𝓐𝓻𝓬 𝟒 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟑 - Vacanze Romane
"Roma dove sei? Eri con me
Oggi prigione tu, prigioniera io
Roma antica città
Ora vecchia realtà
Non ti accorgi di me
E non sai che pena mi fai.."
Tw: uso di dr0ghe e alco0l, abusi e violenza domestica.
Aveva i gomiti appoggiati sui bordi del ponte in pietra che collegava le due sponde di quel limpido e silenzioso fiume, a mettere la pelle su quelle fredde e tristi pietre, avevano iniziato a fargli male proprio i gomiti e aveva un tremendo dolore ai polsi e stavano iniziando a risentirne anche le sue spalle che si erano annoiate di stare in quella posizione.
Tirò un sospiro, annoiato più che altro, o forse anche triste e sconsolato.
Si mise ad osservare quell'acqua tanto limpida quanto pericolosa sotto di lui, notando anche la presenza di qualche sasso posto sotto l'acqua, a volte il silenzio si rompeva, sentendo le voci squillanti dei bambini che andavano in bici, correvano, urlavano, giocavano e loro sì che non si sentivano da soli, a differenza del vuoto irrecolmabile che stava nel cuore del fanciullo.
L'unica persona che lo sosteneva stava dall'altra parte del mondo e sua madre ultimamente si era beccata una bella febbre invernale.
Da poco era passato il natale che non aveva festeggiato, si era limitato a mandare due cartoline e una lettera piena d'affetto ad Enea, l'amico dall'altra parte del mondo, suo padre non lo aveva calcolato e sua madre sembrava non volerne sentire parlare dal momento che stava male.
Lui stesso, era vestito veramente malaccio e spoglio per quella fredda stagione, aveva molto freddo ed il suo naso era rosso, così come i suoi zigomi. Indossava solo un maglione con sopra un capotto, niente sciarpa o cappello, neanche guanti e tantomeno indumenti imbottiti, era lì, un ometto piccolino con accanto il suo violino, si limitava ad osservare il gelido ma sereno fiume mentre il freddo si faceva spazio tra le sue ossa.
Nonostante i pochi gradi presenti, la neve non era presente, ma il violinista la avrebbe desiderata, la neve copre tutta quella felicità del monotono e triste colore che era il bianco, un colore che insieme al nero, dominava su tutti gli altri.
Un colore triste, più del nero, perché se il nero serve a coprire il cielo di notte, il bianco serve solo a segnare l'assenza stessa di qualcosa e ad annientare ogni possibile esistenza o presenza, era un pò il colore del vuoto, dell'assenza, di qualcosa di inutile.
Tant'è che la bandiera bianca sta a segnare un'arresa, la fine di tutto, anche la pace di una guerra che giunge alla sua fine, ma soprattutto l'arresa di qualcuno.
Oggi si sentiva particolarmente filosofico.
Non lx vide neanche, quelxx ragazzx dalla pelle abbronzata e i capelli blu avvicinarsi al romano che se ne rese conto solo pochi secondi dopo.
Anche l'altrx però, sembrava non spassarsela troppo bene, evidenti occhiaie giacevano infatti sotto il suo unico occhio e aveva un'aria piuttosto malinconica, xlx diede un'occhiata prima di decidere di scambiare due parole con lxi, che anche egli avesse passato il natale in solitudine? o peggio?
<chi sei?> chiese schietto il castano, l'altrx si girò e lo guardò, abbozzando un sorriso malinconico, quasi triste forse <beh, puoi chiamarmi Aki, e tu?> sussurrò quasi lxi mettendosi una mano sulla guancia, prontx a conversare con l'altro ragazzo che xlx stava accanto.
Intanto attendeva una risposta che tardò ad arrivare visto l'incertezza del romano. Infatti egli non era sicuro di parlarxlx, dopotutto nessuno dei due sembrava poi così tanto sociale quel pomeriggio.
<sono Kazuya> rispose il più basso, xlx nuovx arrivatx, vedendo il violino appoggiato sul muretto, appartenente a Kazuya, chiese all'altro <suoni il violino?>
Il diretto interessato annuì osservando il violino lasciato in disparte
<vuoi suonarmi qualcosa?>
Nonostante le articolazioni ghiacciate per colpa del freddo che gli faceva male, senza lasciarselo ripetere due volte il violinista prese il suo violino e se lo portò alla solita altezza, tra spalla e viso, impugnò anche se con delicatezza l'archetto e cominciò a muoverlo per le corde che componevano quello strumento.
La melodia che uscì non fu delle più allegre che i passanti si fermarono a sentire, dato che a tratti ricordava una versione veramente triste e significativa del coro italiano della resistenza per quei toni bassi, forse perché lui in quegli ultimi giorni stava un pò riflettendo.
Riflettendo su come era da solo. Riflettendo su tutto ciò che aveva passato e desiderando di continuare ad andare avanti nonostante tutto quello che si stava, pian piano, lasciando alle spalle.
Appena finiti quei due minuti di musica deprimente che rievocava l'unico pensiero di buttarsi da quel ponte dove stavano conversando quei due perfetti sconosciuti, il ragazzo di cui il nome era Aki si fermò anche lxi ad ascoltare senza dire nulla.
<devi essere bravo ragazzo e sei un vero talento, io gioco semplicemente a scacchi> ammise lxi a gran cuore, quasi con fermezza, il ragazzo freddoloso alzò un sopracciglio
<mh? scacchi? sono una frana a quel gioco> mormorò stringendo alle spalle per il freddo che stava peggiorando tra le sue ossa ad ogni secondo che passava
<è come se chiedessi ad una vecchietta di fare la spaccata> memorò il romano e a quel punto, akio dovette soffocare una risata
<non divertente carusu non divertente>
Al "carusu" parola incomprensibile per kauzya, egli storse il naso
<caru che?> chiese mantenendo uno sguardo confuso con gli occhi assottigliati
<sono mezzo siciliano!> esclamò lxi e a quella precisazione le labbra di kazuya diventaranno un sorriso
<uh? anche tu italiano? Io sono nato a roma da padre romano>
Lx scacchista parve entusiata a quell'informazione <un romano de roma insomma> e kazuya non poté fare altro che scoppiare in una risata.
<quindi carusu è in dialetto?> chiese il violinista che ancora non aveva avuto una risposta dalxx sicilianx
<ragazzo> abbozzò un sorriso lxi, il castano sorrise.
<a roma dimo pischello>
Nel suo dialetto, assunse un'aria di comicità, dato che a roma sono tutti comici, tutti amici, tutti fratelli, ti fa ridere anche l'autista che ti dice "ao movite" prima di salire sull'autobus, per darti l'incoraggiamento e per dirti di muoverti.
Furono entrambx felici di poter condividere il luogo di provenienza, anche perché sono entrambi del sud italia e alcune caratteristiche sono simili, sia romani che siciliani, forse non sono visti troppo di buon occhio da tutti, i romani caciaroni e cafoni, e i siciliani mafiosi, stereotipi che diventarono molto forti soprattutto ora che stavano all'estero.
E per questa somiglianza che lo stava riportando indietro nei suoi stessi passi.
Kazuya non poté fare altro se non che tirarsi un pò su di morale, nel trovare un italiano proprio in quel grigio giorno, su un ponte di pietra in Giappone, quando accanto, aveva solo il suo amato violino.
<ti esibisci mai?> chiese xlx sicilianx, curiosx ormai della storia di quel ragazzo tanto calmo quanto stanco e annoiato.
L'altro mormorò <se intendi su un palco, in un teatro, di rado, ma normalmente mi esibisco all'aperto per le strade della mia città, anche questo ponte potrebbe essere il mio palco> e per quanto potesse apparire malinconico al momento, sforzò un sorriso <tu invece Aki, fai spesso tornei o competizioni?>
Xlx ragazzx fece cenno di sì con la testa per poi continuare a rispondere, come botta e risposta <sì, e ovviamente vinco!> esclamò con un gran sorriso, rivolgendosi all'altrx, anche se i ricordi xlx stavano tornando in mente.
I ricordi di sua sorella, dei suoi genitori quando erano una famiglia ancora completa anche se con i loro problemi, la sua vita normale, ma non era ora di pensarci.
Non era lì solo per fare una semplice conoscenza. Cercava di più.
<senti Kazuya, non mi sembravi abbastanza felice e neanche una persona circondata da molte persone e amici normalmente, ti volevo chiedere, se ti offrissi una "compagnia", accetteresti?>
Il romano alzò le sopracciglia e sgranò gli occhi
<u...una compagnia? ma cosa dici? sono pieno di amici io e tutti mi amano, sì-> l'altrx italianx sembrò tappargli la bocca con lo sguardo.
<non mi mentire, non sono stupido>
L'altro sospirò, iniziando a pensare a quella strana proposta, ed effettivamente strana lo era, glielo aveva proposto così, a caso, come se avesse beccato lui tra miliardi.
<okay, forse mi serve qualcuno con qui stare, penso che accetterò>
Sentendo quella risposta positiva, spuntò un largo sorriso sul volto di Aki, che dalla tasca estrasse fuore una lettera bianca dandogliela in mano al violinista che la guardò incuriosito <leggila a casa, deve rimanere tra noi, okay? Fidati non te ne pentirai>
Il castano si affrettò ad annuire mettendo con cura la lettera in tasca, nella tasca destra, ben costudita, <strana proposta Aki, comunque sia io temo di dover andare, mio padre non vuole che io torni a casa tardi>
Il padre se la sarebbe sicuramente presa se lxi non fosse tornatx a casa entro 10 minuti, ma poteva anche restarne lì altri 5 minuti.
Xlx scacchista quindi lo salutò, pareva quasi impossibile riscontrarsi, giusto?
<alla prossima, romano! E grazie per aver accettato> lo salutò così mentre si allontanava e faceva anche il gesto dell'arrivederci con la mano, anche se un pò ditubante, il romano in questione gli sorrise prendendo in mano il suo violino e salutandolo.
<arrivederci, allora!>
Il battito di ali di una farfalla può generare un uragano dall'altra parte del mondo, vero?
Chissà se questo ricordo è vero o falso.
Se è un suo ricordo o di un'altro.
Sapeva sarebbe arrivato quel momento eppure sperava che non sarebbe mai successo e quella bugia sarebbe durata fino alla fine del gioco e della sua vita.
Faceva male vedere sul volto di tutti quell'espressione piena di delusione e sorpresa per il suo tradimento.
Dai loro occhi poteva vedere il loro mondo e tutti i loro ricordi condivisi con lui distruggersi come un bellissimo castello di sabbia per via di un onda o un bambino stronzo.
Faceva più male del previsto.
Faceva più male vedere quell'espressione su Goro.
Sembrava desiderare così tanto essere odiato dal castano ma in fondo non lo voleva veramente e il dolore era lo stesso forte.
Quei stessi occhi castani che qualche giorno fa lo guardavano pieno di amore, gioia, felicità, desiderio, adesso lo guardavano con disprezzo, odio, rabbia, tristezza e non sapeva con qualche forza stesse trattenendo le lacrime.
Quei stessi occhi che qualche giorno fa gli dicevano poesie, lo facevano arrossire, colpivano il suo cuore e lo lasciavano senza fiato. Lo faceva anche adesso ma per il grande senso di colpa e per il dolore.
Non riusciva a sopportare quello sguardo.
Faceva bene, per questo non poteva permettergli di continuare ad amarlo, per non vederlo soffrire di più.
Kazuya voleva così tanto abbracciarlo, stringerlo forte a sè mentre piangeva e consolarlo, baciare tutto il suo volto e levargli tutte quelle lacrime e continuare quel bacio che aveva interrotto.
Ma le braccia di Monoaki lo tenevano fermo sul posto e lo costringevano a restare a guardare l'amato crollare lentamente.
Tremava, una mano davanti alle labbra prima per lo stupore e poi iniziò a strofinarle sul palmo come per pulirsi da quel bacio ancora impresso nella mente di entrambi.
Fece più male del previsto anche vedere Kaoru dargli timide carezze dietro la testa e sulle spalle, prendergli la mano e rassicurandolo in silenzio. Menomale che non lo guardava o anche il suo sguardo l'avrebbe distrutto.
Guardava solo il castano.
Doveva essere lui al suo posto.
Doveva essere lui affianco a Goro.
Doveva essere lui a confortarlo.
Non avrebbe mai pensato di provare gelosia per Kaoru.
Una gelosia che lo irritava e aumentava il suo dolore.
Forse era meglio che ci fosse un'altro al suo posto.
Perché lui faceva schifo e l'aveva finalmente dimostrato a Goro.
Ora poteva finalmente odiarlo come meritava.
Tutti potevano farlo.
Non ci sarebbero più stati altri momenti in compagnia pieni di felicità, gioia, leggerezza e così...belli.
Momenti da normale gruppo d'amici, tra risate, godendosi quelle ore e la loro gioventù che era destinata a terminare troppo presto.
Non ci sarebbero più stati.
Lui aveva rovinato tutto come sempre.
Da portare gioia al suo animo a portargli tristezza bastò uno schiocco di dita.
Voleva solo scusarsi per tutto.
Non importava cosa Shou gli stesse urlando, voleva solo scusarsi.
Non sarebbe cambiato nulla.
D'ora in poi sarebbe rimasto solo...con Akio.
Akio non lo avrebbe abbandonato, no?
Nonostante il suo incubo, non lo avrebbe lasciato.
Sarebbe stato il suo unico appiglio.
Sarebbe stato sempre dalla sua parte.
Anche perché era rimasto solo lxi.
Non aveva altra scelta.
Hiroko aveva ragione, tutti facevano bene ad odiarlo e doveva assicurarsi che lxi non fosse tra loro.
Non poteva sopportare l'essere odiato dall'italianx.
Era come l'essere odiato da un tuo genitore...faceva un sacco male e non ci teneva a riviverlo.
Voleva rimediare a un passato di un altro che l'aveva coinvolto senza saperlo.
Goro poteva odiarlo quanto voleva anche per sempre ma Akio...Akio non poteva, avrebbe fatto di tutto per farsi guardare dal più grande con affetto.
Aveva fatto il suo lavoro bene.
Akio non aveva motivo di essere arrabbiatx con lui.
Anzi gli aveva anche detto che era stato bravo! Era fiero di lui? Era felice del suo lavoro? Era felice che era rimasto fedele?
Stava andando tutto bene... allora perché si sentiva ancora peggio? Perché aveva tradito Goro, Kaoru, Nori, Shinobu e tutti gli altri?
Ma aveva tradito per una buona causa.
Aveva tradito per Akio.
Per non farlx pentire di averlo scelto e salvato dalla disperazione.
Perché Akio gli avrebbe voluto bene anche se uccidesse, rapinasse una banca, menasse qualcuno...
Akio gli avrebbe voluto bene anche se fosse veramente una brutta persona e sarebbe stato sempre fierx di lui.
Sentì il suono di uno sparo, poi un'altro, e altri ancora e realizzò dopo che proprio il suo adorato Akio stava sparando al vuoto per far scappare tutti i suoi vecchi amici, aveva sciolto la presa al suo corpo per prendere la mira e non avere tra i piedi un peso.
