𝓐𝓻𝓬 𝟒 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟏 - L'amore fa schifo

"Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla"

-Martin Luther King

Tw: menzione al aut0lesionism0 (segnato con *** all'inizio e alla fine), tentato suicidio, attacco di panico, dissociazione

Ore: 06:30 p.m __ Giorno 18 _________
Luogo: salotto _______________________

Nella loro mente erano fisse le immagini attroci dell'esecuzione di Nicolas, erano certi che il giorno seguente al trial sarebbero rimaste e quella notte e per le prossime non avrebbero più dormito bene.
Come se prima fosse diverso con Sae e con Maude.

Jun riuscì lo stesso a convincerli a stare ad ascoltarla per un'altro po' anche dopo il trial e si chiusero nella sala giochi lasciando Elviira nella sua camera a piangere, come aveva detto la stessa Jun con poca delicatezza, e lasciando Jun'ichi fuori dalla stanza perché giustamente non si fidavano più.
Potevano parlare tranquillamente senza urtare la sensibilità di una e tirare frecciatine all'altro.

Oltre a ciò sarebbe stato molto strano stare nella stessa stanza con un assasino e un mafioso, discutendo di cose che si era sempre occupato lui insieme a Goro e ad aiutarli a capirci qualcosa.
Kichirō si chiedeva se l'avesse fatto con sincerità o solo per darsi l'aria di una persona affidabile e buona, così che tutti si sentissero al sicuro, per non crearsi sospetti e stare tranquillo.
Tutti i suoi sforzi purtroppo erano stati distrutti, quella più sconvolta era Shiro che per tutto il tempo resto in silenzio e giocava con una sua bianca ciocca di capelli.
Kichirō la capiva benissimo, doveva ancora metabolizzare queste informazioni del processo e capire come reagire, cosa fare, crearsi una sua opinione e fare ragionamenti complessi a riguardo.
Sembravano essere legati da prima del killing game se Jun'ichi voleva addirittura sposarla.

Poi c'era un'altro problema.

Ci sono due talpe.

Ci sono due traditori tra di loro.
Non bastava avere il mastermind...pure due talpe!
Roza e Hannes alla fine erano innocenti e sono stati uccisi solo perché davano fastidio ai Aki.
Jun'ichi e Nicolas avevano collaborato con il nemico, per il secondo era ovvio ma non si aspettavano la stessa cosa da parte del primo...
E adesso altri due di loro avevano fatto una cosa simile e anche da molto tempo, forse dall'inizio del gioco? Da più tardi? Dal primo omicidio? Da molto molto prima?
Perché lo facevano?
Qual era il loro scopo?
Chi sono? Sono studenti rapiti come loro? Shinigami? Membri della Future Foundation?
Chi sono?

Altri drammi da aggiungere in quel miscuglio di domande dentro la sua testa rossa, che pulsava, dandogli un fastidio e un dolore assurdo, gli toglieva la concentrazione dalla riunione e gli faceva venire voglia di un silenzio assoluto e di una bella dormita.
Voleva solo quello dopo tutte quelle discussioni nel trial.

Non voleva fare nient'altro se non sprofondare nel materasso come un sasso lanciato in acqua, pesante scendeva giù negli abissi e nessuno l'avrebbe ripreso.
La sua testa era pesante come un sasso, caddette sulla spalla di Shou, dopo un piccolo sobbalzò l'altro gli fece un sorrisetto
<stanco?>
Il rosso annuì e cercò di tenere gli occhi aperti, non farsi sciogliere dalle carezze del corvino sul braccio, schiena, testa, e di stare attento alle parole di Jun che si preparava a fare il suo discorso.

<non sei costretto a stare qui>
<non voglio che quella mi prenda i miei quattro spicci tenuti per un action figure di Ichigo che voglio da una vita, sai è quella nella versione in cui combatte conntro Ulquirra durante l'ultima parte del arc degli Arrancar. Ma ci sarebbe anche quella di super figa di Akira, il film uscito allo stesso periodo di "Alla ricerca di Rojet Rabbit" in una guerra tra Giappone e America nel mondo dell'animazione. Oppure due di One piece ma non ricordo più quali...forse...no Denji non è di One Piece-> fece uno sbadiglio e ormai aveva gli occhi chiusi, sbiascicava e non si capiva più nulla di ciò che stava dicendo, il corvino ridacchiò e si alzò prendendo di forza l'altro facendolo stare in piedi.

<scusate ma non posso restare, accompagno Kichi in camera a dormire e non credo che tornerò semmai mi fate un riassunto domani->
<allora anch'io vado, ho pure io sonno!> disse Yumeri dopo l'affermazione di Shou e la scammer si girò verso i due incrociando le braccia <but->
<senti tesoro, non ho la minima voglia adesso ti sentirsi ANCORA parlare. Ho mal di testa e sono distrutta, ero qui perché c'erano tutti ma se uno se ne va per questo motivo beh me ne vado anch'io!>
<but->
<magari è davvero meglio spostare la riunione domani, vedendo le facce di tutto è ovvio che siamo stanchi e parlare di altre nuove informazioni sarebbe inutile se il nostro cervello non riesce a prenderle e ragionare. Ci farebbe molto bene riposare> disse Goro alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
<but->

<potremmo farlo subito o prima colazione, l'unico problema saranno gli Aki ma non credo che interveniranno, non l'hanno fatto neanche prima alla sala del trial> commentò Kazuto che era il più vicino alla porta <quindi non rischiamo nulla e semmai la spostiamo a dopo pranzo o->
<blah blah blah! Si fa domani punto! Non serve organizzare tutto adesso e stancarsi di più> gli rispose la motociclista aprendo la porta <beh notte in anticipo!>

<HEY WAIT! HEY!!> urlò Jun ma tutti si salutarono, ignorandola completamente e uscirono dalla stanza per dirigersi alle loro camere.
Irritata da quel gesto tirò verso la porta il taccuino, sedendosi poi sul biliardino con le guance gonfie e le braccia incrociate al petto.
<fuck you all! Vi arraggiante! Non ho alcuna intenzione di dirvi le informazioni domani! Non ho tempo da perdere per ste cazzate così noiose! SO BOOOORING! I dont care che siete stanchi! Dopo avervi salvato il culo ringraziate così e devo pure fare ciò che volete! Ma perfevore!> sbuffò e si sdraiò sul tavolo guardando il soffitto
<hanno perso la loro occasione->
<anch'io che non c'ero?>

La fanciulla si alzò di scatto rimettendoci seduta e vide il boss mafioso appoggiato allo stipite della porta, in mano aveva il taccuino che aveva lanciato e sul volto la sua solita espressione vuota e seria, oltre ad avere ancora i segni dei pugni di Yumeri.
<sei qui per uccidermi e vendicarti per il trial?> gli chiese e l'altro fece un piccolo sobbalzò
<no, assolutamente no->
<meglio perché non ciò voglia di morire oggi, ho ancora tante cose da fare nella mia vita tipo sposare un miliardario, ucciderlo e prendermi i suoi soldi...vuoi essere tu il miliardario? Non credo che Shiro voglia sposarti ancora->
<voglio sapere cosa hai scoperto> le rispose Jun'ichi facendo sentire un leggero tono infastidito dalle parole della corvina.

<...non ciò voglia- venivi prima>
<...come dovevo venire prima se mi avete lasciato fuori?>
<potevi lo stesso entrare! Ti prendevi solo un'altro pugno da Yumeri>
<allora mi prendo il taccuino e me ne vad->
<EH NO BITCH QUEL TACCUINO È MIO!>
<teoricamente no->
<in pratica si! Quindi non puoi prendertelo e andartene via senza che io voglia! Vuoi aggiungere tra i tuoi crimini lo scamming?>
<non è che cambierà molto la mia schedina penale>
Jun ridacchiò <oltre a essere ricco sei pure divertente, oltre a uccidere per salvare la tua futura moglie. Un uomo da sposare! Rifiuti ancora l'offerta di essere il mio miliardario per->
<si, rifiuto ancora l'offerta. Non c'è nessun'altro a cui chiederlo?>
<yes, your mom.>
<...>
<che c'è? Anche tuo padre aveva detto di no sooo è rimasta solo lei>

Jun'ichi entrò nella sala giochi chiudendo la porta alle sue spalle.
<comunque se non vuoi che me li porto via, potremmo parlarne insieme e->
<BOORING! NO!> rispose subito l'altra portandosi le mani in faccia <non ho alcuna intenzione di sprecare questo tempo della mia vita in queste cose!!>
<e scusami che volevi fare prima?>
<leggere ciò che c'era scritto, andarmene subito dopo e lasciare tutto il lavoro a voi->
<...non riesco a prenderti seriamente> fu l'ultimo commento del criminale prima di avvicinarsi all'angolo bar e cercare qualcosa nei cassetti sotto gli occhi confusi dell'altra criminale. Tirò fuori un pacchetto di carte e li mise sul bancone <sai giocare a poker?>
<ovvio, vuoi fare una partita con me?>
<si e intanto tu mi dirai quello che sai e ne discuteremo a riguardo>
<oh dio...pensavo che solo Nicolas fosse fissato con le teorie->
<scommetterò un sacco di soldi.>
<ci sto.>

___ ___ ___

<non ho sonno Shou->
<stai praticamente dormendo in piedi! E mettiti sto pigiama!>
<che sei mia madre?>
<per mia fortuna no! Povera donna->
<NON HO SONNO!!>
<MA SE PRIMA MI STAVI PER DORMIRE ADDOSSO!>
Kichirō arrossì subito dopo e strinse a sè quel pigiama da nonna <...non è vero->
<certo ed io sono biondo platino!>
<sai che ci staresti bene->
<VAI A CAMBIARTI E A DORMIRE!>
<NO.>
Il Birdwatcher prese da sotto il letto una ciabatta e la alzò in alto pronto a lanciarla.
<OK OK OK! VADO SUBITO! POSA QUELL'ARMA!!>

I due protagonisti stavano nella camera di Shou.
Quando Kichirō uscì dal bagno con il pigiama e i capelli liberi da tutto quel gel, venne accolto dalle risate di Shou seduto sul letto e arrossì nuovamente, questa volta da un leggero fastidio

<che hai da ridere Ken?>
<sembri veramente una nonna!>
<MA SEI SERIO?! NON SONO UNA NONNA!!>
<dai su signora Kichi si sta facendo tardi per lei, dovrebbe andare a dormire>
<MA VAFFAN-PIFFERO!!>
L'altro rise più forte e si teneva pure la pancia <MA TU SEI SERIO?>
<NON VOGLIO ESSERE VOLGARE!>
<BRAVA NONNINA NON DIRE PAROLACCE!>
<NON SONO UNA NONNA!!>

<e meno male che eri stanco, sembri molto energica sta notte nonnina~> il sorrisetto che aveva fatto venne coperto da un cuscino lanciato da Kichirō, si era buttato nel letto mettendosi davanti a lui <smettila- AAAAAAAH FERMO!!>
Come sempre si metteva a urlare spaventato vedendo il corvino reagire, prendendo il cuscino e alzandolo pronto per colpiro.
<È GIUNTA LA TUA ORA SIGNORA IN ROSSO!!>
<NOOOOOOO-> e venne zittoto dal cuscino in piena faccia, treatalmente cadde all'indietro al rallentatore e fece il finto morto, durò poco il suo silenzio e scoppiò a ridere.
<HO VINTO!!>

Gli occhi si chiusero da soli lentamente e la risata si fece più debole, rilassandosi ascoltando quella di Shou che gli riscaldava il cuore.
Le palpebre erano troppo pesanti e si sentiva troppo debole e leggero, gli sembrava di sprofondare nel materasso come se fosse nelle sabbie mobili. Sempre modi originali per descrivere il sonno.

