𝓐𝓻𝓬 𝟔 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟏 - una vecchia vita
"Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta."
-Khalil Gibran
Era così stufo di sognare.
Era così stufo di respirare.
Era così stufo di vivere.
Era così stufo di pensare.
Era così stufo di tutta la sua vita.
Eppure aprì gli occhi lo stesso, con fatica e lentezza, senza però svegliarsi effettivamente. La vista era offuscata e dando tempo per gli occhi di mettere a fuoco il mondo intorno a lui.
Si trovava in una stanza vuota ed era illuminata da una luce giallastra, entrava dalle gigantesche finestre che coprivano l'intera parete latelare. Il paesaggio non esisteva, c'era solo un cielo che andava dal rosso al giallo pieno di occhi bianchi per nulla realistici. Erano lo stesso inquietanti. Lo stavano fissando e giudicando.
La prima cosa che vide fu una persona che non vedeva da così tanto tempo.
Ti ricordi di me Shou?
Il suo bellissimo Mamoru.
Egli era in piedi davanti a lui, lo osservava in silenzio eppure sentì la sua voce entrare nella sua mente, non proveniva da quella bocca morbida che aveva tante volte baciato pieno di gioia nel cuore. O così ricordava.
Ti sono mancato Shou?
Si cazzo. Si e ancora sì. Non aveva mai smesso di indossare quel braccialetto, e ogni volta che lo guardava il suo cuore si stringeva dal dolore.
Quanto gli era mancato.
Non era il primo sogno che faceva su di lui da quando era all'interno della villa, e sentiva ogni giorno la sua assenza al suo fianco.
Eppure non era mai stato vero il loro amore.
Mi ami ancora Shou?
Non ci credeva che stava male per una persona con cui aveva ricordi che molto probabilmente erano falsi e non erano mai accaduti nella realtà perché Mamoru era morto tempo prima e lui era nello spazio.
La loro storia e il loro amore era vero?
Poteva considerarlo tale? Poteva davvero essere amore il loro? Poteva durare per sempre e avere un futuro o era appena finito con questa consapevolezza? Poteva continuare a ingannarsi e credere che tutta la sua vita con lui non fosse falsa?
Non ci aveva più pensato per non stare ancora più male e per non impazzire. Ma ogni cosa facesse, ogni cosa pensasse, ogni cosa dicesse, ogni cosa vivesse la sua mente lo catapultava lì da lui. In quella vita falsa. In quella felicità mai esistita. In quell'amore mai vissuto.
Una realtà ingannevole di cui provava nostalgia e aveva desiderio di tornarci. Ogni notte sognava e ogni giorno sperava di poter rivedere il suo quartiere e tornare a vivere quella vita normale. Non cambiava se fosse Ultimate o no. La morte non era mai stata così presente e un pensiero continuo. Stava bene fisicamente e mentalmente.
Mi ami ancora Shou?
Era certo che l'aveva amato.
Ma non era certo se continuasse a farlo e se quei sentimenti passati erano veritieri.
Gli era impossibile credere il contrario, poteva solo ignorare il problema e lasciare che il dolore silenziosamente distruggesse la sua anima.
Era diventato così naturale che neanche si rendeva conto di tale azione.
La sua mente aveva eliminato la figura di Mamoru per un paio di giorni cercando di salvare quella minuscola parte di sè che ancora rimaneva in piedi. Ma quella parte era ormai instabile come le sue gambe in quel momento, pronte a crollare come un castello di sabbia, lasciandolo cadere a terra come un morto. Non riusciva più a rimanere dritto, era così stancante resistere e resistere e solo resistere.
Il corvino davanti a lui si avvicinò, afferrandolo per dargli sostegno e scuotendo il cuore per la forte nostalgia di quei gesti che un tempo sembravano così reali. Sentiva la mancanza del suo tocco sulla sua pelle e dei suoi occhi meravigliosi - strappati via da un maniaco - su di lui. Soprattutto sentiva la mancanza delle sue labbre contro le sue in un bacio.
Un bacio vuoto. Divorava le sue labbra cercando disperatamente quell'amore passato che avvolgeva il suo essere e lo teneva in vita. Ma non trovò nulla. Non importava quanto tempo passase attaccato al suo corpo, non si accendeva nulla e non cambiava nulla.
Un bacio morto. La pelle di Mamoru era gelida quanto la sua bocca, per quanto potesse stringerlo a sè, per quanto lo toccasse e il suo cuore bruciasse, nulla l'avrebbe riscaldato. Era morto. Mamoru era morto e nulla l'avrebbe fatto tornare in vita anche se fosse il bacio del vero amore.
Un bacio falso. Un bacio crudele. Un bacio disperato. Un bacio illuso.
Poteva andare avanti all'infinito e si sarebbe sentito solo peggio tra quelle braccia che un tempo considerava un luogo sicuro dove poteva rifugiarsi. Un bacio inutile, come ogni suo tentativo di tornare indietro nei ricordi, chiudendo gli occhi.
Sei felice di vedermi Shou?
Si stacco dal suo corpo non più umano, ed aprì gli occhi appena sentì un'altra voce colpirgli la mente.
Davanti a sè si ritrovò il suo carissimo Kichirō in piedi con abiti informali e lo osservava sorridendo. Vederlo così normale e così falsamente vivo, gli fece solo più male.
Come poteva essere felice vedendo una bugia, un qualcosa che sa non potrà mai accadere, in un modo così realistico? Poteva toccarlo, poteva sentirlo, poteva vederlo e poteva parlargli dinuovo. Ma nulla sarebbe stato vero ed era solo la proiezione della sua mente.
Come poteva essere felice sapendo che quel sorriso così caloroso e solare non l'avrebbe più visto appena uscito da quel luogo? Non poteva fare più nulla con lui appena sarebbe ritirato nel mondo reale, dove la vita lo attendeva, e questo ricordo assieme a tanti altri, tra quelli suoi e quelli estranei, non avrebbero colmato il vuoto lasciato dalla sua morte.
Come...come poteva essere felice senza la presenza di quel ragazzino - non uno qualsiasi ma proprio quello - amante del fantasy, che metteva tutto se stesso per essere d'aiuto a tutti quanti ed era un bambino timido che appena prendeva confidenza si rivelava essere una bomba di energia. Lo stesso ragazzino che aveva impedito che cadesse nell'abisso...una brava persona che iniziò a perdere la voglia di vivere...fino a desiderare di morire.
Come poteva essere felice sapendo che Kichirō fino all'ultimo respiro, non era mai stato veramente felice e voleva solo sparire dal mondo?
Semplicemente non poteva. Era impossibile.
Nulla di tutto ciò lo stava facendo sentire meglio.
La consapevolezza che non era mai riuscito ad aiutarlo ed era stato completamente inutile lo distruggeva. Aveva fallito con Mamoru e aveva fallito anche con Kichirō. Non era stato in grado di farli stare bene, di renderli felici di vivere, di sostenerli e di fare bastone per loro.
Era riuscito a fare schifo anche nella cosa che dovrebbe essere la più semplice tra tutti: amare.
Afferrando il volto gelido del rosso, osservandolo dritto nei occhi ambrati mentre si avvicinava alla sua bocca ancora sorridente, si rese conto del suo grave errore in questa storia: non aver mai avuto il coraggio di amare Kichirō e donare nuovamente a qualcuno il suo cuore, temendo di vivere l'ennesimo inganno della sua vita.
Ormai era troppo tardi.
Anche se baciasse Kichirō non sarebbe cambiato nulla. Lui non esisteva più. Come non esisteva più Mamoru e la sua quotidianità.
Aveva mai amato qualcuno veramente?
Oppure aveva solo amato delle bugie e baciato il vuoto per tutta la sua esistenza?
Non era solo Mamoru, era anche il suo Kichirō e quell'altro Kichirō che aveva portato la morte di sé stesso. Era tutto ciò che lo circondava da quando aveva messo il primo respiro. Perché quello che aveva amato in vita, in tutti i modi, era vero o falso? Entrambi o nessuno?
Per quanto potesse baciare quelle labbra, cercando nel cuore degli altri delle risposte a tutte le sue domande e trovando un motivo per non crollare, non riusciva a ottenere nulla di deciso e certo.
Un bacio vuoto e morto. Non riusciva neanche a dividerli completamente. Non riusciva a soddisfare quell'attesa e desiderio avuta in vita. Non importava quanto le labbra fossero dolci e morbide, deliziose e calde, o quanto fossero presi dalla passione o dall'amore, nulla bruciava nel suo animo e il suo cuore. Esso era avvolto solo dalla tristezza di questo vuoto che lo riempiva fino all'orlo. Sarebbe stato l'ultimo. Sarebbe stato l'unico. Non l'avrebbe mai più potuto baciarlo.
Nella sua mente c'erano sempre domande. Sempre dubbi. Sempre dei forse, dei ma e dei però. In quelle bocche di quelle persone che gli avevano illuminato la vita non trovava più nient'altro se non la voglia di abbandonarsi alla morte, ogni incertezza sulla vita e sulla sua esistenza, diventando così nulla anche lui. Magari così avrebbe raggiunto chiunque avesse amato, nel suo doppio passato, nel suo presente e nel suo futuro senza luce. Magari così avrebbe capito finalmente cos'era stata la sua vita in quel miscuglio di ricordi.
Almeno la sua morte sarebbe stata vera?
NON PENSARE DI POTER MORIRE SENZA IL MIO PERMESSO.
Era la sua voce. Quella di sé stesso.
Un tonfo pesante. Qualcosa aveva appena colpito la finestra con molta forza, le bocche si staccarono permettendo a Shou di poter vedere cosa era stato e vide sul vetro davanti a lui una chiazza rossa.
Subito dopo un uccello nero, un corvo, volò dritto verso di lui ma sbattè con cattiveria contro la finestra lasciando un'altra chiazza di rosso. Iniziò ad arrivare uno stormo di corvi, uno dietro all'altro, che sbattendo contro le finestre lasciavano la loro impronta di sangue prima di cadere giù verso l'oblio.
QUESTO È IL MIO CORPO. LA MIA VITA. LA MIA ESISTENZA.
Si girò per vedere chi stesse parlando e usando la sua stessa voce, come se la risposta non fosse ovvia. Voleva crederci che non ci fosse pure questa volta. Non poteva neanche aver sentito male, non c'era più nessuno al suo fianco, nessun'altro stava parlando ma potrebbe essere per il casino che facevano quei corvi quando morivano.
FINCHÉ IO VORRÒ TU VIVRAI.
Diede alle spalle al massacro di animali, bloccandosi sul posto, per miracolo era rimasto in piedi davanti allo sguardo incazzato di sé stesso nelle vesti da Shinigami. O forse non era lui ma qualcun'altro. Un'altro delle tante incognite che lo fissava aspettando una risposta. O in realtà aspettava di prendere il controllo di quel corpo che considerava suo. Sembrava un giocattolo litigato tra due bambini.
Appena provò a parlare usando la sua voce, per dire qualsiasi cosa gli passasse per la mente per rispondergli, quest'ultimo a scatti veloci e inquietanti arrivò a pochi centimetri dal suo volto. Poteva vedere solo il suo stesso occhio spalancato e lucido, pdrmettendogli di vedere il proprio riflesso.
NON TI PERMETTERE DI MOLLARE ADESSO SHOU.
Shou.
Shou.
Shou.
SHOU.
SHOU.
HEY SHOU!
SHOU MADONNA SANTA-
___________________________________________
Ore: 07:10 a.m __ Giorno 36 ____________
Luogo: camera da letto ________________
<SHOU! SVEGLIATI!!>
Si alzò di colpo dal letto sentendo quelle grida, e per lo spaventò dell'ultima immagina dell'incubo, che gli aveva anche fatto venire un leggero fiatone. Sembrava di essere stato in apnea per tutta la notte.
Il pigiama come il solito era diventato uno strato di pelle aggiuntiva e le mani lentamente toglievano davanti agli occhi i ciuffi corvini che gli coprivano la vista del vero mondo. Sul corpo sentiva ancora la stanchezza della sera scorsa durante il trial, e si chiedeva come Yumeri, in piedi davanti al suo letto, potesse essere così carica alla mattina seguente.
<finalmente! Dai su che la giornata è appena iniziata!> disse la fanciulla.
Shou non sembrava molto contento di ciò e stava già per ributtarsi di schiena nel letto, ella riuscì ad afferrarlo in tempo per le spalle evitando ciò. Guardandolo da vicino vide meglio i suoi occhi stanchi, il suo corpo sembrava gelatina e si muoveva come tale più lo scuoteva avanti e indietro per svegliarlo. <sei conciato malissimo- sembri uno zombie o un tossico dopo un after> commentò e l'altro chiuse gli occhi mentre veniva agitato come una bibita gasata. Non sentiva neanche un briciolo di forza e volontà per rispondere a tono.
<uhhh...ho sonno Yumeri ti prego...altri cinque minuti> mormorò il corvino.
L'altra lo lasciò di colpo facendolo cadere sul materasso ma stava ben attenta a non fargli chiudere gli occhi con piccoli pizzicotti <non fare il bambino, sciacquati la faccia e preparati che ci stanno aspettando! Siamo pure in ritardo>
Egli si mise il cuscino in faccia ottenendo più pizziccoti, almeno essi rimettevano in moto i suoi muscoli, agitando le gambe ad ogni colpetto <cosa dobbiamo fare d'importante qui dentro?> le chiese, senza voler davvero ricevere una effettiva risposta <cercare ancora di scappare inutilmente? Oppure ad aspettare assieme che la morte ci venga a prendere molland-AAAAAAH> non si aspettava di riuscire ad urlare così forte per un calcio dato dalla motociclista che lo fece cadere a terra. Il pavimento era gelido e duro. Doloroso e scomodo.
<ZITTO E PREPARATI! NON FARE IL FOTTUTO EMO!>
<non...non sto facendo emo!> si alzò da terra massaggiandosi la schiena, il fianco dolorante per la botta e con l'altra mano si copriva la testa vittima di Reddie bello attivo quanto la fanciulla <non ci mettere pure tu uccellaccio- AHIA PIANO!!> imprecò contro il robottino.
<sbrigati!>
<sto andando! Sto andando! Un attimo cazzo!> rispose finalmente a tono. Con passo svelto raggiunse il bagno e si chiuse dentro per proteggersi dai suoi "coinquilini" aggressivi.
L'acqua gelida in faccia gli serviva proprio per riprendersi dallo stato da "zombie" mattutino, per svegliarsi definitivamente e ritornare con i piedi a terra, rendendosi dinuovo conto che stesse vivendo. Era lì in quel momento. Era lui quello allo specchio. Era reale.
Gli servì altra acqua fredda per toglierglie dalla testa quei pensieri troppo profondi e pesanti da affrontare di prima mattina con la pancia vuota. La fame era un ottimo modo per distrarsi dai problemi e si sbrigò a prepararsi sentendo Yumeri chiamarlo più irritata di prima, starà anche lei morendo di fame.
La giornata non si stava muovendo lentamente solo per il Birdwatcher, ma anche per tutti gli altri che uscirono prima o poco dopo di lui dalle proprie stanze. Non erano alla fine così in ritardo. Shou guardò male la ragazza al suo fianco per avergli fatto fare una corsa per nulla. Tutto fin troppo calmo, apparte Yumeri in sè, e forse sarà stata la mancanza delle campanelle squillanti e dei vocioni dei maggiordomi, così forti da svegliarti subito e dandoti già il ritmo della giornata.
Assieme scesero le scale per raggiungere la sala da pranzo per fare colazione e dare inizio alla giornata. Non erano però al completo, mancava solo Kaoru e lo stratega che aveva dormito con lui aveva assicurato che ilx fanciullx li avrebbe raggiunti presto.
Poi vennero bloccati nella sala da ballo da una fanciulla più bassa di Elviira - la più piccola del gruppo di sopravvissuti - dai capelli lunghi biondi e teneva appoggiata sulle spalle una mazza chiodata. Indossava una camicia bianca a sbuffo, incontrastro con una gonna corta fino alle ginocchia nera e stretta in vita come un corsetto.
<finalmente, pensavo che per la disperazione nessuno di voi sarebbe sceso neanche per mangiare> disse con una voce più matura rispetto al suo aspetto da bambina - dovuto solo per l'altezza. <per chi non ha capito chi sono, piacere sono Hiroko Satio e non vi serve sapere altro stronzetti se non che da oggi sarò la vostra sostituta maggiordomo!>
<...o così dovrebbe essere ma detto sinceramente non ho alcuna voglia di servirvi e pulirvi il culo. Quindi semplicemente vi controllerò e farò il modo che non farete alcun tipo di cazzate!> appoggiò la mazza a terra usandola come bastone e aspettò qualche reazione particolare ma non ottenne chissà che cosa se non sguardi confusi <che avete da guardare e basta scusate?>
<quindi dovremmo praticamente fare tutto noi?> rispose Jun
<esatto>
<mentre tu non farai assolutamente niente se non guardarci?> aggiunse sempre Jun aggrontando la fronte facendo una smorfia infastidita.