Per poco non prendeva Shou in pieno volto, l'unico che era rimasto lì mentre gli altri si sbrigavano ad entrare in ascensore.
In risposta il corvino tirò fuori la sua pistola e la puntò addosso allx maggiordomo.
Aveva tutta l'intenzione di sparare e di farlo fuori una volta per tutte, il dito sul grilletto era pronto.
Questa volta non avrebbe esistano e non aveva paura.
Avrebbe sparato.
Se non ci fosse stato Kazuya.
Il violinista gli saltò addosso, spostando la mira e il colpo andò al vuoto, e trascinando Shou dentro l'ascensore portarono con sè anche il traditore.
<trattatelo bene mentre andate su e divertitevi>
Quelle furono le ultime parole dellx scacchista prima che le porte si chiusero e lasciò il romano da solo a prendersi tutte le conseguenze delle sue azioni.
Non sembrava all'andata che l'ascensore fosse così piccolo.
I muri si stringevano, diminuendo tutto l'ossigeno che c'era, non erano in tanti ma non ci stavano, erano tutti attaccati a lui e non volevano assolutamente spostarsi per lasciarli un po' d'aria.
Eppure non soffriva di claustrofobia e non aveva tutte quelle brutte sensazioni prima, non era cambiato assolutamente nulla all'ascensore in modo oggettivo.
Era solo cambiato il rapporto con tutti.
Era una debole pecorella in mezzo a lupi affamati e annebbiato dall'ira del tradimento.
Non serviva Ultimate empatico per capirlo.
Shou non fece passare un secondo di più, appena iniziarono a muoversi verso il basso lo prese per le spalle e lo sbattè contro le porte di metallo, premendolo contro esse e rubargli la poca aria che c'era restandogli attaccato.
<SEI UN PEZZO DI MERDA KAZUYA! PERCHÉ L'HAI FATTO? PERCHÉ HAI MENTITO A TUTTI NOI? EGOISTA STRONZO BASTARDO E MERITI DI MORIRE COME ILX TUO AMICHETTX DI STO CAZZO!>
Ogni parola era una percossa, un colpo che lo faceva risbattere in continuazione contro il metallo impedendogli di pensare a delle rispose e a dire delle parole.
Cosa poteva dire senza sembrare ridicolo?
Pensava le stesse cose che diceva il Birdwatcher ed era inutile trovare scuse che avrebbero peggiorato la situazione.
Forse le avrebbe dette apposta solo per farsi odiare e detestare di più.
<voi non capite...>
Non lo stava neanche guardando, aveva gli occhi fissi sul castano che ricambiava e quei sentimenti non cambiavano, si stava morendo il tenero labbro inferiore dal nervosismo di quel contatto visivo e gli usciva pure il sangue.
Si stava facendo male...per lui?
No no no no...non era quello che voleva! Non voleva che Goro si facesse male! Doveva solo odiarlo! Odiarlo e basta!
Non doveva farsi male ancora...
<COSA NON CAPIAMO? COSA CAZZO DOVREMMO CAPIRE KAZUYA?!> tra i vari colpi non smetteva di urlare
<scusa...>
<MA VAI A FARTI FOTTERE STRONZO!>
Neanche quel pugno in pieno volto poteva superare i colpi che il suo cuore riceveva alla vista di Goro, a ricordi con lui e con tutto il loro gruppetto.
La lotta con i gavettoni e cuscini, la mini e ridicola partita a calcio, pomeriggio passati in sala giochi e a ballare.
Ogni pugno che riceveva era un ricordo diverso, una persona diversa tra di loro, tutte le sue risate e i suoi sorrisi, gli colpiva il volto, la pancia, se lo meritava per averli ingannati.
Sarebbe stato tutto meno doloroso e difficile se fossero veramente sconosciuti, senza legami, senza amore, senza affetto e solo menefreghismo.
All'inizio voleva seguire questo piano di non fare amicizia e rimanere un piccolo lupo grigio solitario ma aveva fallito ed ora era lì a prendersi pugni in faccia e venir sbattuto per i muri con grande cattiveria.
Poteva capire Shou.
Era la talpa di Monoaki.
La persona che odia di più in questa villa e subito dopo ci sarà stato per forza anche lui essendo collegata a lxi.
Lo stratega cercava di sperararli, le sue urla come quelle di Shou non arrivavano più al suo orecchio e la sua mente si concentrò solo su scappare appena sentì da dietro di sè le porte aprirsi.
Riuscì a liberarsi dalla presa in un suo piccolo momento di distrazione, le gambe che scoprirono di saper nuovamente muoversi e non volevano più smettere.
Gli facevano male le spalle, le braccia, la schiena, il volto, la pancia, eppure correva e in quel normale corridio con la porta ancora aperta, non doveva sprecare tempo che culo! Poteva semplicemente correre dritto, svoltare di lato e passare davanti a tutti quelli che li stavano aspettando fuori.
<PRENDERTELO! È LA TALPA! PRENDERTELO!>
Anche se non l'avrebbero perso non aveva molti luoghi dove andare, erano chiusi in un unico luogo, però magari aveva un nascondiglio o avrebbe fatto un gesto estremo per non parlare?
Le gambe andarono più veloci, cercando di mantenere l'equilibrio e il cervello si concentrata su altro e non sui dolori. Se lo ripeteva come un mantra, faceva fatica a respirare con il naso, correva da poco ma aveva già un bell'affanno cercando di respirare solo con la bocca, di riprendere l'aria che prima gli mancava e ora gli serviva per scappare.
Non doveva farsi prendere.
Non voleva farsi prendere.
Forse l'avrebbero davvero ammazzato?
Avrebbero rischiato così tanto per pura vendetta?
C'era davvero qualcuno che si sarebbe sacrificato solo per ucciderlo?
Meglio non scoprire la risposta sulla propria pelle.
Un bel colpo alle gambe con una scopa, secco e abbastanza in basso da farlo inciampare e cadere di faccia vicino alla scale per i piani superiori.
<SEI STATA FANTASTICA ELVIIRA!> sentì venire da sopra la voce di Yumeri, fu facile capire che era la stata l'acrobata a farlo cadere e ricevere un'altro colpo alla schiena appena provò a rialzarsi.
<ANDATE A PRENDERE DELLE CORDE!> urlò invece Kazuto, molto probabilmente si riferiva ai due che dovevano occuparsi a neutralizzare i Aki, Yumeri e Jun'ichi.
Rimase lì steso a terra come un verme, preoccupato e spaventato su ciò che volevano fargli, e aspettava che ilx sux adoratx Akio venisse a salvarlo. Oppure era ancora odiato e l'avrebbe lasciato solo a soffrire?
Era stato scoperto...era proprio sicuro che aveva fatto bene il suo lavoro?
Perché non era qui?
Sentiva un sacco di passi avvicinarsi a lui e piano piano vide tutti i suoi amici e Sally circondarlo.
La motociclista e il mafioso erano tornati con le corde, le stesse che Sae aveva usato per il suo omicidio e avevano ritrovato al loro posto.
Manco fosse un vero criminale venne legato al polsi dietro la sua schiena, tipo manette, poi sotto comando di Shou e Kazuto lo legarono intorno al busto per bloccare le braccia e poi per l'ultime vennero legate le gambe.
Ogni segno di ribellione veniva risposto con un colpo qualsiasi da parte di Yumeri, ciò non lo fermava e il violinista ci provò a scappare via, ritornare indietro e nascondersi tra le braccia dalla scacchista, ali materne di una chioccia che proteggono il suo pulcino.
Ma fu tutto inutile.
Il suo dolore creò solo pietà nell'animo dei suoi compagni e quello che faceva più male era Goro, davanti a lui immobile e sembrava un vero gigante.
Un scusa non bastava per aggiustare tutto.
Non esisteva una parola per rimediare soprattutto se non ti penti di ciò che hai fatto.
Sarebbe inutile, come ogni sua altra parola e gesto, poteva solo rimanere in silenzio e immobile come se fosse un cadavere.
Dov'era Akio?
DOV'ERA AKIO?
Si sta vendicando veramente?
Aveva ragione PERÒ NON POTEVA LASCIARLO LÌ DA SOLO!
AVEVA BISOGNO DI LXI!
<cosa facciamo adesso?> chiese Jun allo stratega che fece segno a Jun'ichi e Yumeri d prenderlo e sollevarlo.
<lo portiamo in camera sua e lo teniamo lì controllato, faremo a turni di due anche per portargli da mangiare> rispose con tanta freddezza, Shinobu aprì la bocca per dire un nel "però" e andare contro quella decisione...il però fu un'altro, aveva troppa paura per parlare e si zittì subito dopo vedendo che nessun'altro voleva controbattere e pensando che nessuno le avrebbe dato retta anzi sarebbe sembrata strana e sospetta.
<per adesso faccio io e non voglio assolutamente Jun'ichi, non serve neanche che mi aiuti a portarlo! Ci riesco benissimo da sola> disse la vera Ultimate Ceramist, facendo fare uno grande sbuffo da parte dello stratega <va bene, ci andrà...Shinobu!>
L'artista annuì e seguì l'altra verso i dormitori.
Kichirō ne approffitò che erano tutti lì per fare qualche domanda tipo...
<cosa diamine è successo?! Kazuya è la talpa? Potete spiegarci adesso?> si stupì di essere riuscito a chiederlo con calma e senza alcuna agitazione a differenza di Shou che gli rispose ad alta voce <semplicemente mentre eravamo nella stanza segreta il campione Kazuya ha deciso di far suonare un allarme e far apparire dal nulla Bastardx-Aki! Non ha fatto nulla per negare ciò! Ma soprattutto tu Jun lo sapevi che era lui vero?> si girò verso la corvina che con fare pieno di disinteresse annuì e basta.
<E NON CI HAI DETTO UN CAZZO?! PERCHÉ NON CI DICI CHI SONO E BASTA? Potevamo fare così fin da prima e->
<come avevo già detto in precedenza non l'avrei detto a nessuno per non rischiare la mia vita. Neanche Kazuto lo sapeva, ha solo seguito i miei consigli di chi doveva esplorare e per questo insisteva che Kazuya se ne andasse. Chiamami codarda o stronza ma io non rischio la mia vita per voi. Poi non sarebbe divertente per il pubblico e mi dà un grande vantaggio...>
<un attimo...come avete fatto a incontrare Monoaki se era svenuto? Io e Yumeri dopo averli colpiti siamo rimasti lì per tutto il tempo fino a quando non vi abbiamo sento urlare "Kazuya è la talpa" e il suo corpo non si è mai mosso...abbiamo sento anche noi l'allarme ma ci hanno detto di rimane lì, al secondo piano nella sala della musica e nel giardino> si intromise improvvisamente l'amico di poker di Jun, con le mani sul mento e pensieroso <anche perché se fosse sparito l'avrebbe detto prima e non saremo scesi solatanto adesso...e->
<un attimo...VOI AVETE FATTO SVENIRE GLI AKI?> la voce di Sally coprì quella del più grande e si ricordarono che la bambini era lì con loro.
La piccola guarda tutti con occhi pieni di ira soprattutto le tre fanciulle che le avevano fatto compagnia fino a quando non sentirono uno strano allarme partire all'improvviso.
<VOI LO SAPEVATE VERO?>
<Sally...> la chiamò l'acrobata ma ormai l'altra era corsa via verso i pieni superiori andando nelle stanze che il mafioso aveva nominato precedentemente.
Era ovvio che anche loro lo sapevano!
Anche Elviira lo sapeva! Lei sapeva che avrebbero fatto del male ai suoi maggiordomi! Non doveva essere così sincera quella volta...non doveva dirle che erano molto importanti! Aveva mostrato le sue debolezze!
Che stupida!
CHE STUPIDA!
UNA VERA VERA SUPER VERA STUPIDA!
Era ovvio che non volevano stare veramente con lei ma dovevano tenerla buona!
Era stata così stupida! Ci era cascata come una vera idiota! Mentre lei si divertiva i suoi maggiordomi...erano vivi no? Erano solo svenuti giusto? Erano feriti? Erano feriti!? Stavano bene? Sono ancora svenuti? Dovrebbero stare bene se Monoaki era andato da loro...ma Akikuma?
Stavamo veramente bene!?
Non era l'unica a correre, gli altri fanciulli la stavano seguendo, non erano veloci quanto Sally e non riuscirono a fermarla ad entrare prima in giardino, ma non c'era nessuno, e poi in sala della musica dove c'erano due Akio e due Akinori.
Un attimo.
IN CHE SENSO CI SONO DUE AKIO E DUE AKINORI? Pensò Kichirō arrivato con tutti gli altri nella stanza.
Fermi un attimo.
UN ATTIMO.
Che cazzo sta succedendo?
Analizziamo la scena per bene.
C'erano effettivamente due Akio, unx steso a terra svenuto e un'altra in piedi e aveva preso in braccio la sua piccola padroncina che lo strinse forte forte e si era pure messa a piangere.
<aww Lady che succede? Perché piangi? Ti sei spaventata?> le diceva con tono dolce e fraterno, l'altra annuì.
<state...bene?>
<stiamo benissimo! Non ti preoccupare>
C'erano effettivamente due Akinori, uno in piedi affianco ai due e accarezzava la testolina della bambina con la mano umana, l'altro era steso a terra e aveva uno strano colorito bianco.
Non era pallido, era proprio BIANCO.
Il biondino si girò verso i loro ospiti confusi e fece un bel sorrisono, era il momento di dare qualche spiegazione.
<siete stati molto bravi, peccato che avete sbagliato bersaglio...più o meno- purtroppo avete fatto svenire, o spegnere dipende, dei miei fantastici androidi con le nostre somiglianze! Avete avuto sfortuna che un uccellino->
<Kazuya> specificò ilx sicilianx.
<ci ha avvisato del pericolo il giorno prima così che oggi potessimo fare lo scambio!>
Alzò da terra l'altro Akinori, spiegando il strano colorito e facendo vedere il volto pieno di sottili e minuscole linee verdognole, e iniziò a stringerlo in un abbraccio.
<sono perfetti! Non come i manichini che avete visto a inizio killing game e poche volte, loro sono vecchissime versioni che dovrò iniziare ad aggiornare...anche perché iniziano a puzzare con quella pelle attaccata...>
Il sorriso si allargò di più e il velo del cappello nascondeva il luccichio nei suoi occhi <questi invece senza pelle finta si capisce che sono robot e il loro comportamento è perfettamente quello umano e in questo caso del mio e di Akio! Non è meraviglioso! Ogni anno migliora e ho voluto testarlo con voi! Come potete vedere, subisce gli stessi danni di un umano! Tipo se gli tirate un colpo al cuore per ucciderlo PERDE SANGUE E teoricamente MUORE!! È MERAVIGLIOSO NON È VERO? Ci è voluto un poco a capire come fare...ma tada~ mi ha salvato da farmi più di un ora di sonno->
BAM!
Un colpo di pistola.
