𝓐𝓻𝓬 𝟓 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟏 - io ti capisco
CAPIRE
/ca·pì·re/
Comprendere sul piano intellettivo, afferrare con la mente.
Andare d'accordo, trovarsi in sintonia, intendersi.
Si era sempre chiesto qual era la differenza tra niente e nulla.
Una domanda stupida perché non c'era nessuna differenza tra le due, hanno lo stesso significato e uso eppure trovava in quelle due parole qualcosa di unico che rendeva l'una diversa dall'altra.
Se lo chiedeva perché non sapeva quale delle due parole usare per descrivere il luogo in cui adesso si trovava.
Era il nulla? Era il niente? Un semplice vuoto? Oblio? Come doveva definire un posto nero senza pareti, pavimenti, soffiti che lo rendessero limitato e sembrare lo stesso illimitato.
Non poteva chiedere a nessuno un consiglio perché era completamente solo.
In piedi, appoggiato sul nulla e circondano dal niente, vestito con una abiti di un tempo che non era troppo lontano ma gli sembrava un eternità fa.
Una felpa grigia che copriva una maglietta del wwf vecchia, jeans e c'era sempre il suo braccialetto, il suo unico ricordo concetro di Mamoru.
Non si fidava più dei suoi ricordi, quei piccoli momenti impressi nella sua mente perché non sapeva se fossero veri o falsi.
Chi era?
Era davvero un semplice ragazzino con la passione del Birdwatching o era membro di un governo crudele e di un mondo controverso?
Chi era veramente?
Cosa aveva vissuto nella realtà?
Una vita normale con il suo fidanzato o una vita di sangue e disperazione?
Domande genuine, aumentate dall'ultimo sogno che aveva fatto e da quando aveva scoperto che Kichirō non era veramente Kichirō in questa settimana ma un'altro Kichirō, il "vero Kichirō" e...non ci aveva capito nulla dalla spiegazione di Shiro, ma anche lei non sembrava saperne molto.
Quindi queste domande si fecero più forti qualche oretta fa prima di andare a dormire tra le lacrime.
Normale, non poteva ignorare e fare finta di nulla.
Poteva veramente ricordare una vita non sua e aver creduto ad una realtà falsa...ed era orribile.
Orribile come vedere da bambino le onde distruggere il tuo castello di sabbia fatto con tanta cura e amore, ci avevi messo tutto se stesso ma alle onde, al mondo, non importava nulla e aveva deciso di distruggerlo lo stesso.
Ogni sua sicurezza.
Ogni sua certezza.
Distrutte.
Inutili.
Era solo lui l'idiota a preoccuparsi delle conseguenze sugli altri, al mondo non importava nulla.
A cosa doveva credere? Alle nuove informazioni? Ai suoi ricordi? Al vuoto immenso che lo accoglieva in questo flusso di pensieri?
Qual era la verità?
Qual era l'inganno?
Chi era? Chi era Kichirō veramente? Con chi era stato quando Mamoru era morto? Chi aveva vissuto la vita che non aveva mai visto?
Può avere delle risposte o deve subire questo silenzio straziante-
DRIIN DRIIN!!
Un telefono che squilla.
Suono che trappasso con cattiveria nei suoi timpani, in tutto il suo corpo e con una forza assurda che il nulla o il niente tremava.
DRIIN DRIIN!!
Continuava a suonare il telefono.
Si girò e lo trovò velocemente, anche perché era l'unico oggetto in quella stanza assieme a un tavolino su cui era appoggiato e una sedia, completamente apparsi dal...dal nulla? Nel nulla? La situazione lo stava intrippando e si limitò a seguire l'istinto, avvicinarsi e rispondere a quel fottuto telefono.
<pronto?> chiese Shou e decise di sedersi titubante in quella sedia, per stare più comodo. Il telefono era a filo, rosso e vecchio, qualcosa che troveresti nei negozi vintage.
Silenzio.
<Uh...pronto?? C'è qualc->
<hello hello!>
Il corvino spalancò gli occhi quando riconobbe la sua stessa voce venire dalla cornetta.
<come...come è possibile che...>
<possibile cosa?> gli chiese la sua stessa voce e il fanciullo mise giù la cornetta con cattiveria.
DRIIN DRIIN!!
Dinuovo suonava.
DRIIN DRIIN!!
Dinuovo avrebbe risposto solo per zittire quel suono assordante.
<chi cazzo sei?!>
<buongiorno anche a te eh> gli rispose sempre la stessa voce, la sua voce.
Non era una persona che lo imitava, che aveva qualcosa di simile, ma era la sua! Ne era certo! Sa riconoscere la sua voce no? Ovvio! Era la sua!
Non era possibile che qualcuno avesse la sua stessa voce...
<hey? Sei ancora in linea o sei scioccato?> si mise una mano in bocca per capire se non stesse parlando lui stesso senza il suo controllo, come nel scorso sogno, ma le labbra rimasero immobili.
<hey hey??> ripetè la voce nel cornetto sentendo che l'altro era rimasto in silenzio.
<chi cazzo sei? Mi puoi dire chi cazzo sei e che cazzo vuoi? Perché cazzo hai la mia cazzo di voce!?>
<ti piace proprio la parola "cazzo".>
<RISPONDIMI! C- STRONZO!>
<che ragazzino maleducato...> commentò.
<oh? Io maleducato? Tu? Tu che chiami...a caso! Così! E manco rispondi!?> disse il corvino e si tratteneva nel chiudere dinuovo la chiamata, era molto più forte la voglia di scopre che stava succedendo <che vuoi da me?>
<voglio parlare con te>
<chi sta parlando?>
<tu stai parlando>
Shou prese un bel respiro e sentì che l'altra persona si era messa a ridere, la sua stessa risata.
<grazie al cazzo! Ma con chi? Chi sei tu!?>
<tua madre>
<simpatico come un calcio nei coglioni.>
E la sua stessa risata si fece più forte, non quanto lo squillo, e non era questo il motivo per cui gli vennero i brividi.
<chi sei?! Con chi sto parlando!?>
Chiese nuovamente portò la testa indietro esasperato.
Perché qualcuno aveva la sua stessa voce!? Voleva solo capire! Voleva solo darsi una risposta! Una sola!
<Shou...stai parlando con Shou>
Stai parlando con...Shou?
<come scusa...?>
Stai parlando con...Shou.
Shou stava parlando con Shou.
La voce di Shou stava comunicando con quella di Shou.
Shou.
Semplicemente Shou che voleva fare qualche chiacchiera con Shou, tramite una chiamata, nel nulla e nel niente, in un sogno, in un posto staccato dallo spazio e dal tempo...tutto...assolutamente...normale no?
Tutti parlano con tutti.
Shou...parla con Shou...
<sono Shou come te...o tu sei Shou come me...> aggiunse la voce nella cornetta ma quella a cui torno non fu la realtà.
<in che senso...di cosa stai parlando?>
<di chi sta parlando. Shou.> ci fu qualche secondo di silenzio <girati e capirai>
Lo fece, lentamente con la testa e il busto, si girava sempre di più, guardando dietro di sè dove si ritrovò di fronte a una lastra di vetro lunga e stretta. Non poteva essere un specchio perché il riflesso che c'era non era lui...
Cioè...si era lui ma...aveva un mantello nero e bianco, un completo militare dei medesimo colori e aveva un sorrisetto, per nulla scioccato da ciò che stava succedendo. Per il resto erano nella stessa posizione e quando si mise seduto più comodo, Shou fece gli stessi movimenti.
<hello hello Shou!>
<stupito? Pensavo che l'avessi trovato scontato dopo le parole di Ketchup...sono felice di essere riuscito a farti prendere un colpo!>
Che sta succedendo?
Sta parlando con sè stesso?
Che sta succedendo?
Conosce Kichirō? Era lo stesso se stesso di quel sogno?
Che sta succedendo?
Perché era così tranquillo? Che cosa sapeva?
Che sta succedendo?
Cosa ci fa qui? Che vuole da lui? Vuole tornentarlo come Kichirō? Fargli fare la sua stessa fine?
CHE STA SUCCEDENDO?!
<CHE CAZZO STA SUCCEDENDO? DAMMI DELLE RISPOSTE! > urlò, alzandosi di scatto andando verso quello specchio senza un vero riflesso, sbattendo un pugno su di esso ma non si creaò neanche la più piccola crepa e teneva nell'altra mano il telefono per comunicare.
<te le darei se sapessi anch'io cosa sta succedendo...so solo due cose...> rispose con più calma l'altro se stesso, alzandosi in piedi in ritardo e non smettendo neanche di guardarsi nei suoi stessi occhi <che condividiamo lo stesso corpo, il mio corpo per la precisione, e anche...mente? Cioè questo posto è di entrambi e...io posso vedere dei tuoi ricordi e tu alcuni dei miei> spiegò a se stesso <secondo che quei bastardi hanno combinato qualcosa quindi se vuoi delle risposte dovrai chiedere a loro. Che peccato non essere riusciti ad ucciderli in tempo, non saremmo in questa situazione...>
<di chi stai parlando...?>
<di chi secondo te?>
<sei tu che ti ricordi di questa cosa mica io! Sei stato molto tirchio a darmi un solo tuo ricordo!> gli rispose scazzato e si risedette, girando la sedia e seguito dal riflesso che sbuffò.
<Ciclope, Mad Hatter e Mummy>
<già sentiti questi nomi da...te...me...> fece una piccola pausa prima di scuotere la testa, rinunciando per il momento a comprendere la situazione <e sarebbero?>
<come sarebbero?>
<CHI CAZZO SONO!?>
<Akio, Akinori e Hiroko->
<OVVIAMENTE SONO LORO! La cosa non mi stupisce E DIMMI SUBITO I NOMI! CHE NE SO COME SI FANNO CHIAMARE DA VOI ALTRI!>
<dio mio urli peggio di Ketchup->
<si chiama Kichirō.>
<lo chiamo come mi pare!> si guardò male e accavvalò le gambe, ma Shou in felpa e jeans non si mosse per imitarlo.
<comunque...se vogliamo scoprire cosa ci hanno fatto dobbiamo "chiedere" a loro e io ho un idea dobbiamo solo collaborare>
Il fanciullo non sembrava molto convinto delle parole dell'altro se stesso.
<collaborare?>
<si, collaborare...dovrai solo concedermi il mio corpo per qualche giorno e->
<è il mio corpo.>
<assolutamente no. È il mio corpo e se ci tieni così tanto non ti preoccupare che ci starò solo per->
<ASSOLUTAMENTE NO! È il mio mio e solo corpo! Ma chi cazzo ti credi di essere!?>
<Shou il vero proprietario di questo corpo>
<MA VAI A FARTI FOTTERE SHOU!>
L'altro si rialzò andando verso l'altro e sbattendo lui una mano sulla lastra di vetro <collabora! Dammi il mio corpo!>
<vieni a prendertelo se ci riesci!>
Chiuse la chiamata, mettendo giù la cornetta con cattiveria e anche la sua vista venne avvolta dal nulla e dal niente completamente nero.
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Ore: 04:40 a.m __ Giorno 30 _________
Luogo: camere da letto _____________
Aprì gli occhi e si alzò lentamente, senza troppa fretta o agitazione, ma era incredibilmente sudato e aveva il pigiama appiccicato alla pelle.
Un fastidio che stava causando le sue solite imprecazioni ma non uscì nessun suono, tappò la bocca per non sentire nuovamente la sua voce e ripensare a quel sogno che non aveva intenzione di sparire come ogni sogno strano che aveva sempre fatto fin da piccolo.
Accese le candele che si trovavano nei mobili di lato al letto per illuminare di poco la stanza, abbastanza per vedere il piccolo passerotto robotico appollaiato sul cuscino affianco al suo, e aveva aperto gli occhietti subito dopo. Fece un piccolo cinguettio e il corvino ricambiò fischiettando.
Reddie saltello verso di lui e lo osservò alzarsi, prendere biancheria e un nuovo pigiama per farsi un veloce bagno e cambiarsi, così da tornare a dormire e sperare di non ribeccare il tipo del telefono molto simpatico.
Non si guardò allo specchio neanche per un piccolo secondo, togliendosi tutto e fionandosi nella vasca, immergendosi nell'acqua calda versata nel mentre. Non voleva guardarsi. Temeva di guardarsi e di bloccarsi a osservarsi come faceva ogni tanto Kichirō, entrambi i Kichirō per la precisione, e chiuse gli occhi ma vedendo il nero lì riaprì subito dopo.
