0.6


<< You're the one that makes believe
That we're all okay, we're doing fine
When we're both fighting just to stay
To stay alive >>
— Crown The Empire

LEO

La sigaretta tra le sue labbra bruciava lentamente, mentre del denso fumo volteggiava in aria, creando una danza ipnotica. La carta man mano si anneriva e diminuiva sempre di più, lasciando spazio alla cenere grigia e nera. Leo stava così, immobile a fissare la sigaretta appoggiata tra le sue labbra, mente aspettava che Luke Castellan uscisse dalla scuola, passando per l'entrata posteriore, com'era di sua abitudine.

Non gli importava niente se mezza scuola l'avesse visto o se quel coglione fosse stato in compagnia di Ethan e Octavian. Gli avrebbe spaccato il suo bel faccino da figlio di papà, per quello che aveva fatto a Nico.

La campanella suonò dopo alcuni minuti e Leo gettò la sigaretta ancora a metà, per terra. Gli studenti cominciarono a riversarsi fuori dalle aule. Quasi tutti uscirono dall'entrata principale, tranne un ragazzo alto e biondo. Alla sua vista Leo sentì il sangue ribollirgli nelle vene e la rabbia montare dentro di lui. Strinse i pugni e si avvicinò velocemente a Luke, che stava imboccando la strada per casa sua. Gli afferrò una spalla, girandolo con violenza e lo sbatté contro il muro.

Prima ancora che il biondino capisse quello che stava succedendo, Leo gli rifilò un pugno ben assestato sul viso, facendogli sanguinare il naso. Luke si piegò in avanti, tenendo con le mani la parte lesa e il riccio ne approfittò per sferrargli un calcio nello stomaco che lo fece cadere a terra. Leo non riusciva a fermarsi, a ragionare. Nella sua mente era impressa l'immagine di Nico alla festa. Le pupille dilatate, il panico sul suo volto, il sangue delle sue ferite. Tutto a causa di quello stronzo che ansimava per terra, di fronte a lui. Il castano lo afferrò per la maglietta, avvicinando il viso di Luke al suo.

<< Ti avevo detto di non toccarlo, di non fargli niente >> sussurrò a denti stretti, la voce impregnata di rabbia.
Luke, invece di reagire come aveva immaginato - ovvero strisciare come un verme per farsi perdonare - rise. Una risata, priva di allegria che fece alterare ancora di più Leo. Alzò il pugno per colpirlo di nuovo, ma due paia di braccia lo afferrarono e lo scaraventarono contro il muro. Ethan e Octavian erano arrivati, se lo sarebbe dovuto aspettare. Lo presero per le braccia e lo tennero fermo, mentre lui si dimenava per liberarsi.
<< Sei così codardo da dover farti aiutare dalle tue puttanelle?! >> il biondo si alzò lentamente, con quel sorriso sfacciato sulle labbra e gli occhi iniettati di sangue. Sembrava un pazzo, una persona completamente differente rispetto al Luke che conosceva << Affrontami da solo, verme schifoso! >> ma Luke se ne fregò. E, insieme a quei due, cominciò a tempestarlo di calci e pugni. Leo provò più volte a difendersi, finendo sempre per colpire il muro o l'asfalto. Non gli davano un attimo di tregua e, quando si ritrovò steso a terra, con il sangue che usciva da ogni parte del corpo, capì di aver fatto una stronzata.

Luke, con un calcio lo fece voltare nella sua direzione. Mise un piede sulla spalla destra del riccio e cominciò a fare forza. Cominciò a calpestare la sua spalla. Una, due, tre volte, fino a quando Leo non sentì le ossa spezzarsi, propagando un caldo dolore in tutto il suo corpo. Urlò. Luke gli tappò la bocca con un calcio sulla faccia. Poi gli afferrò i folti ricci e sbatté la testa di Leo sull'asfalto più volte. Ethan lo fermò.