Shou abbassò il braccio consapevole di non aver preso il vero inventore ma quello finto giusto per zittirlo.
<NON È GIUSTO!>
<sai quanto me ne può fottere di cosa sia giusto per te? Zero. Mica mi faccio mandare appositamente fuori gioco da dei bambinetti come voi perché "è giusto"> gli rispose con una fastidiosa faccia piena di menefreghismo e superiorità che fece venire voglia al corvino di sparare ancora e Kichirō lo fermò nel farlo davvero.
<e poi...> la faccia ritornò a quella sorridente di piena di energia di prima <POI GUARDA SANGUINA! VE L'AVEVO DETTO! Grazie per la dimostrazione Shou! Esce pure la quantità giusta di sangue, temevo di averne messo troppo! MA QUANTO SEI BELLO? TROPPO BELLO!!> strinse più forte l'abbraccio con l'androide mettendosi addirittura a girare intorno a sé stesso con quel coso.
Coso era una definizione perfetta.
<questo androide può anche dormire, mangiare, bere, defecare, (tw)vomitare, piangere, provare emozioni e reagire di conseguenza, avere proprie opinioni e crearne di nuove, avere paura, innamorarsi, odiare, provare ovviamente disperazione e teoricamente anche vivere episodi depressivi e avere voglia di ammazzarsi...dipende da androide e androide, da persona a persona...E POI E POI può registrare, filmare, e non si accorgerà di nulla!! Una COMPLETA autonomia! Il problema sono le batterie...ma durano abbastanza...tipo 604.800 secondi che sono 10080 minuti che sono che sono 168 ore che sono 7 giorni che sono->
<PUOI STARE ZITTO PER UN SECONDO?> urlò Shou.
...
<che sono una settimana->
<ANCORA PARLI?>
<è passato letteralmente un secondo-> rispose l'inventore con una smorfia irritata <e poi vi stavo spiegando informazioni importanti...ma fate come volete! Se non vi interessa non me la prenderò assolutamente...anche perché sono già incazzato CHE AVETE PROVATO A UCCIDERCI E FARCI SVENIRE?! DOPO TUTTO IL CIBO CHE VI ABBIAMO CUCINATO?>
Si chiedeva veramente perché avevano deciso di farlo svenire e perché Shou voleva così tanto sparargli?
Davvero?
Però non aveva tutti i torni, gli facevano cibo gratis ogni giorno e ogni cosa era sempre perfettamente pulita per loro.
Ma rimanevano dei pazzi che avevano rapito dei studenti, non completamente tutti minorenni, e che li costringevano ad uccidersi.
<comunque prima che iniziate a litigare> parlò ilx scacchista <dobbiamo darvi una notizia importante così poi voi andate a dormire come bravi bambini>
<che notizia importante?> chiese il biondino.
<ma sei scemo? Te lo sei scordato?>
<...forse?>
<MA SEI SERIO?>
<SCUSA SE IL MIO CERVELLO FUNZIOMA DIVERSAMENTE DAL TUO!>
<TE L'AVEVO DETTO MEZZ'ORA FA! MEZZ'ORA FA MICA L'ALTRO IERI!>
<È TANTO MEZZ'ORA FA! SONO ALMENO 1800 SECONDI!>
<sei proprio stupido Aki> commentò Sally
<Sally tesoro non ci mettere pure tu->
Akio fece uno bel sbuffò.
Santa pazienza che non ha e finge di avere.
<stavo dicendo...la notizia importante è che tra una settimana ci sarà->
<aspetta tra una settimana non è il mio compleanno?> disse la bambina e si girò verso Akikuma che le diede conferma annuendo.
<si è il tuo compleanno e ci sarà->
<CI SARÀ LA SUPER IPER ULTIMATE FESTA IN MASCHERA!?> urlarono in coro la bambina l'inventore.
<esattamente...>
Una festa in maschera?
Sembrava un idea fighissima per il nostro Birdwatcher, se non fosse che in tutte quelle feste era sempre scattato il morto.
<avete ancora tempo, cercate di non fare piani assurdi quel giorno perché bisogna festeggiare! Questa piccola diventerà più grande~> disse Aki tirando una guancia a Sally che lo guardò male e lo morse pure ma l'altro rise e continuò a tirarle le guance.
<potremmo mettere una punizione per chi rovina la festa...ci penseremo sù! E tranquilli avrete anche dei nuovi vestiti e sceglierete voi quali mettere. Nient'altro d'aggiungere! Potete andare a dormire nelle vostre camere e sareste molto gentili se ci ridate le nostre chiavi>
Tutti i partecipanti si girarono per guardarsi tra di loro e discutere solo con gli sguardi.
<sbrigatevi non abbiamo tutta la notte>
Purtroppo non si capirono ma continuarono, cercando di trovare in qualche modo un punto d'incontro.
<perfavore non fatemi usare le maniere forte, ridaci le nostre chiavi. Tutte. Soprattutto quella dell'ascensore. >
Era inutile continuare.
Meglio evitare di farli arrabiare.
Jun'ichi fu scelto per quel gesto e diede il mazzo di chiavi, le due chiavi singole e la chiave elettronica a Monoaki.
<ma che bravi! Ubbidienti come Kazuya> battutina fatta apposta per colpire il debole cuore del mangaka e di tutti i suoi amici <forza a dormire! Fate sogni d'oro e divertitevi con le vostre teorie>
Ore: 08:10 a.m __ Giorno 22 _________
Luogo: camere da letto _____________
Il suo psicologo gli diceva sempre che era importante mantenere le piccole abitudini e la routine anche quando si ha un periodo no. Non per dimenticare il problema ma per non rischiare di perdersi e diventare un automa sempre a letto al buio.
Era anche per continuare a prendere cura di sè, tipo ricordarsi di fare una doccia ogni settimana, fare colazione ogni mattina, lavarsi i denti prima di andare a dormire, e avere un contatto con il mondo che poteva essere fare la spesa o una piccola corsa per la città.
Goro stava già fallendo.
Era steso sul letto, con la testa sotto il cuscino e stava saltando la colazione.
Non aveva neanche fame e non sarebbe riuscito a mangiare, non voleva sforzarsi o stava peggio.
Ormai sapeva come funzionava il suo cervello e sapeva che stava sbagliando a fare così.
Ma era completamente distrutto.
Fisicamente e mentalmente.
Non era neanche riuscito a dormire e non aveva alcun intenzione di sprecare quella giornata a recuperare quelle ore di sonno.
Sapeva che doveva farlo.
Ma non lo faceva.
Quanto odiava tutte queste guerre con sè stesso.
Se solo ci fosse il suo psicologo non pagato, anche chiamato nonno.
Era certo che avrebbe preso a pugni Kazuya per il suo tradimento e per aver fatto soffrire il suo piccolo nipote. E forse perché era pure italiano.
Un italiano stronzo.
Perché Kazuya era uno stronzo.
Solo uno stronzo ti farebbe innamorare di lui perdutamente per poi all'improvviso distruggerti non solo scappando via dopo un bacio e volendo chiudere lì il vostro rapporto MA ADDIRITTURA rivelando di essere un lurido aiutante di...un nemico? Praticamente un nemico ma in teoria...era difficile.
Era tutto così difficile.
Gli venivano in mente tutte quelle frasi stupide depresse che trovava su tumbler e diceva sempre "troppo io", prima di scoprire che era veramente depresso.
Il silenzio non aiutava.
Quella stanza così fastidiosamente silenziosa.
Quanto odia il silenzio.
Il silenzio era il suo nemico.
Non riusciva a reggere un po' di silenzio soprattutto da solo.
Se c'era qualcuno era diverso.
Adesso era una tortura.
Non c'era nulla che impediva a quei pensieri di tormentarlo e il bisogno di alzarsi e scappare da quella stanza andava contro al bisogno di isolarsi da tutti per paura di stare nuovamente con gente sbagliata.
Altre battaglie.
O era una sfumatura di un unica battaglia interiore.
Respirava con la bocca e in modo pesante per concentrarsi solo sul suono dell'aria che usciva e entrava dal suo corpo.
Un piccolo suono che distruggeva quel silenzio totale.
Si aggrappava ad ogni piccolo rumore.
Il suo cuore che batte.
La pancia che brontola.
Scrocchiarsi le ossa.
Deglutire.
Non sopportava il silenzio così soffocante.
Non sopportava quei pensieri così forti.
Non sopportava quelle voci così violente.
Forse poteva iniziare a capire Akikuma e la sua fissa per Shinobu, accennata da Kaoru, perché era quello che stava vivendo adesso con il violinista romano.
Sarebbe stato meglio se affianco a lui ci fosse Kazuya.
Ascoltare i suoi suoni lo aiutavano a dormire tranquillo.
Strusciava con la mano la parte del letto dove di solito dormiva e ora c'era il vuoto.
<GORO!!>
<non urlare che ti sente benissimo! HEY GORO!!>
<ma stai urlando anche tu! GORO POSSIAMO ENTRARE?>
<non è vero! ABBIAMO PORTATO LA COLAZIONE GORO!>
Non importava il tono di voce, poteva sentire in ogni caso Kaoru e Nori discutere tra di loro e chiamarlo.
Sicuramente li avrà fatti preoccupare, era felice che fossero venuti ma, ovviamente c'era un ma, provava un grande dispiacere nel farli sentire così e rovinare la loro giornata.
Non aveva neanche la forza per rispondere e presero il silenzio come un affermazione positiva entrando con passo leggero e calma.
Tirò su la testa solo per vederli per qualche secondo, la biologia mise il vassoio sulla scrivania e ilx schermidore si era seduto affianco a lui, la testa ricadde pesantemente sul cuscino e chiuse gli occhi.
<allora...come stai?> chiese Kaoru e la biologa si sedette vicino ai due.
<mmmh...>
<Goro non fare il microonde e usa le parole perfavore>
<...mh.> rimise la testa sotto il cuscino e rispose con un linguaggio umano <mi manca...>
<tuo nonno?> e il castano annuì
<ma anche Kazuya...>
<sei diventata una ragazzina depressa per il suo amore?>
<Nori!> Kaoru la guardò leggermente male per la sua poca delicatezza
<scusa- era per tirare sù Goro- vuoi un...tiramisù?>
<NORI!!>
<che c'è? Non voglio che rimanga qui sul letto a piangere tutto il giorno!> rispose la biondina che prese il mangaka per le braccia e provò a tirarlo sù, ci riuscì per qualche centimetro per poi mollarlo e farlo tornare come prima.
<magari ha bisogno solo di essere un attimo triste e->
<e farlo rimanere qui rinchiuso mentre salta i pasti?>
<non ho detto questo. Ha bisogno dei suoi tempi>
<e comunque> li bloccò Goro <non ho fame->
<E TU MANGI. LA COLAZIONE È IL PASTO PIÙ IMPORTANTE DELLA GIORNATA!> urlarono in coro i due amici e lo fulminarono con lo sguardo.
<...non serve che urlate comunque->
<MANGIA!>
<HO CAPITO HO CAPITO!>
Gli avevano preso dei pancake e ogni boccone era un grandissimo sforzo, era come continuare a mangiare quando hai appena finito un gigantesco pranzo di natale con la sua famiglia americana. Non c'era proprio spazio nel suo stomaco riempito da brutti sentimenti, la gola bloccata da un masso e non da un semplice nodo e muovere il braccio richiedeva troppe energie.
Doveva però ringraziare i due che rimasero con lui mentre mangiava, a fargli compagnia e non lo sforzavano, se non fosse per loro non avrebbe veramente mangiato e si sarebbe sentito veramente in colpa.
<se vuoi altro dillo pure e te lo portiamo> disse la biondina
<no tranquilli, mi bastano questi...solo che ci metterò un po'> aveva appena mangiato un pancake su sei e sembrarono essere passate ore.
<sicuro? Se vuoi altro-> eccolo che anche l'altrx fece la stessa domanda.
<vi ho detto che vanno bene questi. State tranquilli davvero>
Forse non passarono veramente ore come lo percepiva Goro ma solo mezz'ora, l'importante era che avesse finito la sua colazione, si fosse cambiato e sistemato, e per Nori era pronto per uscire ma per Kaoru era troppo presto.
La fanciulla girava per la stanza facendo piccoli saltelli e parlava più con se stessa che con gli altri due fanciulli <potremmo fare una partita a biliardo! Fare qualcosa di tranquillo prima di pranzo e poi...FARE UNA STAND UP COMEDY TUTTI E TRE ASSIEME! Potremmo chiedere a Shinobu! Oppure...potremmo prepararci per la festa di Sally! Sarebbe veramente carino essere tutti coordinati e dovremmo allenarci a ballare! Aspettate ho un'altra idea! Potremmo anche->
<Nori un attimo...> la fermò Kaoru mettendosi davanti a lei, parlava a bassa voce e facendo segno con le mani di abbassare il volume della voce <non credi che forse dovremmo lasciare a Goro i suoi spazi? Cioè...è carino quello che vuoi fare ma ha bisogno di->
<compagnia e supporto!>
<...di tempo.>
<ovvio! Ma non dobbiamo lasciarlo solo! Ha bisogno di noi!>
<ha bisogno anche di metabolizzare ciò che gli sta succedendo e i suoi sentimenti, comprenderli e->
<e dobbiamo stargli vicino! Sempre! Dovremmo pensare a farlo stare bene>
<ma deve affrontare il problema! Se no poi accumula e scoppia!>
Era buffo vederli parlare di lui a bassa voce come se non fosse in stanza con loro e non potesse sentirli.
Magari i suoi genitori si fossero comportati così riguardo alla sua salute, avrebbe risparmiato molti soldi spesi in sedute dallo psicologo.
Prese il suo taccuino, una penna e con passo veloce uscì dalla stanza senza che i due se ne accorgessero, troppo occupati a discutere.
Finalmente sfuggì da quella stanza ormai non più silenziosa e decise di dedicarsi all'analisi di ciò che avevano scoperto ieri in biblioteca così da stare in un posto diverso e la sua mente potè concentrarsi su altro.
Poi era una stanza pubblica, qualcuno entrerà e gli farà compagnia no?
Sarebbe perfetto.
E avrebbe fatto anche qualcosa di utile per la loro piccola comunità di vittime e disperati!
Si accomodò in biblioteca, aprì il suo taccuino, aprì la penna e osservo i segni d'inchiostro che aveva fatto ieri.
Era solo un "dovere".
Doveva solo concentrarsi.
Doveva leggere e non osservare quei segni.
Doveva pensare a teorie.
Doveva pensare a come potessero risultare utili.
Doveva smettere di pensare a Kazuya.
Non si rese conto che la penna fece altri segni vicino a quelle scritte e stava inconsciamente disegnando il violinista.
Tratti precisi, senza nessuna struttura, un veloce tratteggio, un veloce tre quarti del fanciullo che lo guardava dritto nei occhi.
Una linea sottile per la bocca che formava un sorriso.
Tante linea per rendere meglio i suoi capelli spettinati e poco mossi.
Tante linee per un tenero rossore.
Cancello tutto con un disperato scarabbicchio e cambiò pagina.