Non capiva perché fosse così stanco, non era la prima volta che andava a dormire tardi...però non si era dovuto subire al suo risveglio un investigazione e a un trial da vincere a tutti i costi per vivere, poi non è che nei giorni precedenti dormiva tanto e bene, non era mai del tutto riposato.
<Kichi...stai già dormendo?> la voce del corvino non gli fece aprire gli occhi, si mise di lato verso la sua direzione e annuì in silenzio.
<volevo chiederti...se ti disturbasse se dormissi con te anche perché sai...questa è camera mia> quelle parole fecero perdere un battito al cuore del rosso che aprì gli occhi per guardarlo <ho pensato che se siamo in due nella stessa stanza possiamo guardarci le spalle e aiutarci in un probabilmente attacco...per questo ti ho portato qui-> fece una piccola pausa e si sdraiò sul letto <...e anche perché non riesco a dormire bene, penso solo a...Mamoru e la questione dei ricordi con lui...magari se dormo con qualcuno mi sentirò meglio>

Sentì nel tono del corvino un filo d'imbarazzo a dire ciò e rivelare la su fragilità a qualcun'altro che non fosse il suo fidanzato <e soprattutto voglio assicurarmi che tu stia bene>
Kichirō sorrise e richiuse gli occhi <grazie Shou, non c'è nessun problema però...>
<però?>
<vai a metterti quel pigiama da nonnina>
<va bene ma tu->
<buonanotte nonnina Shou~>
<vaffanculo Kichi.>

_______________________________________

Gli specchi erano diversi dalle scorse volte.
Nessun parente.
Nessun partecipante del killing game.
C'erano i maggiordomi e Sally e anche delle figure misteriose con un mantello bianco e nero, il cappuccio tirato sù e una maschera bianca che copriva il loro volto.
E al centro della stanza immersa nel nulla c'era l'altro se stesso, con lo stesso mantello ma con il cappuccio abbassato per far vedere i suoi capelli rossi identici ai suoi.

<hey...qual è il tuo nome?> la voce del nostro Kichirō distrusse il silenzio di quello stanza e fece girare se stesso verso di sè, sotto quel mantello aveva i soliti vestiti che indossava lui nella realtà, sempre sporco di sangue.
Era come guardarsi allo specchio.
Fece un sorrisetto e un passo verso se stesso <mi chiamo Kichirō, proprio come te.>

<smettila con questa storia...>

<quale storia? Kichirō è il mio nome.>

<Kichirō è il MIO nome. Non tuo.>

<come questo è il TUO corpo e non il MIO?> gli chiese e fece un'altro passo in avanti <noi due siamo...>
<smettila con questa cazzata! Tu ed io non siamo la stessa persona! Io non posso essere te!>

<ma io posso essere te.>

<no! Tu non sei me! Io non sono te! Perché non lo capisci? Perché non mi lasci in pace! Smettila di usare il MIO aspetto! Smettila di usare la MIA voce! Smettila di usare la MIA mente! SMETTILA DI->
<smettila di essere me? Non posso. Perché->
<TU NON SEI NESSUNO! NON SEI ME! NON SEI REALE! TU SEI FINTO! FALSO! VATTENE VIA! TUTTO QUESTO È MIO! SOLO MIO!->

Parole rotte da un pugno da parte di se stesso, che lo guardava con odio e fastidio con i suoi occhi.
I stessi occhi ambrati.
Il colpo lo fece cadere, il corpo del falso si mise sopra a quello del vero e con le sue mani lo prese per la felpa e lo tirò a se stesso con fare aggressivo.
L'aveva sempre visto divertito.
Il classico pazzo che in un omicidio di massa sorride.
Non l'aveva mai visto arrabiato, come non si era mai guardato allo specchio da arrabiato e non poteva ammirare su stesso quell'espressione di ira che adesso aveva lui.

<SEI TU QUELLO CHE NON DOVREBBE ESSERE QUI!>
La sua voce era molto più forte del nostro Kichirō.

<PENSI CHE IO NON SIA STUFO DI QUESTA STORIA? EH? PENSI CHE IO VOGLIA E ACCETTO TUTTO QUESTO? CHE PER ME SIA NORMALE?>
Kichirō non rispondeva, ci provava ma l'altro era troppo più veloce.

<QUESTO È IL MIO CORPO. I MIEI CAPELLI. I MIEI OCCHI. LA MIA VOCE. I MIEI VESTITI. LA MIA MENTE. TU NON C'ENTRI NULLA! TU SEI L'INTRUSO! IL FALSO!> le mani stringevano forti sul suo collo lasciandolo senza fiato all'improvviso <IO SONO REALE! QUESTO È MIO! È MIO!>
<STAI ZITTO!> non era possibile che potesse urlare quelle parole con le mani intorno al collo, ma la voce uscì da sola così forte <STAI ZITTO! STAI ZITTO! NON TI VOGLIO PIÙ SENTIRE!>

<IO NON STARÒ ZITTO! IO NON STARÒ A QUESTO GIOCO! IO NON ACCETTERÒ CHE QUALCUNO SI PRENDA IL MIO CORPO!>

<È IL MIO CORPO! IO SONO IL VERO KICHIRŌ!>

<NO! NON È ASSOLUTAMENTE VERO! IO SONO IL VERO KICHIRŌ! QUESTO È IL MIO CORPO!>

<QUESTO NON È IL TUO CORPO! QUESTO NON È IL TUO CORPO! STAI ZITTO! ZITTO!> le mani trovarono sul corpo dell'altro un pugnale, come se fosse apparso all'improvviso sotto il volere del nostro Kichirō che lo afferrò e lo tirò fuori <NON TI VOGLIO PIÙ SENTIRE!>

Fu un movimento naturale.
Il pugnale che si conficca al petto di stesso.
Il sangue che gli cadeva dall'alto sporcandogli la felpa.
Tanto sangue.
Affondava la lama nella sua carne.
Le mani persero la presa dal collo e potè dinuovo respirare.
Non ottenete nessun urlo ma solo una grossa risata.
Non era morto anche con un colpo al cuore.

<non puoi uccidermi!> si disse e gli prese il volto tra le mani sporche di sangue non suo <e io non posso uccidere te. Qui non possiamo morire Kichi, è la tua mente. La mia mente.>
<stai zitto- STAI ZITTO E MUORI!> tirò fuori il pugnale per dargli altri colpi al petto, facendo cadere più sangue sul suo corpo mentre l'altro rideva <MUORI!>
<NON POSSO MORIRE! SE TU VIVI VIVO ANCHE'IO!>
<TI HO DETTO DI MORIRE!>
<SE TU VIVI. VIVO ANCH'IO!>
<SMETTILA CON STE CAZZATE!>

Riuscì a cambiare le posizioni, ad essere lui sopra all'altro, con il mantello ormai rosso e nero, e i colpi erano più pesanti e più lenti, le braccia gli facevano male e continuava.
<se tu vivi, vivo anch'io...se tu muori, muoio anch'io. Condividiamo tutto no? Non l'hai capito anche tu? Anche a me non piace che il mio corpo sia il tuo. Siamo gli intrusi dei nostri universi->
<STAI ZITTO! STAI ZITTO!>
<SE VUOI CHE STO ZITTO ALLORA AMMAZZATI KICHIRŌ>

Il pugnale non era più tra le sue mani, ma era conficcato nel suo cuore tenuto dall'altro pieno di sangue e buchi sul petto.
<ammazzati Kichirō.>
<...cosa?>
<ammazzati Kichirō e saremo entrambi liberi>
<...io->
<ammazzati Kichirō. Non hai altre scelte per sistemare questa situazione>

_______________________________________

Quando aprì gli occhi questa fu la prima cosa che vide.
Se stesso davanti allo specchio del bagno, con i capelli tagliati, in volto un'espressione piena di terrore e vicino alla sua mano delle forbici.

Si era tagliato i capelli da solo?
Quando?
Quando era successo?
Perché era in bagno?
Non era mai andato in bagno, stava dormendo con Shou.
Non si era mai svegliato per andare in bagno.
Non aveva nessun ricordo.
Non...si era mai tagliato i capelli?
Era stato lui?
Era stato...l'altro lui?

I capelli erano diversi da come li aveva prima anche senza gel, non sembrava nessuno dei due con quei capelli.
Gli occhi ambrati...erano gli stessi ma...erano suoi?

I respiri veloci, i polmoni che bruciavano, il cuore che batteva forte, le ossa così deboli, cervello in confusione...erano i suoi?

Questo misero corpo e quel riflesso...erano i suoi?

Della sua esistenza c'era qualcosa di effettivamente suo?

Ammazzati Kichirō.

La sua voce c'era ancora.

Ammazzati Kichirō.

Nel riflesso però non vedeva nessuno dei due ma solo un corpo simile a loro.
Con i capelli rossi simili.
Con i occhi ambrati simili.
Con la pelle abbronzata simile.

Ammazzati Kichirō e saremo entrambi liberi.

*** (tw: aut0lesionism0)

Prese la forbice.
La aprì e la prese per una delle due lame.
Tirò su la manica del pigiama.

Movimenti lenti.
Movimenti troppo lenti.
Il petto che si muoveva era lento.
Sentiva il cuore battere lentamente.
La mano con la forbice si muove lentamente verso la pelle.
Ma il gesto doveva essere veloce.
Deglutire fu difficile.
Gli occhi non si chiudevano e videro la lama andare affondo e muoversi di lato, lentamente.

Il sangue...era il suo o dell'altro o di entrambi?

***

<KICHIRŌ CHE CAZZO STAI FACENDO?>
La voce di Shou lo pietrificò, come la sua presa al polso della mano che teneva la forbice e lo costrinse a mollare l'aggeggio.

Il corpo si faceva guidare dal corvino, rimanendo immobile e calmo mentre gli tamponava, bagnava e fasciava la piccola ferita.
Mentre la sua mente era più confusa di prima.
Poi il ragazzo lo strinse a sè in un abbraccio inaspettato, il rosso rimase immobile sentendo il suo calore avvolgerlo e riscaldarlo.
<Kichi...che cazzo stavi facendo? Cosa volevi fare eh?>

Che cazzo stava facendo?
Che cazzo stava facendo?
Voleva davvero suicidarsi?

<Kichi...perché tu-> si zittì da solo e strinse di più la presa intorno all'altro <è...successo qualcosa?>

In testa aveva solo la sua stessa voce voce ripeteva tutta quella conversazione contorta, non riusciva a ripeterla ad alta voce o a dire altre parole.
Non riusciva a parlare.
Non voleva neanche sentire la sua voce...

<Kichi parlami...se è successo qualcosa puoi dirmelo, se ti senti giù, se hai...pensieri strani puoi parlarmene.. io sono qui per te Kichi...>
Era la seconda volta che lo vedeva così fragile, con la voce rotta, piccolo e tremante come un uccellino solo e al freddo mentre aspetta sua madre e sta morendo di fame.
Era impaurito.
Più impaurito di lui che era quello più vicino a morire.
Lo sentiva, l'aveva fatto preoccupare e non lo voleva lasciare.
Aveva paura che potesse rifarlo adesso davanti a lui.
Aveva paura che potesse rifarlo e morisse davvero.

Ma...perché era così impaurito e preoccupato?

Perché era...

Oh cazzo.

Oh cazzo.

Oh cazzo.

Mamoru...Mamoru si era suicidato.

Ecco perché era così preoccupato.
Aveva paura che potesse fare la sua stessa fine e non potesse riuscire a fare qualcosa anche questa volta?
Di vedere un'altra persona uccidersi e non poter fare nulla per salvarla?
Non voleva che facesse la sua stessa fine...

Oh cazzo...

Perché non ci aveva pensato prima?

Era venuto qui per non pensare al suo fidanzato e cosa fa? Cerca di raggiungerlo all'altro modo allo stesso modo.

Che idiota.

Che idiota.

È stato un vero idiota.

L'aveva fatto piangere e stare male! Nuovamente!
Non gli bastava vederlo soffrire per Mamoru? Ora lo faceva dinuovo stare male? Perché l'ha fatto? Perché è stato così egoista a pensare di...uccidersi per stare bene. Per non sentire più se stesso.

Era colpa sua.
Solo colpa sua.
Si era fatto trascinare da lui, non da se stesso. Non erano la stessa persona...no...non lo erano e lui è quello falso...non il contrario.
Era colpa sua.
Solo colpa sua.
Però si sentiva anche lui in colpa e colpevole.

<scusami...scusami davvero Shou...scusa>
<non ti scusare...idiota>

Ore: 7:00 a.m __ Giorno 19 __________
Luogo: camera da letto _____________

Kichirō non aveva intenzione di svegliarsi, non si stava agitando come aveva fatto prima e dopo quell'evento.
Voleva anche lui, Shou, poter nuovamente addormentarsi ma non riusciva a chiudere occhio senza farsi prendere dall'ansia.

E se Kichirō provasse dinuovo a (TW) tagliarsi?
E se Kichirō provasse dinuovo a uccidersi?
E se Kichirō iniziasse a stare male all'improvviso?
E se Kichirō avesse bisogno di me all'improvviso?