<< Che cazzo fai?! Lo stai ammazzando! >>

Il biondo sembrò rinsavire per un secondo. Gli occhi folli che aveva mentre picchiava Leo, si riempirono di paura. Sembravano più umani, in quel momento. Scrutò le sue mani, piene di sangue del riccio e il corpo malmesso abbandonato per terra, e cominciò a correre verso casa sua, seguito dagli altri due, lasciando Leo lì, a dissanguarsi lentamente.

Il riccio provò ad alzarsi un paio di volte, ma il dolore era troppo forte. Così passò il tempo - minuti, forse ore - a sperare che qualcuno lo trovasse e lo aiutasse, ad avere paura di morire dissanguato, dimenticato da tutti. Il panico non era certo d'aiuto in una situazione come quella, ma non poté fare a meno di pensare a tutto quello: alla fine schifosa che avrebbe fatto e al fatto che non avrebbe rivisto il sorriso di Nico. O i suoi occhi, o il suo viso, o le sue cicatrici, o che non avrebbe più assaporato le sue labbra. Nel momento in cui perse conoscenza una persona si avvicinò a lui. L'ultima cosa che ricordava, furono due braccia che lo sollevarono e lo portarono via di lì.

X

NICO

Un mese.
Era passato un mese da quando Leo non si era fatto più vivo. Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessuna visita. Niente di niente. Era come se fosse scomparso. Per circa due settimane Nico aveva provato a chiamarlo, tutti i giorni appena aveva tempo. Ma ogni volta dall'altro lato della cornetta, rispondeva la voce fredda della segreteria telefonica. Poi aveva perso le speranze. Aveva semplicemente capito che si era illuso, che Leo era come tutti gli altri. Si era aperto con lui, gli aveva raccontato la sua storia e lui se n'era andato. L'aveva baciato due volte ed era scomparso. Solo la mattina dopo la loro giornata insieme, gli aveva inviato un messaggio chiedendogli come stava e se voleva incontrarlo, fissando un appuntamento. Ma poi non si era presentato. E neanche alle feste dei Ragazzi nel Buio. Né Percy, Frank o Annabeth avevano la più pallida idea di dove fosse finito.
<< È fatto così >> gli avevano detto << sparisce per un po', ma poi ritorna. Sta' tranquillo >>. Ma a quanto aveva capito, non era mai sparito per un periodo così lungo di tempo.

Un mese.
Un mese senza neanche uno straccio di chiamata e adesso, era lì. Sul cornicione della finestra di camera sua - che il più piccolo aveva stupidamente lasciato aperta - che lo fissava meravigliato e spaventato, mentre la lametta finiva di recidere il polso marmoreo di Nico.

<< Che stai facendo?! >> ed entrò di corsa nella camera. Gli strappò la lametta dalle mani e la buttò sulla scrivania, esaminando attentamente il taglio profondo che il ragazzino si era causato. Portò il braccio alle sue labbra e cominciò a baciare il taglio, macchiandosi il viso di sangue.

Nico lo fissava immobile. Leo era conciato malissimo. Aveva dei punti sul sopracciglio e sulla nuca, un occhio nero - nel vero senso della parola - che sembrava essere lì da settimane, le mani completamente fasciate e vari tagli sulla faccia. Cosa cavolo aveva combinato, per conciarsi in quel modo? Si domandò. Il riccio sembrava essere uscito da una rissa eppure si preoccupava per quello stupido taglio sul suo braccio.

<< Tu sei completamente impazzito >> gli sussurrò. Le labbra sporche di sangue e lo sguardo carico di paura. Ed improvvisamente tutto l'odio è il rancore che Nico aveva covato dentro di se in quelle lunghe quattro settimane, fuoriuscì.
Si liberò dalla presa di Leo e gli diede uno spintone, talmente forte, da farlo cadere a terra.