Teorie.
Shinigami.
Stanze segrete.
Membri della Future Foundation.
Terroristi.
Traditori.
Hiroko.
Akikuma e Monoaki.
Junko.
Ultimate.
Killing game.
E... Kazuya.
L'aveva appena disegnato di profilo con gli occhi socchiusi e stava accennando le labbra di un'altro profilo ma non fu completato per un'altro scarabocchio.
DOVEVA CONCENTRARSI.
DOVEVA SMETTERE DI PENSARE A KAZUYA.
Doveva pensare al fatto che c'era stato uno scambio di partecipanti e loro forse c'entrano.
Dei membri della Future Foundation e di capire il suo sogno.
Di Shinobu sospetta e di Kaoru che si sogna come uno shinigami.
E...Kazuya era una talpa.
BASTA. BASTA. BASTA.
Un modo per fuggire.
Un modo per sopravvivere.
Un modo per stare al sicuro.
Un modo per sapere la verità.
Un modo per scoprire chi sia ilx mastermind.
Un modo per ...scoprire chi fosse l'altra talpa oltre a Kazuya.
Ecco la faccia del romano dinuovo su quel foglio, insieme a tante altre veloci, piccole, grandi, piccoli suoi particolari anatomici che aveva osservato così tanto che riusciva a rifarli anche senza avere lui davanti.
I suoi occhi pieni di vita.
Le sue labbra che voleva baciare ancora.
Il suo naso tipico italiano (non sapeva neanche se esistesse un naso tipico italiano)
Le sue mani piene di calli e affetuose.
Il suo sorriso contagioso.
Il suoi cappelli così morbidi...
BASTA PENSARE A KAZUYA.
BASTA! BASTA! BASTA!
Temeva di strappare il foglio con quegli scarabocchi, la pagina diventò tutta nera perchè la penna si era pure rotta e lanciò via il taccuino.
Le sue mani sporche di nero stringevano i suoi capelli e la fronte sbattè con forza contro il tavolo.
<Goro tutto ok?->
<TI SEMBRA CHE STIA BENE!?> alzò di scattò la testa e si bloccò quando si rese conto che aveva effettivamente urlato contro qualcuno, che qualcuno era entrato e ora lo vedeva così, come un pazzo.
<domanda stupida...non sono bravo con...domande personali e situazioni sociali legate a sentimenti> Jun'ichi era davanti alla porta e la chiuse alle sue spalle.
Era la persona peggiore che poteva capitare a Goro, dopo Kazuya.
Il corvino si avvicinò prima al taccuino, prendendolo da terra e osservando i segni indecifrabili su esso, alzò le sopracciglia confuso
<uh...crisi artistica?>
<magari fosse solo quello il problema>
<...crisi esistenziale?>
<tra poco sarà davvero così>
<...crisi generale?>
<te la concedo>
Fece un leggero sorriso, più isterico che altro ma il mafioso non riuscì a distinguere la differenza e la prese come una cosa positiva.
Si avvicinò e gli posò il taccuino sul tavolo.
Ad attirare la sua attenzione fu il pacchetto di sigarette che tirò fuori dalla tasca, delle Amber Leaf, le stesse di Monoaki.
<come le hai avute quelle?>
<le ho rubate all'androide di Monoaki, ne vuoi una?> gli chiese mentre apriva il pacchetto, prese una sigaretta e la accese usando una candela che era sul tavolo <ti farebbe bene, aiuta a togliere lo stress e rilassarti>
<ma ti causa il cancro ai polmoni e una dipendenza>
L'altro fece un bel tiro e si sedette sul tavolo davanti a lui.
<quelli sono solo degli effetti collaterali, poi mica devi fumarti tutto il pacchetto...solo una. E se vuoi ovviamente->
Il mangaka guardò il pacchetto un attimo in silenzio prima di prendere da esso una sigaretta e accenderla.
Sapeva che non doveva, che era meglio non aggiungere ai suoi problemi una dipendenza ma se poteva calmarlo per il momemto beh...l'avrebbe fatto.
<solo una>
<dicono tutti così>
Era la sua prima sigaretta.
Il suo primo tiro a pieni polmoni e invece di tirare fuori il fumo in modo elegante come Jun'ichi si mise a tossire per il gusto forte e pungente.
<prima volta?>
<si-> disse tra i colpo di tosse <ma ha un odore e gusto strano...mio nonno fuma ma non ha questo odore!>
<beh non credo che tuo nonno fuma cannabis->
<È CANNABIS!?>
Goro spalancò gli occhi e guardò la "sigaretta" sconvolto.
<pure di buona qualità...non è però quella che commercio io, quella è la migliore. Forse qualcosa locale dell'Italia, non mi stupirebbe se fosse così patriottico! Non credo però se la faccia lxi, dagli appunti di Kazuto sembra che Hiroko non approvi che->
<no scusami. Ma non dovrebbero essere normali sigarette? E poi tu come lo sai che c'è la cannabis?
<allora...uno le ho provate ieri sera con Jun e due Monoaki usa le scatole per nasconderle ovviamente, l'unica cosa che cambia è il contenuto> fece un'altro tiro e il suo viso sembrò già meno teso di prima
<e tranquillo, gli facciamo un favore a fumare al posto suo essendo che sta facendo un percorso di disintossicazione>
<diventando noi dei tossici?>
<è solo un effetto collaterale->
<e poi scusa...come fai a sapere che è di buona qualità? Tu fumi?> chiese il castano e provò a fare un'altro tiro riuscendo a non tossire subito dopo.
<beh...se tu fossi un venditori non proveresti in prima persona quello che devi vendere e saper distinguere se è ottimo o no? Vale anche per le cose illegali. Più o meno. Non so se ti interessa una spiegazione sugli affari mafiosi e non dovresti manco saperli in realtà>
Sapendo che fosse droga avrebbe dovuto fermarsi eppure aveva appena fatto tipo quattro o cinque tiri.
Di meno rispetto all'altro che tranquillo faceva un tiro dietro l'altro e se l'aria dentro la stanza iniziava a essere pesante e aromatizzata con ilegalità era solo colpa sua.
E aveva così ragione.
Si stava sentendo meglio.
Non era una promozione al fumo ma hey i muscoli erano meno tesi, la testa leggera e ogni pensiero di prima sfumava via dalla sua bocca.
Kazuya? Era fuori dalla sua concentrazione.
Jun'ichi assassino? Non era un problema.
Entrambi collaboratori di Monoaki? Ma da quando? Era così assurdo pensare che stesse fumando delle canne con un tipo così.
Eppure eccoli lì e si misero pure a ridere per...il nulla.
<ti giuro! Le forme sono strane! Allungate!> diceva Goro facendo pure vari movimenti con le mani per far capire all'altro, in piedi a cercare di capire se avesse ragione o no.
<e certo! Ed io vedo i draghi! Guarda uno è laggiù, dietro di te a sinistra davanti con un tutù viola chiaro tendente al lilla con sfumature azzurre celeste indaco con dei fiocchi bianchi panna beige che balla il tango!>
<wow sei stato estremamente preciso. Sicuro che non lo vedo!>
<ovvio che lo vedo! Mo te lo imito aspetta->
<JUN'ICHI MANCO TI REGGI IN PIEDI!>
<SONO UN BALLERINO DI TANGO PROFESSIONISTA GORO!>
<SEI SOLO UN FATTONE!>
<E UN BALLERINO DI TANGO PROFESSIONISTA!>
Era inutile dire che Jun'ichi non era veramente un ballerino di tango professionista e i suoi passi furono terribili, imbarazzanti ed era rigido come un tronco, ma almeno fece ridere il mangaka che si aggiunge.
Nessuno dei due riusciva veramente a reggersi in piedi, anche perché mica avevano smesso con i tiri, e non erano neanche coordinati quando provarono a fare gli stessi passi. Manco cantare erano capaci e da una normale canzone di un tango passarono a quella dei balli di gruppo.
<EH MACARENA!!> urlarono prima di quasi cadere entrambi a terra perché avevano deciso di fare lo scorso ballo girando su sé stessi.
<When I dance, they call me Macarena! And the boys, they say que soy buena!>
<They all want me! They can't have me! So they all come and dance beside me! Move with me! Chant with me! And if you're good, I'll take you home with me!>
A rovinare il loro duetto erano solo le stonature e le risate
<Dale a tu cuerpo alegría Macarena! Que tu cuerpo es pa' darle alegría y cosa buena! Dale a tu cuerpo alegría, Macarena! Hey Macarena, AY!!> ci provarono anche con la parte spagnola.
Goro, per nulla abituato, si dovette tenere all'altro ma ciò non lo fermava dal cantare e ballare <But don't you worry about my boyfriend! He's a boy whose name is Vitorino! I don't want him! Couldn't stand him! He was no good so I ahahaha~>
Il corvino almeno riusciva a essere più espressivo adesso che in tutta la sua vita <now, come on, what was I supposed to do? He was out of town and his two friends were sooo fine!!>
E dinuovo il ritornello che era diventato più un "nananana HEY MACARENA nananana" che vere parole.
<BOMBA!!!> urlarono in coro cambiando a caso la canzone, salendo sul tavolo e facendo il balletto lì.
<Un movimiento sensual> cantava Goro.
<SENSUAL!> e urlava Jun'ichi.
Facevano questo scambio per tutta la canzone.
<Un movimiento muy sexy>
<SEXY!>
<Un movimiento muy sexy>
<SEXY!>
<Y aquí se viene el africano con el baile que es una>
<BOMBA!>
<Para bailar esto es una>
<BOMBA!>
<para gozar esto es una>
<BOMBA!>
<para menear esto es una>
<BOMBA!>
E non smettevano.
<una mano en la cabeza! Una mano en la cabeza!>
<un movimiento sexy! Un movimiento sexy!>
La coordinazione non era il loro forte e neanche il ballo ma si stavano divertendo.
<una mano en la cintura! Una mano en la cintura!>
<un movimiento sexy! Un movimiento sexy!>
<Y ahora empiezo a menear
suavecito para abajo, para abajo, para abajo!> e piano piano si piegavano e scendevano giù, cercando di non cadere giù dal tavolo e magari buttare giù anche l'altro.
<suavecito para arriba, para arriba, para arriba!> e ritornarono sù e poi riscendevano come diceva il ballo.
Tutto questo mentre gli altri stavano per pranzare e i due non scesero a raggiungere gli altri impegnati a ballare, a cercare di non cadere a terra e a mettersi a osservare un muro senza libreria cercando di capire se quell'ombra fosse reale o fosse un effetto della canna, che intanto si accessero la seconda.
Il corvino aprì la porta solo perché l'aria iniziava veramente a diventare pesante, e restò lì davanti, con la porta semichiusa, immobile.
Il castano confuso si avvicinò barcollando e si appoggiò all'amico di canne, sentendo sempre di più due voci familiari: quelle di Shiro e di Yumeri.
<ora che siamo sole possiamo leggere la lettera di quel mafioso di merda> disse la motociclista amante della ceramica, aprendo il foglio e prendendosi una piccola occhiataccia da parte di Shiro.
<non chiamarlo così e tu dovrai leggerlo per me lo sai?>
<si si! Era per dire- e spero che scriva in modo decente se no sarà dura...e non sia breve e coinciso>
L'albina ridacchiò e si sedette sul divano del salotto e affianco a lei c'era l'altra fanciulla.
Di che lettera stanno parlando, vi starete chiedendo vero?
Quella mattina Yumeri ricevette quella lettera insieme ad un'altra dove aveva scritto un brevemente "potresti leggere questa lettera per Shiro? È molto importante e spero di non sbagliare a fidarmi di te".
All'inizio voleva nasconderla ma facendo così non sarebbe stata migliore del corvino e fu difficile non dimenticarsi di quel compito tra i suoi altri pensieri e impegni per il pomeriggio.
A Shiro.
Prego vivamente che chiunque ti stia leggendo questa lettera lo faccia nella sua interezza, senza saltare un solo passaggio, perché è incredibilmente raro che io riesca ad esprimere i miei sentimenti e a mettere a nudo le mie emozioni senza vergognarmene nel profondo.
Non è detto che poi mi imbarazzi nel ricordare di aver scritto le seguenti parole, anzi quasi sicuramente mi verranno i brividi all'idea che delle mie riflessioni private siano fissate su un pezzo di carta a disposizione di chiunque lo trovi, ma trovo fondamentale essere completamente trasparente con te.
Meglio tardi che mai, ecco.
Avrei dovuto essere onesto fin dall'inizio del Killing Game, ma c'erano troppe variabili che avrebbero potuto mettere entrambi in pericolo nel giro di pochissimo. Questa lettera vuole servire come chiarimento delle mie azioni, del mio ragionamento e delle mie decisioni intraprese in questi giorni.
Non una giustificazione, non un tentativo di far passare le mie azioni come sensate e buone, non implorare perdono e tornare come se tutto fosse come prima... Ma unicamente porgere le mie scuse, e fornire tutti i motivi per cui ho fatto quel che ho fatto. Soltanto quando avrai terminato la lettera potrai decidere cosa fare, e non mi lamenterò per la decisione che farai.
Innanzitutto devo partire dal motivo per cui ti ho tenuto nascosto la situazione della mafia, e purtroppo devo darti altre brutte notizie.
Quando i tuoi genitori hanno proposto ai miei di unire noi due in matrimonio, sapevano perfettamente con che soggetti avevano a che fare. Sapevano e volevano che tu sposassi un futuro boss mafioso... Perché anche tu sei una mafiosa. La tua famiglia è una famiglia mafiosa fin da quanto ne abbia memoria, e la nostra unione sarebbe servita per portare ricchezza a entrambi i casati.
Non so perché non te lo abbiano mai detto, è stata una scelta molto azzardata su ogni punto di vista e...
E ora ha portato a questo.
Non volevo essere di nuovo io il portatore di dolore e catastrofi, ma se devo essere sincero fino in fondo mi pareva giusto avvisarti di questa tua condizione sociale.
Il fatto che tu non abbia comunque commesso alcun crimine non ti rende complice di nessuno dei tuoi parenti affiliati alla yakuza, tuttavia appartieni alla mafia per nascita. Fai di questa informazione quello che più desideri.
In secondo luogo...
È mio dovere scusarmi per aver rotto la promessa che ci siamo fatti.
Ti posso assicurare che le mie intenzioni, fin dall'inizio dei giochi, sono state proteggerti e tenerti al sicuro evitando il più possibile di seguire le regole del gioco, oltre che capirci qualcosa della situazione in cui siamo capitati.
Non ho mai mentito sulle indagini che abbiamo fatto, non ho mai aiutato o contribuito con in mente l'intenzione di fingere di essere una buona persona. Ho semplicemente lavorato e fatto il possibile per contribuire vista la situazione assurda e incerta in cui tutti siamo finiti. All'inizio ho cercato di tenere un profilo basso, ma più volte i moventi sono finiti per toccare te e rischiare di metterti in pericolo.