Pensieri fissi nella sua mente che gli impedirono di dormire, stando sdraiato sul letto a osservare il rosso, pronto ad agire in qualunque momento e azione sospetta.
E vedendolo così agitato durante il suo sonno decise di abbracciarlo, per bloccarlo e impedire che potesse farsi male, e per tranquillizzarlo. Funzionò solo per il Dungeon Master, perché Shou era tutt'altro che tranquillo.

A tormentarlo era anche la voglia di scoprire il perché di quel comportamento.
Ormai sapeva che Kichirō non stava bene quanto non sta bene lui, ma non si aspettava fosse così grave e voleva così tanto sapere il perché così da poter dargli una mano.
Voleva essere utile.
Voleva proteggerlo.
Voleva proteggere almeno lui.

Eccole le fastidiose campanelle che alle sue orecchie suonavano più forti e tiravano pugni direttamente al suo timpano.
<BUONGIORNO!! SVEGLIA CARI OSPITI!!> era la voce squillante e energica di Sally
<È PRONTA LA COLAZIONE!! SVEGLIA! E godetevi il vostro forse ultimo giorno di vita!> accompagnata alla fastidiosa voce di Monoaki.
Ogni giorno si pentiva di non aver premuto quel grilletto quando poteva.

Si staccò dall'abbraccio lentamente così da non svegliare il bello addormentato e andarsi a preparare per raggiungere gli altri a fare colazione.
Era difficile entrare in bagno senza pensare a quella notte, con tanti respiri profondi riuscì a cambiarsi e ne approffitò per nascondere tutti gli oggetti che potessero essere pericolosi.

Non voleva svegliarlo, era così stanco ieri ed era tranquillo ma aveva paurissima di lasciarlo solo, però non poteva restare lì tutto il giorno...cioè sì ma non era il caso.
Non si fidava a mandare qualcun'altro e anche perché sarebbero tutti a fare colazione.
<cazzo...fatti venire un idea veloce Shou! Chi potrebbe mai occuparsi di Kichirō in tua assenza...>

Lo sguardo gli cadde su Reddie, spento sulla sua scrivania, e fu un stupido lampo di genio. Sarà per la stanchezza, la notte in bianco e la disperazione ma pensava che fosse veramente una buona idea.
Cioè.
Non era del tutto convinto in realtà.
Sai...l'ultima volta che era accesso era apparso un ologramma di Akikuma e non si fida per nulla di lui e del suo amichettx Monoaki soprattutto se di mezzo c'è la vita e la sicurezza di Kichirō.

PERÒ.

Però.
I due bastardi sono in cucina a fare il loro lavoro da maggiordomi quindi non possono accedere a videocamere o a Reddie QUINDI (dinuovo) Reddie era comandato da...Reddie e poteva fare cose da...Reddie.

Reddie era molto più affidabile di loro due.

E nella sua testa era un idea geniale.

E poi gli dispiaceva lasciare quel tenero passerotto sempre spento.

<Reddie ferma Kichi se fa qualcosa di strano ok? Fai più casino che puoi così io ti sento e vengo da voi. Mi fido di te>
L'importante era che fosse convinto Shou.
Con il cuore meno pesante riuscì ad uscire dalla stanza per mangiare.

La situazione in sala da pranzo non era cambiata in modo drastico, c'erano solo alcuni particolari oltre all'assenza delle persone morte ieri.

Il solito grande gruppetto formato da Shinobu, Kaoru, Kazuya, Goro e Nori gli dava il loro solito caloroso buongiorno e lo avvolgevano con le loro solite conversazioni mattutine su temi stupidi ma trattati seriamente. Erano passati ormai 19 giorni dall'inizio del gioco e aveva iniziato a conoscerli.
Quel gruppetto per il corvino era la riunione delle persone che fingono di stare bene ma c'era sempre qualcosa sotto, pensando che nessuno potesse notarlo.
Ed invece lo notava da Kaoru, che non si girava ogni due per tre verso Shinobu ma solo ogni tanto e sembrava forzarsi a parlare.
Lo notava dalle reazioni di Kazuya nei comportamenti di Goro, stava iniziandp a essere un po' titubante e ci metteva un po' a rispondere come faceva sempre al mangaka, come se c stesse pensando più volte e non fosse più genuino.
Nori sembrava più preoccupata che Shinobu stesse in silenzio e si stesse staccando e infine Goro nascondeva bene all'intero gruppo i suoi sguardi preoccupati verso tutti.
C'era qualcosa che bolle in pentola e non era nulla di buono...o forse era solo pessimista.

Normale era la situazione di Jun'ichi, non era la prima volta che a colazione se ne stava per conto suo e non parlava con nessuno però era sempre stato circondato da Yumeri, Shiro e Kazuto e di quel gruppo adesso c'era solo lo stratega.
E c'era anche Jun.
Fu inaspettato per Shou vederli assieme dopo il trial.
Oltre ad aumentare il suo pessimismo.
Un mafioso e una scammer assieme non promettevano nulla di buono...
E poi se fosse in lui non starebbe mai vicino con la persona che ti ha rivelato che sei il colpevole, di conseguenza ti ha rovinato la vita e ora tutti ti odiano.
Giustamente.

Non lo salutò infatti, come facevano tutti gli lanciò una silenziosa occhiataccia e si mettevano nei posti più lontani possibile da lui.
Anche Shiro non osava stargli vicino e aveva tutto il diritto di farlo.
Se ne stava dall'altra parte del tavolo insieme alla motociclista, ormai campionessa nelle occhiatacce nei confronti del corvino criminale, e gli faceva segno di farlo fuori ogni volta lui si voltava per guardare l'albina.
Ormai era segnato per Yumeri.
Era un uomo morto.

A stupirlo dinuovo fu la presenza di Lady Sally che uscì dalla cucina con un gigantesco piatto di pancakes a forma di...cane uovo.
Quella bambina aveva una fissazione con quel strano animale.
Almeno era una fissazione da bambina normale, sarebbe stato più strano se i pancakes fossero a forma di teschio o di cuore anatomicamente corretto.

Era seguita poi dai due maggiordomi che portavano le colazioni richieste ad alcuni dei sopravvissuti che volevano qualcosa di speciale e che non c'era nel buffet.
Era strano vederli comportasi effettivamente da maggiordomi.
Shou notò che Akikuma, nel suo solito completo, aveva nella manica destra un bottone diverso da tutti gli altri, mentre Monoaki indossava il suo completo femminile e aveva cambiato rossetto, era un rosso più chiaro del solito.

Oltre a Kichirō mancava anche Elviira. Non si sarebbe stupito se non fosse venuta e l'avrebbe capita.
Era una situazione veramente difficile e diversa dalla sua.
Lui non aveva perso oltre a Mamoru anche un suo parente, non ha visto i loro cadaveri e uno dei due assasini non era il piede libero. Cioè...teoricamente è così se consideriamo Monoaki colpevole della morte di Mamoru e la probabilità che un suo parente sia morto dal caos della disperazione.
Ma non aveva visto i loro cadaveri.
E non erano nel killing game con lui.
Non era paragonabile e le dispiaceva tanto per lei.
Non se lo meritava.
Era così piccola rispetto a tutti loro, dolce, gentile, amichevole, un bellissimo sole.
Non se lo meritava.

La porta della sala da pranzo si aprì all'improvviso ed entrò unx fanciullx dai capelli viola corti, un caschetto che arrivava al mento, molto familiare. Troppo familiare. Aveva un espressione spenta mentre li scrutava in silenzio.
Indossava una camicia bianca sotto il corpetto di un vestito viola, anche quello familiare, e la gonna strappata faceva vedere le sue gambe nude.
Il trucco si era sfatto e lasciava sulle guance delle strisce nere per via delle lacrime.
Ci volettero qualche secondo per capire che quello non era Hannes ma Elviira.

Si sentì subito dopo il rumore di qualcosa di fragile cadere e rompersi in mille pezzi, il corvino si girò e vide Jun'ichi in piedi e davanti a lui i ciocchi bianchi di una tazzina, la cosa caduta qualche secondo prima.
Aveva gli occhi spaccati, cercava di non mostrare troppe emozioni e mantenere la sua solita espressione vuota.
Era come se avesse visto il fantasma di Hannes.
Attirò l'attenzione di tutti, non solo per qualche secondo, i loro sguardi erano fissi su di lui e quella che ci metteva più odio era proprio Elviira.
Faceva anche bene a farlo, le aveva rovinato la vita.

Si sarebbe immaginato un giorno di essere guardato così dalle persone, si stava preparando psicologicamente da anni, da quando era nato, per non cadere davanti alla gente e dimostrare più forte.
Ma non fu così neanche questa volta.
Non solo sotto lo sguardo di Shiro ma sotto quello di tutti i presenti.
Si sentiva un piccolo e misero insetto, o un topolino, un ratto, in mezzo a gatti pronti a catturarlo e mangiarlo.
Lì non aveva nessun potere.
Lì non era nessuno se non un assasino.
Non li sopportava i sensi di colpa.
Erano così stupidi, e lui era così stupido da lasciarsi influenzare da essi.
Suo padre non l'avrebbe sopportato.
Sarebbe infastidito quanto lui per questo suo comportamento e queste sue reazioni così...umane? Vere?
Non voleva mostrarsi nuovamente così fragile...

Si abbassò per raccogliere i ciocchi ma venne fermato da Monoaki, si era avvicinato con uno scatto, caricando più odio nei sguardi degli altri.
Non sono la talpa.
Non sono la talpa.
Questo lo capite vero?
Non mi guardate così-
<Jun'ichi ci penso io o ti fai male, tu continua la tua colazione. Vuoi che ti porto altro caffè? Sembra che non hai dormito->
<non voglio nulla.> le rispose secco il corvino, guardando dall'altra parte per non incrociare lo sguardo dell'italianx, lx sentì fare uno sbuffo leggero mentre puliva a terra.
<Elviira tu invece vuoi qualcosa?> chiese all'ultima arrivata che si sedette al suo solo posto.
<no, non voglio nulla da te.>
Il tono era insolitamente freddo, secco e serio, un tono completamente diverso di quello della vecchia Elviira.
<quanto siete noiosi voi due, beh se cambiate idea basta chiamare>
Fece per andare in cucina ma venne fermato dalle urla della piccola padrona <AKI!! Mi porti della cioccolata calda calda!!>
<come si dice?>
Sally fece un leggero sbuffo, simile a quello del maggiordomo <perfavore!>
<bravissima, arriva subito!>

Sally sarebbe rimasta con i partecipanti, a sorseggiare la sua cioccolata calda e ascoltare tutte le loro conversazioni, se non fosse che se ne stavano in silenzio, a lanciarle qualche sguardo per vedere se era ancora lì con loro.
Lo stesso tipo di sguardo che faceva ilx suo tutore e i suoi amici quando si inviltrava nelle loro riunioni, stavano aspettando che lei se ne andasse per poter parlare di cose super segrete perché era troppo piccola, un fastidio, non doveva sapere nulla e per i giocatori era il nemico.
Non poteva assolutamente restare lì con loro.

Non le era mai piaciuto quello sguardo, ci aveva preso l'abitudine e cercava di non darci troppo peso, di non fare troppe scenate e tenersi quel fastidio dentro di sè e lamentandosene più tardi.
Finita la sua cioccolata se ne andò seguendo i suoi cari Aki per aiutarli e fare qualcos'altro che non fossero compiti o giocare con le bambole, per fare qualcosa di diverso e non stare da sola.
Ilx mastermind non le aveva detto di spiare anche perché lxi era tra di loro quindi poteva scoprire tutto completamente da solx.

<volete iniziare anche senza Kichirō?sono quasi le 8 e non sta ancora arrivando> chiese Kazuto e si girò verso il Birdwatcher con un sopracciglio alzato <Shou sai cos'ha?>
<nulla di grave...> fu una piccola bugia ma non voleva dire a tutti ciò che il rosso stava per fare e non voleva creare caos <sta ancora dormendo ed è stanchissimo. Poi gli riferisco io tutto, iniziamo questa "riunione" così Jun è felice> rispose e si girò verso la corvina che si era alzata in piedi.
<Elviira se non te la senti puoi sempre->
<sto bene Shinobu. Sto bene. Vai pure Jun>

La scammer alzò gli occhi al cielo e tirò fuori il taccuino.
<iniziamo a dire che Roza e Hannes hanno esplorato solo l'archivio, non solo guardando le videocassette che erano riusciti a nascondere, ma anche nei vari cassetti e armadietti chiusi e che abbiamo completato ignorato...e-> non aveva minimamente voglia e passò il taccuino al mafioso
<e fai tu che mi sono già rotta, poi spieghi meglio di me. Ieri avrei fatto tutto io ma i poverini avevano sonno> dopo quelle parole si sedette e l'altro si alzò, gestendo perfettamente l'ansia di quei occhi su di lui più pieni di odio che di interesse.
<grazie Jun->
<sento un leggero tono di sarcasmo>
<ma no, sarà un impressione> rispose e chiuse il taccuino, si ricordava perfettamente tutte le informazioni al suo interno.