Non voleva assolutamente tornare in quel posto con quello là...con se stesso? Con un sè diverso? Con Shou 2 o Shou 1? Mostarda? Che brutto nome mostarda-
Prese un po' di sapone e iniziò a spargelo delicatamente sulla pelle, strofinando e cercando di togliere la puzza di sudore, sostituendola con il buon profumo di vaniglia.
Il suo corpo...era il suo corpo.
Non doveva farsi mettere in dubbio da un sogno, da qualcosa che non era vera e puro frutto della sua mente influenzata da tutto.
Dalla situazione di Kichirō e dalle informazioni su un ipotetico lavaggio del cervello che diventa sempre più reale e non più solo un idea, le parole di Monoaki...non sapeva veramente a che pensare a riguardo.
Non era facile accettare tutto, accettare di aver vissuto nella menzogna.
Non era facile neanche negare e rifiutare tutto, rimanere senza delle risposte.
Non poteva essere tutto più semplice?
Un noioso killing game, un classico rapimento, niente segreti e niente doppie coscienze in un unico corpo.
Quello era il suo corpo con cui era nato, era cresciuto e con cui morirà prima o poi. Non era di nessun'altro e se lo ripeteva come un mantra mentre si stringeva a se stesso, portandosi le ginocchia al petto e avvolgendo le gambe con le braccia.
Poteva toccarlo, poteva sentirlo, poteva odiarlo e amarlo, poteva ferirlo e curarlo.
Era il suo corpo e la sua vita.
Concetto chiaro in testa. Nessun dubbio.
Era il suo corpo e la sua vita, fino alla fine.
Non sarebbe caduto in un'altra trappola e dei giochetti di qualcuno terribilmente simile a sè stesso.
Non sarebbe sceso a compromessi.
Non avrebbe preso ordini da nessuno.
Sarebbe rimasto fedele solo e unicamente a sè stesso, Shou Ultimate Birdwatcher, il vero e solo Shou.
La doccietta fece scendere sul suo corpo una cascata d'acqua calda che gli tolse la schiuma e il sapone dal corpo, assieme a tutte quelle parole mute e tenute per sè, e per quell'altro se potrà sentirlo. Se si sentirà preso in causa basterà fargli una telefonata, dovrebbe saperlo il suo numero no? Perfetto! Non lo temeva come non temeva nessuno e niente.
Riuscì a tirare fuori da questa situazione una manciata di coraggio e forza per andare avanti, continuare a combattere e uscire da lì.
Non avrebbe mai persona la speranza, non voleva far vincere Akio, ilx mastermind o Shou.
Voleva vincere lui questo gioco...per Kichirō.
Kichi...
Era meglio non pensarci in quel momento o si sarebbe ributtato nell'acqua, immergendosi finché non poteva più respirare.
Pretendeva di essere forte anche dopo un lutto, non sarebbe stata la prima volta, ma era più faticosa.
Uscito dalla vasca si avvolse nell'accapatoio per rimanere ancora nel caldo, confortante e rilassante, cercando di cacciare via quei pensieri o di rimandare il loro arrivo, non voleva rovinare quel bellissimo momento motivazionale che si era creato da solo.
Si sarebbe dimostrato ipocrita a piangere adesso, dopo essersi fatto vedere così valoroso e potente contro tutto l'universo.
Le lacrime scesero da sole appena la mente gli fece passare tutti i fotogrammi dove il rosso sorrideva, rideva o era solo bellissimo mentre non faceva assolutamente nulla di particolare. Lacrime fuori controllo e si coprì il volto, borbottando ad alta voce "smettila!" in ripetizione pensando di poterle farle smettere.
Si sentiva un idiota.
Era forte no? Più forte di tutti!
Si sarebbe fatto valere!
Avrebbe vinto!
Avrebbe sconfitto tutti i suoi nemici!
Eppure non riusciva a fermare un pianto per quanto ci provasse.
Era troppo stanco per batterle e si buttò sul letto singhiozzante, avrebbe bagnato il cuscino, poco importava, lo strinse a sè assieme al mantello del Dungeon Master.
Se rimaneva così non sarebbe riuscito ad riaddormentarsi e non avrebbe avuto energie per superare la giornata. Doveva pensare in modo razionale e...contare e respirare piano.
Uno...
Due...
Tre...
Quattro...
Cinque...
Sei...
Sette...
Otto...
Nove...
Dieci...
E... gli occhi si fecero pesanti, il petto si muoveva lentamente anche vedendo tutte quei ricordi. Si rimise a contare fino a dieci, altri dieci, altri ancora e quando arrivò a cento riuscì ad addormentarsi dinuovo.
Non sognò nulla e non sentì nessun telefono squillare.
In compenso sentì il suono delle campanello di Akinori che gli dava il buongiorno.
<GOODMORNING!! SVEGLIATEVI E GODETEVI UN NUOVO GIORNO COME SE FOSSE L'ULTIMO!!> ed era sempre molto positivo, dolce, comprensibile e tenero. Un amore. Un patatone.
Sentì la forza che aveva qualche ora fa era stata perduta e fosse tornato nella realtà, preso dalla depressione di un lutto e dalla sola voglia di sprofondare nel materasso.
Si stava già pentendo di essersi autoplocamato eroe della storia e voleva rinunciare a quel ruolo senza nemmeno aver iniziato.
Ringraziamo Reddie di esistere.
Il piccolo passerotto iniziò a beccargli la testa per farlo alzare e rovinargli il riposo, manco fosse una sveglia.
<mhhhh altri cingue minuti...>
Cinguettì molto incazzati e gli salì il testa infastidito.
<eddai Reddie...tra poco mi sveglio...ho dormito male...>
Fece piccoli saltelli ma inutile, il corvino non si smuoveva.
<mhh- smettila- ho sonno...e ho voglia di piang- AHIA- CRISTO- REDDIE PORCE CANE!!> la testa si alzò di colpo dopo che il pettirosso iniziò a tirargli i capelli neri con cattiveria e tanta energia.
<sei un bastard-AAAHIA- E SMETTILA!> prese il robottino attaccato ancora ai suoi capelli e riuscì a farlo staccare senza togliersi qualche ciocca <sono sveglio! Sono sveglio felice?!> e ricevette dei cinguettì affermativi.
Si preparò in fretta, indossando il mantello di Kichirō anche se bello stroppiciato minacciato dal robottino che non smetteva di volargli attorno minaccioso e non capiva se fosse per volontà propria o per volontà dei maggiordomi.
Troppe domande.
Si stava facendo troppe domande per così poco! Doveva stare tranquillo...e non funzionava ripeterlo, si agitava di più e corse giù per le scale per scaricare un po'. Sempre seguito da Reddie.
Sbattè la porta della sala da pranzo facendo prendere un colpo a tutti i presenti che si girarono a guardarlo mentre riprendeva il fiato.
<tutto ok Shou?> chiese genuinamente Shinobu e l'altro annuì ma le sue parole andarono in contrasto con il gesto <assolutamente di no. Ma facciamo finta di sì> era stato sincero, si sforzava nell'esserlo dopo aver mentito al trial.
<oh! Ma c'è anche Reddie!!> commentò Elviira alzandosi e andando verso il corvino con un piccolo sorriso vedendo l'uccellino robotico appollaiato sulla sua spalla.
<esatto-> rispose e il suo sguardo vagò per la stanza, si sentiva molto forte la mancanza di Shiro e Kichirō, tutti la sentivano ed era fin troppo presto per andare oltre. C'era una grande calma e deboli mormorì giusto per rendere la colazione non troppo pesante e triste.
Non erano però gli unici a mancare.
<dove sono Jun'ichi e Yumeri? Stanno bene? Vero?->
<si tranquillo non ti agitare, non credo che avremmo due omicidi consecutivi> rispose Jun prima di dare un bel morso a una brioche al cioccolato e sporcarsi la bocca <Yumeri appena ha sentito la voce mia e di Shinobu ci ha urlato di andare via mentre Jun'ichi mi ha risposto con un "mhmhmhmmmmh" che tradotto significa "sono depresso come una merda, non voglio uscire lasciatemi fare una canna e annegare nelle mie lacrime e sensi di colpa">
Il corvino fece un leggero sospiro <ci proverò io a parlare con Yumeri, sperando che non mi voglia picchiare per ieri- ma almeno la farei uscire dalla stanza> disse nel mentre prese un bel piatto e ci stava mettendo tanti biscotti, pancake, muffin, un caffettino, toast, riempiedolo più che poteva.
<la vuoi far uscire usando il cibo?> chiese la scammer.
<se le mie parole non funzionano si->
<...metti più dolci allora> commentò Elviira.
<NON CI STA PIÙ NULLA!>
<PRENDI UN'ALTRO PIATTO ALLORA!> rispose Jun.
Dovette chiedere ad Akikuma, unico maggiordomo presente quella mattina, un vassoio per metterci le tre esagerate colazioni per la motociclista.
Gli chiese come mai non c'era Monoaki e si limitò a dire "non sta bene, per ogni cosa io sono al vostro servizio" nel modo più freddo e formale possibile, facendolo sembrare una persona completamente diversa.
Quando uscì dalla sala da pranzo rubò qualche biscotto perché non aveva fatto ancora colazione, dando priorità a Yumeri e sulla sua salute e stato d'animo. Non era l'unico in lutto e Shiro era una sua grandissima amica, forse anche l'unica lì dentro, come era per lui con Kichirō.
Erano sulla stessa barca.
Arrivato all'ultimo gradino venne bloccato da una tenera bambina, ormai undicenne, che si mise davanti a lui con le braccia incrociate e che stringevano un peluche di Kuromi.
La stessa bambina a cui aveva rovinato la festa di compleanno con una bomba e giustamente lo stava guardando malissimo, con le guance gonfie e rosse dalla rabbia di quel gesto.
Era Sally, ancora in veste da notte e i capelli sciolti e sfatti.
<uhhh...buongiorno-> mormorò non sapendo minimamente cosa dire, non era il caso di rendersi più antipatico ignorando la bambina e andando dritto verso l'amica, come vorrebbe fare perché non voleva metterci tanto. Arrivare nuovamente troppo tardi e non poter impedire che qualcosa di orribile accada. Non aveva tempo da perdere.
<vai a quel paese!> fu il vaffanculo più educato sentito in tutti quei giorni, la padroncina prese dal vassoio un piatto e mise al suo posto il peluche di Kuromi <è per Yumeri. Per te nulla perché sei cattivo e ti odio! Dallo a Yumeri...perfavore o...o sarò io cattiva con te!> aggiunse e iniziò a mangiare dei biscotti al cioccolato molto buoni ma non come quelli che Aki faceva solo per lei.
Non fu veramente intimidatoria, non per questo la rendeva bugiarda e Shou non voleva altri guai <tutto chiaro- però quel piatto è per Yumeri...>
<la volete far morire di diabete!?>
<no! Assolutamente no!>
<allora zitto! Ora è il mio piatto!>
<ma-> non disse altro, la bambina era corse via sentendo un forte richiamo di Akinori, che aveva perso la pazienza, venire dal suo dormitorio.
<...va bene, fai come vuoi tu!> aggiunse solo a bassa voce il corvino e accellerò il passo verso la camera della motociclista.
Toc toc.
Molto leggero, calmo, la sua voce seguì lo stesso tono.
<Yumeri? Sono io Shou...>
Pensava di ricevere fin da subito dei urli ma nulla, silenzio dall'altra parte della porta e bussò nuovamente <Yumeri? Yumeri facci un colpo se sei qui tra di noi-> sentì qualcosa di pesante muoversi, come un mobile ed era molto vicino alla porta, forse per bloccarla. <ok sei qui tra noi...potresti aprire la porta? Vorrei parlarti e...e ho portato la colazione e Sally ti vuole dare un suo peluche...Kuromi, quella di Hello Kitty tutta nera e "gotica"->
Dinuovo silenzio, nessuna risposta e nessun rumore.
Voleva posare quel vassoio da qualche parte ma non c'era nulla di temeva di colpirlo se lo lasciava a terra.
<sei arrabiata con me per...per ieri?>
Altro silenzio.
<dio- potresti fare qualsiasi cosa per farmi capire se è così!? E- e non rimanere in silenzio con me perché sei arrabiata con me? Hai urlato con gli altri e con me stai zitta! Puoi comunicare per favore?>
Nulla, pensava di ricevere un forte colpo di rabbia ma non fu così, ebbe solo altro e altro silenzio.
