Kaoru, così sconvolto e fuori firi che si era messo tirare deboli pugni e d urlare contro all'inventore dicendogli cose così orribili che entrarono ed uscirono dalle orecchie di Shou.

Non importava a nessuno quanto stessero soffrendo e fossero distrutti, ci sarebbe stato lo stesso il trial. Qualcuno tra di loro aveva ucciso Nori e Yumeri, ed era loro compito trovarlo.

Vennero portati, seguendo il rito, nella sala da ballo e senza alcuna meraviglia iniziarono a scendere giù.

Non era un processo qualunque.

L'ascensore si fermò, le porte si aprirono facendo entrare un immensa e accecante luce che gli dava il benvenuto a condannare qualcuno, solo uno di loro, che sia ancora vivo o che sia morto.

Era un processo di vita e di morte.

Uscirono lentamente e vennero accolti dalla stanza così ben illuminata da un gigantesco candelabro. Sotto ad esso c'erano i vari podii, o postazioni, uno per ogni Ultimate.
Costretto a incolpare qualcuno, puntare sulla vittima occhi pieni di giudizio e di stanchezza. Speravano sempre che questo processo fosse l'ultimo. Questa volta lo sarebbe stato.

Era un processo di verità e di bugie.

Lady Sally si mise sopra a un trono dietro di loro, con dinuovo di suo volto incazzato e i suoi boia vestiti da maggiordomo erano sempre al suo fianco. Fedeli e protettivi. Ma erano anche dei grandi bugiardi. Dei terribili bugiardi.

Era un processo di fiducia e di tradimento.

Dietro di loro c'era un gigantesco schermo spento. Riusciva a specchiarsi in esso e rimase immobile ad osservarsi. Vedeva la stessa persona di quei filmati.

Era un processo di amici e nemici.

Ogni podio aveva una targhetta con su scritto gli stessi nomi che c'erano in quelle delle loro camere. "WhiteBird". Quello...era il suo vero nome?

Era un processo di suppliche e di scuse.

Tutti si misero nei loro posti, tranne Y/N, Chunami, Maude e Sae, Hannes, Roza, Nicolas, Kichirō, Shiro, Goro, Shinobu e Kazuya. Oggi si aggiungevano a loro Yumeri e Nori.
Al loro posto c'erano quattro pali con sopra attaccati delle cornici con le loro foto e sopra avevano una X rosa. Giusto per farti ricordare che non c'erano più.

Questo era un processo di classe.

Meno due capitoli.

Meno due capitoli ed è tutto finito.

Non ci sto credendo neanch'io.

Come non credevo che il flashback avrebbe occupato l'intero capitolo ma meglio così! Temevo di farne uno troppo secco e corto 😔

Volevo prima di tutto ringraziare pubblicamente Yakku e Liza per avermi aiutato con la prima parte con il flashback dandomi consigli e idee. Vi ringrazio veramente tanto 🥺💕

E SPERO CHE ABBIATE APPREZZATO IL CAPITOLO!! Ci saranno sicuramente errori di battitura perché ho fatto una rilettura molto veloce 😭 scusatemi stelle

Ci vediamo all'ultimo trial (aiuto non ne posso più)

Non so se uscirà prima o dopo il prologo di Jordeia! Dipenderà a quanto sarò veloce sia con la scheda ad oc e con il prologo-

Lasciatemi fare le fatidiche domande...chi sarà l'assassino? Chi sarà il mastermind? Chi sopravviverà?

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