Il viaggio


Il nostro amorevole zio dell'anno, aveva davanti ancora circa sedici ore di viaggio quando le cose iniziarono a farsi strane. Erano ormai le undici di sera ed era nel vivace stato dell'Oklahoma, durante il tragitto passò per diverse piccole cittadine che col passare delle ore divennero sempre meno vivaci con sempre meno gente o a passeggio o in macchina. Vide almeno tre cittadine che sembravano quasi completamente disabitate, a malapena si scorgeva qualche illuminazione all'interno delle abitazioni. Era quasi arrivato a Tulsa e improvvisamente la strada, sconfinatamente dritta, iniziò a sembrare come se si stesse stringendo davanti a lui. Joseph pensò che era dovuto alla stanchezza, così per combatterla collegò il telefono allo stereo e mise in riproduzione una playlist rock. La prima canzone ad essere riprodotta fu " Highway to hell" degli AC/DC. Quella playlist era un suo piccolo segreto, perché sapeva che in famiglia non avrebbero appoggiato i suoi gusti musicali. Però alla fine essendo da solo, sulle insolite strade deserte dell'Oklahoma nessuno poteva dargli rogna. Il coraggioso Joseph quindi non si voleva far scoraggiare e proseguì. Proseguì per diversi chilometri sulla strada buia fino a quando le strisce bianche sull'asfalto non gli sembrarono serpeggiare. In quel momento rallentò grattandosi gli occhi e bevendo dell'acqua per provare a scrollarsi via un po' di stanchezza, credeva che i suoi occhi stanchi gli stessero solo facendo un brutto scherzo. Continuò imperterrito ignorando la situazione ripetendo tra se e se "Non preoccuparti Joseph è solo la stanchezza, d'altronde sei umano. Non fermarti ora è dura ma se ci fermiamo allungheremo solo il viaggio e avrai meno tempo da passare con la tua famiglia." Improvvisamente il suo telefono ebbe dei problemi, riproduceva la musica a momenti alterni - nonostante fosse scaricata e non riprodotta in streaming - con tanto di volume altalenante senza motivo producendo così un rumore fastidioso e disturbante. Prese il telefono e tentò di disattivare la riproduzione dei brani ma non riusciva nemmeno a sbloccare la schermata principale poiché sullo schermo vi erano tre righe di colore diverso come se si fosse rotto qualcosa senza motivo. Ciò lo distrasse dalla guida e quando alzò lo sguardo vide in mezzo alla corsia tre conigli bianchi come la neve, completamente immobili. Sterzò rapidamente per non investirli sbandando e finendo contro un palo. L'urto fu abbastanza violento da attivare l'airbag.

Il nostro sventurato guidatore rimase stordito dall'impatto ma quasi illeso tranne per qualche taglio sul volto dovuto alle schegge di vetro. Perse i sensi per qualche minuto. Rinvenuto aprì la portiera miracolosamente intatta, spostò la gamba sinistra per uscire dalla macchina ma, tremolante dalla paura e l'adrenalina in corpo, cadde per terra. Cercò con grande sforzo di rialzarsi ma riuscì a malapena a strisciare per poi mettersi seduto contro la macchina. Aveva gli occhi sbarrati, sudava freddo e aveva il respiro molto affannato, era talmente sconvolto che non ricordava nemmeno cosa fosse successo finché non vide che ancora in mezzo alla corsia c'erano i conigli che, rimasti immobili, lo fissavano con i loro occhi rossi. Quelle bestiole erano, ironicamente, la sua unica compagnia. La strada era completamente deserta e priva di ogni rumore. Joseph riprese un po' di forza e si alzò, reggendosi comunque alla macchina, si guardò in giro ma la strada sia davanti che dietro sembrava finire, oltre circa cento metri si vedeva come una nebbia impenetrabile. Il viaggiatore tramortito non diede peso alla cosa convinto che fosse dovuto allo shock e che presto gli sarebbe passato. Aprì la portiera dei posti passeggeri per prendere la sua giacca, una volta indossata passò davanti cercando di prendere il telefono, speranzoso del fatto che per qualche motivo potesse essere tornato a funzionare, purtroppo per lui era misteriosamente sparito. Si sedette a riflettere e tentando di calmarsi, fece il possibile per non essere sopraffatto dall'ansia rimanere lucido. Aspettò per diverso tempo immobile in macchina pensando che prima o poi qualcuno sarebbe passato, in fin dei conti era in una strada solitamente trafficata. Il fato per lui non aveva previsto nessun buon samaritano. Il viaggiatore si stava perdendo d'animo, ma trovò ancora la forza interiore di voler tentare una marcia della speranza verso Tulsa pensando "Prima o poi troverò qualcuno giusto? Poi male che vada camminerò fino a quando non arriverò in città." L'ironia era l'unica cosa che poteva usare per alleggerire la situazione. Prese dalla macchina il suo borsello dove aveva messo il portafogli e i documenti, prese poi anche il trolley dove aveva messo i regali per i nipoti e ci mise dentro anche qualche vestito pulito che era in un'altra valigia. Una volta tirate fuori le chiavi della macchina e chiusa - cosa piuttosto inutile - si incamminò verso sud ovest a mezzanotte in punto. Joseph camminò e camminò ancora per molto tempo, ogni tanto si voltava per vedere se stesse qualcuno ma la strada rimase deserta e più si allontanava meno si poteva riuscire a vedere sia l'auto che i conigli, i quali non si spostarono di un millimetro per tutto il tempo.