<< Che cazzo ci fai qui?! Vattene! >> Nico cominciò ad urlare, incapace di fermare quella rabbia amara.
<< Nico, aspetta. M-mi dispiace! >>
<< Ti dispiace?! >> il moro si mise a cavalcioni su di lui, lo afferrò per il colletto della maglia e lo avvicinò a se, guardandolo con sguardo tagliente. << Ti dispiace?! Sai che cazzo me ne faccio delle tue scuse? Niente. Niente di niente. È passato un mese. Uno schifosissimo mese senza neanche un tuo messaggio o chiamata. Non ti sei degnato a rispondere o a contattarmi. Sei scomparso nel nulla e adesso, te ne vieni qui, conciato in questo modo a dirmi che ti dispiace? Ma vaffanculo! Io mi sono fidato di te! Mi ero illuso che almeno a te, qualcosa di me te ne fregasse. Mi hai baciato. Mi hai baciato per due fottutissime volte! E poi, puff, sei scomparso nel nulla. Vaffanculo, Leo! Te ne devi solo andare a fare in c- >> e Leo annullò la distanza tra di loro, uccidendo Nico. Posò le sue labbra carnose su quelle dell'altro, ancora cavalcioni su di lui. Il riccio gli afferrò i fianchi e fece scontrare il cavallo dei loro pantaloni. Nico oppose resistenza, ma il suo corpo non voleva ubbidire. Ogni sua singola cellula si protendeva verso il corpo del più grande, legandosi a lui, come se fosse una qualche sostanza vitale. Dio, quanto gli era mancato. Affondò le mani nei ricci folti e approfondì il bacio, schiudendo la bocca dell'altro e intrecciando le loro lingue.

Senza neanche accorgersene, si ritrovò spiaccicato tra il pavimento freddo e il calore del corpo di Leo. Il riccio continuava ad approfondire il bacio, rendendolo sempre più veloce e bisognoso. Il cuore cominciò ad accelerare, mente il respiro si fece sempre più pesante. I loro bacini continuavano a scontrarsi e le mani del più grande si infilarono sotto la maglia nera di Nico, accarezzando i suoi addominali poco pronunciati. Improvvisamente Leo si staccò dalle sue labbra, ignorando il suo piccolo rantolio di disappunto, e si fiondò sul collo del più piccolo. Nico, automaticamente, portò la testa all'indietro, mordendosi le labbra per evitare di gemere, ma fallì miseramente, non appena l'altro cominciò a mordicchiare e a succhiare quel piccolo lembo di pelle.

Nico non capiva più niente. La sua mente era annebbiata e l'unica parola che riusciva a pensare, era "Leo".

Il Leo, che fino a pochi minuti prima voleva picchiare.
Il Leo, che gli stava baciando le cicatrici.
Il Leo, che in quel mese, l'aveva portato a tagliarsi come non aveva mai fatto.
Il Leo, che con un singolo bacio, riusciva a fargli perdere la ragione.
Il Leo, che ha incessantemente odiato per un mese.
Il Leo, che aveva buttato via, per due volte, la sua lametta.

Il Leo, che per un mese lo ha privato di emozioni, ma che in quel momento lo stava facendo sentire vivo.

Erano due ragazzini. Due ragazzini stupidi ed impauriti dal mondo, che li aveva feriti più e più volte. Erano due ragazzini che ogni giorno, tentavano di lottare per restare vivi. Ma quando erano insieme, il resto del mondo poteva andare a farsi fottere. Quando erano insieme, non serviva lottare. Perché quando Nico era con Leo, sentiva di avere finalmente un posto nel mondo.

Il riccio finì la sua opera sul collo di Nico e lo fissò negli occhi, appoggiando la fronte su quella dell'altro. Erano così vicini, che il loro respiro divenne uno solo. Nico sentì di poter morire navigando nel verde degli occhi di Leo, che gli sorrise radioso.

Nico arrossì. << Ti odio >> disse, facendo ridere l'altro.
<< Mi sei mancato anche tu >> e lo baciò.

ELLO IT'S MI
Sì, sono fissata con Hello. Mi fa venire nostalgia della mia vita sociale *fitta al cuore*

Come vi avevo promesso ecco il capitolo *lancia coriandoli e unicorni*

Vi ho già spiegato tutto nell'avviso autrice, quindi non so cosa dirvi ahahah
Spero solo che la prima parte non sia troppo violenta.
Mi scuso ancora per la cortezza (?) del capitolo e per il ritardo. Spero vi piaccia!

Lasciate una stellina e un commentino se vi va.

Καλησπέρα,
Ovis 🦄

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