<i due hanno scoperto una cosa interessante riguardo alla villa e un'altra tranquilla sui Shinigami. La seconda è la più veloce> disse come introduzione <tramite dei video hanno scoperto l'aspetto dei Shinigami. Indossano lunghi mantelli neri e bianchi, volto coperto da maschere bianche e dal cappuccio, sotto ognuno si veste come gli pare ma sono sempre neri o bianchi o entrambi, molti con uno stile militare>

<La prima sono due stanze segrete che ci aveva accennato Jun ieri, e stanno nelle stanze private dei Aki, uno sotto terra e uno al terzo piano.>
<si abbiamo un terzo piano ma non possiamo raggiungerlo normalmente e neanche con i passaggi segreti. Solo dalle stanze dei Aki> aggiunse Jun, in mano aveva il suo e-handbook e lo girò verso gli altri <e come potete vedere nella mappa dei nostri dispositivi non c'è alcuna traccia di queste stanze>
<lo hanno trovato su un disegno, quelli che si usano per costruire una casa, in mezzo ad altri fogli simili con delle invezioni, tutto chiuso in uno di quei cassetti e armadietti. Saranno certamente roba di Akikuma che tiene chiusa lì, è una stanza dove teoricamente solo gli Aki potrebbero andarci, neanche ilx mastermind potrebbe essendo un giocatore come tutti noi>

Fece una piccola pausa prima di riprendere <ciò conferma la mia teoria che gli Aki sono membri della Future Foundation>
<ancora con quella storia?> commentò Shou
<ormai che sapete tutto posso spiegarvi meglio il perché. Jun ha ascoltato tutta la conversazione tra me e Monoaki quindi potrà confermare ciò che dirò. Mentre mi parlava di questo affare gli ho iniziato a fare delle domande perché faceva discorsi troppo strani, poteva benissimo ucciderli da solo ma al mastermind non andava bene come punizione quindi le ho chiesto se il mastermind sapesse di questo accordo e se stesse ascoltando la nostra conversazione ma non rispose rendendosi solo più sospettoso. Forse ho azzardato ad affermare quell'ipotesi con solo quella informazione però con queste stanze segrete, potrebbero benissimo essere anche queste nascoste al mastermind e per questo volevano morti Hannes e Roza che avevano scoperto "tutto". Se l'avrebbero detto a noi sarebbe arrivato anche al mastermind e sarebbero stati nei casini>
<l'unico modo per scoprire se è vero è investigare> mormorò Shinobu
<no davvero? Giura? Che idea geniale Shinobu, you are so smart> rispose sarcastica Jun.

<io ancora non capisco perché credi che siano membri della Future Foundation oltre a dubbi che non stanno collaborando in modo sincero con la mente> disse Kaoru quando il corvino e fermandosi a scarabbiccchiare sul proprio taccuino <possono benissimo essere dei semplici traditori. Monoaki si è rivenduto a Junko nel video che abbiamo visto, Akikuma non lo so ma non sembra una persona piena di speranza e che vuole salvare il mondo! Nessuno dei due sembra odiare questo mondo! Posso sempre stare al personaggio di maggiordomi cattivi ma se fossero davvero membri della Future Foundation non ci vorrebbero morti! Farebbero il doppio gioco no?
<state dicendo le solite cose> commentò Jun dondolando sulla sedia annoiata <sicuramente non sono dalla nostra parte e a quanto avete detto neanche quella del Mastermind. Non cambia molto, rimangono nostri nemici.>
<quindi siamo al solito punto ma sappiamo che outfit avevano i Shinigami e che ci sono due stanze nuove> disse Nori e aggiunse in un sussurro, girandosi lentamente verso ilx schermidore <e quei outfit mi ricordano qualcosa...>

<ma davvero credete a quei due criminali e pezzi di merda?>
Esclamò Yumeri alzandosi e sbattendo le mani contro il tavolo, Shiro le prese la manica tirandola leggermente, per dirle senza parole di tornare a sedersi e stare buona, ma venne ignorata dall'altra.
Non sopportava la vista di Jun ma soprattutto di Jun'ichi. Gli assassini dovevano morire lì dentro, allora perché lui è ancora vivo? Perché?
<non siamo io e Jun a dirlo, ma Hannes e Roza->
<le stesse persone che tu e Nicolas avete ucciso. Per cui lui è stato punito e tu no.> gli rispose con freddezza.

Elviira sentendo quelle parole se ne era andata di corsa seguita da Nori senza fiatare.
<Vuoi sentirti dalla parte dei buoni affermando che Monoaki fosse della Future Foundation?>
Shiro continuava a tenere la sua manica e a cercare di farla sedere, non voleva più sentire altro a riguardo. Non era il momento. Dovevano pensare ad altro. Dovevano collaborare per scappare.
<ti sentiresti meno in colpa mafioso di merda? Saresti sembrato più buono agli occhi di Shiro?>
Quando sentì il suo nome le vennero i brividi, voleva dirle di smetterla, urlarlo e non rendere anche quella giornata pesante, ma non riusciva a parlare.
<se hai tradito anche la sua fiducia, le sue promesse, perché non potresti fare lo stesso con noi che per te non valiamo un cazzo?>
La mano fece il contrario di ciò che voleva la pianista, non strinse di più quel lembo bianco ma lasciò la presa.
Non voleva ripensare a ciò.
Non voleva ripensare che fosse reale e non un brutto sogno.
Jun'ichi non l'aveva veramente tradita...vero?
<vuoi aiutarci? Vuoi essere utile? Perché non ti ammazzi allora? Faresti un favore a tutti!>
A quelle parole la fanciulla non riuscì più a restare, si alzò e corse via trattenendo le lacrime.

Basta.

Basta.

Basta.

BASTA CON TUTTA QUESTA STORIA!

I stessi pensieri si ripetevano nella sua mente, in modo ossessivo, non sparivano neanche un secondo e facevano di tutto per farla scoppiare in pubblico, Yumeri non la stava per nulla aiutando!
Insisteva sempre con quella storia, sempre a parlare di quello da ieri fino a stamattina!
Mille domande sul suo rapporto con Jun'ichi.
Mille insulti e accuse contro Jun'ichi.
Sempre la solita storia e si incazzava quando lei in tutto ciò non c'entrava nulla.
Jun'ichi aveva tradita Shiro. Non Yumeri.
Perché deve essere così pesante su questo argomento e non può stare zitta?
Perché non può lasciarla in pace?
Le faceva male pensarci allora perché continua a parlare di ciò?

Jun'ichi l'aveva tradita.
Non come fanno i normali uomini con le loro mogli.
Questo era peggio di un tradimento normale.
Aveva disintegrato la sua fiducia oltre che una vita umana, anzi delle vite umane, per tanto tempo e lei non ne sapeva nulla.
Pensava di conoscerlo e invece non sapeva un cazzo di lui! E si era pure fidata.

Era ovvio che i suoi lo sapevano ma non le avevano detto nulla.
Come se non fosse importante, come se fosse un piccolo dettaglio irrilevante del loro matrimonio combinato.
Tanto non sarebbe cambiato nulla.
Doveva lo stesso sposarlo, sempre se uscendo da qui il mondo fosse dinuovo normale e le loro famiglie vive.
Ma lei non voleva sposarlo, ora lo desiderava più di prima.
Ma lei non voleva proprio più vederlo almeno per un po' anche dopo le distruggeva il pensiero che lui potesse stare male e potesse fare qualche casino.

Aveva paura di quello che Jun'ichi potesse fare per lei.

Non sopportava più quei pensieri.
Che Jun'ichi era colpevole del dolore di Elviira e della morte di Roza.
Che la sua sola esistenza fosse la causa del suo omicidio.

Perché Jun'ichi aveva ucciso per salvarla, per restare sempre insieme finché morte non li avrebbe separato.
È questo pensiero la uccideva.

Stava piangendo e i passi si fecero più lenti mentre andava verso i corridoi dei loro dormitori cercando la sua camera.
Non voleva che la vedessero in lacrime.
Non voleva che la vedessero debole.
Non voleva che la vedessero stare male.
Avrebbe preferito morire se ciò significasse riavere in vita almeno Roza, come l'avrebbe fatto per Caleb e per chiunque altro fosse morto per colpa sua.

Aprì una porta senza pensarci, credendo che fosse la sua, e la chiuse alle sue spalle. Sentiva la gola e gli occhi bruciare.
<oh dio- Shiro? Shiro tutto ok? Stai tremando e...> Kichirō si zittì sentendo la fanciulla scoppiare in lacrime, scendere piano piano verso terra e appoggiandosi alla porta.
Il rosso fece uno scatto verso di lei e la strinse in un timido abbraccio, l'albina si strinse forte e fece uscire tutte le lacrime represse da giorni, da settimane, da mesi, da anni.
Non riusciva più a tenere tutto dentro e per una volta voleva essere la fanciulla fragile bisognosa d'aiuto, di affetto, di conforto.

<scusa.. scusa scusa...> sussurrava la fanciulla, le venne naturale, e l'altro le accarezzava la schiena e i bianchi capelli <Shiro non ti devi scusare. Mi hai solo fatto prendere un colpo entrando all'improvviso ma basta e->
<scusa...è tutta colpa mia se...è tutta colpa mia di tutto-> voleva parlarne almeno a Kichirō, era così difficile, aveva così paura di ferire anche lui, di farsi male fidandosi anche di lui. Ma ne aveva bisogno, doveva parlarne almeno con Kichirō.
<oh no no non è assolutamente colpa tua Shiro> le disse e la strinse più a sè quando si mise a piangere più forte, le uscivano solo lacrime e pochissime parole, eppure il rosso sembrò capirla lo stesso <tu non hai fatto nulla di male>
<ma Jun'ichi ha ucciso per me! Per me! È tutta colpa mia!>
La sua voce era rotta, faceva male sentirla e il debole cuore del Dungeon Master stava cercando di non crollare insieme al suo, non era il momento di mettersi a piangere pure lui, di urlare, di sfogarsi insieme perché Shiro aveva bisogno del suo sopporto e doveva essere lui quello forte tra i due. Era il suo turno oggi, non era il suo momento ed era giusto che fosse lei a sfogarsi.
Doveva solo trovare le parole giuste per lei.

Prese dei bei respiri che l'altra imitò subito per calmarsi.
<è stata una sua decisione Shiro, non è colpa tua>
<si invece...lui->
<che abbia fatto...quello... per te non ti rende colpevole, tu non potevi saperlo, non ti devi scusare, hai fatto quello che potevi per fermarlo! Tu non potevi sapere quello che si era detto con Monoaki e quindi neanche sapere se avesse detto di sì o no>
<ma...sapevo che avrebbe fatto di tutto per me...dovevo tenerlo d'occhio e non fidarmi...sono stata una stupida> tirò su col naso e si asciugò qualche lacrima, non riusciva a farle smettere di scendere, non voleva bagnare tutta la spalla del fanciullo <non riesco a pensare ad altro, ho solo questo in testa, solo quello in testa...è tutta colpa mia...>
<non lo è Shiro! Se lui ha rotto la promessa per te è colpa sua! Non tua che ti sei fidata! Tu non hai fatto nulla di male! Non è una colpa fidarsi degli altri! Ciò non ti rende una cattiva persona Shiro. Tu non sei una cattiva persona e stai facendo fin troppo per tutti noi, per farci stare bene, per aiutarci...signor Sherlock lei è fantastico>
L'altra trattenne una risata a quel nome <non farmi ridere mentre piango Watson, sembrò una pazza>

<scusami eheh> ridacchiò e la staccò da sè per poterla guardarla in faccia, fare un sorriso che lei poteva solo immaginare e ricambiò, i suoi occhi erano di un bel azzurro, chissà se le sarebbe piaciuto il colore ambrato dei suoi. Come non poteva vedere il suo nuovo taglio orribile.
Ma non era il momento.
Voleva dire le ultime parole del suo discorso.
<comunque...una persona molto buona mi ha detto una cosa molto saggia...nei momenti difficili bisogna darsi forza a vicenda per sopravvivere quindi non avere paura a chiedere aiuto...>
<mi sa che la conosco Watson>
<davvero? Sai vi assomigliare molto, Sherlock>
Anche se ridacchiava le lacrime scendevano ancora <e anche tu sei una persona molto buona...Kichirō>

Il momento madre e figlio venne interrotto dal bussare della porta molto insistente, i due si spostarono prima che si trovarono la porta in faccia ed entrarono Yumeri e Shou con le facce meno tranquille di questo mondo.