Avevo promesso di non spargere sangue innocente pur di tenerti al sicuro, ma stavolta... Mi sono sentito costretto a rompere la promessa. Dovevo scegliere se sacrificare la mia famiglia, il mio segreto e la mia reputazione o se sacrificare degli semisconosciuti in cambio della tua salvezza, oltre che della mia. Penso che... Tutti quanti, nei miei panni, avreste agito come ho fatto io.
Questo non significa che le mie azioni fossero giuste, anzi. Sto solo cercando di spiegare il mio punto di vista, dato che non mi è mai stato concesso. Mi sento in diritto, forse arrogantemente, di richiedere di parlare anche del mio punto di vista. Poi potete fare quel che volete, ma a tutti i criminali viene comunque concesso la libertà di parola, anche in prigione.
Ma a questo punto sto parlando a vanvera... Perdonami. Non sono mai stato così emotivo come in questo momento e non so come fare un discorso coerente, mi sento sconvolto e strattonato da ogni emozione umanamente possibile... Non riuscirò mai a scrivere una lettera ben organizzata, ma spero lo stesso di venire in qualche modo compreso.
Ti chiederai, forse, quale sia la motivazione dietro tutti questi ragionamenti volti unicamente al mio egoismo, alla tua sicurezza e salvezza, dato che nemmeno ci conosciamo così bene. Insomma... Perché mai rischiare la mia stessa vita pur di provare a garantire che la prossima a morire non sia tu? Non è logicamente utile, è uno spreco di tempo e risorse.
Ma non per chi possiede un cuore.
Il cuore umano tende a offuscare i ragionamenti e la logica...
Ogni tanto mi ritrovo a desiderare di potermi strappare il cuore dal petto e funzionare solo con la testa, soprattutto per quanto riguarda te. Sono piuttosto sicuro che lo avrai già capito, sei incredibilmente osservante e non ti sfugge nessun dettaglio. Ogni mio tentativo di nasconderti le mie emozioni probabilmente è stato vano, non sono così bravo come penso di essere nel non far trasparire emozioni.
Ti amo.
Puramente e semplicemente ti amo.
È una conclusione a cui sono arrivato col tempo e che ho confermato per l'ennesima volta quando sono uscito durante la festa, la sera in cui ho deciso di macchiarmi ancora una volta le mani per poter tenerti al sicuro, ed è un sentimento che perdura da molti, troppi anni.
Quale perdente si prenderebbe una cotta per la ragazza con cui viene costretto ad un matrimonio forzato? Io, io sono quel perdente.
Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti, ormai tre anni fa?
Io ricordo quel giorno come se fosse ieri.
Ricordo il modo in cui mi hai sorriso, così elegante e cortese. Ricordo il modo in cui i nostri genitori ci hanno lasciati soli, e tu mi hai invitato in giardino a fare una passeggiata. Ricordo le tue mani delicate che hanno accettato il mio braccio, usandomi come supporto, ma da come camminavi e da come mi stavi accanto sembravi un angelo che desiderava stare ancorato alla terra, o rischiava di volare via.
Camminavi con leggerezza, la brezza soffiava sul viso e spostava delle ciocche di capelli dal tuo volto.
Ricordo anche il profumo delle camelie intorno a noi e ricordo che, qualche tempo dopo, non smettevo di comprare camelie da mettere in ufficio.
Tu per me eri e sei una camelia.
Sai che la camelia è uno dei fiori più raffinati che esistano?
Rappresenta la bellezza perfetta, e quando è regalata è segno di stima.
È anche simbolo di amore eterno...
E della devozione di un innamorato alla persona che ama, di un attaccamento sentimentale duraturo, che difficilmente cade.
Quando ho scoperto queste informazioni ho scoperto anche che il mio fiore preferito era e sarebbe sempre stato la camelia.
Dio, sono così patetico a raccontare di tutte queste cose dopo quello che ti ho fatto.
Spero tu possa comunque restare ad ascoltare le parole di questo povero verme, che non ha nemmeno il coraggio di dirtele a voce.
Ti amo. Ti amo e quando ho capito che la mia vita, con te accanto, avrebbe assunto una nota di gioia più grande di quello che pensavo, ho avuto paura. Paura di stare accanto a te rimanendo chi sono.
Non ti meritiamo.
Io non ti merito.
Eppure la tua famiglia ti ha consegnata nelle mie mani.
Ti ha consegnata nelle mani di un criminale, di un mafioso, di uno sporco assassino, di un essere che fin da piccolo è stato programmato per continuare a condurre affari sporchi e meschini di lavoro.
Ho avuto paura di prenderti per mano per paura di macchiarla di sangue. Una camelia insanguinata...
Avrei rovinato il tuo colore.
Avrei rovinato il tuo profumo.
Avrei rovinato tutto, anche la possibilità di una stupidissima amicizia.
Mi sono scavato la fossa con le mie mani quando ho accettato la proposta di uccidere Hannes e Roza.
Anzi... Mi sono scavato la fossa quando non sono stato completamente onesto con te su chi fossi davvero.
Non sarebbe cambiato nulla, probabilmente ci saremmo dovuti sposare lo stesso, ma perlomeno avresti avuto la visione completa degli eventi e avresti deciso di starmi lontana.
Forse così, sapendo di avere il tuo odio, i miei sentimenti per te se ne sarebbero lentamente andati.
Invece così ho condannato entrambi. Ho condannato te a venire associata ad un simile mostro, e me stesso a pensare di poter essere una persona normale nonostante fosse evidente che non era la vita che mi spettava.
Trovo che la fiaba de La Bella e la Bestia sia un poco troppo accurato per noi due. Ma ci sono differenze sostanziali: non avremo un lieto fine, io non mi redimerò mai dal mostro che sono, e tu non mi amerai mai. Almeno, non nel modo in cui io disperatamente desidero. E che, grazie al cielo, non merito.
Con questa lettera non intendevo suscitare alcun sentimento pietistico nei miei confronti. Da un punto di vista oggettivo e anche secondo il mio parere, non merito né pietà, né compassione, né supporto. Ma lo scopo di scriverti queste pagine era porgere le mie più sincere scuse.
Chiedere scusa non restituirà la vita a Roza o ad Hannes, non restituirà a Elviira la felicità che ha perso per causa mia, non ridarà a Yumeri la fiducia che prima aveva in me e, soprattutto, non aggiusterà il rapporto che io e te avevamo, Shiro.
Ma queste scuse ti sono comunque dovute. Devo accettare le mie responsabilità e assumere le conseguenze delle mie azioni, e il punto di partenza è anche questa lettera.
Voglio riconoscere le mie colpe, il mio tentativo di manipolarti e farti credere che fossi una buona persona, l'averti tradita e aver rotto la nostra promessa. Voglio... Voglio rompere, anche se mi fa incredibilmente male, il nostro fidanzamento. Non è mai stato ufficializzato in modo pubblico, ma meglio prevenire che curare.
Ti consegno quindi l'unico oggetto che finora ci legava, e di cui tu non sei mai stata a conoscenza: troverai nella scatolina allegata a questa lettera un anello di fidanzamento, che io ti avrei dovuto mettere al dito quando sarebbe giunto il momento propizio.
È giusto che questo anello vada nelle mani della legittima proprietaria e che sia lei a decidere cosa farne.
Puoi venderlo o puoi regalarlo a qualcuno a cui tieni, a Yumeri ad esempio, anche se probabilmente non accetterà l'idea di un anello fatto usando i soldi di un criminale, soprattutto se quel criminale sono io. Puoi indossarlo, ma forse ti arrecherebbe solo più danni. In ogni caso, non è una mia decisione.
Con questo anello ora sei libera. Non c'è più nulla che ti leghi a me e non c'è più nulla che mi leghi a te. Siamo tornati ad essere due perfetti sconosciuti e le nostre strade procederanno in direzioni diverse, da oggi in poi. Spero solo che tu possa trovare la felicità nel percorso che sceglierai, e mi auguro che anch'io possa trovare la mia, anche se non me la merito.
Non ho una conclusione adatta a questa lettera. Probabilmente tutto quanto ti risulterà parecchio sconclusionato, poco ragionato, ed estremamente incoerente. Per una volta mi sono fatto trasportare dal cuore... Ed ecco che mi sono auto-dipinto come un maniaco. Nel dubbio, non sei più legata a questo maniaco.
La libertà ora ti appartiene, e per quanto riguarda le pressioni della tua famiglia sul mancato matrimonio con me, ho abbastanza soldi per farli tacere e per non disturbarti ancora su questo discorso.
- Jun'ichi Ueno.
Ci fu un pesante silenzio sia tra le due fanciulle che tra i due fanciulli che stavano origliando e osservando la scena.
La motociclista posò di lato la lettera, che Shiro prese e la strinse tra le sue mani, e trovò anche la scatolina citata, messa sempre affianco a lei dall'amica, e dentro c'era veramente un anello.
Non poteva vederlo ma era certa che Jun'ichi aveva scelto per lei il più bello tra tutti, per creare gelosia nelle altre mogli e fidanzate dei suoi colleghi.
Per rispecchiare la sua bellezza che lui poteva ammirare e lei no.
Poteva solo immaginarlo con il tatto.
La chiuse tra le sue mani insieme alla lettera, stringendo e cercando di non piangere, come faceva ormai da un paio di giorni.
Era china su sé stessa e non ricevette nessun abbraccio, nessuna carezza da parte di Yumeri ma solo parole non richieste.
<non ci credo...non ci posso assolutamente credere...il tuo era un matrimonio mafioso? E tu non ne sapevi nulla?>
Perché doveva parlare? Non poteva semplicemente stringerla, confortarla e lasciarla piangere?
<esattamente come ha scritto Jun'ichi...> rispose con uno grande sforzo <non posso fare altro se non sposarlo e se non sposo lui i miei troveranno un'altro...non sarà l'unico mafioso che conoscono>
<si che puoi fare qualcos'altro! Puoi sempre rifiutarti o...scappare? Andartene! Tu non sei di loro proprietà e non possono darti a chi gli pare e a qualsiasi criminale con un bel patrimonio!> le rispose e le sue mani non erano dolci ma cariche, fredde, che l'afferavano solo per muoverla avanti e indietro e non per accarezzarla, stringerla e darle affetto.
<No non posso...>
<Si che puoi Shiro basta->
<Oh scusami se non voglio farmi odiare dalla mia famiglia!> faceva strano sentire l'albina usare un tono freddo, pieno di lacrime e di irritazione.
<famiglia mafiosa che ti ha mentito e ti ha venduta!>
Come se mi avessero fatto solo questo ma disse altro per non allungare la discussione e farla stare zitta <rimane...la mia famiglia Yumeri...io non posso->
<Non puoi cosa? Deluderli vero? Loro sono la tua famiglia solo per il sangue, il DNA e tutte quella roba scientifica- una famiglia non ti tratta così! E sono anche dei...dei...>
<Criminali? Mafiosi? Che aggettivo vuoi usare? Dillo senza problemi>
Finì al posto suo, tirandosi in sù e appoggiandosi allo schienale.
<ti ricordo che è la MIA famiglia quindi ANCH'IO sono una criminale, anche se non ho fatto mai male a qualcuno faccio parte di questo mondo! E dovresti sapere che non puoi uscire dalla mafia senza finire nella loro lista nera!>
Le sembrava di star parlando con un muro e tutte le parole ritornavano indietro e le faceva solo del male.
<però non saresti una codarda! Vai a dirgli che lo odi! Che odi la tua famiglia!>
Anche le sue parole le facevano male e la colpivano con forza.
Stava dicendo sul serio?
<se non lo ami e non vuoi che lui ti ama dillo! Dillo che lo odi! Dillo!>
Non poteva stare zitta e semplicemente...starle accanto?
<dillo che lo odi! "Io Shiro odio Jun'ichi! Odio la mia famiglia mafiosa!">
Non la stava aiutando.
Perché non capiva?
Perché era così stupida da non capire la situazione e capire che doveva stare zitta?
<DILLO CHE LO OD->
Fu strano vedere Shiro tirarle uno bello schiaffo sulla guancia, facendole girare il volto di lato, non fu difficile capire dove si trovava ed essere così precisa.
<tu non sai niente! TU NON SAI NIENTE DELLA MIA SITUAZIONE! Smettila di essere così presuntuosa di sapere come mi sento senza starmi ad ascoltare e chiedermi ASSOLUTAMENTE NULLA!!>
Era difficile per la pianista non urlare, trattenere quella rabbia creata dalle parole di entrambi. Se poteva avrebbe dato uno schiaffo anche a Jun'ichi.
Per poi starci male ma l'avrebbe fatto.
<ti rendi conto che mi stai dicendo di odiare la MIA FAMIGLIA? Non ci sono solo i miei genitori! Dovrei odiare il mio maggiordomo che è stato la mia figura paterna da quando ho memoria? Il mio fratellino adottato solo perché i miei non volevano un fallimento come me e viene lo stesso considerato un fallimento perché non rispecchia le loro aspettative? Dovrei odiare anche loro CHE NON C'ENTRANO NULLA COME ME? Così? All'improvviso? ANCHE LORO FANNO PARTE DI TUTTO ALLA FINE COME ME!>
Era finalmente riuscita a far stare zitta Yumeri, si accarezzava la guancia un po' arrossata e colpita dalla mano dell'albina.
<e non posso assolutamente farmi odiare di più dai miei genitori Yumeri! Tu non sai quanto mi ci è voluto per essere considerata un ottima erede anche se donna e disabile! Tu non sai tutto lo stress per essere perfetta ai loro occhi e ora mi dici di semplicemente scappare? Come se non fosse nulla?! Come se non avessi sacrificato tutto per loro? COME SE FOSSE FACILE? COME SE NON AVESSI SPRECATO TUTTA LA MIA VITA PER ESSERE AMATA DA LORO? COME SE NON CI FOSSE NESSUN SENTIMENTO CHE MI LEGHI A LORO?>
<e se scapassi poi il mio fratellino sarebbe stato coinvolto in tutto questo fin da piccolo...dovrei abbandonarlo? Dovrei lasciarlo da solo? Dovrei odiarlo perché prenderà il mio posto? Perché essendo maschio sicuramente finirà come Jun'ichi? Essere un capo di una famiglia mafiosa fin da piccolo? Iniziare a essere cresciuto in un ambiente di merda, di corruzione e di morte?>
Era così bello poter parlare senza essere interrotta da Yumeri.
La mano stringeva fortissimo sia la scatola che la lettera, non poteva vedere le sue nocche diventare ancora più bianche e non poteva vedere la faccia sconvolta dell'amica a quelle parole.