<esatto, hai capito benissimo>
<bro? Non è tipo il tuo compito farci da cameriera e servirci mentre ci ammazziamo?> contestò la corvina spalancando le braccia e indicando la biondina davanti a lei <non puoi far fare a noi il tuo lavoro perché non hai voglia!>
<si che posso ed è quello che farò. Non spreco il mio tempo ed energie per gente come voi che usa la "giustizia" come gli pare e piace! E soprattutto mi state sui coglioni> rispose Hiroko e dalla tasca della gonna, santa Akio che le aveva aggiunte, tirò fuori un foglio strappato e stroppiciato <aggiungiamo il fatto che avete infranto le regole così tante volte che mi chiedo perché non siete ancora stati puniti e siete ancora tutti vivi. Menomale che non avete me come mono ufficiale o sareste tutti morti> aprì il foglietto cercando di non peggiorare il suo stato <per questo ho trovato un'altra punizione perché non vi faccio mica continuare il gioco come se nulla fosse successo!>
La fanciulla iniziò a leggere <per una settimana, anche quando torneranno Akinori e Akio, avrete questi compiti: Jun e Shou dovranno fare la colazione; Nori e Elviira invece dovranno fare il pranzo ; infine Yumeri e Kaoru dovranno fare la cena. Questo per essere entrati in stanze e zone a voi proibite> fece una piccola pausa prima di continuare e zittire per il momento le lamentele <mentre Kazuto e Jun'ichi che mi hanno attaccata e volevano oltrepassare l'ingresso per scappare dovranno fare le pulizie, sistemare e ordinare l'intera villa per...due settimane. Una in più perché...perché si, tanto ne dubito che supererete anche solo la prima senza un morto>
<MA CI PRENDI PER IL CULO?> urlò Yumeri, non stupendo Shou di quella reazione e di quel tono, la capiva, già non aveva voglia di semplicemente vivere, tanto meno ne aveva di fare effettivamente qualcosa di produttivo. Tutto il lavoro sporco lo facevano quei due assasini e lo facevano pure bene, era l'unica cosa bella di stare lì dentro.
<sono serissima>
<PRIMA CI RAPITE, CI COSTRINGETE AD UCCIDERCI, CI TENETE RINCHIUSI QUI DENTRO DA QUASI UN MESE E POI CI FATE FARE PURE IL VOSTRO LAVORO?> la fanciulla dai capelli blu venne fermata dal mafioso per evitare che ella saltasse adosso ad Hiroko. Non gli sembrava il caso di peggiorare la loro situazione per delle stupidaggini del genere <Yumeri calmati->
<STAI ZITTO TE MAFIOSO DI MERD->
<Yumeri ti prego non urlare> intervenne il Birdwatcher con la testa che iniziava a pulsare per la voce troppo alta dell'amica.
La scammer si girò verso tutti loro <ma ha ragione! Non è giusto! Che faccia il suo lavoro che viene pure pagata per farlo no?! O no? Sicuramente noi non ci guadagniamo nulla!>
<Siete esagerati! Quei due vi hanno coccolato troppo ed abituato male! Vi ho solo detto di cucinare e pulire! Non è neanche una punizione!> la fanciulla alzò la mazza chiodata puntandola contro di loro, muovendola lentanente in entrambi i lati <se riuscirete a scappare guardate che fuori da qui non ci sono maggiordomi sottopagati a farvi tutto! Quindi vedete di imparare ed a lamentarvi di meno>
Era un litigio simile a quello di una madre severa con i suoi figli scansafatiche, nato giusto per andare contro all'autorità del momento che si stava stufando della faccenda ma non aveva intenzione di cambiare idea. Menomale che l'arrivo di Sally fermò le parole di dissenso dei partecipanti, non tanto per la sua presenza ma per la sua reazione <CHI SEI TU?!> urlò dall'inizio delle scale, mettendosi a correre per arrivare il più presto per raggiungerli. In mano teneva il Duca RedFox il Saggio ed era ancora in pigiama con i capelli lunghi e spettinati <E DOVE SONO GLI AKI?!>
Hiroko ci rimase di merda vedendo che una bambina di appena undicianni era più alta di lei e cercò di ignorare le risatine dei partecipanti per non spaccare la faccia a qualcuno con la sua mazza. Non era divertente. Non faceva ridere. Aveva scuse valide per ammazzarli nel dubbio-
<allora? Mi rispondi!?> richiese la bambina senza urlare, gonfiando solo le guance rosse e stringendo la volpe di pezza tra le sue braccia. Hiroko mise da parte l'invidia e il fastidio, per fare un elegante inchino per la padroncina di casa e si alzò leggermente il lembo della gonna. Si rialzò subito iniziando a sentire il dolore al fianco che stava ancora guarendo <sono Hiroko signorina, sono davvero lieta di fare la sua conoscenza! Non so se devo darle del lei o del tu...ah! Si- sostituerò gli Aki per un breve periodo, mi hanno chiesto questo favore ed io sono una loro grandissima amica! Se hai bisogno ci sono ed in ogni caso loro sono ancora nella villa>
<cosa stanno facendo?> chiese schietta Sally, come se avesse ignorato tutta la parte prima dove la biondina si presentava.
<si stanno riposando>
Voleva tanto crederci ed andare avanti, eppure la risposta non la convinse e non la fece stare meglio, non trovandola veramente sincera. Non per il suo tono o comportamento, anzi era molto tranquilla e sorridente, ma era per quello che le era rimasto in testa da quelle registrazioni. Non riusciva a fidarsi di quei due, erano dei bugiardi quanto la loro amica lì davanti. Anche se fosse la verità stavano nascondendo qualcosa lo stesso, come ilx mastermind, e lei ovviamente ne doveva rimanere fuori perché una bambina.
<cosa stanno facendo davvero?>
Sottolineò l'ultima parola con un tono serio e severo proprio da signora di casa, provando a mostrarsi più matura ed adulta, però non bastò per togliere dal volto dell'altra il suo sorriso <state dubitando di loro?>
<no...solo che non ho saputo nulla riguardo a ciò e del tuo arrivo>
Non capiva perché fosse veramente lì.
Davvero doveva solo sostituirei gli Aki per un periodo? Che senso aveva? Non era mai successo una cosa del genere perché i maggiordomi non avevano mai preso una pausa. Non era entrata adesso nella villa, c'era già da ieri durante l'omicidio e il trial...era una cosa già decisa? Perché non sapeva nulla? Era una cosa che avevano fatto loro di nascosto anche a lxi?
Oppure forse stava iniziando ad essere paranoica come ilx sux tutore? Forse non era nulla di grave? Forse non c'era nulla di nascosto?
<cosa sta succ->
<andate a fare la colazione forza che si sta facendo tardi!> la zittì Hiroko andando a passo svelto verso la sala da pranzo <JUN E SHOU STA A VOI CUCINARE PER TUTTI!>
Quella dei due corvini con iniziali diversi fu un accoppiata disastrosa da mettere in cucina. Non erano dei cuochi provetto, soprattutto Jun, e per grazia divina riuscirono a non litigare. Il Birdwatcher non aveva troppa voglia di reagire alla vita e di rinfacciare a Jun delle sue azioni passate che trovava ingiusto, come nascondere l'identità delle talpe. Non si sarebbe stupito se sapesse per tutto questo tempo pure quella del mastermind.
In ogni caso per loro fu facile, bastò mettere in delle ciottole dei biscotti e tirare fuori il latte e cereali. Il vero problema fu il caffè ma il primo tentativo che fecero fu così schifoso da far perdere la voglia di caffè a chiunque lo volesse.
<io col cazzo che farò la cena sta sera> disse Yumeri appena finì di mangiare i biscotti
<what!? Well allora digiuni e ti arrangi> rispose Jun <perché noi dovremmo prendere il tuo compito e cucinare pure per te? Collabora e non ti lamentare>
<e poi voi lasciare da solo Kaoru a farla per tutti noi? Non credo che ne sia in grado...soprattutto dopo ieri-> si aggiunse Kazuto
Yumeri sospirò e si mise a dondolare sulla sedia <Kaoru sarà d'accordissimo con me no?> girò la testa più volte cercando con lo sguardo ilx nuovx assasinx impunitx, ma non lx vide da nessuna parte della stanza <però...Kaoru dov'è? Non doveva raggiungerci presto?>
<non è sceso alla fine, sarà ancora in stanza> rispose il primo assasino impunito osservando il caffè dell'amica. Non aveva il coraggio di finirlo per quanto facesse schifo <meglio portargli qualcosa da mangiare...e di buono>
.
..
...
Quanto tempo gli sarebbe servito per morire senza fare assolutamente nulla?
Anche se gli occhi erano stanchi e distrutti da un sonno instabile a terra nel gelido e scomodo pavimento, non avevano intenzione di rimanere chiusi per più di qualche secondo. Provò a vedere se sistemandosi nel letto dello stratega qualcosa sarebbe cambiato. Magari la morbidezza del materasso e il calore delle coperte più pesanti l'avrebbero aiutato ad addormentarsi. Ma appena arrivava il buio, le palpebre si chiudevano, vedeva il ventre rosso e aperto di Shinobu. Lo stomaco si stringeva, affamato e schifato, e il senso di tw vomito * invadeva la sua bocca, bruciando la gola.
Le mani stringevano le coperte che lo coprivano fino alla testa, cercando di resistere a quella vista il più tempo possibile finché non si sarebbe addormentato, però la visione peggiorava.
Il sangue aumentava.
Il sangue lo sporcava.
Il sangue lo avvolgeva e lo soffocava.
Il senso di colpa lo stringeva e lo portava giù nei ricordi di quella notte.
Un ricordo così vivido che gli sembrava di riviverlo ogni volta che ritornava nella sua mente malata.
La stessa notte di quando aveva fatto vedere a tutte le persone intorno a lxi quanto fosse un mostro. Era vero e tutti finalmente l'avevano capito. Era un mostro. Era un assasino. Ed era stato anche risparmiato. Un destino peggiore non poteva averlo.
Vivo nel senso di colpa.
Vivo in un peccato che non poteva mai essere perdonato.
Shinobu potrà pure essere una fottuta talpa.
Anzi c'era di peggio.
Shinobu potrà pure essere un fottuto androide, ma era sua amica, che aveva trattato come se non fosse nulla dal giorno al domani, l'aveva fatta soffrire e piangere, e buttatto via tantissimi futuri ricordi assieme per una paranoia. Anche se alla fine si erano rivelati veri ogni suo dubbio, si sentiva in colpa. Ogni volta che la pensava si sentiva solo in colpa, e più sporco del suo sangue.
Shinobu potrà pure essere un fottuto androide, ma era qualcuno con cui aveva legato, l'aveva amata e con lxi aveva creato dei ricordi dove era felice e adesso si rifugiava in cerca di un luogo sicuro nella sua mente. Non era una cosa da poco, aveva vissuto con lei e gli altri per quasi 40 giorni.
Shinobu potrà pure essere un fottuto androide, ma era fin troppo uguale ad un essere umano per non considerarla come tale.
Provava emozioni, come lui.
Provava amore, come lui.
Provava dolore, come lui.
Provava terrore, come lui.
Respirava, mangiava, beveva, dormiva, ne sentiva il bisogno e si feriva, come lui.
Aveva due polmoni e un diaframma, delle vene e delle arterie dove circolava il sangue, epiglottide, faringe, esofago, stomaco, fegato, pancreas, intestino tenue, intestino crasso, muscoli ed ossa, come lui.
Erano così morbidi e così tanti all'interno di quel corpo. Le immagini tornarono subito nella sua mente e si afferrò per abbracciarsi e chiudere gli occhi per non vederli più. Inutile. Era tutto inutile. Sentiva la mani sporche dalle interiora troppo realistiche per essere finte.
Voleva strapparsi la pelle per togliersi il sangue impresso in esso dalla sera prima.
Le coperte lo avvolgevano in un abbraccio, solo all'idea lo faceva tremare ripensando alle braccia dell'inventore strette al suo corpo dopo aver massacrato una persona assieme.
Shinobu aveva un cuore.
Rosso, immobile e così piccolo, non pensava fosse così la sua grandezza. Faceva strano vederlo dal vivo.
Era così vero anche se c'era il vetro.
Gli fece lo stesso capovolgere le sue interiora di carne, e il senso di tw nausea * aumentava.
Poteva tenerlo in pugno e sembrava così fragile. Poteva proteggerlo oppure poteva strapparlo via, stringerlo e spappolarlo tra le sue mani.
Nella stanza poteva sentire solo i suoi respiri che diventavano sempre più affannosi. Vennero coperti dal ricordo della voce di Akinori e se si teneva le orecchie pronto a strapparle, non si zittiva. Continuava a parlare, a parlare, a parlare, e a toccarlo, abbracciarlo, accarezzarlo, a rassicurarlo che ora era salvo.
Salvo da chi? Da Shinobu? Dalla povera e innocente Shinobu? Che aveva atrocemente ucciso? Era davvero lei la cattiva della situazione? Il pericolo? Il mostro? No...non poteva esserlo...
Era lxi che l'aveva fatta stare male.
Era lxi il pericolo.
Era lxi che l'aveva tolto la vita.
Era lxi il mostro.
Era lxi che era sporco del suo sangue.
Era lxi che l'aveva aperta in due e ficcato le mani all'interno nella melma rossa, dopo averla infilzata due volte, una per ucciderla e l'altra per fare il gigantesco taglio.
Lo stomaco non resse più.
Tw Si alzò di scatto per correre in bagno e fiondarsi nel cesso per tirare fuori quello che era rimasto nel suo corpo, ogni sostanza nutritiva, ogni liquido al suo interno, temeva potesse far uscire anche le sue stesse membra. La nausea non passava. La nausea aumentava e rimaneva bloccata in bocca finché non rigettava, rigettava e rigettava pure l'anima. *
Lo stomaco ebbe il suo momento di pace.
Ma stava peggio.
Si sentiva ancora sporco.
Si sentiva ancora in colpa.
Si sentiva ancora un mostro.
Non gli veniva neanche da piangere in tutta questa situazione.
Se avesse ignorato i suoi bisogni fisici, il suo corpo avrebbe smesso di funzionare?
Si sentiva ancora sporco.
Si sentiva ancora in colpa.
Si sentiva ancora un mostro.
Non c'era sangue sul suo corpo, lo vedeva, ma lo sentiva ancora addosso, impresso nella pelle e scendeva unendosi al proprio sangue.
Kaoru quasi si strappò il pigiama per la fretta di lavarsi, e aprì il rubinetto della vasca mettendoci più prodotti possibili all'interno. Forse neanche il cianuro sarebbe bastato per togliergli quella sensazione di sangue.
Si immerse nell'acqua bollente e piena di schiuma, prese una spugna e iniziò a sfregare sulla candida pelle. Normalmente.
Però la sensazione di sporco non se ne andava quindi iniziò a sfregare più animamente. Magari sarebbe cambiato qualcosa...oppure no. Usò più forza, ancora di più, grattava con la spugna sempre più velocemente e con tutta l'energia rimasta nel suo corpo.
Nulla.
Nulla da fare.
Rimaneva uno sporco assasino.
Prese la parte più ruvida della spugna e si mise grattare sulla pelle, con più forza, mettendoci tutta la volontà rimasta nel suo cuore, finché non iniziò ad arrossarsi. Non smise. Non si fece fermare dal rosso sulla sua pelle, ci diede più carica ad ogni sfregamento sul suo corpo che aveva sempre odiato ed ora voleva distruggerlo completamente.
Sfregava senza fermarsi.
Sfregava con cattiveria.
Sfregava con la speranza di potersi sentire meglio subito dopo.
Sfregava. Sfregava. Sfregava senza fermarsi. Sfregava. Sfregava. Sfregava senza interrompersi. Sfregava. Sfregava. Sfregava finché non vide il suo braccio farsi più rosso. Sfregava. Sfregava. Sfregava finché non fece uscire del sangue.
Non era grave la situazione, ne usciva poco come quando ti graffi per sbaglio, ma era abbastanza per peggiorare la situazione per un semplice motivo: era sangue.
Sangue che scendeva lungo il braccio, avvicinandosi all'acqua ed era pronto a macchiarla completamente di rosso. Un fottuto bagno nel sangue, nella morte, nella distruzione e nella disperazione. L'avrebbe avvolto e sporcato completamente, sarebbe stato inutile anche aprire ogni rubinetto perché il sangue sarebbe rimasto. Stava iniziando a divagare e fare incubi ad occhi aperti, spalancati e senza più lacrime.
Prese un asciugamano lì vicino e lo premette sopra alla ferita, tamponando e pulendosi, la mano tremava e voleva grattare ancora più forte sulla ferita per togliere il sangue. Avrebbe solo fatto un casino. Strinse la mano libera in un pugno per trattenersi nei staccarsi la carne nel tentativo di pulirsi.
Sarebbe riuscito a morire?
Voleva morire. Voleva morire. Voleva morire. Voleva morire. Voleva morire.
Sarebbe riuscito a sparire?
Il sangue smise di uscire, ilx fanciullx si bloccò mettedendosi sdraiato lungo la vasca con l'acqua alla gola.
Avrebbe preferito morire invece di vivere torturandosi ogni secondo.
I suoi sensi di colpa l'avrebbero divorato prima della fame?
La morte era pensiero fisso nella sua mente. Nient'altro, nessun ricordo e pensiero positivo sulla vita riusciva a sovrastarlo completamente.
Era fisso come il suo sguardo sul soffitto del bagno, bianco e soprattutto pulito, cosa che non riusciva ad essere il suo corpo.
Per quanto potesse stare dentro l'acqua nella vasca, immobile per ore, Kaoru sentiva il suo corpo sporco di quel sangue viscido che l'aveva coperto per ore e ore. Era inutile. Tutto era inutile per lxi. Anche respirare. Sentiva ancora il suo odore nella sua pelle delicata, e sulle sue dita ormai rugose per essere stato troppo dentro l'acqua.
Sarebbe stato così semplice morire. Bastava immergersi completamente e non uscire mai più, eppure il suo corpo rimaneva immobile e non aveva intenzione né di alzarsi o di abbassarsi. Serviva troppo coraggio. Preferiva non fare assolutamente nulla ed aspettare il suo destino.
Se fosse morto, avrebbe visto Goro?
Alzò le mani solo per strinsergere le proprie spalle, come se stesse abbracciando qualcuno senza però un corpo fisico da afferrare, cercando di simulare un abbraccio con il castano morto. Aveva bisogno del suo contatto fisico, del suo odore, della sua voce e della sua risata, di tutta la sua persona per cancellare dalla mente quello di Akinori. Voleva sprofondare nell'amore dell'artista per sentirsi ancora una volta una brava persona. Da solo non riusciva a farlo. Da solo non riusciva a fare assolutamente nulla.