<SHIRO ECCOTI!> la motociclista fece staccare la fanciulla pallida dal rosso per stringerla in un forte abbraccio. <che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato? Di stupido? Ti ho offesa? C'entra quel coglione in giacca e cravatta?>
<no Yumeri...no è- tutto ok...tranquilla. Sto bene> per Kichirō era molto sforzata ma l'altra non sembrò farci troppo caso e rallentò la presa dall'abbraccio. Non voleva parlarne con lei, non credeva l'avrebbe capita e poi stava già un po' meglio. E non era il tipo adatto per sfogarsi...o era solo la sua visione di lei. Ma non voleva farla preoccupare e agitare.
<se è quel coglione dimmelo che lo meno! Così impara a far piangere una bella ragazza come te!>
<ti ho detto che sto bene Yumeri, non ti agitare ok?>

<Kichi! Kichi! Sei sveglio? Stai bene? Reddie non ha fatto nulla da beh Reddie quindi credo che sia tutto ok ma...è tutto ok vero? Ti fa male...il...> si indicò il polso ma non lo disse, le altre due potevano sentirli <e ti ho portato la colazione, gli appunti di Goro e->
Il rosso ridacchiò trovandolo molto buffo e tenero in quel momento, con quel volto pieno di preoccupazione e cercando di non far cadere il vassoio mentre prendeva il taccuino dalle tasche <si sto bene e grazie per la colazione Shou, saresti una ottima madre e moglie sai?>
<vuoi che ti meno di prima mattina?>
<saresti molto carina con un grembiulino rosa e-...KICHI CHE HAI FATTO AI TUOI CAPELLI?!> commentò Yumeri e si portò le mani davanti alla bocca sorpresa.
<emh...nuovo taglio? Sorpresa! Eheh->

Mentre Yumeri descriveva a Shiro il cambiamento di Kichi e Shou era andato a prendere un cambio sempre per Kichi, il nostro protagonista rosso stava mangiando e leggendo gli appunti della riunione per rimanere aggiornato.

Gli Shinigami indossano mantelli bicolore: bianco e nero + una maschera bianca in volto. Sotto vestiti sempre dei soliti colori, sia stile militare che non (tanto poi è coperta dal mantello-).

A quelle frase la forchetta gli cadde dalle mani e non sentiva più il suo cuore ma solo la grassa risata di sé stesso di quell'incubo.

Non poteva essere una coincidenza.

Non poteva essere vero.

Shiro...sicura che lui fosse una persona molto buona?

___ ___ ___

Elviira dopo essere scappata dalla riunione si era chiusa in camera e si buttò sul letto, sprofondando il volto nel cuscino e sporcandolo dinuovo con il trucco e le sue lacrime.

Ogni parola, ogni cosa, ogni momento non riusciva a smettere di pensare a loro per quanto provasse a fare il contrario.

Guardarsi allo specchio con quei capelli viola e corti.
Il suo volto così simile a suo fratello.
Le sue labbra che stavano per toccare quelle della sua forse prima ragazza.
I posti a sedere vuoti a colazione, non li avrebbero più occupati.
Le loro camere vuote e silenziose.
I loro vestiti con ancora loro odore.
Svegliarsi e non ricevere il buongiorno da nessuno dei due.
La musica che non la farà più ballare insieme a qualcuno.
Nessun trucco di magia.
Lui avrebbe amato la scoperta delle nuove stanze e andare a esplorare insieme.
I biscotti che lei prendeva sempre a colazione.
Le liti notturne con suo fratello.
I pomeriggi passati insieme loro tre o a coppie.
La sua intera vita passata al suo fianco e un futuro con la sua nuova famiglia.
I

l solo pensiero che lei sarebbe cresciuta e loro sarebbero rimasti sempre giovani le faceva male.

Niente doppio compleanno con Hannes.

Niente famiglia.

Jun'ichi era ancora vivo.

Jun ancora mente.

Monoaki ancora gioca con le loro vite.

Era impossibile pensare ad altro senza pensare a loro due subito dopo.

Quanto sentiva la loro mancanza, anche solo averli vicino mentre mangia, chiedere aiuto durante le spiegazioni super complicate della situazione e anche solo poterli vedere in giro da lontano.
Era davvero completamente da sola.

Per quanto gli altri potessero provare a starle accanto, lei si sentiva lo stesso sola e quel vuoto lasciato nel suo cuore nessuno sarebbe riuscito a rioccuparlo.
Ci sarà sempre una sola famiglia e solo un unico amore, anche se dovesse trovare dei nuovi fratelli non di sangue e dovesse baciarsi con altre donne.
Nessuno di loro avrebbe riempito quel vuoto.

Nessuno...

Toc toc
<chi è?> balbettò tra i vari singhiozzi e alzando la testa dal cuscino.
<il lupo mangia frutta!> era Nori, sentì benissimo l'imbarazzo dopo aver detto quella frase che la fece fare un piccolo sorriso, l'altra non sentendo nessuna risata pensò di aver fatto una figuraccia <ok non era il caso scusami davvero- ecco...sono Nori posso entrare?>
<si...tranquilla>
Le ricordava Roza e ciò le fece ritornare le lacrime agli occhi, si trattenne nel non scoppiare davanti a lei.

<oh Elvii...scusa tanto Yumeri ed è super comprensibile che tu non voglia che parliamo di ieri! Davvero- e- e stai piangendo?> il biondina si avvicinò lentamente vedendola con gli occhi spalancati lucidi, sedendosi sul letto e l'altra ributtò il volto nel cuscino per nasconderlo.
<scusatemi io...io non sto bene! Ma- ma non voglio farvi preoccupare!> mormorò ed ecco che le lacrime tornarono, distruggendo la sua voce e facendola sentire peggio di prima.
<Elviira ci preoccuperemo lo stesso per te, stai subendo un grande lutto...>
Timidamente la abbracciò da dietro, sdraiandosi vicino a lei, e accarezzandole i capelli <e non ti devi scusare di non stare bene, non è una tua colpa>
<è solo che...mi mancano tanto! Tantissimo!>
<lo so e va bene così, non è una colpa. Ci vorrà tempo...> le sussurrò la biologa per tranquillizzarla, ma la sentiva piangere sempre più forte.
<però non voglio dimenticarli...non voglio che il tempo, il mondo e la mia vita vada avanti senza di loro!>

Quelle parole facevano male.
Molto male.
Era così difficile trovare le parole giuste.
Nori però non poteva rimanere zitta.
<non li dimenticherai Elviira, semplicemente accetterai con amarezza che non ci sono più. Perché purtoppo tutto andrà lo stesso avanti, il mondo non si ferma e...e fa male. Ma non li dimenticherai e si, sentirai ogni tanto la loro mancanza anche se la tua vita va avanti, anche se ti rifai una nuova famiglia con un'altra, ma va bene così. Non è un problema Elviira e nessuno te lo farà pesare> continuò a sussurrarle <io sono qui se ne hai bisogno>

La ormai non più corvina ricambiò l'abbraccio, nascondendo il suo volto nel suo incavo del collo e stringendosi a lei, continuando a piangere anche per altri pensieri.
<poi...poi m faccio schifo->
<eh? Perché mai? Sono per i capelli?>
Elviira annuì <sembro una stupida a piangere per dei stupidi capelli! Però mi piacevano lunghi! Non so che mi era preso ieri...>
Nori si staccò solo per poterla vedere in faccia e scuoterla prenendole le spalle <non è stupido! Hai tutto il diritto di piangere per dei capelli! Non è per nulla stupido! Chiaro? E poi sei bellissima! A Roza piaceresti un sacco anche da pelata!>
L'acrobata si lasciò sfuggire una risatina e si asciugò le guance <però mi mancano i miei capelli...erano come i tuoi...>

Dopo quella frase sentì le mani della biologa staccarsi anche dalle spalle, la vide andarsene in giro per la stanza cercando qualcosa e la trovo in bagno, delle forbici.
<Nori...che vuoi fare con quelle? Stai attenta che puoi farti male e->
Si bloccò vedendo la bionda prendersi una grande ciocca di capelli e iniziare a tagliarli da sopra il mento, continuò in silenzio sotto lo sguardo dell'altra.
<ma- ma che stai facendo?!>
<ecco...non lo so! Però adesso siamo uguali no?> e le fece un bel sorriso.

<a te stanno meglio> commentò e ricevette un occhiataccia da parte di Nori <no no! Siamo entrambe fantastiche chiaro?>
Elviira ridacchiò dinuovo <ok ok! Però ora devi pulire, non puoi lasciarmi i tuoi capelli per terra!>

<vero hai ragionissima! Scusami> guardò le ciocche lunghi e bionde sul pavimento e iniziò a prenderle con le mani, non avendo di portata di mano scopa e paletta, e chissà dov'erano. Non era neanche il caso di chiamare qui un Aki a pulire...non voleva far agitare Elviira se arrivasse Monoaki.
<e grazie Nori...>
<di nulla Elvii, se hai bisogno vieni pure da me> e uscì dalla camera toccandosi i capelli così corti. Sperava le stessero bene.

Ma la porta rimase aperta e venne richiusa da un'altra persona, Sally, che entrò con fare timido.
<hey Sally...ti serve qualcosa?>
<sei triste o felice adesso?> le chiese improvvisamente con la solita schiettezza dei bambini, quella che ti faceva male e ti faceva rimanere di sasso per quella sincerità. Eri consapevole che non lo facevano sempre con cattiveria, eppure ti faceva male.
<un po' e un po'> le rispose e l'altra la guardò confusa quindi aggiunse <sono ancora triste...ma cerco di non esserlo- mi sforzò e gli altri mi aiutano.>
<non...non capisco. Sono solo morti, non serve essere così tristi, no? La gente muore sempre ma non siamo sempre tristi!>
<

vero però...> si era per un momento scordata nel mondo in cui era vissuta, con una visione strana della morte e della vita <vieni qui vicino a me> disse dando qualche pacca sul letto.
La piccola obbedì e si sedette accanto alla più grande.

<stavo dicendo...però non conosciamo tutte le persone del mondo e solo alcune di loro sono importanti per noi tipo come ti sentiresti se i tuoi genitori morissero?> decise di essere diretta, sfruttando la sua fantasia per "spiegarle" qualcosa di troppo complesso anche per lei stessa.
<loro sono già morti...e non mi sono sentita triste...ma solo tanto arrabiata con loro...> vero. Era stata lei a ucciderli. Esempio sbagliato, bisogna riprovare con altro.
<beh allora... come ti sentiresti se Akikuma, Monoaki e ilx mastermind morissero?>
La bambina spalancò gli occhi a quella affermazione e rimase un momento zitta a pensarci per davvero.

Ci aveva pensato più volte e il risultato era lo stesso, un grande senso di vuoto e solitudine.
Sarebbe stata rimandata all'orfanotrofio?
Chi l'avrebbe aiutata con i compiti?
Chi l'avrebbe fatto quei buonissimi biscotti?
Chi l'avrebbe aiutata a truccarsi e farsi bella?
Chi l'avrebbe fatto compagnia quando lxi non c'era?
Chi l'avrebbe dato il bacio della buonanotte e del buongiorno?
Chi l'avrebbe fatta ridere? Arrabiare? Spaventare? Divertite?
Chi l'avrebbe fatta sentire amata e voluta da qualcuno?
Chi l'avrebbe dato una casa e del cibo ogni giorno?
Chi l'avrebbe fatto tutto questo se non ci fossero più con le Akikuma, Monoaki e lxi?
Tanta gente, tutti potevano farlo ma l'avrebbero fatto allo stesso modo? Con i stessi gesti? Con lo stesso amore? Con le stesse parole?