Il nostro coraggioso errante vedeva davanti a se tutto sfocato, l'unica cosa che lo portava a procedere nella sua spedizione era la speranza, essa spesso è più forte della stanchezza e dei traumi. Mentre camminava immaginava a quando sarebbe riuscito a riabbracciare i suoi famigliari per poi raccontargli questa folle esperienza.

Purtroppo Joseph non era minimamente consapevole che ciò che gli era successo era semplicemente la punta dell'iceberg. L'orologio che aveva al polso si era bloccato sulla mezzanotte quindi stava camminando senza sapere realmente dove stesse andando e senza sapere minimamente da quanto. A consolarlo c'erano le illuminazioni stradali che però procedendo iniziarono a funzionare poco illuminando sempre di meno, rendendo così la visibilità ancora peggiore. Mano a mano la strada diventava sempre più buia e alcune illuminazioni cessarono di funzionare di colpo dietro di lui come per fargli capire che non si potesse più tornare indietro. Voltandosi vide completamente buio e cosciente del fatto che la situazione procedendo sarebbe migliorata iniziò a provare paura ma la speranza era ancora viva quindi accelerò il passo credendo che così facendo avrebbe superato il tratto più buio della strada in meno tempo speranzoso che più avanti la situazione sarebbe potuta migliorare.

Mai in vita sua provò una sensazione così disturbante che peggiorò quando l'aria si fece incredibilmente più fredda. Così iniziò ad accelerare sempre di più il passo fino a fare una, breve ma sfiancante, corsa mentre dietro di lui continuava ad avanzare il gelido buio e la strada davanti pareva sempre più indistinta.

Per evitare di cadere e rischiare di farsi ulteriormente male si fermò sedendosi sul ciglio della strada sotto un lampione che stava facendo le bizze. Era come se fosse rimasto nell'ultimo punto illuminato della strada.

L'oscurità lo stava ormai circondando e avvertì come una gelida e misteriosa presenza. Intorno a lui iniziò a fare talmente freddo che non riusciva a smettere di battere i denti e il suo fiato era così distinto da far sembrare che stesse fumando. Una volta ripreso fiato e dopo essere riuscito a placare un minimo i brividi, notò che davanti a lui c'erano i tre conigli di prima che continuavano a fissarlo. Stremato e confuso da tutto ciò che gli stesse capitando urlò: <<Come diavolo avete fatto voi conigli ad arrivare qui? Non vi siete nemmeno mossi dalla mia macchina!>> pensando poi "Perfetto sto anche provando a parlare con dei conigli, è comunque la cosa più normale finora." Gli animali fermi come se fossero di cera continuavano a fissarlo. <<Che c'è? Volete un autografo?>> disse quasi ridendo, seppur in modo particolarmente nervoso, Joseph per poi continuare dicendo: <<Sentite io non ho nulla contro di voi ma mi avete decisamente rovinato il viaggio e messo in questa situazione assurda quindi vi prego fate qualcosa.>> dopodiché alzò gli occhi al cielo decisamente senza speranze. Solo l'idea di provare a rimettersi in piedi e camminare al buio e al freddo lo distruggeva dentro. In quel momento di sconforto totale provava solo freddo e paura, non aveva veramente più né il coraggio di andare avanti né tanto meno la speranza che passasse qualcuno. Era sfinito.

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