capitolo 1
Passi.
Si sentono appena, sono lontani.
Si avvicinano.
Il suono, ora, è quello di passi calmi.
Sono lenti,
facili da riconoscere.
Hanno quell’incisione particolare, marcano il terreno lasciandosi dietro una traccia.
All’improvviso i passi si arrestano.
Ci sono alcuni attimi di silenzio, successivamente interrotti da uno scricchiolio.
Lo scricchiolio della porta.
Quella porta che fa accedere ad una stanza. La stanza più importante dell’intera struttura.
Di nuovo il suon di passi, stavolta più vicini.
La marcatura del passo è ancora più calcata sul terreno.
I passi si arrestano nuovamente.
Nella stanza cala il silenzio. Un silenzio rotto solo dal leggero respiro delle figure.
A mano a mano, il silenzio diventa oggetto d’ansia per una delle due figure.
Ma non lo da a vedere.
E’ esperta nel mascherare i sentimenti, specialmente l’ansia. Non è la prima volta.
Questa scena si è ripetuta molte volte, tanto che la figura in questione è abituata ad ottenere la risposta sbagliata.
Il silenzio è durato troppo.
L’ansia la sta mangiando viva.
-Qual è il risultato?- la voce proviene da una sedia nera, nera come il buio nella stanza. E’ una voce fredda, così fredda da provocare un brivido nell’altra figura presente.
-Negativo- risponde la figura interpellata. Quest’ultima ha una voce all’apparenza indifferente, in realtà è piena di paura. Una paura che tenta di fuoriuscire, con successo.
-Di cosa ha paura? E non cerchi di negare, si fiuta a distanza di un chilometro. -chiede, infatti, la voce cogliendo quella paura mal celata nel tono della voce della figura davanti la porta.
-E’ la settima volta che tentiamo. Nessun individuo corrisponde alle qualità da voi richieste!- dice la voce facendosi coraggio e dando vita ad un tono autoritario.
-Esiste, invece- la voce controbatte, il tono è fermo e sicuro. La figura sta infatti cercando di infondere fiducia.
-Ma signore, abbiamo tentato varie volte con gli individui più intelligenti del mondo! Il risultato è sempre negativo!- urla l’altra voce, con tono arrabbiato. Segno evidente di sfiducia nel progetto.
-Magari basta semplicemente restringere il campo. Abbiamo preso in considerazione il mondo intero, facendo attente selezioni, senza successo. Ma se provassimo a prendere in considerazione una zona ben precisa, potremmo ottenere risultati diversi- disse la voce con il tono più sicuro che avesse, lasciandosi successivamente andare ad una risata. Era una risata scura, proprio come lei.
-Potremmo come no. Ma in fondo, tentar non nuoce.- disse l’altra voce lasciandosi convincere dal capo.
-Mi congedo da voi, devo riferire il nuovo ordine.- disse la stessa voce, spendendo le ultime parole nel tono più obbediente che conosce.
Nella stanza scende nuovamente il silenzio, ma solo per pochi secondi, sostituito poi dal suon dei passi.
Calmi e lenti.
La voce ha ripreso a marcare il terreno con i suoi passi.
Poi, lo scricchiolio della porta.
E nuovamente il suon dei passi, che però sono lontani.
La figura rimasta nella stanza è convinta ma dentro di sé, per qualche motivo, è anche turbata. Sente che c’è qualcosa che ha trascurato. Qualcosa di importante. Ma la domanda è:
-Cosa?- pensa, infatti, la figura cercando di non dare a vedere quel senso di inquietudine che la attanaglia.
Per cercare di trovare risposta al quesito, la figura si alza e cammina, dando origine ad un nuovo suon di passi. Questi si aggiungono ai precedenti ormai affievoliti, quasi scomparsi. Il suo suon di passi è veloce e deciso, il tacco delle sue scarpe da vita ad un pesante rumore che si disperde nell’aria.
Dopo il suono si arresta.
La figura è ora davanti alla finestra che fa entrare nella stanza un piccolo fascio di luce che proviene dalla Luna. E’ notte fonda, la Luna splende alta in cielo, ha un potere speciale sulla figura che la osserva.
Riesce a chiarire i suoi pensieri e a rasserenare il suo animo turbato
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