Non chiedeva molto, solo nell'avere al suo fianco quel ragazzo troppo buono per il mondo, anche se questo significherebbe morire e abbandonare il mondo dei vivi.
Ma l'avrebbe davvero incontrato? Non tanto riguardo al discorso se esistesse veramente l'aldilà o no, puntava al fatto che un mostro come lui non potrebbe mai salvarsi e raggiungere il suo amico. Lui sarebbe andato sicuramente in paradiso mentre lxi sarebbe finito all'inferno a soffrire e perire per l'eternità...oppure era un mondo vasto dove tutte le anime indipendemente si riunivano? Ammassate e senza spazio per respirare...oppure in realtà vagavano tutte sulla terra tra i vivi per l'eternità e soffrire per il proprio stato.
In ogni caso, se avrebbe rivisto Goro, se potesse parlargli dinuovo, o se adesso lui lx stesse guardando...cosa penserebbe di lxi?
L'avrebbe consolato o l'avrebbe lasciato soffrire per aver ucciso una loro amica?
L'avrebbe amato ancora o l'avrebbe odiato capendo che brutta persona fosse in realtà?
Chiuse gli occhi per la stanchezza, impressa nelle palpebre apparì il cadavere di Goro e spalancò gli occhi per mandare via il ricordo terribile di quella notte.
Se fosse morto, avrebbe visto Kazuya?
Erano due assasini. Erano due mostri. Erano due brutte persone che avevano ucciso le persone che amavano. Erano così simili, entrambi avevano reagito d'istinto...allora perché non riusciva a provare compassione per lui? Perché provava così tanto odio nei suoi confronti? Risultava solo ipocrita da parte sua. Chi era lui per giudicare qualcun'altro? Soprattutto un'altro colpevole.
Non riusciva ad abbracciarlo come aveva fatto Nori prima dell'esecuzione.
Non riusciva a dirgli per l'ultima volta un sincero "ti voglio bene". Perché? Perché non ci riusciva?
Si chiedeva e si rispondeva da solo velocemente.
Era ovvio.
"Perchè Kazuya aveva ucciso Goro."
Però c'era di più...
Perché come non riusciva a perdonare se stesso e la sue azioni, non riusciva a farlo neanche con il violinista. Si considerava il male fatto in persona, la rovina della vita di tutti, e così pensava anche per il violinista senza alcuna pietà. Non conosceva la sua storia. Non conosceva le sue sofferenze. Ciò non giustificava né lui né se stesso per le proprie azioni.
Lo odiava quanto odiava il suo talento per la scherma.
Lo odiava quanto odiava le sue azioni.
Lo odiava quanto odiava Akinori.
Lo odiava quanto odiava le conseguenze delle sue azioni.
Lo odiava quanto odiava se stesso.
Se fosse morto, avrebbe visto Shinobu?
Era inutile che si illudeva, non avrebbe più rivisto Shinobu che aveva conosciuto durante il killing game, e che aveva ucciso. Lxi non era nessuno. Lxi non era nient'altro che un ammasso di ferro con una coscienza di un'altra persona, o due, morta.
Non aveva senso pensarci.
Non aveva senso farsi delle domande.
La sua Shinobu, la sua amica e la sua vittima, non esisteva più.
Se fosse morto, Nori avrebbe pianto?
La porta del bagno era aperta, permettendo di fargli sentire il bussare dalla porta principale. Battè tre volte e a nessuna di loro rispose, rimanendo immerso nell'acqua ormai tiepida.
<Kaoru?>
Nori.
La povera Nori.
La voce era ferma con un briciolo di disagio nel parlare con il tuo migliore amico assasio.
Cosa ci faceva qui? Cosa voleva da lxi?
Perché-
<ti ho portato da mangiare>
Kaoru.
Il povero Kaoru.
Rimase in silenzio e si strinse il ventre sentendo la pancia brontolare dalla grande fame.
Perché-
<...buon...buon appetito>
La fanciulla posò davanti alla porta un vassoio, rimanendo immobile davanti ad esso per qualche secondo per poi allontanarsi lasciando nuovamente da solx Kaoru con la sua coscienza.
Perché sei così gentile con gli altri? Ho rovinato la tua vita Nori...perché non mi odi pure tu?
Anche Nori voleva sapere perché non riusciva ad odiare semplicemente Kaoru e doveva avere a che fare con un ammasso di emozioni nuove e così complicate da gestire. Erano apparse tutte nello stesso identico momento, esplosive come una bomba.
Non voleva nemmeno pensarci a riguardo. Ricordare il trial e la sera precedente faceva troppo male e le faceva tremare il labbro. Si era stupita di se stessa per essere riuscita a stare davanti a quella porta per qualche secondo, senza crollare nel dolore che quei nomi le creavano nel cuore.
Shinobu, Kazuya, Goro e Kaoru.
Gli stessi nomi che qualche giorno fa le davano un senso meraviglioso di felicità e di casa. Erano Un posto sicuro dove potersi rifugiare e abbandonare ogni problema. Come potevano cambiare così velocemente i sentimenti per qualcuno? Era veramente possibile passare da sorridere per i propri amici a piangere per loro?
Era così sorprendete come per la quarta volta la sua vita era stata completamente stravolta.
La scoperta che ci fosse una figlia biologica dei suoi genitori, la vera Nori, e che fosse morta. Quando in quella cantina aveva scoperta la verità. Lo stesso giorno dove aveva messo in dubbio l'amore ricevuto dalla persona più importante della sua vita, e controllava quest'ultima, sua madre.
Poi abbiamo l'arrivo al killing game che fu l'inizio di una discesa che non sembrava fermarsi. Scendeva sempre più in basso ad altissima velocità. Lo stesso giorno dove aveva messo in dubbio tutto il bene che credeva ogni persona avesse nel proprio animo e dovette occuparsi della propria vita da sola.
Il tradimento di Kazuya, uno dei suoi amici, che aveva comportato ad una serie di eventi e non sembravano migliorare giorno dopo giorno. La rovina di quella casa e di quella famiglia che pensava sarebbe durata per sempre. La stesso giorno dove aveva sprecato tutta la sua speranza in un obiettivo stupido e irrealizzabile.
E infine quel maledetto giorno.
Lo stesso giorno dove tutto era finito.
Lo stesso giorno dove il suo animo si era diviso in due: una parte di sè che credeva ancora nell'innocenza assoluta di Kaoru, la persona buona e dolce che non farebbe mai male ad una mosca ; un'altra parte di sè invece che non riusciva più a fidarsi così tanto di lxi e degli altri per tutto quello che aveva sentito. Purtoppo aveva più buone ragioni per credere alla seconda parte rispetto alla prima, e non voleva davvero dubitare dei suoi amici...ma era così difficile...dopo tutto quello che era successo e la consapevolezza di non sapere tutta la verità la faceva stare peggio.
La verità poteva essere mille volte peggio di quello che era a conoscenza e aveva paura di scoprirla, cosa aveva spinto Kaoru ad uccidere Shinobu e cosa era successo per portare a questo finale...aveva paura di quale potesse essere la risposta a queste domande...forse era meglio dire che avesse paura dello stesso Kaoru e della sua mente...ma non voleva ammetterlo. Avrebbe fatto solo più male.
Non aveva mai vissuto in vita sua un lutto in questo modo, non sapeva come comportarsi e come risolvere. Non le piaceva stare male, come non faceva piacere a nessuno, immaginava. Non le piaceva non riuscire più a controllare le sue stesse emozioni come prima. Le faceva paura. Temeva di perdere il controllo da un momento e l'altro.
Bastava non pensarci no? Ignorare tutto e fare finta di nulla, come se nulla esistesse, come se non avesse appena portato da mangiare al suo amico assasino di una sua amica talpa robot.
Era impossibile non pensare a queste cose passeggiando in un corridoio così vuoto e così silenzioso. Soprattutto dopo aver perso in un unico giorno tre dei tuoi amici e quando sei stata lasciata completamente da sola dall'unico che era rimasto in vita.
Se lo ripeteva all'infinito.
Eri da sola.
Ti hanno lasciato da sola.
E starai sempre da sola.
Sentiva molto la mancanza di qualcuno che le dicesse di fare qualcosa, che la giudasse durante la giornata e stava sempre al suo fianco ogni momento della sua vita. Pensava di essere riuscita a staccarsi da sua madre, la donna che controllava ogni cosa della sua esistenza, ma si sbagliava.
Shou era da solo. Elviira era da sola. Yumeri era da sola. Però lei era diversa da loro. Aveva bisogno di qualcuno, anche di una persona come Kazuya, perché senza nessuno, da sola, non riusciva a vivere e poteva vivere solo attraverso quella persona.
Non riusciva a farcela senza nessuno, non era forte e coraggiosa come Yumeri, come Elviira e Shou. Non era grandiosa come loro. Non era intraprendente. Così era stava cresciuta, sotto il volere ferreo di genitori che cervavano in lei la figlia morta, e così credeva con tutta se stessa anche adesso che voleva vivere per se stessa. Come poteva negarlo se adesso senza nessuno si sentiva persa, vuota e inutile? Come poteva negarlo se non riusciva neanche a prendere una decisione da sola senza pensarci all'infinito?
Raggiunse finalmente, a passi lentissimi e immersa nei suoi pensieri, alla sala da pranzo dove c'erano Jun, Jun'ichi e Kazuto che parlavano tranquillamente tra loro mentre preparavano la tavola.
Erano così...felici.
Erano così...contenti.
Erano così...uniti.
Erano così...fortunati ad essere ancora tutti assieme, in un gruppo ancora intatto e pieno di gioia. Non come lei, Nori, che era da sola come un cane, dopo aver passato la sua intera esistenza ad essere una brava bambina e una persona buona. Eppure guardala, era completamente sola, mentre due di loro, non serve neanche fare nomi, delle orribili persone, erano felici con i loro amici del cuore. Uno aveva ucciso così tanto gente e l'altra ne aveva truffata altre tanta. Due persone che avevano portato solo del male nella vita degli altri...erano felici.
Non...non era giusto.
Perché loro erano felici e lei no?
Non...non se lo meritavano.
Perché loro erano felici e lei no?
Non...non dovrebbe pensare in questo modo degli altri...
<hey Nori!> la chiamò Elviira interrompendo il suo flusso di pensieri. L'acrobata stava fuori dalla porta della cucina e muoveva le braccia per attirare la sua attenzione <su sbrigati! Abbiamo tanto da cucinare!!> le disse con un docile sorriso, non sapeva quanto esso fosse sincero ma bastò per riscaldare il suo cuore tormentato. Si era dimenticata che dovessero fare il pranzo e corse verso di lei per non perdere tempo.
Il piatto di oggi era la carbonara.
Elviira aveva già posizionato sull'isola della cucina tutti gli ingredienti necessari e un libro di ricette italiane, il loro tutorial cartaceo. Nori non aveva molta fiducia nelle loro doti culinarie, sperava di non dare fuoco a nulla o a non chiudersi per sbaglio dentro alla cella. Meglio evitare un'altro trauma per Elviira. Non sapeva con quale forza riusciva a stare nel luogo dove la sua amica e suo fratello fossero morti. Lei, Nori, non sarebbe mai riuscita. Già era difficile stare calma normalmente, figuriamoci se si ritrova nell'archivio, per esempio.
Un'altra differenza con il resto del mondo ribadita: non riusciva a esistere senza nessuno al suo fianco, mentre gli altri si e stanno anche bene. O almeno riescono a fingere meglio di lei.
La fanciulla dai capelli viola si avvicinò di colpo alla biondina, fermandosi nella lettura della ricetta che non stava beatamente ascoltando, solo per chiederle <tutto ok? C'è qualcosa che non va?>
Una domanda che tutti chiedevano e nessuno riusciva a rispondere in modo sincero, eppure continuavano a chiederla sperando di ottenere la verità dall'altra parte. Nori era la prima a farlo, dopo averci pensato su per mezz'ora, e ci rimaneva male quando l'altro non si apriva, ma era la prima a fare lo stesso. Un ragionamento contorto che le fece perdere tempo e la fanciulla al suo fianco le appoggiò una mano sulla spalla <Nori? Nori tutto apposto?>
<sisi> mentì la biologa, sperando di essere stata abbastanza convincente e prese in mano il pacchetto di spaghetti cercando di non pensare a Kazuya <puoi ripete perfavore?> chiese girandosi a guardarla
<certo! Allora...> ed iniziò a leggere la ricetta dall'inizio, più lentamente ed iniziando a cucinare questa maledetta carbonara.
Accesero i fornelli per far bollire l'acqua e Nori, per nulla connessa al mondo, stava per versarci l'intero contenitore di sale, finì bene grazie all'acrobata. Si stupì che tra le due era quella che non stava facendo troppi disastri. Rischiò solo di tagliarsi un dito mentre tagliava il guanciale e stava per spezzare gli spaghetti in due.
<FERMA!! NON FARLO!> la avvertì Nori <sento le urla di rabbia di Kazuya dall'aldilà, se le spezzi verresti maledetta da lui per sempre->
Elviira rise a quell'affermazione ma riuscì a salvare la pasta, che venne buttata nell'acqua salata.
La biologa intanto stava facendo un casino con l'uovo e la crema, sempre distratta dai suoi pensieri che si ripetevano e ripetevano. Per questo che due uova cadettero a terra e stava per buttare tutti i gusci nel tuorlo. Oltre a dimentarsi anche del pecorino, dovette intervenire Elviira facendola tornare più volte nella realtà.
Era anche lei era un disastro nella cucina, ma la biologa era veramente strana. Elviira si stava preoccupando e decise quindi di rifare la tremenda domanda mentre iniziava a comporre il piatto in una padella e cuoceva la carne.
<hey tutto ok? Sei molto distratta>
La biondina annuì velocemente <sisi- scusami tanto->
<Nori se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene>
Brava Nori! Brava! Sei riuscita a farla preoccupare e stare dinuovo male! Complimenti! Grandissima amica!
Chiuse gli occhi per qualche secondo, giusto per prendere un bel respiro e cercare di buttare fuori assieme all'anidride carbonica tutti i suoi pensieri.
Volevi passare inosservata? Come se stessi benissimo e i tuoi amici non fossero morti? Bene hai fallito Nori. Bravissima!
Fece un'altro respiro profondo, il naso si riempì del forte odore della carne che si stava cuocendo a fiamma alta, non seguendo la ricetta, e si sentiva già il risultato di tale errore.
Non vedi che ha già i suoi problemi Nori?
Il fiato non uscì fuori subito, bloccando le parole sincere che stavano per uscire dalla sua bocca.
Perché devi aggiungere anche i tuoi? Forse perché non sai fare assolutamente nulla? Oppure non sei proprio nulla? E riesci solo a dare i tuoi problemi agli altri aspettando che siano loro a risolvere tutto mentre tu non fai assolutamente nulla? Non credi che le persone abbiano meglio da fare e già la loro vita incasinata?
Trattenne per qualche secondo il fiato prima di ritornare a respirare appena il suo corpo richiedette subito dell'ossigeno.
Cresci un po' Nori.
Riaprì gli occhi e vide il volto fanciulla finlandese molto vicino al proprio, era così preoccupata che non aveva più il suo dolce sorriso.
Povera Elviira. Lei si che sta soffrendo, non come te. Ha perso tutto. Ha perso ogni cosa. Ha perso suo fratello. Ha perso una sua amica. Sono morti per una bugia e un inganno gigantesco. Ha solo sedici anni ed è rimasta senza nulla. E tu vuoi aggiungere i tuoi problemi? Sei più grande di lei! Dovresti essere tu a prenderti carico dei suoi problemi non il contrario. Non ti vergogni Nori? Non ti vergogni a farla stare male?
<Nori?> la chiamò con fare dolce e le accarezzò il braccio.
Si merita solo una vita felice e tranquilla.
<non c'è nulla> le rispose con freddezza, facendo un passo indietro e staccandosi da quella carezza.
Il gesto non la ferì <lo so che è difficile> le disse mentre ritornò a cucinare, aggiungendo il guanciale nella pasta già in padella con la crema mettendosi a mescolare un'ultima volta. Il suo essere così concentrata la rendeva estremamente seria, anche se teneva la linguetta di fuori quando non parlava. <lo so che diventa tutto pesante e straziante quindi->
<sto bene Elviira!> alzò leggermente la voce, si avvicinò appena la padella si tolse dal fuoco per mettersi a impiattare il pranzo rischiando più volte di far cadere tutto.
<Nori->
<STO BENE!> la bionda la zittì con la voce che si alzò di colpo, molto rotta e dolorante, tutt'altro che un tono di una persona che stava bene.
<ragazze è pronto?> la voce di Kazuto entrò da fuori campo nella scena, interrompendo la discussione appena iniziata, permettendo alla bionda di poter scappare via.
Elviira si appoggiò all'isola della cucina, girando lo sguardo verso la cella frigorifera e si morse il labbro per non farlo tremare.
Era difficile dare una mano in un luogo dove nessuno la voleva soprattutto da lei, la poveretta disgraziata da proteggere e che nessuno vuole disturbarla.
Era così difficile vivere senza Hannes e non potersi affidare completamente a lui per ogni difficoltà, condividere ogni dolore e segreto senza far preoccupare nessuno. Era difficile mostrarsi come la gemella forte e in gamba, sempre sul pezzo e capace. Era difficile fare finta di nulla davanti ad ogni cosa che le ricordasse le persone che amava. Era difficile non urlare ogni volta che vedeva l'assassino della sua felicità.
Era difficile...tutto.
Era difficile crescere così velocemente.
Ogni cosa la feriva nel profondo e sanguinava in silenzio per non far ancora rumore.
Faceva male andare avanti da sola, senza la famiglia che le era rimasta. Non importava cosa potessero dire della sua identità, lui sarebbe rimasto suo fratello, una parte della sua anima.
Si asciugò la lacrima che le scese sul volto. Non voleva piangere ancora, l'aveva fatto per abbastanza tempo e ormai era arrivato il momento di reagire. Così si ripeteva per respirare un secondo di più e darsi la carica per aprire gli occhi ogni giorno.
