La luce della speranza


Abbassando lo sguardo vide che i conigli si stavano muovendo e stavano andando in fila verso una collinetta vicino la strada dove si intravedeva della luce. "Allora sono vivi questi infami. Perché vanno su quella collina? Ma soprattutto perché vedo solo ora quella luce?" Si chiese il nostro sventurato amico. Tante erano le domande e sopratutto tanta era la stanchezza quindi fu veramente difficile trovare ancora un briciolo di speranza e seguì i conigli, incredulo di essersi ridotto veramente a fare ciò.

Era esausto e salire la collina per lui fu come scalare l'Everest.

"Forse non avrei dovuto seguirli." Pensava durante la salita "Chissà cosa spero ci sia quassù. E se non ci fosse nulla? Avrò solo sprecato energie. Probabilmente mi conviene tornare in strada però anche lì per fare cosa? Camminerei verso non so cosa esattamente come ora." Dopo essersi fatto coraggio giunse sulla cima delle collina e lì fu colto da un bagliore quasi accecante, tant'è che si coprì gli occhi dopo tutto il tempo nel buio. Finalmente qualcosa di chiaro e non sfocato. Era una specie di hotel apparso dal nulla, luminoso come una stella. Joseph fece cadere il suo prezioso trolley con i regali da quanto rimase stupito di trovare questa oasi, non gli sembrava vero. Si sentiva musica provenire dall'interno, finalmente qualcosa che spezzasse quell'assordante silenzio che lo perseguitava da ore. Non vi erano più tracce dei conigli ma poco gli importava, anzi era talmente preso dalla luminosità dell'hotel che sarebbe anche potuto crollare il mondo e nemmeno se ne sarebbe accorto, l'unica cosa che notò fu l'insegna illuminata da led bianchi e gialli con la scritta "Lux Hotel".

Rimase come ipnotizzato e si sentì fortemente attratto da quel posto. Prima pieno di dubbi ora non si poneva più domande. Il suo unico desiderio era entrare per cercare aiuto e un posto dove riposare. Si avvicinò all'hotel dimenticandosi per un istante la valigia ma poi tornò indietro prendendola con aria infastidita, non ne poteva più di portarsela appresso. Era ormai distrutto e a malapena si reggeva in piedi.

Un uomo gli aprì preventivamente la porta per poi dire:

<<Salve signore, serve una mano?>> Joseph replicò spaventato dicendo:

<<Si... certo grazie, come sapevate che sarei entrato?>>

<<Signore siete stato lì fuori al freddo impalato a fissare l'hotel, all'interno alcuni iniziavano a preoccuparsi, stavamo per chiamare la polizia in verità.>> Joseph all'inizio accennò una risata imbarazzata ma poi sussultò e disse: <<Cazzo è vero la polizia! Senta buonuomo ho bisogno di fare delle chiamate.>>

<<Onestamente a giudicare dal suo aspetto, con tutto il rispetto, non ha solo bisogno di fare qualche telefonata.>> Effettivamente il fattorino decisamente non aveva tutti i torti.