C'era altra gente bionda ma non sarà mai come Aki, con quel taglio buffo, quella barbetta strana, quel sorriso con mille sfumature e tenuto per tutto il tempo, che la contagiava o la irritava, con un incredibile abilità di fare nuovi giochi e un cervello gigantesco da tenere così tante informazioni.
C'era altra gente con i capelli blu ma non sarà mai come Aki, lunghissimi e ben curati, senza un occhio e con sempre un trucco perfetto, elegante, quel profumo strano e inconfondibile, così forte per tutti, crudele ma anche amorevole con lei, gelosa delle sue cose ma le da sempre il permesso di prenderle, vinceva sempre ai giochi facendola arrabbiare e dicendole sempre "nella vita non si vince sempre, devi imparare ad accettare le perdite e non farti abbattere da essere. Vuoi la rivincita?".
Stare senza di loro? Senza i Aki? Non riusciva neanche a immaginarselo un futuro senza di loro.

<starei...tanto male...sarei dinuovo sola e non mi piace essere sola> le rispose con una voce un po' tremante e l'acrobata le accarezzò una guancia, asciugandola da una lacrima che era secca senza che se ne accorgesse. Aveva gli occhi belli lucidi.
<mi sento così adesso, da sola. Perché loro sono importanti per me e ci soffro, soffro perché non potrò più rivederli e sono unici, non troverei mai nessuno uguale a loro. Se morisse gente che non conosco non mi cambierebbe nulla nella nostra vita no? Però se muoiono loro tutto ci cambia>
<ed è brutto?>
Elviira annuì <molto brutto>

Sally guardò in basso <non è bello come dice Junko...sai lei dice che la disperazione è bella ma non mi piace l'idea di essere sola, non mi diverte l'idea loro morti...però tu non sei sola, hai i tuoi amici>
<lo so ma con loro non potranno mai sostituire mio fratello> era così piccola, così ingenua, e non riusciva ad odiarla e a darle la colpa di tutto ciò. È stata cresciuta così, non ha deciso lei di essere così, di vivere così. È solo una bambina e da tale doveva essere trattata, anche se le faceva malissimo il cuore <altri maggiordomi riuscirebbero a sostituire i Aki? O altri peluche riuscirebbero a sostituire Mr.Bunny?>
<no! Assolutamente no!>
<per questo mi sento lo stesso sola>

<però perché devi provare queste cose brutte? Non te ho meriti...> chiese infine e l'altra fece un amaro sorriso.
<perché questa è la vita Sally, ci saranno sempre cose brutte anche se sei la persona più buona al mondo.>

___ ___ ___

Molti rimasero stupiti dei nuovo taglio di capelli di Nori, facendole un sacco di complimenti e rimanevano a bocca aperta, non si sarebbero mai aspettato un cambio look così grande da parte sua ma qui, in questa villa, nulla aveva più senso e poteva succedere di tutto.
Infatti si beccarono anche il nuovo taglio di capelli di Kichirō, allora di pranzo dove tutti si riunirono.
<oggi siete diventati parrucchieri? Chi altro si vuole un bel cambio look?> commentò Kazuto guardando i tre e si mangiava il piatto del giorno: polenta e cinghiale.
<io pensavo di farmi lo stesso colore di Kaoru magari che si illuma pure al buio e con i colori della Roma!> disse Kazuya con un bel sorrisetto.
<uguale ma con i colori degli Stati Uniti->
<patriotticocapitalistaamericanoche votaTrump> disse tutto ad un fiato il violinista
<parli proprio tu che ti faresti un tatuaggio del du->
<HEY HEY PIANO VOI DUE CHE CI FATE CANCELLARE SU TWITTER!> li fermò ilx schermidore prima che la situazione peggiorasse.

<potreste non urlare perfavore?> mormorò Shinobu
<ueueue potreste non urlare perfavore?> le fece il verso Jun.

<a me piacerebbe farmi il mullet!> disse Shiro ritirando al gioco di prima di Kazuto e tutti si giratono verso di lei, e anche verso Jun'ichi che si stava per strozzare e magari era la buona volta che moriva-
<VAI COSÌ GIRL! Fai uscire la tua parte trasgressiva anarchica e contro il patriarcato!>
<Yumeri sei una brutta influenza-> commentò lo stratega

___ ___ ___

Dopo pranzo, servito solo da Monoaki perché Akikuma era occupato a fare...cose non maggiordomo malvagio traditore? Non mi sapevano ma il nostro grande gruppo, Shinobu, Kaoru, Goro, Kazuya e Nori decisero di fare lo stesso casino come facevano quasi ogni giorno.
L'idea di oggi? Una guerra di gavettoni!
Presero dei palloncini da Sally, le due bacinelle in giardino e si rinchiusero nella stanza di Kaoru usandolo come campo di battaglia.
Potevano essere beccati dai maggiordomi solo dalle telecamere quindi comprendole con degli stracci e chiudendo la porta con l'armadio erano apposto.
Per nulla sospetti.

I due castani e la biondina erano dentro il bagno a riempire i palloncini, cercando di non iniziare a combattere fin da subito tra loro, mentre gli altri due erano rimasti fuori a sistemare la stanza, spostando anche il letto e altri mobili, e aspettando che avessero finito di fare le munizioni.
C'era un insolito silenzio da parte del schermidore che poteva significare solo una cosa: overthinking, era completamente immerso nei suoi pensieri intrusivi nati dalle parole di quel maledetto Akikuma.

Non sapeva il perché Shinobu dovesse essere pericolosa, non gli veniva in mente nient'altro che non fosse un "è il mastermind" o "è una talpa", ma perché avvisarlo?
Perché dirgli di starle lontano?
Perché?
Perché aiutarlo se erano loro nemici?
Era una sua azione buone da strano membro della Future Foundation o solo la dimostrazione che ha un po' di umanità?
Oppure voleva che anche lxi si creasse un ossessione su Shinobu fino a non riuscire più a sentire il suo nome senza arrabiarsi, senza pensare a un passato nascosto, senza poter fidarsi di una persona con lo stesso nome?

Era assurda la sua preoccupazione.

Erano assurde le sue parole.

Era assurdo che lui gli stesse dando retta.

Lui era un pazzo, che ha fatto esplodere tutti i suoi compagni, ha ucciso tanta gente e ha fatto delle orribili esecuzioni, era completamente fuori di testa, palese un manipolatore esperto e con la gestione delle sue emozioni a zero come la sua sanità mentale.
Davvero si stava fidando delle sue parole?
O lo faceva per le sue minacce?
Era fiducia o paura?

Deve stare lontano da Shinobu.

Deve stare lontano da Shinobu

Gli aveva detto di stare lontano da Shinobu.

Ma lei era così dolce, timida, gentile, tranquilla, una brava persona che aiutava tutti, spaventata da tutto il mondo, dai rumori troppo forti e con un bellissimo sorriso.
Non può essere un mostro come la immagina Aki.
Non può essere un nemico.
Non può essere una traditrice.
Non può essere la mente dietro a tutto questo.
Non può essere che dubita di lei! Di lei! Di Shinobu! Una sua amica!

Sta davvero pensando ciò di una sua amica?

Ma se fosse vero?
Ma se fosse tutto vero?

No! Ma che sta pensando!
Non può essere vero.

Shinobu non può essere una brutta persona! Mentre lxi che dubita di una sua amica e ascolta il nemico? Faceva schifo.
Faceva schifo anche perché è lxi che tutti dovrebbero avere sospetti.
Si era sognato con i vestiti da Shinigami, con un'altra ragazza dai capelli verdi con gli stessi vestiti, in un luogo pieno di cadaveri ed erano sotto attacco.

Non può essere un caso.

Non è un caso.

Deve significare qualcosa tipo...
Che era uno Shinigami?
Forse Akikuma doveva dire quelle parole a Shinobu e non a lxi!

Lei doveva stare attenta!
Lei doveva stare lontana!
Lei doveva stare al sicuro!
Non lxi.
Non lxi.
Oppure si?
Oppure entrambi erano pericolosi?
Pericolosi per loro o per gli altri?
Perché era vestito così?
Era davvero un suo ricordo?
Ma non era ilx mastermind uno Shinigami?
Che gli significava quel sogno?

Non ci stava capendo più nulla.
Non sapeva più in cosa credere.
Doveva fidarsi di se stesso?
Doveva fidarsi di Akikuma?
Doveva fidarsi di Shinobu?
CHE DOVEVA FARE?-

<hey Kaoru>
Fu l'artista a farlo uscire da quel vertice di pensieri, sbattè velocemente gli occhi per un paio di volte per riprendersi.
La fanciulla era davanti a lui, fece un passo in avanti preoccupata e l'altro ne fece due all'indietro andando contro il muro, distinto e guidato da quei brutti pensieri. Stai lontano da Shinobu.
<tutto ok? Ti sei bloccato all'improvviso e mi sono preoccupata- ti senti bene?>
<uh? Si si! Sto benissimo Shinobu! Benissimo! Mai stato così meglio! Stavo pensando a tecniche infallibili per non bagnarmi e vincere!>

<mh...sicuro?> lx chiese dopo quella risposta piena di una sforzata gioia 3 divertimento che pure uno stupido poteva capire al volo che stesse mentendo.
Sta dubitando di me? Sono sospetto? Cazzo sono sospetto, cazzo sto facendo un casino- <si si! Davvero, non ti preoccupare>
<se lo dici tu...> mormorò ma fanciulla però la conversazione non finì lì <comunque...che stai indossando? Un top color carne?>

Kaoru si ricordò adesso che era senza camicia e quindi il suo binder era ben visibile a tutti, pensava fosse ovvio cosa fosse e non si aspettava quella domanda <well è un binder! È un top che...appiattisce il petto- no boobas- lo usano molti ragazzi trans e persone non-binary> rispose. Speriamo che il motivo per cui Akikuma mi ha detto di starle lontano non sia perché è trasfobica.
<oh...ed è comodo?> chiese imbarazzata, una mano le cadde sul petto con fare naturale e spontaneo.
Era una domanda strana? Beh nessuno gliela aveva mai fatta-
<beh si, non puoi tenerlo per più di 8 o 6 ore però fa il suo lavoro...vuoi provarlo?> quella richiesta gli uscì da sola, manco si rese conto di averla detto, e solo vedendola arrossire capì che aveva detto qualcosa di strano e imbarazzante. Lei portò la mano lungo i fianchi e guardò da un'altra parte <si- cioè no- era solo per...curiosità- ecco.>
Era così impacciata...come poteva dubitare di lei?

Dal bagno uscirono i altri tre distruggendo quel silenzio imbarazzante che ha portato quel breve scambio di parole.
Nori, aveva una vera aria da maschiaccio con quei capelli corti, canottiera e pantaloni rubati da Kazuya, detta da lui sembrava il solito 50enne romano che va a giocare a briscola con i suoi amichetti.
Si mise davanti a tutti per organizzare la guerra e cercare una soluzione per un piccolo problema <ci dovremmo dividere in due squadre...ma siamo in cinque quindi uno di noi dovrebbe rimane fuori...perché fare 2 contro 2 contro 1 è scorretto>

<se volete io faccio da arbitro e-> mormorò l'artista sedendosi a terra e tutti la guardarono male.
<eh no Shinobu! Non puoi sempre rimanere fuori dai nostri giochi e attività!> commentò Kazuya <semmai ci scambiamo a turni! Tipo puoi scambiarti con Nori che starà in squadra con Kaoru e->
<awww non vuoi che sto con qualcun'altro che non sia te?> gli disse Goro prendendolo all'improvviso in braccio da dietro e usando tutta la sua poca forza per alzarlo da terra.
<AAAAAH- AMORE MIO GUARDA CHE CADIAMO SE TE FAI MALE È COLPA TUA- MORTACCI->
Nori ridacchiò e si girò verso ilx schermidore piena di gioia <allora facciamo che a turni ci scambiamo io e Shinobu, dobbiamo impegnarci per vincere tutti e tre! Possiamo farcela!>
<vinceremo questa guerra>
L'altro ricambiò il sorriso sforzandosi, non doveva ascoltare la sua testa, diceva solo cazzate. Poi se si comportava in modo strano tutti se ne sarebbero accorti e gli avrebbero chiesto cosa aveva. Lxi stava bene.
Benissimo.
Stai lontano da Shinobu. Stai lontano da Shinobu. Stai lontano da Shinobu.