Tutti si chiedevano come faceva, una bambina come lei, a restare ancora in piedi. Non lo sapevano e neanche lei lo sapeva.
Forse voleva dimostrare a suo fratello che poteva farcela anche senza di lui, e renderlo orgoglioso ovunque si trovasse. Tranne nella cucina, rimarrà sempre un disastro.
___ ___ ___
Il pranzo fu disastroso, mangiarono solo per colmare la fame e per non sprecare il cibo. Guardarono con gelosia Sally che ebbe un buonissimo piatto di pasta al pesto e Hiroko li guardava divertita mentre soffrivano per il terribile piatto di carbonara. Kazuya si stava ribaltando nella sua tomba.
Chi osava lamentarsi avrebbe dovuto aiutare Kazuto e Jun'ichi a pulire i piatti, non solo quelli di oggi ma anche quelli lasciati da ieri e dalla colazione. Un ottimo modo per non creare discussioni. Jun però non riuscì a starsene zitta.
<oh my god- i think it's la cosa più schifosa che abbia mai mangiato in vita mia> si rese conto troppo tardi dell'errore ed Elviira ridacchiò.
<così impari a disprezzare il cibo e il lavoro altrui!>
<fuck you Elviira> borbottò la scammer è ricevette un colpo dietro la testa da parte di Yumeri <HEY! Stronza-> ricevette un'altro coppino da parte dell'altra fanciulla <ma che ti ho fatto!?>
<dovresti ringraziare che ti abbiano fatto il pranzo> rispose alla corvina e quest'ultima la guardò male
<e me lo dici tu dopo che ci hai detto che non vuoi fare la cena e di arrangiarci!?>
<quando l'avrei detto?> rispose con fare molto genuino mentre tagliava il pane per farsi una scarpetta, almeno questo era buono a differenza dell'intera carbonara-
Jun spalancò gli occhi e si sporse verso di lei <A COLAZIONE DUMB-> le diede un'altra colpo dietro alla testa <AHIA!>
<io non ricordo di averlo detto> disse calmissima e si mangiò il pane.
Forse perché sei una stupida!? La corvina lo tenne per sè.
Dopo il pranzo era giunto il momento per il nostro mitico trio di fare le pulizie. A sparecchiare però era rimasta solo Jun. Quei due cretini erano andati a prendere degli utensili per pulire il casino lasciato in cucina ed Hiroko si era messa a girare per la villa, portandoli chissà dove.
Anche se non voleva mettersi a pulire i piatti almeno si teneva occupata e non passava la giornata a fare nulla aspettando che finisca presto.
Non c'era altro da fare, non c'era nessun'altro che la voleva veramente intorno ed erano tutti troppo fragili per poter stare in compagnia di una persona con cui non si aveva confidenza. Lo capiva. O almeno ci provava. Le faceva ancora strano il nodo allo stomaco e il magone che le venivano per le persone intorno a lei. Non era abituata a preoccuparsi per qualcuno.
Cercò di non pensarci. Niente riflessioni strane su se stessa, non ne aveva proprio voglia in quel momento. C'erano fin troppi problemi e domande, fatti strani e risposte ambigue, informazioni che non era ancora riuscita a metabolizzare.
Erano tutti morti. Lei era morta. Eppure era lì in quel momento, stava lavando i piatti.
Più i giorni passavano e più diventavano silenziosi, nessuno osava più parlare ad alta voce o anche solo ridere. Poi si sentiva la mancanza di così tanta gente.
Era ovvio che ci sarebbe stato più silenzio! L'aveva desiderato nei primi giorni ma ora che lo viveva si rendeva conto di quanto fosse inquietante.
Erano tutti morti. Lei era morta. Non aveva assolutamente senso, in quel momento stava lavando i piatti.
Stavano diventando sempre di meno, si chiedeva in quanti sarebbero rimasti alla fine. Se qualcuno sarebbe rimasto fino in fondo. Jun strofinò la spugna contro la povera padella rovinata dalle altre due fanciulle. Faceva così strano vedere tutte quelle sedie così vuote e le camere da letto senza vita, eppure riusciva lo stesso a sentire la loro presenza.
Erano tutti morti. Lei era morta. Come era possibile? Non poteva essere ver- SBAM! La porta della cucina si aprì di colpo <hey Jun! Siamo arrivati!> la voce di Kazuto le fece prendere uno spavento, svegliandola di colpo dai suoi pensieri, le uscì un urletto molto femminile e imbarazzante, suseguito da un piatto che cadette a terra spaccandosi <OH SHIT OH FUCK-OHSHITOHFUCK- HIROKO WILL KILLS ME! BUSSATE LA PROSSIMA VOLTA CRETINI-> si fermò nel suo sclero quando si girò per guardarli e si bloccò per qualche secondo vedendo come erano conciati i due ragazzi.
Jun'ichi Indossava un grembiule giallo come i guanti di Kazuto, mentre lo stratega indossava un grembiule rosa come i guanti del mafioso. Jun non riuscì a trattenere una risata, trovando divertente vedere due persone così importanti per la società fare da servienti. Soprattutto erano abbinati! Li trovava carini e divertenti! Sentendola ridere così tanto di gusto arrossirono dall'imbarazzo.
Si fermò solo quando ricevette in testa un leggero colpo di scopa da parte del corvino più alto <devi stare più attenta> le disse e si mise a togliere i cocci da terra. La truffatrice aveva ancora le lacrime agli occhi, lo guardò leggermente male e si rimise ad asciugare i piatti ed a lavarli <guarda che è colpa vostra che siete entrati all'improvviso- e da quando indossi gli occhiali!?> si distrasse nuovamente, girandosi verso Kazuto e realizzando in ritardo di questo particolare.
<da sempre, semplicemente non li indosso in ogni momento e per fare un buon lavoro me li sono messi>
<sembri proprio un nerd> commentò <anzi lo sei proprio.>
<grazie Jun->
Il corvino tolse i ciocchi da terra, buttandoli nel cestino <secondo me ti stanno bene, dovresti indossarli più spesso>
<grazie Jun'ichi...?> rispose Kazuto, che come stava facendo Jun, guardava il corvino con gli occhi spalancati, sorpresi dal complimento. Non era solito a darli e il castano non era abituato a riceverli.
<che c'è? Cosa ho detto di male?> chiese il corvino genuinamente, non capendo perché lo stessero guardando in quel modo, quando aveva detto semplicemente un apprezzamento sincero. Fece spallucce ricevendo nessuna risposta <iniziamo a pulire, non perdiamo tempo>
Le tre cenerentole si misero a lavoro, anche Jun aveva messo il suo impegno e tutta la sua concentrazione per dare una mano...così per i primi 15 minuti. Poi si era annoiata e aveva deciso di dare unicamente fastidio.
Si divertiva soprattutto a nascondere in giro per il primo piano le cose che servivano ai due per pulire, facendoli girare come due cretini. Continuò finché non fu minacciata con uno spruzzino e una scopa da entrambi di restituire gli oggetti rubati. Era come fare le pulizie con in mezzo una bambina iperattiva che non voleva fare nulla se non casino.
Erano così distratti dal lavoro per colpa di Jun, e lei così concentrata a dare fastidio, che non si erano accorti che era passato in mezzo a loro un intruso ed era corso in cucina.
Sally voleva approfittare dell'assenza dei Aki per potersi prendere l'intero barattolo dei suoi biscotti e mangiarli quanti ne voleva senza essere fermata.
Prese uno sgabello che si trovava nel rispostiglio della cucina per poter raggiungere il suo tesoro tenuto apposta in alto per evitare che possa prenderli. Ma aveva un piano. Se alzava per bene la punta dei piedi, se allungava per bene il braccio e se a saltelli avvicinava il barattolo verso il bordo, sarebbe riuscita ad ottenerli. Così fu. Sorrise soddisfatta del risultato, anche perché immaginava di cadere nel mentre.
Aprì la porta della cucina per ritirarsi in camera ma purtoppo si ritrovò davanti Kazuto.
<Sally quando sei arrivata? E cosa vuoi fare con tutti quei biscotti? Non- HEY!> la bambina lo spinse di lato per uscire, mettendosi a correre verso l'uscita della sala da pranzo, bloccandosi appena vide Jun'ichi <non puoi prenderti tutti quei biscotti> finì la frase dell'amico, Sally girò i tacchi ma si ritrovò questa volta Jun con le braccia incrociate al petto <hey hey! Guarda che quelli sono per tutti!>
<non sei credibile se lo dici tu-> il corvino più alto venne interrotto appena vide la piccola padroncina correre dinuovo via e la truffratrice inseguirla.
<SONO I MIEI BISCOTTI!> urlò Sally mentre correva intorno al tavolino inseguita dalla più grande
<EH NO BELLA! SONO PURE I MIEI!>
<DA QUANDO SCUSA?!>
<DA QUANDO SONO QUI!> le rispose e iniziava già ad avere il fiatone al secondo giro, e solo per orgoglio non si era ancora fermata.
<DOVE PENSI DI ANDARE CON QUEI BISCOTTI!?> urlò la corvina e fece un piccolo scatto per avvicinarsi, ma l'altra era più veloce e piena di energie.
<A MANGIARLI> rispose e fu molto ovvio, non le aveva fatto una domanda così tanto intelligente.
<TUTTI QUANTI?> le chiese e iniziò a mancarle il fiato, forse urlare mentre si corre non era un ottima idea.
<SI! QUALCHE PROBLEMA!?> invece la bambina non aveva alcun problema.
<beh...beh- no-> disse con più calma di prima Jun <però non avremmo i biscotti per domani->
Sally seguì il tono usato dall'altra e strinse a sè il barattol <avete gli altri!>
<uff- non ti hanno insegnato a condividere!?>
<non farmi la lezioncina ladra!!> non aveva tutti i torti.
I due fanciulli si misero a guardarle di lato e finalmente stavano per fermarsi così da poter mettersi a lavorare dinuovo.
La prima ad arrendersi fu Jun, piegandosi leggermente e tenendosi le ginocchia con il fiatone, distrutta dalla corsa. La bambina si fermò, girandosi per guardarla per qualche secondo finché non si rimise dritta, e abbassò lo sguardo verso i biscotti che teneva stretti come un tesoro pieno d'oro. Fece un leggero sbuffo e tirò fuori uno di essi porgendolo alla corvina <...se ne volevi potevi anche chiederlo>
Fu molto inaspettato, neanche fece caso alla presenza dei altri due, prendendo subito il biscotto prima che Sally potesse cambiare idea. Non aveva idea di cosa avesse fatto per farle fare questo regalo, se fosse per la pietosa condizione che aveva dopo la corsa o un'improvvisa bontà <grazie-> mormorò, alzando lo sguardo dal biscotto e Sally non c'era più.
Era corsa via dinuovo e con tutto il barattolo.
I due fanciulli erano fermi davanti alla porta mostrandole il loro fallimentare tentativo di prendere la veloce creaturina.
L'aveva appena fregata!? Con un biscotto!?
Jun scoppiò a ridere, non credendoci neanche lei e trovando la situazione esilarante, e morse il biscotto. Era buonissimo.
___ ___ ___
La cena fu molto...semplice e leggera. Dei tristissimi panini fatti dalla motociclista, spinta dalla sua coscienza e dalla fame condivisa con tutti gli altri partecipanti. Aveva messo del pane tagliato al centro del tavolo e buttato qua e là tutti gli ingredienti che si potevano usare per condirli.
Pochi avevano le energie per stare in giro dopo la cena, molti come Shou erano andati dritti in camera per prepararsi e coricarsi. Era così stanco, distrutto e fuso di testa, che non vedeva l'ora di buttarsi nel letto per mettere fine a quella giornata che sembrava infinita per la sua lentezza.
<Shou!>lo chiamarono da dietro alle sue spalle, le parole però uscivano subito dalle orecchie.
<Hey Shou!> non smettevano di chiamarlo, come uno zombie si trascinava verso la sua camera. Era tutto il giorno che sembrava così distaccato se non per guardare male Hiroko o chiunque altro urtasse la sua sensibilità. Completamente perso nei suoi pensieri, e se erano quelli detti la sera scorsa non era affatto un bene per il fanciullo.
"IO NON RIUSCIRÒ MAI A SALVARVI!"
Ancora si ricordava le sue parole.
<SHOU!> la voce si fece più forte ma venne zittita inconsciamente da parte del corvino con la porta che sbattè forte alle sue spalle.
Yumeri rimase davanti alla stanza immobile, con la bocca ancora aperta dopo averlo chiamato. La chiuse solo per soffocare un sospiro, sbattè la testa contro al legno scuro davanti a lei e sussurrò <...buonanotte Shou, dormi bene>
Ore: 10:00 a.m ___ Giorno 37 ___________
Luogo: sala da pranzo _________________
<buongiorno Shou, dormito bene?> chiese Yumeri bussando alla porta della camera del ragazzo, con molta calma anche se era in ritardo per la colazione, ricevendo solo silenzio. Bussò più forte perdendo subito la pazienza. Era la terza volta della mattinata che si metteva lì davanti a chiamare il corvino <SHOU! ESCI FORZA CHE TI STANNO ASPETTANDO PER LA COLAZIONE!>
Ma anche se aveva urlato ci fu sempre silenzio, sbuffò sonoramente e si mise a battere più volte contro la porta <SHOU!! SE NON APRI TI SFONDO LA PORTA> urlò nuovamente senza ottenere nulla di nuovo <BENE! SE VUOI FARE L'EMO CHIUSO IN CAMERA FAI PURE! Io non ti porto di certo la colazione come una schiava!!> furono le sue ultime parole verso Shou, girando i tacchi e camminando a passo spedito verso la sala da pranzo.
I borbotti diventarono più forti e chiari, delle pesanti lamentele che davano ritmo ai suoi passi. Non si fermò neanche quando entrò nella stanza e si mise camminare per la stanza avanti e indietro, dando le spalle a tutti.
<non lo capisco, non lo capisco! Già Kaoru ci sta sul perché vuole stare da solo! Anche se sarebbe meglio se reagisse in modo diverso e Shou non facesse lo stesso!> parlava ad alta voce, facendo sentire i suoi pensieri a tutti i presenti che ignorava, portandosi più volte le mani tra i capelli mentre gesticolava <non sono gli unici ad avere un problema, a stare male, eppure noi siamo qui a fare qualcosa e non a rinchiuderci in camera! Tanto saremo noi a fare tutto per scappare no? Mentre loro stanno chiusi in camera a piangere! DOBBIAMO AGIRE CAZZO! Abbiamo chiesto aiuto, abbiamo nuove informazioni, sappiamo come agire ormai- non abbiamo tempo da perdere no!? E ci serve una mano da tutti no!? NON-> si fermò da sola, quando si girò per guardare gli altri sopravvissuti cercando un appoggio da parte loro. Però non c'era più nessuno. Se ne erano andati tutti via e l'avevano lasciata a parlare al vuoto come una cretina.
<AAAH- FANCULO!> non era proprio giornata e quella parola uscì proprio dal cuore. Non aveva neanche voglia di metterli a cercare e riunirli per organizzare un qualsiasi cosa, sarebbe finita a parlare nuovamente da sola.
Le sue gambe non riuscirono a stare ferme, avevano bisogno di sfogare l'energie negative in qualche modo, e la portarono in una stanza dove nessuno osava andare: la sala della musica.
Era inutile spiegarne in motivo, il gigantesco pianoforte al centro della stanza parlava da solo, e dopo la morte di Shiro era difficile non cadere nel dolore nel lutto guardandolo. Non l'aveva più toccato dall'ultima volta che Jun'ichi aveva suonato con lei, ma veniva lì ogni volta che sentiva il bisogno.
Di cosa?
Non lo sapeva definire in modo preciso. Semplicemente la sua mente le urlava di rifugiarsi lì dentro, dove aveva anche rischiato di venire uccisa per colpa di Sae.
Un posto veramente negativo per la fanciulla, eppure Yumeri veniva a cercare riparo proprio lì dentro, sedendosi davanti alla tastiera e guardare...assolutamente nulla. Desiderava che in quel preciso istante ci fosse qualcosa. Anzi. Desiderava che in quel momento potesse guardare qualcuno. Anzi. Desiderava che adesso potesse parlare con Shiori, la sua sorella gemella e la sua più grande amica.
Anche Yumeri si dimenticava che Shiori molto probabilmente fosse morta assieme a tutte le sue sorelle, senza che alla fine potesse fare effettivamente qualcosa, e anche se così non fosse, sentiva lo stesso la sua mancanza e ne soffriva così tanto. Sentiva proprio il bisogno di appoggiare la sua testa sulla sua spalla, confidarsi e lasciarsi per una volta consolare dall'altra.
Come Kaoru era stanco.
Come Elviira era stanca.
Come Jun era stanca.
Come Jun'ichi era stanco.
Come Kazuto era stanco.
Come Shou era stanco.
Lo era anche lei.
Voleva proprio abbandonarsi in un abbraccio della sua gemella, chiudere gli occhi e rischiare di addormentarsi. Sarebbe rimasta completamente in silenzio sapendo che l'altra tanto sarebbe riuscita a capire lo stesso tutto il casino dentro il suo cuore. Senza dire neanche una parola. Forse davvero i gemelli riuscivano a leggersi nella mente, o erano loro due magiche, come credeva fin da bambine.
Shiori...non so proprio cosa fare...credo di star per esplodere.
Era strano parlare con una persona che non era lì presente, così le diceva la sua parte più adulta e razionale. Mentre la piccola ceramista, la tenera bambina amante di moto, credeva fortemente nel legame magico con sua sorella e credeva che se avrebbe continuato a chiamarla le avrebbe risposto.
Shiori davvero...non c'è la faccio più...vienimi a prendere.