<mi dispiace ma non funzionò così.> cercava di stare calma, non le piaceva urlare però quella voce alta le usciva lo stesso, fuori dal suo controllo come quello schiaffo <mi dispiace se non riesco a rinnegare subito la mia famiglia! Mi dispiace se per me è difficile credere che possano essere mafiosi! Io non sono come te Yumeri! E NON TI RENDI CONTO QUANTO MALE STO PER TUTTO QUESTO? PER TUTTE QUELLE PAROLE? LA MIA FAMIGLIA È MAFIOSA YUMERI TE NE RENDI CONTO DI QUANTO MI FACCIA MALE? HO VOLUTO DA ANNI L'APPROVAZIONE DEI MAFIOSI! Ho rinunciato per loro un amore vero! Stare in una scuola pubblica e vivere come una ragazza normale! Avere un ragazzo NORMALE E CHE IO AMAVO! Essere una semplice sorella e non pure una madre per mio fratello PERCHÉ PER MIA MADRE NON ERAVAMO DEGNI DEL SUO AFFETTO A QUANTO PARE! Alla mia tranquillità per paura dei loro giudizi! TU NON SAI UN CAZZO YUMERI!>
Non aveva finito, le lacrime c'erano ancora e scendevano spinte dalla rabbia, dalla tristezza, dal dolore causato da tutte quelle ferite appena fatte e quelle che pensava si fossero cicatrizzante.
Pensava che il pensiero di Caleb non le avrebbe fatto più male, pensava di aver accettato che i suoi genitori erano così distanti da lei e da suo fratello e invece no e si erano aggiunti altri problemi che doveva ascoltare, comprendere, metabolizzare...aveva bisogno dei suoi tempi.
<Shiro...> eccola che voleva parlare dinuovo e venne subito zittita dall'altra.
<non ho finito...non ho finito! Tu non hai idea di cosa potrebbe fare JUN'ICHI! Ha ucciso per me Yumeri! Lo comprendi? O sei troppo stupida per capirlo?> Era strano vederla così aggressiva con le parole <se sapesse ciò che provo veramente lo distruggerei di più! Abbandonerebbe tutto per colpa mia! I suoi sogni, le sue passioni, la sua vita! E anche se lo odio! Anche se mi sta facendo soffrire! Anche se mi ha tradita io non...non riesco a fargli ciò! Non posso che gli succeda tutto ciò! Distruggerlo di più? Ma ti sei sentita mentre leggevi? Hai capito le sue e le MIE parole? NON VOGLIO ESSERE LA CAUSA DEL DOLORE DI QUALCUN'ALTRO! Mi è bastato il mio ex e anche Elviira!>
<Shiro ti prego->
<stai un attimo zitta e ascoltami Yumeri! Perché sono stufa di vederti reagire al posto mio e costringermi a reagire come te! Si, sono una codarda se per te significa prendersi un momento per metabolizzare tutto! Se non sono impulsiva! Se voglio ascoltare il mio dolore! Se...se invece di arrabiarmi con loro voglio solo piangere e credere che tutto ciò non sia vero! Non ti rendi conto come la mia vita è stata travolta? Scusami se non ho la forza di combattere e litigare ANCORA E ANCORA! HO COMBATTUTO PER TUTTA LA MIA VITA! PER ESSERE AMATA! PER ESSERE VALIDA! PER FAR CAPIRE AI MIEI CHE NON SONO UNO SBAGLIO ANCHE SE DISABILE! SONO STATA FORTE PER TUTTA LA MIA VITA E...e ora voglio sono piangere ok!? Piangere! Illudermi! E non avvicinarmi mai all'odio perché io odio l'odio! Non voglio odiare! Quindi- quindi scusami se non sono come te Yumeri!>
Non le lasciò tempo di rispondere perché la pianista si alzò e corse via, non trattenendo più le lacrime e piangeva, silenziosamente, ma piangeva. Quel bel viso angelico aveva un espressione piena di disperazione.
Era stufa di essere quella più forte.
La colonna che reggeva tutti senza ricevere nulla in cambio e tutti i suoi sforzi poi alla fine erano inutili.
Voleva essere lei retta da qualcuno e forse Yumeri era la persona sbagliata.
O era lei sbagliata per Yumeri.
Le aveva anche tirato uno schiaffo e si stava vergognano per questo, insieme a tutta l'arroganza che aveva avuto prima.
Però ne aveva bisogno.
Era così stufa di combattere per tutti e per sé stessa.
Rimanere in piedi e aiutare tutti a rialzarsi.
Voleva per una volta che qualcuno la aiutasse e la facesse rialzare.
Shiro andò dritta verso la sua camera, ignorando la voce di Yumeri che la chiamava e non si girò neanche verso di lei, non voleva più discutere, non voleva più parlarle tanto non avrebbe capito.
Sarebbe stato tempo sprecato.
Se doveva sprecarla in qualcosa preferiva farlo nel dolore e chiusa in camera da sola.
Jun'ichi chiuse la porta e appoggiò la testa ad essa, trattenendosi nel sbatterla ripetutamente su essa.
Goro poteva sforzarsi quanto poteva ma riusciva lo stesso a sentire il suo sguardo giudicate su di sé, l'avevano letta nel momento sbagliato e con una persona completamente sbagliata.
Eppure si sforzava perché non c'entrava nella questione, rischiava solo di essere sacrificato ma non era ump dei protagonisti ed era difficile non farsi influenzare vedendo il corvino con gli occhi lucidi e rossi per la canna.
Infatti prese il pacchetto e ne accese un'altra, sentendo i suoi polmoni bruciare e rendendo l'aria della stanza più irrespirabile di prima.
<Goro...dietro ai libri di cucina Jun ha nascosto della vodka presa dalla cucina...potresti andarmela a bere? Ho bisogno di bere...>
<sei sicuro Jun'ichi? Forse è meglio->
<ho bisogno di bere. Goro perfavore portami quella bottiglia, non voglio che diventi un ordine>
<va bene...>
___ ___ ___
Nori si era preoccupata molto quando non vide il mangaka a pranzo, si tranquillizzò solo grazie a Elviira e la sua preoccupazione di farla stare bene anche quel giorno.
Voleva anche lei dare una mano ai suoi compagni come faceva Shiro e soprattutto voleva aiutare i pochi cari amici che si era fatta lì dentro.
Ormai per Goro e Kazuya non c'era più nulla da fare, aveva provato a parlare con il violinista quella mattina ma non riceveva nessuna risposta e non sembrava avere intenzione di tradire i maggiordomi.
Goro giustamente non voleva più averci a che fare, questo lo rispettava, e sapeva quanto dolore provasse.
Se la ricordava bene la sua conversazione con Kaoru.
Si ricordava anche perché lo stesso Kaoru non parlava più con Shinobu e si stava distaccando causando molto dolore all'amica.
Qui però poteva ancora fare qualcosa e la situazione poteva risolversi con del dialogo!
E aveva un piano.
Aveva detto a Kaoru di trovarsi in sala da pranzo per preparare dei biscotti per Goro e aveva detto a Shinobu di vedersi nello stesso luogo per passare il tempo assieme e parlare del ballo. Nessuno dei due sapeva dell'altro, solito orario e la biondina non si sarebbe presentata, i due si ritroveranno da soli e potranno parlare!
Ovviamente lei avrebbe origliato dalla cucina per assicurarsi che tutto andasse secondo i piani.
Era fiduciosa.
Poteva aggiustare tutto...e se lo ripeteva un'altra volta temeva di portarsi sfiga.
Quindi.
Nori era dietro la porta di cucina, socchiusa così che potesse guardare la sala da pranzo senza farsi vedere ed era l'orario dell'incontro.
La prima ad arrivare fu Shinobu, si sedette ad attendere l'arrivo della biondina e mentre aspettava si era messa a fare qualche schizzo sul taccuino.
Poi subito qualche minuto dopo arrivò Kaoru, alla vista dell'artista si bloccò all'entrata e iniziò a guardarsi intorno cercando la biondina e sperando che fosse già lì e non lo lasciasse solo con Shinobu.
Nori c'era ma non sarebbe uscita.
Lx fanciullx dai capelli verdi alzò la testa sentendo i passi di qualcuno, pensava che fosse la sua compagna del ballo ma era invece ilx schermidore. Si strinse alle sue spalle e fece un timido sorriso <hey Kaoru...cerchi qualcosa?> chiese vedendo che l'altro stava muovere lo sguardo a destra e a sinistra velocemente.
<uh- si! Si! Sto cercando...Nori! Per...per fare dei biscotti per Goro- è una sua idea ma la trovo molto carina>
<già> chiese il taccuino e si alzò <Nori mi aveva detto di vederci qui ma per il ballo...strano allo stesso orario...però se volete posso aggiungermi per fare un biscotti- se volete ovviamente!>
Kaoru fece un leggero sorriso <e perché non dovremmo?> una domanda stupida e si rese conto dopo di quanto potesse sembrare ipocrita.
L'altra fece dei passi verso di lxi e aveba lo sguardo puntando verso il basso.
<beh...vedendo come ti stai allontanando magari avrei rovinato tutto momento e- e capirei! Posso capire se vuoi stare solo con Nori! Solo che mi dispiace non passare più il tempo assieme...>
Merda.
Merda.
Non ci voleva questa conversazione.
Se già si sentiva una merda adesso si sente un intero ammazzo di merda.
<Shinobu senti->
<Kaoru che ti prende? È tutto ok? Puoi parlare con me se ne hai bisogno...e successo qualcosa?> fece altri passi in avanti ed era di fronte a lxi, a pochi centimetri di distanza <...c'entra Akikuma?>
Il cuore non batteva più. O se batteva non lo sentiva.
Classico momento da libro.
Dove il mondo si blocca e i tuoi pensieri continuano ad andare ad alta velocità confondendoti.
Tutte le sue paranoie, tutte le sue paure, tutte le sue ansie, viaggiavano troppo veloci e gli facevano male come un camion che ti travolge e passa sul tuo corpo più e più volte impedendoti di rialzarti e fare qualsiasi cosa.
<Kaoru...stai bene?>
Che potere aveva Shinobu per far sentire così lxi e Akinori? Che stregoneria stava usando per farli andare fuori di testa?
Poi perché era così vicina?
Voleva fargli del male?
Voleva ucciderlo? Aveva capito che sapeva qualcosa che non doveva?
Voleva fargli del male?
<Kaoru? Ci sei?>
<si...sto bene...devo- devo andare un attimo in camera->
Le gambe si mossero, non erano rimaste bloccate e riuscì a scappare via ignorando i richiami dellx artista.
NON SCAPPARE KAORU! NON SCAPPARE!
Nori uscì di scatto dalla cucina e si mise a rincorrerlo, urlò a Shinobu un veloce "faccio subito!" e trattenne delle brutte parole per quella gonna che le impediva di correre per le scale senza rischiare di inciampare.
Riuscì a raggiungerlx.
Lo fermò afferandogli il braccio, contatto che fece bloccare di colpo l'intero corpo dellx ragazzx e quasi non cadette a terra.
Si girò di scatto e l'altra mollò la presa, al suo posto fu il ragazzo a tenersi il braccio per proteggerlo da altre prese non desiderate.
<dove stai andando? Ritorna da Shinobu!>
<perché...perché non c'eri? Perché hai invitato sia me che Shinobu nello stesso luogo nello stesso orario per fare due cose completamente diverse? Eh? Senza dirmi nulla?> la voce usciva lentamente e fece due passi indietro.
<mi spieghi che cosa volevi fare?>
La biondina aveva la stessa espressione, stette ferma al suo posto, non si avvicinò <volevo farvi parlare! Discutere! Risolvere!>
Kaoru spalancò gli occhi e alzò le sopracciglia cercando di nascondere quell'espressione di stupore in una confusa <risolvere cosa? Io e Shinobu non abbiamo litigato->
L'altra rispose subito <ma sembra di sì essendo che non stai piu parlando con lei dalla battaglia di gavettoni! Pensi che non capisca che c'è qualcosa che non va?>
Mantieni la calma Kaoru.
Calma.
Calmati cazzo-
<non c'è nulla che non va- non ho nessun problema con Shinobu>
<allora perché sei scappato via?>
Kaoru stette zitto e guardò da un'altra parte. Il pavimento scuro del corridio del primo piano nella parte del loro dormitori.
Chissà quando li lavano i maggiordomi per far sì siano sempre così puliti e lucidi.
Neanche una macchia.
Usavano buoni prodotti per il legno, non era per nulla rovinato e sembra nuovo.
Come aveva fatto Nori a vederlo?
Era nascosta?
Per forza aveva ammesso che aveva organizzato tutto per farli parlare.
Aveva reso tutto più sospetto.
E avrà fatto stare malissimo Shinobu.
Nuovamente.
<perché non riesci a parlarle?>
La parete rossa permetteva di nascondere le macchie di sangue...teoricamente.
Non sapeva se quella fosse la stessa tonalità del sangue umano o magari una più chiara o una più scura.
Non si vedrebbero per l'oscurità tipica di quella villa e del periodo storico. Anche se era certo che i nobili ci tenevano a rendere luminose e abbaglianti le loro abitazioni, quella era buia solo per renderla spaventosa
Le pareti si pulivano?
Nori perché insisteva?
Sembrava che fosse lui adesso il problema.
Era davvero il problema?
La sua pessima comunicazione era il problema?
<perché non riesci a stare vicino a lei?>
Il soffitto...
Che commenti doveva avere sul soffitto? Era solo un noioso soffitto.
Buio.
Pulito molto probabilmente.
Di legno scuro.
E in effetti se c'era un terzo piano voleva dire che al secondo piano dovrebbero vedere il soffitto come al primo piano...e non l'aveva mai notato? Non ci avevo mai pensato? Perché dovrebbe osservare e notare se quello sopra di lxi era lo stesso soffitto o due soffitti diversi?
Non aveva senso.
Come non aveva senso l'insistenza di Nori.
<perché non riesci a dirle quello che pensi? Dille perché la ignori! Dille che hai sospetti su di lei!> i suoi occhi tornarono nuovamente sulla fanciulla.
<e cosa dovrei dirle dopo che le ho detto che io-...un attimo...tu come lo sai?>
La biondina si zittì e fu lei a guardare dall'altra parte.
<come sai che sospetto di Shinobu!?>
Ora era lei che non voleva rispondere? LEI ORA NON GLI RISPONDEVA?
<Nori...come lo sai?>
Sperava che non l'avesse spifferato in giro a Goro perché non voleva avere altri litigi con quel gruppo.
Non voleva discutere soprattutto con lui dopo che gli ha rivelato alcuni suoi segreti.
<potrei...aver...origliato la tua conversazione con Goro dell'altro ieri...tipo...fin da quando avete fatto carta forbice e sasso...>
...cosa?
Cosa aveva fatto Nori?
<perché l'hai fatto?>
<ecco...perché...perché volevo...aiutarvi?>
<e per aiutarci origli una conversazione PRIVATA tra me e Goro!?> si portò le mani in faccia, massagiandosi le tempie.
Non aveva senso arrabbiarsi.
Non doveva arrabiarsi.
L'aveva fatto per delle buone intenzioni...no?
Buone intezioni.
Si, buone intenzioni.
Voleva aiutarlo...ma perché voleva aiutarlo? E perché per farlo ha origliato? Non era da Nori! O così credeva.
