Capitolo 17.
Quella mattina studiai come una matta, ero rimasta indietro e l'esame si avvicinava sempre di più. Non volevo per niente al mondo pensare a quello che stesse facendo Matt in quel momento, lo studio per me era come una valvola di sfogo e come un qualcosa che mi aiutava a non pensare ad altro, vedevo solo il grande libro davanti a me e questo doveva bastare.
Per pranzo mi cucinai velocemente un piatto di pasta, poi mi stesi sul divano per riposare. Accesi la televisione e trovai un programma di cucina, stavano preparando un dolce al cioccolato. Mi venne una voglia assurda ed in men che non si dica, fui ai fornelli per sperimentare ciò che avevo appreso dalla ricetta appena spiegata. Speravo venisse bene ed in più fu un altro motivo per distrarmi da ciò che in quelle ore era divenuto il mio pensiero fisso: Matt. Appena accesi il forno, suonò il campanello, mi avvicinai piano alla finestra per vedere chi fosse e vidi April. Avevo paura di chi potesse essere, perciò prima mi assicurai per bene e poi decisi di aprire la porta che avevo chiuso precauzionalmente a chiave.
"Come mai hai la porta chiusa a chiave?" entrò April ridendo ed ignara di ciò che fosse successo.
"Per sicurezza" risposi girandomi per vedere a che punto fosse la cottura del dolce, ancora non mi aveva vista in faccia.
"Emily tutto bene?" disse preoccupata, non era mai successo che mi chiudessi a chiave di giorno.
"Cosa ti sembra April?" dissi girandomi e mostrandole il mio volto, tanto prima o poi lo avrebbe visto e di certo non potevo nascondermi tutto il tempo.
April rimase senza parole nel vedermi piena di trucco, i suoi occhi si spalancarono ed anche la sua bocca. Si avvicinò lentamente a me senza mai togliere lo sguardo dai miei occhi che piano piano si stavano riempiendo di lacrime, di nuovo. Un mix di emozioni mi travolse, sia per l'espressione della mia migliore amica, sia per come ero ridotta e sia per Matt, ma dovevo cercare di darle spiegazioni senza tirarlo in ballo. Non sapevo come avrei descritto la scena senza includerlo, ma dovevo farlo, per la mia e la sua incolumità.
"Emily che cazzo ti ha fatto quel bastardo?" disse urlando.
"April sto bene, me la sono cavata, è solo un livido" risposi abbassando lo sguardo.
"Solo un livido un corno! Ti ha messo le mani addosso quel disgraziato!"
"Sì ma poi se n'è andato.."
"Dov'è andato?" disse allarmata.
"Non lo so, dopo avermi dato questo schiaffo forse ha capito che stava sbagliando e se n'è andato" mentii spudoratamente.
April mi fece compagnia tutto il pomeriggio, mi chiedeva di raccontarle i dettagli, ma non potevo ed io non ero brava a mentire, e più il discorso sarebbe andato avanti e più lei si sarebbe accorta che qualcosa non tornava. Già le parve strano il fatto che dopo quella botta lui se ne fosse andato così nel nulla, se fossi andata avanti con il racconto non sarei stata più credibile.
Quando la torta fu pronta l'assaggiammo e dovetti ammettere che venne veramente buona. April ne divorò tre fette ed io giusto mezza, avevo lo stomaco chiuso, troppi pensieri e solo voglia di buttarmi sotto le coperte e cadere nel sonno profondo. L'argomento principale fu la mia vicenda ovviamente, lei mi promise che mi sarebbe stata accanto e che mi avrebbe protetta, non era la sola ad averlo detto, l'unica differenza era che lei lo avrebbe fatto davvero nel suo piccolo, lui era solo un grande punto interrogativo.
Ad un certo punto il telefono di April si illuminò, doveva essere Luke, si allontanò e rispose. Io ne approfittai per mandare un messaggio a mio fratello, mi mancava. 'Ciao fratellone, come va?', scrissi.
La bionda si riavvicinò dopo poco più di cinque minuti alla tavola dove eravamo sedute precedentemente, mi guardò attentamente e poi apparve sul suo volto un grande sorriso.
"Cosa c'è? Lo so, sono orrenda con tutto questo fondotinta" dissi mettendomi le mani davanti al volto.
"No non stavo pensando a questo" rispose sorridendo ancora di più. "Ho parlato con Luke e questa sera mi ha invitata a casa sua, ma non nella villa dove eravamo state l'altra volta, nella sua casa più piccola, ci saranno solo i suoi amici più stretti, quando fa questi party privati invita giusto una trentina di persone, vuoi venire con me?" continuò poi.
"April sei seria? Secondo te con questa faccia posso permettermi di venire ad una festa? E poi no grazie, non ne ho voglia" dissi irritata, non potevo andare a quella festa sia per il mio aspetto e sia per il fatto che ci sarebbe stato Matt, di sicuro insieme alle sue spasimanti.