Appoggiò la testa sulla porta, sbattendoci piano e bussò nuovamente, cercando una reazione ma si fermò quando ricevette silenzio come risposta.
<ti capisco se non mi vuoi parlare, che mi stai dando tutta la colpa per la morte di Shiro e di Kichi perché sto facendo la stessa cosa sempre con me stesso. Sono consapevole di aver fatto un casino e che sono stato un idiota! Un vero idiota a non pensare alle conseguenze! Ho agito senza pensare e dalla rabbia! Hai tutto il diritto di essere arrabiata con me anche più di tutti! Anch'io lo sono! E sono veramente ma veramente sincero questa volta...>
Socchiuse gli occhi e diede un'altro colpo con la testa alla porta.
<mi dispiace, mi dispiace! Dovevo dirtelo, dovevo dirvelo lo so! Non avrei dovuto neanche pensarci ma non dovevo neanche fare tutto da solo- ho sbagliato mi dispiace ok!?> prese un bel respiro per trattenere delle lacrime.
<avevi ragione quando mi dicevi che se non mi fossi controllato avrei fatto del male a qualcuno a cui tenevo! Cazzo quanto avevi ragione dopo quello che è successo ieri! Ho...ho fatto davvero del male a Kichirō...non direttamente ma l'ho messo in pericoloso...tutto per fare un dispetto e un torto a quei bastardi! Manco a Sally!> il vassoio tremava come le sue mani <dovevo proteggerlo! Dovevo proteggerlo ma è morto! Shiro voleva proteggerlo ed è morta! Mi dispiace così tanto->
Una lacrima scese e bagnò il pupazzetto della bambina.
<e ti capisco se non vuoi stare con nessuno adesso...ti capisco se non vuoi parlarmi...ti capisco se vuoi solo piangere ma non vuoi mostrarti debole neanche a te stessa e ti trattieni...ti capisco se vuoi dimostrarti come sempre forte ma non ci riesci...ti capisco se ti dai la colpa per tutto e tu non centri nulla! L'unica colpa è mia e solo mia! E ti capisco Yumeri, se ti mancano e ti senti sola...perché mancano anche a me e mi sento anch'io solo come un cane...nessun obiettivo e senza nessuno da proteggere...>
Strinse più gli occhi cercando di non far uscire altre lacrime, ottenendo però il risultato contrario.
<nessuno ti mette fretta, ognuno ha il proprio tempo per il lutto di qualcuno di importante, puoi permetterti di essere fragile e vulnerabile, non devi essere sempre la guerriera di un mto antico, una valchiria tipo...perché anche tu come me e chiunque altro può permettersi di essere triste, patetico, debole, emotivo...> la voce tremava, si sentiva e si impegnava a nasconderlo, ipocrita delle sue stesse parole.
<e...ed io ci sono per te Yumeri per quanto tu possa e arrabiata con me, considerarmi la colpa di tutto, odiarmi come odi Jun'ichi...se vuoi parlarne, per qualsiasi cosa io ci sono, anche se tu non vorrai vedermi sono disposto a passare ogni giorni qui dentro a portarti da mangiare ad ogni pasto!>
Alzò la testa, staccandola dalla porta e si rese conto che tutto il suo corpo tremava, non solo le mani e aprì gli occhi per guardare il legno scuro davanti a lui e lo separava dalla fanciulla.
<io ti capisco Yumeri...>
Il legno sparì dalla sua visuale, la porta si aprì e vide finalmente Yumeri, con gli occhi rossi dal pianto che ancora bagnava le sue guance, il mento e il labbro inferiore tremava e tratteneva i singhiozzi, la faccia segnata dal dolore e rovinava la sua bellezza. Era ancora in pigiama, capelli spettinati e incasinati, piccole occhiaie per una notte insonne.
Il corvino posò a terra il vassoio per poterla abbracciare e stringerla a sè il più forte possibile, la fanciulla si lasciò prendere a un pianto più rumoroso assieme all'altro e ricambiò l'abbraccio, stringendogli la testa e dandogli qualche bacio nei capelli neri.
<sei un idiota un tale idiota...> sussurrò <un idiota...> lo avrebbe riempito di insulti, pugni e calci ma non l'avrebbe lasciato.
Per quanto potesse farla arrabiare per la sua impulsività e le sue cazzate, non l'avrebbe mai lasciato.
Voleva dire qualcosa di banale come un "non sono sola, ho ancora te" ma non riuscì a parlare per il pianto e l'altro le rimase attaccato ad accarezzarle la schiena, ripetendo solo una frase "io ti capisco" che era più forte di un "ti voglio bene".
Entrarono nella stanza della fanciulla per mangiare la colazione ormai fredda e Yumeri strinse più Shou che il peluche, ma non per questo non aveva apprezzato il gesto della bambina.
A pranzo decise di uscire e venne accolta da tutti con dolcezza, soprattutto da Elviira che la strinse in un forte abbraccio.
___ ___ ___
<Kaoru ti va di fare una piccola battaglia?> chiese Goro prendendo una delle stecche da biliardo e puntandola contro allx schermidore, tranquillo a sistemare le bocce e alzò lo sguardo verso l'amico e fece un sorrisetto.
<così puoi perdere per la ventesima volta?>
<così facciamo qualcosa mentre aspettiamo Nori! È nuovamente in ritardo>
<oppure noi estremamente in anticipo?> gli rispose ilx fanciullx e l'altro stette un attimo in silenzio abbassando la stecca, un modo alternativo per dirgli che aveva ragione senza davvero ammetterlo e lx fece sorridere di più.
<tutto bene Goro? Sei scosso anche tu per Kichirō e Shiro?> chiese avvicinandosi all'amico ma senza toccarlo e l'americano socchiuse gli occhi trattenendosi nell'abbracciarlo.
<un po', erano comunque dei miei amici si...per non contare che Kichi mi aveva detto di essere pure un mio fan! L'aveva detto il primo giorno e quando voleva veniva da me per chiacchierare a riguardo, cercando inutilmente di ottenere spoiler per l'ultimo arc della mia storia! Si era messo a fare l'offeso per 5 secondi cercando di farmi pena> ridacchiò raccontando quell'aneddoto con tanta amarezza e tristezza <forse era meglio che glielo dicevo, così poteva morire sapendo come si concludeva la storia...anche perché non so se riuscirò ad uscire per finirla...>
<Goro non iniziare a fare brutti pensieri pessimistici! Ci manchi solo tu a fare discorsi tipo "moriremo tutti!"> rispose Kaoru, come se lxi non facesse mai pensieri del genere-
<lo so! Ma non riesco a non pensarci! Come per tutta la nostra situazione! I sogni e lo scambio d'identità di Kichi...mi fa male la testa al solo pensiero> il castano fece per posare la testa sulla sua spalla ma si fermò in tempo, ilx schermidore capì e decise di prendergli la mano, stringerla per qualche secondo.
<non pensarci, ci penseremo domani ok? Lavorare non ti fa stare bene>
<ma mi aiuta a non pensare al bacio di Kazuya...quello del ballo...> strinse dinuovo la mano dopo le parole del castano.
<non ci posso credere che mi abbia baciato davanti a tutti e pensava di essere perdonato! Ti prego...che coglione! Such a dumbass...e non ci posso credere che...> fece una piccola pausa e tolse la mano da quella di Kaoru per non stringerla troppo forte con il rischio di spaventarlo <non c posso credere che io lo ami ancora e non riesco a non pensare altro che a lui...e mi fa stare male perché non voglio più amarlo...>
<non so nulla di amore Goro, non posso aiutarti in alcun modo ma posso starti ad ascoltare e concederti di stringere la mia mano per minimo 10 secondi> le dita sfiorarono quei capelli castani molto classici, in contrasto con i suoi arcobaleni.
Dai capelli scese verso la sua mano e la strinse nuovamente dolcemente, facendo inteecciare le loro dita.
Non erano poi tanto spaventose quanto quelle di Shinobu e Akikuma, poteva riuscire a stare così per più di 5 secondi senza andare nel panico.
Con un'altra mano prese una stecca di biliardo <sono qui se ne hai bisogno, anche solo se vuoi distrarti da un romano traditore con una partita a biliardo o a scherma. Non serve che ti sfoghi, non serve che parli o mi spieghi, io ci sono per te...e anche Nori direbbe lo stesso se solo fosse qui e ora sì che è in ritardo>
Riuscì a far sfuggire una risata al mangaka, cancellando quella brutta espressione di tristezza che si stava creando e riprese la stecca <grazie Kaoru> parole semplici ma d'effetto.
Le mani si staccarono e le stecche si incrociarono pronti a combattere in modo amichevole. Solo loro due e nessun brutto pensiero, nessuna carneficina in corso, nessun lutto, niente di niente. Solo loro due, perché avevano bisogno solo di questo.
La creatrice di vetrate si sentiva una stalker ad aver origliato quella conversazione e con passo svelto decise di andare verso la biblioteca per non farsi vedere da nessuno.
Era da sola.
Completamente sola.
Non c'era più Shiro, la sua unica amica. Si c'era anche Nori ma stava sempre con gli altri due e non voleva assolutamente rovinare il loro umore e con tutti gli altri non aveva tanta confidenza.
Era dinuovo sola.
Non c'era più sua sorella, non c'era più Kaoru, non c'era più il loro gruppetto, non c'era più Shiro.
Nessuno l'avrebbe cercata.
Era un cane abbandonato a sè stesso, senza padrone.
Inutile dire quanto le mancava Shiro, anche se era consapevole che era stata con lei perché era la seconda scelta, ma si era affezionata alla pianista anche se magari per lei era solo qualcuno con cui stare semplicemente per non stare da soli.
Ovviamente si era affezionata e le voleva bene, chi non ne voleva ad una ragazza così carina, gentile, dolce, affettuosa, disponibile, perfetta, intelligente, bellissima e forte?
In breve non come lei.
La ammirava così tanto.
Le mancava così tanto.
Eppure una persona come lei era stata punita per un incidente, non era assolutamente giusto.
Forse sarebbe stato meglio se fosse stata zitta? Non smentirla? Non dare una prova della sua colpevolezza? Così lei potesse vivere ma tutti loro sarebbero morti per colpa sua se fosse stata realmente zitta, anche questo era ingiusto. Non era giusto che degli innocenti venissero puntini al posto di un colpevole.
Ed era giusto darsi la colpa della morte di Shiro o di una ipotetico massacro di tutti loro?
No ma lo faceva lo stesso.
Non ci doveva pensare a queste cose così assurde ma era troppo tardi.
La sua mente era partita e aveva solo due modi per distarsi: disegnare o bere.
Entrambi i casi la portavano in biblioteca; un posto tranquillo per disegnare in solitudine e dove vedeva uscire Jun o Jun'ichi con una bottiglia di alcoolici. Forse ne nascondevano alcuni lì? Lo sperava perché non voleva rischiare di avvelenarsi prendendo quelli della sala giochi.
Aprì la porta lentamente, sbirciando prima di entrare e vedere se ci fosse già qualcuno e non gli stesse disturbando. Vide solo lo stratega seduto chino sul suo taccuino, circondato da alcuni fori strappati e stroppiciati, con le mani tremanti, non riusciva più a scrivere e agitò una mano in aria per non tirare un pugno sul tavolo.
Kazuto non sembrava stare bene e la preoccupazione sovrastò la voglia di ubriacarsi dell'artista, avvicinandosi lentamente e cercando di non far troppo casino con i tacchi.
<Kazuto? Tutto ok?> chiese quando fu abbastanza vicina, facendo sobbalzare l'altro che scattò in piedi e la guardò con gli occhi spalancati.
<una meraviglia Shinobu! Non vedi?! BENISSIMO!!> Alzò la voce, tremante e con un tono completalmente diverso del solito, quella mattina sembrava più tranquillo...ma sarà che non ci abbia fatto molta attenzione al fanciullo-
<non sembri stare davvero bene-> rispose e l'altro si risedette buttando la penna sul tavolo, aveva ancora le mani tremanti e le nascose dentro le tasche.
<sto benissimo davvero!>
<ma->
<sto. Benissimo. Fatti i cazzi tuoi.>
Stava bene! Non voleva ripeterlo ancora e ancora.
Stava benissimo!