Voleva uscire. Voleva ritornare da sua sorella, viva o morta che sia. Non le importava se avrebbe visto un cadavere, una tomba o lei viva e vegeta, l'importante era che l'avesse vista dinuovo. Per farlo doveva solo andarsene da quella villa, mandare a fanculo tutta la situazione dell'esterno e cercare in capo al mondo sua sorella. Non importava quanto ci avrebbe messo a fare tutto. Non importava cosa avrebbe dovuto fare. Voleva uscire. Voleva ritornare da sua sorella.
Shiori...ti prego...mi manchi sorellina.
Si era sempre considerata la più grande tra le due perché era quella che ogni notte si svegliava e si metteva a consolarla da un improvviso attacco di panico. Non aveva mai capito cosa avesse e perché stesse così male, ma era sempre lì per sostenerla e avvolgeva tra le sue braccia. Ora aveva bisogno di essere lei la sorella che si faceva coccolare dall'altra, sentirsi al sicuro nelle sue braccia e sapere che c'era qualcuno sempre al suo fianco pronto a difenderla. Erano inseparabili. Sempre assieme da quando erano nel grembo materno. Pensavano che in ogni caso, in ogni occasione, in ogni difficoltà avrebbero sempre avuto la propria gemella dalla propria parte.
Ma era da sola.
Non c'era nessuno.
Se si girava a destra e a sinistra non vedeva nessuno.
Shiori...ti prego...io...io...
Non riuscì a finire sentendo le lacrime iniziare a scendere a dirotto, come la bambina dentro di sè che stava uscendo. Non riusciva a stare senza la sua sorellina, e si stava mettendo a piangere per il dolore. Strinse le mani tra di loro, molto forte, e la fronte si appoggiò ad esse. Singhiozzava sempre più forte, non riuscendo a smettere anche se cercava di trattenersi. Tremava. Ogni parte del suo corpo si stava scuotendo e strinse gli occhi, sperando che così avrebbe smesso di piangere.
Smettila Yumeri.
Adesso parlava a se stessa. Stava per caso impazzendo? Era il suo turno?
Smettila di piangere!
Stava veramente sgridando se stessa? Era inutile prendersela, non riusciva proprio a chiudere il rubinetto aperto nei suoi occhi.
Non sei tu quella più forte? Non sei tu quella che deve tirare in piedi gli altri? Non sei tu quella resistente come una fottuta montagna? Allora perché stai piangendo? Allora perché stai perdendo il controllo? Sei per caso diventata così debole che non riesci a sopportare un po' di dolore e stanchezza?
Le mani si staccarono tra di loro cercando inutilmente di asciugare il volto da quelle lacrime, scendevano senza interruzioni, e il tremolio del corpo la faceva sentire più patetica del solito. Neanche quando era bambina e si faceva male sbucciandosi il ginocchio cadendo dalla bici. La ferita bruciava ma rimettersi a pedalare ed andare avanti. Aveva sempre fatto così, ad ogni colpo, ad ogni ferita e ad ogni momento orribile della sua vita, lei si sarebbe sempre rialzata. Perché era quella più forte, pronta a portarsi con sè anche la sua sorellina più fragile e che aveva bisogno della sua forza per rimettersi a pedalare dinuovo da sola.
Non importa quanto potesse cadere, quanto potesse bruciare il suo intero colpo, Yumeri doveva pedalare e continuare a pedalare finché non sarebbe giunta la sua ora.
Però adesso non riusciva a rialzarsi.
Le gambe facevano troppo male, non la reggevano più e stava andando avanti trascinandosi con le braccia, finché anche queste non si sarebbero stancante.
Era stanca. Era stanca di portare non solo se stessa ma anche altre persone, come Shou, ed essere forte per entrambi. Perché era quella che deve tirare in piedi gli altri ed allo stesso tempo quella resistente come una fottuta montagna, non poteva assolutamente mollare per quanto volesse riposare. Era impensabile per lei solo pensare di lasciarsi crollare e rilassare ogni muscolo, morendo nel letto e riprendere le forze.
Che vuoi fare ora? Chiuderti in una fottuta stanza a piangere tutto il tempo senza fare assolutamente nulla per affrontare i problemi?
Doveva reagire. Dovevano reagire. Non riusciva a concedersi neanche un momento di pausa, finché respirava e il cuore batteva, non avrebbe mollato. Così si era sempre comportata e così voleva che gli altri si comportassero. In ogni caso, in ogni situazione, non importa il contesto, non dovevano smettere di vivere e andare contro al loro problema, qualsiasi esso fosse.
Anche se questo significava autodistruggersi. Anche se questo significava distruggere gli altri. Anche se questo suo comportamento, per quanto volesse essere d'aiuto, significava distruggere il rapporto con gli altri e litigare perché si imponeva con il proprio pensieri senza ascoltare e capire l'altro. Come era successo con Shiro.
<tu non sai niente! TU NON SAI NIENTE DELLA MIA SITUAZIONE! Smettila di essere così presuntuosa di sapere come mi sento senza starmi ad ascoltare e chiedermi ASSOLUTAMENTE NULLA!!>
Ricordava benissimo le sue parole, mescolate con il senso di colpa per non essere mai riuscita a chiarire con la fanciulla e farle capire come si sentiva uno schifo per non essere stata una brava amica. Perché insisteva nel dare una mano alle persone intorno a lei se alla fine non risolveva nulla, non ascoltava, non capiva, e continuava com insistenza senza mai fare nulla di buono e di utile. Nè con sua sorella nè con Shiro nè con nessun'altro. Non era mai stata adatta eppure insisteva nell'essere quella figura di riferimento dove potevi rifugiarti e avere un sostegno, la stessa che poteva prendere le botte e tutte le ferite al tuo posto, suggerirti e darti forza per andare avanti.
<stai un attimo zitta e ascoltami Yumeri! Perché sono stufa di vederti reagire al posto mio e costringermi a reagire come te! Si, sono una codarda se per te significa prendersi un momento per metabolizzare tutto! Se non sono impulsiva! Se voglio ascoltare il mio dolore! Se...se invece di arrabiarmi con loro voglio solo piangere e credere che tutto ciò non sia vero! Non ti rendi conto come la mia vita è stata travolta? Scusami se non ho la forza di combattere e litigare ANCORA E ANCORA! HO COMBATTUTO PER TUTTA LA MIA VITA>
Shou avrebbe potuto dirle lo stesso, dopo l'ennesimo colpo alla porta, e avrebbe avuto ragione. Le era difficile accettare infondo che la gente non fosse come lei, con la stessa anima che arde e brucia, spingendola e distruggendola. Nessuna pausa.
Stava rifacendo lo stesso sbaglio quando aveva urlato contro Shou e si era lamentata in sala da pranzo. Nessuno oltre alla motociclista voleva in questo momento combattere.
Sentiva che stava facendo un'altro errore e aveva paura che avrebbe rovinato anche questa volta un bellissimo rapporto.
Perché insisteva così tanto nell'aiutare le persone? Perché non voleva mollare quel ruolo che si era attribuita da sola e di cui non era capace, non era mai stata veramente brava e anzi faceva solo del male alle persone? Perché voleva aiutare le persone senza sapere assolutamente nulla di loro e pretenendo sempre? Perché riesce unicamente a giudicare senza conoscere, parlare senza pensare e ascolare? Perché Yumeri? Perché non riesce ad accettare che non fosse veramente la brava persona che credeva di essere? Accetalo! Accettalo che ero insensibile! Accettalo che non servi a nulla! Accettalo che sei solo una stronza! Accettalo che sei un incapace! ACCETTALO CHE NON CAPISCI UN CAZZO!
NON SEI MAI STATA UTILE PER LA TUA SORELLA SHIORI.
L'aveva lasciata morire assieme a tutta la sua famiglia e non importava quanto tempo rimaneva abbracciata ad ella, non smetteva di stare male, peggiorava e non aveva mai fatto altro.
Non sapeva neanche cosa aveva.
NON SEI MAI STATA UTILE PER IL TUO AMORE SHIRO.
L'aveva lasciata morire senza poter chiarire e senza mai poter davvero essere una brava compagna, stando dalla sua parte, diventando la spalla su cui poteva appoggiarsi in ogni momento anche quando voleva solo piangere e sfogare la tristezza.
NON SARAI MAI UTILE PER IL TUO AMICO SHOU.
Temeva fosse troppo tardi.
Non sapeva come comportarsi.
All'improvviso si era isolato.
In testa aveva ancora il suo discorso dopo il trial pieno di disperazione e rassegnazione che la preoccuparono tantissimo.
Aveva paura che non sarebbe riuscita a salvarlo ed aiutarlo.
Non voleva che anche lui morisse senza essere riuscita ad essergli effettivamente utile.
<Yumeri?>
La porta era rimasta aperta, permettendo a chiunque fosse nei paraggi di sentire l'urlo straziante della motociclista, unito al rumore dei tasti del pianoforte premuti con cattiveria con la testata della fanciulla.
Elviira arrivò con il fiatone <Yumeri? Hey->
<LASCIATEMI STARE> urlò nuovamente, alzando la testa di scatto e girandosi con tutto il corpo verso l'acrobata dietro di ella. Aveva la fronte rossa, le mani tremavano assieme alla bocca e il volto ricoperto di lacrime.
<Yumeri...tu...stai piangendo?> le chiese molto genuinamente, per quanto la risposta fosse ovvia per come era conciata la fanciulla. Fece altri passi in avanti e Yumeri si asciugò il volto con le maniche della camicia <IO- NO- no-> abbassò la voce appena a si rese conto che stesse urlando <sto bene...io sto->
<non sembra Yumeri, stai->
<STO BENE->
<BASTA DIRE CAZZATE!> anche Elviira si mise a urlare, solo per zittirla e quel tono riuscì a immobilizzare la motociclista, con la sorpresa di entrambe.
Riprese il discorso quando fu abbastanza vicina ad ella <perché insistete nel dirmi che "state bene" quando non è cosi!? Mi credete stupida?> la voce tornò nuovamente bassa e si sedette affianco all'altra <fatevi aiutare per una volta da me! Mi fate stare più male così...mi sento inutile>
Voleva far stare meglio Elviira e aveva anche con lei fallito. Forse stava esagerando a pensarla così, ma fu abbastanza forte da farle tremare nuovamente gli occhi e da farle cadere altre lacrime.
<cosa succede Yumeri? Puoi parlarne con me lo sai-> finì in tempo la frase prima che la più grande l'avvolgesse in un forte abbraccio, aggrappandosi al suo collo e chiudendo gli occhi abbandonandosi in un pianto.
<mi manca mia sorella Shiori, anche le altre...e anche Shiro...mi mancano da morire>
Aveva il tono di una bambina piccolissima, se fosse abbastanza lucida per rendersene conto si sarebbe sepolta viva in quel preciso istante.
<lo so, lo so Yumeri> le rispose l'altra con un incredibile dolcezza che uscì naturale dalle sue labbra, senza sforzarsi, stringendo quel corpo più grande del proprio e accarezzandole la schiens <fa molto male>
Era incredibile.
Non sapeva come facevano persone come Elviira o anche Shiro a far sentire meglio qualcuno in un modo così naturale, senza sforzarsi e senza fare chissà che discorsi. Bastava un tocco, uno sguardo, un abbraccio e due parole per farti sentire accolto in un luogo sicuro lontano dalla realtà. Desiderava tanto essere come loro, veramente brave di aiutare le persone...forse doveva iniziare a imitarle...forse poteva imparare...e quando uscirà da lì aiuterà sua sorella.
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Got a secret, can you keep it? Swear this one you'll save
Better lock it in your pocket taking this one to the grave
Nella sua mente c'erano vaghi ricordi di feste nella sua villa assieme agli altri Shinigami e li costringeva a vestirsi a tema della sua principale serie di killing game. Il mondo ottocentesco l'aveva sempre affascinatx e rendeva quelle serate uniche.
Riusciva a ricordare solo la musica, i passi delle loro danze, il rumore del chiacchiericcio e il buonissimo profumo del cibo fatto con cura e amore dai maggiordomi precedenti. A dare il meglio con gli abiti era lxi, indossando quelli migliori fatte dalle sue sarte per lasciare di stucco i suoi cari ospiti e far capire chi fosse ilx padrone di casa. Ovviamente ricordava pure sua figlia Sally che cercava di ottenere le attenzioni di tutti come la bambina che era.
Ma per quanto potesse sforzarsi per ricordare più dettagli, la testa iniziava a fargli male appena cercava di focalizzarsi sui ospiti e riusciva solo a ricordare quei stupidi nomi in codice. Quelle persone senza volto, con abiti sempre diversi e così familiari, lx stavano facendo impazzire.
Perché ricordava tutto ma non i loro nomi?
Sapeva cosa avessero fatto, cosa lei avesse fatto, cosa loro avessero fatto, e cosa lxi stessx avesse fatto in quel mondo in rovina.
Eppure non sapeva i loro nomi.
Solo due persone riuscivano a salvarsi da quell'oblio e nei suoi sogni, dove cercava di ricostruire quelle feste dai suoi ricordi, essi erano i protagonisti assieme a lxi.
Shinobu e Kazuya.
Le stesse persone che avevano dato inizio a ed era solo colpa di loro tre se erano arrivati a questo punto...più o meno.
Sarà per questo che si ricorda di loro.
Sarà per questo che fossero stati scelti come traditori.
Sarà per questo che aveva sempre sentito una strana sensazione quando ci parlava e ci stava vicino.
Una sensazione che lo spingeva via dai due e allo stesso tempo lx attirava. Non sapeva come comportarsi. Continuava a non trovare un senso a quello che stava succedendo, del perché Shinobu fosse tornata in vita come un robot e del perché Kazuya fosse lì con lxi al fianco di Akio come ai vecchi tempi. Non era solo quello, c'erano anche i nomi nelle targhette, i strani comportamenti dei Aki, quelle stanze segrete e quei ricordi della guerra che solo lxi dovrebbe avere.
C'era chi ricordava.
C'era chi scordava.
C'era chi cambiava persona.
C'era chi combatteva contro essa.
Non ci stava capendo nulla e le risposte che si dava lx sembravano così stupide.
Lentamente stava perdendo il controllo tra le sue mani e non voleva crederci che lxi, ilx mastermind di questa storia, venisse ingannatx ed era cadutx in un labirinto senza via d'uscita.
Se il Kazuya del gioco fosse il vero Kazuya, il suo Kazuya, allora era davvero rimasto solo lxi.
Shinobu era morta. Abbandonandolx. Dinuovo.
Kazuya era morto. Abbandonandolx. Dinuovo.
If I show you, then I know you won't tell what I said
'Cause two can keep a secret if one of them is dead
Erano rimasti solo nei suoi sogni.
I due fanciulli stavano in mezzo a quella folla anonima, con il volto girato verso la sua direzzione e con le mani stese in avanti. Gli unici che non si nascondevano dietro ad una maschera.
Le gambe si mossero senza il suo commando e le lasciò fare, andando a ritmo della musica, un continuo ripetersi della solita melodia di accompagnamento. Afferrò la mano di entrambi per farli girare su se stessi prima di venire travoltx dalla danza macabra da Shinobu.
I suoi capelli erano corti fino al collo, come un tempo quando era viva, del solito verde e con il solito profumo. Le loro mani opposte erano alzate, si toccavano delicatamente mentre giravano intorno in cerchio e quando battevano a tempo le mani dovevano cambiare direzione.
Uno, due, tre, quattro. Alla quinta volta venne presx da Kazuya per fare i soliti passi.
Uno, due, tre, quattro. Alla quinta volta ritornò dallx fanciullx e fu molto più vicinx al suo orecchio.
<ti ricordi perché stiamo facendo tutto questo vero?>
La guardò con la coda dell'occhio in silenzio. La voce non usciva dalla gola. Nessuna parola si fece sentire. Senza poter dire nulla continuò a girare finché al primo battere di mani Kazuya prese il posto della fanciulla.
<per un mondo giusto>
Disse il violinista e ci fu un'altro scambio.
<per un mondo libero>
Disse l'artista e ci fu un'altro scambio.
<per un mondo dove non esiste solo il bianco o solo il nero>
Disse il violinista e ci fu un'altro scambio.
La testa iniziava già a girare, non più abituato come prima a ballare in quel modo per troppo tempo.
<per un mondo dove la morte esiste e viene accettata, ma la vita ha comunque senso e viene valorizzata. L'una non annulla l'altra>
Disse l'artista e ci fu un'altro scambio.
Iniziavano ad andare più veloce, lx afferravano e lo tiravano via senza lasciarlx il tempo di rendersi conto di cosa stesse effettivamente succedendo.
<per un mondo dove esistono i conflitti ma non la guerra e i bambini non devono temere di venire rapiti, bombardati, torturati e uccisi>
Disse il violinista e ci fu un'altro scambio.
Stava ballando con dei morti. Erano semplicemente questo in quel momento per quanto potevano mostrarsi nei suoi sogni come persone vive.
<per un mondo senza privilegi e senza Ultimate, dove ognuno è uguale al prossimo e non ci sono più forti disuguaglianze tra esseri umani>
Disse l'artista e ci fu un'altro scambio.
Veniva stratonatx da essi, appena arrivava il momento di battere le mani tutto cambiava, come il giro e la voce che lx trasportava in quei ricordi che ricordava a memoria.
<abbiamo deciso di sacrificare tutto anche la nostra stessa persona, la nostra salute e la nostra salvezza, e pure quelle delle persone a noi care per realizzarlo. Eravamo pronti ad essere rappresentati come i mostri della storia per dare la libertà e il futuro alla nostra gente.>
Disse il violinista e ci fu un'altro scambio, molto più veloce.
<abbiamo deciso di tradire tutto ciò che abbiamo creato con tanta fatica e rinunciare al potere per realizzarlo. Eravamo pronti ad uccidere chi ci aveva dato tutto per un bene superiore>
Disse l'artista e ci fu un'altro scambio, molto ma molto più veloce.
<abbiamo deciso di distruggere il nostro mondo per realizzarlo. Eravamo pronti a morire per far vivere tutti gli altri.>
Disse il violinista e ci fu un'altro scambio, sempre più veloce.