"Emily voglio che tu venga con me, non mi va di lasciarti qui sola dopo quello che ti è successo, sarei più tranquilla anche io e lo saresti anche tu. Per il viso non preoccuparti, ci penso io, sai se il correttore non è steso bene provoca questo cerone che hai adesso" rise per l'ultima parte insinuando che mi fossi truccata male io, forse era vero, quella mattina ero fuori di testa.
"Non lo so April.."
"Ti prego! Passeremo una serata tranquilla te lo prometto" disse cercando di farmi credere a quello che aveva appena detto, ma entrambe sapevamo che non sarebbe stato affatto così.
Accettai la proposta di April, alla fine non sarei potuta stare rinchiusa in casa a vita, né per paura che Martin si fosse potuto ripresentare, né per non incrociare più Matt. Lui si sarebbe poco a poco allontanato da me ed io dovevo farmene una ragione, riprendere in mano la mia vita come se niente fosse stato e ricominciare, fare un riavvio della mia esistenza, anche se resettare il mio cuore in quel momento non sarebbe stato facile.
April tornò a casa sua ed io dopo aver parlato un po' con Eric che mi aveva chiamato in seguito al messaggio, mi avviai verso la mia camera. Feci una doccia e poi mi spostai davanti all'armadio per scegliere cosa indossare. Optai per una gonna di pelle stretta a vita alta, un top nero di pizzo corto e dei tacchi neri. La mia migliore amica tornò dopo circa due ore per aiutarmi con il trucco. Scesi ad aprire la porta e quando la vidi restai incantata dalla sua bellezza, era perfetta: aveva indossato un abitino rosa corto con delle scarpe dal tacco vertiginoso, capelli perfettamente lisci e rossetto intonato. Salì in camera con me e dopo aver preso tutto l'occorrente iniziò la sua opera d'arte. Io cercai di rilassarmi sotto il suo tocco delicato, e quando riaprii gli occhi notai che ebbe fatto un lavoro eccellente, anzi divino. Non si vedeva per nulla quell'orrendo livido ed in più ero truccata anche meglio del solito, un rossetto rosso marcava la forma delle mie labbra ed un eye liner ben disegnato delineava i miei occhi, conclusi arricciando la punta dei miei lunghi capelli con una piastra, un po' di profumo e via, partimmo verso la casa di Luke. Durante il tragitto iniziai a sentire l'ansia che cresceva dentro di me, ma April era troppo impegnata a guidare ed a cantare a squarciagola una canzone per accorgersi di come mi sentissi, ma meglio così, era una cosa tra me e me.
Arrivammo poco dopo davanti questa 'famosa' dimora. Alla faccia della piccola casa come l'aveva descritta April, certo non era enorme quanto la villa, ma era il doppio della mia. Scendemmo ed all'ingresso notammo Luke ed altri due ragazzi fumare, ci avvicinammo e riconobbi immediatamente Matt. Continuò a fumare senza rivolgermi minimamente un piccolo cenno, quel ragazzo era incredibile, ovviamente non poteva salutarmi in chissà quale modo, ma mi sarebbe bastato uno sguardo, avrei capito tutto solo e solamente con quello, invece nulla. Luke prese per mano April ed io seguendoli entrai. C'era parecchia gente ed il solito fastidioso odore acre di fumo mischiato a quello di chissà quali altre sostanze, riempì i miei polmoni. Ci sedemmo in un grande divano e poco dopo tornò da noi Luke con in mano due bicchieri pieni di un liquido trasparente, ce li porse e ci invitò a sentirci a nostro agio, era carino, forse fin troppo. Matt rientrò in casa e subito venne raggiunto da Sarah che, prendendolo sotto braccio, lo fece accomodare in una poltrona poco lontano da noi, lei si sedette sopra di lui ovviamente.
"Ragazzi ho troppa voglia di bere!" urlò Sarah cercando di attirare l'attenzione di tutti.
Matt si mise a ridere, io lo guardai con disprezzo, la mattina mi aveva detto che la definiva solo una gallina e la sera la teneva in collo e rideva alle stupidaggini che diceva, era una scenetta disgustosa. Lui come prima, non mi rivolse il minimo sguardo. Passammo la serata lì, tutti insieme, a ridere e scherzare, chi a fumare e chi a sbaciucchiarsi come April e Luke. Ad un certo punto, un ragazzo alto, moro e dagli addominali scolpiti, parlò.
"Ragazzi facciamo il gioco della bottiglia" disse ridendo.
Odiavo con tutta me stessa quel gioco, mette davanti a situazioni imbarazzanti ed incredibili, ma non mi sarei potuta tirare indietro. Sempre lo stesso ragazzo prese dal tavolo accanto una bottiglia in vetro di birra, scolò la poca che era rimasta all'interno in un sorso, poi avvicinandosi a noi, la poggiò in terra.
"Allora chi inizia?" rise.
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