Era così ovvio no? Cioè eddai! Non si vede? Non si vedeva che stava benissimo e non stava avendo una qualsiasi crisi esistenziale, emotiva, psicologica, mentale, fisica e della sua intera identità in quanto individuo in possesso di un talento? Davvero stava ASSOLUTAMENTE bene.
Ultimate Strategist.
L'unica cosa in cui era bravo era usare il cervello.
Era solo un bambino quando si ritrovò ad essere ostaggio con la sua classe di una gang criminale. Una cosa molto americana, pensava di essere in un film inizialmente ma era tutto reale. Era vero. Erano veri ostaggi di veri criminali.
Mon poteva di certo starsene lì a guardare mentre i suoi compagni rischiavano la morte.
Così progettò un piano per distrarre il ladro incaricato a controllare la sua classe. Un piano disperato di un bambino. Un piano che permise di disarmarlo, legarlo e uscire dal cortile posteriore.
Un successo.
Un incredibile successo che portò ad avere nessun morto.
Kazuto portò l'arma alla polizia che grazie a lui identificarono i furfanti e li misero in prigione. Una storia con il lieto fine! Gli fecero tanti complimenti e dissero, scherzando ovviamente, che gli avrebbero fatto fare a lui le prossime investigazioni e strategie poliziesche...Kazuto prese alla lettera la cosa.
Si presentò ogni giorno in stazione per gestire situazioni sempre più complicate fino ad arrivare ad 11 anni a fare la stessa cosa in operazioni militari.
Era Ultimate Strategist.
Aveva salvato un sacco di vite.
Aveva gestito guerre e interventi militari.
Così pochi morti, perdite, successi e vittorie garantite.
Aveva tutto sotto il suo controllo e sapeva cosa far muovere per raggiungere il suo obiettivo.
Era un genio.
Era Ultimate Strategist.
Eppure dopo 30 giorni. 30 fottuti giorni erano ancora lì, non avevano risolto nulla, non aveva nessun piano ed erano morte 9 persone.
Quando pensava di essere un passo avanti a tutti, di aver trovato una soluzione, un piano geniale, i Aki erano avanti chilometri e pronti a intromettersi e rovinare tutto!
ERA TUTTO INUTILE! OGNI SUO SFORZO! OGNI SUA ENERGIA!
ERA IL FOTTUTO ULTIMATE STRATEGIST E NON RIESCE A TROVARE UN MODO PER USCIRE DA QUI!?
C'ERA RIUSCITO DA BAMBINO E MO NON CI RIESCE!?
Non poteva essere perfetto, era stato difficile accettarlo.
Accettare di non eccelllerè sempre ad ogni verifica, in ogni gara sportiva, in ogni disegno.
Era impossibile.
Era umano non un robot, le giornate no, un giorno in cui aveva meno energie del solito o qualsiasi cambiamento era avvenuto durante quella singola giornata.
Sapeva che non poteva essere perfetto ma non poteva fare schifo nell'unica in cui era il migliore in assoluto.
Non poteva fare schifo anche in questo.
Non poteva non riuscire a trovare una soluzione.
Non poteva farsi superare da due maggiordomi fuori di testa.
Non poteva fallire.
Non adesso che era coinvolta nuovamente la sua vita.
Non adesso che doveva essere l'eroe che salvava la situazione.
Non poteva...perché era Ultimate Strategist.
Era come se Shinobu e Goro non riuscissero a disegnare, Kazuya e Shiro non riuscissero a fare un brano, Elviira non riuscisse a fare una capriola, Kaoru fare un fendente, Jun'ichi organizzare un azienda o un azine mafiosa, Jun a scammare! E tanti altri esempi!
Era come se tutti loro non riuscissero ad accellere nel loro talento e qualcun'altro li supera senza il minimo sforzo o abilità grandiosa come la loro!
Frustrazione.
Perché era certo che tutti si aspettavano da lui un piano finale per salvarli completamente!
Perché era Ultimate Strategist!
Perché si era preso indirettamente responsabilità di tutto! Di occuparsi di tutto! Pensava di farcela e voleva farcela! DOVEVA farcela!
Che fosse tutto falso?
Che non avesse davvero un talento?
Che ci fosse una data di scadenza e boom il primo a beccarla era stato lui?
Che...CHE CAZZO NE SO!! NON VUOLE PIÙ DIMOSTRARE AL MONDO DI ESSERE IN GRANDO DI FARE UNA SINGOLA COSA.
Strappò l'ennesima pagina e la lanciò via, coprendosi poi il volto con le mani.
L'artista prese uno dei fogli per vedere cosa stesse scrivendo.
Teorie e idee per piani, così pensava perché o erano scritti malamente o le parole venivano cancellate da scarabocchi su scarabocchi.
<Kazuto...>
Lo chiamo e si sedette accanto a lui, trattenendosi nell'appogiargli una mano sulla spalla per paura di triggerarlo. Non ricevette nessuna risposta e decise di andare avanti, provando a dire qualcosa di utile e di sensato <Kazuto non serve che ti sforzi così tanto, se lo fai è peggio... forse oggi non è il giorno giusto oer lavorare e va bene! Sono stati giorni pesanti ed è normale non essere al cento per cento in forma> sussurrò e alla fine appoggiò la mano sulla sua spalla <se ti serve una mano noi ci siamo Kazuto...non devi fare tutto da solo se hai difficoltà->
<RIESCO A FARLO BENISSIMO DA SOLO!> le urlò sbattendo le mani sul tavolo, dandosi poi una spinta per alzarsi subito dopo <NON MI SERVE NESSUN AIUTO! NESSUNO NESSUNO CHIARO!?>
<Kazuto davvero- non puoi fare tutto tutto da solo! Non è una brutta cosa chiedere una mano e->
<FATTI I CAZZI TUOI!> quelle furono le sue ultime parole prima di andarsene di corsa, uscendo dalla biblioteca con il suo taccuino.
Lasciando nuovamente da sola Shinobu.
Dinuovo da sola e nuovamente aveva fatto arrabiare qualcuno senza sapere il perché.
Che aveva detto di sbagliato?
Cosa aveva di sbagliato da far incazzare tutti? Da far si che rimanga da sola in ogni singolo momento?
Era un mondo dell'universo di dire che doveva sparire? Che era meglio se fosse stata lei a morire al posto di Shiro? Che al mondo dovevano rimanere persone solo come Nori e Shiro? Perfette, amabili, gentili, dolci, affidabili, altruiste, forte, bellissime, intelligenti...
Lei invece non doveva esistere? Non meritava nessuno nella sua vita? Doveva beccarsi solo urla, odio, disprezzo, dolore? PERCHÈ NESSUNO VOLEVA RESTARE CON LEI?!
Shiro lo fece solo per esigenza, per non rimanere sola a sua volta, perché aveva pena per un essere solo e patetico come lxi. Avrebbe preso chiunque per non restare da sola vero? Ovvio che era vero perché non era nulla di chè.
Kaoru, Goro, Nori erano completamente spariti senza darle neanche una minima spiegazione ed erano felicissimi senza di lei perché non era nulla di chè e potevi vivere anche senza.
Tutti gli altri ignoravano la sua intera esistenza perché non era nulla di chè.
Sua sorella l'aveva abbandonata e non sarebbe mai più tornata perché non era nulla di chè.
A nessuno sarebbe importato se sparisse perché non era nulla di chè.
Si alzò di scattò e iniziò a buttare a terra tutti i libri cercando quell'alcool nascosto dai due corvini, non sapeva neanche che libri buttava per la vista sfocata per le lacrime.
Era inutile.
Era noiosa.
Era fastidiosa.
Era patetica.
Era di troppo.
Sarebbe stato meglio se sparisse no? Potevano punire lxi al posto di Shiro! Shiro meritava di vivere non lxi!
Perché Shinobu non era nulla di chè! Perché non aveva nessuno e nessuno avrebbe pianto! Tutti sarebbero stati meglio no?!
PERCHÈ SHINOBU NON ERA NULLA DI CHÈ PER QUESTO NESSUNO L'AMAVA!
Trovò una bottiglia di vino tra dei libri di filosofia, già aperta ma non era vuota e iniziò a berla cercando di finirla con un solo sorso, sporcandosi il volto di rosso.
Doveva fare effetto velocemente, non voleva più pensare, non voleva più respirare, non voleva più sapere di vivere e ricordarsi quello che viveva.
Altri libri cadevano, cercava altre bottiglie, fece cadere anche le sedie e il vino era finito ma non mollava la bottiglia.
<Shinobu?! Che stai facendo!?>
La voce di Nori la bloccò e girò lentamente la testa verso la porta rimasta aperta per tutto il tempo, permettendo alla biondina di poter sentire tutto quel casino e decise di ritardare ancora per vedere cosa stava succedendo.
<Shinobu tutto bene?> chiese la fanciulla vedendo che stava tremando e a malapena si reggeva in piedi con quei tacchi.
<Shinobu->
<NO NON STO BENE NORI! NON STO BENE MA A NESSUNO IMPORTA QUINDI NON FARE FINTA CHE TI INTERESSI!> le urlò l'artista e quelle parole bloccarono la biologa.
<che stai dicendo non è assolutamente vero->
<SI INVECE! SI SI SI E SI! E VA BENE! VA BENE IGNORARE LE COSE INUTILI E POCO IMPORTANTI!> continuò a urlare e prese un libro da terra so per buttarlo più lontano senza colpire l'amica <CONTINUATE A FARLO! IGNORATEMI! TU, KAORU E GORO! IGNORATEMI ANCORA E ANCORA TANTO NON IMPORTA A VOI VERO??>
<ma che stai dicendo-> le rispose facendo un passo in avanti ma si fermò vedendo un'altro libro volare.
<LA VERITÀ! PERCHÈ SIETE TROPPO PERFETTI! SIMPATICI! INTELLIGENTI! BELLI! PER STATE CON ME! ME! KAORU NON VUOLE PIÙ STARE CON ME!!>
Nori aveva provato così tanto ad aggiustare l'amicizia tra loro due, fallendo, che aveva messo in secondo piano la propria amicizia con la fanciulla e aveva completamente trascurato la sua parte di storia. Lo sapeva, voleva farle capire che non fosse così la situazione, non voleva farsi prendere dai sensi di colpa e trattenne tutti i suoi brutti pensieri. Non era il momento.
<Shinobu la situazione è più complessa...ma possiamo risolvere...e si dovevo esserci per te ma se avevi bisogno di una mano, di sfogarti, potevi venire da me, io ci sono! Davvero ci sono!> fece un'altro passo in avanti e allargò le braccia <possiamo provare a risolvere! Scrivendo delle scuse su un lettera se non riuscite a parlare o...non so! Biscotti?> un'altro passo <ma penseremo questo dopo! Perché non mi sembri stare molto bene, forse è pure per Shiro e posso capire->
<COSA VUOI CAPIRE TU CHE SAI AMATA DA TUTTI! CHE TUTTI TI VOGLIONO! SEI PERFETTA!> urlò interrompendola <CHE COSA NE VUOI SAPERE TU? NON SEI ODIATA E DISPREZZATA DA KAORU!>
<FARÒ DA SOLA! COME HO SEMPRE FATTO! DA SOLA! SEMPRE DA SOLA!>
<Shinobu scusami volevo solo->
<VOLEVI COSA? DIMOSTRARE PER L'ENNESIMA VOLTA CHE SEI UNA BRAVA PERSONA? PERFETTA? DIMOSTRARE DI ESSERE MIGLIORE DI ME?>
<assolutamente no! No no! Volevo solo aiutarti!>
Lanciò la bottiglia vuota a terra spaccandola un mille pezzi e in direzione di Nori, per fortuna non venne colpita e si fermò in tempo, voleva correre verso di lei ma era meglio di no.
L'artista scoppiò a piangere, dando un suono a quelle lacrime così silenziose e zittite dalle proprie urla che la fecero tremare, si portò le mani tra i capelli e lentamente cadde in ginocchio davanti a quei pezzi di vetro.
Era meglio lasciare da sola Shinobu.
Non voleva parlare con lei e non voleva farla agitare di più.
<se...se ti serve qualsiasi cosa ci sono...> mormorò, permise all'altra fanciulla di vedere solo una piccola lacrima scendere dai suoi occhi e uscì dalla stanza di fretta.
Decise di non andare dai altri due. Non aveva più la voglia e l'energia di giocare con loro per quanto sapesse le avrebbe fatto solo che bene.
Aveva bisogno di loro quanto Shinobu ne aveva bisogno.
Shinobu aveva fatto scappare via un'altra persona.
