capitolo 6
-Jimin.- lo chiama secco Jungkook una volta che il rosa ha fatto la sua comparsa nel campo visivo del moro.
Il ragazzo alza lo sguardo su di lui completamente disinteressato, il cellulare che continua a vibrare tra le sue mani- cosa c'è tesoro ?- risponde quasi acido facendo in modo che quel dolce appellativo risultasse quasi fuori luogo nella frase.
-dove sei stato per tutto questo tempo?- domanda nuovamente Jungkook avvicinandosi al divano dove Jimin si è stancamente svaccato sopra.
-a lavoro.- dice cercando il telecomando della tv alzando il mento in modo da poter osservare meglio dietro la figura imponente di Jungkook.
Il moro fa schioccare la lingua sul palato inclinando la testa- a lavoro? Quel lavoro?- chiede con una nota scocciata mentre nota il rosa venirsi a fare sempre meno.
-si amore, quel lavoro- risponde sporgendosi verso il tavolino nero davanti a lui- dove stracazzo è il telecomando?!- sbotta spostando diverse riviste a sfondo, ovviamente, pornografico.
Jungkook si volta combattuto: possibile che il ragazzo non desse mai un minimo di importanza alle sue azioni?
-Jungkook, ti ho fatto una domanda..- si lamenta fissando lo schermo nero sicuro che probabilmente non si sarebbe acceso magicamente da un momento all'altro.
Il moro si gira- è dall'inizio della nostra conversazione che te ne pongo e quello che hai fatto è stato di rispondermi a monosillabi.
Jimin prende quella frase come una risposta del tipo: no, non so dove sia il telecomando, ignorando le parole del minore.
Per questo si alza e senza dire nulla si avvia verso la sua camera sbattendo la porta con slancio.
Jungkook si passa una mano sulla fronte, esasperato, avviandosi verso il suo ufficio.
Apre la porta scorrevole facendo attenzione a fare poco rumore. Non vuole far sapere agli altri che sta lavorando, lo verrebbero sicuramente a disturbare senza motivo.
Così richiude la porta alle sue spalle sedendosi sulla sedie di un blu distinto girevole, accomodandosi pigramente.
Tra poche ore ci sarebbe stata la sua amata riunione di lavoro, Hoseok avrebbe presenziato al suo fianco.
Si fida ciecamente di lui, sa che avrebbe portato tutti dalla sua parte illustrando le prove di tradimento da parte delle Corea del Nord nei confronti del nostro Paese. Tutti sarebbero saltati su, insultando il leader dittatore e suscitando in loro un'ira disumana.
Oltre al fatto che avrebbe rivisto la bella Soomin. Dio, quella ragazza è un porno visivo, proprio non capisce come Jimin non gli sia già saltato addosso.
La cosa che lo infastidisce da morire: non è successo nulla di concreto tra di loro, nulla.
Sbatte le mani sul tavolo percorso da un brivido di innata eccitazione.
Jungkook diamine datti una calmata.
Fissa la parete davanti a lui dove un orologio è appeso quasi a sbeffeggiarlo. Gli anni passano anche per lui, lo sente, è da tanto, troppo tempo che il suo corpo è caduto sulla Terra.
Lui dovrebbe essere all'inferno cazzo, dovrebbe stare lì, sopra un fottuto trono dorato a crogiolarsi tra demoni dal corpo perfetto, dare banchetti tutte le sere, quello è ciò che gli spetterebbe, invece è qui.
Questa situazione, aggiunta a quella frustrante che il suo fascino non scalfisca Soomin, lo stizziscono a dir poco, ma sta sera ci riuscirà, dopo la riunione, cazzo, Soomin sarà sua.
Sono quasi tutti. Manca solo lei. Certo, mancano ancora dieci minuti, peró la donna sa come farsi desiderare, su questo non c'è alcun dubbio.
Ma senza dubbio non come passare inosservata.
E varca la soglia. Maestosa e bella nella sua costosa camicia blu e la sua attillata gonna nera. Tiene in mano la borsa e cammina lenta, come se ció per cui è venuta fosse una festa invece di un colloquio di lavoro. Si siede, mette la gamba destra sopra quella sinistra in modo elegante e guarda il moro negli occhi.
Finalmente.
-Bene, iniziamo- comincia poi Jungkook -Vi avevo promesso che vi avrei conquistato, giusto? Beh, miei cari signori, una promessa è una promessa e va rispettata. Vi presento Jung Hoseok, colui che rapirà la vostra attenzione e vi farà superare la sottilissima linea presente tra una risposta affermativa e quella negativa. A te la parola. -indica il ragazzo dai capelli rosso ramato, Jung Hoseok, che prende il suo posto e comincia a parlare.
-Buonasera a tutti. Io sono Jung Hoseok, come vi ha già anticipato il signor Jeon. Non prenderó molto del vostro preziosissimo tempo, ma non abbiate alcun dubbio sul fatto che io non possa avere il vostro "sì". Allora, come tutti sappiamo la Corea del Sud e quella del Nord si sono divise nel non lontano 1945 e... -
... E non lo ascoltó più. Ció su cui è concentrato non è di certo la paura che il suo progetto non venga accettato. Sa per certo che Hoseok farà un lavoro perfetto. Dopotutto gli umani sono condizionabili e manipolabili. Ha le mani nelle tasche dei pantaloni neri costosi e passa lo sguardo sui volti di tutti i presenti. Vede i loro volti passare da una pacata e concentrata attenzione, ad una ribollente e fra poco incontrollabile rabbia.
Sta funzionando. Ho vinto, la mia arma sarà approvata e... Non è possibile.
Soomin guarda attenta la presentazione, come se nulla potesse turbarla. Nessun segno di rabbia, di disgusto verso il dittatore, niente di niente.
Com'è possibile che lei non mostri gli effetti del peccato di Hoseok? A questo punto dovrebbe essere in piedi ad urlare di rabbia. E invece se ne sta lì imperturbabile ad ascoltare.
La guarda sempre più scioccato. Senza il suo voto è fregato. Queste cose hanno bisogno dei voti di tutti i dipendenti presenti in quella stanza. Non puó permettersi di perdere quella sfida.
-OK. Ora voteremo nuovamente per vedere l'esito di questa nuova riunione, la decisiva. Chi vota perché quest'arma venga approvata? - Conclude il ramato.
Alzarono le mani tutti i dipendenti... Tranne uno.
Perché diamine non ha funzionato con lei?!
Tutti si girano scioccati verso la donna dai capelli rossi. Lei, imperturbabile, non fa altro che ribadire che non avremmo mai avuto il suo voto.
Questa Soomin mi intriga sempre di più. È diversa da tutti gli altri umani. Forse questa battaglia l'ho persa, ma di certo non la guerra.
-Quindi l'arma non è approvata- dice il moro, altrettanto imperturbabile - Non c'è problema. Potete andare. -
Escono tutti abbastanza sconcertati e arrabbiati.
-Ah, signorina Kim- dice poi Jungkook - Venerdì, alle 17:00, la voglio nel mio ufficio-
Lei lo guarda, sorride e dice:
-Come vuole lei, alle 17 in punto mi troverà nel suo ufficio. Ultimo piano, giusto? -
-Certo-
-Bene, a venerdì allora-
-A venerdì-
E se ne và, avvolta in quel velo di mistero che sempre la circonda. Ma, dopotutto, gli umani sono esseri strani e chi mai poteva pensare che quella donna in verità era tutt'altro che una bella donna umana...
scrittrici: Armystayandotaku
stilist:
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