<per un mondo senza disperazione eterna, senza Junko, senza killing game e assurde guerre, senza di noi, e senza i cani della regina. Ne formeremo uno nuovo dove ci sarà dinuovo la speranza>
Dissero assieme, fermandosi alle sue spalle per fare un veloce inchino verso il vuoto davanti a loro. L'intera stanza era sparita e non rimaneva più nessuno. Si misero alla fine di quelle frasi a girare intorno a lxi, peggiorando il suo giramento di testa e il suo grande senso di nausea. Il suo corpo si muoveva lentamente intorno a se stesso, mentre cercava di stare in piedi e a non perdere d'occhio i due fanciulli.
Andavano troppo veloce, con passo spedito e deciso, senza fare troppo rumore e parmettendogli di sentire penetrare nelle sue orecchie le urla, le esplosioni, i pianti e la morte che aveva causato in quei anni. Rumori che lx colpirono all'improvviso, distruggendolx i timpani e facendolx perdere quel poco equilibrio che aveva ripreso. Quanto dolore avevano causato in nome di ideali contrapposti, sia per una donna crudele che voleva soddisfare il capriccio di conquistare il mondo, e sia per il suo capriccio di voler salvare il mondo ed essere importante per qualcosa.
<ma stiamo fallendo> dissero come se fossero la stessa persona nello stesso corpo e le loro parole iniziarono ad assimigliare a delle lame, le stesse che tenevano le figure incappucciate intraviste intorno a lxi. Sparivano e apparivano ogni volta che Shinobu o Kazuya lx passavano davanti <nessuno si salverà> al loro posto si manifestò una dolce bambina e si bloccò nella sua direzione. Ad ogni giro cresceva diventando la Sally che conosceva e che sarebbe potuta diventare...se solo quel mondo non l'avrebbe brutalmente distrutta come aveva fatto con tutti e l'avrebbe distorta come l'immagine davanti a sè.
<ogni sforzo si è mostrato inutile> in quel momento apparvero i due maggiordomi nel loro abiti giornalieri nella villa, con il sorriso più falso e ingannevole che potesse esistere sulla terra e lo sguardo che entrava nell'animo con brutalità. Le stesse persone che l'avevano sempre servito anche prima del gioco, nei loro abiti più moderni e meno eleganti che apparivano a scatti. Le stesse mani che avevano portato tanta distruzione quanto le sue, per cui non riusciva a perdonare i peccati e non era capace di fidarsi per la loro falsa fedeltà verso chiunque tranne che per loro stessi.
<ogni tuo sforzo si è mostrato inutile>
Il suo cuore si bloccò quando vide al loro posto una fastidiosa ragazza bionda, così bassa da sembrare più giovane di Sally, ma non per questo innocente e buona. Era un demone allo stesso modo di tutti i conoscenti di Junko e doveva essere trattata da tale anche se le sue mani erano le più pulite.
Non sopportava Hiroko per un preciso motivo: la sua fortuna.
La fortuna di avere un'estrema bravura in un qualcosa di preciso che le aveva fatto ottenere un Ultimate, fatto che trovava in giusto considerandola una persona così noiosa e con poco valore.
La fortuna di non aver mai incontrato qualcuno che potesse batterla ed essere continuamente superata da persone migliori di lei.
La fortuna di essere stata notata dalla Hope's Peak Accademy.
La fortuna di aver incontrato le persone giuste che ti permisero di ottenere le più grandi cariche del governo senza faticare e senza alcun impegno.
La fortuna di non dover fare il lavoro sporco e poter vedere la gente morire per i tuoi ordini.
La fortuna di essere sfuggita al suo piano per ucciderla perché non aveva avuto il tempo per realizzarlo.
La fortuna di essere sopravvissuta dinuovo.
La fortuna di non essere rimasta completamente da sola contro il mondo intero.
Il loro giro si fermò, facendosi entrambi vedere fianco a fianco <tu dovevi uccidere Hiroko e hai fallito>
Perché lei aveva avuto tutta la fortuna che lxi non aveva mai ricevuto in tutta la sua vita? Perché doveva sempre essere lxi ilx fallitx della storia e mai qualcun'altro? Per una volta voleva essere quellx che vinceva qualcosa.
Si girò di scatto, sentendo una mano afferrarlx la spalla e si ritrovò davanti i suoi due compagni all'interno della sua stanza privata nella villa <ti ricordi cosa ci eravamo detti quella notte?> Kazuya cambiò totalmente argomento e Shinobu continuò la conversazione <che se solo uno di noi sarebbe rimasto in vita> ed entrambi presero le mani dellx fanciullx <avrebbe scatenato l'inferno per realizzare il nostro volere>
I loro occhi erano fissi su di lxi, così vuoti da riuscire a risucchiare il suo essere.
<uccidili tutti F̶͙̊̐́̇̅̂͌1̵̢͚̞͕̈́̍̆̀͐b̷͚̲̗͓̘͈͖̎̏̀̓͊͝g̶̫̦̤̹͂̀k̵̨̧̭͈̣̝͈̐̊̋̊̚͝7̴͈̼͛̀̓̒̅͝r̵̬̱̥̖̥̙͑͜ḧ̷̳̬͚́̋̚͝ͅk̸͙̪̹̣̬̗̉̿͑̉́̈́f̴̢̰̠̭͚̝̅͒̈́̉͊̕ͅj̷̖̏̔͌͛o̷͔̠̪͍͚̓͗̓̓>
Non poteva chiedere aiuto a nessuno.
Kazuya e Shinobu erano morti.
Gli altri Shinigami chissà dov'erano e se avrebbero risposto.
Sally lx odiava e aveva distrutto la sua stanza.
Gli Aki erano i suoi principali nemici.
Non poteva assolutamente rivelarsi come la mente ai suoi compagni.
Era completamente da solx.
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Ore: 03:00 a.m ___ Giorno 38 ___________
Luogo: camera da letto ________________
Riaprì gli occhi.
Era la decima volta di quella nottata che sembrava eterna.
Voleva solo dormire e non svegliarsi mai più.
Kaoru non chiedeva tanto ma i suoi bisogni da essere umano vivo lo impedivano.
Non riusciva a dormire per quanto stesse soffrendo dalla fame.
Non sapeva come fermare i terribili crampi alla pancia, stringerla e coprirla non serviva a nulla.
tw Non riusciva a bloccare il senso di nausea. Essa avvolgeva la sua bocca e non sapeva se era peggio del voltastomaco per i ricordi macabri del suo omicidio. La saliva non bastava per togliere la secchezza nella sua bocca per la scarsa idratazione *.
Si sentiva sempre più debole e la fame aumentava. Il desiderio di mangiare gli sprecava così tante energie. Sempre di più. Sempre di più. Riusciva almeno a far tacere i suoi pensieri intrusivi e orribili, gli stessi che dal trial non lo stavano lasciando nemmeno un secondo in pace.
Si stava pentendo di non aver conservato il cibo ricevuto da Nori e di averlo buttato nel cesso.
Il dolore lo fece alzare da quel letto con tanta fatica. Anche solo mettersi seduto sul letto era stata una gigantesca impresa per lxi, e stare semplicemente in piedi gli richiedeva un grandissimo impegno per stare in equilibrio da solx. Ogni parte del corpo gli faceva male e sembrava fatta di budino, instabile e pronta a rompersi al primo passo falso. Si teneva al muro con le dita fragili e bruciavano dal dolore, riuscendo a reggersi a qualcosa e poter raggiungere lentamente la cucina, con una candela come unica fonte di luce.
Non aveva realizzato appieno che fosse notte fonda. Non si preoccupava neanche così tanto di essere la perfetta preda per un assasino. La sua unica preoccupazione era mangiare e colmare quella pancia vuota da due giorni interi.
Aprì la porta della cucina senza esitazione, senza pensare ad alcun pericolo, rimanendo semplicemente confusx quando venne avvolto dall'odore pesante di aria viziata e piena di fumo. Il colpevole era illuminato dal candelabro sull'isola della cucina mentre stava per accendersi una canna.
Fece un passo in avanti per entrare, fu uno di quei passi falsi che lo fece cadere ma per sua fortuna, o sfortuna, venne preso dal corvino prima che potesse vedere da molto vicino il pavimento.
<non...non mi...> ogni parola era impastata nella bocca, rendendo faticoso parlare. Jun'ichi si ricordò della fobia dellx fanciullx e lx fece subito sedere a terra, con calma e delicatezza.
Il brontolio della pancia gli permise di farsi capire dall'altro senza sforzarsi a parlare e il fanciullo prese velocemente qualcosa da mangiare e da bere.
Un bicchiere non bastò per togliere il deserto arido nella sua bocca, afferò la bottiglia intera d'acqua e la bevve quasi in un solo sorso, bagnandosi il volto.
<Kaoru hai bevuto qualcosa in questi giorni?> chiese stupidamente il corvino. Aveva tra le mani gli avanzi della cena lasciati per domani e osservava il fanciullo riprendere fiato appena finì di bere <Kaoru-> provò a richiamarlo ma venne interrotto da quest'ultimo che si slanciò in avanti per prendergli dalle mani la pentola, riuscì però a scansarsi in tempo.
<mangia lentamente o ti sentirai male> lo avvisò con molta calma, immaginando già che avrebbe divorato in zero secondi la carne rimasta.
<dammi- cibo- ti prego->
Jun'ichi posò la pentola davanti a lui e gli mise vicino del pane <mangia lentamente, nessuno te lo ruba...tranquillo> cercò di dirgli con tono rassicurante e si sedette guardandolo mangiare.
Il ventre iniziò a non fargli più male, non ricordava che la carne avesse un gusto così delizioso e riuscì a mangiare con calma, più o meno. Non toccava cibo da giorni, anche se facesse schifo non lo capirebbe. Aveva fame e basta. Si stava sporcando tutta la bocca mangiando con le mani e nel modo più goffo possibile. Jun'ichi gli porse dei fazzoletti che usò per pulirsi tra un morso e l'altro.
Aveva così fame che pulì perfettamente le ossa e la pentola, aveva finito anche il pane e un'altra bottiglia intera d'acqu. Sapeva che quel pasto non sarebbe bastato a colmare completamente quel digiuno, ma almeno placò le sue sofferenze fisiche e il suo stomaco per il momento era pieno.
Al suo fianco c'era ancora il mafioso, con tra le dita la sigaretta simpatica ancora da accendere e lo guardava con attenzione, pronto per qualsiasi inconveniente <cosa...cosa ci fai alle tre di notte in cucina?> gli chiese Kaoru, riprendendo la capacità di parlare.
<avevo sete e...> gli occhi azzurri del corvino si spostarono verso la cella frigorifera, spingendolo ad accendere quella canna <...e avevo voglia di fumare in pace> le portò alle sue labbra per fare il primo tiro e peggiorare la sensazione di soffocamento lì dentro anche con la porta lasciata aperta.
<ne hai un'altra?> gli chiese e lasciò un attimo interdetto l'altro che abbassò subito la canna come per nasconderla.
<vuoi fumare? Sicuro?> rispose con una domanda e ilx schermidore annuì. Il corvino aggiunse mentre tirava fuori il pacchetto <le ho rubate ad Akio, dinuovo- sai non voglio farti finire nei casini->
<te e Goro la scorsa volta non aveva rischiato nulla o sbaglio?> gli disse, stringendo le mani tra di loro appena nominò il mangaka, cercando di scaricare in esse la stretta che stritolava all'improvviso il suo cuore <poi ne ho bisogno anch'io>
<guarda che fa male questa roba!> disse Jun'ichi facendo il secondo tiro, cercando di fargli una lezioncina da padre ma risultava solo ipocrito mentre fumava.
<lo so! Per questo ti sto chiedendo di darmene una!> rispose Kaoru, indifferente del fatto che quelle cose gli facessero male al corpo. Non era la prima volta che ne faceva uso e sentiva dinuovo il bisogno di buttarsi in esse per stare dinuovo meglio.
<va bene! Io ti avevo avvisato> alla fine cedette velocemente e gli passò una canna da accendere con il candelabro sopra di loro nell'isola.
Infondo sentiva la mancanza di quelle sostanze, come ogni fumatore provava, e il suo corpo si rilassò ai primi tiri, mettendosi sdraiatx a terra a guardare il soffitto completamente scuro sopra di loro. L'altro fanciullo posò il candelabro al loro fianco e buttò la pentola nel lavandino, pronta per essere pulita il giorno successivo.
<Jun'ichi...> lo chiamò e riuscì a non perdere la domanda che voleva fargli per la stanchezza, interrompendo quel minuscolo momento di vuoto <come fai a vivere con il senso di colpa di aver ucciso così tanta gente?>
La delicatezza Kaoru. La delicatezza. Cosa a lxi sconosciuta.
Fu una domanda non fatta per cattiveria e per farlo stare male.
Voleva davvero sapere come faceva a vivere dopo tutto quello che aveva fatto. Lxi voleva ammazzarsi dopo il primo omicidio, non immaginava come si sarebbe sentito dopo averne fatti altri...oppure dopo il primo diventavi un mostro insensibile senza più un briciolo di umanità e sanità mentale come un cerco ragazzo biondo-
Il corvino si mise seduto al suo fianco, incurvando la schiena per avvicinarsi al suo volto e farsi sentire senza alzare troppo la voce. Non sembrava così tanto toccato da quella domanda, se non per un leggero tremolio alla mano che teneva la canna <prima era molto più semplice...era solo lavoro, era normale...era ovvio per me che ogni cosa che facessi avrebbe comportato alla morte o alla distruzione di qualcuno. Vivevo e basta con questa consapevolezza> rispose con voce ferma, fermandosi solo per fare un tiro e rovinare i suoi polmoni con quelle stesse schifezze che vendeva <però quando ho ucciso per Shiro era stato diverso...avevo provato qualcosa di diverso della indifferenza... mi fece così strano! Mi sono pentito! Mi sono pentito amaramente di aver perso per sempre la possibilità di poter avere un rapporto bello e amichevole con lei.> un'altro tiro <sarà per questo che sto male. Non posso riaverla indietro, non posso più salvarla e non posso più rimediare agli errori del passato>
Ilx schermidore spostò lo sguardo verso di lui, non soddisfatto di quella risposta trovandola incompleta. Non gli interessava di essere delicato e seguire dei limiti. Non gli interessava se l'avrebbe fatto stare male. Era un mostro come lui, si meritava di essere trattato senza alcuna cura <come fai allora?> gli richiese <come fai a continuare a vivere con tutto questo dolore? Come fai a uscire dalla tua camera ogni giorno e avere la forza di alzarti e parlare con le persone? Come fai a mangiare e a respirare come se nulla fosse? Come...come fai...a vivere e basta...dopo aver tolto la vita ad altre persone...>
<per quanto sia difficile, posso solo guardare in avanti> la sua voce tremò leggermente, si fermò ler ricomporsi e fare un tiro <ormai il danno è fatto e io posso decidere o di piangere sul latte versato, o di movimentarmi e decidere di fare qualcosa di buono per iniziare a redimermi. So che non verrò mai perdonato. So che finirò all'inferno lo stesso. So che è ciò che mi merito e so che lo sto facendo solo per mettere i sensi di colpa in pace> alzò la testa verso l'alto così che ilx fanciullx sdraiatx a terra non possa vedere il leggero sorriso che nacque sul suo volto <ma... L'idea di poter aiutare Jun cucinando biscotti o dormendo assieme, di aiutare Kazuto parlando con lui e anche di aiutare Yumeri suonando a quattro mani sul pianoforte che l'amore delle nostre vite suonava, mi tiene in vita.>
Riabbassò la testa, spegnendo quella smorfia genuina con un tiro di canna molto veloce per continuare a parlare <l'idea di poter essere utile a quelle poche persone che mi stanno accanto perché vedono non so come un poco di buono in me...nonostante tutto> i suoi occhi azzurri cadettero su quelli rosa dell'altro <questo mi tiene in vita e mi impedisce di togliermi la vita per i sensi di colpa>
Non serviva chiedergli nulla per capire cosa stesse frullando un quella testa coperta di capelli scoloriti per le troppe docce, e non si sorprese pensando del perché fosse così affamato. Voleva morire. Voleva sparire. Voleva smettere di esistere. I suoi occhi non riuscivano più a piangere ed erano stanchi. Cercò con lo sguardo nelle parti di pelle più scoperte ferite, ma si stavano nascondendo bene nell'oscurità della stanza. Si toccò il proprio braccio con ancora i segni delle sigarette che si spegneva addosso <è più facile morire che cercare di affrontare tutto>
<Kaoru> lo chiamò per essere sicuro di avere la sua attenzione sentendolo così silenzioso <tu non hai ucciso Shinobu di tua volontà, ma per sbaglio. Io ti ho creduto quando l'hai detto al trial. Quindi per te il percorso potrebbe essere leggermente diverso dal mio. Non pensare nemmeno una volta di paragonarti a me. Io ho deciso di uccidere Roza> stando un quel luogo poteva ancora vedere la fanciulla, la sua vittima, cercare di sfuggirgli e venire ammazzata dalle sue stesse mani.
<ma questo non significa che tu debba affrontarlo da solo...io ti posso capire proprio per un'azione che ci collega, anche se parte da motivazioni e situazioni diverse...> odiava i nodi alla gola, rendevano tutto più difficile <Kaoru ti starò accanto e ti aiuterò fino al meglio delle mie possibilità. Come Nori ha bisogno di qualcuno al suo fianco adesso, anche tu ne hai bisogno per...per non impazzire e fare gli stessi errori! Perché anche tu soffri e soprattutto tu, più di me, ti meriti il perdono. Tu non sei un mostro. Tu puoi ancora essere una brava persona! La tua vita non finisce qui Kaoru!>
Buttò un po' di cenere a terra e distolse lo sguardo, provando ancora un certo imbarazzo nell'aprirsi in quel modo a qualcuno <non serve che siamo amici se non lo vuoi, ma puoi considerarmi una persona che, come te, vuole essere migliore di come è sempre stato...e che, in questo specifico momento, può capirti meglio di chiunque altro e che può, infine, camminare questo duro percorso assieme, fianco a fianco...tutto qui>
Gli occhi di Kaoru erano lucidi e il cuore bruciava come la canna che teneva tra le dita. Il suo sguardo era fisso su quel ragazzo, non più un mostro, così forte che lo stava aiutando senza volere nulla in cambio, senza che potesse essergli utile e senza mai aver fatto nulla per meritarselo, prendendolo completamente alla sprovvista con quel discorso.