Nori aveva fatto star male un'altra persona.
Entrambe si sentivano delle merde.
___ ___ ___
<ti va di giocare un po' oggi?> chiese Elviira guardando Sally che la teneva per mano e si doveva abituare che ora era alta quanto una undicenne, non sapeva se fosse lei bassa o la bambina troppo alta.
Le sembrava più silenziosa e calma del solito, temeva che fosse per la festa di ieri e cercava di alzare l'umore con qualche attività creativa e divertente. Stringeva un peluche di Melody con un cuore rosso tra le mani e guardava sempre verso la direzione dei dormitori dei giochi.
Annuì alla sua domanda ma non disse altro.
Guardò nella stessa direzione cercando di capire cosa stesse osservando ma non vide nulla d'interessante <hai già in mente quale gioco fare o...>
<prima devo fare una cosa, faccio subito> disse interrompendola, mollò la mano e iniziò a correre verso una delle stanze, ma non una caso...ma andò in quella di Jun'ichi e l'acrobata accellerò il passo per fermarla.
Fu troppo tardi, la bambina era entrata, aprendo la porta senza bussare e facendo entrare un po' di luce che illuminò il mafioso steso a terra tremante, con gli occhi rossi forse per il fumo o per il pianto, le mani e le braccia scoperte piene di morsi per punirsi ogni volta che prendeva e accendeva una sigaretta, infatti attorno a lui c'erano un sacco di cicche non fumate e schiacciate per spegnerle.
Agli occhi della corvina era patetico ma in quelli della bambina era solo un povero cucciolo di cane sofferente e abbandonato a se stesso, la stessa visione che aveva quando vedeva i Aki tristi e presi nella loro disperazione.
Rimase stupito, e quasi accecato dalla luce, nel vedere le due fanciulle e si coprì il volto per l'imbarazzo e la vergogna di farsi vedere così.
Patetico.
Era patetico.
Così lo avrebbe chiamato suo padre nel vedere suo figlio, boss mafioso, capo dell'impero che aveva costruito e che i suoi avi avevano dato la loro stessa vita, piangere per una donna e non riuscire più ad avere il controllo di sè.
Era patetico.
Era il modo di comportarsi con Ultimate che aveva?
Doveva rialzarsi, farsi valere, essere forte, prendere il controllo di tutto, vincere, comandare...ed invece era a terra, pieno di morsi, zuppo di sudore, di alcool, invece di un principe sembrava il più schifoso dei barboni.
Cosa avrebbe detto suo padre di lui?
Che era una disgrazia, patetico, debole, fallimento, rovina della famiglia, inutile, piagnucolone, ridicolo, femminuccia, senza palle, fifone.
Perché era una una disgrazia, patetico, debole, fallimento, rovina della famiglia, inutile, piagnucolone, ridicolo, femminuccia, senza palle e fifone.
Lui era una disgrazia, patetico, debole, fallimento, rovina della famiglia, inutile, piagnucolone, ridicolo, femminuccia, senza palle e fifone.
Per punizione l'avrebbe dovuto ripetere cento volte che era una disgraziapateticodebolefallimentorovinadellafamigliainutilepiagnucoloneridicolofemminucciasenzapallefifone.
Cosa? Ripetilo.
disgraziapateticodebolefallimentorovinadellafamigliainutilepiagnucoloneridicolofemminucciasenzapallefifone-
<Jun'ichi mi senti?> la voce della bambina lo fece sobbalzare, si alzò e si mise seduto composto, dandole le spalle e si mise con la schiena bella dritta come gli avevano insegnato ma non riusciva a smettere di tremare e in testa si ripeteva quelle parole. disgraziapateticodebolefallimentorovinadellafamigliainutilepiagnucoloneridicolofemminucciasenzapallefifone.
<puoi girarti?> chiese Sally e il corvino ubbidì, muovendosi lentamente e asciugandosi il volto dalle lacrime vecchie.
La figura della bambina venne coperta dal peluche di Melody e guardò il tenero coniglietto di Hello Kitty perplesso.
<quando sono molto triste e sola abbraccio sempre un peluche per stare meglio...ieri ero molto triste e sola, abbracciando Mister Bunny mi sono sentita un po' meglio quindi ho pensato di dare ad alcuni di voi un peluche...per stare meglio!>
<ma è un tuo peluche non posso accettare...non...> allontanò la faccia dal peluche e l'altra lo avvicinò di più.
<insisto! È un mio regalo!> disse la piccola <hanno aiutato i Aki e me...per voi noi siamo brutte persone ma non meritiamo di stare male e...e anche tu non te lo meriti>
Il corvino prese il peluche con le mani tremanti, non si accorse di starlo stringendo subito dopo e che quelle brutte parole che stava ripetendo in testa erano sparite.
<grazie mille...>
<di nulla Jun'ichi> fece un piccolo sorriso e prese il pacchetto di sigarette che era affianco a lui <queste le prendo io e le ridò ai Aki! Fanno male lo sai?>
<si lo so> rispose e gli sfuggì un sorrisetto.
<bene!> li mise in tasca e si avvicinò a Elviira che era rimasta tutto il tempo a osservare la scena appogiata allo stipite della porta <a dopo! A cena vieni che c'è la pizza!!>
<vedrò...a dopo>
Le due si allontanarono in fretta e chiusero la porta, dopo aver acceso la luce della camera e l'altro non dovette trattene per altri minuti delle nuove lacrime per un stupido peluche.
Non si aspettava che ne avesse così bisogno di uno da poter stringere e abbracciare. Non l'avrebbe più lasciato.
<quando qualcuno è depresso cosa fai?> a rovinarci il momento depressivo era la nostra affidata scammer di quartiere chiusa in cucina a meditare da sola. Tanto era ancora presto per preparare la cena e non c'era nessuno nelle vicinanze.
<lo consoli ok...ma lo sappiamo benissimo che faccio proprio schifo a consolare qui...faremmo qualcosa...fisico! Materiale e commestibile! Ai depressi piace mangiare no? Nei film è sempre così-> stava parlando da sola. Esattamente.
Iniziò a sfogliare un libro di dolci preso di nascosto dalla biblioteca e iniziò a cercare una ricetta facile facile da fare in poco tempo, poteva usare quelli già pronti che c'erano colazione ma se li avrebbe fatto lei era meglio no? Avrebbero fatto un effetto migliore...teoricamente.
<PERFECT! Biscotti al cioccolato! Iniziamo! Chef Jun in azione!>
Per chi erano i biscotti? Ovviamente per il nostro caro Jun'ichi.
Non aveva così tanta confidenza con Yumeri e Shou non la sopportava, sentimento reciproco, quindi per loro nulla mentre ci teneva a fare qualcosa per il mafioso perché era amici giusto?
E gli amici si preoccupano dell'altro, fanno regali e aiutano...sempre l'altro.
Non capiva perché non fosse così sicura di queste affermazioni.
Eppure aveva avuto degli amici!
...
Un amico, Philippe
Meglio che zero eh-
Osservò un attimo l'impasto che doveva essere lasciato a lievitare.
In testa invece della ricetta aveva solo un nome, Philippe, assieme a una domanda, perché non si era mai sentita così triste per lui.
Philippe era stato il suo primo amico e fino ad adesso pure l'unico.
Era sta il primo a vedere chi era realmente.
Era il primo a cui chiedeva consigli, il primo a cui stava vicino vicino perché non aveva nessun altro, aveva passato tutta la sua esistenza in mezzo ai libri e non aveva la minima idea di come si interagiva con gli altri.
Aveva fatto esperienze con lui allora perché non capiva tutta quella preoccupazione, angoscia, tristezza nei confronti dell'altro corvino? Perché sentiva quelle cose?
Perché temeva che Jun'ichi non sarebbe più stato lo stesso di prima? Di letteralmente un giorno fa-
Era stato Philippe ad introdurla nel gioco d'azzardo e nello scamming, non era mai stata sicura di questa strada, eppure l'ha seguita fino a quel momento perché aveva solo lui accanto e non voleva perdere il suo unico amico. Ma non era triste di un suo cambiamento, di qualcosa di brutto che gli era successo, non c'era neanche l'ipotesi.
Per Jun'ichi era diverso.
Non era solo preoccupata che potesse lasciarla da sola ma c'era altro.
Era quell'altro che la mandava in crisi.
Che per Jun'ichi ci fossero altre frasi, altre situazioni che le mettevano in ansia, in modo genuino, come non vederlo mai più sereno, tranquillo e sorridente come l'aveva visto nei ultimi giorni da soli. Vedeva che si stava rialzando lentamente, ora era caduto più in basso e aveva paura che non si rialzasse più, che Jun'ichi non sarebbe più stato felice neanche per un secondo.
Che non avrebbe più riso per i suoi mom jokes, le sue orribili battute o per qualsiasi sciocchezza facesse.
Che non l'avrebbe più rivolto un timido sorriso sereno, tranquillo, distruggendo quel fastidioso volto serioso e freddo che aveva ogni secondo.
Che avrebbe rinunciato a scappare assieme per vivere una vita decisa completamente da loro, senza nessuna famiglia mafiosa o un amico ludopatico.
Per Philippe l'importante era solo stargli vicino o sarebbe rimasta da sola.
Per Jun'ichi era diverso.
Vuole stargli vicino perché le importa di lui, non solo perché sarebbe poi rimasta sola e non avrebbe trovato più nessuno che potesse capirla.
Sarà per questo che si sente così triste per lui e aveva deciso di cucinare dei biscotti di cioccolato a forma di cuore.
Per vincere c'era bisogno di un compagno.
Prima lo era Philippe ma l'aveva abbandonata qui, non c'era e forse non ci sarebbe neanche tornata.
Poi era Nicolas, lo odiava ma si sentiva sola senza quel francese, poi si era rivelato un bastardo anche con lei ed era felice che fosse morto.
Ora c'era Jun'ichi e forse era il compagno giusto, per quanto avesse sbagliato in passato e non poteva giudicarlo senza sembrare ipocrita.
Persa nei pensieri, per fare un bel discorso per il mafioso, Jun fece bruciare i biscotti ma riuscì a non far bruciare l'intera cucina e villa per solo botta di culo e potere dell'amicizia.
Mise ii biscotti in un piatto bello grande, lì coprì con una pezza perché nessuno, e ripeto NESSUNO, doveva vedere quei biscotti a forma di cuore. Sarebbe morta d'imbarazzo solo a provare a spiegare il motivo di quel gesto ancora difficile da comprendere, anche dopo quella riflessione.
A passo svelto andò verso la camera del corvino e come aveva fatto la bambina aprì la porta senza bussare, aprendola quasi a calci.
La stanza era più illuminata rispetto a prima, ordinata e pulita in modo perfetto e da psicopatico, e il nostro Jun'ichi invece che a terra piangete stava sdraiato sul letto stringendo a sè il peluche di Melody con le braccia fasciate per nascondere e proteggere i morsi.
Si era messo seduto appena la scammer entrò all'improvviso, prendendosi un colpo e pronto ad attaccare ma si fermò vedendo la corvina davanti al letto. Lo guardava divertita, lo trovava buffo con quel peluche rosa ma di trattenne nel scoppiare a ridere.
<la tua fantastica Jun ti ha portato qualcosa di speciale fatto con le proprie mani! Dei biscotti!!> disse mostrandosi molto entusiasta dalla cosa sperando di contagiare l'altro e tolse la pezza per mostrarli orgogliosa.
Ve lo dirò in modo schietto e capirete perché Jun'ichi rimase molto perplesso vedendoli.
Erano a forma di cuore, nella foto della ricetta lo erano almeno, ma quelli di Jun avevano più la forma di un...genitale maschile volgarmente chiamato cazzo.
<...perdonami ma che forma dovrebbero avere esattamente?>
<its a heart!>
<sono certo che seguivi la ricetta non venivano così e...e sono per caso bruciati? O avvelenati così puoi prenderti tutto il mio patrimonio?>
<senti ho fatto del mio meglio!> concluse la fanciulla facendo poi uno sbuffò <e li ho fatti perché stai male...e volevo fare qualcosa di carino per tirarti su di morale...> aggiunse con la faccia rossissima e guardando da un'altra parte piena d'imbarazzo per aver detto quelle parole ad alta voce.
<non credo che mi servano dei biscotti cuori-cazzetti...sto bene> disse e l'altra girò la testa guardandolo male.