<cosa pensi che succeda se Shinobu lo scoprisse?> le chiese <Pensi davvero che un semplice discorso possa risolvere tutto? Cosa dovevo dirle? "Hey Shinobu penso che tu sia una nostra nemica per via di ciò che mi ha detto un pazzo maniaco fissato con i robot! Akikuma non so se lo conosci sai? Sei per caso il suo capo o la sua talpa? Che gli hai fatto da creargli traumi? Ah te lo dico per sapere se è davvero così!" Ovvio che mi dice di no! E poi? Tutto risolto? Cioè- cosa pensi dovrebbe succedere tra noi due?>
<quello che avete fatto te e Goro> lx rispose.
<Shinobu non è Goro ed io non sono come Goro!>
<però Shinobu...>
Kaoru prese un bel respiro e le mani cadettero sui fianchi
<lo so che Shinobu ci soffre, ho gli occhi per notarlo e ci sto male pure io! Sono felice che ti preoccupi e capisco che ti preoccupi anche per Goro! Però non devi sforzarci! Nè me nè lui!> Fece una piccola pausa <se dovessi parlarle non lo farei perché tu vuoi che lo faccio adesso subito ma quando mi sentivo pronto per farlo! Sforzando un confronto non si ottiene nulla anzi rischiamo di peggiorare tutto! Non mi sento pronto per parlare di cosa poi? Di come non mi fido di lei? Davvero non saprei cosa dirle...e se hai origliato dovresti saperlo! Dovresti saperlo quanta è complicata la situazione e quanto non sono o nulla pronto! Mi spieghi perché hai fatto tutto questo teatrino? Perché ti importa così tanto?!>
<L'ho fatto perché non volevo che il nostro gruppo si distruggesse! Volevo fare qualcosa per mantenere unite le uniche persone che mi vedono solo come Nori! Nori la buffa e comica biologa marina! E non Nori la sostituta della figlia morta! Siete gli unici che amate ME e non quello che vi ricordo! NON VOGLIO CHE LA MIA FAMIGLIA SI DISTRUGGA! OVVIO CHE MI IMPORTA DI VOI!>
Quando Nori urlò capì che aveva ferito anche lei con quella frase e quanto non avesse considerato i sentimenti della biondina.
Erano addirittura una famiglia per lei?
Erano così importanti?
Era così importante?
Ci teneva così tanto al loro gruppo?
<so che non posso risolvere con Goro e Kazuya! So che è impossibile! Ma volevo almeno...far stare dinuovo bene Goro perché ci tengo a lui e gli voglio bene! E pensavo che potevo fare qualcosa per te e Shinobu! Perché voi potete ancora risolvere! Volevo aiutare tutti voi come voi avete aiutato me e mi fate stare veramente bene! E volevo ricambiare il favore e dimostrare...che vi voglio bene! E vi vorrò sempre bene anche se farete cose brutte! Perché...perché è così!>
<scusa se ti ho offesso o altro ma volevo almeno essere utile a qualcosa per voi! Volevo fare qualcosa! Non posso stare immobile a fare nulla mentre voi state male! Non riesco! Mi fa male vedervi così! Sta mattina stavo malissimo vedendo Goro che a stento mangiava e non voglio che rischi di stare dinuovo tanto male come in passato! E voglio aiutare anche te Kaoru!>
Era strano per lei piangere.
Anche perché quando piangeva sua madre si infastidiva e aveva iniziato a contenere tutte le sue emozioni proprio per lei. Per non darle fastidio. Per non farla arrabbiare.
Non era più abituata a sentire le guance umide.
Ora che iniziavano a scendere fu difficile trattenerle e farle ritornare indietro, non voleva piangere davanti a Kaoru e sembrare ridicola.
Si coprì il volto con le mani, singhiozzando il meno possibile.
La cosa che la confondeva di più era non capire perché stesse piangendo.
Cosa aveva fatto partire quel pianto?
Non lo sapeva. Era partitò in modo così naturale e spontaneo.
<voglio...voglio che tutto torni come prima...> forse era quello il motivo.
Movimenti spontanei.
Quelli che fai senza ragionarci e senza decidere un vero motivo, quelli che fai all'improvviso e ti mandano solo in confusione quando qualcuno ti chiede il perché.
Azioni che vengono dal profondo del cuore dove neanche tu riesci ad andare così facilmente ed è inesplorato come l'abisso marino.
Lì infondo c'era solo buio e un sacco di creature mai conosciute prima.
Era proprio da quel posto che uscì la spinta che fece muovere Kaoru.
Tolse le mani dal volto di Nori così che le potesse darle un fraterno bacio sulla fronte e potesse guardarla negli occhi.
<Nori...ti voglio bene anch'io solo che...ho bisogno dei miei tempi come Goro ha bisogno dei suoi. Tu sei una fantastica persona e capisco perché hai agito così, davvero lo capisco e sono felice che ti importa di noi...ma abbiamo bisogno di tempo e forse tutto non tornerà come prima e...dobbiamo accettarlo anche se non è facile e non è bello. Ma è la realtà...>
A rovinare il momento fu un piccolo colpo di tosse.
I due si girarono e si pietrificarono alla vista di Akikuma armato di due mocchi e due secchi d'acqua.
Erano oggetti comuni ma potevano essere lo stesso un arma nelle sue mani.
Con lui c'era anche Kazuto con scopa e paletta.
<scusate se interrompo il vostro siblings angst moment ma è da dieci minuti che vi stavo chiamando per raggiungere gli altri> disse con un tono fermo e severo <essendo che ieri vi siete divertiti ad andare in posti dove non potevate andare come punizioni dovrete per...una settima se non ricordo male- per una settimana pulire la villa al posto mio e di Monoaki! Poteva andare di peggio fidatevi>
Si avvicinò ai due porgendo l'attrezzatura, Kaoru e Nori le presero e non fiatarono.
<tu signorix vai al pieno di sopra a pulire la biblioteca con Kazuto e ci sarà Monoaki ad aiutarvi se non sapete neanche pulire! Mentre tu signorina pulirai la sala da ballo con...oh dio chi c'era- beh lo vedrai con i tuoi stessi occhi! Ora forza! A lavoro!> battè le mani con forza e i tre fanciulli seguirono quei ordini, i due amici si separarono e si salutarono con un timido gesto con la mano.
<secondo te dovremmo ordinare i libri per grandezza o altezza? In modo decrescente o crescente? Così che sia visivamente migliore che ordinarli in ordine alfabetico in base all'autore...però anche quello non sarebbe male ma sarebbe difficile cercare il libro che ti interessa se magari non sai come si chiama l'autore-> aveva iniziato a dire Kazuto mentre si dirigeva verso la stanza
<Kaz...tu vuoi sistemare tutti quei libri!? Ma ti rendi conto che sono un sacco?> commentò ilx schermidore.
<beh non abbiamo molto da fare, ci dicono di pulire ma in questa villa è tutto così pulito! Hanno superato la mia stessa ossessione quindi possiamo anche dedicarci a sistemare quei libri>
<MA SONO TANTISSIMI! Ci metteremo ore, ore, forse tutto il giorno?>
Lo stratega alzò gli occhi al cielo <esagerato! In due faremo in fretta!>
Dette quelle parole aprì la porta e si bloccò per un grande tanfo.
Sapeva di fumo, di alcool e di...erba?
Kaoru vide l'altro prendere un bel respiro e andare in apnea per quanto poteva, pochi secondi e decise d tapparsi semplicemente il naso.
Loro non sapevano che dentro in quella stanza c'erano ancora i nostri due fattoni e ora li potevano ammirare stesi a terra a fare discorsi filosofici.
Kaoru lo capì solo perché Jun'ichi aveva citato un filosofo, Hobbes, che aveva studiato nella sua vita da Leopardi meno sfigato.
La loro entrata in scena attirò l'attenzione dei due.
<KAAAORUU HEYYYY Da quando sei...sdoppiato? È un clone di Akikuma?? Mi sa che te l'ha fatto troppo alto...ma ti sei allungato anche tu??> il mangaka era rimasto sdraiato a terra e con le braccia alzate verso ilx schermidore, aprendo e chiudendo le mani come facevano i bambini piccoli cercando di afferrare qualcosa di troppo lontano.
<ora stai dondolando come un pesce fai tipo...blublublu~ ehehe- blublublu!!>
<Goro...cosa ti sei fumato?>
<CANNABIS!!>
<MI PRENDI PER IL CULO!?>
<MA NON TI STO PRENDENDO! FAI BLUBLUBLU NON CI RIESCO! STATTI FERMO!>
<GUARDA CHE STO FERMO E NON STO FACENDO "BLUBLUBLU">
Lo stratega si era invece avvicinato e osservava i due con fare infastidito
<lo sapete che adesso tutta la villa avrà odore di cannabis e noi altri prenderemo tutto questo fumo passivo? Sinceramente non ci tengo a vivere in un posto con questa puzza-> disse con una voce strana, per via del naso tappato e fece ridere il mafioso.
<non fare così Kazuto, vedrai che ti piacerà~ ha un buon odore infondo...>
<fa schifo e rovina i miei polmoni.>
Il castano con i ciuffi verdi si irrigidì quando sentì il corvino aggrapparsi alle sue gambe e poi salire, attacandosi al suo busto e lo stava per tirare giù a terra.
<anche l'amore fa schifo e rovina il nostro cuore eppure non smettiamo di provarlo>
<non ti causa un tumore e-> l'altro si era ben aggrappato e lo usava per tirarsi in piedi, si bloccò perché stava nuovamente per cadere a terra
<Jun'ichi-> il corvino si alzò finalmente in piedi, con le gambe tremanti e neanche lo reggevano, rimase attaccato allo stratega in qualcosa simile a un abbraccio e con la testa appoggiata alla sua spalla.
<Jun'ichi. Stai invadendo il mio spazio personale.>
<mi manca Shiro...>
<non è morta e stai continuando a invadere il mio spazio personale- PIANO CHE MI FAI MALE> di colpo Jun'ichi aveva aumentato la stretta e stava dinuovo per portarlo giù a terra.
<MA QUANTE CANNE TI SEI FUMATO!?>
<...un paio->
<UN PAIO NON È UN NUMERO->
<sai che sembri un pupazzo di stoffa>
<che paragone è!? E NON IGNORARE LA MIA DOMANDA!>
SPALSH!
È il terzo in tre capitoli consecutivi.
Nessuno è caduto in un posto strano di fango con manichini assasini.
Questa volta fu Monoaki che con il secchio di Kaoru e un'altro che aveva con sè colpì Jun'ichi, anche Kazuto che gli era attaccato, e Goro.
Acqua bella rinfrescante che non fece molto ma servì per farli riprendere almeno per una piccola percentuale.
<ecco dove erano finite le mie canne, almeno non le avete finite tutte o mi sarei incazzata molto> commentò il tossicodipendente raccogliendo da terra il pacchetto e osservando i quattro fanciulli <e come avete fatto a indovinare che quella bottiglia non è avvelenata? Che culo che avete avuto> aggiunse e andò a chiudere la porta della stanza.
<ascoltatemi bene. Voi due ancora lucidi, userete i passaggi segreti per portare i due nelle loro camere perché almeno se il fumo esce si disperde lì e non credo che ci andate tutti i giorni per fare una simpatica gita! State tranquilli che se ne andrà in poche ore! Aki si divertirà a purificare l'aria qui dentro>
Ilx schermidore annuì e si stava preparando psicologicamente per portare praticamente in braccio Goro ma quest'ultimo disse che poteva farcela da solo, fece due passi verso il passaggio segreto indicato dallx maggiordomo e poi cadde a terra.
Era ovvio che aveva bisogno di una mano. Il problema era che non riusciva veramente a tenerlo in braccio senza bloccarsi e morire dalla paura, dovette intervenire Akio che lo prese in braccio come se fosse un sacco di patate.
<menomale che c'è un cambio d'aria> sussurrò Kazuto stappandosi il naso per avere entrambe le mani libere e usarle per tenere in piedi il mafioso nella sua fase emo, non voleva assolutamente staccarsi, era difficile camminare ma riuscirono a raggiungere gli altri e a portarli in camera.
Dovettero poi alla fine pulire le altre stanze del secondo piano anche dopo quella fatica.
___ ___ ___
Era da un po' che non vedevamo i nostri protagonisti Kichirō e Shou ed erano distrutti per il lavoro che avevano fatto quel pomeriggio.
Dopo cena andarono dritti in camera per prepararsi e andare subito dormire. Non erano pronti a fare quei lavori anche domani.
Il Birdwatcher stava facendo la doccia e il rosso girava per la stanza aspettando che finisse per potersi preparare anche lui e aveva un pensiero fisso in testa.
Dov'è la mia magic 8 ball?
Era da tanto che non la usava, era un ottimo segno di character developed ma non gli sembrava fosse cresciuta la sua fiducia in sé stesso da prendere decisioni da solo. Era solo calata la fiducia in quella palla.
Allora perché la stava cercando?
Perché non voleva averla persa! Poteva tornargli utile in qualche modo e non la trovava più nella sua camera.
Quindi perché cercarla in quella di Shou? Semplice, perché il ragazzo aveva portato tutta la sua roba nella sua stanza e avrà sicuramente preso anche la magic 8 ball! Il problema era che non aveva la minima idea di dove si trovasse e non voleva farlo preoccupare chiedendo.
Provò esplorando i vari cassetti dei vari mobiletti della stanza.
Non trovò nulla d'interessante tranne la scatola del secondo movente...ma c'era stato un prima per il primo omicidio? Non...non se lo ricordava-
Beh comunque era quella scatola che Shiro non trovava più e che aveva attivati gli istinti omicidi di Sae.
Affianco c'era un'altra scatola con un brutto odore, inizialmente non ebbe il coraggio di aprirla per vedere cosa ci fosse, poi la curiosità prese il sopravvento e la aprì con un gesto veloce.
Dentro ci trovo... una bomba.
Una bomba con il suo telecomando, aveva la forma rettangolare e non era troppo grande, facile da nascondere.
Perché Shou aveva una...bomba?!
Dove l'aveva presa lo sapeva, un po' gli aveva raccontato cosa era successo ieri sera e gli aveva parlato delle armi presenti nella stanza segreta ma...perché prenderne una?
Cosa voleva farci?
Chiuse subito dopo la scatola e il cassetto sentendo la porta del bagno aprirsi.
Shou andò dritto verso il letto e il rosso si rinchiuse in bagno continuando a pensare a quella bomba.
Meglio non farsi beccare, finire nei guai e rendere Shou più paranoico possibile chiedendo semplicemente "hey perché hai una bomba nel tuo cassetto?"
Magari avrebbe fatto di tutto per farlo stare zitto e non rovinare il suo piano. No...Shou non sembrava quel tipo di persona che di colpo si scopre che è il cattivo della situazione.
Magari avrebbe iniziato a pensare che sarebbe stato LUI, Kichirō, a usarla per qualcosa da pazzo con crisi d'identità e con un sè cattivo.
Non avrebbe tutti i torti.
Ma anche i corvino non era messo bene, era troppo impulsivo per poter maneggiare una bomba in maniera sicura.
...nessuno dei due era adatto a tenere quell'aggeggio in camera senza rischiare di far esplodere qualcosa.
Ciò non lo tranquillizzò.
Non fu facile addormentarsi.