Era riuscito a riaccendere una piccola fiamma nel suo animo, non abbastanza grande da illuminarlo completamente rispetto all'incendio che ardeva l'animo di Jun'ichi, dandogli la volontà di non mollare. Non era così forte, non era così capace, non era così sicuro per poter accettare quei pensieri e convivere con loro senza impazzire. Non era come Jun'ichi, non solo in quanto di colpe, ma anche di carattere...lui era decisamente più forte e lo guardava con una specie di ammirazione. Voleva essere così. Voleva anche lui riuscire a vivere ed andare avanti nonostante tutto. Voleva riprendere in mano la propria vita, in qualche modo.
La tua vita non finisce qui Kaoru!
Parole molto forti, le tenne strette al suo petto e se le ripeteva per crederci come Jun'ichi aveva credo in lui e nella sua non colpevolezza. C'era qualcuno che credeva in lui. C'era qualcuno che credeva che non l'avesse fatto apposta. C'era qualcuno che credeva nel suo essere una brava persona e non un mostro senza cuore. Pensava che ormai nessuno l'avrebbe fatto, aveva iniziato a nom crederci neanche lui stesso, ma si sbagliava. Jun'ichi gli credeva. Jun'ichi credeva in lxi.
Assurdo come in quel momento Jun'ichi, una delle persone che aveva sempre ritenuto una delle peggiori in quel posto, uno sporco mafioso assasino, un mostro, fosse diventato per lxi un sostegno per non cadere completamente nel vuoto. Tra tutte le persone, tra tutti quanti lì dentro, vivi e morti, Jun'ichi si era messo al suo fianco ed era pronto a sostenerlo nel suo viaggio per riprendere la propria vita. Era lì e credeva nelle sue parole. Non lo stava guardando come se fosse l'essere più mostruoso di questo universo, ma come un povero bambino che si era rovinato la vita per un incidente.
Tu non hai ucciso Shinobu di tua volontà, ma per sbaglio.
Per quanto gli potesse dire di non paragomarsi a lui, gli era veramente difficile, sia nei lati negativi che in quelli positivi. Sperava di essere forte come Jun'ichi, di essere dinuovo amato come Jun'ichi, di essere un minimo buono come Jun'ichi e di essere un pezzettino grigio di un mondo che non era solo bianco o nero, come Jun'ichi. Se fosse veramente un mostro completo, senza un briciolo di umanità, non gli avrebbe fatto questo discorso e non potrebbe nemmeno redimersi, quindi se era come lui...pure Kaoru poteva essere una persona buona.
<uh...grazie...> rispose imbarazzato per il silenzio lasciato prima e dopo quel ringraziamento. Non aveva la testa per farli a modo, ma il corvino apprezzò lo stesso.
<Jun'ichi> lo chiamò subito dopo.
<sì?>
<puoi rimanere sveglio con me? Non...non riesco a dormire e non voglio stare da solx...> gli chiese, sempre con l'imbarazzo di prima.
<va bene, nessun problema> si sdraiò a terra, con la posizione opposta dellx schermidore e le loro teste erano affiancate, così da poterlo tenerlo d'occhio <tanto anch'io non riesco a dormire sta notte>
Ore: 07:21 a.m __ Luogo: cucina _______
Alla fine si erano addormentati, con le canne ormai spente e con il loro corpi ancora distensi sul pavimento gelido.
Le palpebre di Kaoru erano pesanti, non riusciva ad alzarle e non aveva neanche intenzione di farlo, sperando di potersi riaddormentare come prima. Ne aveva proprio bisogno però il mal di testa che lo colpì improvvisamente gli impedì di riposarsi un'altro po'. Strinse gli occhi, concentrato nel profondare nel sonno e placare il dolore che lentamente colpiva ogni parte del suo corpo.
La porta all'improvviso si aprì e con cattiveria colpì il muro, facendo spalancare gli occhi dellx fanciullx nel momento esatto in cui stava per addormentarsi. Veloci passi entrarono nella stanza accompagnati dalle grida di una fanciulla <JUN'ICHI!?> dovette vedere Jun per capire che fosse stata lei ad urlare quel nome. Il suo cervello era ancora preso dal dolore e da un incredibile stato confusionario <JUN'ICHI!!> urlò nuovamente, attaccandosi al corvino con gli occhi chiusi e il respiro pesante quanto il suo sonno, che nonostante le urla e i scossoni non stava cedendo. Il suo stato venne completamente frainteso dalla truffratrice, ella alzò lo sguardo verso di lxi mettendosi a urlarlx contro <COSA GLI HAI FATTO?!>
Non ottenne nessuna risposta effettiva, peggiorò solo la situazione di Kaoru <eh? Cosa? Perché stai urlando Jun?-> si massaggiò la fronte corrugata e dolorante.
<JUN'ICHI TUTTO OK? JUN'ICHI->la fanciulla non smise, anzi la situazione peggiorò e vedendo che l'amico stesse ancora dormendo decise di tirargli un bello schiaffo in faccia. Il corvino si svegliò, spalancando gli occhi meno rossi in confronto alla sua guancia colpita.
<STAI BENE?!> gli urlò contro come buongiorno.
<Jun non urlare...ti prego-> le rispose con un filo di voce. La scammer lo abbracciò molto forte, una stretta salda, la sua agitazione confuse entrambi i fanciulli <cosa c'è Jun? Sto bene- stai tranquilla-> aggiunse il corvino, ricambiando con lentezza l'abbraccio, ancora mezzo assonnato.
<tranquilla!? Te ne sei scappato durante la notte e non sei più tornato!> aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, così da poter vedere Kaoru dietro di lui e cercò di non tremare alla sua vista. Il corpo agiva per paura trasformata in rabbia in automatico, un suo personale sistema difensivo. I ricordi di quella notte erano vivi nella sua mente come per ilx colpevole e aumentavano la sua rabbia <temevo...temevo che-> non voleva mostrarsi debole come una bambina spaventata dal mostro sotto il letto. Per questo preferita reagire con rabbia, sarebbe sembrata più forte. Strinse più forte Jun'ichi, senza fargli del male, bloccando quella frase per non ammettere di aver avuto paura di perderlo per colpa di Kaoru o qualcun'altro.
<oh scusami Jun, avrei dovuto avvisarti> la dolcezza nel tono del fanciullo la calmò leggermente, assieme alle carezze sulla schiena, però non la trattenne nel sussurrargli un "deficente" e tirargli i capelli.
<cosa è questa puzza di...> Hiroko si fermò da sola, entrata improvvisamente nelle cucine sentendo uno strano aroma venire da là dentro. Dalla sua espressione incazzata apparsa dopo quelle parole, i partecipanti capirono che erano nei guai seri <stavate fumando delle fottute canne!? E DOVE LE AVETE TROVATE SOPRATUTTO!?> si mise anche lei ad urlare, perdendo subito l'aria calma e risoluta che cervava di mantenere. Prese il pacchetto lasciato sul pavimento e se lo mise subito in tasca, anche se voleva bruciarli così che più nessuno lì dentro potesse usarli dinuovo.
<mi sta esolodendo la testa...scusa potresti non urlar-> Kaoru non riuscì a finire la frase per colpa di una secchiata d'acqua gelida in faccia, e la stessa cosa successe al mafioso, così da svegliarli del tutto e "punirli". Purtroppo beccò anche Jun. Reagì come avrebbe fatto con i suoi amichetti Akinori e Akio, che sarebbero state le prossime vittime.
<DOVE LE AVETE PRESE!?>
<li ho rubati ad Akio nel suo nascondiglio-> rispose Jun'ichi.
<cosa...COSA! Pensavo li avesse finiti...E INVECE AVEVA ALTRA ROBA NASCOSTA!? Oh! Ohohoh! Quella stronza se la vedrà con me adesso!> lasciò il secchio e a grande velocità corse verso la porta dei dormitori dei maggiordomi, entrando a gamba tesa e mettendosi già ad urlare i nome dell'italiana.
Li avevano appena messi nei guai. Non importava, consideriamola una vendetta per tutto ciò che avevano causato.
Non potevano restare lì seduti a non fare nulla, dovevano farsi da soli la colazione e sistemare il tavolo, e vedendo che Shou non aveva intenzione di uscire dalla stanza come ieri, i due assasini decisero di aiutare Jun. Era molto ironica la situazione e come la fanciulla si fidasse più del colpevole volontario di quello involontario per un semplice motivo: conosceva meglio Jun'ichi. Sapeva che non le avrebbe fatto nulla di male. Mentre Kaoru..mentre Kaoru era come uno sconosciuto infondo e aveva visto con i propri occhi quanto potesse essere pericoloso.
Si lasciò aiutare solo per poter guardare male ilx schermidore per ogni suo movimento e parola, anche se stava in silenzio e immobile, facendo star male il diretto interessato.
Per Jun era un mostro. Per tutti era un mostro. Potrà veramente redimersi? Si chiese quando la corvina se ne uscì dalla stanza per portare i primi piatti e barattoli di dolci. Per lxi poteva davvero esserci la redenzione? La vita? La felicità-
<con il tempo tornerà tutto normale> la calma voce di Jun'ichi lo portò coi piedi per terra, con un piccolo spavento non aspettandolo così vicino al suo orecchio. Almeno non lo stava toccando, tipo in un abbraccio o pacche sulla spalla, come avrebbe fatto invece un pazzo biondino-
<andiamo a fare colazione, starai morendo di fame>
___ ___ ___
Le giornate iniziavano a farsi noiose e l'ora del pranzo si stava avvicinando molto velocemente, portando le nostre due fanciulle Nori ed Elviira in cucina. Stava diventando una stanza molto usata grazie all'assenza dei due maggiordomi, eppure nessuno dei sopravvissuti era un appassionato di cucina e metà dei attrezzi presenti erano cose sconosciute. Si dovevano adattare se non volevano digiunare o mangiare cose crude. Non potevano neanche affidarsi alle cose confezionate e istantanee!
Tutti temevano il pranzo perché c'erano le due fanciulle a cucinare e insistevano nel fare sempre piatti complicati come quello dei maggiordomi in fiere. Questa volta volevo provare a fare il sushi, non c'era nulla da cuocere e l'unica cosa complessa era il riso. Un piatto che sembrava molto semplice nella teoria, ma nella pratica si rivelò un disastro.
<beh non importa che siano belli esteticamente no? Importa la bontà!> commentò Elviira guardando i suoi onighiri, per nulla convinta nella sua affermazione. Si girò per vedere cosa avesse fatto la biondina e la trovò immobile davanti al salmone da tagliare, persa nei suoi pensieri e con un espressione molto cupa. Era diventato sempre più facile leggere i sentimenti della fanciulla <Nori, ti serve una mano? Mi sembri molto stanca, hai dormito bene?>
Vedeva che l'altra volesse comportarsi come nulla fosse successo nelle loro vite, e non ci fosse mai stato alcun trial, per quanto ci provasse non riusciva a non preoccuparsi per la salute dell'amica ed ad ignorare i giorni passati. Anche se faceva male, Nori doveva accettare la morte dei suoi amici. La biondina però era molto testarda, a quella domanda sobbalzò e scosse la testa <sto- sto benissimo! Ho dormito come un ghiro e posso farcela assolutamente da sola! Stai tranquilla!>
<sicura? Guarda che ti poi fermare e finisco io-> La fanciulla riprese a tagliare il salmone, facendo attenzione a non prendersi un dito nel mentre e si mise a parlare, con una voce leggermente tremante ma con un espressione completamente tranquilla
<Nori...>
<sapevi che il salmone può anche cambiare colore?> quella domanda lasciò un attimo confusa acrobata <Il salmone può essere di tre colori diversi, nel corso della sua vita. Ad esempio, i salmoni rossi giovani sono di colore chiaro e maculati e, durante la loro età adulta nell'oceano, sono di un colore blu argenteo. Quando è il momento di riprodursi, i corpi degli adulti diventano di un rosso brillante e le loro teste diventano verdi>
<Nori->
<pochissimi altri pesci possono sopravvivere in così ampie gamme di salinità, questo perché quando i pesci d'acqua salata sono esposti all'acqua dolce, le loro cellule possono esplodere. E quando i pesci d'acqua dolce sono esposti all'acqua salata, le loro cellule possono restringersi, a causa di un processo noto come osmoregolazione. Ma non vale per il salmone!>
<Nori!> la fermò nel tagliare il pesce, prendendole il coltello tra le mani e posandolo con delicatezza nell'isola.
La biondina si girò di scatto, uscendo dal suo momemto di un documentario di Focus per rispondere all'altra aggrotandò le sopracciglia <ti ho detto che sto bene!>
<come puoi stare bene dopo quello che è successo?> le disse Elviira con un tono molto serio, avvicinandosi al suo volto per farsi sentire chiaramente <se hai intenzione di tenere tutto dentro stai sbagliando di grosso! Ti fai solo del male così!>
<e cosa dovrei fare? Cosa?!> Nori si avvicinò a sua volta, portandosi le mani al cuore e stringendo il tessuto azzurro che lo copriva <dovrei litigare con Kaoru? Urlargli contro "hai rovinato il nostro gruppo"? Dovrei spaccare tutto e urlare come una matta? Piangere?> invece di fare un passo in avanti decise di farne uno indietro, allontanandosi di poco dall'altra fanciulla <dovrei fare del male a qualcuno o te? O SPERARE CHE TUTTO TORNI COME PRIMA IN MIRACOLO?> non sapeva perché aveva urlato, non sapeva nemmeno se quello che stava dicendo avesse un senso logico e non fossero suoni messi a caso <non lo so! NON SO CHE FARE! NON SO COME SENTIRMI! IO- Io-> prese un bel respiro sentendo la voce tremare <io non voglio farmi vedere distrutta e farti stare ancora più male! Tutti hanno già sofferto...tu hai già sofferto abbastanza ed io non voglio farti soffrire di più con i miei stupidi problemi perché non so occuparmene da sola da vera incapace che sono!>
Elviira rifece un passo in avanti e afferrò la mano della biondina <non puoi fare tutto da sola!>
<non posso far fare tutto agli altri!> rispose Nori e scacciò via sua mano <NON POSSO DARTI ANCHE I MIEI PROBLEMI DA AFFRONTARE QUANDO HAI GIÀ I TUOI! SEI TROPPO->
<TROPPO COSA? PICCOLA? STUPIDA? TRISTE?> anche Elviira aveva sbottato, mettendosi a urlare allo stesso modo della biologa davanti a lei immobilizzata dalla sua voce <SMETTETELA DI TRATTARMI COME SE FOSSI UNA BAMBINA DA PROTEGGERE! NON LO SONO PIÙ!>
Spalancò le braccia, pronta ad urlare dinuovo ma invece prese dei bei respirisi, profondi, per parlare dinuovo con voce bassa <tutti possono soffrire! Tutti meritano di soffrire e di potersi sfogare in santa pace! Non c'è nessuna gerarchia! Non c'è nessun ordine! Se io sto male anche tu puoi stare male!>
Non l'avrebbe lasciata parlare finché non avrebbe finito le parole e il respiro <si mio fratello è morto. Si la mia cotta è morta. Si mio padre e l'intero circo molto probabilmente sono morti. Si il colpevole è ancora in vita. Si pure io sono completamente confusa e sconvolta dalle nostre scoperte. Ma di tutto questo cosa mi rende "superiore" rispetto a te che hai perso tutti i tuoi amici ed uno di loro è un assasino ancora vivo? Tu che sei nella mia stessa identica situazione cosa hai in meno di me?> a quella domanda ricevette solo il il silenzio e gli occhi lucidi della biondina <NULLA! TUTTI STIAMO SOFFRENDO! TU STAI SOFFRENDO! BASTA METTERMI SUL PIEDISTALLO O IN UNA CAMPANA DI VETRO>
<io sono andata avanti. Io sto provando ad andare avanti ogni giorno per dimostrare a me stessa che posso vivere anche senza di loro! CHE NON SONO UNA DEFICENTE! È difficile! Sto male! COME TUTTI VOI!> la afferrò nuovamente la mano che non venne cacciata via, anzi, la mano tremante di Nori la strinse molto forte <non voglio la vostra pietà, ma il vostro supporto. Non voglio stare al centro dell'attenzione, ma essere considerata alla vostra pari>
Tutti stanno soffrendo! Elviira sta soffrendo! Tu stai soffrendo!
<Elviira...> sussurrò la biondina e le sue mani vennero portate vicino al cuore dell'acrobata, ancora strette nelle mani dell'altra <lasciami ricambiare il grandissimo favore che mi hai fatto Nori!>
<non ho fatto nulla di che-> riuscì a risponderle, guardandola confusa con quei occhi azzurri e lucidi per le lacrime.