Sentirono la porta del passaggio segreto aprirsi e si girarono contemporaneamente verso essa, si stupirono di vede Akikuma, con in mano roba per pulire in mano e controllava lo schermo verde del suo braccio robotico, si sarà accorto della telecamera coperta e sarà venuto a vedere che succedeva. Alzò lo sguardo e spalancò gli occhi vedendo la scena che aveva davanti, confuso e sorpreso per un particolare...

<oh- hey Aki!> la biologa sorrise illuminata da un nuova idea <ti va di unirti a noi? Così facciamo tre squadre da due senza fare cambi e casini! Poi puliamo tutti noi e...>
Le altre parole della biondina non entrarono nel suo orecchio, vedeva solo il suo labiale e poteva sentire solo un forte fischio.

Così fastidioso.
Così irritante.
Gli venne naturale tapparsi le orecchie e cercare di non sentire quel suono.
Ma più guardava Nori e più aumentava.

Più umentavano i battiti del cuore.
Più il respiro gli moriva in gola.
Più tremava.
Più le gambe diventavano deboli e la testa leggera.
Più la sua testa veniva invasa da un unico pensiero.

Charlie. Charlie. Charlie. Charlie. Charlie. CHARLIE. CHARLIE. CHARLIE. CHARLIE. CHARLIE. CHARLIE.

Quei capelli corti e biondi, che se li arruffava un poco sarebbero stati simili ai suoi, più bassa e magra di lui, i suoi vestiti sarebbero stati larghi, dolce, timida, cercava di essere presente per tutti, lo ascoltava sempre parlare delle cose che amava, raramente sorrideva e aveva la solita espressione per tutto il tempo...
Ed era anche morta.
Morta.
Sepolta tra le fiamme, dalle macerie di quella struttura, uccisa con le sue stesse mani, eppure era lì davanti a lui che cercava di coinvolgerlo e farlo stare con gli altri...
Non dovrebbe essere lì.
NON DOVREBBE ESSERE LÌ, VIVA E VEGETA.

DOVEVA ESSERE MORTA.
DOVEVA ESSERE MORTA.
DOVEVA ESSERE MORTA. MORTA.
NON DOVEVA RESPIRARE.
NON DOVEVA RESPIRARE.
DOVEVA SANGUINARE.
AVERE IL CORPO DISTRUTTO.
SQUARTATO.
LE INTERIORA SPARSE PER LA STANZA.
I BUBLI OCULARI SCHIACCIATI.
LA LINGUA TAGLIATA.
LA TESTA APERTA IN DUE.
E-

<Akikuma tutto ok? Sei pallidissimo...> la voce era diversa.
La voce di Nori non era la stessa di Charlie, anche se il tono era quello.
Era tanto vicino a lui, poteva notare meglio tutte quelle somiglianze e quelle differenze che aveva con quella stronza.
Gli occhi troppo azzurri.
Il biondo di una tonalità diversa.
Il naso però era uguale, stessa inclinazione, grandezza, lunghezza, forma.
La forma del viso identica...
La carnagione pallida come la sua.
Non mancava la sensazione di guardarsi allo specchio, quella somiglianza che aveva usato per ingannare tutti e incolparlo per il suo omicidio.

La sua mente si concentrò dinuovo sul suo corpo, dei polmoni che non facevano il loro lavoro e lo lasciavano senza respiro, come se la stanza non avesse più ossigeno e si trovasse nello spazio, nel nulla, nulla vuoto cosmico.
Uno spazio gelido, freddo, che lo faceva tremare ma non bastava per congelare e fermare il cuore, batteva troppo forte.

Il ventricolo sinistro pompava troppo sangue caldo, pieno di rabbia, viaggiavano per tutto il suo corpo e sentiva le sue arterie potessero esplodere da un momento e l'altro.
Quanto desiderava avere il controllo del cuore come lo aveva per i polmoni e il braccio che gli era rimasto.
Voleva bloccarlo.
Far smettere all'aorta di lavorare.
Per qualche secondo giusto per calmarsi.
Strapparsi le arterie, le vene a morsi.
Togliere dal corpo quel veleno nel suo sangue.
Togliere dal cervello quella frase...
Uccidila. Uccidila dinuovo.
Alternata da scappa, vai via da lei e in testa solo un nome Charlie.

Una fastidiosa cantilena.

Come il suo volto.
La sua faccia.
I suoi capelli.
La sua voce.
Il suo profumo.

<Aki? Aki ci sei? Stai bene? Heyyy Terra chiama Aki!!>
<Kaoru se continui così credo che ti tiri un pugno->
<in queste condizioni? Non credo Goro>
<se ti fa male giuro che godo>
Tutti i fanciulli si erano avvicinati e lo guardavano preoccupati, eppure le loro voci erano così distanti, deboli, ovattate, come se fosse sott'acqua, dentro un acquario.
Non rispondeva, era pallido, se non fosse per Goro e Kazuya che lo reggevano sarebbe caduto a terra da un bel po', respirava male, sudava e tremava, non riusciva più a capire se era in un congelatore o in un forno.

Giustamente si stavano preoccupando, l'unica volta che l'avevo visto stare male urlava come un matto e tirava colpi a Monoaki, non l'avevano mai visto reagire così e non sapevano cosa fare se di colpo impazzisse.

<forse ha la febbre?> mormorò Shinobu avvicinandosi al maggiordomo e appogiando la mano sulla sua fronte.
Era una piccolezza.
Non aveva senso arrabiarsi e agitarsi.
Non era nulla di che.
Allora perché il veleno era tornato nelle sue arterie? Perché era sempre di più?
Era sempre riuscito a controllare le sue emozioni con l'artista, con lo stesso nome di lei, con i suoi stessi capelli verdi, i stessi occhi scuri, lo stesso profumo, lo stesso calore, la stessa delicatezza...e la stessa mano con cui aveva cercato di ucciderlo.

Voleva urlare.
Voleva urlare.
Il fiato gli mancavano di nuovo, sforzava il polmoni, il naso, ma nulla, non bastava, non c'era ossigeno.
Il veleno aumentava, era finito anche nel suo stomaco, nel suo intestino, piano piano risaliva lungo verso la gola e si fermava lì bloccandola.
Gli bruviavano tutti i organi.
<non sembra avere la febbre...>
<fammi controllare>
Nori gli mise la mano sulla fronte, la stessa mano con cui l'ha tradito e lo stava condannando ingiustamente.

Voleva urlare.
Voleva urlare.
I muscoli non funzionavano più, neanche le protesi, erano bloccate, molle, deboli.
Il suo sguardo si spostava tra le due velocemente, seguiva il ritmo del cuore, del suo petto, del suo respiro, tutto era più veloce, troppo veloce, esageratamente veloce.

<hey hey calmati Aki, respira lentamente e con calma, è tutto ok...segui me, respira e inspira...>
La voce di Nori era dolce, genuinamente preoccupata, ma alle orecchie di Akinori era come sentire il suono fastidioso di una forchetta sulla lavagna.
Quello che era un tocco normale, una mano sul petto cercando di aiutarlo a respirare con calma fu per Akinori come se quella mano gli avesse trapassato il petto, le mano di Shinobu che lo aiutavano a reggersi erano tanti piccoli coltelli sul braccio ancora umano.
Voleva urlare.
Voleva urlare.
Ma gli uscirono solo deboli parole e non si accorse che stesse piangendo.
<non...non toccatemi>

Tutti tolsero le mani dal suo corpo, anche i due fanciulli castani completamente ignorati dell'inventore, fecero anche qualche passo indietro e si sentiva meno soffocare. Ora che riusciva a parlare non smetteva di dire in ripetizione "non toccatemi" a bassa voce, mangiando qualche lettera e non facendo capire più nulla al gruppetto di Ultimate.
Voleva andarsene.
Voleva andarsene.
E le gambe iniziarono a muoversi portandolo di fretta fuori dalla stanza di Kaoru, i polmoni tornarono a prendere aria, si un po' viziata, ma era qualcosa.
Espira e inspira...
Espira e inspira...
Espira e inspira...

Cosa voleva adesso?
Piangere.

___ ___ ___

A cena Monoaki era nuovamente solo e Shou notò dal suo unico occhio della preoccupazione ma non riusciva a capire per che cosa. E gli faceva strano non aver ancora visto i biondino però non gli dispiaceva anzi meglio Così.
La sua "non presenza" non sorprese il grande gruppo di prima e non dissero nulla di quella scena fatta dell'inventore, non era il caso e magari si sarebbe irritato sentendoli dalle telecamere.

L'italianx serviva da solx Lady Sally e i 13 partecipanti, non era poi così pesante rispetto all'inizio e stavano diminuendo velocemente.
Iniziavano a essere in pochi, lo si notava di più rispetto a prima, le sedie vuote iniziavano ad aumentare piano piano.
Nessuno dei rimasti credeva ancora che non ci sarebbe stato più un omicidio dopo ieri, erano solo terrorizzati e in ansia, ogni momento poteva morire un'altro di loro e poteva essere chiunque, e dovevano sbrigarsi a reagire.

___ ___ ___

Dormire era diventato difficile e per questo che Kazuya e Goro avevano preso l'abitudine di dormire assieme, per colmare la solitudine del secondo e per far stare tranquillo il primo con la fobia dei fantasmi. Dormendo insieme entrambi starebbero stati bene e le notti in bianco diminuivano rispetto all'inizio e normalmente.
Ormai erano diventate le loro camere, il loro letto, il loro bagno, il loro specchio, i loro pigiama e non più di Goro o di Kazuya.
Tutto condiviso.
Come diceva il romano "scusami american boy ma qui sta regnano il comunismo"

Ed era la prima volta che il mangaka provò una cosa del genere per qualcuno.
Era la prima volta che si sentì così aperto e collegato con qualcuno.

Per tutti quei anni di libertà in cui cercava disperatamente compagnia non aveva mai provato tutta quella leggerezza che si prova con una persona che vuoi bene, a cui tieni, ma c'era sempre quel blocco tra i loro cuori e impediva al suo di avvicinarsi.
Era sempre:
Poi ti lascia da solo.
Non ti vuole veramente bene.
Sei solo qualcuno con cui vuole divertirsi e uscire.
Non essere troppo pesante.
Non ti affezzionare o finisce male.
È solo una persona con cui vivi delle avventure.
Gli amici servono solo per uscire.
Tieni tutto per te.
A loro non importa nulla di te.
Non sei importante per loro.

Quindi non riusciva a fare passi in avanti, c'era sempre quel vuoto e quel senso di solitudine che lo perseguitava e gli impediva di divertirsi appieno, di vivere come voleva, di godersi tutto ciò che aveva finalmente ottenuto, e lo faceva sentire sempre di troppo e si teneva sempre tutto dentro.

Perché gli amici non erano fatti per altro.

Perché gli amici non dovevano fare da psicologici.

Perché gli amici non dovevano fare da famiglia.

Perché non sapeva cosa facevano veramente gli amici e aveva così paura di rimanere dinuovo da solo.

Non voleva finire nuovamente in quella stanza.

Non voleva finire nuovamente in psichiatria.

Non voleva finire nuovamente in quella vita di merda.

Non voleva finire nuovamente a far piangere suo nonno.

Ma con Kazuya era diverso.

E anche con gli altri eh...
Forse il senso che la tua vita non è più nel tuo controllo, quando ti rendi conto che è fragile e può distruggersi con una folata di vento, qualcosa dentro di te si smuove e distrugge i tuoi blocchi.
Perché voleva godersi la vita ogni secondo, mandare a fanculo se stesso e seguire il suo cuore.
Perché aveva una sola vita e non voleva sprecarla dinuovo.

Eh si.
Con Kazuya era diverso.
Perché gli aveva dimostrato che a qualcuno importa di come sta e del suo mondo interiore.
Gli aveva dimostrato che poteva essere amato veramente.
Perché gli aveva dimostrato che con qualcuno si può perfettamente aprirsi e stare fottutamente bene.

Vorrebbe tanto bloccare quelle notti in cui erano solo loro due, sdraiati su un letto, lui che l'abbracciava da dietro e sentiva i suoi respiri, i suoi battiti, melodie perfette per le sue orecchie, il suo profumo che gli rimarrà addosso e le sue tenere guance rosse lo facevano impazzire.
Intrecciava le loro mani e si metteva a osservare i suoi bellissimi capelli mossi.
Poi abbassava lo sguardo sulle sue labbra, che dicevano cose stupide, divertenti, serie, confortanti e dolci.
Forse non erano i pensieri che un amico dovrebbe fare per un'altro.
Forse non erano le emozioni che un amico dovrebbe provare per un'altro.
Non riusciva a dargli un nome.
Non riusciva a capire anche dopo tanti romance scritti.
Era diverso viverlo.
Ed era così fottutamente bello.