L'uomo sulla porta aveva un aspetto giovanile ma quando gli porse la mano per invitarlo a lasciargli la valigia Joseph notò che aveva una mano incredibilmente scheletrica e tremolante, come se fosse un anziano malato. Non rimase però a lungo a chiedersi come fosse possibile e gli lasciò volentieri la valigia all'inserviente. Una volta all'interno il nostro rincuorato avventuriero si sentì come di nuovo in forze, sopratutto era felice di non avvertire già il freddo tagliente che l'aveva circondato. Tutta la luminosità e l'arredamento elegante moderno insieme ad alcuni oggetti e mobili più antichi, come alcuni quadri, all'atrio lo misero di buon umore. Venne poi accolto anche da altri ospiti all'interno che lo salutarono amichevolmente, erano tutti vestiti in modo piuttosto formale e se la ridevano scherzando gli uni con gli altri, seduti su piccole poltrone o sedie sempre dall'aspetto moderno o piuttosto antico lungo tutte e due le sale all'ingesso che sembravano due enormi salotti. Nonostante erano in molti mentre passeggiavano in giro nella parte d'ingresso dell'hotel, la maggior parte era vestita elegantemente come se ci fosse qualche cena speciale proprio quella sera. Joseph si sentì a disagio vestito solo con jeans e una felpa con sotto una maglia un po' sbiadita del museo dove lavora. Era in imbarazzo perché si sentiva un barbone in confronto a tutti gli altri e sicuramente anche i tagli sulla faccia non aiutavano a renderlo più presentabile, però nessuno degli ospiti proferì parola su questi aspetti, semplicemente lo salutavano cordialmente e a lui andava più che bene così. Dopo aver camminato attraverso un lungo corridoio luminoso che con il pavimento coperto parzialmente da un tappeto di un elegantissimo rosso purpureo giunse al bancone della reception, era un mobile molto grande e apparentemente piuttosto antico in legno scuro lucidato. Aveva dei rilievi che rappresentavano diversi animali, a sinistra vi erano predatori come dei leoni o dei lupi, mentre sulla destra prevalentemente prede tra cui gli saltarono maggiormente all'occhio dei conigli.

Centralmente dei rilievi in fantasia naturale, come delle radici con qualche foglia, si allungavano per tutta la scrivania lasciando solo dello spazio al centro dove si poteva notare una creatura sconosciuta, con il corpo apparentemente coperto da scaglie come un coccodrillo ma eretto su due zampe - anche se leggermente ricurvo - e con delle zampe simili a quelle di un felino. Più rimaneva a fissare quei rilievi più l'inquietudine si insinuava in lui.

Viene poi distratto da un uomo molto elegante, con capelli neri perfettamente pettinati e tirati indietro con della cera per tenerli fermi, senza nemmeno una misera traccia di peluria facciale e con un buon profumo, anche se con qualche nota un po' pungente che però quasi non si notava. Nonostante l'aspetto raffinato e l'abito molto formale completamente nero tranne per la cravatta, di un affascinante rosso scuro, sembrava molto giovanile e in perfetta forma, forse un po' troppo magro, come fosse quasi senza età per quanto fosse curato. <<Joffrey cosa abbiamo qui?>> chiese l'uomo galante.

<<Signore, costui è apparentemente un uomo molto sventurato.>> rispose il fattorino chinando leggermente il capo guardando il pavimento come per evitare il suo sguardo. Joseph imbarazzato allungò timidamente la mano verso il receptionist e disse: <<S-salve signore mi chiamo Joseph, ho avuto veramente una brutta e strana giornata. Potrei usare il telefono per qualche chiamata?>>

<<Oh una brutta giornata?>> chiese con tono apprensivo mentre gli stringeva la mano. La sua stretta era molto salda mentre quella di Joseph era piuttosto insicura e molle, il suo saluto era talmente poco fisso che il suo braccio ondulava come un tentacolo.

<<Si decisamente. Ho avuto un incidente, mi serve aiuto.>> rispose Joseph.

L'uomo elegante fece il giro del bancone per avvicinarsi, mise una mano sulla spalla dell'uomo sfinito e gli disse calorosamente: <<È terribile, avrai patito le pene dell'inferno per arrivare fin qua.>> Sospirò e lo guardò con uno sguardo pietoso. Nonostante i suoi occhi erano non molto comuni, infatti avevano un colore simile al giallo con qualche tonalità sul marrone scuro, in qualche modo rincuorarono leggermente il nostro mal avventurato viandante. Gli porse una chiave e proseguì dicendo: <<Facciamo così ora lei si accomodi e si rilassi in questa camera, poi una volta che si sarà ripreso torni pure qui e la aiuterò volentieri.>>

<<No senta, lei e tutti qua sembrate molto gentili e il posto è veramente favoloso, però io devo tornare dalla mia famiglia. Già ho perso parecchio tempo per via del mio imprevisto...>>

Fu interrotto dal receptionist che con tono sarcastico disse: <<Si beh certo e con quale mezzo conta di rimettersi in viaggio?>>

Joseph si pietrificò dall'imbarazzo.