___ ___ ___
Era dinuovo lì davanti alla seconda entrata della stanza di Akikuma che solo lei poteva raggiungere e conosceva la strada a memoria, non servivano più le candele per ambientarsi in quei corridoi bui e segreti.
Così che non potesse essere vista e scoperta da qualcuno, essere rinchiusa, fare la stessa fine di Kazuya e perdere completamente la fiducia del suo caro maggiordomo.
Se bussava e lo chiamava non rispondeva.
Non urlava, non lo sentiva piangere, colpire e fare casino per la rabbia. Quel silenzio la distruggeva di più e cercava così tanto di non piangere nuovamente davanti alla sua porta.
Appoggiò la testa ad essa, piano piano scese e si sedette a terra, il vestito del pigiama non era abbastanza spesso per proteggere la sua pelle dal freddo pavimento.
Bussò un ultima volta.
<Aki ti prego...puoi aprire?>
Nessuna risposta, potè solo sentire per l'ennesima volta dei passi avvicinarsi lentamente e poi con uno scatto allontanarsi, quella era l'unico suo segno di vita.
Le mani passarono velocemente in faccia, tra i capelli e riscesero dinuovo in faccia, rimanendo lì a coprirla.
Perché Akikuma doveva essere complicato come lei.
Forse proprio per questo che le piaceva, la sua somiglianza con lei.
D'aspetto non poi così tanto, anche perché la prima differenza era che è un uomo e non una donna, non aveva nulla in comune con lei.
Ma nel carattere e nel suo comportamento ci trovava molte cose in comune.
Era diventato il suo sostituto, non sapeva se volontariamente o no, magari l'avrà capito? Si sarà offeso che fosse solo un sostituto?
Una cosa proprio da lei.
Quando si arrabiava all'improvviso non ti dava mai spiegazioni.
Dovevi indovinare e capire da sola cosa hai sbagliato, chiedere scusa e pregarla di fare pace.
Coma stava facendo adesso con l'inventore.
Capire cosa potrebbe darle fastidio e fare attenzione ad ogni passo, ad ogni parola, ad ogni gesto, con la continua ansia di fare un singolo e minuscolo sbaglio e rovinare tutto.
Come se camminassi in una stanza piena di oggetti di vetro.
Se si arrabiava poteva essere molto aggressiva e fredda, parlarti solo dopo che chiedevi scusa se avevi fortuna o eri abbastanza convimcente alla prima.
Come stava facendo adesso il biondino.
Quei suoi "ti odio" erano fissi nella sua mente, ogni volta un colpo al suo cuore, stretta alle interiora, unito a tutte quelle cattive parole dette da lei per lo stesso motivo.
Aveva fatto qualcosa di sbagliato, aveva rotto quel minuscolo e importante oggetto di vetro, e questa era la sua punizione.
La sua giusta punizione.
Doveva essere veramente dura amare e occuparsi di una persona come lei.
Darle tutto l'affetto di cui aveva bisogno, preoccuparsi anche di lei oltre a se stessi, del suo lavoro, dei suoi problemi e ricevere in cambio schegge di vetro che possono solo farti male.
Aveva ragione ad arrabiarsi così.
Non doveva sbagliare dopo che entrambi, sia Aki che lei, facevano di tutto per essere perfetti per lxi.
Voleva solo...sapere cosa aveva sbagliato e non fargli dinuovo del male, non se lo meritava.
Voleva chiarire, scusarsi, mandare via tutto quell'odio che provava nei suoi confronti e la faceva stare male.
Forse stava sbagliando anche a insistere così tanto? Doveva dargli solo del tempo? Che doveva fare con lui? Non era lei! Non poteva trattarlo al suo stesso modo e magari sbagliare ancora!
Perché se l'avrebbero scoperta le sarebbe rimasto solo lui.
Aveva bisogno di lui.
Aveva bisogno dei suoi affetuosi baci sulla fronte, le sue carezze che l'aiutavano a rilassarsi e dimenticare tutte le sue paranoie.
Aveva bisogno della sua risata, dei suoi sorrisi e dei suoi occhi completamente diversi da quelli che aveva di mattina quando c'erano tutti, perché erano solo per lei.
Per quanto potesse essere crudele, sadico, strano, pazzo, un assasino col sangue freddo, instabile e altre mille problematiche non poteva ignorare quanto fosse gentile, dolce, fragile, sensibile, energico, infantile, pieno di gioia... simile a un cucciolo di cane. Era difficile non paragonarlo a un cane, si sarebbe offesso se l'avrebbe detto ad alta voce? Meglio non provare, magari odia i cani e sarebbe stato un'altro vetro rotto e altre settimane di silenzio.
In ogni caso aveva bisogno di Akinori ora che non poteva più contare su di lei.
A ripensare alle parole dolci di entrambi, chiuse gli occhi e si addormentò lì, davanti a quella porta, cadendo sul freddo pavimento e fece un debole tonfo.
Non un sonno tanto profondo alla fine.
Riuscì a sentire la porta del passaggio segreto aprirsi, venire sollevata da terra da qualcosa di caldo e qualcos'altro di freddo come il metallo, la tenevano ben stretta e poteva sentire il battito di un cuore.
Era un po' veloce ma le rilassava lo stesso.
Iniziò a muoversi, lentamente e andavano verso la direzioni dei dormitori, la stavano portando in camera sua dove poteva dormire in un comodo e caldo letto invece in un scomodo e freddo pavimento.
Sul volto le si creò un sorriso quando sentì il buon profumo di Akikuma, non sapeva descriverlo ma c'era quel retrogusto di fumo che le faceva venire voglia di fumare insieme a lui.
Poteva riconoscerlo anche senza vederlo e sentirlo parlare, come se lo conoscesse da una vita.
___ ___ ___
San Basilio, Roma.
Il peggio di Roma.
Nel quartiere peggiore di Roma.
Ma non ha mai smesso di amarla, di esserne fiero e orgoglioso anche se nello stesso luogo era nato quel mostro di suo padre.
In realtà in ogni luogo che gli viene in mente e dove aveva vissuto c'era sempre qualcosa di negativo legato a suo padre.
Si chiedeva se aveva dei bei ricordi di lui.
Era sempre assente.
Non dovrebbe essere bello per un genitore essere ricordato in modo orribile dal proprio figlio ma a lui non sembrava importargli qualcosa che non fosse lavoro o soldi.
Né di suo figlio né del suo matrimonio.
Povera donna...
Sua madre non si meritava un uomo del genere e si chiedeva ogni giorno della sua vita come potesse essersi innamorata di uno così.
Non era neanche un tipo stra ricco.
Era un normale ragazzo romano di mezz'età che non sa cosa significa dare amore.
La sua vita a Roma?
Semplice.
Botte.
Solo botte.
Suo padre quando lo considerava gli dava solo botte
Poverino era stressato dai cazzi suoi.
Anche peggiori di quelle che Shou gli aveva appena dato.
Non era la prima volta che sentiva sulle labbra il sangue che scendeva dal naso, i muscoli doloranti e in fiamme, le lacrime agli occhi per il dolore di tutti quei colpi e non poter piangere per non sembrare una patetica fighetta.
Era normale per Kazuya.
Sentimenti che aveva vissuto continuamente.
Ogni giorno.
Ogni giorno.
Se non prendeva di mira lui prendeva di mira sua madre.
Quando accadeva si nascondeva in camera sentendosi sempre in colpa per non essere mai andato a salvare quella donna.
Ma era solo un bambino.
Era terrorizzato più di suo padre che dei fantasmi e dell'uomo nero.
Sempre con un unica arma: le sue mani.
Non gli servivano cinghie, ciabatte, zoccoli di legni, bastoni per fare dei male ai due.
Aveva abbastanza forza da usare le sue luridi mani con cui dovrebbe accarezzare e amare sua moglie e suo figlio.
Schiaffi.
Pugni in faccia.
Naso sanguinante e rotto.
Labbro spaccato.
Lividi in faccia, sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia.
Se cadeva erano calci.
Se piangeva erano insulti.
Se rispondeva era peggio.
Se osava parlarne in giro era un uomo morto.
Non era la prima volta che si trovava rinchiuso in una stanza impossibilitato ad uscire.
Era un classico di suo padre chiudere a chiave la casa con lui dentro e portarsi via le chiavi.
Era normale piangere da solo in camera come un piccolo verme e pregare che qualcuno lo salvi.
Pantaloni lunghi anche in estate.
Si. Anche nella calda estate di Roma indossava pantaloni lunghi per coprire i lividi.
Si medicava da solo.
Non poteva prendersi nessun correttore e fondotinta, sua madre neanche si truccava e chiedere a scuola avrebbe reso tutto solo più complicato.
O avrebbero fatto domande o l'avrebbero etichettato come "gay" usando la f world.
Era ironico come viveva nel quartiere peggiore è le uniche botte che aveva preso erano da parte di suo padre e non dei criminali e gruppetti strani che passavano e vivevano di lì.
L'unica gioia era il violino.
Innamorato da quando aveva sentito una sinfonia alla TV.
Suo padre era riuscito a intromettersi e rovinare tutto dicendo che era meglio diventare pianisti ma non fece nulla per impedirgli di studiare violino.
Una cosa buona l'aveva fatta.
Proprio grazie alla musica se aveva conosciuto il suo unico amico prima del killing game, Enea, un pianista simpatico e che lo faceva sentire al sicuro.
Amici dalla quarta elementare quando dall'Abbruzzo si trasferì a Roma, iniziarono a conoscersi e diventarono "amici musicisti".
Dopo tanto tempo passato tempo rinchiuso a casa con suo padre, senza aver libertà di parola, senza poter dire niente, dovendo rimanere in silenzio, trovo un vero amico su cui contare. Enea.
Finché non dovette lasciarlo a 12 anni per trasferirsi in Giappone andando dalla famiglia di sua madre e per motivi economici di cui non saprà mai quali siano con precisione.
La vita in Giappone?
Non poi così tante botte e si trovò bene con la famiglia di sua madre, in un nuovo posto, inizialmente con delle difficoltà perché non era tanto abituato a parlare in giapponese e quando si parlava di violino fece fatica a trovare un liutaio o comunque qualcuno che si occupasse di violini, ma lo trovò alla fine.
Sembrava quindi tutto apposto.
Si stava ambientando subito
Non come suo padre.
Cosa faceva suo padre?
Tradiva la madre con le giapponesi e girava per la città fino a tardi.
Una delle tante cause del divorzio dei suoi genitori.
All'inizio era contento pensando che potesse finalmente allontanarsi da lui ma non fu così.
Rimase con il padre in Giappone, costretto da quest'ultimo dopo un sacco di litigi con la madre.
Non poteva scappare.
Era intrappolato con lui.
Il suo unico amico era dall'altra parte del mondo e potevano solo scambiarsi lettere e messaggi.
Le violenze si fecero più frequenti essendo rimasto solo suo figlio in quella casa orribile.
Schiaffi.
Pugni in faccia.
Naso sanguinante e rotto.
Labbro spaccato.
Lividi in faccia, sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia.
Se cadeva erano calci.
Se piangeva erano insulti.
Se rispondeva era peggio.
Se osava parlarne in giro era un uomo morto.
Menomale che non aveva mai letto le lettere che mandava a Enea.
Ma nessuno era arrivato a salvarlo.
Poteva solo sfogarsi su suo figlio per cosa? Per cosa stava male? Perché doveva trattare così suo figlio!?
Perché non lo amava come un padre normale!?
PERCHÉ DOVEVA VIVERE COSÌ!?
Per tutta la sua vita era stato cresciuto da quell'uomo.
Per tutta la sua vita era stato cresciuto vedendo delle persone che dovrebbero amarsi farsi solo del male
Questa era ciò che aveva imparato.
L'amore era uguale a sofferenza, botte, odio, sangue, lividi e lacrime.
Non poteva permettersi di amare qualcuno e finire per amarlo così.
Avere una famiglia e finire per essere lui quello che invece di amare i suoi figli li picchia e li odia.
Non poteva rischiare.
Non voleva che ciò si ripetesse.
Non voleva che Goro diventasse una sua vittima in quel gioco malsano che è l'amore.
Non aveva ma avuto il coraggio e le forze per risponderlo neanche da grande come poteva averne per rompere il cerchio?
L'amore per Goro non basta per romperlo.
Perché quell'amore sarebbe diventata violenza.
Conosceva troppo bene quella storia.
<Roma bella, tu, le muse tue, asfalto lucido, "Arrivederci Roma"!! Monetina e voilà! C'è chi torna e chi va, la tua parte la fai! Ma non sai che pena mi dai>
Quella voce così familiare è ammaliante lo svegliò all'improvviso.
Aprì gli occhi lentamente.
Conosceva quella voce e quella canzone.
Bastava sentirla per venirne intrappolato e farsi ipnotizzare.
Akio. Monoaki. Il suo salvatore.
Non l'aveva mai sentita cantare e doveva ammetterlo che era veramente bravx.
Un italiano perfetto.
Era la sua lingua madre insieme al giapponese.
Gli occhi si richiusero, troppo pesanti per rimanere aperti.
Non si accorse di essere appoggiato sulle sue gambe e di avere una coperta addosso per non soffrire troppo il freddo pavimento.
<Greta Garbo di vanità! Tu con il cuore nel fango, l'oro e l'argento, le sale da thé! Paese che non ha più campanelli>
La mano gli accarezzava capelli e guance con fare dolce e materno, per aiutarlo ad addormentarsi e stare tranquillo, per fargli capire che era lì e non l'avrebbe dinuovo lasciato da solo. Alla fine era tornatx ed era dinuovo al suo fianco.
Aveva così paura che potesse abbandonarlo.
Invece eccolo lì che lo coccolava e cantava per lui.
<Poi dolce vita che te ne vai! Sulle terrazze del Corso, "Vedova allegra", máìtresse dei caffè! Profumo tuo di vacanze romane>
E il piccolo fanciullo si addormentò alla fine di quella melodia.
Menomale doveva essere un capitolo d'intermezzo😰
Spero che vi sia piaciuto e e che sia riuscitx a darvi lo stesso angst della prima parte 🤭 mi sono impegnatx molto.
Ho ascoltato solo playlist tristi per questo capitolo.
Siete curiosi di questa bomba e del compleanno di Sally?
Vi è piaciuta la lore di Kazuya?👀
E la nostra unica coppia lesbica riuscirà a fare pace oppure sarà l'ennesima ship rovinata?
Abbiate pazienza che avete ancora un capitolo intero prima dell'omicidio e una festa in maschera 👀 potrebbe succedere di tutto.
Vorrei poi ringraziare -YAKKU e -wallflowxr per avermi aiutato a scrivere due parti del capitolo, mi sembra giusto dirlo.
La parte iniziale del flashback di Kazuya è stata fatta da Yakku (il suo creatore) mentre la lettera di Jun'ichi è stata fatta da Info (la sua creatrice).
Grazie mille per il contributo 💕💕
Beh al prossimo capitolo 👀
Potrei metterci un po' di più per via della scuola ma farò del mio meglio per non metterci mesi-
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