La fanciulla dai capelli scuri scosse la testa velocemente e ritornò a guardarla <Nori mi hai salvata!>
<io-...ti ho salvata?>
Elviira annuì <quando ho perso tutto tu mi hai salvata ed io voglio fare lo stesso, perché so quanto fa male vedere la propria famiglia distruggersi ed avere anche fare con il colpevole ancora vivo e nei paraggi> venne ad entrambe naturale girarsi verso la cella frigorifera al loro fianco, che per Nori ricordava la stanza segreta dei Aki <mi fa stare più male vederti soffrire da sola rispetto a portare con te il tuo dolore...e- e non pensare mai più che tu sei un incapace ad avere bisogno in un momento difficile il sostegno degli altri! Sicuramente dovrai lavarci soprattutto con te stessa, ma ciò non ti toglie il diritto di chiedere aiuto!>
<scusami...o grazie io- scusa-> si sentiva così impacciata quando fu il suo turno di parlare, completamente sconvolta da tutte quelle belle frasi e tutto quell'amore che aveva stretto il suo cuore riscaldandolo. Non pensava di essere stata veramente utile per qualcuno, soprattutto per Elviira, da essere riuscita addiruttura a salvarla <scusami scusami scusami- io-> si sentiva in dovere di chiederle scusa per averla fatta sentire inutile e una bambina incapace cercando invece di aiutarla nuovamente, come aveva fatto prima pensando fosse una cosa normale tra amiche. Si sentiva in colpa per non essersi fidata completamente di lei, l'unica persona che le era rimasta accanto. Non era veramente da sola.
Si strinsero in un dolce abbraccio ed entrambe scoppiarono a piangere, nello stesso identico momento, facendole anche ridere per la buffa coincidenza e anche perché per sbaglio si diedero una testata. Non erano veramente da sole.
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Bop! Una bolla scoppiò per colpa di Akinori che come un bambino voleva colpire tutte le bolle che aveva intorno prima che andassero troppo in alto. Bop! Bop! Bop! Si divertiva con poco ed era una vera sfida prenderle tutte con un solo braccio. Almeno si distraeva dai brutti pensieri.
<che dolore> borbottò Akio, che invece osservava quelle bolle massaggiandosi la schiena martoriata da Hiroko con pugni e calci. Temeva di rimanerci paralizzato per quanto la durava per delle canne, manco fosse una poliziotta. Almeno si distraeva dai brutti pensieri.
I due maggiordomi mentre tutti erano in crisi per i pasti e mantenere l'ordine, si stavano finalmente prendendo una pausa costretti dalla loro amica e si erano concessi anche un rilassante bagno, con bombe da bagno, bolle, acqua calda, candele profumate e musica classica, entrambi nella stessa vasca. Non provavano alcuna vergogna nel mostrare all'altro quel corpo che tanto odiavano per motivi diversi. L'inventore per tutte le sue imperfezioni e ricordi passati segnati in cicatrici, mentre ilx scacchista per tutte quelle forme che non equivalevano a come si sentiva dentro. Conoscevano dell'altro le parti peggiori del proprio carattere, perché dovevano tenere nascosto anche il proprio corpo?
Poi un bel bagnetto in compagnia toglieva ogni problema...o ne crea di nuovi-
<beh non ha tutti i torti Hiko Hiko, non dovresti fumare> la sgridò il biondino, smettendo di scoppiare bolle e cercando di prendere le sigarette appoggiate nella sedia affianco alla vasca, ma venne fermato da un grande schizzo d'acqua.
<e tu la smetti di fumarmi davanti?!>
<non volevo fumare!> capì la cazzata appenna detta dall'altro e Akio gli lanciò altra acqua <guarda che scotta smettila!>
<ti ho visto che stavi prendendo le sigarette mica sono totalmente cieca!> lo guardò male con l'unico occhio che aveva <e poi come l'avresti accesa con un solo braccio?>
Akinori fece per rispondere però chiuse subito la bocca, abbassando lo sguardo per vedere entrambe le sue mani...ma ne vide solo una. Stupidamente si ricordò della mancanza dell'intero braccio e scoppiò a ridere, beccandosi altri schizzi.
<SEI PROPRIO UN COGLIONE!>
<ME LO ERO SCORDATO!>
<MA COME FAI!?> alla fine quella faccia irritata di Akio esplose in una fragorosa risata mentre guardava il biondino cercare di accendersi la sigaretta da solo senza farla cadere in acqua e far funzionare l'accendino dell'avanti cristo.
Alla fine cadde in acqua perché non smetteva di ridacchiare e l'accendino non funzionava. Il fumo aveva perso e i loro polmoni salvi.
Volevano tanto che i prossimi giorni sarebbero stati così, con anche Hiroko a farli più spesso compagnia e magari uscendo anche all'aperto. Senza sentire il rumore di pianti e di morti ma solo le loro risate genuine e infantili. Chissà se sarebbe mai arrivato quel momento anche per loro, o il karma era così grande che li avrebbe completamente devastati...meglio non pensarci. Concentriamoci sul presente e godiamolo, per quanto possa essere difficile certe volte.
La stavano prendendo con comodo, senza alcuna fretta e con tutta la calma di questo mondo. Chiacchierando di cose serie, segreti, stupidaggini, confessioni, argomenti privati e così resteranno.
A rovinare l'atmosfera poteva solo essere lo squillo di un telefono fisso mai usato e non poteva essere altro se non lavoro. Hiroko mica li chiamava dal lì!
Entrambi sbuffarono, immergendosi di più nell'acqua cercando di nascondersi in essa ma era molto difficile, stavano veramente stretti e si colpirono accidentalmente <vado io, se è pubblicità faccio esplodere qualcosa> disse Akio, uscendo velocemente e coprendosi con il primo asciugamano a portata di mano.
Andò a passo svelto per rispondere in fretta, rischiando anche di scivolare per i piedi ancora bagnati e di far cadere quel maledetto asciugamano che non voleva stare sù da solo. Alzata la cornetta ricevette assoluto silenzio <pronto!? Ma vaffanculo!>
Sulla scrivania affianco al telefono c'era una valigia di pelle nera, molto lussuosa e curata, che attirò la sua attenzione dopo aver buttato giù con cattiveria il telefono. Sopra c'era un bigliettino sporcato con il segno di un bacio, non lx servì neanche guardare calcografia per capire chi fosse il committente.
Prese entrambe, portandole in bagno da Akinori mostrandogli un espressione stanca <le ferie sono finite!>
<in che senso?>
<leggi qua> gli porse il foglio
Avete cinque giorni per finire il gioco. Good luck puppies xoxo<3
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<YUMERI DOVE STAI ANDANDO!?> urlò Kazuto appena vide la motociclista correre via dalla cucina quando era quasi ora di cena e lei non aveva ancora cucinato qualcosa da mangiare. Era rimasto il sushi da pranzo, ma non era chissà che delizia.
<a fanculo!> rispose la fanciulla, uscendo dalla sala da pranzo come una saetta, spintonando via lo stratega per passare.
<DEVI CUCINARE LA CENA TORNA QUI!!>
Non fu abbastanza convincente per lei, continuò a correre <pensaci tu Kaz!> iniziò a salire le scale senza rallentare
<YUMERI- ASPETT->
<BYEEE!!> lo salutò definitivamente prima di girare e sparire nei dormotori sentendo un debole urlo frustrato da parte del fanciullo.
Il motivo della sua fuga era ovvio: Shou.
Si era diretta alla sua camera e rimase lì davanti a contemplarla per qualche secondo. Alla fine non riusciva a fare la completa menefreghista nei confronti del corvino, non sopportava l'idea di lasciarlo da solo nella sua camera a marcire, a piangere e rimuginare sui suoi problemi. Le era impossibile non fare nulla per tirarlo fuori. Sentiva il bisogno di agire, di fare qualcosa e dimostrare a sè stedsa che può fare qualcosa di utile per gli altri. Avrebbe anche usato la forza se doveva, mandando così a fanculo tutta la sua volontà di essere come Shiro e i discorsi che si era fatta il giorno prima.
Forse era da oppressori spaccare la porta con un brutale calcio dopo non aver ricevuto alcuna risposta in 10 secondi pieni passati a bussare. Lo fece comunque, ricevendo come reazione un cuscino in faccia ed altre urla.
<VATTENE VIA! VATTENE!>
Sembrava di avere a che fare con un ragazzino nella sua crisi adolescenziale, una forte fase di ribellione contro la madre e di "nessuno mi può capire! Odio il mondo" <andiamo! Pure Kaoru è uscito! Ora tocca a te! FORZA FORZA!> gli disse e riuscì a prendere a volo il secondo cuscino prima che potesse colpire dinuovo la sua faccia.
<NO! VATTENE!!>
Shou stava seduto a terra, coprendosi col braccio il volto dalla luce per lui acceccante che entrava dall'esterno, per via dell'oscurità dell'intera stanza <ho detto che andiamo Shou! Non puoi restare rinchiuso qui per sempre!>
Si avvicinò e gli afferrò il braccio alzato, usandolo per trascinarlo verso l'uscita ma il ragazzo fece resistenza, aggrappandosi al letto e spingendo dalla parte opposta <NO! LASCIAMI!!!>
<SHOU SMETTILA!!>
<LASCIAMI! LASCIAMI STARE YUMERI!!>
La fanciulla mollò la presa, non per questo però decise di arrendersi, si imputò di più e si mise in ginocchio a terra, davanti al birdwatcher, pronta a riprovare con il dialogo se la forza bruta non funzionava così bene <ma che ti prende Shou?! Perché non vuoi più uscire da qui?!>
<STO MALE YUMERI!> nonostante fosse pieno di rabbia, ardente ed esplosiva, riuscì a congelare l'altra fanciulla, con gli occhi spalancati <STO MALE PER QUESTO NON VOGLIO USCIRE!>
Gli occhi scuri del fanciullo diventarono un rubinetto rotto che faceva uscire acqua a dirotto, senza poter chiudere e fermare la perdita. Bloccandola ancora di più e il suo cuore si stringeva sempre di più ogni volta che pronunciava quelle parole così dure e pesanti.
<IO NON SONO SERVITO A NULLA! Io non posso fare assolutamente nulla! NULLA! IO NON SONO UTILE! SMETTETILA DI CERCARMI! TANTO SE SONO VIVO O MORTO NON CAMBIA ASSOLUTAMENTE NULLA!> ad ogni frase batteva al petto la mano stretta in un pugno, sempre più forte e più veloce, ignorando il dolore che si stava provocando da solo <NON FACCIO MAI NULLA DI BUONO!!> la motociclista afferrò il suo polso prima che potesse colpirsi dinuovo <Shou non dirlo neanche per scherzo!>
Non sapeva neanche lei come faceva a rimanere ancora calma, almeno nel modo di parlare, perché la mano che lo teneva fermo tremava assieme a tutto il suo corpo, non riuscendo più a trattenere le sue emozioni <se non fosse per te non saremmo riusciti a contattare il mondo esterno!>
<poteva farlo benissimo qualcun'altro> le rispose Shou cercando di staccarsi dalla sua presa, tirando e tirando il braccio con tutta la forza che aveva.
<no Shou- e-> riuscì a far mollare la presa alla fanciulla senza lasciarla finire di parlare <e cosa cambierà questa mia azione!? La gente si ammazza lo stesso! NON VERRANNO MAI A SALVARCI! IO NON SONO NULLA! L'hai detto anche tu! SONO UN NORMALE RAGAZZINO! NON SERVO A NULLA!> era pronto per riprendere a colpirsi il petto, ma si fermò da solo, facendo arrivare il pugno al materasso.
<NON SONO DETERMINATO COME KICHI! NON SONO FORTE COME GORO! NON SONO INTELLIGENTE COME KAZUTO!>
Non capiva perché la faceva così tanto male quelle parole, quel volto pieno di disperazione e dolore, quelle lacrime che non avevano intenzione di finire. Non capiva perché le era così difficile aiutare quel ragazzino tremante e piagnucolone a cui si era affezionata come se fosse un membro della famiglia. Sarà perché non aveva mai avuto a che fare con dei fratelli più piccoli. Oppure sarà perché rivedeva in lui la Yumeri del giorno prima, disperata e sofferente, che si sminuiva e si paragonava agli altri, e non sapeva come aiutarsi. Ma doveva provarci se voleva aiutare Shou.
<NON POTRAI MAI ESSERE COME LORO PERCHÈ SEI SHOU E BASTA!>
Forse era stata troppo dura. Forse era stata troppo cattiva. Forse era quello che lei avrebbe voluto sentire ma Shou no. Forse doveva solo fidarsi della sua pancia ed andare avanti con il suo discorso <Sei semplicemente Shou! Un ragazzino sempre incazzato con la vita e sembra avere un palo un culo continuamente! Che si incarica da solo salvatore ed eroe della vita di tutti e invece di pensare a come reagirebbe lui, pensa usando la testa degli altri ed è per questo che non riuscirà mai a cambiare se stesso!> riuscì a farsi male da sola con la sua stessa voce, sarà perché si era appena descritta perfettamente <se vuoi vivere->
<CHE SENSO HA VIVERE ANCORA?!>
Riuscì nuovamente a zittirla <NULLA HA PIÙ SENSO!> stava urlando così tanto e con così tanto animo da non avere più fiato <io non ho più senso! Perché... perché...PERCHÈ DOVREI ANDARE AVANTI? PERCHÈ DOVREI COMBATTERE PER UN FUTURO CHE SARÀ UGUALE AL PRESENTE?> anche se si stava facendo male alla gola non si sarebbe fermato a gridare finalmente i suoi pensieri e tutti avrebbero sentito cosa provava. Reddie, molto probabilmente collegato coi maggiordomi, avrebbe sentito cosa provava. La fanciulla davanti a lui avrebbe sentito cosa provava <IO NON VOGLIO PIÙ VIVERE!>
Yumeri afferrò il volto in lacrime del birdwatcher, avvicinandosi così da mostrargli i suoi occhi scuri, lucidi per le lacrime trattenute <NEANCH'IO VOGLIO PIÙ VIVERE SHOU!>
Che senso aveva la sua intera esistenza se non riusciva neanche ad essere veramente d'aiuto per qualcuno? O anche solo una sorella decente? Un amica migliore? Una compagna decente? O un sostegno migliore pure per una singola persona! Non chiedeva di essere l'eroina dell'intero Giappone! Non stava chiedendo così tanto come riavere la sua famiglia indietro, Shiro dinuovo viva e una vita nuovamente felice e libera fuori da una questione più grande di lei!
Ma anche solo pensando più in grande...
Che senso aveva la sua intera esistenza se alla fine tutto finiva, moriva e ogni suo sforzo veniva cancellato.
Ok forse aveva pensato troppo in grande...
Che senso aveva la sua intera esistenza se non c'era più nulla per cui vivere, se ogni speranza dentro di lei veniva immediatamente spenta e ogni sua sicurezza crollava. La sua identità, la sua vita, la sua persona e il suo ruolo nel mondo, credeva che sarebbero sempre state al sicuro ed invece erano stati distrutti. Nulla era come prima e non era abituata a una situazione simile. L'unico problema che aveva dovuto affrontare erano i suoi genitori e il loro matrimonio incasinato.
Stava perdendo il controllo di tutto, era completamente devastata e senza più energie, eppure c'era ancora la voglia di vivere dentro di lei che la spingeva a muovere quelle gambe per raggiungere chissà quale posto. Sempre se per lei c'era rimasto un posto nel mondo e non stesse camminando inutilmente. La sua vita non poteva finire lì dentro. La sua vita non doveva finite lì dentro. Una parte di lei, quella più testarda e più forte, ancora credeva in un futuro dove era presente e in una vita dinuovo sua per cui non aveva mai smesso di combattere. <ok va bene, le nostre vite non hanno più alcun senso, tutto è andato a farsi fottere e nulla ha più importanza ma questo non vale per sempre! Questo non è il nostro futuro!> desiderava che pure Shou ci credesse.
<la vita non deve finire quando non abbiamo più nulla anzi è il preciso momento dove tutto inizia! Dove dobbiamo andare avanti per trovarlo dinuovo!> le mani diedero dolci carezze materne al fanciullo mentre le scendevano le sue prime lacrime. Il suo tono però non era triste, era carico e sicuro, cercando di trasmettere gli stessi sentimemti a Shou <il motivo per cui non siamo mai riusciti a trovare un senso alla vita è perché non esiste uno solo ma ne esistono tantissimi! La vita non è mai la stessa! La vita cambia anche in peggio e non potrà andare solo in basso, può anche andare in alto! La vita va avanti anche se non è più come prima e non si ha più lo stesso senso! Non so se capisci-> faceva veramente schifo con i discorsi soprattutto di questi temi così complessi <è arrivato il momento di cercarlo o crearlo questa nuova speranza>
Shou si rimise a piangere, un bambino commosso e debole, non sapeva in che modo comunicare i suoi sentimenti se non con un'altro pianto <è...è difficile> le sussurrò, stringendole il cuore con il suo tono infantile e Yumeri rispose abbracciandolo con grande forza <lo so tesoro, lo so> aggiunse, facendogli da scudo con il suo corpo e accarezzandogli la schiena, sentendo il bisogno fisico di dimostrare tutto il bene che gli voleva e la paura di poterlo perdere assieme a tutto il resto. Shou ricambiò l'abbraccio, sprofondando nel suo calore e nel suo affetto, sentendo la mancanza di sua madre <la vita non è per nulla facile ma non sei mai da solo...vivo o morto che sia, avrai sempre qualcuno al tuo fianco>
Sapeva che non poteva decidere lei quando sarebbe giunto il suo momento, sapeva che non poteva impedire il destino del corvino, ma sperava di morire prima di Shou. L'unica cosa che chiedeva al mondo.
Speranza.
Esisteva veramente la speranza?
Non credo di aver mai preso una pausa così lunga ma rieccomi qui con l'ultimo arco narrativo di Macabre Dance e uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto.
Potete iniziare il conto alla rovescia, saranno circa cinque capitoli epilogo incluso.
Più mi avvicino al finale e più mi sale l'ansia di finire finalmente un mio progetto qui su wattpad e la paura di rovinare tutto alla fine questo lavoro che per me è importantissimo. Una storia che porterò sempre nel cuore grazie anche al vostro supporto e lavoro💕
Ma è solo l'inizio della fine! Non voglio farvi commuovere e fare un mega discorso finale adesso, abbiamo ancora tempo se continuo con questa velocità verso la fine 😭
Spero ovviamente che questo capitolo vi sia piaciuto e divertitevi a trovare assieme ai vostri oc chi possa essere il famoso mastermind di md (alla fine esiste veramente raga, lo giuro non è un prank).
Byee💕💕
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