<fai sempre così con tutti i tuoi amici?> disse il violinista in un sussurro girandosi e cambiando posizione, rimanendo sempre sotto le braccia dell'altro.
<in realtà solo con te, ritieniti fortunato>
Ridacchiò e pensava che anche l'altro l'avrebbe fatto ed invece rimase con una faccia strana. Ormai riusciva benissimo a decifrare le sue espressione.
Era cambiata all'improvviso e lo fece subito preoccupare.
Non era stanco, era pensieroso e anche lui era preoccupato.
Odiava la gente pensierosa perché non poteva sapere cosa stessero pensando dall'esterno e Kazuya era come lui, si teneva tutto dentro e non voleva parlarne, pensando di non preoccuparlo ma faceva il contrario.

Aveva quell'espressione da ieri, nessuno se ne accorgeva e voleva indagare tranne lui. Perché voleva dargli una mano come...come gli amici fanno tra di loro.
<che pensi? A quanto sia figo o a cose serie?>
<uh? Ecco...a..nulla->
Il ragazzo dai capelli a caschetto alzò gli occhi al cielo <oddio non fare come lo stereotipo delle donne! È ovvio che c'è qualcosa che non va my dear! E sai che puoi parlarmene liberamente ed io starò qui ad ascoltarti>
<sono solo cose...stupide!>
<dici sempre cose stupide eppure le dici ed io ti ascolto sempre. Se vuoi parlarne parla, puoi fidarti di me>
Una piccola parte di sè voleva rimanere dietro a quel muro che lo proteggeva da anni ma Goro non voleva più nascondersi. Strinse la sua mano e iniziò a dargli qualche carezza sul dorso.

L'altro arrossì e staccò la mano da quella presa. Sorprendendo l'altro con quel gesto strano.
Il cuore del violinista era pesante, la mente bruciava e cercava le parole giuste.
Non voleva dirlo.
Non voleva dirlo.
Non voleva dirlo.
Non voleva dire che stare con lui era uno sbaglio. Era pericoloso. Era orribile. Era come stare con un mostro che ti farà solo del male.
E Goro era così perfetto.
Troppo per lui.
Troppo buono per lui.
Troppo bello per lui.
Troppo affascinante per lui.
Troppo simpatico per lui.
Non poteva amarlo.
Non meritava quell'amore.
Non meritava lui.
<il problema è quello...non dovresti fidarti di me, non dovresti volermi bene...non dovresti avere me perché meriti di meglio!>
<ok sono veramente delle cazzate. Ma cosa stai dicendo my dear? Perché->
<non sono cazzate!>

L'avrebbe solo ferito.
L'avrebbe ferito, odiato, rovinato, distrutto come suo padre aveva fatto con sua madre.
L'avrebbe fatto solo soffrire.
L'avrebbe fatto solo piangere.
L'avrebbe fatto solo del male.
E non voleva che ciò ricapitasse con Goro, perché non se lo meritava altro dolore, non si meritava di avere altre cicatrici nel suo cuore, non si meritava nulla di tutto ciò!
Era troppo.
Era troppo quel tocco sulla mano.
Era troppo quello sguardo che gli urlava di parlare e di amarlo.
Ma non poteva amarlo! Non poteva fargli del male così!
Non voleva.
Non voleva essere come loro.
Non voleva distruggere una possibile "nostra famiglia".

<si invece e se non la smetti ti zittisco baciandoti>
<ah si? Fallo se hai il corraggio->
Non doveva dirlo neanche per scherzo.
Le mani magre e pallide del mangaka lo presero per i fianchi e lo mise sopra di lui, esse poi salirono per prendergli il volto, tenendolo fermo mentre le loro labbra si toccarono in un bacio.

Le labbra di Kazuya erano soffici come le immaginava, il cuore urlava da sempre di farlo e quella sera aveva deciso di dargli retta.
Non aveva mai baciato nessuno in vita sua, nè uomo nè donne nè chiunque altro.
Si stava disegnando la scena in mente come quel bacio in una scena piena di tristezza che fa piangere i lettori, li fa disperare e urlare, quella che dal vivo ti distrigge dentro da protagonista del momento.
Precepisci la tristezza e a la felicità del bacio.
Voleva bloccare il tempo e rendere quel bacio eterno.
Non una cosa molto d'amici vero?

Le labbra di Goro erano dolci come le immaginava, il cuore urlava da sempre di allontanarsi e impedire di poterle assaggiarle e quella sera non sapeva cosa decidere.
C'erano così tanti perché, tanti motivi per baciarlo, per farsi stringere tra le sue braccia, stare così vicini e sentire i loro respiri tornare normali.
Ma c'erano anche così tanti perché, tanti motivi per andarsene molto più forti.
Perché l'amava e non voleva farlo soffrire.
Non era paura, era certo che sarebbe successo.

Fu così difficile staccarsi, rompere quel bacio, allontanarsi da quella persona che desiderava così tanto, dal primo momento in cui si erano visti, ma era troppo, troppo per lui, troppo per loro.
Non riusciva a stare un secondo di più attaccato a lui.
Il cuore non lo avrebbe retto.
<no...non va bene...tu dovresti odiarmi! Odiarmi!>
<my dear come potrei mai odiarti? Tu sei così->
<io sono così mio padre Goro!> riuscì a staccarsi anche dal suo corpo, alzarsi in piedi e scendere dal quel letto.
Faceva strano chiamarlo con il suo nome ma doveva capire che non potevano andare avanti.
Che ciò non andava bene.
Che doveva rimettere quel muro tra i loro cuori per il suo bene.
Che lui era solo uno sbaglio da non rifare mai più in vita sua.

<che c'entra tuo padre con noi my dear?>
<c'entra! Perché io sono come lui! Faccio schifo come lui! Non merita amore! Non merita nulla! Come me! Perché io sono uguale a lui! Stesso sangue! Stesso DNA! Stesso...tutto!> non riusciva a urlare, la voce era debole, rotta da un pianto bloccato e dalla rabbia contro se stesso.
Non su meritava nulla.
Goro non si meritava quello.
Goro non si meritava una vita orribile con lui.
<devi odiarmi Goro! Io mi merito solo odio!>
<my dear-> si alzò dal letto e fece un passo verso il violinista.
<non chiamarmi così!>
<my dear noi non siamo come i nostri genitori, tu non sei come tuo padre. Davvero. E non riuscirei mai odiarti>

Il cuore bruciava, lo distruggerà da dentro e le sue parole erano piene di veleno.
Non voleva rivivere quei giorni.
Non voleva far rivivere a qualcun'altro quei giorni.
Era troppo.
Era troppo!
C'era gente migliore.
Kaoru, Shinobu, Nori, Shiro, Kichirō, Shou- tutti migliori di lui!

<sai che ti dico Goro? Mi fai schifo! Mi hai sempre fatto schifo! Non ti ho mai sopportato! Non ti ho mai amato! Ti odio! Ed essendo che ti odio tu devi odiarmi! Perché me lo merito! Perché rovinerei la tua vita!>
Era pronto a insultarlo se ciò significava salvarlo dal dolore.
<stai dicendo cose assurde Kazuya...non puoi sapere cosa succederà in futuro->
<si invece! Lo so benissimo cosa succederà in futuro perché l'ho vissuto sulla mia pelle e non voglio riviverlo con te! Quindi odiarmi e basta Goro! Odiami e basta! SMETTILA DI AMARMI!>

Quelle furono le ultime parole del violinista prima di scappare via dalla camera del mangaka solitario, con il cuore in frantumi e le lacrime che tornarono a bagnarli il volto dopo tanto tempo.
Quella notte non si era mai sentito così solo dopo tanto tempo.
Quella notte aveva desiderato tanto di avere un abbraccio da suo nonno, non riusciva a sopportare da solo tutto quel dolore.
Era troppo debole per quelle parole.

___ ___ ___

Un debole toc toc a quella porta che solo lei conosceva, la nostra talpa dalla collana di perle e quarzo bianco che non aveva più.
Ma quello era solo uno dei tanti problemi che la tormentavano in quel momento.
Sentiva le urla del suo maggiordomo da la fuori, insieme a fastidioso e forte rumore di oggetti di metallo che cadevano, pesanti, e altri botti.
Non era la prima volta che lo vedeva così ma l'ansia e il cuore in gola erano sempre lì.
Non le avrebbe mai fatto del male, l'aveva promesso, ma era così terrorizzata.

Fece un'altro toc toc sperando in una risposta ma nulla.
Dovette per forza parlare.
<Aki...Aki sono io->
<VATTENE VIA!> sembrava di parlare con un adolescente in crisi, o con un cane arrabiato perché non l'hai fatto uscire al parco o con un bambino che non aveva ricevuto il gioco che voleva al suo compleanno. Tutto tranne che con un adulto.

<Aki posso entrare? Perfavore voglio solo aiutarti->
<VATTENE VIA! VATTENE VIA!>
<Aki voglio aiutarti. Non so cosa tu abbia ma stai poco bene e->
<STAI ZITTA! NON TI VOGLIO PIÙ SENTIRE E VEDERE!!>
<Aki ti prego. Posso entrare?>
<VATTENE VATTENE O TI AMMAZZO DINUOVO! E DINUOVO! E DINUOVO DEL DINUOVO!>
Non capiva cosa gli prendeva, non capiva perché si stava agitando così tanto, perché la stava allontanando e non la volesse con sè. Non poteva sapere che il motivo era la sua grande assomiglianza con lei. Di quella che l'aveva ferito e tradito.
<ti prego...Aki-> riusciva a dire solo quello <perfavore voglio parlare, aiutarti, farti stare meglio...stai male e sei molto agitato, ma io sono qui per te e->

<TI ODIO! TI ODIO TI ODIO TI ODIO! NON MI PARLARE MAI PIÙ!>

Quelle parole colpirono il suo fragile corpo, quel suo piccolo cuore, distrussero le sue ossa e la fece cadere in ginocchio davanti a quella porta.
Non poteva essere serio.
Non poteva essere serio.
Non poteva lasciarla sola adesso.
Aveva bisogno di lui.
Aveva tremendamente bisogno di lui.
Era il motivo per cui si svegliava la mattina, per cui respirava, per cui stava vivendo adesso e non era rimasta alla sua vita monotona.
Non poteva lasciarla da sola!
Non poteva abbandonarla!
Aveva tremendamente bisogno delle sue attenzioni, del suo amore, della sua approvazione.
Non era nulla senza di lui! Senza quello scopo! Era solo una stupida ragazzina debole e fragile che non riusciva a difendersi.
Perché la odiava?
Cosa aveva sbagliato?
Cosa aveva fatto di tanto orribile?
Aveva bisogno di lui.
Aveva bisogno di lei.
Non poteva abbandonarla.
Non poteva abbandonarlo.

<ti prego...ti prego Aki fammi entrare! Posso esserti utile- fammi entrare!>
<TI ODIO. VATTENE VIA!>
Perché faceva così?
Perché faceva così all'improvviso?
Proprio ora che aveva bisogno di lui?
Proprio ora che aveva bisogno della sua protezione verso Jun?
Non voleva essere lasciata dinuovo da sola.

Non disse più nulla, appogiando la testa a freddo metallo rosso della porta, con le lacrime che creavano fiumi sul suo volto e le bagnano la gonna.
Sentì dei passi venire verso di lei dal buio corridio, passi familiari, poteva capire chi è anche senza girarsi.
<mi...mi odia...mi odia a morte...> disse alla talpa del vecchio braccialetto di pelle che ora non ha più, tra i vari singhiozzi.
<anche lui....mi odia a morte...e fa bene. L'amore fa proprio schifo> le rispose, sedendosi accanto a lei e avvolgendola in un abbraccio.


Hey.
Vi scrivo questa parte prima di pubblicare.
Sono quasi in lacrime? Si.
Ho fatto un bel lavoro?

Arc 4 quante ship verranno distrutte?
Tante. E solo all'inizio siamo messi male 😭
Però spero vi sia piaciuto💕

Qui potete insultarmi, urlare, sclerare in mille lingue diverse.
Non mi scusero-
Manco con me stessx.

Well, si va a scrivere il prossimo capitolo distruttivo 🤭

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