<non mi prendere per il culo! Tu non stai bene! Lo sanno anche i muri! Non sei uscito nemmeno una volta, non so se hai pianto o ti sei fatto delle canne e...> si bloccò indicando le braccia del corvino <e cosa sono quelle bende? Non ti sei messo pure tu a fare come Kichirō vero!?>
<ovvio che no- piano!> la corvina posò i biscotti sul letto per prendergli le braccia e controllare lei stessa sotto le bende.
<erano per distrarmi dall'astinenza->
<e ti sei dato (TW) all'autolesionismo?>
<ti ho detto di no!> rispose Jun'ichi rimettendo apposto le bende.
<e poi mi dici che stai bene!?> gli disse la fanciulla, sbattendo il piede come una bambina ma la sua voce era quella di una persona matura e grande.
L'altro sospirò e abbassò la testa<ok forse non sto bene...per nulla.> ammise a bassa voce, Jun riuscì a sentirlo benissimo e gli fece segno di continuare capendo che volesse dire altro <pensavo di poter superare tutto da solo ma non è così. Non riesco. Non posso farcela. Non...non ci riesco davvero e mi sento più uno schifo...> aggiunse e prese uno dei biscotti della scamner <credo di aver bisogno di questi biscotti cuori-cazzetti non avvelenati e...e di te Jun> alzò la testa per guardarla e fare quel timido sorriso che lo rendeva umano e Jun fu contenta di vedere che non era sparito.
<grazie per voler stare con me anche oggi...grazie davvero>
<im here for you... always>
Alla fine i biscotti erano commestibili e si addormentarono tra le chiacchiere, Jun'ichi strinse sia il peluche che Jun a sè e fu contento di non aver sentito troppo il vuoto lasciato da Shiro.
Sapeva che non si sarebbe offesa per ciò anzi sarebbe stata molto contenta di vederlo più sereno e sorridente.
___ ___ ___
A cena c'erano tutti, Jun'ichi aveva deciso di uscire e si vedeva che stava dormendo pochi secondi prima, stessa cosa valeva per Jun sempre al suo fianco. Yumeri era stata tutto il tempo con Shou nella sala della musica per ascoltare qualche canzone e osservare con malinconia il pianoforte mentre il corvino le spiegava tutto il mondo dei Signori degli Anelli, entrambi ripensando ai loro amati morti.
E c'era anche Monoaki, che ignorava i piccoli sussurri del biondino e portava con un grande sorriso le pizze ai partecipanti anche a Shou ma non a Kazuya. Fece qualche passo verso di lui ma si fermò dando il piatto al biondino e correre verso le cucine.
"Paganini's Devil si occuperà di Ciclope" le parole di Kichirō del suo sogno tornarono nella mente del corvino dopo aver visto quella scena e rimase immobile a pensarci su.
Perché questa cosa dovrebbe aver cambiato il rapporto tra Akio e Kazuya? Ormai conosceva benissimo lo sguardo assasino, pieno di odio, del sicilianx e non pensava che fosse rivolto più sulla sua talpa che su di sè.
Cosa c'entrano loro in tutta questa storia?
<Shou mangia la tua pizza prima che si raffreddi> gli sussurrò la motociclista, dandogli un leggero colpetto dietro al collo per farlo tornare alla realtà.
<mh?- si! Si!>
La stanchezza, la fame e una vera pizza margherita italiana, riuscirono a coprire quelle domande, ma non sapeva se l'avrebbero fatto per tutta la notte ed evitato altri sogni o incubi strani.
Salutò tutti prima di entrare in camera, doveva iniziare ad aprirsi di più con gli altri se voleva fare una bella squadra per scappare, e apprezzò che gli stessero dando il suo tempo e i suoi spazi per superare non solo un lutto ma ben due. C'era ancora nel suo cuore quello del suo fidanzato. Come per Yumeri non c'era solo il lutto di Shiro ma di tutte le sue sorelle di cui non si sappia se sono vive o morte. Ma per lei era ovvio che fossero morte e non riuscì a farle cambiare idea.
Si chiuse la porta alle sue spalle, si tolse il mantello rosso e posò sulla scrivania Reddie, spento per non fargli fare casino quando era con gli altri e infatti quando lo riaccese iniziò a volare per la stanza a fare dolci cinguettì. Non era fastidioso per Shou e lo lasciò fare.
Ad attirare la sua attenzione fu un peluche di Hello Kitty sul suo letto, con un bigliettino affianco.
Potevano essere due persone: Sally o Akio. Se era stato l'ultimo sicuramente c'era qualcosa di orribile dentro o di esplosivo. Ormai non si fidava più di nulla, se qualcosa appariva nella sua stanza come un regalo era per forza qualcosa di brutto.
Ma se fosse di Sally...
No magari era ancora incazzata e ci aveva messo una bomba dentro per vendicarsi.
Però-
Prima che potesse fare altre teorie, Reddie si fiondò sul peluche mandando nel panico il corvino.
<NO REDDIE FERMO POTREBBE ESSERE UNA BOM- ba...> smise di urlare quando vide che non era esploso nulla anche se l'uccellino stava attaccato ad Hello Kitty. Era...era tutto apposto allora?
Si avvicinò lentamente, con passi leggeri e pieni di titubanza.
Nessun ticchettio o puzza di cadavere.
<prima di tutto leggiamo il bigliettino> disse a se stesso ad alta voce per darsi coraggio e prese finalmente quel foglietto, leggendolo ad alta voce.
Ho cambiato idea...anche tu ti meriti un peluche per stare meglio!♡
Ho preso quello che mi ricordava più Kichirō, ti farà compagnia e se sei triste sarà sempre lì con te!
Anche se hai rovinato la mia festa ho deciso di dartelo.
Buonanotte!!
- Lady Sally
Fece un piccolo sorrisetto quando finì di leggere. Dovrebbe chiederle scusa e lo avrebbe fatto ma domani, non voleva disturbarla a quest'ora, sarà già andata a dormire.
Shou si buttò sul letto più tranquillo, in pigiama, e decise di mettersi a leggere Harry Potter, uno dei preferiti di Kichirō, stringendo a sè Hello Kitty e rilassandosi con i cinguettì di Reddie.
___ ___ ___
Bussò alla porta.
Kazuya sperava seriamente di poter sistemare le cose.
Quella speranza era l'unico motivo per cui si era alzato e presentato davanti a tutti come se nulla fosse, tutti troppo stanchi per discutere e a rinchiuderlo in una stanza come prima. Come per un intera settimana.
Si era illuso di poter far tornare le cose come un tempo, di far parte nuovamente del loro gruppo.
Per questo bussava alla porta di Goro con in mano dei fiori strappati dal giardino chiuso della villa, come se fossero davvero fidanzati.
Fu bello vedere per pochi istati il genuino sorriso del mangaka, apparso giusto in quei secondi che sono voluti per aprire completamente la porta e rendersi conto chi fosse davanti a lui.
Sorriso che ci fu anche per l'effetto creato alla vista del castano più basso, non aveva mai smesso di far muovere quelle farfalle nello stomaco ma non bastava per sopraffare l'odio e la rabbia.
Il violinista romano gli porse i fiori e forzò un sorrisetto.
<Goro possiamo parlare? Ti->
<se un tuo bacio non sistema tutto dubito che il tuo cazzo possa fare di meglio.>
<Goro io->
Non riuscì a finire la frase, Goro gli chiuse la porta in faccia.
Non voleva più averci a che fare.
Era finita per loro due.
Non ci sarà mai più stato un "noi".
___ ___ ___
Un'altra giornata conclusa.
Ma non se la sentiva di dire che l'aveva superata, la notte è il momento perfetto per fare un omicidio e per questo motivo Kaoru teneva nascosta la sua spada, data dallo stratega, ma facilmente accessibile...in breve era sotto il letto e fu sollevato a vederla ancora lì sotto.
Controllata l'arma poteva finalmente dedicarsi a prepararsi per dormire con calma e godersi quei minuti di completamente solitudine per solo se stessx.
Si chiuse in bagno portandosi sempre la spada, non fidandosi più nel lasciarla incustodita dopo lo scorso omicidio e iniziò a cambiarsi.
Si tolse il binder e potè finalmente respirare, prese dei bei respiri e lasciò la pelle respirare nel mentre si lavava i denti e la faccia.
Dovrebbe dargli l'idea di qualcosa di rilassante e bello ma stare da solx per chiunque qui dentro anche per Kaoru era essere vittima dei propri pensieri e vedere con più "lucidità" la realtà.
Non avevano parlato molto riguardo ai sogni e alle parole di Shiro, non era nell'umore giusto per farlo come chiunque altro lì dentro.
Sapeva che era importante, dovevano sbrigarsi, non avevano tutto il tempo del mondo e più aspettano e più gente muore...ma aveva più forze per continuare a fare così.
Quante persone sono morte in 30 giorni?
9 persone. Sono morte 9 persone. Sembrano poche ma non stiamo parlando di semplici numeri ma di persone! Persone che avevano lasciato segni importanti in ciascuno di loro e forse anche lxi era distrutto da esse...vedeva che tutti lo fossero e con la scoperta delle talpe la situazione sembrava più tesa di prima. Altre energie sprecate per scovarle, oltre a usarle per andare avanti con ferite profonde o superficiali, per rimanere positivi e pensare sempre a un modo di scappare...ma erano tutti stanchi.
Non sapeva cosa fare per essere utile, non sapeva come comportarsi se no facendosi vedere più forte di tutti e di com'era veramente e...ed essere un riferimento? Un appoggio? Una spalla? Una persona su cui contare? Era certo di esserene in grado di farlo? Assolutamente.
Anche lxi era stancx.
Era da tutta la vita che stava intrappolato da qualche parte.
Prima a casa sua e ora in una villa, in entrambi i posti non si sentiva al sicuro. Stava veramente paragonando la sia situazione familiare a un gioco di omicidi? Davvero era così grave la sua situazione? Forse starà esagerando...non può essere così grave no?
Cercò di scacciare via tutti quei pensieri con l'acqua.
Via! Via! Via! Poteva ancora sforzarsi di stare positivo ancora per qualche oretta dai! Positivo! Come sempre...ok no non sempre...come ogni tanto-
Si guardò allo specchio con il volto bagnato e si massaggiò le guance, per sentire la propria pelle mentre osservava il suo riflesso, per assicurarsi che esso non cambiasse all'improvviso come era successo per Kichirō.
Si sentiva più tranquillo a sapere che non era l'unico a sognarsi come Shinigami, ma non lo rassicurava, per nulla. Non gli erano mai piaciuti tutti quei "chi siamo? Chi sono? Qual è la realtà? La nostra percezione è vera o falsa?" E tutte quelle ore di filosofia. Dubitare di sé stesso era orribile.
Dubitare della propria vita e esistenza.
Certamente che Kichirō era impazzito! Gli veniva l'agitazione al solo pensiero di quelle domande!
Altra acqua, altri pensieri cacciati via con cattiveria.
Loro erano i cattivi? Gli altri sono i cattivi? C'erano effettivamente dei cattivi in questa storia?
Quei sogni non li stavano aiutando.
Con chi stava parlando Kichi? Con sè stesso? Veramente? Un se stesso completamente diverso e con altri ricordi? Un'altra intera esistenza?
Perché hanno ricordi di altre persone che dicono di essere loro stessi e proprietari del loro corpo? Vogliono aiutarli o vogliono ucciderli?
Quanto non sanno di questa storia e quanto ci hanno a che fare?
Solo domande! Solo maledette domande! Cosa doveva fare se no? Giustamente aveva dei dubbi e, sempre giustamente, non riusciva a darsi delle risposte.
Altra acqua, si strofinò per bene il volto stando attento ai piercing che si era dimenticato di togliere.
Cosa dovevano fare per vivere?
Ultima sciacquata prima di asciugarsi il volto, ultimo pensiero prima di andare a dormire, era meglio non pensare a queste cose e riposarsi. Non aveva energie per ragionare e da solx non poteva farcela, erano tutti nella stessa situazione.
Che frasi banali si diceva per convincersi a non arrendersi e crollare, ma finché funzionano avrebbe continuato a usarli.
Consigli da vecchio come il suo pigiama, continuava a sperare che li cambiassero ma ancora nulla.
Si attaccava alle piccole cose per non crollare completamente, per resistere ancora e ancora, come aveva sempre fatto.
Si guardò allo specchio prima di uscire e vide un volto completamente travolto dalla stanchezza.
Era stancx per nulla, era così fortunato per essere ancora vivo e che i suoi amici lo siano.
