capitolo 2
~E' mattina.
I tenui raggi del Sole hanno bucato la coltre delle nubi.
Il villaggio ha cominciato a prendere vita.
Il Sole ha iniziato a scaldare l'ambiente e a renderlo accogliente per i paesani.
La notte era stata dura da superare: una terribile tempesta aveva assediato il piccolo villaggio e aveva reso vani tutti i sacrifici che le persone avevano investito nel raccolto. Quest'ultimo era stato distrutto senza pietà, da un forza inarrestabile.
La tempesta aveva creato altri danni: alcuni rami degli alberi erano caduti, senza nemmeno poter lottare o resistere. Alcuni di questi rami erano caduti sulle case della povera gente. Avevano frantumato le finestre, i cui vetri avevano provocato ferite gravi ai paesani, avevano spezzato in due le assi che formavano il tetto delle case e avevano spazzato via tutti i ricordi che la gente aveva riposto in quei ripari sicuri.
Per fortuna questo fenomeno aveva colpito poche case, ma aveva fatto tante vittime innocenti. Ora il Sole le illuminava senza pudore, scoprendo il tanto dolore che aleggiava nel cuore dei familiari e degli amici. Alcuni di questi erano chini sui resti delle loro case, con i ricordi che passavano davanti. Come un film senza pausa.
Su una roccia, in mezzo al bosco, vi è una bambina.
Ha i capelli di un biondo-rame molto particolare. Con la luce del Sole che li illumina, si intravedono dei piccoli bagliori bianchi.
Ha gli occhi tendenti al viola, ma in realtà sono di un colore più chiaro. Indaco.
E' intenta a disegnare.
Osserva e disegna.
Ripetutamente.
Presta particolare attenzione ad un albero. Ma non un albero qualsiasi. E' un salice piangente.
Le è sempre piaciuto.
Ogni qual volta sentisse il bisogno di parlare o di sfogarsi, quell'albero era un'ottima compagnia. La sentiva arrivare, per via del suo modo rumoroso di camminare e quando la vedeva era sempre sull'attenti, pronto ad ascoltarla. Se quella fragile creatura aveva bisogno di ottenere risposta, il salice muoveva i suoi rami e la bambina interpretava da sé la risposta del suo amico.
Lei non aveva molti amici. In realtà l'albero era l'unico.
L'unico su cui poteva contare.
L'unico che non la giudicava.
La bambina a tali pensieri si incupì in volto.
Comincio a pensare. Un'esperienza che ancora tanto la faceva soffrire...
*
Una classe.
Una normalissima aula scolastica.
Vi sono banchi e sedie ovunque.
Su uno di quei banchi e su una di quelle sedie, vi è una bambina.
Ha otto anni, ma per la sue età è molto intelligente.
E' ora di ricreazione ed il piccolo genio scende giù in cortile a giocare.
O meglio, tenta.
La bambina cerca di attaccare conversazione con le sue coetanee, senza successo. Capisce allora di essere una sgradita presenza, e si allontana.
Ma non così tanto velocemente.
Riesce, infatti, a sentire le frasi del discorso che il gruppo di bambine aveva iniziato.
Ciò che sente, la mette terribilmente a disagio.
"Amiche, se quella bambina cerca ancora di avvicinarsi a noi, respingiamola!" dice una bambina con una cascata di boccoli d'oro che scendono morbidi sulle spalle. Si chiama Yui ed è una bambina molto graziosa.
"Si, ha ragione Yui! E' una bambina così strana!" dice un'altra con dei codini mori che le arrivano a malapena alle spalle. Lei, invece, si chiama Saori ed è una bambina chiacchierona.
"Già! Ed inoltre ho sentito che i suoi genitori l'hanno abbandonata! Sarà per il suo orrendo carattere!" dice una bambina unitasi da poco al gruppo. Il suo nome è Kaori ed è una bambina sorridente.
La bambina, oggetto della conversazione delle sue coetanee, sente le lacrime agli occhi ed un triste sorriso sulle labbra rosee.
Fugge.
Vorrebbe mostrarsi forte, ma in questo momento sente che tutta la sua forza è crollata. E' stata spazzata via come fosse una piuma. Leggera e fragile.
La bambina si siede su un muretto, sotto la protezione di un ciliegio in fiore.
E' primavera.
La dolce e bella primavera.
Ma per la bambina non è né dolce né bella.
Anzi.
E' triste e salata.
Salata per via delle lacrime irrefrenabili che scendono dagli occhi della bambina.
Ad un tratto però, la bambina sente sul suo viso un delicato tocco.
Alza la testa, e scorge una piccola mano asciugargli le lacrime.
Davanti a sé c'è un bambino che ora le offre un fazzoletto, ora un sorriso.
Ma presto l'incanto si scioglie.
La felicità che per un momento la bambina ha provato, svanisce.
Alle spalle del bambino, il piccolo genio sente delle voci. Altri bambini.
"Ehi Soseki! Lascia perdere quella lì! E' solo una frignona! Torna a giocare!" dice un bambino paffuto con la maglietta di un famoso giocatore di calcio. Il nome del bambino è Oda ed è testardo.
Il bambino che prima sorrideva alla bambina triste, ora ha sul volto un'espressione diversa.
Sbagliata.
Come se quel gesto fosse stato qualcosa di stupido.
Il bambino si allontana, lasciando la bambina sola con la sua tristezza.
*
Quest'esperienza appartiene ai giorni in cui la bambina frequentava le elementari.
Ora frequenta le medie, ma quell'esperienza l'ha incisa nel profondo, tanto da ricordarla oggi che è passato molto tempo.
La bambina ha terminato il suo disegno.
Il suo salice piangente è sul foglio.
Bello come sempre.
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