capitolo 16
L'aria fresca mi accarezza il viso e l'erba umida mi solletica le braccia poggiare a terra.
Guardo il cielo,le nuvole cambiare forma e allontanarsi seguendo le correnti che le portano lontane.
Chiudo gli occhi,penso e mi rilasso sempre di più fino a sprofondare in un profondo sonno spensierato.
Inizio sogno
Sento dolore,molto dolore.
Non è mio.
Come quando soffrì per una persona che a sua volta sta soffrendo.
Sono in una gabbia,illuminata con la fioca luce del sole che rischiara il pavimento e le sbarre in ferro della cella.
Mi alzo dal pavimento e cerco di uscire in tutti i modi,sbatto le sbarre e salvo per raggiungere le altissime finestre.
"Bastaaaaaa!"
Un urlo mi fa cadere a terra come una pera cotta.
Avete presente quelle voci tanto vicine ma fottutamente lontane? Ecco.
Una voce irraggiungibile,un urlo disperato,distorso dalle dimensioni,dal tempo e dallo spazio.
Sembra un urlo in una galleria,un rimbombo che potresti fermare,ma allo stesso tempo non puoi. Dai di non poterlo fermare,ma continui a sperarci e a provarci con tutte le forza.
"Basta amore mio,non farlo,non ti abbassare a questo livello"
Un altra voce,una voce dolce e gentile,ma anche severa e ferma.
L'urlo si ferma.
Le sbarre sparicono e io mi ritrovo di nuovo nella radura.
Fine sogno
Mi alzo di scatto e frastornata.
Porto le mani alla tempia e massaggio lentamente la cute sperando di attenuare il dolore acuto che persiste nella mente.
Chi erano quelle voci?
Perché le ho sognate?
Cosa stavano a significare?
Perché mi sembra di averle già sentite?
Perché sembrava tutto così reale?
Scompiglio i capelli sperando di distrarmi dai miei pensieri e domande a cui non troverò certamente risposta da sola.
Mi alzo e tolgo i fili d'erba dai pantaloni.
Devo cercare qualcuno ce mi possa aiutare.
Mi chiamo Sharon,sono l'ultima discendente degli Originari e come tale non mi fermo difronte a problemi così piccoli.
Respiro a fondo e mi incammino verso l'orizzonte,verso un nuovo giorno.
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