<<Se è giunto fino a qui a piedi vorrà dire che non ha trovato già una soluzione e, visto che questa notte pare vi sia veramente poca affluenza sulla strada, direi che non può contare su nessuno.>> Tirò un sospiro e guardando con aria apprensiva e con un pizzico di superiorità Joseph proseguì dicendo: <<Per come la vedo io è già un miracolo che sia sopravvissuto senza troppi danni causati da qualunque incidente le sia capitato. Fossi in lei non sputerei in faccia a questa opportunità e sopratutto, vuole presentarsi ai suoi famigliari così?>>

<<No certo che no. Però le vorrei chiedere: quanto mi verrebbe a costare?>>

<<Ma non si preoccupi dei soldi per ora signore, deve pensare prima a se stesso, tutto il resto è secondario.>>

<<Forse non ha tutti i torti. Scusi comunque non ci siamo presentati lei sarebbe?>>

<<Ah giusto che sbadato, mi chiamo Lucius.>>

Poi il receptionist tornò dietro il bancone e disse:

<<Bene signor Joseph, Joffrey ora ha altro da fare ma le porterà la valigia in camera il prima possibile, lei nel mentre vada pure nella sua camera e si prepari un bagno caldo. Anzi sa che le dico? La vede quella bella ragazza dai capelli neri lungi e mossi?>>

Lucius indicò rapidamente e Joseph la vide rimanendo quasi incantato.

Era apparentemente una semplice cameriera che parlava con gli ospiti ma qualcosa lo attrasse fortemente. Sicuramente per il suo bell'aspetto, la sua pelle era chiarissima come la luna piena e le sue sensuali e perfette curve che avrebbero fatto invidia anche ad una montagna russa. Joseph non rimase mai così incantato da alcuna donna.

<<Già è proprio bella non trova? Si chiama Melissa, è un po' come una tutto fare dell'hotel. Verrà in camera sua appena vorrà basta chiamare la reception e verrà subito da lei per sistemarle le ferite che ne dice?>>

Joseph provò grande imbarazzo e quasi arrossì, quindi rispose con voce tremolante e bassa : <<S-si va bene grazie mille.>>

<<Ottimo! La sua camera è la numero sei, si trova qua al piano terra tutto in fondo al corridoio a destra. Per qualunque cosa il numero della reception è il diciotto, non esiti a premerlo sul telefono che troverà in camera.>>

Joseph ringraziò e si diresse verso il suo alloggio. Venne pervaso da un'incredibile senso di speranza e mentre camminava vedeva tutti gli ospiti gioiosi. Nessuno aveva l'aria triste oppure si trovava isolato dagli altri.

Tutto il pian terreno era parecchio affollato e per arrivare alla camera 6 doveva attraversare tutta la hall e sembrava di passare in mezzo ad una festa. C'era anche della musica degli anni sessanta di cui però si sentiva a malapena il ritmo poiché era a volume molto basso. "Chissà come mai sono tutti così felici" pensò Joseph nonostante fosse preso dall'euforia generale. Per un momento però la sua mente si liberò improvvisamente di ogni dubbio o preoccupazione e, vedendo tutti così felici a godersi la serata, sorrise continuando però a camminare. Dopo un po' si fermò dimenticandosi cosa stava facendo, voleva lasciar perdere tutto e sedersi a parlare con qualche altro ospite.

Probabilmente fu così preso perché per una volta qualcuno era cordiale con lui e nessuno lo giudicava. Era come se a quella gente non importasse chi era o cosa gli fosse successo, volevano solo divertirsi e comunicare con più persone possibile.