Non poteva neanche immaginare il dolore di Shou, Elviira, Jun'ichi, Yumeri e anche di Shinobu.
Uscì dal bagno, pronto a buttarsi sul letto e provare a dormire ma si bloccò vedendo in diretta una lettera passare sotto la porta.
Andò verso di essa, la raccolse da terra per poi aprire la porta per vedere chi fosse il "colpevole", fu troppo lento e nel corridio non c'era nessuno.
L'unico modo per scoprirlo era leggere la lettera.
Ciao Kaoru.
Con questa lettera voglio "parlarti" senza crearti nessun fastidio e senza farmi bloccare dall'ansia, dalla paura e dal panico. Ho bisogno davvero di dirti queste cose ma non trovo il coraggio di dirtele a voce. Cercherò di essere breve per non farti perdere tempo.
Carx Kaoru.
Non capisco perché mi stai evitando in questi giorni, ho ripensato a tutti i bei momenti passati assieme e non trovo nulla di sbagliato nei miei comportamenti da farti arrabbiare se non quello alla festa di ieri.
Scusami veramente molto per essermi comportarti in quel modo, averti costretto a ballare e invece di farti divertire ti ho fatto stare male.
Ma so che non sei arrabiato per questo, lo sei anche per altro e davvero non so cosa possa essere.
Mi dispiace se sono stata una pessima amica.
Mi dispiace per averti fatto stare male e neanche me ne rendo conto, per farti capire quanto possa essere una brutta persona.
Mi dispiace per ieri e per tutto quello che ti ho fatto e che ti ha offesso.
Ma mi manchi.
Mi manchi da morire Kaoru.
Se ieri mi sono comportata così era per farti capire che mi manchi.
Mi manca passare il tempo assieme, ballare e bere assieme, stare con tutto il vostro gruppo.
Mi manchi Kaoru.
Non riesco a stare senza di te, ho bisogno di te per essere felice e vivere ancora.
Non ho nessun'altro se non te.
E tu non ci sei più con me.
Sento la tua mancanza e mi fa stare malissimo, te ne sei andato senza dirmi nulla e non hanno senso delle scuse se non so cosa ho fatto di male.
Forse...forse sono io il problema? La mia intera persona?
Sono noiosa? Sono fastidiosa? Sono antipatica? Sono poco divertente? Sono dimenticabile? Sono stronza? Sono cattiva? Sono insopportabile?
Ti sei stufatx di me?
Ti darei ragione, perché hai ragione...nessun riuscirebbe ad amare una come me.
Mi dispiace se sono così.
Mi dispiace se non sono abbastanza per te.
Mi manchi ma forse io non manco a te e va bene, va benissimo davvero ma dimmelo Kaoru.
Dimmi cosa c'è e cosa ti turba di me.
Dammi delle risposte ti prego.
E se vuoi per favore torniamo ad essere uniti, ad essere amici, come prima...ne ho bisogno.
Ho bisogno di te.
Non pensavo di scrivere così tanto....scusami ancora.
- Shinobu
Rilesse quelle parole una decina di volte prima di chiudere la lettera, buttarsi nel letto e tenere quel pezzo di carta stretto tra le mani, finendo a guardare il vuoto e ripensare a quelle parole e comprendere i suoi sentimenti.
Questa confusione era dovuta al fatto che non fosse abituato a ricevere delle scuse e l'aveva sorpreso molto.
Non essendo abituato non capiva i suoi sentimenti che erano...strani?
Di solito delle scuse dovrebbero farti sentire sollevato non a disagio.
Dovevano essere qualcosa di positivo ma non provava nulla di positivo.
Sarà perché fossero di Shinobu e non aveva mai smesso neanche un secondo di dubitare di lei?
Sarà perché...boh? Non capiva se stessx e il suo essere più preoccupato che rincuorato.
Shinobu si era scusata!
Era una dimostrazione di quanto fosse una brava persona! Eppure...non era tranquillo.
Non era per nulla tranquillo e strinse di più la lettera tra le sue mani, stroppiciandola.
Gli erano venuti i brividi a leggere quelle parole, gli era salita l'ansia e i respiro.
Forse stava esagerando. Forse stava sbagliando.
Forse era lxi l'esagerato. Forse era lxi sbagliato.
Forse era lxi il mostro e non Shinobu. La povera, piccola santa Shinobu che era stata trattata malamente e non se lo meritava.
Forse era colpa sua se si sentisse così? Era effettivamente così? Era stato così tanto cattivo?
Non voleva farla sentire così.
Non voleva farle credere che fosse vero perché non era così! Non lo era per lxi!
Shinobu era una ragazza così dolce, gentile, disponibile e pronta ad aiutare quando prendeva un po' d coraggio, sembrava all'apparenza una donna, o persona, molto forte e menefreghista ma in realtà è solo una ragazzina, fragile, debole, come se fosse fatta lei stessa di vetro. Una persona così tranquilla in confronto a lxi e all'intero gruppo iniziale, faceva un po' da genitore che impediva ai suoi figli di distruggere casa.
Anche quando aveva deciso di non averci più a che fare non si era mai mostrata invasiva tranne durante la festa, una volta sola in un intera settimana! Non capiva dove vedeva lei l'essere fastidiosa e insopportabile.
Non capiva quelle parole.
Davvero pensava così di se stessa? Davvero vedeva tutte quelle cose così brutte?
Pensa davvero che per questo se ne era andato? Beh cos'altro doveva pensare? Non aveva dato nessuna spiegazione e quando poteva era fuggito via come un codardo.
Era stato così cattivo nei confronti di una sua amica.
Perché Shinobu non aveva mai smesso di essere una sua amica, una persona a cui vuole bene, che si era addirittura scusata!
Era stato crudele e, possiamo anche dirlo, stronzo.
Un grande stronzo.
Oltre che esageratx.
Niente forse.
Era stato esagerato ad avere paura di lei per non tanto stupida minaccia da parte di un pazzo con problemi relazionali.
Era stato esagerato a dubitare per così poco di una sua amica che teneva tantissimo a lxi! Come aveva potuto pensare che potesse mai fargli del male?!
Era stato pure un idiota. Un coglione. Una testa di cazzo e non aggiungo altro per non essere più volgare.
Sarà per i sensi di colpa se da quelle scuse non si sentiva più tranquillo e sollevato. Magari doveva scrivergli pure lui una lettera di scuse, se le meritava oltre a delle spiegazioni.
Riaprì la lettera e la rilesse velocemente per l'undicesima volta.
Come aveva fatto a non capire che per Shinobu fosse così importante!?
Diceva che aveva bisogno di lxi!
Era...troppo.
Troppo...no?
Non ne aveva motivo di volergli così tanto bene eppure lo faceva lo stesso senza mai chiedere nulla dietro se non rimanere amici, di ritornare come prima, e le era sempre bastata la sua sola presenza.
Poteva chiedergli il mondo ma non l'aveva fatto, non le era mai importanto, le importava solo di lxi.
Per lei era essenziale.
"Non riesco a stare senza di te, ho bisogno di te per essere felice e vivere ancora"
Era troppo per una persona così cattiva, patetica, ridicola come lxi.
Non ne capiva il motivo di tutto questo bene o amore, o come volevano chiamarlo il mondo, eppure l'artista provava quel sentimento.
Per qualcuno era importante, fonte di vita e di gioia, un motivo per andare avanti, per respirare ancora e non poteva farne a meno.
Kaoru si sentiva nuovamente a disagio.
Essere la musa ispiratrice di una artista dovrebbe essere bello ma si sentiva a disagio.
Quelle parole, quella ripetizione di quanto gli mancasse e avesse bisogno di lxi, dovevano farlo sentire amato ma non era così, la sua mente gli diceva che c'era qualcosa che non andava.
Suonava un allarme nella sua testa ma non ne capiva il motivo.
Erano delle scuse.
Una lettera di una amica.
Shinobu che mostrava il suo affetto.
Coda c'era di sbagliato in tutto questo? Perché tremava? Perché era agitato?
Non capiva.
Non aveva nessuna risposta.
Nessuna motivazione valida.
Era esagerato.
Lo sapeva.
Forse stava esagerando.
Non doveva preoccuparsi di Shinobu, non c'era nulla di cui preoccuparsi!
Doveva smettere di fare il drammatico! Non c'era nulla per cui stare male se non per essere stato uno stronzo!
Shinobu gli voleva bene...tanto bene.
Così tanto che non poteva stare senza di lxi anche quando poteva avere di meglio.
Così tanto che sconvolse il suo intero corpo, sarà questo il vero motivo di quel tremare e di quel cuore che non stava calmo.
Cosa doveva fare?
Cosa doveva fare? Farsi questa maledetta barba oppure sembrare ancora un quarantenne?
Questi erano i problemi di Akinori e si stupiva di se stesso della loro semplicità.
Di solito erano peggiori.
Si stava forzando a pensare ad altro, soprattutto al suo aspetto veramente poco curato e iniziava a capire perché ilx sicilianx lo chiamava "barbone", ma non era così grave dai!
C'era di peggio- aveva una barbetta a cazzo e due occhiaie grandi quando una casa- era pure dimagrito! E si era ricordato di lavarsi, COMPLETAMENTE DA SOLO tranne per uscire...è difficile quando hai solo una gamba e un braccio. Ci aveva provato ma dovette chiedere aiuto a Akio.
E sempre da solo era riuscoto a rendere quei bei capelli biondi soffici! Non smetteva di toccarseli guardandosi allo specchio con un bel sorriso, fiero del suo lavoro e trovandosi per la prima volta dopo tanto tempo "carino" anche se vedeva quell'orribile corpo macchiato dal passato.
Sarà l'influenza delle parole di Sally e voleva crederci, almeno per quella sera e prima che qualcosa potesse andare storto, voleva credere di essere davvero carino e felice.
Tutto per delle piccolezze come essere riuscito a lavarsi senza problemi e guardarsi allo specchio senza sforzare un sorriso.
Delle piccolezze.
Si esaltava per delle piccolezze.
Molto gli avrebbero detto che fosse esagerato e avrebbero ragione.
Era esagerato.
Ma per una volta lo era per qualcosa di positivo, non scassate i coglioni.
Niente lavoro, niente idee venute di colpo, mente calma e si concentrò a cantare senza base "Normal Peolpe Things" dei lovejoy, sbattendo i piedi a ritmo e facendo qualche strumento a voce quando non si ricordava alcuni pezzi precisi mentre si preparava nel caos della sua camera.
<Panic attack, the backing track
A background hum for cerebellum!> iniziò usando una chiave inglese trovata nel caos con microfono e fingendo di essere in un concerto.
<Oh, what a blessing to meet someone like youuu with eyes as dead as mine, it's fine!!> con la mano libera prese un bastoncino e colpì il muro per fare una base più complessa che usare solo i piedi.
<It's normal people things just to lie here in silence!!>
<Spending days in self-medicating, lost too much weight, unpleasant aftertaste!> buttò via il bastoncino e iniziò a far finta di suonare una chitarra elettrica facendo qualche saltello nel mentre, avendo tutta la musica in testa senza dover usare casse, cuffiette o altro. Tutto in testa!
<We think the same, play different games!> un piccolo giretto su sé stesso.
<Since I like to refuse, hope you blink before I do then pray and pray that you'll go and do it anyway!> e salì sul letto in piedi con ancora quel microfono finto in mano e continuò a saltellare.
<Hold your breath, I'll make it worth the wait!!> si fermò per cantare in modo più drammatico anche con un bel sorriso in volto, andando indietro con la schiena e abbasandosi sempre di più. La Dio pose di Jojo. Rimaneva un nerd anche dopo tanti anni.
<Hold your breath to your chest!! And come back and see me, YEAH!!!>
Tutto tranquillo.
Tutto normale.
Finché non vide una lettera sbucare sotto l'entrata del passagio segreto e smise di cantare, si mise composto sul letto seduto e la musica si spense.
Quella lettera poteva essere solo di una persona, ne era consapevole e per questo rimase un attimo immobile a osservarla. Il suo corpo stava già reagendo e non voleva agitarsi proprio adesso, non dopo che stava passando del bel tempo da solo e stava bene.
Non voleva agitarsi, stare male, piangere, urlare, rompere qualcosa, sembrare così esagerato per una stupida lettera.
Si alzò, la prese con delicatezza usando la mano robotica senza lame, si appoggiò al muro iniziando a leggerla.