Il suo cervello tornò a funzionare per riportargli alla mente un ricordo decisamente poco piacevole: tempo fa usciva con una ragazza, non era niente di speciale però diciamo abbastanza alla sua portata, lei era molto piena di se è quasi non lasciava parlare il nostro caro Romeo tranne quando gli chiese che lavoro facesse, quando lui rispose che lavora in un museo lo guardò con aria alquanto schifata e dicendo:

<<Ah, non pensavo che le persone noiose come voi avessero il coraggio di uscire.>>

Lui rimase molto ferito da ciò ma delle volte certe persone meglio perderle che concedergli la possibilità di intossicare la tua esistenza. Lo sguardo di quella ragazza lo vedeva spesso, anche per quello la sua era una vita molto solitaria, si sentiva accettato e felice praticamente solo con la sua famiglia. E poi anche lì come avrete capito non era sempre dalla sua parte.

Questi pensieri lo svegliarono e pensò quanto fosse stupido a credere che a quella gente per bene possa importare di lui, scosse la testa e riprese a camminare verso la stanza.

Continuando a guardarsi in giro, ad un certo punto nella folla vide un uomo anziano con una tuta grigia e seduto da solo appoggiato ad un bastone di legno con lo sguardo rivolto in basso, sembrava stesse dormendo. Aveva una lunga unta e non particolarmente curata barba bianca e si intravedeva un po' di pancia.

"Questo hotel è talmente bello che a quanto pare c'è perfino Babbo Natale." Pensò Joseph ridacchiando tra se e se. Il ricordo della festività però gli fece tornare anche alla memoria dei regalo per i suoi nipoti ma sopratutto il fatto che dovrà trovare il modo di tornare in strada il prima possibile. Decise di andare più veloce mentre passava lungo il corridoio pieno di dipinti e diversi vasi pieni di fiori ma lui non voleva soffermarsi ad osservare. Giunto davanti la porta della camera, prese la chiave, aprì la porta di legno scurissimo è dall'aspetto molto antico, ed entrò. La prima cosa che vide fu la sua valigia accanto all'armadio all'ingresso e si chiese "Quanto tempo ci ho messo ad arrivare?" A cui seguì un semplice "Sarò ancora un po' stordito dall'incidente" come spiegazione.

Dopo aver scrollato rapidamente le spalle si era poi concesso un momento per contemplare il suo alloggio. La stanza era enorme e a stento riusciva a credere ai suoi occhi: le pareti erano di un bianco candido come la neve, la stanza era tutta illuminata da strisce al led dalle quali usciva un ulteriore colore bianco però più vivido; c'era un enorme letto matrimoniale anch'esso bianco con solo la coperta sopra grigia, aveva l'aria molto invitante sopratutto dopo la giornata leggera che aveva affrontato; ai due lati del letto due comodini fatti di legno lucido, dall'aspetto alquanto antiquato ma mantenuti comunque benissimo, avevano una piccola serratura dorata con una chiave inserita all'interno; la moquette del pavimento era rossa con fantasie di foglie unite in piccolo gruppo da ghirigori; il bagno era piuttosto grande con uno specchio enorme illuminato da strisce al led di luce gialla, il lavandino e tutti gli altri mobili erano moderni e prevalentemente bianchi con del legno dal colore grigiastro; l'unica cosa che staccava era la vasca, molto in stile inizi del novecento, leggermente rialzata e rigorosamente bianca con tutti i tubi e la maniglia al lato contro il muro. Era un po' stranito questo inusuale contrasto tra vecchio e nuovo ma non gli interessava particolarmente, voleva solo trovare un po' di pace.

Aprì l'acqua mettendola sul più caldo possibile e mentre scorreva andò a posizionare la valigia sul letto per poi aprirla e tirarsi fuori il cambio per dopo il bagno, una volta preso ciò che gli serviva la richiuse e la ripose sotto il letto. Durante l'attesa si sedette sul letto cercando di vedere che ore fossero ma l'orologio continuava a non funzionare. Fu assalito da diverse preoccupazioni. Si chiese se i suoi famigliari fossero preoccupati, si chiese come potesse fare con la macchina, sopratutto si preoccupò anche di quanto potesse costargli questo soggiorno. Rimase per un po' con lo sguardo perso nel vuoto.

Poi si disse "Dai Joseph troverai un modo, ora tanto pensare non porta a nulla, vatti a fare un bel bagno caldo e con calma risolverai tutto." 

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