Ogni frase aumentava il respiro, i polmoni però non prendevano nulla, non facevano il loro compito, non ubbudivano alla sua volontà.
Era esagerato.
Stava esagerando.
Era solo una fottuta lettera di una sua talpa.
Prese la lettera da terra, lanciata da sotto la porta della sua camera ed era un semplice invito per andare nel suo laboratorio prima della riunione.
Giusto per fare qualche chiacchiera, era molto agitata riguardo agli attacchi terroristici e presunte talpe pure all'interno del loro governo.
Shinobu aveva bisogno di lui.
La lesse venti volte prima di stroppiciarla e buttarla a terra assieme ad altri fogli stroppiciati e buttati via.
Non era la stessa lettera di quella volta, non diceva nulla di così tanto grave, voleva solo parlargli, voleva solo scusarsi e ripeteva per almeno trentavolte che aveva bisogno di lui.
Aveva fatto troppo bene il suo ruolo, la sua cara talpa aveva terribilmente bisogno di lui, doveva essere felice che lo stesse ancora cercando e gli rimaneva così fedele.
Però non era contento.
Però non era tranquillo.
Se fosse tutto ok non farebbe tanta fatica a respirare, non gli tremerebbero le mani, il suo maledetto cuore starebbe calmo e buono! Ma non era così!
Non c'era nulla in comune a quella volta!
Era l'orario dell'incontro.
Si stupì della sua puntualità e di trovare già la porta del laboratorio, si ricordava che aveva le chiavi di quel posto ma temeva di essere arrivato invece in ritardo.
Non doveva pensarci.
Non doveva pensarci.
Non serviva essere così esagerati no? Era solo una lettera di scuse!
Di scuse e basta!
BASTA! Non serve che ripensi a quella notte! NON SERVIVA!
La fanciulla si girò verso di lui appena lo sentì entrare, mostrando al biondino il suo volto scoperto dalla maschera ma non il suo solito sorriso timido.
Capelli verdi a caschetto, era da un po' che li aveva ma ogni volta era felice che avesse deciso di ascoltare il suo consiglio di tagliarli, stava benissimo.
Il mantello dei Shinigami copriva il suo corpo.
Erano solo loro due.
SMETTILA CERVELLO! SMETTILA SMETTILA! SMETTILA!
Non voleva ricordare! Non voleva più ricordare! NON VOLEVA STARE MALE DINUOVO! BASTA!
Non c'entra nulla.
Perché ci pensava?
Perché si agitava?
NON C'ERA MOTIVO! STAVA ESAGERANDO COME SEMPRE! COME TUTTI GLI DICEVANO DA SEMPRE!
Per mamma e papà era esagerato quando si parlava di una sua passione, quando non parlava più dopo una loro sgridata o litigio, quando non voleva più uscire con nessuno dei due per il loro divirzio.
Per i professori e il preside era esagerato per come rispondeva al bullismo, per come si comportava in classe quando si parlava di cose che amava o quando lo facevano arrabiare.
Per i suoi compagni di classe era esagerato quando se la prendeva e iniziava a rispondere con le mani per i loro fastidiosi scherzi e quando avevano rotto il suo bastone per camminare. Qui c'era una lista infinita.
Per Charlie era esagerato quando si metteva a piangere per ogni cosa anche per le cose che considerava stupidaggini.
<di cosa volevi parlare Shinobu?> chiese alla fanciulla, andando verso di lei tranquillo e confuso dal suo silenzio, neanche un saluto.
Per Shinobu era esagerato per tutto ma aveva sempre fatto finta di nulla, facendogli credere che per lei non lo fosse. Almeno per lei...
<Shinobu?> la richiamò quando fu a pochi metri di distanza dalla fanciulla.
BASTA!
BASTA BASTA BASTA!
PERCHÈ NON SI FERMAVA?
PERCHÈ NON SMETTEVA?
NON VOLEVA RICORDARE! NON VOLEVA RICORDARE!
<non riesco a stare senza di te, ho bisogno di te per essere felice e vivere ancora> rispose ma non alle sue domande.
Le stesse parole nella lettera.
Le stesse fottute parole nella lettera.
Da sotto il mantello uscì un braccio e puntò contro all'inventore una pistola.
<mi dispiace Aki>
Rimase completamente immobile a osservare quella mano che gli puntava contro la pistola, non era tremante, aveva il volto di una persona decisa e che non avrebbe mancato il bersaglio.
<...cosa? Cosa vuoi fare Shinobu?>
<ucciderti. Voglio ucciderti Aki perché sei un problema per noi> camminò verso di lui, su dei stivali con il tacco alto, senza nessuna difficoltà e solo con maestosità.
<...tu vuoi...tuoi uccidermi? Shinobu se è uno scherzo non è divertente->
<sono seria, voglio ucciderti> furono a pochi centimetri di distanza e la pistola si posò nella sua bocca per zittirlo <ora sono più convincente o vuoi che premo già il grilletto?>
Il biondino le prese il braccio, pronto ad agire, a rubarle l'arma e allontanarla ma lxi fu più veloce, con un colpo secco alla pancia e l'unica gamba in carne oltre a quella finta, riuscì a farlo cadere. Lo tenne sdraiato con il piede con il tacco che schiacciava il petto, si accovviacciò e rimise la pistola nella sua bocca <a cuccia, voglio che sia la morte più indolore possibile...non voglio vederti soffrire troppo, mi farebbe star male>
Voleva urlare.
Volevo urlare come un matto.
LASCIAMI! LASCIAMILASCIAMILASCIAMI-
Si sentiva minuscolo in quel momento e il suo corpo non voleva agire.
LASCIAMILASCIAMILASCIAMI-
<perché non voglio solo ucciderti ma voglio anche te Aki...> fece passare la mano libera tra i suoi capelli biondi, gli accarezzò il volto e passò velocemente un dito sul collo <non ho nessun'altro oltre a te e tra poco non ci sarai mai più a meno che...> fece una piccola pausa per rifare il movimento con la mano vedendo qualche lacrima scendere, nata dalla paura e dall'agitazione <io non ti decapiti o che tu faccia una semplice scelta...>
LASCIAMILASCIAMILASCIAMILASCIAMI- NONVOLEVANONVOLEVANONVOLEVA-
<chi ami di più? Me o la biondina?>
LASCIAMILASCIAMILASCIAMILASCIAMI- NONVOLEVANONVOLEVANONVOLEVA-
BASTABASTABASTABASTABASTA-
Gli tirò i capelli vedendo scendere più lacrime <smettila di fare la puttanella drammatica e rispondimi! CHI AMI? AMI ME O LEI? A CHI DARESTI LA VITA EH? A ME O A LEI? A CHI SEI FEDELE? CHI È IL TUO MONDO? DI CHI HAI BISOGNO? DI ME O DI LEI!?>
LASCIAMILASCIAMILASCIAMILASCIAMI- NONVOLEVANONVOLEVANONVOLEVA-
BASTABASTABASTABASTABASTA-
NESSUNANESSUNANESSUNANESSUNA-
Gli tolse la pistola dalla sua bocca e gli tirò uno schiaffo in faccia appena lo sentì fare un singolo singhiozzo. <RISPONDIMI AKINORI! RISPONDIMI O TI AMMAZZO ADESSO! ADESSO!>
Si morse il labbro e rimase in silenzio, non avrebbe risposto e la fanciulla iniziò a riempirlo di schiaffi e pugni in faccia, sperando di ottenere una risposta da parte sua.
<LEI È PIÙ BELLA! MA NON È NULLA! NULLA! EPPURE AMI PIÙ LEI? PERCHÈ SE MI AMASSI AVRESTI GIÀ RISPOSTO!> urlava e continuava a colpirlo, iniziando a tirargli anche delle ginocchiate <PER LEI SEI SOLO UNA MACCHINA! UNA MACCHINA PER AMMAZZARE! UN OGGETTO! UN GIOCATTOLO! LO SEI NON SOLO PER LEI MA PER TUTTI TRANNE CHE PER ME! ALLORA PERCHÈ NON DICI DI AMARMI? PERCHÈ NON MI SCEGLI!?>
<mi dispiace...ma non amo le traditrici> furono le sue prima parole. Sapeva tutto, sapeva le loro vere intenzioni, sapeva cosa aveva fatto per tutto questo tempo.
<TI STO DANDO LA POSSIBILITÀ DI STARE ASSIEME! MA HAI ROVINATO TUTTO COME SEMPRE!>
<PER CONTINUARE A USARMI COME HAI FATTO PER TUTTO QUESTO TEMPO E AMMAZZARMI QUANDO NON TI SERVO PIÙ!?>
<no no no NO NO NON LO FAREI MAI!>
<EPPURE È QUELLO CHE STAI FACENDO ADESSO!>
<MI HAI USATO PER OTTENERE INFORMAZIONI! PER FARMI FARE I LAVORI DEI TUOI AMICHETTI E ORA CHE SONO UN FASTIDIO MI VUOI AMMAZZARE!> non avrebbe smesso di urlare anche se l'altra si mise dinuovo a colpirlo.
Se l'amasse veramente come diceva non l'avrebbe ucciso, non avrebbe permesso di prendere questa decisione e non gli avrebbe rimesso la pistola in bocca con il dito pronto sul grilletto.
<IO HO BISOGNO DI TE! SEI IL MIO MONDO! SEI IL MIO TUTTO E SOLO MIO! MIO! MA NO! TU NON MI AMI! MEGLIO QUELLE STRONZE CHE TI USANO COME CHARLIE EH!?>
STAI ZITTA STAI ZITTA STAI ZITTA!
<IO TI HO USATO LO AMMETTO! MA TI HO ANCHE AMATO! NON COME FA QUELLA BIONDINA DEL CAZZO!>
STAIZITTASTAIZITTASTAIZITTA!
Charlie l'aveva usato, amato, usato e amato in continuazione prima di volerlo uccidere.
Shinobu l'aveva usato, amato, usato e amato in continuazione prima di volerlo uccidere.
Stessa storia.
Riuscì finalmente a rispondere, le tirò un pugno sullo stomaco per allontanarla e con l'altra mano tolse la pistola dalla sua bocca. Fu molto veloce con entrambe.
QUANDO FINIVA STA STORIA?
Anche se le aveva tirato un pugno non si voleva spostare.
NONONONO- FERMATI QUI CERVELLO FERMATI QUI!
Portò a sè la mano robotica con cui l'aveva colpita e vide che era sporca di sangue.
BASTA BASTA! SA BENISSIMO LA STORIA NON SERVE! BASTA BASTA!
Si accorse tardi che tra le dita aveva il cuore di Shinobu.
L'urlo che sentì provenire dalla sua bocca fu quello reale, non del ricordo, e venne soffocato da un cuscino per non preoccupare gli altri due.
Shinobu era morta.
Si era rannicchiato su sé stesso nel proprio letto, gli facevano male la mano insanguinata per i pugni ripetitivi datti al muro e anche la testa gli faceva male per tutte le tirare ai capelli non più belli come prima.
Doveva separare il presente dal passato, fare come aveva fatto all'inizio in modo così perfetto.
Ma era difficile quando le sue cose sono così collegate e continuare a far finta che non fosse successo nulla.
Era troppo ed era controllato troppo presto, fatto che non aiutava la ripetizione di "esagerato" e "fallito" nella sua testa.
Non erano la stessa persona.
Ma poteva essere la stessa situazione e aveva così paura di rivivere la stessa scena per la terza volta.
Ancora e ancora.
Usato ancora e ancora.
Finire per uccidere un'altra persona che amava, non come Hiroko e Akio, per non essere ucciso lui.
Ritrovarsi per essere considerato ancora una volta un qualcosa di cui avevi bisogno per un periodo e non una persona di cui avevi bisogno per tutta la tua vita.
Si tirò sù e osservò da lontano la lettera in mezzi a tutti i fogli stroppiciati, rimanendo in silenzio e trattenendo le lacrime.
Cosa doveva fare?
NUOVO ARC INIZIATO CON UN BEL BOOM!!
Sarà un arc complesso e spero di riuscire a fare tutto perfettamente (dopo lo snap di Kazuto posso urlare di essere il suo big kin-)
Quante lacrime avete versato questa volta? Ditemi che non mi volete già menare 😰
Comunque...spero lo stesso che vi sia piaciuto♡ e che siate felici dell'arrivo di Mostarda! Il Shou 2/1!! Phone guy!!
Molto silly vero?
Al prossimo capitolo💕
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